di Sergio Di Cori Modigliani
La guerra in Lybia si è insabbiata.
E’ davvero il caso di dirlo, perché è ciò che sta avvenendo tecnicamente –nel senso letterale del termine, data la vastità del deserto sub sahariano- e metaforicamente, visto che non vi è alcuna probabilità di risoluzione immediata del conflitto. Soprattutto per il fatto che, in Italia, ad esempio, nessuna personalità politica né al governo né all’opposizione ci spiega come sono andate e stanno andando le cose.
La guerra in Lybia è una guerra surreale, che ha davvero del grottesco.
E 48 ore fa sono avvenuti tre episodi che aggiungono sconcerto davanti a scelte politiche che aumentano le preoccupazioni degli esseri umani pensanti in occidente.
1). Luned’ 13 giugno, Barack Obama si presenta al Congresso Usa per una riunione di routine: chiedere fondi per seguitare a finanziare l’offensiva militare in Lybia. Il Congresso dice no. A dire no è John Boehner, responsabile del partito repubblicano e capo dell’ala militarista e oltranzista e guerrafondaia americana più retriva. Attualmente portavoce del Partito Repubblicano alla Camera dei Rappresentanti. Uno che, se potesse, dichiarerebbe guerra a chiunque ogni giorno.
“Non abbiamo soldi, questa è la verità: siamo travolti dalla crisi economica. La recessione non è passata, anzi. La disoccupazione aumenta” dichiara.
Viene acclamato e applaudito dai pacifisti di sinistra.
Un fascista militarista, il falco della politica americana diventa l’eroe dei pacifisti di sinistra. Obama e Pelosi, le due colombe democratiche di sinistra, diventano gli eroi dei guerrafondai di destra.
Questo, in America.
A Obama il congresso dà dieci giorni di tempo: o si ritira o parla alla nazione annunciando l’inizio di una “vera guerra” con massiccio invio di truppe nel deserto, costi folli, senza nessuna garanzia di ritorno immediato.
2). Marted’ 13 giugno 2011. In Italia, la Lega si lecca le ferite. Fa il punto della situazione, cerca di inventarsi qualcosa di innovativo. E così l’ala più estrema della Lega Nord, quella razzista, xenofoba, militarista, quella che vuole auschwitzare i rom, uccidere i mussulmani, e definisce con disprezzo “terroni” tutti i connazionali nati da Firenze in giù, scopre all’improvviso velleità d’amore universale; spedisce Borghezio da Bossi a dire “vogliamo la pace: è un bene per l’Italia”.
Applausi a cielo aperto da parte dei pacifisti, da parte di rifondazione comunista, da parte dei comunisti d’Italia, da parte dei centri sociali. Maroni approfitta e dichiara pubblicamente “adesso che l’America ha dieci giorni di tempo per decidere se si ritira o meno, chi pagherà questa guerra? Domenica a Pontida faremo sentire le ragioni dei pacifisti”.
3). In Gran Bretagna, il paese più deciso a entrare subito in guerra contro Gheddafi, l’ammiraglio Sir Mark Stanhope, capo della Marina di Sua Maestà britannica, avverte in data 13 giugno che l’Inghilterra ha solo altri tre mesi di autonomia operativa e intende ritirarsi quanto prima. E’ appoggiato dai laburisti che fanno opposizione al governo e che dieci mesi fa avevano protestato contro la sua nomina definita “una rovina perché porta un guerrafondaio al comando della nostra marina militare”. Il primo ministro Cameron, moderato di destra, conservatore, da sempre pacifista convinto, viene additato come un maledetto guerrafondaio. Le organizzazioni pacifiste più estremiste e l’intera ala radicale della sinistra inglese esalta e applaude la posizione del falco militarista guerrafondaio Stanhope.
Questa è la realtà dei fatti.
Intanto lì si combatte. La gente muore, ma –notizia da fonte verificata e accreditata dalle dodici televisioni più attendibili, lì presenti, dalla ABC alla BBC da NBC a CNN, dalla Deutsche 1 a TeleMadrid- ci viene spiegato che non abbiamo ottenuto alcun progresso militare negli ultimi sessantadue giorni. Tutto ciò che è stato fatto finora è inutile.Costo per l’Italia al 15 giugno 2011: 4.234.900.000 euro (4 miliardi duecento). Nel frattempo nessuno dice nulla e si prosegue.
La verità è che questa è una guerra mediatica.
La verità è molto semplice: in conseguenza delle rivolte nel mahgreb nordafricano, presentate a noi gonzi innocenti (che abbiamo visto il tutto solo in tivvù al calduccio a casa) come una grande rivoluzione democratica di ribelli che leggevano Kant e Voltaire, è cambiato l’assetto del mediterraneo. Nessuno sa chi siano i ribelli e l’occidente ha avuto timore che Al Qaeda si impossessasse del petrolio libico ma soprattutto delle sette falde acquifere sotterranee più vaste del continente africano presenti proprio in quella zona. La guerra è nata per il controllo dell’acqua, e poi anche per il petrolio.
Per il momento a noi italiani ci costa 107 milioni di euro al giorno.
I guerrafondai di estrema destra vogliono la pace, appoggiati da pacifisti della sinistra.
Le colombe moderate della sinistra vogliono seguitare a portare avanti la guerra, appoggiati dai guerrafondai dell’estrema destra.
Che ci piaccia o meno, la situazione è questa.
E’ la surrealtà che sta prendendo sempre più piede nel mondo.
Per cambiare qualcosa dovremo ritornare quanto prima possibile alla realtà.
La surrealtà va bene soltanto nel campo dell'Arte.
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