di Sergio Di Cori Modigliani
E’ da poco uscito -nei paesi di lingua anglosassone- uno studio realizzato da due neurofisiologi della Facoltà di Medicina dell’Università di Montreal, i canadesi Ogi Ogas e Sai Goddam che si intitola A Billion Wicked Thought, (in italiano "un miliardo di pensieri perversi") una esaustiva ricerca compiuta su un vasto campione occidentale (statunitensi insieme a europei e latinoamericani) durata circa tre anni.
I risultati sono stati analizzati insieme ad altri medici, psicologi, psichiatri e sociologi, e sessuologi ed è stata identificata una nuova patologia identificata e definita con il termine di S.A.D.D. In Usa, Gran Bretagna e Germania è esplosa la polemica al riguardo.
Abbiamo chiesto la loro opinione al riguardo.
Ecco ciò che loro sotengono.
D: Che cosa vuol dire S.A.D.D.?
R: Vuol dire Sexual Attention Deficit Disorder (in italiano sta per Disordine da Deficit dell'Attenzione Sessuale).
D: Che cosa sarebbe?
R. Sarebbe una "distrazione" dell'attenzione erotica, e di conseguenza l'impossibilità di poter investire la propria energia libidica perchè deviati da una altra parte. Ciascuno di noi ha una quantità diciamo X di energia libidica a disposizione, ed è soggettiva. Chi è coinvolto in una relazione permanente investe la propria energia erotica nel proprio partner. Quando questa energia viene dirottata da un'altra parte si verifica questa "mancanza di attenzione e distrazione dall'oggetto" che può portare a gravi disturbi nelle relazioni tra le persone.
D: E il porno che cosa c'entra?
R: Il porno c'entra eccome.
D: Perchè?
R: Perchè il porno è il più visto e cliccato sulla rete in tutto il pianeta. La pornografia ha la quantità maggiore di siti distribuiti nella rete. In ogni secondo di ogni ora di ogni giorno vi sono circa 850 milioni di individui che stanno cliccando su un sito porno, corrispondente a circa il 15% degli abitanti planetari. Tenendo presente che circa due miliardi non sanno neppure che cosa sia un computer perchè se la devono vedere con i meccanismi di sopravvivenza alimentare e ambientale, ne rimangono quattro miliardi. Di questi, circa un miliardo hanno un'età inferiore ai dieci anni e superiore ai 75. Sono le due barriere anagrafiche che abbiamo posto alla nostra ricerca. Ne rimangono 3 miliardi. Quindi, il 38% dell'umanità segue il porno in rete. In occidente la stima sale. In Italia la media è intorno al 62% della popolazione, in Francia al 48%, in Spagna al 75%, in Germania al 32%, in Gran Bretagna intorno al 60%, in Usa si situa intorno al 68%.
D: Quanti siti porno avete trovato?
R: Sono circa un miliardo e 200 milioni di siti. L'80% è anche inglese e/o spagnolo.
D: E quindi?
R. E quindi abbiamo fatto una inchiesta esaustiva su questo aspetto dell'umanità. In occidente esistono 1 milione di siti erotici, vengono offerti (gratis) 500 mila video erotici, circa 10.000 racconti erotici, diciamo così spiccioli, il cui fine non è far letteratura bensì eccitare il lettore.
D: Che effetto ha sulla gente?
R. Appunto. Secondo noi -è chiaro che noi siamo scienziati e non preti, quindi non usiamo nessuna categoria nè morale nè etica nè legale- comporta una alterazione della relazionalità tra uomo e donna perchè implica una distrazione e quindi un abbassamento inevitabile della libido. Siamo arrivati al punto che noi definiamo "punto sociale di rottura".
D: Che cosa vuol dire?
R: Vuol dire che le immagini porno in rete ormai determinano unha modificazione della relazionaliutà di cui bisogna tenere conto. Abbiamo visto che in un campione maschile eterosessuale di professionisti cocainomani occidentali, ad esempio, il 62% sosteneva di prendere la coca per avere poi l'eccitazione sufficiente per andare a casa e fare del sesso con la propria moglie o compagna. La partner, infatti, non è al corrente che il marito, in ufficio, si masturba al computer coronando le proprie fantasie più nascoste. Inevitabile che poi non abbia voglia, quindi, ha bisogno di un succedaneo chimico che glie la faccia venire.
D: Davvero è talmente diffuso? Ma mica tutti si fanno di coca.
R: Certo che no, quello era un esempio. La statistica ci rivela che il 56% dei maschi occidentali di ceto medio considera il sesso con la propria partner, moglie/fidanzata/compagna che sia, una specie di "piacere emotivo" considerando la propria "vera vita sessuale" quella virtuale realizzata con immagini trovate in rete.
D. E che cosa proponete? Censurare la rete?
R: Assolutamente no. Noi siamo scienziati.
D: E quindi?
R: Noi abbiamo condotto una battaglia per riuscire ad attribuire alla nostra rierca lo status di "ricerca epidemiologica preventiva". Noi procuriamo dati, cifre, percentuali, statistiche, modalità di comportamento. Tracciamo la nostra opinione e riflessione, e lì il nostro lavoro finisce. Avvertiamo e comunichiamo l'insorgenza di una grave epidemia, diciamo così "psico/emotiva" che può portare alla fine del concetto di relazionalità fisica tra due esseri umani. C'è in aumento esponenziale una tendenza all'identificazione delle proprie fantasie con elementi "esterni" all'umano, ovvero immagini trovate in rete. Voi capite che questo, per dei sociologi è un aspetto da non sottovalutare.
D: Consigli?
R: Accettare la nostra proposta. Riconoscere la S.A.D.D. senza problemi, nè giudizi, nè moralismi. Come se si trattasse di alcolisti, tossicomani, giocatori d'azzardo compulsivi. E spiegare alle persone che cosa stanno facendo, se non altro per spiegare loro la libertà di scelta. Nel caso si oltrepassi la visione di un sito porno più di una volta ogni due mesi, vuol dire che il sintomo si sta già presentando. Dieci anni fa avevamo stabilito come soglia una volta all'anno, sei anni fa l'abbiamo ridotta a una volta ogni sei mesi, e oggi siamo arrivati a una volta ogni due mesi. Non vi basta, questo? Pensi che nello stato di New York nella fascia sociale alta dei professionisti urbanizzati che guadagnano più di 200 mila dollari all'anno, il 73% clicca su un sito porno tutti i giorni. Lì ormai, maschi e femmine alla pari. Il 52% sono maschi, il 48% femmine. Triste, davvero tristissimo livello di parità raggiunto.
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