sabato 29 giugno 2013

Che fine ha fatto Snowden? Ecco le ultime sulla "madre di tutte le spy story internazionali".


di Sergio Di Cori Modigliani


Parliamo di geo-politica che è meglio va, se non altro ci divertiamo.

E' molto probabile, per non dire quasi certo, che in questo momento Dan Brown, insieme agli inossidabili quattro Grandi Vecchi, da John Le Carrè a Frederick Forsyth, da Ken Follet a Tom Clancy, si stiano letteralmente mangiando i gomiti per non averla pensata loro, la splendida sceneggiatura del caso Snowden.
E' altresì molto probabile, per non dire quasi certo, che in questo momento i loro rispettivi agenti letterari stiano trattando con le più grosse case editrici al mondo l'anticipo per un succoso romanzo sulla vicenda.
I nomi menzionati -i cultori e i fans del genere spy-thriller sanno di chi sto parlando- sono senz'altro consapevoli che si tratta della madre di tutte le storie.
E' il sogno di ogni scrittore di thriller internazionali, una storia come questa.
E' perfetta.
Non manca nessun ingrediente.
Compresa l'ambiguità nel non sapere se sia vera o meno.
Esistono, infatti, soltanto due possibilità: o è vera o è costruita.
In entrambi i casi, ci racconta il mondo reale così com'è. Oggi.
La sua particolarità consiste nel fatto che ha un impatto fortissimo anche se fosse falsa.

Questa storia è emblematica e sintomatica sull'autentico scenario internazionale nel quale siamo precipitati.
Talmente particolare da essere arrivati al punto per cui una storia inventata oppure una storia vera si equivalgono. Non c'è alcuna differenza. Non è un particolare da sottovalutare. Affatto.
Ed è il punto più importante da comprendere in questa ammaliante vicenda.
E' un po' come se l'avesse inventata (o ideata) la rete, a dimostrazione della prorompente forza che i network digitali hanno assunto oggi.
Vediamo prima le due ipotesi:

A). La trama è una storiaccia inventata. Da chi?
Da un solitario mitomane, interpretato da questo signor Snowden, americano che crede nei diritti civili e ha la faccia del nerd intelligente, e allora, a un certo punto, questo ci verrà detto. Magari con l'esibizione di diagnosi psichiatriche effettuate da amorevoli medici qualche anno fa, precedenti di squilibrio psichico grave e testimonianze dirette di amici e amiche che spiegheranno all'esterrefatto pubblico planetario che "era davvero un uomo molto strano, un vero esaltato". In questo caso, l'intera platea del pubblico terrestre (e soprattutto quello americano) si sbellicherà dalle risate all'idea che un poveretto sia stato in grado di mettere sotto scacco la CIA, piazzando una superbufala. Ma gli Usa non sono l'Italia. Finite le risate, al Congresso arriverebbe il conto da pagare. E sarebbe davvero molto ma molto salato. In parole povere, vorrebbe dire il licenziamento in tronco delle prime dieci personalità in ordine gerarchico, che verrebbero messe in pensione per inettitudine. Loro, su queste cose, non scherzano mai. Chi commette gravi errori paga, e alla grande, e subito. Cash. Tradotto, starebbe a significare la decapitazione del comando operativo segreto militare statunitense, il quale, per la prima volta dai tempi di Harry Truman (cioè dal 1948 quando nacque la CIA sulle ceneri della OSS)  ha, in questo momento, una particolarità anomala più unica che rara: al comando, il potere è condiviso da repubblicani e democratici insieme. Non solo. Ci sono anche gli indipendenti. Quindi, non si tratterebbe di lotte politiche intestine, bensì di vera bufala vera, non avendo nessuno -all'interno del Congresso- alcun interesse a far fuori la propria gente. Personalmente, la escludo come ipotesi.

Mettiamo il caso, invece, che non si trattai di un mitomane, ma la storia è pur sempre inventata.

Può essere stata inventata o A1) dalla CIA su iniziativa personale oppure A2) dalla CIA e dai servizi segreti russi insieme, di comune accordo, oppure A3) da una parte (pacifista) della CIA che la usa per combattere un'altra parte (bellicista). Nel caso sia A1, allora Snowden è un loro agente operativo abilmente istruito, il che significa che Obama e i politici americani hanno deciso di prendere in pugno la situazione realizzando contemporaneamente un golpe e un controgolpe, il cui fine sarebbe quello di poter ricattare la cupola finanziaria planetaria mettendo loro le briglie per poterla guidare dove come e quando vogliono loro. Si dà il caso, infatti, che è trapelata la voce che spiega il perchè di tanta fibrillazione. Mr. Snowden, infatti, non avrebbe in pugno quisquilie su qualche paesetto o qualche notiziola su armamenti nucleari dell'Iran, della Syria o della Corea del Nord, no, proprio no. Avrebbe due pennette, all'interno delle quali si trovano -accuratamente registrate e documentate- un milione di intercettazioni telefoniche definite segment oriented, che significa "tutte relative a uno specifico segmento della società", ovverossia tutte le conversazioni telefoniche intercorse negli ultimi 40 mesi solo ed esclusivamente tra i big della finanza europea (compresi i russi) quella nordamericana e rispettivi governanti. Nel caso diventassero pubbliche ci sarebbe davvero da ridere, altro che trattativa stato-mafia. Per l'immaginario collettivo sarebbe una bomba e potrebbe provocare vere insurrezioni popolari. Le pennette, è cosa ormai nota, erano due.
Appunto, erano.
Adesso, Mr. Snowden ne ha una sola.
L'altra l'ha consegnata a una sua cara amica fidata, ignara messaggera, alla quale ha chiesto il favore personale di consegnarla "di persona" al capo-redattore e responsabile della sezione esteri del celebre quotidiano britannico "The Guardian", punta di diamante della cultura anglo-sassone dell'opposizione politica all'attuale mondo in cui viviamo. Costei avrebbe preso la pennetta, sarebbe salita su un volo Air China e da Hong Kong (dove si era incontrata con lui in un elegante sala da thè pubblica) sarebbe sbarcata a London Heathrow; da lì sarebbe salita su un taxi e si sarebbe recata nella sede del giornale dove avrebbe compiuto la sua missione.
Questo, almeno, è ciò che ci hanno detto finora.
Cioè, l'ha detto l'Intelligence Service britannico, spiegando i particolari e mostrando anche fotografie della simpatica signorina, la quale sembrerebbe del tutto ignara della questione e delle sue implicazioni. Tant'è vero che gli agenti si sono presentati nella sede del giornale ieri l'altro e hanno formalmente "preteso" la pennetta. Va da sè che la risposta dei redattori è stata "quale pennetta?". Alla successiva domanda: "Ma voi ce l'avete o non ce l'avete la pennetta di Snowden?" i giornalisti avrebbero risposto in coro "May be", che vuol dire "può darsi". E così gli agenti sono ritornati alla sede centrale a riferire con la coda tra le gambe. Dopo essersi consultati con l'avvocatura di Stato hanno capito che non è possibile -in Gran Bretagna esiste ancora lo Stato di Diritto e i cittadini a questo ci tengono- presentarsi dal Guardian con un mandato di perquisizione e/o arresto di giornalisti professionisti sotto la dizione "informazioni militari strategiche coperte da segreto di Stato". In Gran Bretagna esploderebbe il finimondo, dato che The Guardian non è Novella 2000. Non solo. Non hanno neppure la garanzia che la documentazione non sia stata trasferita in copia da qualche altra parte. Quindi, ciò che la CIA e gli inglesi stanno cercando di spiegare a tutti è "vi abbiamo in pugno". A che pro?
Piegarli ai propri interessi. E quali sarebbero i loro interessi? Uno e uno solo: mostrare e dimostrare con i fatti che la finanza planetaria non controlla un bel nulla e vale un fico secco, perchè i governi "se e quando vogliono" li possono incastrare e sputtanare annientandoli senza provocare un collasso economico: li mandano in pensione e li sostituiscono con solidi politici di provata fedeltà, personale dotato di lauree in economia, scienze della finanza, tecnica bancaria. Si potrebbe addirittura verificare una emorragia (il termine militare è "danni collaterali") controllata, mandando a picco gente spendibile che non serve più, anche importante, tanto per dar la guazza alla plebe, evitare sconquassi e sollevazioni in Europa, e far capire "la musica è cambiata", della serie Monti, Draghi, Lagarde, Sarkozy, Van Rompuy e compagnia cantante al seguito. Questi sono tutti impiegati intercambiabili e sostituibili in qualsivoglia momento, e forse vogliono che lo si sappia. Questa ipotesi è sostenuta da alcuni, soprattutto economisti di grande rispetto e analisti finanziari attendibili di lungo corso. Sostengono che gli Usa ormai sono avviati alla grande ripresa economica ma non hanno nessuna intenzione di far da locomotiva a un'Europa ridotta in brandelli. L'Europa o si adegua o si arrangia. Questa è una modalità per farli adeguare al cambiamento di rotta in maniera indolore. Tant'è vero che (sostengono i cultori di questa ipotesi) non è certo un caso che Obama si presenta proprio adesso nel cuore dell'Africa e proprio nei paesi dove la Cina è presente in maniera massiccia: il segnale internazionale è molto ma molto chiaro. E' un messaggio per la Cina che comincia ad accusare i primi sintomi di vagheggiato potenziale stop economico. Sarebbe andato lì per chiarire a tutti che le cose adesso cambieranno. Come a dire: "cari cinesi, è finita la pacchia. L'Africa è nostra e serve a noi occidentali, voi ve ne ritornate a casa e la cosa finisce qui così". Il continente africano è il primo polmone finanziario, energetico e di materie prime che alimenta l'Europa e gli Usa dal 1600. Sono 400 anni che li deprediamo, li espropriamo e li coccoliamo per i nostri interessi. Poi facciamo le collette con le ong per andare a curarne qualche migliaio. Va da sè, dopo averne ammalati milioni. E' inutile fare gli ipocriti, la realtà è questa. L'intera Europa metterebbe la firma a cancellarli tutti dal globo se questo volesse dire che noi superiamo la crisi economica e ritorna un grande benessere. Da notare come non sia certo un caso che, con precisione millimetrica (prevista al millesimo dagli sceneggiatori) non appena Obama è sbarcato in Africa è iniziata la grande rivolta popolare in Egitto contro Morsi (grande amico dei cinesi e sostenuto dalla Cina in funzione anti-occidentale).
Tra tutte le varie ipotesi, tanto per essere un po' praticoni, sarebbe la migliore per tutti noi, visto il momento di magra e di secca nella quale ci troviamo. Non si sa mai che il trambusto provocato non possa generare dei cambiamenti perfino in una nazione come la nostra, la più riottosa e restia in assoluto a qualsivoglia forma di cambiamento.

Se invece la sceneggiatura è A2) allora la musica cambia e di molto. Vuol dire che Obama ha dei guai con i falchi a casa sua, Putin ha dei guai con i falchi a casa sua e siccome sono entrambe potenze imperiali e imperialiste che mantengono una caterva di costosi militari, devono dar loro la guazza quando questi si inalberano, come avviene di solito nei momenti di crisi economica, perchè non vogliono che si taglino i budget della Difesa. Insieme stanno costruendo una mini guerra fredda e queste sono le prime avvisaglie, costringendo i loro rispettivi governi al vecchio gioco che però ha funzionato a lungo. Tradotto vuol dire che si scanneranno in Syria per un altro annetto producendo una caterva di morti innocenti, ciascuno vendendo armi a opposte sponde, forse coinvolgono anche il Libano o annesse regioni dove si sono messi d'accordo che conviene vendere armi, i russi forse ricominceranno a comparire di nuovo in Afghanistan e così via dicendo.
Spero che non sia questa. Nel caso dovesse essere così, vuol dire che ci dobbiamo cuccare Berlusconi e D'Alema per altri 10 anni almeno. E non ci potremo fare nulla.

Se invece la sceneggiatura è A3) allora vuol dire che a Washington è in corso una furibonda guerra tra falchi e colombe. La finanza sta sostenendo i bellicisti perchè intravede possibilità di lucro immediato, per loro gigantesche, e i pacifisti, invece, combattono per sottrarre alla finanza il controllo dei bellicisti e metterla sotto il controllo dei politici. Se la finanza e i militari si mettono d'accordo lo sapremo entro sei mesi al massimo. Aumenterà anche in Italia con qualche scusa il budget della Difesa e ci daranno qualche caramella per far passare decreti Legge, sovvenzioni, e rilanciare il settore delle industrie belliche strategiche nazionali. E così, l'ala democratica della CIA -quella di chi vuole i politici al comando al posto della finanza, tanto per capirsi- sceglie nel mazzo a propria disposizione un fedele agente, pacifista convinto, disposto a gestire in prima persona sul campo il ricatto ai finanzieri. Putin conosce a menadito il gioco e da bravo russo ne approfitta per fare il furbo e guadagnare nel frattempo qualche mollica di passaggio.

Queste sono le tre potenziali varianti della sceneggiatura nel caso sia un film pre-confezionato.

L'ipotesi 2 invece, a mio avviso poco probabile ma molto possibile, è un trionfo della rete e l'affermazione del principio che il fattore umano seguita ad essere, e lo sarà ancora per molto tempo, l'elemento determinante dello scambio sociale planetario. A dispetto dei tecnocrati, dei finanzieri, dei politici.
Basta una persona per bloccare l'intero meccanismo planetario delle oligarchie dinastiche che ci controllano.
Se poi la persona trova anche degli alleati, allora vuol dire che possiamo tirar per aria il cappello, perchè significa che siamo vicini a una potenziale svolta epocale. Forse (e ci sono diverse persone, diciamo così attendibili, che pensano possa essere così) in questo momento si sta svolgendo una gigantesca trattativa planetaria tra una parte dell'umanità -di cui fanno parte anche colossi economici, aziende, personalità e intere nazioni- che ha deciso di dire basta con la finanza al comando e ha trovato la maniera giusta per poterlo fare. I finanzieri sono personalità perverse e malate e come tutti i ludopati non hanno nessuna possibilità di fermarsi, troppo forte l'adrenalina che ne ricavano; sono innamorati del gioco che fanno. L'unica modalità per poterli convincere consiste nel mostrare e dimostrare loro che non hanno più possibilità di guidare il gioco pena la loro auto-distruzione e non la distruzione di tutti, perchè viene disinnescata la loro principale arma: il ricatto a danno della Politica. Tutt'oggi viviamo sotto il perenne ricatto della finanza speculativa perchè possono sempre dire "se saltiamo noi andate tutti a picco insieme a noi e la gente con i forconi verrà a prendere a casa tutti voi e noi ci godremo lo spettacolo alla tivvù". Ma se si crea uno scenario tale per cui ad andare sotto sono soltanto loro, uno alla volta, poco a poco, cucinati a dovere, con improvvise dimissioni, licenziamenti, pre-pensionamenti, accantonamenti, senza che (magari) il pubblico lo venga neppure a sapere mai, allora c'è la possibilità che sia davvero possibile intervenire nel mondo della realtà per modificare l'attuale assetto delle nostre esistenze.
E avviene in rete.
Perchè le notizie verranno filtrate e proposte e diffuse con abilità sul web e propagate in nodi che collegati ad altri nodi finiranno per strozzare questi scarafaggi che ci rimarranno imbrigliati.

Va da sè che chiedermi cosa penso sia inutile.

Penso che forse, in tutto il pianeta Terra, non siano più di un centinaio le persone che veramente sanno se stiamo guardando un film (e loro conoscono già il finale perchè sono gli sceneggiatori, i produttori, gli attori, i distributori) oppure si tratta per davvero di un evento imprevisto, sorprendente, casuale.
Potrebbe anche essere.
Potrebbe anche accadere.
Lo sapremo a breve, comunque.

Ciò che sappiamo per certo è che "ufficialmente" Snowden si trova dentro una certa sala dell'aereoporto internazionale di Mosca pronto a partire per l'Ecuador. Secondo alcuni sta in Ecuador, invece, già da una settimana. Secondo altri, invece, sta da un'altra parte in luogo segreto.
Nessuno lo sa dove stia.

Ci tenevo a condividere con voi le ipotesi che, in questo momento, vanno per la maggiore tra coloro che seguono la madre di tutte le storie. Tom Clancy permettendo, si intende.

Chi lo sa, forse l'ha scritta lui, questa storia.
Potrebbe anche essere.
E' il suo stile.


Un ringraziamento ufficiale a Enrico Letta a nome della cittadinanza per la smagliante vittoria ottenuta a Bruxelles.






Lettera aperta al Presidente del Consiglio, on. Enrico Letta:

"Eccellenza Illustrissima, 
                                     con la presente La voglio ringraziare a nome di tutti i giovani italiani, soprattutto quelli al di sotto di 29 anni, che vivono da soli fuori di casa, che possono dimostrare di non lavorare da dodici mesi e che non sono laureati, i quali, grazie alla illuminante, nonchè prestigiosa, idea vincente della Sua superba mente da ineguagliabile statista, potranno finalmente usufruire della piena occupazione riacquistando la piena dignità operativa. 

Consapevole che tutto ciò è stato ottenuto grazie alla poderosa macchina da guerra da Lei sapientemente allestita, con indomita arguzia e coraggio leonino di solida marca italiana, è con lucida commozione che dò il benvenuto al Suo placido rientro sul suolo nazionale, pregandoLa di accogliere questa umile missiva con la Sua consueta virile bonomia. Da lunedì 1 luglio, grazie alla prorompente vittoria conseguita a Bruxelles, i giovani italiani avranno la possibilità di vedere finalmente i propri sogni e le proprie ambizioni divenire solida realtà. E' notizia grata, questa, che la plebe festosa accoglie con l'entusiasmo caratteristico del popolo, muto e chino dinanzi a simile poderosa strategia politica, applicata con sapiente rigore arcano da chi è stato in grado di coniugare autorevolezza e sapienza, lungimiranza e accortezza. 

Finalmente l'espressione vincere e vinceremo esce dalla palude della retorica d'archivio per fondersi in un rinnovato tripudio di allegria collettiva, ben coniugata a un ritrovato senso di armonia che ci fa ben sperare nel futuro nostro e della nostra prole. 
Da oggi, credere obbedire combattere diventano la nostra seconda pelle, indossata con l'orgoglio di una ritrovata unità nazionale, nel nome del successo da Lei ottenuto a nome dell'intera collettività. Grazie alla mai doma stoffa del condottiero di cui madre natura Vi ha privilegiato, oggi, per i giovani italiani si aprono prospettive occupazionali che non possono non riempire la popolazione di entusiasmo, allegria, ottimismo, ferrea volontà. 

Finalmente la crisi economica è superata e l'Italia può comunicare al mondo di aver voltato pagina. 

Molto presto, grazie al solerte ingegno delle menti sopraffine di cui la Vostra Illuminata Grazia ha saputo circondarsi, il paese godrà di insospettabili benefici che lanceranno la nazione verso il ruolo di Grande Potenza che le spetta nel mondo.
In questa serenità ritrovata e rinnovata, diventa un imperativo categorico per le menti pensanti degli intellettuali mettersi a disposizione di Vostra Signoria, consapevoli di partecipare a un poderoso impegno vincente che già annuncia straripanti vittorie in ogni campo del sapere, dalla scienza all'innovazione tecnica, dall'istruzione alla sanità, dalla cultura all'accademia.  

La prego, quindi, di voler accogliere, nella sua prorompente generosità di autentico patriota, i sensi della più doverosa stima da parte di questo modesto cittadino, che qui si firma

Vostro servo perenne, umilmente a disposizione

Sergio Di Cori Modigliani


venerdì 28 giugno 2013

Può un maschio sostenere che "mi mancano le femministe"? Ha un Senso?


"Le olgettine? Per carità, sono molto meglio di quelle sceme della sinistra che scopano gratis"

                                                                                                                            Anselma Dell'Olio

di Sergio Di Cori Modigliani

Il femminismo non è nè di destra nè di sinistra. Non è una ideologia, come sostengono spesso le persone anti-femministe. Tantomeno è un partito o una setta o una lobby di potere, come sostengono i sessisti. Forse si potrebbe azzardare che il femminismo è un "movimento" che riguarda le donne e che ha, come tema, il mondo delle donne. E' simile, per molti aspetti, al M5s. Diciamo che il femminismo sta alle donne come il M5s sta al concetto di cittadinanza. 

Il femminismo, in realtà, è una specifica interpretazione del mondo caratterizzata dal fatto che a sostenere quella lettura degli eventi, della Storia, delle persone, delle dinamiche socio-psicologiche, sono le femmine.  Tutte le donne del pianeta sono femministe. Perchè essere femministe è naturale: vuol dire interpretare il mondo dal punto di vista della donna e una donna non può che essere donna. Le femministe come "sigla" sono semplicemente quelle che lo sanno. Le altre, quelle che non sono femministe, lo sono a loro insaputa.
Motivo per cui, il femminismo, in realtà è appannaggio delle donne, ed è giusto che sia così: sono donne che parlano delle donne al mondo.
"Al mondo", appunto.
Così è oggi nelle società più evolute.
In quella italiana, invece, società degradata e regredita, il movimento femminista è arroccato su una posizione di isolamento culturale, caratteristico della situazione medioevale italiana, per cui le femministe invece di interpretare se stesse come donne che parlano di donne al mondo, hanno scelto di essere donne che parlano di donne ad altre donne e basta. Non è un caso che, a Roma, un importante centro culturale di spessore, la "Casa internazionale delle donne" dove si realizzano eventi, convegni, dibattiti, seminari, i maschi non sono contemplati nè graditi nè ospitati, nè invitati. E' il modello femminista italiano: le donne che parlano delle donne ad altre donne. Hanno scelto di non parlare al mondo, inconcepibile in altre nazioni occidentali. In Usa, Olanda o Danimarca è incomprensibile. Le femministe americane, olandesi, danesi e via dicendo, proprio in quanto femministe, e quindi esponenti e legittime rappresentanti di un movimento libertario che pone al centro della propria spina dorsale l'idea basica della "libertà di tutte le donne da qualunque forma di oppressione da parte degli uomini, sottraendo la femmina al controllo maschile" parlano al mondo. Sanno, infatti, che non esistono libertà parziali. Non esiste libertà civile se non c'è anche libertà politica, se non c'è libertà di stampa, se non c'è libertà religiosa, se non c'è libertà di genere, se non c'è libertà di pensiero. Quindi, un mondo in cui le donne sono libere, ma gli uomini non lo sono, non sarebbe mai un mondo libero. Sarebbe un ossimoro. 
Non è possibile.
Quindi, le femministe più avanzate parlano di donne e delle donne, interpretando il mondo da donne, ma lo fanno al mondo. Il loro obiettivo consiste nell'essere soggetti autonomi, indipendenti, in prima fila nella lotta di liberazione dell'umanità intera, di cui le femmine rappresentano il 50%, con il dichiarato fine di essere sempre alla pari -sia come opportunità che come armi- all'altro 50% rappresentato dai maschi che detengono il potere nel mondo. Dato inconfutabile. 
Basterebbe pensare che il 93% delle risorse finanziarie nel pianeta Terra sono controllate e gestite da maschi. Non esiste nessuna nazione al mondo che abbia una femmina come Ministro della Difesa. 
All'inizio della sua esplosione di massa, nei primi anni '70, in tutto l'occidente, proprio perchè il movimento si affermava in maniera contundente, spontaneo, e doveva spezzare la barriera dell'esclusione, parlava delle donne alle altre donne, per svegliarle, chiamarle a raccolta, educarle, formarle, maturarle, da donna a donna tra donne, per dar loro una coscienza di sè necessaria a cambiare il mondo. Poi sono arrivati gli anni'80 e '90, quando la reazione internazionale del potere centrale andò all'attacco di tutti i movimenti libertari in occidente, per poter essere liberi di costruire il mondo in cui oggi viviamo. 
Il femminismo, come tutti gli altri movimenti occidentali che si battevano per la libertà dei diritti civili, subì un attacco massiccio e frontale, costretto ad arretrare. E il consueto e tradizionale potere oligarchico delle grandi dinastie del privilegio (quindi del potere maschile e dell'idea maschilista del mondo) riprese il totale controllo delle leve del potere, soprattutto quelle deputate alla gestione, strategia e condizionamento dell'immaginario collettivo. 
In Usa, nella seconda metà degli anni'90, il movimento femminista riavvampò.
Secondo modalità originali e inconsuete rispetto a quelle degli anni'70, producendo un gigantesco dibattito collettivo culturale che animò la cultura statunitense per diversi anni e che ruotavano su tre punti fondamentali posti come base di un compromesso evoluto tra mondo maschile e mondo femminile : a) si prendeva atto che il mondo in cui viviamo è il prodotto di due fattori socio-psichici diversissimi, l'idea maschile e quella femminile, e nessuna delle due interpretazioni è superiore all'altra, è semplicemente diversa, perchè le femmine provengono dal pianeta Venere e i maschi dal pianeta Marte, quindi si rispetta la diversità della propria ottica di interpretazione del mondo essendo animali distinti; b) viene abolita la "solidarietà di genere" (parte del compromesso in cui sono le donne a cedere qualcosa) in quanto definita "sessista" non volendo nè i marziani nè le venusiane farsi la guerra scegliendo, invece, di essere creativi; non a caso, nella mitologia greca, in seguito a una furibonda e burrascosa relazione d'amore passionale, Marte e Venere fanno una figlia alla quale danno il nome di Armonia. Cade così il principio della guerra tra sessi. Il fine della liberazione di entrambi consiste nel fondare un modello armonico comune dove nè i maschietti nè le femminucce vengono ridicolizzati, sminuiti, degradati, nella loro identità di genere; c) i maschi acquistano l'enorme vantaggio di poter contare sulle femmine come soggetti solidali attivi, ma a condizione (parte del compromesso in cui sono i maschi a cedere qualcosa) che prendano atto della realtà oggettiva socio-psichica, e investano nel mondo energie attive affinchè sia garantita sempre di più in termini legali, politici, economici, culturali, sessuali, affettivi, psicologici, una posizione della donna alla pari dell'uomo. Il maschio restringerà il proprio territorio di potere, ma in compenso potrà avvalersi della partecipazione attiva e solidale della femmina. 
Due furono gli eventi culturali che fecero evolvere il dibattito. Un lungo articolo della intelligentissima e controversa antropologa femminista Camille Paglia, comparso sul New York Times, il cui titolo era: "Preferisco andare a cena con un maschio evoluto piuttosto che con una schiava stupida. Perchè sono una donna.". L'altro, il lancio e la difesa a oltranza di un prodotto mediatico televisivo che ebbe, allora, un enorme impatto sulla società: "sex & the city". Questo telefilm aveva, infatti, una particolarità unica, per cui è finito come oggetto di studio nelle facoltà di sociologia statunitensi: le protagoniste assolute erano quattro donne, mentre i maschi erano intercambiabili; era prodotto da una donna, finanziato da una donna, distribuito da una donna, gestito mediaticamente da una donna, ma scritto e sceneggiato da un maschio eterosessuale. Fu il successo grandioso del format. La produttrice impedì alle quattro attrici di farsi intervistare nei talk show televisivi e farsi fotografare. Ci andava lui. E così, si ottenne un ribaltamento armonico della situazione: anche i maschi guardarono il telefilm seriale in cui le donne parlavano tra donne delle donne al mondo ma i maschi non venivano dileggiati nè sminuiti. Lo sceneggiatore divenne la vetrina, come nei consueti film l'attrice scarsa ma con grosse tette va alla tivvù e finisce fotografata sui rotocalchi per lanciare il film. 
Le donne che ci lavoravano, invece, divennero delle icone, famose, ricche, di successo. 
Da lì avvenne un cambiamento, su entrambi i fronti. I maschi divennero protagonisti attivi nella denuncia del femminicidio e combatterono per far modificare (riuscendoci) la giurisprudenza vigente, situando il reato di stupro al secondo posto dopo l'omicidio (era al sesto) e facendo introdurre nello stato della California e di New York l'aggravante di "delitto contro l'umanità sotto forma di propensione al genocidio" perchè essendo la donna "portatrice biologica di uova, inteso anche in senso metaforico ed esteso, essa è socialmente identificabile come simbolo di vita e quindi chi attenta all'integrità del corpo e della psiche della donna minaccia l'umanità intera". Le femministe, dal canto loro, virarono di 180 gradi e cominciarono a pubblicare articoli, saggi e libri nei quali sostenevano che era molto meglio, più evoluto, più intelligente e più efficace essere sempre "sexy con l'uomo che merita il nostro rispetto come piace a loro, perchè sono fatti così, privilegiando la seduzione alla comodità perchè ci conviene in tutti i sensi e in tutti i campi" abbattendo una enorme barriera che aveva aperto gigantesche conflittualità di genere, laddove la "comodità" veniva interpretata dalla donna come momento di liberazione a scapito   dell'erotismo che, molto spesso, ad esempio nel campo della vestizione, può comportare (per la donna) anche una scocciatura,  una trappola che finirà per non fare l'interesse delle donne. 
La armonia tra "diversi" eterosessuali diventò uno status e contaminò la società intera aprendo anche il fronte per l'abbattimento del pregiudizio omosessuale e razzista, facendo dilagare l'esigenza della "costante e inderogabile necessità civile dell'armonia tra tutte le forme di diversità esistenti". La relazionalità tra maschio e femmina migliorò. E gli indici statistici cominciarono a segnalare una inversione di rotta. Nel 1998 in Usa, il 22% delle donne era posizionata ad alti livelli gerarchici nel mondo economico e imprenditoriale; nel 2008 era salito al 39%, quasi il doppio. 
Nello stesso lasso di tempo, in Italia, la società iniziava il suo poderoso declino, promuovendo una idea della femmina e del maschio obsoleta, regressiva, che ha finito per avvilire entrambi i generi degradandoli a ruoli socialmente e psicologicamente subalterni a un'idea del mondo che altro non è che la trasposizione in campo affettivo, emotivo, sessuale, erotico, sentimentale, del marketing pubblicitario relazionato al concetto di danaro. Il distacco, nel senso di immaginario collettivo e individuale, tra gli Usa e il resto d'Europa e l'Italia è cominciato ad aumentare spaventosamente. 
E il gap si allarga sempre di più.
La depressione collettiva della nostra nazione -in seguito esplosa anche in campo finanziario economico come conseguenza- è stato in assoluto il prodotto più nefasto della tragica stagione del berlusconismo e del piddismo. Categoria mentale, quest'ultima, che tuttora viene censurata come se non esistesse. Invece c'è.

Questa era una premessa.

Tutto ciò nasce come riflessione sul dibattito attuale, in Italia, che non c'è.

In seguito alla condanna di Berlusconi sono state riesumate le vecchie solfe trite e ritrite che ci regalano duelli a distanza tra Marco Travaglio e Giuliano Ferrara, tra Daniela Santanchè e Rosy Bindi, nella totale assenza e impietosa latitanza del movimento femminista italiano e dall'intera società civile, ormai incapace di poter elaborare delle argomentazioni collettive sull'autentica natura del problema da tutti celato: la riduzione dello scambio relazionale tra maschio e femmina da incontro tra mondi diversi a contrattualità marketing.

La discesa in campo della signora Dell'Olio, coniugata Ferrara, è tutta dentro questo tipo di argomentazione. Quando sostiene pubblicamente "Ma non lo vedete che è pieno di donne di sinistra che scopano i parrucconi per vedersi pubblicati i libriMeglio le olgettine di chi, ad esempio, ha una storia con un dirigente di partito sposato con figli, si fa scopare e viene mandata come numero nelle piazze o a fare le fotocopieapplica dei concetti mercantili che niente hanno a che vedere con la natura reale del rapporto tra maschio e femmina nella società reale che vive le proprie esistenze vere. Quando aggiunge Sono donne che non indossano zoccoli e gonne a fiori, preferiscono gli abiti aderenti magari con lo spacco, si truccano e vanno a cena da Berlusconi. Si divertono e si fanno aiutare, dov’è il problema?introduce un'argomentazione che non ha nessun riferimento con la realtà attuale, veicolando surrettiziamente il concetto degradante e degradato tale per cui la presupposta differenza tra  "la donna di sinistra e quella di destra" consiste semplicemente nel fatto che a destra si fanno pagare per scopare mentre a sinistra, invece, si fanno schiavizzare. In entrambi i casi si presenta un mondo dove si dà per scontato che sia "il danaro" l'autentica merce di scambio tra maschio e femmina e non l'armonia, il gioco, la seduzione, l'erotismo, l'affettività, l'incontro tra due mondi. Come se l'Italia fosse composta da maschi padronali e donne schiave ai quali viene offerta la possibilità di scelta: essere a destra o a sinistra. Se si è di destra le donne le si pagano e i maschi si devono procurare danaro per averle; se si è di sinistra le donne le si schiavizzano e i maschi devono essere in posizione predominante. 
Quale sarebbe la differenza?
E' lo stesso mondo.
E' identico.
Non c'è nessuna differenza.
E' per questo che Mediaset seguita a volare in borsa nonostante Piazza Affari stia crollando miseramente sotto il peso delle nostre banche al collasso già annunciato.
Berlusconi vince comunque.
Perchè si afferma la sua idea del mondo che ha cancellato l'idea della seduzione evoluta post-moderna. L'ha abbattuta. Cancellata. Lui ha le donne perchè può pagare tanto; i boss del PD hanno le donne perchè possono dar loro ordini: è un mondo orribile.
Non c'è dibattito.
Non si parla della seduzione e dell'erotismo.
Qui non c'entra nulla Ruby, nè a me interessa affatto tutta la vicenda.
Non c'entra nulla neppure Berlusconi o Emilio Fede.
Non c'entrano le intercettazioni.
Il problema vero non è quello.
In quanto mondo, nella mia quota parte del 50% maschile eterosessuale, mi manca la voce del 50% del mondo femminile, delle femministe orgogliose che parlano del mondo delle donne, da donne, dall'interno del pianeta Venere, ma lo fanno al mondo.
Non avrei mai pensato di poter scrivere un giorno, a me che sono un maschiaccio, che in Italia mi mancano le femministe.
Manca la loro voce.
Il solo fatto di scrivere una frase come questa mi fa comprendere il livello di totale declino raggiunto dalla società italiana.
Silenzio totale. Come se non esistessero.
Il mondo Italia è diventato un territorio dove l'Armonia non fa parte delle ipotesi di vita e dove è stato deciso che deve comunque vincere la conflittualità bellicosa. E' un mondo tutto maschile, e quindi squilibrato, pencolante solo dalla parte di Marte. Possiamo parlare soltanto di soldi e di guerra e di conflitti e di denunce. E' un po' come se le donne di Venere fossero scomparse perchè di quel pianeta se ne parla soltanto in quanto disoccupate, precarie, oberate da carichi socialmente troppo pesanti, disperate, prostitute, furbone, schiave, o vittime di orrendi delitti sanguinolenti. Il che è una idea marziana e non venusiana.
Le donne, per fortuna, sono qualcosa più di questo. 
Su Venere, checchè ne pensi la signora Dell'Olio, non ci sono soltanto tette, c'è qualcosa di più.
Ho spulciato dovunque. Nulla. Parlano d'altro, come se si desse per scontato che il mondo è ormai Marte e le venusiane sono tutte marketizzate, sottoposte alla gogna ignobile di dover scegliere -come unica risorsa dell'esistenza- se essere mignotte o essere schiave.
Ma che mondo è un mondo così?
E' davvero così l'Italia?
Noi maschi dobbiamo scegliere soltanto tra mignotte e schiave?
Ai maschi si chiede di scegliere soltanto se essere padroni o predoni?
Mi è stato di conforto leggere l'intervento sul suo diario di facebook di una grande combattente femminista, che ho avuto l'onore e il privilegio di conoscere tantissimi anni fa, Adele Cambria, una grande signora libertaria, che viaggia saggiamente verso i 90, un'artista italiana, che iniziò la sua avventura professionale tanti decenni fa come giornalista e che nel 1970, correndo non pochi rischi, ebbe il coraggio di accettare di firmare il quotidiano Lotta Continua come direttore responsabile, in quanto unica professionista iscritta all'ordine disponibile a farlo, altrimenti non avrebbero potuto distribuirlo legalmente. Autrice teatrale, romanziera, poetessa, attrice prediletta da Pasolini che la adorava ("è una chicca del Signore" la definiva) fondatrice del circolo culturale di teatro "La Maddalena" dove si faceva teatro a Roma nei primi anni'70, ha scritto una sua nota nella sua pagina di facebook.
E' uno scritto che viene da lontano.
E' una pagina femminile italiana antica.
Nessuna le ha risposto.
Nessuno le ha risposto.
Perchè?
C'è qualcuno che può spiegarmelo?


Ve lo spiego subito sul diario....Ieri alle 19, Giuliano Ferrara, con alle spalle uno striscione che recitava "Siamo tutte puttane"(ma perchè non "puttani", o,meglio ancora, "puttanoni"?), e la boccuccia dipinta di rossetto-come ha subito informato Piazza Farnese, e lo staff del personale di servizio dell'Ambasciata di Francia, tutto affacciato in livrea alle magnifiche finestre-ha celebrato una sorta di messa solenne(é ancora un "ateo devoto", come si definiva anni fa?), in suffragio di Silvio condannato a sette anni di carcere - ma avendone 76(di anni) e possedendo una selva di palazzi palazzotti e ville i domiciliari gli sarebbero comunque assicurati- con l'accusa di aver avuto rapporti sessuali con l'allora minorenne marocchina Ruby; ma forse ciò che più bruciava al personaggio Ferrara era l'esenzione perpetua del Suo Silvio dai cosiddetti"pubblici uffici"....Tutto ciò che è stato pronunciato da quel palco-corredato dalla moglie dello straripante giornalista e da una Santanché pudicamente nascosta dagli occhiali neri- era ,secondo me,irriferibile. Io sono scesa da casa mia, a due passi da Piazza Farnese, per non credere alle mie stesse orecchie...Se riflettete sulle radici familiari e politiche di Ferrara(un nonno liberale, un padre comunista,per anni corrispondente da Mosca dell'Unità, una madre, Marcella, segretaria di Palmiro Togliatti) è quasi impossibile non pregare-laicamente-per lui. Ricordo che agli inizi della sua svolta politica, dal Pci a Craxi, negli anni neri di tangentopoli,in qualche modo ancora si giudicava:invitata ad una trasmissione televisiva condotta da lui, sul tema dell'aborto,gli chiesi come mai non c'erano i suoi genitori tra il pubblico: rispose che si vergognava di fare il pagliaccio davanti a loro, ed anche davanti a Selma, la moglie italoamericana...Che noi femministe del Teatro La Maddalena conoscemmo come una bellissima ragazza, impegnata, con il suo collettivo,ad insegnare alle giovani donne a conoscere il proprio corpo....Presentò anche alla Casa della Cultura del PCI,nel '77, il nostro libro collettivo "La parola elettorale-Viaggio nell'universo politico maschile"...
Ieri, sul palco,Selma ha parlato:non del condannato eccellente, ma, con un livore straordinario, di noi donne: le donne della sinistra che subiscono, nella loro militanza politica, ogni possibile e impossibile oltraggio, che "si fanno scopare gratis"; mentre "le altre" hanno imparato le leggi del mercato(e lo si è capito, dalla D'Addario alla favolosa Ruby, sì, "favolosa", perché da un giorno all'altro, si può dire, dalla assoluta povertà si è ritrovata con i bigliettoni da 500 euro per pagare una bottiglina d'acqua minerale al bar sotto casa....E mi dispiace che tra le misure prese dal tribunale delle tre"giudicesse femministe e comuniste", come le ha definite il berlusconame-c'é anche il sequestro dei quattro milioni di Ruby e del marito, in quanto frutto di reato...
Adele Rocco Cambria

giovedì 27 giugno 2013

Retorica e demagogia annebbiano il dibattito sugli F35. Perchè bisogna cambiare la Costituzione.


di Sergio Di Cori Modigliani

Tutta retorica, falsità, demagogia.
Ma ciò che più conta, per l'ennesima volta, una bella spruzzata di manipolazione ai danni della cittadinanza.
Mi riferisco qui alla scelta se dare il via definitivo, o meno, all'acquisto degli aerei da bombardamento F35.
La situazione attuale è la seguente: in Parlamento si sono espresse due formazioni contro l'acquisto delle armi: M5s e Sel. La maggioranza, invece, cioè PD, PDL, Monti & friends, hanno risolto (secondo loro) la questione, rimandandola di sei mesi (consueta modalità italiota di gestire i problemi: procrastiniamo in attesa che l'Alzheimer socio-politico abbia il suo effetto) e dichiarando pomposamente in aula che non verrà attuata o presa alcuna decisione senza che il Parlamento ne venga informato, perchè qualunque sia la decisione essa verrà presa qui in aula dal Parlamento. Applausi di sincerità democratica.
Tutta aria fritta.
Perchè tutto ciò nasconde non un falso, bensì (a mio avviso molto peggio) una censura totale.
Si fa credere che il Parlamento sia sovrano.
Si fa credere che il Parlamento sia chiamato a decidere.
Si fa credere che l'Italia, come Repubblica, possa prendere delle decisioni in merito a compra/vendita di armi a livello internazionale.
Si fa credere che tale scelta, qualunque essa sia, appartenga a interessi della nazione.

La verità -una volta tanto, ma è il caso di dare a Cesare ciò che si merita- è quella espressa a denti stretti ma con fermezza dal presidente Napolitano, il quale, in quattro diverse occasioni, dall'invio di truppe in Afghanistan alla partecipazione alla guerra in Lybia, dalla presenza attuale del contingente in Libano in una zona calda, fino all'attuale "problema" degli F35, ha sempre detto la stessa cosa con una frase breve, chiara, netta, semplice da capire: "Non possiamo sottrarci, e soprattutto non possiamo venir meno ai nostri impegni internazionali. E' una questione di diritto".

Ha ragione.
Il Presidente Giorgio Napolitano ha ragione. E' proprio così. E' come dice lui. Lo sanno tutti. Il Presidente deve sempre, per Legge, rispettare gli articoli della Costituzione.

Il fatto è che nessuno gli ha mai chiesto (quantomeno pubblicamente) in che cosa consista quel diritto. Di chi  sia il diritto e perchè invece di dire "non dobbiamo sottrarci" -che avrebbe anche potuto essere lecito- ha invece usato (non a caso) l'espressione verbale "non possiamo sottrarci".
Perchè non "possiamo"?
Chi ce lo impedisce?
O meglio: che cosa?
La risposta è: la Costituzione della Repubblica Italiana.
Il Presidente lo sa.  E quindi, quando parla, sa che è obbligato a seguire la procedura che gli impone il rispetto degli articoli della Costituzione.

Quindi, se non vogliamo buttare via decine di miliardi di euro, è inutile perdere tempo in falsi obiettivi, manipolazioni delle coscienze, raccontando bugie alla gente e facendo creder loro fischi per fiaschi: è necessario cambiare quello che nella Costituzione che non funziona più. Quantomeno non fa gli interessi nazionali.


Il banner che vedete in bacheca offre il testo originale dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
A leggerlo sembra una meraviglia libertaria.
Non è così.
Paradossalmente, il trucco che si cela dietro queste belle parole ce lo spiega la Corte Costituzionale, ovverossia coloro che sono chiamati a gestire e dirimere ogni controversia legata all'applicazione dei principi della Costituzione. Ecco un loro commento presentato, diffuso e stampato, sui libri di testo a scuola, nei manuali di educazione civica, e su milioni di siti italiani:

"Nella seconda parte dell’articolo 11 si coglie tutta la visionarietà della nostra Costituzione. La solidarietà e la giustizia tra i popoli sono individuati come strumenti privilegiati di risoluzione delle controversie. Attraverso questo passaggio, al ripudio della legge della forza si combina l’aspirazione di creare vincoli tra i popoli per imporre la forza della legge come strumento di pacificazione: voltata per sempre la dolorosa pagina del nazionalismo, la nostra Costituzione si riallaccia alla tradizione del costituzionalismo democratico e liberale fondato sul rispetto dei valori internazionali della pace e del rispetto della dignità umana.
Ma c’è qualcosa di ancora più profondo in questo dettato costituzionale: la clausola relativa alla possibilità di consentire alle limitazioni della sovranità, a condizioni di reciprocità ed uguaglianza con gli altri Stati, segna la preminenza dell’interesse per la pace e la giustizia tra i popoli rispetto alla sovranità stessa. Attraverso tale auto-limitazione, la Repubblica consente la cessione di ‘pezzi’ della propria sovranità in favore di istituzioni sovranazionali che si pongono lo scopo di creare un’integrazione sempre più stretta tra i popoli. Così, una fattispecie formulata e pensata per l’ingresso dell’Italia nell’organizzazione delle Nazioni unite si è dimostrata sufficientemente elastica per consentire all’Italia di partecipare al processo di integrazione europea.

Sul consenso degli Stati membri si è celebrato il matrimonio degli interessi statali per la creazione della famiglia europea che ha dato vita prima alle Comunità europee ed oggi, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, all’Unione europea che abroga e sostituisce le Comunità. L’ordinamento dell’UE è ancora oggi un ‘ordinamento di nuovo genere’ a favore del quale gli Stati hanno rinunciato ai loro poteri sovrani, nei limiti delle competenze attribuite alle istituzioni dell’Unione europea, per garantire lo Stato di diritto, la democrazia, l’eguaglianza, la protezione dei diritti fondamentali. Un ordinamento del tutto peculiare nel contesto delle organizzazioni internazionali in quanto sono riconosciuti come soggetti non soltanto gli Stati membri (attualmente 27 Stati), ma anche i loro cittadini, attribuendo loro diritti soggettivi che possono invocare anche contro gli Stati membri cui appartengono. Il processo di integrazione europea è stato attraversato nel corso di oltre 50 anni da due direttrici fondamentali: l’approfondimento e l’allargamento. Da un lato, l’approfondimento che segna l’espansone materiale del raggio di azione delle istituzioni europee con un continuo trasferimento delle competenze dal livello statale al livello sovranazionale e, dall’altro, l’allargamento che mette in evidenza la progressiva estensione del campo di applicazione del diritto dell’Unione europea attraverso la continua adesione di nuovi Stati all’ordinamento europeo, hanno consentito l’avanzamento dell’ integrazione europea che ha proceduto talvolta con fughe in avanti mal digerite dai governi nazionali ed in alcuni casi con battute d’arresto, come dimostra da ultimo il recente fallimento del trattato-costituzionale. Se oggi il ‘sogno europeo’ vive una fase di stagnazione questo è dovuto dall’impasse dell’Europa come progetto politico e dalla crisi dell’Europa che vive ancora nel limbo di un’identità irrisolta. Nell’incapacità delle classi politiche nazionali di ritornare alla modernità ed alla visionarietà presenti nello spirito costituente, il processo di integrazione europea continua ad andare avanti grazie all’opera dei giudici. Il dialogo continuo tra le Corti Costituzionali e la Corte di Giustizia dell’Unione europea consente infatti un confronto permanente tra le varie tradizioni giuridiche degli Stati membri e garantisce la tutela di standard minimi di protezione di tutta una serie di diritti e libertà fondamentali che oggi costituiscono un patrimonio di valori condivisi tra i popoli europei".

Questa interpretazione è accurata. Corrisponde alla nostra tragica realtà.
I nostri Padri e Madri costituenti, che noi celebriamo come libertari avanguardisti, in verità erano uomini e donne pragmatici, i quali fecero di necessità virtù. Consapevoli di star vendendo l'anima al diavolo, stilarono quest'articolo, molto probabilmente con la morte nel cuore, ma in quel periodo storico era necessario farlo così com'è. Il fatto che agli italiani non viene mai ricordato come si sia verificato l'episodio, in quale contesto, in quale anno, e in quali circostanze sia stata redatta la Costituzione, la dice tutta sulle modalità del nostro "essere cittadini italiani malati di Alzheimer" e spiega davvero molte cose. Non si tratta di "falsi", bensì di "censura", è diverso. Nel 1945, il Regno d'Italia, tecnicamente, formalmente, realmente, ma soprattutto "legalmente" risultava "nazione che ha perso una guerra mondiale". I vincitori, cioè Usa e Gran Bretagna e Urss hanno imposto le loro condizioni. 
E furono davvero pesantissime, miserrime, terribili.
Ne paghiamo oggi le conseguenze.
Quell'articolo 11 venne redatto da un  pugno di liberali democratici convinti (a modo loro innocenti, e io li comprendo e li giustifico date le tragiche circostanze storiche) mentre avevano la pistola del comandante in capo della nazione vittoriosa puntata alla tempia: o mettete per iscritto questo articolo o niente piano Marshall e non vi risolleverete mai più, peggio per voi che avete dato retta a Benito Mussolini, è stata una vostra scelta. Non c'erano alternative? La Germania, ad esempio, che nel settembre del 1945 stava molto ma molto peggio di noi e di chiunque altro al mondo, si rifiutò. Accettò di essere spaccata a metà, si assunse la responsabilità di essere "nazione che ha perso la guerra", si mise a disposizione a livello territoriale (basi russe in Germania dell'est, basi americane in Germania dell'ovest) delle nazioni vincitrici di cui riconosce il diritto giuridico ad esercitare il pagamento dei danni di guerra; non beccò neppure un dollaro di piano Marshall e dieci anni dopo, nel 1955, mentre l'Italietta premeva l'acceleratore e si lanciava nella più grande propulsione economica mai registrata, la Germania stava ancora al palo (travolta ma non stravolta) e pagava ciò che doveva pagare seguitando a operare un gigantesco psico-dramma collettivo, perchè avevano scelto e deciso di elaborare il lutto, leccarsi le ferite, assumersi la responsabilità di ciò che avevano combinato e creare quelle condizioni che avrebbero impedito in un futuro di riproporre un altro Hitler. In Italia, invece, nello stesso periodo, già si divertivano da democristiani e il fascismo era un flebile ricordo di un tempo antico del quale si cercava (riuscendoci) di parlare sempre meno, di elaborare sempre meno, di capire e comprendere sempre meno. Avevano voglia di dimenticare. Lo capisco.
Ci sono riusciti.
Cari amici lettori, noi abbiamo perso una furibonda guerra mondiale e i vincitori, giustamente -sennò a che cosa servono le guerre?- hanno imposto le loro condizioni.
Ricordate, riconfermate e sancite al G8 in Irlanda la settimana scorsa.
Le clausole del piano Marshall (intrecciate a quelle della Costituzione e dell'articolo 11) parlano chiaro.
Non così per la Francia che al G8, per l'ennesima volta, ha mandato a quel paese sia Obama che Cameron. Quando si sono lasciati praticamente non si sono neppure salutati con Hollande. E se ci fosse andato Sarkozy si sarebbe comportato nello stesso identico modo. Obama e Cameron hanno presentato un piano di investimenti di 100 miliardi di euro (l'Italia ha immediatamente accettato e sottoscritto) basati sul libero scambio tra Usa ed Europa in "tutti i settori di produzione mediatica, letteraria, televisiva, cinematografica, e nel web in tutte le sue forme di applicazione" che in parole povere vuole dire che noi siamo costretti a importare video, film, musica, libri, accademie da Usa e GB, ma in cambio non esportiamo da loro un bel nulla. Hollande ha dichiarato, vado a memoria, "La Francia, come nazione, non firmerà mai con nessuna nazione al mondo nessun protocollo d'intesa e nessun accordo di tipo commerciale che non rispetti la regola base e i principii normativi della nostra Repubblica: lo Stato è in prima fila in Francia nel sostenere, finanziare, produrre e diffondere materiale culturale e d'istruzione di tipo letterario, visivo, auditivo, in ogni sua forma mediatica, comprese ogni  applicazioni digitale sul web che presuppongano la diffusione e l'affermazione della tradizione della lingua e della cultura francese. Per noi la francofonia è la spina dorsale della nazione". Non ha firmato.
Gli Usa ci avevano provato nel 1945, nel 1957, nel 1968, nel 1976, nel 1993, nel 2002.
Gli è andata sempre male.
Quando, nell'estate del 1944, dopo il fortunato sbarco in Normandia, l'esercito anglo-americano si preparava a entrare a Parigi da liberatore, in seguito alla firma della resa dell'esercito occupante tedesco ormai in rotta, si riunirono sotto una tenda i tre generali comandanti: De Gaulle, Alexander, Eisenhower.  Il generale inglese ci provò subito: "Io guiderò l'ingresso". Discussero per tre ore. Alla fine, Alexander disse che doveva parlare con Winston Churchill. Il celebre statista inglese, un genio diplomatico, calmò i calori del suo comandante con una celebre frase: "Abbia pazienza generale, ciò che conta è vincere la guerra e Parigi non è una città come le altre. Tenga presente che viviamo in un delicato equilibrio folle: qui a Londra, per noi inglesi la parola Waterloo è sinonimo di vittoria e trionfo. A Parigi è sinonimo proverbiale di sconfitta e tragedia. Lo ha capito adesso perchè ha ragione De Gaulle? Nessun generale inglese entrerà mai a Parigi, così come nessun generale francese oserà mai entrare a Londra. Questa è l'Europa. Si attenga agli ordini". Proseguì la discussione tra De Gaulle e il generale Eisenhower. Durò tutta la notte. Verso l'alba (ci ha raccontato tutto lo storico Shirer nella sua splendida cronaca storica) il generale Eisenhower pensava di averla avuta vinta su quello zuccone gallico perchè De Gaulle si era azzittito. Ma si sbagliava. Dice Shirer "De Gaulle aveva sonno e nel corso della guerra aveva imparato a recuperare energie dormendo a occhi aperti un'oretta quando capitava". Risvegliatosi, riprese la tenzone. A un certo punto Eisenhower disse: "Devo consultarmi con il presidente a Washington". De Gaulle gli rispose: "Lei non deve consultare un bel nulla, lei è il comandante militare in capo e ha totale giurisdizione sul campo. Qui, siamo sul campo". la discussione proseguì. Dopo altre due ore, De Gaulle (era altissimo) si alzò in piedi e disse a Eisenhower: "A Parigi ci entro io per primo circondato dal VII battaglione e dalle formazioni partigiane normanne. Se le va bene, bene. Altrimenti, io ci entro da solo a piedi. Ma comunicherò ai francesi che gli invasori americani si sono sostituiti agli invasori tedeschi. Per noi non ha importanza che siate più simpatici dei crucchi, ciò che per noi conta è il fatto che non siete francesi. Parigi è la Francia". Vinse De Gaulle, come è noto.
Il 25 aprile del 1945 non c'era un ufficiale dell'esercito italiano in giro a pagarlo a peso d'oro. Non sapevano neppure chi dava gli ordini.
Il resto è Storia.

Tradotto ai tempi nostri vuol dire che se ci danno l'ordine di acquistare gli F35 o i G76 o gli H756, noi "non possiamo sottrarci" come saggiamente ricorda il presidente Napolitano.
E' un ordine militare dato da un vincente a un perdente. E' scritto. E' legale. E' giuridicamente inappuntabile.

Dobbiamo rimboccarci le maniche e aggiornare la Costituzione.

Dobbiamo rivedere l'articolo 11.

Siamo l'unica nazione d'Europa -e non è un caso- che ha una Costituzione dello Stato contenente un articolo che giustifica la vendita della propria sovranità. 

E' ora di cambiare e di evolversi da questa italianità.

Tutto il resto è aria fritta.

mercoledì 26 giugno 2013

Gli astrologi prevedono una imminente rivoluzione politico-spirituale. Bontà loro! Ne abbiamo davvero bisogno.


di Sergio Di Cori Modigliani

Il 14 luglio 2013 è una data molto importante.
Quantomeno, per i cultori dell'astrologia.
Gli esperti, i professionisti del settore, i curiosi che seguono questa disciplina sono in fibrillazione. In quella data, infatti, si verificherà una particolare e anomala congiunzione planetaria in trigono con una serie di pianeti allineati secondo una specifica posizione che avviene nel pieno di un segno d'acqua (il cancro) e immerso in una costellazione di segni d'acqua, essendo in questo caso i pesci e lo scorpione presenti dovunque. Questo fatto, secondo gli esperti di astrologia, provocherà una "rivoluzione politico-spirituale". Sembra, infatti, che l'ultima volta in cui si è verificata una identica modalità di allineamento nel nostro sistema solare sia stato 500 anni fa, quando Martin Lutero affisse le sue tesi di protesta contro il papato di Roma sulla porta della sua piccola chiesetta di Wurtemberg.
Non so che cosa dire.
La notizia mi affascina, e in cuor mio spero che confermi la validità predittiva dell'astrologia come scienza esatta dell'interpretazione degli eventi umani.
La sottolineatura è molto forte per ciò che riguarda la parola "spirituale", quindi si pensa a qualche cambiamento epocale e profondo in ambito religioso e mistico, ma con la particolarità che avrà un impatto molto forte nelle questioni mondane politiche.
Me lo auguro.
Ne sento un gran bisogno, così come penso lo sentano la maggior parte degli italiani sensibili.
Immaginiamo, come fantasia collettiva, l'idea che il 14 luglio avvenga un evento immenso, come l'apparizione del Messia in 2000 città diverse del pianeta (essendo il Messia, ha il dono dell'ubiquità) oppure, in 234 città italiane appaiano degli esseri filamentosi, di natura extratrerrestre, percepibili, identificabili, visibili, lì per lì un po' strani alla vista perchè fatti di quella stessa materia di cui sono fatti i sogni, i quali, sospesi per aria ci comunichino un evento epocale. Qualcosa del tipo: "Siamo qui per comunicarvi una lieta novella. Sono più di 8000 anni che vi osserviamo, vi seguiamo, vi proteggiamo, cercando di guidarvi. La vostra etnia -quella italiana- ha superato negli ultimi secoli delle prove che nessun'altra etnia, su questo pianeta, è stata mai in grado di sopportare, soccombendo miseramente. Voi siete una specie unica nel suo genere. Siete l'unico popolo che sia stato in grado di sopportare l'idea umana di essere guidati sempre da imbecilli, da farlocconi impresentabili, di essere governati da falliti di successo, di essere sempre stati ingannati, manipolati, aggirati, abbindolati, vilipesi, traditi, senza mai perdere la speranza, la volontà, la voglia di vivere. E quindi, oggi venite premiati. Siete liberi. Dopo 8000 anni è finita. Questa notte andrete a dormire e quando domattina vi sveglierete, tutti quanti e 60 milioni, senza saperlo, senza rendervene conto, vi accorgerete che non esiste più l'italianità".
E poi, questi esseri scompaiono nel nulla dell'etere svolazzando nel cielo stellato.
Risvegliandoci, ci si accorge che è finito un incubo storico collettivo.
Gli ospedali saranno gestiti garantendo efficacia ed efficienza, gli ingegneri costruiranno ponti i cui costi non lieviteranno durante i lavori, gli architetti si getteranno con entusiasmo ad architettare soluzioni abitative adeguate, gli economisti applicheranno teorie che funzionano, gli imprenditori imprenderanno.  E così via dicendo.
Come a dire, ciò che è norma consuetudinaria presso società più evolute della nostra.
L'unico miracolo che ci possa salvare: l'abbattimento della "italianità".
Nel frattempo, in attesa del 14 luglio 2013 (ormai punto a quello) per ritrovare il Senso della nostra essenza, collettiva e individuale, che abbisogna di una totale rivoluzione comportamentale di carattere spirituale, bisogna accontentarsi della pratica quotidiana, costante, imperterrita, contundente, accontentandosi quando ci si accorge che -quando va bene- si fa breccia in una persona, due, forse tre nei giorni fortunati.
L'evaporazione pacifica della italianità libererebbe forze propulsive inimmaginabili, consentendoci di raggiungere traguardi impensabili in un tempo davvero velocissimo.
Nel frattempo, ci si può allenare.
Consiglio una pratica nient'affatto costosa di cui, garantisco, può avvicinare di molto il momento in cui gli esseri filamentosi (nostra estrema risorsa) si manifesteranno per consentirci il risveglio dall'incubo.
Invece di applicare in maniera pedissequa, come robot metallici inconsapevoli, la consueta italianità che spinge a pensare sempre e soltanto ai soldi e alla ricerca del colpo di fortuna furbo del destino, trascorrere un pomeriggio sottraendosi a questa pratica. Esempio: invece di spendere due euro per giocare al superenalotto pensando che si vincerà e tale vittoria comporterà l'inizio della propria rivoluzione esistenziale, cambiando la propria vita, e producendo felicità costante, dirottare tale cifra (immagino accessibile a chiunque) in un investimento imprenditoriale di natura strategica ben studiato:  un cono gelato al gusto di cioccolato fondente (o a scelta al latte) tartufo al rum e un po' di panna. Si ottengono risultati prestigiosi, è un investimento il cui profitto è garantito: ci si rinfresca, si sviluppano chimicamente delle endorfine e della serotonina e per qualche ora si abbatte l'ansia. Non solo. Si elimina la fantasia illusoria del ticket vincente, e di conseguenza si elimina la possibilità statistica di doversi sorbire l'attacco depressivo provocato dalla inevitabile delusione quando si verrà a scoprire che non si è vinto un bel nulla. Recenti studi statistici psicometrici rivelano che nelle società, come la nostra, dove la pratica smaniosa del gioco d'azzardo ha permeato la norma collettiva diventando status, i fenomeni di depressione sociale tendono a moltiplicarsi provocando l'abbattimento di energie individuali imprenditoriali.
E' soltanto uno dei tanti aspetti dell'italianità.
Quella è la svolta, non l'aiutino della Merkel a Bruxelles.
L'economia si riprenderà, e con essa la forza propulsiva della nazione che -record storico ancora imbattuto- per quattro anni di seguito (1958-1962) riuscì ad avere un aumento del pil superiore al 10% annuo trasformando tecnicamente, economicamente, finanziariamente, l'Italia, nella nazione più ricca d'Europa.
Cosa che è tuttora.
Siamo poveri dentro.
Questo è il problema.
Dobbiamo liberarci dall'italianità.
In attesa del miracolo preconizzato dagli astrologi, ci si può dar da fare anche da subito.


martedì 25 giugno 2013

Giuliano Ferrara apre la stagione delle confessioni mediatiche: "siamo tutti puttane". Ma non è il solo.


di Sergio Di Cori Modigliani

L’avevo chiesto a gran voce lanciandola come proposta e progetto politico di rigenerazione dell’Italia, l’unica strada a mio avviso possibile.

E si sta verificando.

E’ iniziata, da questa mattina, “l’era delle confessioni”.

All’italiana, si intende (what else?) ma pur sempre confessioni che vale la pena di ricordare, dato che siamo soltanto all’inizio.

E sono ben tre. Una in campo mediatico, l’altro in campo bancario istituzionale, e il terzo in campo bancario privato.

In campo mediatico ci pensa Giuliano Ferrara, il quale, a caratteri cubitali, su Il Foglio edizione on-line titola “Siamo tutti puttane”. Ottimo. Penso che Ferrara meriti rispetto per aver dato la stura a quella che –mi auguro davvero- sia l’inizio di una lunga serie di confessioni da parte dei professionisti della cupola mediatica, i quali, da oggi, seguendo l’indicazione di Ferrara ci spiegheranno chi paga, quanto paga e che cosa viene loro chiesto in cambio. Se Ferrara sostiene di essere una puttana,  immagino che non parli del suo corpo, poiché non penso proprio abbia un mercato, evidentemente essendo la fulminante intelligenza il suo hatù principale, si riferiva a quello. Mi auguro che il prossimo passo consista nel renderci edotti su come funziona il sistema prostitutorio mediatico.

Così commenta Elisabetta Addis, valente economista, nonché membro fondatore del gruppo di donne se non ora quandoGrondano sessismo i commenti acidi di tanti berlusconiani irriducibili. Chiamano le giudici "le gentili signore"; vanno in piazza dicendo "Siamo tutti puttane". Bene, siete puttane. Dov'è il problema? Di molti di voi lo sapevamo già, lo avevamo già sospettato che le vostre penne fossero in vendita. Del resto, così va il mondo. Se ora lo dite voi stessi, alto e chiaro, non possiamo che dirci d'accordo. Ma credevamo che avessimo convenuto, noi e voi, che il mestiere di prostituta, escort, puttana, è un mestiere come un'altro, ciascuno è libero di vendere quel che meglio crede, e sarebbe moralismo dire il contrario. Da economista, credo nei vantaggi del libero scambio. Come parte di Se Non Ora Quando, vi garantisco che non ce l'abbiamo con le escort, non ce l'abbiamo mai avuta con loro. Ce l'abbiamo con chi le paga, specie se sono minorenni. E allora perché si dovrebbe ritenere incongruo, pazzesco, eclatante che voi siate puttane come tutti? Cosa avete contro le puttane?”.

Personalmente non ho nulla contro le puttane, purchè lo si sappia e sia chiaro.

Ce l’ho, invece, con l’ipocrisia.

La seconda confessione è più corposa e preoccupante, anche se ben più importante di quella de il direttore de Il Foglio. Viene da una donna, Marina Cannata, poco nota al grande pubblico. Si tratta di una delle persone più importanti per le vite di tutti noi, essendo la signora (oltre che ottima economista e attendibile esperta in problemi del diritto europeo e di quello internazionale) la “direttrice generale per il debito pubblico del Ministero dell’Economia”. Quella che esegue gli ordini di Saccomanni tanto per intenderci, ma anche quella che telefona a Saccomanni per dirgli “guardi che questo o quello non si può fare, qui non si può aumentare, qui non si può tagliare” e potete star certi che lui le dà retta, perché Maria Cannata ha davvero il polso della vera situazione economica italiana. Ieri pomeriggio, mentre l’Italia si scatenava, su opposte sponde, nel manifestare la propria opinione relativa alle notti bollenti di Arcore, la funzionaria teneva una importante prolusione all’università Luiss a Roma, spiegando con parole elementari che il governo Monti ha distrutto l’Italia e che il governo Letta è già fallito. Non lo ha detto né in termini ideologici né in termini propagandistici, ma in termini tecnici. Ha detto, infatti, al convegno: «Le economie dell'Eurozona sono tutte in sofferenza e gli analisti di mercato individuano molto più nell'economia reale che in altri fattori la possibilità di superamento dei problemi sistemici, quindi, in questo momento i veri investimenti a livello internazionale vengono fatti nelle nazioni e sulle economie che privilegiano la produzione di merci, ovvero quella reale, a quella finanziaria, cioè virtuale». E’ davvero il segreto di Pulcinella, direi quasi banale. Ma detto dalla Cannata suona come una confessione molto chiara, perché proseguendo nel suo intervento ci ha tenuto a spiegare che non si tratta né di leggi né di manovre né di destra né di sinistra né di Friedman né di Keynes. I grandi capitali internazionali, dopo l’annuncio fatto da Bernanke a Washington, hanno deciso di iniziare a cambiare rotta ritrovando un guizzo di razionalità sensata: si va a investire sui mercati dove si producono beni, quindi le nazioni dove i governi investono danaro pubblico per sostenere l’industria, l’innovazione, la ricerca, esattamente tutto ciò che l’attuale governo Letta NON sta facendo e NON è chiaro se ha intenzione di fare, come del resto anche Spagna e Grecia e Portogallo. A differenza di Germania, Francia, Olanda, Danimarca, Belgio, Cekia, Polonia, Svezia, dove gli indici di investimenti strutturali nell’industria manifatturiera sono in netto aumento ed è in atto un poderoso piano nazionale per il rilancio delle loro economie. “Non abbiamo una politica economica di piano industriale” ha confessato l’ economista. E lei, è una che davvero sa al millesimo di che cosa sta parlando, le poche volte che parla.  

Nessun rilievo sulla stampa italiana, dato che l’opinione pubblica è presa da altre dichiarazioni, su altri e più ameni argomenti.

La terza confessione è una chicca tutta italiana. Flebile, piccolina, ma sostanziale.

Riguarda Intesa San Paolo, la seconda banca italiana, che ha in mano circa 2 milioni di mutui semidecotti ed è un istituto finanziario di importanza strategica.  Il 18 dicembre 2012, era stato eletto direttore generale Giuseppe Castagna, un manager napoletano, con invidiabile curriculum vitae e un esperienza quarantennale in tecnica bancaria. Era entrato in carica a metà gennaio e aveva cominciato il suo lavoro di ristrutturazione dei conti della banca e di “revisione strutturale del sistema dei mutui” finalizzato a impedire il crollo del mercato immobiliare italiano, con conseguente disastro sociale, verso la metà di aprile. Il nuovo governo, per motivi che non hanno spiegato, ha cominciato subito a fare i capricci sulla sua esistenza. E così, neppure due mesi dopo il suo ingresso, è stato licenziato. Nessuna notizia in merito. Nessun commento di rilievo. Nessuna opinione. Nessuna domanda. Di solito, in casi come questo, i dirigenti bancari sono sempre molto abbottonati, rilasciano dichiarazioni diplomatiche e poi finiscono allo stesso livello dirigenziale in altra banca. Lui, invece, ha confessato. Lo ha fatto a un sito on line che si chiama Il denaro.it.  Per chi è interessato può andare sul sito http://denaro.it/blog/2013/06/13/il-dg-castagna-licenziato-adesso-mi-guardero-intorno/ Ha detto, infatti “Da oggi, dopo 33 anni nel gruppo, sono fuori salvo ripensamenti collegati a questioni di natura legale. Non c’è stato il cosiddetto comune accordo. Si tratta di una decisione unilaterale comunicatami con una nota di servizio. Non è un modo molto carino ma non sono rammaricato, perché mi sono già rammaricato quando non hanno scelto me nel consiglio di gestione e hanno affidato la Banca dei Territori a un altro (Carlo Messina, ndr). Le opportunità non mancano ma attualmente sono senza lavoro e fuori dal mondo bancario. Non ho un altro incarico presso altri gruppi, ho avuto diverse segnalazioni che adesso inizierò a valutare, ma non ho ancora deciso nulla.”. Ci ha tenuto a spiegare che è stato “licenziato in tronco” senza che gli si sia stata data spiegazione alcuna. “Mi hanno terminato” ha confessato. Non solo. Sembra che sia stato fatto fuori dall’intero sistema bancario, sostituito da Franco Gallia, il nuovo manager. Che cosa sta accadendo in Intesa San Paolo? Perché hanno licenziato il direttore generale? Perché questo banchiere di lungo corso sceglie di confessare in pubblico (novità assoluta per l’Italia) il suo defenestramento? Che cosa sta cercando di dirci?  E, dulcis in fundo, qual è il nuovo piano della banca dato che ha in pugno le esistenze vere di una importante fetta della popolazione italiana?


Penso che le risposte a queste domande siano molto più importanti per tutti noi delle esternazioni relative a qualche sgangherata avventizia che ha scelto di trascorrere una o più serate ad Arcore. A me, francamente, di tutto ciò non me ne importa nulla.