Chi mi conosce, ed è al corrente della mia attività artistico-professionale, è quindi informato del fatto che nella mia personale pratica dell'attività pittorica, le gambe delle donne rappresentano per me un penchant costante. Sono trent'anni che fotografo e dipingo gambe femminili, in pose erotiche, con il dichiarato fine di offrire un discorso sul cromatismo, sulla forma, che ruota intorno a una figura centrale rappresentata da un bel paio di gambe femminili, per lo più inguantate da calze di nylon sorrette da un reggicalze, offrendo una immagine che simbolizza il simbolo-feticcio di un'idea erotica del femminino. La mia. Il mio gusto personale.
Mi sono sempre piaciute le gambe delle donne e mi sono sempre divertito a fotografarle, dipingerle, disegnarle, immaginarle. Fa parte del mio immaginario e sono riuscito nei decenni a costruirci sopra una lucrosa professione, perchè faccio mostre in giro per il mondo e vendo i miei prodotti.
Le mie immagini non sono una metafora, sono iper-realiste.
Non intendono attirare un potenziale acquirente per poi vendere qualcosa di diverso o d'altro.
A qualcuno piacciono, ad altri dispiacciono.
Offrono se stesse come intervento pittorico nella realtà, senza ambiguità, nè doppi fini.
Non pubblicizzano alcun prodotto se non se stesse.
Tradotto -in termini di comunicazione- non sono quindi delle "gambe utili" perchè parlano soltanto di se stesse. E' il significato dell'Arte che la differenzia dalla pubblicità: l'Arte è auto-referenziale (la Venere di Botticelli parla dell'Eterno Femminino della Nudità e della Bellezza; la Gioconda di Leonardo da Vinci parla dell'ambiguità profonda ricca e multiforme che si nasconde dietro un sorriso apparentemente vago di una donna; ecc, ecc.).
La pubblicità, invece, è l'Anti-arte per eccellenza: offre un'immagine per catturare l'attenzione e quindi parlare d'altro: per la pubblicità, "le gambe delle donne" sono un mezzo per vendere un prodotto; per l'Arte "le gambe delle donne" sono un mezzo per parlare della gambe delle donne.
Io parlo delle gambe delle donne e basta.
Tutto ciò era un premessa.
E adesso veniamo al punto.
Ribadisco la mia personale posizione sul manifesto del PD: è sessista, è vecchio, è perdente, è berlusconiano. Perchè ha un sapore pubblicitario, perchè mostra gambe di donna ma si riferisce a qualcos'altro, perchè avrebbe potuto -se avessero voluto- magari mostrare una bellissima donna, magari in bikini, con la sua faccia in mostra e visibile, la quale, da sola, al comando di una barca a vela, sta tentando di sitemare il timone perchè il vento sta cambiando. In quel cas lì, l'effetto avrebbe corrisposto a una realtà sottostante.
Invece mostra una donna passiva, senza la faccia, quindi una non-Persona. Gambe come merce e basta.
Perchè sono soltanto un richiamo per vendere.
Sono costretto a ritornare su questo tema perchè è iniziata la consueta sarrabanda di sciocchezze ideologiche (il che conferma quanto il PD sia arretrato nella comunicazione; spinge a dibattiti che in altre nazioni più evolute si facevano nel 1980 e si sono esauriti venti anni fa) e stanno fioccando bloggers e opinionisti di sinistra che attaccano i neo-vittoriani integralisti (io sarei uno di loro).
Non vale la pena partecipare a un dibattito inutile per l'Italia di oggi.
Bisogna svegliarsi e comprendere che le merci sono merci. Sia a destra che a sinistra.
E il PD con il suo manifesto tenta di acquistare voti e consenso usando le gambe delle donne in modo sessista.
Il che è ignobile per chi sostiene di andare contro una idea mercificata della donna.
Le gambe delle donne sono belle e affascinanti da guardare, da toccare, da dipingere, da fotografare, da immaginare. A condizione che parlino di se stesse. Un suo uso strumentale (per parlare di qualcos'altro) le trasforma in un qualcosa che "non è più Persona" e trascende la proprietaria di quelle gambe.
Il sessismo è questo.
I veri neo-vittoriani integralisti sono i neo-arroganti di oggi che pensano di essere libertari e portatori di una battaglia di avanguardia quando, invece, ne rappresentano la retroguardia: sostengono, infatti, magari inconsciamente, "l'uso strumentale di oggetti, immagini, simboli, purchè garantiscano il raggiungimento dell'obiettivo prefissato": è la base della tecnica pubblicitaria mercificata.
E' la spina dorsale del berlusconismo.
Chi sostiene questo manifesto come espressione di libertà in Italia è un berlusconiano doc.
Anche se non lo sa.
Gli artisti, invece, lo sanno tutti.
Nessuno escluso.
Grazie per l'attenzione.
P.S. Qui di seguito ho incollato un'argomentazione (nel nome di una virtuale par-condicio) di una blogger che sostiene la liceità del manifesto in questione.
· L’innocenza delle gambe
· Si presentano tempi duri per le zampe delle sedie. È possibile che folti drappelli di neo vittoriane si dispongano a coprirle con pudiche mutandone, come forse vorrebbero fare con quella spudorata della Maya desnuda e soprattutto con le belle gambe femminile che campeggiano sul manifesto che pubblicizza la Festa dell’Unità.
Il Comitato di Se non ora quando -si c’è un comitato che sembrava tornato “in sonno” e che invece si direbbe svolga le funzioni un “Indice” con intenti censori – si è già espresso con la proverbiale indignazione che è la sua cifra: l’abbinamento tra lo slogan e l’immagine strumentale del corpo femminile ci lascia attonite. Il Comitato protesta contro l’uso del corpo femminile come veicolo di messaggi che non hanno nulla a che fare con esso e invita il Pd a ritirare la campagna anche come segno di rispetto nei confronti dei milioni di donne il cui voto è stato determinante nelle amministrative e nei referendum.
Siamo magnanimi: Se non ora quando non si era costituito quando l’Unità, proprio quella della Festa in oggetto, ha segnato il suo rilancio con un chiacchierato lato B e non si pretende censura a “posteriori”, di nome e di fatto.
Ma sono meno indulgente nei confronti dell’integralismo, che è da sempre nemico di circolazione di idee, bellezza, dialogo, dignità e indipendenza di pensiero senza pregiudizio. Certo la Festa dell’Unità le sbaglia tutte (e io personalmente lo penso di tutta la recente comunicazione del PD). Troppo commerciale o troppo arcaica, insomma si sa che alla sinistra non piace come si dipinge la sinistra e se l’anno scorso lo shaker è stato oggetto di critiche derisorie quest’anno è la volta della foto di una ragazza cui il vento, quel vento delle amministrative e dei referendum, solleva un po’ la gonna scoprendo le gambe. Gambe normali di una ragazza come tante, appoggiata a un muretto di una piazza di paese mentre chiacchiera con gli amici, o mentre aspetta un tram, gambe innocenti che non invitano non ammiccano non alludono, se non a quella piccola ingenua libertà che sentono le donne quando indossano una gonna un po’ corta e leggera che si muove con l’aria fresca.
Il Comitato di Se non ora quando -si c’è un comitato che sembrava tornato “in sonno” e che invece si direbbe svolga le funzioni un “Indice” con intenti censori – si è già espresso con la proverbiale indignazione che è la sua cifra: l’abbinamento tra lo slogan e l’immagine strumentale del corpo femminile ci lascia attonite. Il Comitato protesta contro l’uso del corpo femminile come veicolo di messaggi che non hanno nulla a che fare con esso e invita il Pd a ritirare la campagna anche come segno di rispetto nei confronti dei milioni di donne il cui voto è stato determinante nelle amministrative e nei referendum.
Siamo magnanimi: Se non ora quando non si era costituito quando l’Unità, proprio quella della Festa in oggetto, ha segnato il suo rilancio con un chiacchierato lato B e non si pretende censura a “posteriori”, di nome e di fatto.
Ma sono meno indulgente nei confronti dell’integralismo, che è da sempre nemico di circolazione di idee, bellezza, dialogo, dignità e indipendenza di pensiero senza pregiudizio. Certo la Festa dell’Unità le sbaglia tutte (e io personalmente lo penso di tutta la recente comunicazione del PD). Troppo commerciale o troppo arcaica, insomma si sa che alla sinistra non piace come si dipinge la sinistra e se l’anno scorso lo shaker è stato oggetto di critiche derisorie quest’anno è la volta della foto di una ragazza cui il vento, quel vento delle amministrative e dei referendum, solleva un po’ la gonna scoprendo le gambe. Gambe normali di una ragazza come tante, appoggiata a un muretto di una piazza di paese mentre chiacchiera con gli amici, o mentre aspetta un tram, gambe innocenti che non invitano non ammiccano non alludono, se non a quella piccola ingenua libertà che sentono le donne quando indossano una gonna un po’ corta e leggera che si muove con l’aria fresca.
Anna Lombroso
Grandi acrobazie per spiegare solo che le "tue" gambe vanno bene e quelle degli altri no.
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