martedì 2 aprile 2013

La truffa del caro leader e la grande fuffa dei saccenti grilli parlanti.


di Sergio Di Cori Modigliani


E’ inutile che noi italiani ce la tiriamo tanto, con gustose striscette feisbucchiane, nel prendere in giro il caro leader nord coreano, un bambino che si mostra alle telecamere attorniato dai suoi generali mentre consulta mappe strategiche, dopo aver dichiarato –da solo- guerra agli Stati Uniti d’America. Così, tanto per gradire.
Un sano, normale professionista di mercato, un imprenditore, un agricoltore, un industriale, attivo a  Copenhagen, L’Aja, Bristol, Westfalia o Praga, quando pensa all’Italia e alla sua classe politica dirigente, nella sua mente vede la stessa scena. Sono certo che lui veda il nostro paese in mano a un gruppo di bambini irresponsabili, i quali –da soli- hanno dichiarato guerra al resto del mondo democratico, ma soprattutto ai propri cittadini. Se non altro, il caro leader nord coreano, minaccia di buttare le bombe nucleari nelle affollate spiagge hawaiane, situate molto lontano da casa. I nostri, invece, le bombe le tirano sul giardino della casa accanto: fregandosene, tanto loro hanno il bunker, ben equipaggiato, in grado di sopravvivere  alla nube  radioattiva.
C’è poco da ridere. E tanto meno da pontificare.
Non è certo un caso che, proprio qualche giorno fa, nel consueto report trimestrale sull’andamento della libertà di stampa, il nostro paese ha perso altri due posti; siamo dietro la Bulgaria adesso. Leggendo questa mattina la stampa mainstream e on line e ascoltando le televisioni, lo si capisce.
Oltre al consueto attacco nei confronti del M5s, che è diventato il responsabile di questa crisi, abbiamo inaugurato una nuova stagione lanciando l’ennesima moda mediatica: quella dei grilli parlanti  tele-scriventi. E’ una nuova razza.
La particolarità consiste nel fatto che questa nuova specie socio-genetica italiota ha prodotto degli esemplari unici, tutti uguali, nonostante le loro apparenti diversità. Sono membri riconosciuti della cupola mediatica, iscritti al club degli industriali del dissenso e la loro attività principale –in questo periodo- consiste nello spiegare per iscritto e/o in video perché come quando gli eletti del M5s stanno sbagliando, hanno sbagliato, e hanno prodotto l’attuale sfascio. Non è il caso di fare nomi, è inutile e fuorviante, altrimenti diventa gossip. A me interessa, invece, la notizia. Approfittando del fatto che i rappresentanti di M5s non compaiono nei talk show, allora ci vanno loro, auto-eletti a “esperti riconosciuti del movimento”. Ieri lo applaudivano con amore, oggi lo criticano per incompetenza con snobistica esaltazione, domani lo denunceranno, rammaricati, per aver determinato la fine di questo regime, che si trascinerà via tutto il vecchiume, compresi coloro che adottano, oggi, vecchi schemi obsoleti pretendendo di applicarli per comprendere il nuovo.
Mentre il paese, quindi, si interroga su che cosa vuole “davvero” Casaleggio e sul perché Crimi e Lombardi non hanno dato i nomi a Napolitano, il PD e il PDL proseguono –nella totale e irresponsabile mancanza di proteste da parte dei loro elettori, miopi ciechi e ottusi- nel loro disperato tentativo di occultare la verità ai cittadini, tenendosi bordone, per  impedire che il dibattito ruoti sull’unica cosa Sensata che dovrebbe interessare la popolazione intera in questo delicato momento: il preannunciato collasso dell’intero sistema bancario italiano, strozzato dalla impietosa morsa a forbice della speculazione finanziaria da una parte, e del gigantesco (quanto insostenibile) sovraprezzo della corruttela delle clientele partitiche dall’altra. Lo pagheremo noi. Ce la faranno pagare a noi.
I dati oggettivi:
10 Febbraio 2013. Alessandro Profumo, presidente di MPS: “La banca è solida. Ci sono stati dei problemi relativi alla passata gestione e siamo convinti che la magistratura farà luce su tutto. Ci sono stati comportamenti deplorevoli da parte di alcuni ex dirigenti. Ma tutto si sta chiarendo. I fondamentali sono a posto. La banca guarda con ottimismo al futuro”.
20 Febbraio 2013. Ministro dell’economia, Grilli: “Il Monte dei Paschi di Siena ha avuto un momento di grave difficoltà per i motivi noti a tutti (ndr.: quali?) e il governo si è assunto le proprie responsabilità lanciando i cosiddetti Monti-bond che risolveranno il problema della banca garantendo, tra l’altro, un notevole guadagno al Tesoro italiano, perché ce li restituiranno al 9% di interesse. Così ci guadagnano tutti e si risolvono i problemi”.
28 Febbraio 2013. Moody’s e Standard & Poor’s degradano ancora il titolo bancario senese e lo definiscono “titolo spazzatura” sostenendo che la banca è “tecnicamente” fallita perché non ha una liquidità sufficiente per poter far fronte alla propria massa debitoria. Com’è noto, quando si parla di bilanci bancari, le chiacchiere stanno a zero, tanto più lo schieramento ideologico, conta soltanto la somma di attivo e passivo e il risultato che ne deriva.
20 Marzo 2013. Ennesima dichiarazione del presidente Profumo: “Stiamo lavorando insieme alla magistratura inquirente e guardiamo con rinnovato entusiasmo e ottimismo sapendo che il peggio è passato. Il nuovo management sta rigorosamente applicando gli schemi operativi che ci stanno portando fuori dal guado. E’ solo una questione di tempo, ormai. I correntisti possono dormire sogni tranquilli: siamo solidi”.
2 Aprile 2013. La banca senese, obbligata per Legge, presenta il nuovo bilancio, di cui, in campagna elettorale, si era fatto sapere alla stampa che “forse” avrebbe chiuso con una perdita netta intorno ai 600 milioni di euro e indebitamenti per circa 8 miliardi di euro, per “colpa” dei derivati. Questa mattina, il bilancio viene diffuso ufficialmente alle 9.26. la perdita secca è di 3,17 miliardi di euro, superiore del 505% alle previsioni. Il cosiddetto buco sarebbe intorno ai 25 miliardi e non più 8, quindi superiore del 310% alle più nere previsioni; e la massa di danaro (vero) investita in derivati (virtuali) sarebbe di una entità impressionante. Talmente grande da rendere necessario un immediato intervento della BCE, pena la soluzione Cipro. Non solo. L’ufficio stampa della banca alle ore 10.30 ha emesso un comunicato surreale dichiarando che “lo scandalo sui derivati ha causato un forte danno di reputazione dell’istituto sui mercati internazionali provocando una fuga per alcuni miliardi”. Tradotto per i lettori di questo blog equivale alla seguente notizia: non ci sarà nessuna fuga di capitali da MPS: c’è già stata. La banca parla di “danno di reputazione”. Tradotto, vuol dire: hanno rubato decine di miliardi allo stato, quindi al contribuente, che sono evaporate nel nulla; i più solidi correntisti –approfittando della mancanza di notizie dato che i giornalisti erano troppo impegnati a commentare  le risposte dei parlamentari a chi chiedeva loro dove stava Kabul- hanno portato via i loro depositi ma nessuno ha dato la notizia: non ne hanno parlato, semplicemente.
Oggi, alle ore 12, il titolo perde in borsa il 10%. Dal 22 febbraio 2013, quando Grillo a San Giovanni, nel suo comizio, raccontava che le sue quattro azioni acquistate a 3 euro ciascuna, in quel momento valevano 0,24 l’una, il titolo ha perso in borsa il 40% netto. Vale adesso 0,16. E’ probabile che entro la giornata recupererà qualcosa. Secondo le stime ultime di Wall Street e di Moody’s servono subito 30 miliardi di euro, pena una successiva perdita del titolo ormai destinato alla sua scomparsa.
Per fortuna c’è Mario Monti che alla fine della settimana va a Bruxelles a risolvere il problema, sul come a noi nessuno dirà una parola. Tutte le banche perdono in borsa, ma la borsa va su. Come mai? Come è possibile? Semplice: ci pensano i saggi.
A questo servono.
La Borsa di Milano lo sa benissimo, conosce i propri polli. Applaude dunque a Napolitano.
Il loro compito consiste nel prendere tempo, a mio parere per consentire l’aggiustamento (virtuale) dei conti (reali) trovando un accordo tra i marchesi pidiellini e i baroni piddini con il messaggero Monti a Bruxelles, attaccato al telefono per sapere come chiudere l’accordo. Costo reale per il paese? Non lo sapremo mai. Ma una cosa mi appare chiara: le banche restringeranno ancora il credito alle imprese, la spesa verrà accreditata attraverso un complesso e intricato giro di fatture di scambio che finirà per aumentare il disavanzo e quindi giustificherà per forza la necessità di applicare nuove manovre restrittive del mercato. Questa sera i telegiornali ci spiegheranno che “i mercati vedono con favore la grande mossa di Napolitano che ha sparigliato i giochi”. La verità, secondo me, è esattamente l’opposto. In presenza di un nuovo gioco, è stato convocato e messo su alla buona un comitato d’affari di oligarchi in piena sintonia con Mario Draghi che guida, in questo momento, l’orchestra danzante delle mummie al gran ballo italiano.
A me non me ne importa nulla sapere se Crimi mangia le merendine Kinder oppure le spremute di arance biologiche con tanto di certificato, io voglio sapere dall’attuale governo in carica, e da Bersani e da Berlusconi, che cosa hanno da dire sulla situazione collassante delle banche italiane oggi. Questo mi interessa.
Del resto, come stanno le cose lo abbiamo capito (anche) da quello che è accaduto nella Regione Lazio nel mese di marzo. Il neo eletto presidente Nicola Zingaretti (PD), che aveva fatto con abilità una campagna elettorale contro il suo concorrente Francesco Storace (PDL), facendo capire che il “modello Sicilia” poteva e doveva diventare una piattaforma di riferimento nazionale per far coagulare le forze autenticamente democratiche e poter così battere la destra, ha diviso con il PDL le cariche più importanti, non riconoscendo il voto elettorale (circa il 22%) del M5s che non è stato neppure invitato alla discussione. Le giuste proteste del candidato M5s battuto (Barillari) sono rimaste inascoltate e inevase.
E’ chiaro, adesso, perché queste persone non sono affidabili?
Qui finisce il post.
Niente di nuovo sotto il sole.

Buona settimana a tutti.


P.S.: Notoriamente lo Stato non paga i propri debiti ai fornitori e alle aziende. Dicono che non hanno soldi. Però, proprio questa mattina, è stata depositata alla ragioneria della camera e del senato la delibera di pagamento “immediato” (massimo a 20 giorni) per la cifra di 254.000 euro a Gianfranco Fini, di 217.500 a Massimo D’Alema e 157.800 a Beppe Pisanu. Sono tre ex parlamentari non rieletti. Questa cifra è stata definita “indennizzo integrativo per il rientro attivo nelle attività sociali individuali”.
No comment.