Ha battuto un altro record negativo.
Il suo concerto a Belgrado, davanti a una folla inferocita di ventimila sostenitori, è stato definito da tutti i media “il peggior concerto nella storia del rock moderno”.
Parliamo della britannica Amy Winehouse.
E ci riferiamo allo show ai piedi della fortezza Kalemegdan, nella capitale serba, svoltosi sabato notte, nel corso del quale la celebre cantante era talmente ubriaca da non essere stata neppure in grado di cantare, di reggersi in piedi.
La folla, delusa, l’ha contestata, fischiata (il che è comprensibile).
E i media, interpretando gli umori del mercato, all’unanimità, nel riferire la notizia, danno un giudizio moralistico negativo sull’artista.
L’artista, appunto.
Io, invece, la difendo.
Amy Winehouse è la più pura, pulita -vero e proprio prodotto degli angeli del Paradiso- voce femminile che sia stata offerta alle nostre orecchie negli ultimi cinquant’anni da quella intramontabile fabbrica di mitologie canterine che è la Gran Bretagna. E’ la vera erede di Janis Joplin. Chi conosce e sa apprezzare (e ha strumenti auditivi forti e ben congegnati) le vocaliste, le vere artiste, e non le furbacchione con il denaro dentro la testa, non può che stare dalla sua parte e comprendere il dramma della sua esistenza.
Che è anche la sua meraviglia.
Che la rende vera.
Unica. Imbattibile.
La corposità dello strazio dell’anima che riesce a comunicare quando canta (e riesce a stare in piedi perché è sobria) arriva dritta al cuore di ogni ascoltatore proprio in virtù della sua capacità di essere capace di avere accesso a un dolore profondo dell’anima umana femminile, insostenibile, misterioso.
Amy Winehouse sta al rock moderno, alla voce melodica della musica pop come Maria Callas stava alla musica lirica, anche lei straziata dall’uso eccesivo di eroinae alcool che l’avrebbe portata alla morte a Parigi.E’ la differenza abissale tra Amy Winehouse e Lady Gaga, una furbona di tre cotte –identificata dalla rivista Forbes come la donna più ricca del mondo; accreditata di una cifra oscillante intorno agli 800 milioni di euro nel suo conto corrente privato- una icona prodotta dal marketing accorto, simbolo della idiozia di massa, un feticcio da supermarket, sempre perfetta nelle sue apparizioni, sempre pronta a pilotare cause e attività che vanno di moda, che possono darle visibilità, senza mai commettere un errore, compiacendo sempre l’industria, eternamente al servizio delle multinazionali della musica, della moda, del consumo a oltranza. Una ‘pedina del grande gioco multimediale marketing che non si esibisce, non si espone, non parla e non canta se prima qualcuno non le ha depositato almeno una ventina di milioni di euro da qualche parte.
Detestabile, come tutti i furbi.
Amy Winehouse, invece, va avanti a errori. Uno dietro l’altro.
Non ne azzecca una.
Ma la sua voce viene dal paradiso.
E’ una vera artista. E’ la migliore, proprio come lo era Janis Joplin cinquant’anni fa.
Ringraziamola per il solo fatto di esistere e cantare –ogni tanto quando ce la fa- per tutti noi.
E speriamo che ce la faccia a sopravvivere al dolore tragico esistenziale del pianeta che lei ben rappresenta.
Tra una sbronza e l’altra, ci racconta le difficoltà che oggi, a dispetto delle apparenze, patisce ogni artista che dir si voglia.
Forza Amy, cerca di farcela.
Good luck!
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