martedì 11 settembre 2012

Questa è la mente operativa dietro all'Alcoa. La stessa azienda che l'11 settembre 1973 diede il via al golpe in Cile.



di Sergio Di Cori Modigliani


Lasciamo perdere le commemorazioni e le piatte rimembranze retoriche e passiamo subito al sodo che ci interessa, oggi e a casa nostra.

 

Parliamo dunque dell’Alcoa e di Portovesme in Sardegna.

Di conseguenza, parliamo di scelte strategiche militari e di investimenti di speculazione finanziaria sui derivati nelle commodities del settore minerario.

Quella che si sta combattendo in Sardegna è guerra vera, ma non lo dicono.

Quando parlo di “guerra vera” intendo dire carri armati, bombardieri, ecc.

E di un flusso di cassa permanente di soldi per la criminalità organizzata.

Una brevissima pausa tanto per ricordare quel martedì atroce dell’11 settembre.

Non quello delle torri gemelle nel 2001.

Bensì quello del 1973, quando la Alcoa, la Enron, la ITT e la Citicorp diedero il via definitivo ai fascisti cileni per impossessarsi del potere in Sudamerica con la violenza. Avevano bisogno del controllo economico e finanziario di tutta la produzione estrattiva delle miniere di rame in Cile, del controllo della produzione di alluminio, carbone e zinco nella zona tra Il Cile, il Perù, l’Uruguay e il Paraguay. Fu quella la ragione e il motivo.


39 anni dopo la Alcoa sta di nuovo in prima fila nella gestione del riassestamento strategico delle sue aziende.

L’ufficio operativo marketing europeo nacque e si costituì a Milano, nel 1967, e da lì, grazie all’appoggio dei ceti più  conservatori della politica italiana, iniziarono a tessere le fila per il golpe in Sudamerica nei primi anni’70, come tonnllate di documenti hanno ampiamente provato da decenni.

Ho ritenuto opportuno, oggi, quindi, spiegare chi sia la Alcoa.
Chi la dirige, chi la gestisce. Chi c’è dietro.
Per comprendere che non si tratta di una “normale” battaglia sindacale.

Si tratta del nuovo scenario dell’oligarchia finanziaria planetaria da applicare all’Azienda Italia  per affossare definitivamente il paese.
Dietro l’Alcoa c’è la Citicorp che ne gestisce la finanza in un fondo creativo il cui management operativo è affidato al nucleo di Black Rock Investment, garantito da Royal Bank of Scotland e amministrato, in ultima istanza, dal quartiere generale di Goldman Sachs (è tutta robbetta ricavata da files pubblici gentilmente offerti nel 2010 e nel 2011 dalla ditta wikileaks di Julian Assange) che in questo 2012 sovrintendono, gestiscono e stabiliscono gli investimenti produttivi nel settore energetico nel pianeta.
Ecuador, Bolivia, Uruguay, Islanda, Australia, Spagna, Italia.
Queste sono le nazioni “strategicamente” più interessanti per Alcoa negli ultimi 10 anni.
Queste sono le nazioni nelle quali, nell’ultimo triennio, Alcoa ha avuto dei seri guai (oltre che perdere ingenti profitti ai quali erano abituati).
Nelle prime quattro nazioni il problema è stato risolto dai governi locali e vi spiegherò come. In Australia è stato affrontato e risolto dal Commonwealth in 36 ore tra il 28 e il 29 giugno del 2012, evitando una pericolosa crisi politica britannica venti giorni prima dell’inizio delle olimpiadi. In Spagna e in Italia (considerate ormai in tutto il mondo le due nazioni più conservatrici, più arrese, più arretrate dal punto di vista politico, completamente commissariate dai colossi finanziari) è stata scelta la linea colonialista, sapendo che in Italia e Spagna, in questo momento, è possibile fare tutto ciò che si vuole perché non esiste nessuna opposizione reale, avendo cancellato l’esercizio dell’informazione giornalistica.

Nessuno spiega chi è Alcoa, che cosa fanno, che cosa vogliono da noi, e perché se ne vanno via, dove, come, a fare che.
La prima botta per Alcoa è venuta dall’Islanda.
I guai per Alcoa (si fa per dire) iniziano in Islanda, agli inizi del 2007, quando un esponente del partito socialista islandese, membro della commissione salute e sanità del parlamento islandese,  Helgi Hjorvar, fa una interpellanza parlamentare contro Alcoa sostenendo che “sta ottenendo sovvenzioni statali grazie alle quali ha assunto il totale controllo dell’erogazione di energia elettrica nella nostra isola praticando un prezzo ai consumatori dell’850% superiore a quelli di mercato e a quelli praticati in altre nazioni”.  Da lì nasce una tremenda querelle che porterà poi Alcoa, prima a scusarsi, poi a patteggiare e infine, travolta dallo scandalo di corruzione delle multinazionali emerso in seguito al default islandese, a pagare un dazio e poi scappare via.
Ma pochi mesi dopo, alla fine del 2008 arriva la botta dell’Ecuador. Il nuovo governo di Rafael Correa fa arrestare l’intero management di Petroecuador attaccando per corruzione internazionale la società svizzera Glencore, sì proprio quella che la cupola mediatica italiana sostiene oggi sui media blaterando “c’è un cliente interessato all’acquisto”, è proprio quella che –toh guarda caso- è però la stessa azienda; perché, attraverso incroci azionari, rispondono entrambe all’interesse della Citicorp di New York. Fernando Villavicencio, esperto sudamericano a Quito di analisi finanziarie, rivela come e perchè l’azienda locale di Alcoa e Glencore,  a Quito, sia stata nazionalizzata e l’azienda buttata fuori dal marketing operativo. Il tutto dopo che in data 9 Febbraio 2007, in Bolivia, il presidente Evo Morales aveva dichiarato “insostenibile” il monopolio di Glencore e Alcoa nel settore argento, oro, zinco, alluminio attraverso la “Empresa metalurgica Vinto” nella regione di Oruro e la Sinchi Wayra (capitale finanziario Deutsche Bank e Citicorp)  grazie alla corruttela dei precedenti governi, i cui esponenti sono finiti in galera. Nella stessa data, il parlamento boliviano vara un decreto legge in virtù del quale confisca le aziende di Alcoa e Glencore senza alcun indennizzo,  nazionalizza le dodici aziende minerarie, e le espelle entrambe dal paese vietandone l’accesso al mercato. Da notare che il presidente della Glencore (uno degli uomini più ricchi al mondo) Marc Rich, è stato indagato in Usa per truffa, aggiotaggio, riciclaggio, sottoposto ad auditing davanti al Senato Usa nel febbraio del 2001 in diretta televisiva, processo concluso in maniera negativa sia per Rich che per la Glencore che per la Alcoa, ritenute colpevoli.  La sentenza definitiva venne stabilita per il successivo aprile. Ventiquattro ore prima della notifica, il presidente George Bush intervene personalmente (potendolo legalmente fare) chiedendo, pretendendo e ottenendo un “perdono giuridico del Congresso” in quanto tali aziende erano costrette a non rivelare la “vera natura del proprio business operativo essendo coinvolte in attività di natura strategica militare coperte dal segreto di Stato”. Il presidente garantì per loro.  Nel 2005 l’interpol fa arrestare l’intero management di Glencore, di Alcoa e di African United Mines company nella Repubblica del Congo per riciclaggio internazionale di capitali, aggiotaggio e associazione con membri della criminalità organizzata legata ai cartelli narcos colombiani.  E’ tuttora aperta la vicenda nella Repubblica dello Zambia, nella regione di Mopani, dove, approfittando della corruzione dei governanti locali le miniere vengono gestite senza rispettare alcuna norma di sicurezza o di rispetto ambientale. Come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato in un documento ufficiale presentato a Ginevra da Greenpeace in data 2010, in Zambia, “nella zona prospiciente la regione di Mopani, cinque milioni di persone rischiano la vita in seguito a piogge acide, all’avvelenamento di tutta la falda acquifera dato che la popolazione beve acqua non sapendo che essa non è potabile perché contiene una percentuale di piombo e alluminio superiore del 6.000% al livello massimo di rischio: sono tutte condannate a morte”.  L’inchiesta è ancora lì.

In Paraguay, il vescovo Lugo, in quanto presidente regolarmente eletto, in data marzo 2012 aveva annunciato che avrebbe confiscato le miniere di Glencore e di Alcoa nel giugno del 2012 dando loro la possibilità di iniziare un piano di disinvestimento progressivo. Un mese dopo c’è stato il suo defenestramento sostituito da un governo tecnico che ha abolito il decreto affidando alle due aziende il controllo delle miniere del paese.
E così nel 2012 la Alcoa  stabilisce che il quadro internazionale sta cambiando e decide di “spostare strategicamente tutte le attività estrattive, produttive e commerciali dal Sudamerica, Europa e Australia nel libero territorio dell’Arabia Saudita”  paese medioevale dove c’è la possibilità di avere a disposizione mano d’opera che lavora quasi gratuitamente.  Secondo il management dell’Alcoa c’è la opportunità di concentrare tutta la produzione mondiale di minerali fossili in Arabia Saudita con un prezzo di produzione minimo in modo tale da poter avere il monopolio nel mondo. E quindi dettare legge.
In Spagna (dove si trova la più grande azienda in Europa) gli va di lusso.  Attraverso le sue consociate finanziarie, il gruppo Citicorp possiede pacchetti azionari di Caixa Bank, Banco Santander, Bankia e Banco Hispanico e quindi controlla il sistema finanziario delle banche erogatrici di credito a tutto il comparto dell’indotto nella provincia dell’Andalusia. 50.000 famiglie finiscono tutte sul lastrico per la chiusura delle miniere, alle quali vanno aggiuntre circa 2.000 micro aziende dipendenti, che porteranno la Andalusia a dichiarare default nell’agosto del 2012 chiedendo l’intervento dello stato centrale.
Ma è in Australia che gli va male, ragion per cui sceglie e opta per la chiusura in Italia.
Avviene tutto nel giugno del 2012 quando Alcoa decide di chiudere le miniere nel Queensland, licenziando 2.000 persone che coinvolgono altre 3.600 persone operative nell’indotto. E qui c’è la sorpresa, a dimostrazione che –quando esiste la volontà politica, l’informazione e l’intelligenza- c’è sempre una possibilità di uscita. La Alcoa comunica che chiude le sue miniere e si trasferisce in Sudafrica. 48 ore dopo, il gruppo wikileaks australiano di Julian Assange inonda la rete australiana con notizie, informazioni (e trascrizioni di conversazioni tra diplomatici americani, inglesi, arabo-sauditi, italiani) relative soprattutto all’attività di un tedesco considerato un grande genio, Klaus Kleinfeld, la mente dietro Alcoa, l’uomo la cui immagine vedete qui in bacheca. Nato nel 1957 si laurea a pieni voti nella prestigiosa università di Gottinga e poi prende anche un dottorato di ricerca nell’università di Wurzburg in “amministrazione gestionale di aziende multinazionali” e inizia presto la sua attività, prima come consulente finanziario per Goldman Sachs nei primissimi anni’80 e poi a Duisbrug, Wiesbaden e infine a Francoforte, come responsabile degli investimenti finanziari in Europa per conto del gigante statunitense Citicorp. A metà dergli anni’90  entra in Alcoa diventando presidente dal 1996  al 2001, gestendo in prima persona “l’operazione Italia di Portovesme” (dal punto di vista finanziario) prima con l’accoppiata Romano Prodi/Massimo D’Alema nel 1996 e 1997 e poi con l’accoppiata Silvio Berlusconi/Ignazio La Russa nel 2001. Dopodichè viene inviato in Usa dove diventa amministratore delegato della Siemens tedesca, gigantesca multinazionale strategica in campo militare e delle telecomunicazioni. Ma in Germania iniziano le contestazioni contro di lui all’interno del mondo imprenditoriale per i suoi modi autoritari e per l’indecoroso trattamento degli impiegati e degli operai tedeschi nelle fabbriche tedesche. Per anni, Kleinfeld è al centro del mirino della stampa tedesca finchè non finisce indagato, accusato di corruzione, abuso di potere e addirittura “atteggiamento autoritario e lesivo della dignità umana dei propri dipendenti” ed è costretto a dimettersi nel 2007, scomparendo nel nulla (ovvero, rientrando come consulente operativo finanziario dentro Citicorp).
Alcoa in Italia nasce nel 1967 a Milano quale ufficio di rappresentanza e commerciale per la gestione delle vendite di materiale di produzione statunitense ed europea alla clientela italiana e del Bacino Mediterraneo. Ma Kleinfeld gestisce, insieme a Citicorp e Goldman Sachs, l’acquisizione della ALUMIX (gruppo EFIM) di proprietà dell’Italia; un’operazione gestita da Prodi e D’Alema che consegnano nelle mani del consorzio Citicorp e Goldman Sachs un pezzo strategico fondamentale per la sovranità e l’indipendenza nazionale senza aver mai fornito dettagli sull’operazione.  Alain Belda (personalmente scelto da George Bush, Dean Rumsfeld e Dick Cheney) nel 2001 diventa presidente della Alcoa e chiude un accordo con il governo italiano prima nel 2002 (Berlusconi/La Russa) poi di nuovo nel 2007 (Prodi/D’Alema) e infine il più succoso in assoluto quello del 2009 (Berlusconi/La Russa)  che consente alla Alcoa di godere di sovvenzioni governative come “rimborso relativo all’uso dell’energia elettrica” per un totale di 2 miliardi di euro nel 2009, più 1 miliardo e mezzo nel 2010 che raggiungono i 4,5 miliardi di euro nel 2011, a condizione di “garantire l’occupazione permanente e il prosieguo dell’attività produttiva nel territorio sardo”. Quei soldi, in verità, sono finiti nella Citicorp, investiti nei derivati finanziari. Neanche lo vendono l’alluminio: lo producono, lo accatastano, lo immagazzinano e lo danno in garanzia per avere soldi da investire in derivati speculativi.
L’Italia è stata una pacchia per gli speculatori, soprattutto tra il 2007 e il 2011, perché attraverso la malleveria politica ogni multinazionale e grossa azienda –con scusanti varie- si è appropriata di ingenti risorse dello stato centrale (cioè i nostri soldi) per investirli poi a Londra, New York, Francoforte, Honk Kong.
Ma i profitti lucrati non sono mai rientrati in Italia.
Neppure un euro.
Come dicevo sopra, nel giugno del 2012 Alcoa decide di chiudere in Australia “rompendo” il consueto patto: mi dai sovvenzioni statali e io ti garantisco piena occupazione nel settore. Ma in Oceania, la manovra non passa. Fa da ariete Julian Assange (e wikileaks) da due giorni finito dentro l’ambasciata dell’Ecuador, e in Australia monta il dibattito su Alcoa. Perché sul web australiano, sui blogs e sulla stampa mainstream cominciano a comparire valanghe e fiumi di notizie sulla Alcoa, sulla Glencore e sulle loro attività finanziarie. Il primo ministro australiano interviene e risolve il tutto in tre giorni. Telefona alla regina Elisabetta e le dice “Maestà, se queste 4.000 famiglie verranno buttate in mezzo alla strada, riterrò politicamente responsabile la Corona d’Inghilterra e lei personalmente ne trarrà le conseguenze. Sulla base del nostro diritto io denuncio quindi la questione al Commonwealth, pretendendo un’aperta discussione anche all’interno del parlamento britannico a Londra”. Lo fa anche per iscritto. Invia una lettera a Elisabetta (bypassando David Cameron) ma la copia la invia anche ai responsabili del Partito Laburista Britannico (i partiti servono, eccome se servono; il problema non sono i partiti, in Italia, ma la qualità delle persone che li compongono, il che è un altro dire) i quali si incontrano con la regina e risolvono la questione in un semplice colloquio, peraltro informale. La Legge britannica obbliga la regina a non mettere bocca su quello che fa il suo primo ministro (a meno che lei non lo sfiduci) ma il primo ministro non si impiccia del Commonwealth che la Corona sovrintende (Canada, Australia, Bahamas, Bermudas, ecc.). Il ministro degli esteri inglesi viene avvertito e invitato a chiedere alla Merkel che intervenga; evento che si verifica. Kleinfeld viene raggiunto e viene chiuso un nuovo accordo. La  Corona mette subito 40 milioni di sterline per pagare gli stipendi dei minatori per due mesi e nel frattempo garantisce che la Alcoa rimane lì e seguiterà a produrre, oppure, nel caso se ne voglia andare, restituisce i soldi che ha avuto e la Corona d’Inghilterra si fa garante, oltre a farsi carico della spesa di riconversione, assumendosi la responsabilità di avere a suo tempo dato il via all’operazione.
Trovate tutto il racconto sul sito (per gli amanti dei link) news.ninemsn.com.au

Perché non farlo anche in Italia?

L’Alcoa o rimane (e ringrazi il cielo) oppure deve restituire i soldi che ha avuto, li deve restituire subito, cash really cash, sufficienti a garantire la tenuta dell’occupazione e riconvertire con un abile piano industriale la zona rilanciando lavoro e occupazione. Si tratta di circa 8 miliuardi di euro, praticamente una manovra economica.
Lo sapete che non esiste una fattura, un bilancio, una documentazione, una ricevuta di quei soldi?
Lo Stato italiano per anni ha dato i soldi dei contribuenti a un’azienda gestita da una pattuglia  che rispondeva agli ordini di Dean Rumsfeld (ex ministro della Difesa Usa) uomo costretto alle dimissioni in Usa e scomparso nel nulla per pudore, e assiste passivo e silente dinanzi a ciò che sta accadendo?
Perché i sindacati non raccontano la storia vera di Alcoa?
Perché i sindacati non raccontano chi c’è e c’è stato dietro Alcoa?

Corrado Passera sostiene che c’è “un interesse” di Glencore. Ma questa è un’azienda finanziaria che si occupa di investimenti su derivati, l’uno è il braccio dell’altro: che cosa fanno? Un ufficio vende la propria azienda a un’altra stanza dello stesso ufficio?
Ci avete presi per deficienti cerebrolesi?

Il sole24 ore poi viaggia su un delirio da cupola mediatica: “c’è un forte interesse da parte di un’industria svizzera, la Klesh”.

Peccato che anche questa sia una società finanziaria della Citicorp, gestita da Goldman Sachs, già operativa dentro la Alcoa, ex socia di Halliburton, Enron e Pimco Pacific insieme al vice-presidente Usa Dick Cheney, gestita da un management “discutibile” dato che l’intero consiglio amministrativo è composto da individui indagati, denunciati, alcuni condannati per riciclaggio, aggiotaggio, violazione delle norme fiscali, retributive e associative, tra cui falso in bilancio, coinvolti in continui scandali finanziari.

In Sudamerica stanno cercando di liberarsi di questa gente. Quando e se possono, li sbattono fuori dal paese, o li mettono in galera.
In Australia, il governo è intervenuto subito coinvolgendo tutta la city di Londra, minacciando sfraceli. Ha ottenuto un risultato in 48 ore.
E in Italia?

I lavoratori della Alcoa hanno il sacrosanto diritto di combattere per la salvaguardia del loro posto di lavoro, che era stato garantito  da accordi inter-governativi di tipo militare.

Ma hanno il dovere civico di chiedere ai sindacalisti “ragazzì….com’è sta storia della Alcoa?” e pretendere da loro che raccontino chi c’era dietro, quali accordi hanno stipulato, quali erano le garanzie reciproche, pretendere l’esibizione di tutta la regolare documentazione dello scambio tra Alcoa e governo, con nomi e cognomi, date e cifre. Se era legale, dovrebbe essere tutto documentato. Se non è documentato, allora vuol dire che non è legale e il Diritto consente di sequestrare gli impianti come si fa con la mafia.

Soprattutto pretendere che si sappia che cosa c’è dietro, oggi, adesso. Ora.

Nella Guerra Invisibile, la battaglia per il controllo delle risorse energetiche è fondamentale.

Gli operai sardi devono chiedere “Perché l’Alcoa chiude, adesso? Dove sono andati a finire i miliardi di euro che hanno ricevuto? Che cosa hanno dato in cambio?”

Ma soprattutto avere il coraggio civile, e civico, di chiedere “A chi hanno dato in cambio qualcosa? Quando? Come? Quanto?”.

Perché di questo si tratta.

Ecco il vero volto dell’attuale governo in carica: gestire e pilotare la crisi per spingere all’angolo della disperazione sociale chi lavora e poi presentarsi e dire: “o finite in mezzo alla strada oppure vi possiamo salvare vendendo questa azienda a Mr. Pinco Pallino perché noi siamo buoni” obbligando la gente (e le aziende) ad accogliere a braccia aperte Mr. Pinco Pallino senza sapere chi diavolo sia. Così entra la criminalità organizzata, e così penetrano le società finanziarie, il cui unico, dichiarato scopo, consiste nella de-industrializzazione delle nazioni.

Vogliamo sapere le condizioni di vendita all’Alcoa scritte nel 1996. Chi stabilì allora il prezzo? Quali parametri vennero usati e applicati?
Vogliamo sapere quali condizioni e postille e clausole c’erano negli accordi strategici sottoscritti dal governo nel 2001, nel 2007 e nel 2009.
Vogliamo sapere come sia possibile che l’Italia nel 1992 era tra le nazioni leader al mondo nella produzione di lingotti di alluminio e adesso è sparita dal mercato.
Coloro che hanno gestito queste manovre sono le stesse persone che oggi pretendono di guidare il presupposto cambiamento.
Stanno tutti in parlamento.
E voi vi fidate di gente così?

“Devono andare tutti alle isole Barbados”.

57 commenti:

  1. ..adesso tutto mooolto più chiaro!!!
    Grazie e complimenti per lo spirito che anima questo blog. Per me è una fonte di ispirazione e riflessione quotidiana, spero che tanti altri lettori possano apprezzare e stimolare un dibattito serio sulle sorti di questo Paese

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  2. ...sensazionale!!! Vorrei che tutti gli operai dell'Alcoa ne fossero a conoscenza. Cerchero di diffondere il più possibile questo link.
    Grazie

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  3. Oh sì, adesso è veramente tutto più chiaro.
    Domande da megafonare ai quattro venti, sperando che arrivino chiare a destinazione con il messaggio incorporato:"Basta menzogne, fuori verità e tutto alla luce del sole".
    Se non si stabiliscono questi presupposti di base, non ci sono discussioni, dibattiti, promesse, soluzioni che tengano.

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  4. Beh ... mi pare che ci sia poco da aggiungere ... farò in modo di diffondere questo link sperando che arrivi agli operai Alcoa ... Grande pezzo. Thanks

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  5. Complimenti Sergio, lei ultimamente supera se stesso per la chiarezza e ricchezza di notizie. Questi articoli mi fanno riflettere su come davvero una delle mosse più subdole della cosiddetta sinistra di facciata ai tempi del Biscione ruggente. Aver dato carta bianca a un informazione becera e fasulla non applicando il conflitto di interessi e non tassando le emittenti private. Oltre vent'anni di informazione pilotata,e prima non che fosse libera di certo, hanno nascosto questa e altre mille verità, facendo vivere la gente in un mondo surreale di notizie false e manipolate alla grande. Dobbiamo assolutamente divulgare queste verità in modo che arrivino a tutti gli interessati. Non solo a chi in quelle miniere ci lavora, ma a tutti coloro che in zona ci vivono. I sardi sono ancora capaci di lottare, sono forti e generosi, possono farcela se hanno gli strumenti. Di questi il più prezioso e' l'informazione. Complimenti Modigliani.

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  6. Perchè gli operai non dicono niente? semplice, perchè i loro sindacalisti prendono i soldi da Alcoa e Glencore. e chi si muove allora?

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    1. Non dicono niente perchè tutte queste cose non sono di loro conoscenza, una cosa è certa, il sindacato sa molte più cose di quelle che non dice...forse più i sindacati nazionali di quelli del territorio, senza fare distinzioni di colore..perchè sono tutti uguali.

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  7. Cavolo! La cosa più schifosa è che ci fottono e si propongono come salvatori della Patria. Uno metta "Italia" in cima alla sua bandiera e l'altro s'incazza perchè quello l'ha anticipato. Capito? Usare il nome Italia pensando di scioglierci al voto! Non funziona, stavolta non funziona.

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  8. Kleinfeld Klaus... Sarà per caso membro della supercricca mafiosa ovvero il Bilderberg? (domanda retorica)
    Ma si che è lui.....
    http://www.bilderbergmeetings.org/governance.html
    assieme a tal Mario Monti, Franco Bernabè, Romano Prodi, Renato Ruggiero e come lo furono Padoa Schioppa, Giovanni ed Umberto Agnelli et.al per citare i "nostrani"

    Una richiesta un po fuori tema. Dal Molin - Vicenza. Non mi è chiaro l'interesse strategico degli Yankee nel costruire quì la più grande piattaforma militare del continente europeo. Eppure in Italia sono ben piazzati per esempio a Ghedi ed Aviano ci nono missili a testata nucleare a Napoli c'è il comando della sesta flotta U.S. Navy non parliamo di Sigonella....
    Perchè! qualcuno mi può illuminare?

    maurizio

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    1. La logistica per i militari à importantissima.
      Per caso, la TAV, corridoio sud, passa da lì ?

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    2. Mah! Intanto grazie della risp. La TAV, Il ponte sullo stretto, mi sono chiare. Opere inutili, pagate da noi, con l'unico scopo di indebitarci per decenni e, quello che mi fà specie, con totale accondiscendenza della sinistra.....
      Sinistra? Dov'è la sinistra!
      Il Dal Molin no!!!
      E' pagato dagli Americani 200 miliardi di USD. Ma non quadra. Come logistica, c'è già ora la caserma Ederle (immensa, enorme) ci sono decine e decine di caserme dismesse. Come logistica vanno più che bene, inoltre c'è già ora la ferrovia TO-VE (anche se per i militari non è molto utile xké lenta, le ferrovie al giorno d'oggi, sono usate normalmente per le scorie nucleari) Il Dal Molin, inoltre è già ora un aeroporto! Significa che li ci vanno aerei. NO no, c'è dell'altro che non riesco a capire...
      maurizio

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  9. La storia di ALCOA è cosa nota.Per quanto attiene la faccenda sarda occorre sottolineare e far rimarcare che l'affaire vene TOTALMENTE gestito dalla sinistra italiana. Manca un solo nome:quello di chi siglò l'accordo-cappio sulla questione energetica nel 1995: LAMBERTO DINI.
    Prodi e D'Alema lo rinnovarono con gran soddisfazione dei loro sindacati e Berlusconi lo ratificò CON LA PISTOLA ALLA TEMPIA.
    Ma la cresta sul fiume di pubblico denaro lo fece l'establishment di sinistra. Che si assicurò anche un solido bacino di voti COSTITUITO DAI BABBEI CHE ORA SONO COSTRETTI AD ARRAMPICARSI SUI TRALICCI.
    Marcello Sanna

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  10. però c'è un errore madornale, non so se voluto: Alcoa non è stata mai cacciata dall'Islanda, in Islanda continua a produrre con l'impianto di Karahnjukar, impianto servito da una centrale idroelettrica ai piedi della immensa diga terminata nel 2007 .

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    1. hai ragione..che io sappia non c'è ancora dismissione li

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    2. esatto,lavoro in una azienda che produce fluoruro di allumino,proprio in questi giorni aspettiamo una nave da caricare per alcoa islanda...2500 tonnellate,idem per alcoa norvegia,alcoa australia ecc.ecc..per quanto riguarda glencor perchè alcoa non vuole trattare la vendita ma preferisce spegnere gli impianti?semplice sono concorrenti(e come se la fiat vendesse i suoi impianti a volkswagen ).in fine gli arabi,da alcuni arabi,da alcuni anni tra i nostri migliori clienti(chiedono un prodotto migliore a prezzo più alto)se fossero alcoa perchè non prendere lo stesso prodotto P.vesme o australia?

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  11. Negli anni del duo Prodi-D'Alema non c'era ministro dell'industria un certo Pierluigi Bersani, che sia l'omonimo dell'attuale segretario PD che nulla sa, nulla vede, nulla sente? Ed in quegli anni non c'erano al governo anche Di Pietro e la sinistra bertinottiana? Ah, ecco perché i sindacati nulla sanno e dicono e gli operai stanno sempre peggio. E voi pensate che con questa gente staremo meglio? E' da decine di anni che ci fregano e continuano a fregarci a furia di distribuire soldi pubblici e privilegi a destra e a manca. Sicché se non cambiamo questa classe dirigente, a tutti i livelli, non ci sarà uscita dal tunnel.

    E fa un certo effetto depressione vedere riprendere Ballarò col solito zoo di personaggi che più squallidi non si può a sprecare i soldi pubblici della Rai per parlare ore di aria fritta. Altro che informazione. I soliti luoghi comuni,i servizi emotivi,le interviste pilotate, quel po' di populismo alla Mieli, e nessun cenno sui veri problemi. Al punto che certe affermazioni di Renzi lo fanno apparire un nanogigante fra pigmei.

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    1. Sottoscrivo in pieno. Ho seguito per qualche minuto Ballarò ieri sera e l'ho trovata una trasmissione da A) archeologia dell'informazione, B) sapiente dose di narcolessia. E' proprio vero, come tu sottolinei, che Renzi sembrava perfino un'avanguardia politica (il che è tutto dire) e Paolo Mieli uno che si sta autocandidando alla carica di futuro ministro dell'informazione (notizia: sta sul tavolo di PD PDL e UDC l'idea di varare questo ministero specifico dopo le prossime elezioni, proprio come nel libro di G. Orwell). Da notare che Renzi ha detto ad un certo punto "la soluzione è che la Alcoa resitiuisca i soldi..." buttata lì en passant, il bello è che nessun telespettatore è in grado di comprendere "quali soldi" (perchè non glie lo hanno spiegato) "quanti soldi" (non glie lo hanno specificato) ma, ciò che più conta, i nomi dei politici che, a suo tempo, hanno firmato gli accordi di politica industriale con la Alcoa a nome del governo. C'è un file di wikileaks (wikileaks è pieno di centinaia di migliaia di files "apparentemente" inutili che sono divertenti perchè danno il succo reale di alcuni avvenimenti)in cui c'è una conversazione tra il comandante generale della Nato in Europa (l'attuale ministro della Difesa Di Paola) e il responsabile della difesa in Turchia, proprio sull'Alcoa. Scambiano battute gossip irrilevanti su Berlusconi poi c'è un breve scambio della serie "veniamo ai nostri affari" relativo al fatto che in Italia potrebbero esserci delle contestazioni (era la vigilia dell'annuncio della guerra di Lybia) e i due si tranquillizzano a vicenda "non c'è problema, Frattini è un maestro di sci, basta metterlo sulla pista giusta e lui va". Tutto qui. E' una battuta banale, che non vale nulla, ma che a mio avviso è indicativa di come vanno le cose, di come le organizzano, ma soprattutto spiega uno dei più grandi misteri in assoluto (mai risolto) nella Storia della Repubblica Italiana negli ultimi 20 anni: il successo degli imbecilli e la promozione sociale degli stupidi incompetenti seriali. Servivano, servono. Serviranno anche in futuro, se non faremo in modo di interrompere questo trend.

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  12. Ho scoperto questo blog per caso e grazie ad un amico (che non finirò mai di ringraziare. Mi piace perchè, seppur "difficilmente controllabile" nelle sue affermazioni, offre la possibilità di ragionare sulle cose in modo differente da quello che ci stanno imponendo e ci hanno imposto. Complimenti per la chiarezza e ricchezza di notizie. Mi chiedo come possiamo/dobbiamo divulgare queste "alterinfo" in modo che arrivino a tutti gli interessati.
    Non solo a chi vive le varie situazioni (miniere/fabbriche ecc...) ma anche a tutti gli altri in modo che un moto di consapevolezza, subito dopo il giusto vomito, possa portare questo paese ad essere orgoglioso di se stesso.
    Sono d'accordo che lo strumento principe, il più prezioso, e' l'informazione. Allora come posso, io nel mio piccolo, fare informazione e non rimanere "relegato" in questo blog?

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  13. E al mio via, scateniamo l'inferno... MDM Il gladiatore.

    Non ce la faranno ad attuare i loro piani criminali, finchè ognuno di noi darà voce e visibilità a tutte le denunce di Sergio. Il TAM-TAM della rete raggiungerà ogni angolo della Sardegna.

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  14. "...a condizione di “garantire l’occupazione permanente e il prosieguo dell’attività produttiva nel territorio sardo”.
    Ma quanto ci costa la pace sociale. Anzi e' diventata pure business.
    Un grande affare per gente senza scrupoli e politici in cerca di voti.
    Garanzie a ceti forti, a settori sociali organizzati e conviventi per garantire la continuazione del sistema. Non e' ne l'oro ne il petrolio il motore. E' la distribuzione del reddito. L'oro bianco, quello delle facili tasse. Quello che espropria apparentemente tutti per un cosiddetto servizio sociale, arricchisce qualcuno e impoverisce tanti.
    Avrai in cambio esattamente il rapporto di forza che hai. Ma non basta. Vivendo nel mito della piena occupazione e della proprietà' del lavoro, magari a vita come in questo paese, si accetta come bene una correzione del mercato, naturalmente fatta a fin di bene. Peccato che come prezzo abbia la corruzione. La piu' grande, mentale, e' che lo stato, cioe' loro, siano gli erogatori del bene pubblico. Il solo pensare a un reddito garantito e a una vera liberalizzazione delle pastoie del lavoro e' una cosa da tacere. Patria e' quel giorno all'anno dove suonano pifferi e tamburi, sventolano bandiere nel vento. Pensare allo stato come struttura ordinata e giusta della solidarieta' di un popolo stupidaggini. Pensare con orgoglio di essere italiano perche' mai i miei connazionali mi lasceranno col sedere per terra, blasfemo. Meglio gli erogatori, la pace sociale, il posto sicuro, le giuste conoscenze. Fatti furbo.

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  15. Vedendo che ancora qualcuno non capisce perchè i lavoratori Alcoa non siano stati informati, e non sappiamo la realtà dei fatti, come perfettamente questo post spiega, viene normale il paragone con molte altre realtà, del passato (chiesa, governi vari, ecc...) e del presente, su come tenere nell'ignoranza la gente, frutti, e molto.
    A mio parere agli operai Alcoa, ma anche ILVA, e altri che i giornali non si degnano neppure di menzionare, sanno solo quanto gli spetta: devono solo sapere che se non faranno sacrifici (tasse, meno lavoro, qualche esubero) dovranno essere tutti licenziati, facendo passare le organizzazioni "criminali" che li affamano, come loro benefattori. Sanno solo che devono pagare nuove tasse per permettere a Alcoa, ILVA, ecc.. di ricevere soldi dallo stato per pagargli lo stipendio.
    Chi ritiene che la cosa non sia perversa, dica pure il perchè!

    Un'ultima cosa. Vedendo i riferimenti a WikiLeaks, voglio dire la mia in proposito, facendo una domanda:
    Perche secondo voi, tutti i sistemi governativi di controllo, di tutto il mondo, a parte pochi che già da soli avevano aperto gli occhi, sono d'accordo nel voler eliminare chi (WikiLeaks) mette a disposizione del popolino, informazioni vere? La democrazia, di cui tanto i nostri governi si vantano, non dovrebbe garantire anche la libera informazione?

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    1. L'informazione -per loro- è garantita soltanto se passa attraverso i canali che dicono loro. L'ex presidente Usa Jimmy Carter (un democratico onesto moderato, persona equilibrata, certo non Che Guevara) tre giorni fa intervenendo alla convention democratica ha detto: "In Usa sono state sospese le garanzie costituzionali di base della democrazia. Attualmente i primi 10 articoli della nostra grande Costituzione sono stati aboliti e non valgono più, nel nome della sicurezza. E' ignobile e il Presidente dovrebbe fare qualcosa. L'unica sicurezza che noi autentici democratici vogliamo è la sicurezza matematica di sapere che siamo governati da gente per bene. Grazie al nostro indòmito spirito, la nostra ansia di libertà e il nostro dinamismo, tutto il resto viene da sè. Dateci un management onesto e datelo a tutta l'Europa e la cosiddetta crisi economica evaporerà come un palloncino di bubble gum". Un discorso fatto di Buon Senso. Diventa rivoluzionario, oggi.

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    2. Puoi darmi cortesemente un link di news dove posso leggere le parole di Carter? Non ne trovo traccia sul web, ti dirò.

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    3. sta su tutte le televisioni e i quotidiani del mondo, non so proprio che cos'altro aggiungere....

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    4. Puoi aggiungere i link.
      Io ho digitato Carter Constitution e altre combinazioni e ho trovato solo che Jimmy parla della Citizen United criticandola e lodando il sistema elettorale venezuelano. Di quello che dici tu non vedo nulla.
      Ho anche digitato Carter e bubble gum (evaporano i bubble gum?) ma non c'è niente di niente.
      Guarda che interessa anche gli altri lettori e se mi fornisci il link della fonte smetto di protestare per la vaghezza inspiegabile dei tuoi riferimenti.

      Bisogna distinguere le critiche becere dalla richiesta di maggiore precisione nelle fonti, è inutile prendersela se uno chiede un minimo di precisione.

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    5. Per Anonimo12 settembre 2012 10:48

      Incuriosito ho digitato semplicemente su bigG "Jimmy Carter dichiarazioni costituzione" e toh! già il 1° link punta alla news con la quale fremevi di trovare conferme:

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/11/11-settembre-usa-ancora-in-guerra-in-costruzione-centro-di-spionaggio-piu-grande/348607/

      E leggo: "In un editoriale sul “New York Times” dello scorso giugno, Jimmy Carter ha definito “vergognosa” la politica americana post-11 settembre. etc. etc. etc.

      Se hai altre spasmodiche brame di conferme cerca meglio o chiedi al Fatto.

      Oppure chiedi a:
      Albasso12 settembre 2012 15:21
      Anonimo12 settembre 2012 15:58
      Anonimo13 settembre 2012 03:32
      Dato il tono strafottente da loro usato non mancheranno di fugare tutti i tuoi dubbi con argomentazioni serie e riferimenti verificabili.

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    6. Non girare la frittata se resti senza argomenti.
      Ti invito a ragionare se ci riesci.

      In questo stesso post il 12 settembre (12 settembre) Sergio di Cori Modigliani afferma che tre giorni prima (ossia circa il 9 più o meno a seconda di come conti), "alla Convention Democratica" Jimmy Carter ha fatto delle affermazioni "sulla Costituzione Americana" in cui diceva delle cose che Sergio riporta fra virgolette, ossia intendendo che sono state dette proprio con le stesse parole (tradotte in italiano).

      Io dico che non è vero e Sergio non mi da nessun link; strano, non credi?

      A) Tu mi vieni a portare un link del Fatto in cui si riportano le frasi di Carter scritte A GIUGNO (NON IL 9 SETTEMBRE come dice Sergio) in un editoriale del New York Times e NON alla Convention Democratica.

      B) L'editoriale di Carter a cui fa riferimento il tuo link del Fatto Quotidiano è questo

      http://www.nytimes.com/2012/06/25/opinion/americas-shameful-human-rights-record.html

      Le frasi riportate fra virgolette da Sergio, tipo quella assurda sul bubble gum, non esistono. Ma non solo.

      C) Carter NON NOMINA MINIMAMENTE LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI COME AFFERMA "ERRONEAMENTE" SERGIO. Dice che vengono violati almeno 10 dei 30 articoli ma della DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO, NON della Costituzione Americana, capisci o no la differenza?

      B) Un giornalista che tiene un blog ha l'obbligo di fornire i riscontri delle sue informazioni e io ho il diritto di chiederle; se vedo che non viene fatto, se vedo che si viene a raccontare che Morales ha legalizzato la cocaina (falso), che la Kirchner il 3 agosto stava a Manhattan (falso), che la Coca Cola è espulsa dalla Bolivia (falso), che vengono riportate fra virgolette delle frasi mai pronunciate dal leader di Syriza in un colloquio con Draghi

      http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/05/il-potere-e-andato-nel-pallone-paul.html

      protesto perché è un comportamento poco serio che inficia totalmente la credibilità di questo blog. Punto.

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    7. Verdadero, evidentemente ti avevo giudicato male e verificato peggio. Non ho alcun problema a riconoscerlo.

      E' da poco che seguo questo Blog nel quale trovato un paio di articoli (questo compreso) molto interessanti e condivisibili.
      Pertanto, a caldo, visti gli argomenti scomodi trattati ho ritenuto le tue richieste frutto della nota tecnica usata dai soliti per delegittimarne i contenuti (che peraltro condivido comunque nella sostanza). Frescacce sulle marmotte comprese.

      Ciò nonostante, visto e considerato che le tue perplessità mi paiono più che motivate, al momento le mie conclusioni sono le seguenti:

      "Io dico che non è vero e Sergio non mi da nessun link; strano, non credi? "
      Concordo. Incomprensibile, tanto più che ha sostenuto che di link sul discorso di Carter alla convention ne è piena la rete.
      Mi era del tutto sfuggita anche l'incongruenza sulle date e la "location". Errore mio.

      "Le frasi riportate fra virgolette da Sergio, tipo quella assurda sul bubble gum, non esistono."
      Difatti ho cercato e non ho trovato nulla che nemmeno gli si avvicini. Mistero.

      "C) Carter NON NOMINA MINIMAMENTE LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI COME AFFERMA "ERRONEAMENTE" SERGIO. Dice che vengono violati almeno 10 dei 30 articoli ma della DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO, NON della Costituzione Americana, capisci o no la differenza?"

      Nella fretta non avevo notato lo svarione di Modigliani nel confondere "Costituzione degli Stati Uniti d'America" con la "Dichiarazione universale dei diritti umani".
      Che dire? Stanti così le cose è un errore a dir poco imbarazzante.

      Circa il tuo punto B)
      Concordo pienamente sull'obbligo di fornire riscontri o quanto meno di fare chiarezza con serietà e disponibilità se si vuole acquisire autorevolezza e non passare per superficiali (e pericolosi) pasticcioni. Di affermazioni un tanto al kilo ne è pieno il web.

      "protesto perché è un comportamento poco serio che inficia totalmente la credibilità di questo blog. Punto."

      Capisco e fai bene.
      Circa le altre affermazioni di Modigliani da te riportate al punto B) non ho voluto perderci altro tempo in quanto, a questo punto, mi basta la questione Carter.

      Le mie conclusioni.
      Pensavo fosse un blog di spessore da frequentare attivamente e con una certa assiduità.
      Inoltre il fatto che fosse frequentato anche da Lameduck mi pareva un gran buon segno.

      A questo punto la parola passa al titolare del blog.
      Mi auguro faccia chiarezza quanto prima e corregga quanto c'è da correggere, soprattutto nel suo interesse.
      Un eventuale suo silenzio, o peggio, una risposta laconica ed evasiva come quella data sui link alle fonti su Carter equivarranno, per me, ad imperdonabile colpevole reticenza.

      Vorrà dire che ciascuno ne trarrà le conclusioni che riterrà più opportune.
      E' la libertà della rete bellezze (fin che dura).

      Ciao.

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    8. Visto che Logicus chiede che "la parola passi al titolare del blog", il titolare risponde: "Logicus, se non ti piace, non leggere il blog". E' semplice, è elementare. E' anche gratis.

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    9. Peccato, delle tante possibili, con questa replica Lei ha dato la peggiore risposta che si potesse dare.
      Suona proprio come la fatidica formula volgarmente padronale del "...se non ti sta bene quella è la porta". E lei sarebbe quello che si è appena "battuto il petto" per gli operai ALCOA?
      A questo punto, vista la rozzezza della reazione, mi risulta impossibile credere alla sincerità dei suoi intenti. Meglio così. Tenuto conto dell'affidabilità dei suoi articoli e l'incredibile arroganza dimostrata in un'occasione che Lei poteva sfruttare a suo vantaggio per accrescere in credibilità, sarà tutto tempo risparmiato.
      E' semplice, è elementare, è il minimo dovuto a se stessi.

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    10. scusate se mi intrometto ma così facendo non si distingue dai suoi colleghi come travaglio o crozza, semplici comici che decontestualizzano i fatti e lavorano di taglia-cuci-un pò inventa che ormai ha scartavetrato il cazzo fino al condotto urinale.
      deontologia innanzi tutto, quella seria senza compromessi. altrimenti il rischio di passare per clown è elevatissimo, vedi caso solange.

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    11. Signor Di Cori Modigliani Lei è semplicemente un bugiardo e un millantatore. Se vuole avere un minimo di credibilità si scusi per gli errori e comunque non abbia questo atteggiamento da bullo.

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    12. Concordo con Modigliani, se qualcuno ritiene le cose scritte FALSE, ha solo da non frequentare questo blog.
      Tali persone saranno sicuramente entusiaste a seguire tutte le VERITA' scritte su: "Corriere della Sera", "Repubblica" e dette da Tg1, Tg2 Tg3 TG4 TG5 ecc ecc.

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    13. In aggiunta invito i soliti "anonimi" che criticano e sputano sentenze di rendersi "visibili"
      garzie

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    14. Sembrava un blog interessante, evidentemente no, ennesimo pazzo visionario che vede complotti, e alieni dietro ogni angolo, ATTENZIONE, mentre spegnevano le celle all'alcoa di portovesme si sono viste scie chimiche e due oggetti non identificati che lasciavano la zona industriale ad altissima velocità, che fossero i dirigenti Alcoa in fuga con il malloppo?

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  16. Ma non vi viene il sospetto che questo voler esasperare i cittadini non sia pilotato? Siamo in una fase di stallo ed allora perché non dare un colpetto per farci precipitare del tutto? Forse pochi sanno che fra i Trattati europei, accettati e approvati dal governo italiano senza un dibattito pubblico né con un referendum popolare (strana concezione della democrazia, vero?)ce ne è uno che permette alle forze di polizia europee di intervenire in ogni paese dell'UE quando ci sono problemi di ordine pubblico, sommosse, pericoli per la tenuta della democrazia La loro,è ovvio). Spingere i lavoratori alle proteste anche violente è una vecchia tecnica e così il gioco è fatto. Sarà sempre l'Europa a chiedere i sacrifici, la repressione, cosi come stanno facendo con l'economia. E i nostri avranno sempre le mani pulite, come dopo piazza Fontana, Genova, Palermo (Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, ed oggi Ingroia e De Matteo.)

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  17. Grazie mille per il bellissimo articolo!!!

    Diffondiamo la notizia il più possibile in modo che il popolo italiano in particolare quello sardo sappia la verità....

    DIFFONDIAMO LA NOTIZIA!!!

    marco

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  18. No no Sergio non alle Barbados!!
    Al Lido di Venezia c'è una enorme buca scavata per le fondamenta del nuovo palazzo del cinema che mai si farà, è costata 40 milioni di nostri euro, prima di chiuderla ce li buttiamo tutti dentro...ce ne stanno molti..così risparmiamo sul materiale per l'imbonimento!
    Ancora grazie, Diffondiamo la notizia!

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  19. Ottimo articolo, signor Modigliani! Grazie per il lavoro che sta facendo. Immagino che un giorno dara’ i suoi frutti, ma quando? Purtroppo e’ ancora poca la gente che si informa (in Italia Internet e’ caro, ma anche qui in Inghilterra, che caro non e’, la gente lo usa per cazzate), e ancora meno e’ la gente che poi ci fa qualcosa con quest’informazione. Dopo aver letto un articolo come questo (e mi creda, ce n’e’ in giro, forse non in italiano, ma io leggo in inglese, spagnolo e francese), il mattino dopo tutti in riga al lavoro (ci ho famiglia!), a pagare tutte le tasse che ci impongono, ad abbassare la testa perche’…forse e’ piu’ facile, piu’ comodo, o cosi’ sembra, e invece si paga con la vita! Perche’ la vita non e’ vegetare, e’ vivere. E per vivere ci vuole molto coraggio e intelligenza, quella che si esprime attraverso un progetto politico coerente e non attraverso l’esasperazione. Per fare un esempio: l’anno scorso qui ci sono state sommosse civili; il risultato? Controlli piu’ stretti e posti di blocco (a cui in Italia si e’ abituati, ma qui non si vedevano prima). Prima delle Olimpiadi il movimento ‘occupy wall street’ ha minacciato di protestare. Risultato? L’esercito ad occuparsi dell’ordine pubblico. Con questa scusa: avrebbe dovuto occuparsene la G4S, una compagnia ‘professionale’ (sono gli stessi che si occupano della sicurezza nei territori occupati palestinesi, ovvero mercenari); guarda caso, giusto 2 settimane prima del’evento, si ritrovano con poco organico (uno scandalo, tutti i giornali ne hanno parlato) cosi’ interviene l’esercito. Non mi meraviglia, funziona cosi’! Quello che mi meraviglia e’ che la gente se l’e’ bevuta. ‘Non c’e’peggior sordo di chi non vuol sentire’, e la maggior parte siamo sordi!
    Alessandra

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  20. Notizia ultim'ora che ha del clamoroso: la Kitegen Research di Torino,ha messo sul tavolo la sua proposta per rilevare Alcoa.

    Dal Sole24Ore di oggi:

    Nella sua lettera il presidente Massimo Ippolito premette che Alcoa è senz'altro l'azienda che consuma più energia elettrica in Italia per produrre il fabbisogno primario italiano di 150mila tonnellate di alluminio. Richiede infatti, secondo la valutazione di Ippolito, 2.300 GWh. Questo significa che «i 15 anni passati di energia sovvenzionata sono costati alla collettività oltre un miliardo di euro», spiega la lettera. (...) La società di Chieri ha una tecnologia che prevede la realizzazione di fattorie del vento troposferico ad altissima densità energetica territoriale che permettono da un qualsiasi territorio sardo di circa un chilometro quadrato di estrarre i 300MW necessari allo stabilimento Alcoa, con disponibilità di oltre 5mila ore. «La spesa corrente energetica di Alcoa calcolata a 30 euro a MWh sarebbe già sufficiente a ripagare l'investimento sui generatori in circa 2 anni.

    Kitegen propone di acquisire Alcoa conservando tutti i posti di lavoro, convertendo in parte le previste sovvenzioni in capitale d'avviamento. Qui l'annuncio sul blog di Kitegen, qui la lettera al Ministero in formato pdf.

    Kitegen è la prima azienda italiana di energia rinnovabile ad interessarsi di Alcoa.
    Entra così una nuova variabile nel gioco.
    L'alluminio costa perchè costa l'energia.
    L'energia costa perchè la otteniamo dal petrolio.

    Stiamo a vedere...

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    1. Mi rendo conto che il commento che ho scritto non è chiaro.

      La Kitegen ha messo a punto un rivoluzionario sistema di produrre energia dal vento che promette di essere molto più efficiente delle pale eoliche ed avere un costo di generazione più basso di quello del petrolio.

      Se è vero, inoltre, potrebbe produrre l'energia necessaria a fianco dello stabilimento riducendo le perdite della rete elettrica (che raggiungono il 30%).

      Questa proposta potrebbe risultare un duro colpo sia alla lobby ENEL che all'ALCOA.

      Mi sa che è possibile che qualcuno lascerà un cacciavite nel motore dell'aviogetto del sig. Ippolito.

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  21. Sono convinto che ci sono persone con idee e progetti che vanno nella direzione giusta, quella della gente perbene che vuole solo riuscire dignitosamente ad afforntare la quotidinità. Il problema è che ci sono quattrogatti influentissimi e plenipotenziari che vanno nella direzione opposta. Speriamo che chi ci governa si metta una mano sul cuore e non si limiti a frasi ad effetto (?)come "la ripresa è dentro di noi". Una frase quasi a me incomprensibile. Certe volte ho l'impressione che guardano noi ma parlano ad altri.

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  22. Tutte le informazioni che lei fornisce sono complete ed esaustive, mi chiedo però quali siano le fonti, senza le quali c'è il pericolo che rimangano belle parole indistinte dalla cattiva informazione.
    Vincenzo

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  23. Il suo articolo è interessante ma non mi pare centri la questione.
    Innanzitutto Alcoa è AMERICANA, Glencore è SVIZZERA. Citicorp è una BANCA AMERICANA, che possiede quote azionarie di entrambe, come si può dire che SONO LA STESSA AZIENDA? MI SEMBRA UN'ASSURDITA'.
    Saranno pure criminali, ma la chiusura degli impianti in Sardegna non ha nulla a che fare con questo. LO STATO ITALIANO SENZA SOLDI NON PAGA PIù COME PROMESSO (e forse anche per altri motivi) per coprire gli alti costi energetici andava tutto bene. Questa è la triste e tanto semplice verità. Non illudiamo i poveri minatori con scenari da thriller fantapolitico.
    E criminali sono pure i nostri Governi che mai hanno fatto in Italia una politica industriale degna di questo nome. E Alcoa ne è la ennesima e triste dimostrazione. Con al posto delle vittime i soliti poveri cristi.

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  24. ...e poi c'erano le marmotte che incartavano la cioccolata in fogli di alluminio, estratto dalle miniere (mi-nie-re?!?) di alluminio australiane.
    Se non ci credete potete trovare tutto qui: http://news.ninemsn.com.au (per quelli fissati con la verifica delle notizie).

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    1. Perché voi non sapete che la CIA ha dei corpi speciali di marmotte incartatrici, l' Impero è diabbolico. Lo dice anche Jimmy Carter alla Convention del Partito Democratico di Paperopoli. Potete trovare tutto qui:

      https://www.google.it/

      Oh...Morales ha liberalizzato la cocaina...annamo a fa' 'n giro fratè? Dice che la mettono a poco...

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    2. anonimo... ma proprio un pò di coraggio non ce l'hai? non riesci a darti un nome e cognome? Di cosa hai paura?
      Chi ti paga?

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  25. L'articolo è un coacervo di notizie; alcune false, altre corrette, altre ancora errate, altre ancora inverificabili. Il punto è che il mix produce uno scritto solo apparentemente attendibile ma nella realtà farlocco come uno zircone.

    Resta solo da capire cosa intenda l'autore per "fondo creativo"...

    Mah...

    La vicenda dell'Alcoa è banalmente, amaramente e dolorosamente più semplice.
    Un "semplice" caso, come tanti oramai, di insipienza ed incapacità politica a livello regionale e nazionale. E' da 50 anni che le politiche industriali del nostro Paese non vengono fatte su una visione a medio e lungo termine, ma scadenzate alla prima tornata elettorale utile.

    E lasciate in pace le marmotte che stanno per andare in letargo!

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    1. considerazioni semplicistiche.
      Modigliani credo lo faccia apposta di mettere in ogni articolo un piccolo errore per vedere chi riesce a comprendere che ciò che conta è il concetto.
      In questo articolo è evidente esser tutto vero dai riferimenti ai fatti storici. Non si posson negare citicorp e i propri dirigenti con le loro peripezie criminali.
      Non credo cosa si voglia di più. Ancora più assurdo negare la deindustrializzazione attuata da Mario Monti in modo sistematico e rapidissimo.
      Solo il PD finge e chi lo sostiene è un criminale parimenti a quelli post bellici. Non si svend eil sangue del proprio popolo per le poltrone (che mai verranno).
      Marco G.75

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    2. Anonimi!!! Metteteci la faccia almeno!!!

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    3. Caro mio anonimo un corno. Mi chiamo Marco Giannini e mi firmo o col nome e cognome o con quella sigla. Purtrppo non mi fa registrare ma tutti sanno chi sono,in quanto, sono consapevole di ciò che scrivo e lo divulgo ovunque, in particolare sull'unità.it (il blog della disinformazione), senza nessun timore di ritorsioni di qualsivoglia figura.
      MG75 (appunto)

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  26. politici e sindacati complici di alcoa, ma nessuno ha il coraggio di parlare

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    1. Klaus Kleinfeld ist seit Mai 2010 im Steering Committee der Bilderbergkonferenz

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  27. Si parla di Alcoa e del micidiale Floruro di sodio, un sottoprodotto dell'industria dell'alluminio anche in questo sito

    http://dioni.altervista.org/dioni_0225.html

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  28. Solo due considerazioni.

    Primo, non è vero che l'alternativa è tra Stato (virtuoso) e multinazionali (fasciste e colluse con la CIA). Fosse così, la scelta sarebbe semplice. La realtà è un pelo più complessa.

    Nei primi anni 90 l'azienda per la quale lavoro fece dei lavori per l'Alumix di Bolzano (allora dell'IRI, cioè dello stato) per oltre cento milioni, che non furono pagati.

    Diventai pazzo per cercare di recuperarli, finché i pagamenti non furono sospesi per decreto ministeriale. Non so se mi spiego: fu fatta una LEGGE per intimare all'Alumix di non pagare i suoi debiti.

    Rischiammo il fallimento, per questo, e comunque ci rovinammo di interessi passivi. Nessuno fece decreti per aiutare noi.

    Questo per dire che, quando Prodi e D'Alema vendettero l'Alumix ad Alcoa nel 1996, fecero bene, e la richiesta di conoscere chi stabilì allora il prezzo e quali parametri vennero usati e applicati mi fa vomitar dal ridere. Anche a gratis dovevano dargliela, un'azienda che faceva fallire i fornitori per mancati pagamenti!

    Secondo: ci si lamenta (giustamente) che l'Alcoa è il male assoluto, che impoverisce le regioni dove si installa, che paga poco gli operai e li fa ammalare. Benissimo, tutto vero, purtroppo.

    E allora, che cosa si propone? Di costringerli a restare in Sardegna? Non mi pare molto sensato. A calci in culo li farei andare via, altroché!

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  29. Mi piace l'ultima frase "a calci in culo". Naturalmente dopo equo risarcimento dei danni provocati

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