di Sergio Di Cori Modigliani
Non sono d'accordo, ma proprio per niente con Antonio Padellaro, direttore de Il Fatto quotidiano, il quale, in relazione alla tragica vicenda della P4 scrive oggi 21 giugno sul suo giornale: “Che si spaccino i maneggi di alcuni cialtroni per ‘realtà di potere nelle democrazie’ aggiunge un ulteriore tocco di sputtanamento. Una risata li seppellirà”.
Non sono d'accordo perchè non mi sembra che i presidenti di banche, i sottosegretari, i direttori di reti televisive, i ministri in carica, i sottosegretari in carica, i consiglieri regionali, quelli che controllano gli appalti statali usufruendo di miliardi di euro di danaro pubblico possano essere definiti "alcuni cialtroni".
E' necessario ritornare all'uso molto ma molto accorto del linguaggio per ritrovare e ridefinire lo spazio di azione della legalità.
Questi non sono cialtroni, bensì criminali e delinquenti che approfittano della impunità garantita da una classe politica di irresponsabili per spogliare il paese, i produttori, i lavoratori, sottraendo a tutti noi beni e delle risorse della nazione.
Una cosa è cialtrone, ben altra cosa è delinquente.
Il Fatto Quotidiano sbaglia. E' un gravissimo errore di definizione.
Per non parlare della nota de Il Giornale che vuole presentare il paese addirittura "confessando" e "legalizzando" la pratica ignobile di raccomandazioni, corruttela, voto di scambio. Scrive, infatti, il quotidiano del premier “Nessuno riesce a muoversi in Italia senza l’appoggio di una famiglia, di una corporazione o di un comitato d’affari”. Una argomentazione ignobile.
E i lavoratori professionisti che hanno studiato, si sono rivolti al mercato, si sono specializzati, hanno partecipato a concorsi banditi dallo Stato, che cosa dovrebbero dire? Lo sappiamo tutti che in questo paese, senza appoggi, i titoli e il proprio curriculum non servono a nulla. Ma addirittura presentarla come "norma costituita e notoria" vuol dire attribuirgli una sanzione che la rende lecita.
MENTRE, INVECE, E' ILLEGALE:
Ed è per questo che ricominciano, da oggi, ad attaccare la magistratura onesta, per impedire loro di lavorare e spezzare questo cancro del paese.
Il sindaco di Napoli, De Magistris è stato molto chiaro, oggi. Ha detto "si sono messi d'accordo alcuni poteri forti in Provincia per impedire di affrontare e risolvere il problema tragico della spazzatura in questa città".
Altro che cialtroni, caro Padellaro.
E' per questo che bisogna garantire il proprio appoggio e solidarietà a chi sta lavorando per tutti noi.
E uscire fuori dall'infantile schema delle contrapposizioni tra destra e sinistra, sottrarsi alla faziosità retriva di maggioranza e opposizione. Qui c'è in gioco la sopravvivenza di una nazione e di chiunque lavori, o aspiri a trovarne uno secondo modalità oneste.
Non si tratta di schieramenti politici.
Si tratta di combattere il cancro dell'omertà permanente: che sia a destra o a sinistra è irrilevante.
Non esistono toghe rosse.
Se è per questo non esistono neppure le toghe nere.
Non esistono quelle a strisce, quelle a pallini, quelle celesti.
Esistono toghe pulite e toghe sporche: tutto qui.
Recuperare la serenità di giudizio che consenta di poter rieducarci poco a poco a una sensibilità di normalizzazione democratica, vuol dire accettare il principio che -dovendoci rifondare sin dalle fondamenta- è necessario prendere atto di dover iniziare dalla prima elementare, l'abecedario di un paese normale.
Dato che normali non lo siamo più da tempo.
Semplicità ed essenzialità, dunque. Come si fa con i bambini. Questo siamo, nella migliore delle ipotesi.
Tutto ciò per ricordare ai lettori di questo blog, che sta per scattare l'ennesima campagna contro la magistratura iniziata già poche ore fa con accuse conto il Dott. Antonio Ingroia procuratore aggiunto della Procura di palermo e vera e propria avanguardia nella lotta contro la mafia: l'erede di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino.
Non esistono toghe rosse, non esistono toghe nere.
Esistono soltanto magistrati puliti e magistrati sporchi.
Semplice, lineare, effettivo.
Riguarda la destra e la sinistra, il settentrione e il meridione, i maschi e le femmine.
Tanto più il berlusconismo affonda dentro la propria inefficienza, ammantata della corruttela costruita in decenni di abusivo esercizio di potere, tanto più cominceranno -estremi colpi di coda- gli attacchi frontali contro magistrati che in prima linea combattono per noi.
E non sono rossi. Non sono bianchi. Non sono neri. Non sono azurri.
Sono persone normali che fanno il loro dovere.
In un paese anormale come questo vengono considerati, quantomeno "strani".
Siamo tutti noi "strani", non loro.
Non esistono toghe rosse. Non esistono toghe nere. Non esistono toghe azzurre.
Esistono magistrati pulti e magistrati sporchi. Tutto qui.
Antonio Ingroia è pulito. Lo era anche De Magistris. E l'hanno spinto a lasciare la magistratura.
Ma lui è rientrato dalla finestra e si è conquistato il diritto legale di essere sindaco di una grande città.
Queste persone rappresentano il meglio che la magistratura abbia prodotto in Italia dopo gli assassinii di Falcone e Borsellino.
Teniamoceli stretti. Difendiamo e salvaguardiamo il loro diritto legale e professionale a compiere il loro lavoro.
Tutto qui.
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