mercoledì 31 agosto 2011

Nicola Saya insieme alla Cannizzaro e a Scilipoti presentano a Genova il 23 settembre il neo-nato Partito Nazista italiano

di Sergio Di Cori Modigliani



Settembre sarà senz’altro un mese molto lungo, problematico, conflittuale.
Lo scandalo Penati (a sinistra), lo scandalo Milanese (a destra) terranno occupate le segreterie politiche di PDL e PD che faranno di tutto per raggiungere un accordo comune trasversale il cui fine dichiarato consiste nel farla in barba alla Legge e ai magistrati, e le loro inutili dichiarazioni di principio –tanto per salvare la faccia davanti ai gonzi che li hanno eletti-  aggiungeranno ulteriori spezie alla già eccessivamente pepata zuppa nostrana.
Ci sarà la manovra economica che nel frattempo verrà riformulata chissà quante altre volte, con inedite mosse e contromosse probabilmente partorite in seguito a sbronze collettive, ci sarà lo sciopero generale della CGIL, lo sciopero degli statali della UIL, uno sciopero già preannunciato dai sindacati della scuola a metà settembre, un altro da parte dei ferrovieri alla fine di settembre, mentre la borsa valori vivrà i consueti dieci giorni di crollo dovuto a quello che i mascalzoni definiscono “attacco della speculazione internazionale” mentre si tratterà, invece, di oculate mosse e previdenti disinvestimenti dall’Italia -ormai identificata come una nazione a rischio eccessivo- da parte di chi ci dà bellamente per spacciati a breve termine.
Intanto c’è chi si arma.
Il popolo italiano di un pieno di pazienza e della sua consueta dose di masochismo, mentre altri inediti soggetti affileranno le armi vere.
Vediamo un po’ di chi e di che cosa si tratta.
Nel mese di luglio ho dedicato ben tre diversi post relativi all’autentico pericolo rappresentato dalla Lega Nord e dall’on. Mario Borghezio, scomparso dall’attenzione generale, in seguito ad una sua ufficiale sospensione dal partito per sessanta giorni, che, per l’appunto scadono il 20 settembre.
Nessuno decise di prenderlo sul serio, né tantomeno prendere sul serio la disgustosa kermesse di Pontida con dementi avvinazzati con l’elmo in testa, criminalmente rubricata dalla truppa mediatica di servi italioti con l’espressione “consueto folclore”.
Da allora, tre giorni dopo il massacro di Oslo, nessuno si è più occupato di lui. Eppure, nel frattempo, il nostro deputato europeo si è dato da fare eccome.
Di sicuro non è stato con le mani in mano.
Tutt’altro.
“Dal male dell’Italia nasce il bene della Padania”, ha affermato il sedicente “presidente del governo provvisorio della Padania” Mario Borghezio, ai microfoni di radio Zanzara in data 24 agosto. “Soffro in silenzio e mi sono autoesiliato a Nizza, a causa di questo iniquo provvedimento, ma sono contento di vedere che l’Italia sta precipitando perché dal suo affossamento ergerà la gloriosa bandiera della nazione padana. Bossi negli ultimi tempi si è borghezizzato e ne sono contento. Gli italiani non lo sanno ancora, i padani, invece sì.  I cittadini, padani e non padani, sanno che quello che dice Bossi è sempre vero. E Bossi ha deciso. Me l’ha detto e mi ha dato l’incarico di muovermi. Perché è arrivato il momento di dar vita al piano definitivo della Lega Nord”.
Applicando alla lettera il provvedimento di sospensione per 60 giorni, si è trasferito a Nizza così da lì può parlare –essendo al di fuori del territorio nazionale- dove ha imbastito un “ufficiale” centro di reclutamento europeo (il suo sponsor principale è la signora Le Pen a nome dell’estrema destra nazista francese) in vista del varo, in data 23 e 24 settembre, nella città di Genova, dell’uscita ufficiale del partito che “cambierà la storia dell’Italia” (secondo Borghezio, e a detta sua, anche dell’intera classe dirigente doppiogiochista della Lega Nord): il “Partito Nazionalista” che lancerà –presentandole al pubblico europeo- le “legioni per la sicurezza e la difesa della patria”.
E’ anche vero che il mondo, e l’Europa non fa eccezione, è sempre più remissiva nell’accogliere istanze deliranti di mitomani, screanzati, beceri e criminali di varia natura. Quindi, la reazione più chiara e sensata sarebbe quella di far finta di niente e lasciar perdere.
Questa era stata la mia prima reazione istintiva, basandomi sull’applicazione di un pragmatico buon senso che mi induce a risparmiare energie rinunciando ad andare appresso ai deliri di ogni deputato italiota. .
Ma nel mese di agosto sono accadute alcune  cosucce che l’intelligenza, l’esperienza, e la conoscenza dei propri polli, induce alla riflessione, che qui, diventa informazione per renderla collettiva.
Nell’indifferenza e nella distrazione generale, dovuto al caldo, all’inevitabile necessità di pensare alle vacanze meritate, e al fatto che l’economia la fa da padrone nell’assorbire l’attenzione di tutti, l’asse politico italiano si è clamorosamente piegato verso una deriva autoritaria di estrema destra recuperando toni e argomentazioni di chiara e documentabile provenienza mussoliniana e hitleriana. Il problema, che in questi giorni sta gettando ombre di nuova preoccupazione presso le menti più responsabili e mature della Repubblica Italiana, consiste nel fatto che la palude di estremismo nazi-fascista ha trovato dei megafoni inattesi, soprattutto l’Avvenire –il quotidiano organo ufficiale del Vaticano- che ha annunciato come “la Chiesa sia al centro di un violento attacco da parte della massoneria e dei radicali”, rei di star tentando chissà quale macabro complotto. In realtà, i massoni e i radicali sarebbero colpevoli di aver lanciato un forte programma politico di richieste affinchè la repubblica laica italiana avvii una revisione del concordato firmato in data 11 febbraio 1929 tra Mussolini e il Papa, pretendendo che il Vaticano paghi le tasse. Tutto qui.
Purtroppo, la sinistra cosiddetta democratica ha dato una risposta che ha gonfiato ancora di più l’ottimismo dei beceroni nostalgici. In data 22 agosto, infatti, in seguito alla forte richiesta da parte di Mario Staderini, segretario del Partito Radicale Italiano, per tassare i grandi patrimoni immobiliari e le rendite finanziarie del Vaticano, ha prodotto la seguente risposta ufficiale, a nome di Rosi Bindi, Presidente del PD. “Su questo siamo davvero tutti d’accordo, all’interno del partito, e lo dico a nome della segreteria. E’ da escludere al 100% qualunque appoggio da parte del PD a iniziative anti clericali e a richieste di tassazione sui beni della Chiesa. Siamo sempre stati fortemente contrari e seguiteremo ad esserlo”.
Ricordo ai lettori più giovani che ignorano la provenienza della Bindi, che fino a venti anni fa, l’attuale Presidente del PD era una democristiana di destra, cresciuta nel gruppo integralista della Azione Cattolica e che negli anni’80 era stata in prima fila nella lotta contro il divorzio e contro l’aborto.
Gli ha fatto da pendant, immediatamente, un nuovo fronte radicale della destra retriva –che io considero pericolosissima per via del loro vile camuffamento ipocrita e pernicioso- nascosto dietro una supposta bandiera di improvviso amore per le libertà democratiche liberali- il gruppo di FLI, che ha gettato la maschera. Per motivi (purtroppo non penso a nessun tipo di complotto, è semplice irresponsabilità mista a totale idiozia masochista) e ragioni politiche “apparentemente” incomprensibili, il gruppo futuro e libertà ha cominciato a diffondere la notizia che “l’Italia si trova al centro di un attacco sferrato dalla massoneria e dai banchieri ebrei di Wall Street che fanno capo al gruppo Bilderberg, i quali hanno deciso in una riunione in Svizzera datata 20 giugno, di distruggere l’Europa e l’economia delle nazioni europee” difffondendo un editoriale proposto da Wall Street Italia e finanziato dal gruppo mediatico Cisneros, già finanziatore di Pinochet e Videla in Sud America e grande riciclatore dei narcos colombiani.
I più giovani tra i lettori non possono né sapere né ricordare che l’intero castello delle argomentazioni di Mussolini e Hitler nel 1928 e 1932 ruotava intorno alla “immediata necessità di far fronte all’attacco plutocratico delle organizzazioni giudaico-massoniche che attraverso l’uso e l’esercizio delle banche europee intendono imposessarsi della nostra nazione” (discorso di Mussolini nel gennaio del 1929 e di Adolf Hitler nel 1932 ripresi –alla lettera- dal sito Wall Street Italia, da me già denunciato, e riproposto dal gruppo di Futuro e Libertà su facebook).
Sta nascendo in Italia un partito che gli indici di gradimento accreditano di un imprevisto largo, larghissimo consenso elettorale. Si chiama PNI: Partito Nazionalista Italiani.
Il Partito Nazionalista nasce da un accordo tra un certo Gaetano Saya “il nostro punto di riferimento è Augusto Pinochet, punto di riferimento delle democrazie sudamericane” e Domenico Scilipoti, responsabile del gruppo dei cosiddetti “responsabili”, i quali alla Camera garantiranno all’attuale maggioranza di governo i voti necessari per far passare la fiducia che inevitabilmente verrà chiesta da qui a un paio di settimane al massimo.
Gaetano Saya era presidente dell’MSI (ha ereditato il marchio da Gianfranco Fini) è sostenuto dalla massoneria deviata dell’estrema destra, tant'è vero che “ho avuto la benedizione, l’appoggio dichiarato e il sostegno attivo di Licio Gelli” ha dichiarato il 24 agosto, senza essere smentito da chicchessia. La cronaca ci ricorda che nel 2005 era stato arrestato per avere avviato il “Dipartimento di Studi Strategici dell’Antiterrrorismo” una specie di servizio segreto parallelo. Il gip aveva richiesto anche il reato di associazione a delinquere e banda armata. Per forte intercessione di Ignazio La Russa e Gianfranco Fini le accuse erano cadute e venne stabilito “il non luogo a procedere”.
Il 20 maggio del 2011 Saya ha proposto la presidenza del neo nato Partito Nazionalista a Scilipoti, il quale ha risposto che “preferisco prendere una pausa di riflessione per meditare sul da farsi in questa fase; onorato e orgoglioso che l’amico Saya abbia pensato a me”.
La presidenza, quindi, è stata risolta così: Saya al comando del Partito Nazionalista e la Presidenza dell’MSI a Maria Antonietta Cannizzaro, consorte di Saya. Tutto in famiglia.
Insieme hanno scelto come simbolo il sole nero hitleriano, il simbolo esoterico del nazismo, con il motto Nobiscum Deus, traduzione latina del nefasto celeberrimo Gott mitt uns   Hanno stilato un programma in 25 punti –fortemente approvato da Borghezio a Nizza, da dove il nostro onorevole europeo ha spiegato che “corrisponde in pieno con tutte le tematiche, progetti e programmi interni della Lega Nord” e che prevede il lancio della “Grande Italia” con un’ardita manovra economica di uscita dalla Ue sorretta dalla Lega Nord e da una parte del PDL, la “cacciata ufficiale di negri, omosessuali e comunisti, con immediata applicazione della pena di morte per usurai, profittatori e politicanti”. Un delirio, questo è chiaro.
Non appena, nel mondo politico italiano, la notizia si è propagata, tutti sono insorti trovando deplorevole tale comportamento, ma allo stesso tempo nessuno ha “osato” fare delle dichiarazioni pubbliche pretendendo l’immediato intervento del ministro degli interni e del Presidente della Repubblica. In soldoni, nessuno ha fatto nulla.
Con un’unica eccezione: Mara Carfagna.
Interpretando in maniera impeccabile la sua funzione di Ministro per le Pari Opportunità, l’on. Carfagna ha dato ordine al suo ufficio di aprire “una istruttoria ufficiale a carico di Saya, Cannizzaro e Scilipoti” facendo applicare la norma di controllo “sulle attività anti-discriminazioni che manifestano un programma e un’attività politica lesiva della dignità e della libertà dei singoli soggetti attivi italiani e aggressiva nei confronti di entità fisiche e liberi raggruppamenti di persone la cui operatività è liberamente garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana”. Ha preso il suo bell’incartamento e ha fatto ciò che doveva fare: una copia inviata al Ministero degli Interni, l’altra al comitato sui servizi segreti e l’altra a Giorgio Napolitano.
Hanno insabbiato tutto.
Non le hanno risposto.
Saya ha approfittato e ha replicato sul suo sito, con un testo ripreso da Scilipoti e letto per radio da Borghezio, da Nizza, qualche giorno fa, sostenendo che “interpreta in pieno le pulsioni e i pensieri della dirigenza leghista, soprattutto adesso che Bossi, il nostro leader, si è di nuovo risvegliato e ci sta illuminando e appoggiando”.
Ecco il testo che un deputato del parlamento della Repubblica Italiana, Domenico Scilipoti, ha sottoscritto, ed è relativo all’esercizio dell’attività da parte di una ministra regolarmente eletta nella sua carica.
““Non avendo ancora capito se questa specie di ministro si chiama ‘Mara Carfagna’ o ‘Mara Sta-fregna’, ci sembrava giusto puntualizzare che con la carta del ‘fascicolo’ aperto dal suo ufficio (probabilmente formato A4) non ci possiamo nemmeno pulire il sedere, in quanto trattasi di carta dura per lo scopo indicato. Ricordiamo che la Signora è diventata ministro della Repubblica Italiana grazie alle sue abili doti orali”.
Al di là dell’aspetto più deteriore nell’essere costretti a commentare un atto “ufficiale” relativo all’uso del linguaggio usato nel rivolgersi a un ministro in carica, in aggiunta c’è lo sconcerto e il raccapriccio nel dover informare i lettori che alla camera dei deputati la reazione è stata di ilarità collettiva e nessuno ha avuto il garbo di preoccuparsi né l’educazione o intelligenza di garantire alla ministra Carfagna, quantomeno, solidarietà, assicurandosi che la sua istruttoria vada avanti prima del 23 settembre. La stampa ha scelto di non occuparsi della vicenda. Nessuno.
Con un’unica eccezione: Il Fatto Quotidiano.
Il direttore della testata, Antonio Padellaro –tra le poche e residue menti ancora pensanti nel campo mediatico italiota- è andato a intervistare la signora Cannizzaro, in quanto presidente dell’MSI nonché associata di Scilipoti. Ecco la sua risposta a Padellaro:
““Noi diciamo basta a troie, froci e mao mao, lo troverà scritto anche sul comunicato del sito del Msi. Come? Troie non c’è? Sì, ha ragione ho scritto prostitute. Questo il comunicato: “Io sottoscritta M.A. Cannizzaro dichiaro guerra al governo Berlusconi che da anni perseguita la mia persona e tutti i componenti del mio partito, usando personaggi squallidi che lui stesso ha messo a governare: prostitute di basso livello come Mara Carfagna, finita a fare il ministro delle Pari opportunità per aver reso dei servizi di natura sessuale a Silvio Berlusconi e ad altri personaggi dell’attuale governo”.
E così, la Carfagna è rimasta sola, mentre questo trio di deliranti personaggi sta organizzando il lancio della loro organizzazione “europea” a Genova il 23 e il 24 settembre. Borghezio, in questo periodo si è auto-esiliato a Nizza dove sta montando l’appoggio del partito di Le Pen per lanciare il suo movimento.
Nessuno, in tutto il Parlamento, ha avuto il coraggio di sostenere la Carfagna, nonostante la ministra abbia –per lo meno quattro volte- allertato l’apposito ufficio del ministero degli interni a proposito dei rischi che l’ordine pubblico corre in una città come Genova il 23 e il 24 settembre, soprattutto visto il mese cui andremo incontro.
Le cosiddette donne democratiche, le associazioni femminili, le femministe, hanno scelto di tacere invece di sostenere la Carfagna, totalmente isolata e rea di aver applicato la Legge nelle sue mansioni di competenza.
E’ un segno dei tempi.
E’ il prodotto di quanto possa essere pericolosa e velenosa la faziosità quando si coniuga con l’idiozia irresponsabile.
 Chi mi conosce sa, o può immaginare leggendo i miei post, quale sia la mia attuale visione politica sia rispetto all’attuale governo sia rispetto alla mia idea delle donne.
Poiché non c’è stata nessuna associazione femminile italiana che ha avuto il garbo di ringraziare la Carfagna per aver applicato la Legge, lo faccio io.
Grazie ministra, se non altro, per aver tentato di aprire un’inchiesta senza aver trovato alcun appoggio politico in parlamento. Nessuno. Neanche uno.

Questi sono i risultati di un sistema che è collassato, e che non riconosce più la differenza tra goliardia e dibattito politico, tra folclore e atti parlamentari.
Proprio in virtù di questo considero davvero preoccupante la preannunciata manifestazione di Genova alla quale parteciperanno militanti dell’estrema destra francese, tedesca, svedese e italiana.
Vivendo, come stiamo vivendo, in un vuoto di potere,  basta poco per dei deliranti mascazloni andare ad occupare quei vuoti. Soprattutto quando si hanno ricchissimi finanziamenti, l’appoggio ufficiale di Licio Gelli e la possibilità di poter ricattare il primo ministro prendendolo per la gola: se Scilipoti decide di votare contro il governo, il governo cade.

Offro questo post come momento di riflessione.
Se lo leggono dei militanti o dei deputati o qualcuno che lavora dentro le istituzioni, ebbene: che si muova.
Si muovano soprattutto le donne italiane nel garantire alla Carfagna il massimo appoggio possibile in questa occasione, invece di passare il proprio tempo nei garantiti salotti femminili dove le privilegiate aristo-snob sciorinano melensaggini ideologizzate correndo dietro a fumose attività, e sottraendosi al proprio impegno civile, alla propria responsabilità repubblicana pur di non tirare la volata a una ministra perché non appartiene al proprio partito o al proprio schieramento politico.
L’Italia ha bisogno di efficienza, efficacia e pragmatismo. Tutto qui.
Se a proporlo è una ministra che, per un caso fortuito, è fisicamente avvenente, ben venga.
O vogliamo fare del razzismo alla rovescia riproponendo lo stereotipo vetusto tale per cui le donne o sono attraenti o sono intelligenti?
Ormai si giudica dai risultati e non dagli schieramenti.
Preferisco Mara Carfagna a Rosi Bindi.

martedì 30 agosto 2011

Bocciata in tutta Europa la manovra economica: avvia la depressione.

di Sergio Di Cori Modigliani


Le proposte avanzate dai due zombi italioti, Bossi e Berlusconi, ieri sera ad Arcore, dal punto di vista squisitamente economico sono una mazzata definitiva sul sistema Italia.
La mia opinione rispetto all’attuale proposta di manovra economica è irrilevante: vale quanto quella di voi che state leggendo.

Vediamo le reazioni di chi conta (nel senso che ha influenza reale sul mercato).

1). BCE. Ha acquistato a metà mattinata diversi miliardi di bpt italiani; aveva in previsione un forte acquisto, al pomeriggio, di bpt per sostenere il differenziale tra il tesoro italiano e quello tedesco, ma alle ore 13 è arrivato l’ordine tassativo di Bundesbank di lasciar perdere prevedendo “un chiaro peggioramento del quadro economico italiano a breve termine”.

2). Spread tra bund e bpt, ovverossia il differenziale d’interesse tra i buoni del tesoro italiano e quello tedesco: Lunedì 29 agosto era a 274. Alle ore 16 di martedì. 30 agosto è salito “inaspettatamente” a 295. Tradotto in soldoni vuol dire che il mercato delle azioni di garanzia sui debiti sovrani ha penalizzato l’Italia di ulteriori 5 miliardi di euro, il che vanifica completamente la manovra rendendola inutile. Andrebbe aumentata già domani mattina.

3). Il direttore generale di Bankitalia, l’uomo che ha “ufficialmente” il compito di tastare il polso della realtà economica della nazione ha dichiarato alle ore 10 “Questa manovra provoca stagnazione, ha un effetto regressivo sul mercato e determinerà depressione”.

4). Emma Marcegaglia, a nome di Confindustria, ha dichiarato “questa manovra frena l’economia, impedisce la crescita, aumenta la conflittualità sociale, produce stagnazione”.

5). La borsa di Milano che prevedeva un rialzo intorno al 2% è invece alle ore 16 in netto calo con una perdita dello 0,9%, tendenza al ribasso, e tutti i titoli bancari in negativo. Tra le grosse aziende l’unica che va al rialzo è Mediaset.

6). Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale. “Non penso certo che faremo nessuno sconto all’Italia, perché dovremmo? Considerando l’ambito politico nel quale gli italiani si stanno muovendo, possiamo dire che non stiamo identificando nessun elemento positivo, registriamo soltanto una enorme nebulosa di azioni e contro azioni, dichiarazioni e contro.dichiarazioni, il cui unico effetto consiste nel rischio di contagio negativo per le altre economie europee. Staremo a vedere i risultati finali quando si decideranno a spiegarci quale sia la manovra, Non ci sembra che possa avere nessun effetto positivo sulla situazione economica italiana”.

Tralasciamo le opinioni di esperti, economisti, analisti finanziari; all’unisono ci danno per spacciati.

In un paese normale, cosa che sappiamo bene non siamo, l’intera stampa quotidiana avrebbe dovuto stampare titoli a caratteri cubitali a scelta tra “Berlusconi-Bossi: catastrofe Italia”oppure  “L’incontro di Arcore: è ufficiale: via alla depressione economica”, ecc.ecc.

Non è stato così.

Mi dispiace per i lettori moderati di destra in buona fede (Libero, Il Gironale e Il Tempo) quelli di centro (Corriere della sera e La Stampa) e quelli di sinistra (La Repubblica, il Riformista, l’Unità). Mentre a destra si parla di risoluzione dei problemi, di manovra equa e ponderata e altre scempiaggini del genere, il centro si candida come ago della bilancia sostenendo di essere “fortemente critico” e la sinistra si attacca a degli appigli dichiarando frasi di una banalità demagogica allarmante “pagheranno sempre i soliti noti” oppure “neppure una parola sull’evasione fiscale”. Chiacchiere da bar.

Questa manovra non soltanto è inutile, anzi è dannosa. Peggiora la situazione da subito.

Il segnale politico che vien dato al resto d’Europa è che l’Italia si avvia al proprio collasso senza che nessun soggetto politico spieghi CON CHIAREZZA come e perché una nazione ricca e produttiva si stia costruendo la propria auto-distruzione economica (Der Spiegel, The Economist, Wall Street Journal, La Nacion, El Pais, El Mundo, Washington Post di oggi, tutti nessuno escluso hanno bocciato “clamorosamente” la manovra).

La verità politica –che si cela dietro questo disastro tragico- è che il PD non è in grado di poter opporre nessuna opposizione e si è totalmente arreso alle arroganti e criminali pretese di Bossi/Berlusconi perché è travolto dallo “scandalo Penati” che sta affrontando né più né meno di quanto la DC e il PSI non avessero fatto nel 1992: stanno cercando di metterci una pezza, stanno cercando di salvare il proprio marciume lercio e tanatogeno, negoziando con la maggioranza.
La possibilità storica, il PD, l’ha avuta –consegnata su un piatto d’argento- grazie ai magistrati onesti che hanno identificato i corrotti furbi ex-PCI con inoppugnabili prove alla mano (oltre che con accurate documentazioni farcite di nomi e cognomi), già da metà luglio, dando a questo partito l’opportunità di fare un repulisti generale per presentare alla nazione un programma di alternanza di governo, una piattaforma economica, una interpretazione sull’attuale crisi finanziaria europea, un decalogo pragmatico sulle iniziative da applicare immediatamente, delle soluzioni creative. Nulla. Il tutto si è risolto con Walter Veltroni che minaccia querele, con Pierluigi Bersani che sostiene “la questione morale non ci riguarda perché non ha mai toccato né tocca il PD” e hanno rimandato una qualche decisione al 5 settembre quando una commissione interna (sigh) interrogherà Penati. Mi sembra ovvio, nonché inutile, ricordare che le persone che giudicheranno l’attività di Penati sono tutte parte in causa. A cominciare da Luigi Berlinguer, Presidente della commissione d’inchiesta, passato alla storia come il peggior ministro della pubblica istruzione (in assoluto) che la Repubblica abbia mai avuto, il quale in data 18 aprile 2010 convocò tre senatori del PD, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e Giuseppe Lumia, e il deputato Ermete Realacci (riconosciamo loro, nell’obbrobrio generale, il merito e l’onore della loro presa di posizione di allora, cominciamo a fare dei distinguo con nomi e cognomi per evitare le facili trappole del qualunquismo) “sgridandoli e ammonendoli” perché avevano osato scrivere una lettera a Pierluigi Bersani nel corso della quale si denunciava il senatore del PD Vladimiro Crisafulli, indagato per corruzione, filmato dalla guardia di finanza mentre parlava e decideva sulla gestione degli appalti nel siracusano con un boss locale già condannato , in sede definitiva, per reati e delitti di mafia. Luigi Berlinguer si assunse, allora, la responsabilità di dichiarare –per iscritto- che i quattro parlamentari “meritano una ammonizione severa per essere venuti meno alla lealtà del partito”. Tradotto, voleva dire: chi osa fare una cosa del genere, verrà espulso.

Non ci ha più provato nessuno.

Ha “osato” farlo la magistratura.

E Bossi e Berlusconi hanno approfittato del momento per fare ciò che vogliono, come vogliono, quando vogliono e per quanto vogliono. Da cui, la manovra economica.

Non è molto difficile da comprendere.


Sull'autostrada di Maastricht piovono dal cielo banconote da 500 euro: nessuno ne vuole parlare.

di Sergio Di Cori Modigliani

Rudy Bouma è un giornalista olandese, attento e rigoroso. Segue, e si ocupa, tra l'altro, di movimenti collettivi giovanili, di organizzazioni sociali indipendenti e autonome, delle varie modalità di protesta "pragmatica" delle nuove generazioni. Laddove -per protesta pragmatica- si intende non andare in giro a manifestare, organizzare cortei o paretcipare a talk show televisivi, bensì "inventarsi" un lavoro, un'zienda, un'idea che applicata sul mercato finisce per funzionare.
In Olanda si dice "ne ha fatta un'altra delle sue".
Perchè la notizia, lui è riuscita a darla perchè l'ha vista di persona. Non solo, l'ha fotografata con il suo cellulare e ha portato anche dodici testimoni.
Quindi è inontrovertibile.
Da cui (seconda notizia che è quella che a me interessa) una strana, diciamo così, "disattenzione" da parte dei media europei sempre pronti a saltare in groppa -soprattutto d'estate- sulle notiziole più disparate.

Ecco i fatti, nudi e crudi.

Due giorni fa, sull'autostrada A2, in territorio olandese, quella che da Maastricht porta direttamente in Germania, all'improvviso è iniziato a piovere.
Una pioggia davvero strana, per non dire miracolosa.
Non erano gocce d'acqua, non era cenere di un vulcano, neppure grandine.
Erano biglietti di banca.
Euro, per la precisione. E per essere ancora più precisi: banconote da 500.
In quel momento c'era abbastanza traffico. Inevitabile la reazione umana di tutti gli automobilisti.
Le banconote provenivano da un furgone blindato di una società privata che trasportava dei biglietti
da una filiale della Deutsche Bank di Maastricht a Limburg. Sembra che siano stati circa 200 i fortunati automobilisti che si sono fermati gettandosi sull'autostrada a raccogliere tutto quel ben di Dio.
Il massimo di ogni fantasia mercantile: biglietti da 500 euro che piovono dal cielo e si possono accaparrare a man bassa senza commettere alcun reato e senza essere perseguibili.

Notizia divertente.

L'aspetto, ancora più divertente, consiste nel fatto che pur avendo dato la notizia anche in televisione e sulla rete (soltanto in lingua olandese) in esclusiva al gruppo mediatico NOS, è arrivata imemdiatamente una nota da parte del Ministero degli Interni che pregava (nel senso di "ordinava") di non diffondere la notizia nel resto d'Europa. Detto, fatto.
Ma la notizia è arrivata -non si sa come- in Nuova Zelanda.
E da lì è rimbalzata dalla sponda opposta arrivando in Perù. Dove Juan Miguel Dorcena, modesto blogger locale, l'ha passata ad amici boliviani che l'hanno recapitata a Buens Aires e Santiago ed è rimbalzata su tutti i blogger sudamericani e alla televisione argentina, cilena e brasiliana.
In Olanda hanno smentito tutto. Hanno detto che non era vero. Sostengono che non è mai partito neppure un furgoncino blindato, quindi non manca neppure un euro.

In Olanda, la pensano diversamente.

Il fatto si è verificato: tant'è che ci sono i testimoni, le fotografie, e la versione attendibile di un giornalista presente sul posto che ha addirittura pubblicato la targa del veicolo.
Tutti hanno negato. Ma nessuno ha smentito la versione del giornalista, il quale ha inviato dodici immagini, al suo giornale, neppure un minuto dopo averle scatatte. Tre minuti dopo ha fatto un lancio su twitter.
Un giorno dopo lo sapeva tutto il continente australe e sudamericano.

Domanda (che rivolgo ai miei lettori): come mai, davanti a un evento minimo, surreale quanto divertente, si sono presentati i servizi, e hanno insistito perchè della cosa non se ne parli?

In Sudamerica hanno una loro idea, confermata da bloggers indipendenti e autonomi del regno d'Olanda.

Si tratterebbe del primo colpo "ufficiale" di una neonata organizzazione europea (davvero creativa, originale e intelligente) contraria per principio alla violoenza in ogni suo aspetto, che si diverte a fare Robin Hood.
Una delle fotografie, infatti, sembrerebbe aver inquadrato la mano di uno degli impiegati che da uno degli spioncini gettava le banconote, travolte e trascinate dal vento.

Temono l'emulazione.

Non so che cosa dire.

Penso che sia meglio della liquefazione del sangue di San Gennaro.

Una meraviglia di miracolo.

Per dovere di cronaca, mi è sembrata un'idea pimpante quella di raccontarvi questa storia.

Chi legge fiammingo trova diverse storielle, note e commenti su questo fatto.
E una noterella di fondo su un quotidiano cileno in lingua spagnola.
Niente di più.

Non c'è stata denuncia, non c'è stato commento. E' come se l'evento non si fosse mai verificato.

lunedì 29 agosto 2011

Alla guida di 189 economisti tedeschi (su 200) il prof. Wilhelm Noelling è andato all'attacco della Banca Centrale European e delle banche private che stanno strozzando l'economia del Vecchio Continente

di Sergio Di Cori Modigliani

“Ma insomma c’è la crisi oppure c’ la recessione? C’è la recessione o c’è la depressione? Quando finirà? Ne arriverà poi un’altra a breve termine? E se sì, quando arriverà? Era possibile evitarla?” ma soprattutto “Come mai nessuno l’ha vista arrivare? E quali medicine stanno preparando? Chi decide? Eurobond sì o Eurobond no? In Germania che cosa sta accadendo? Che cosa, in verità, dicono e fanno i tedeschi?”.

Queste, in sintesi, sono le domande che vanno per la maggiore tra gli italiani in questo 29 agosto 2011, quantomeno tra le persone sensate e in buona fede che vogliono –quantomeno- comprendere quale sia il teatro degli eventi, quali siano le posizioni e chi sostiene una parte o l’altra.  Per capire e quindi sapere come regolarsi in merito.

Prima di passare a fare il punto della situazione, è il caso di parlare di un piccolo giallo (vera e propria leggenda metropolitana tra gli economisti europei) che si è risolto trasformando la leggenda metropolitana in un fatto storico davvero interessante. Oggi, diventa di una squisita attualità, e davvero addolora la constatazione del fatto che nessuno in Italia ne abbia ancora fatto menzione. In un Europa normale e non totalmente asservita al circuito privato delle banche ci sarebbe stato cibo sufficiente per alimentare forum, discussioni e dibattiti per l’intero mese di agosto. E invece nulla. CENSURA COMPLETA: Ma il giallo è risolto. Sono stati anche trovati gli assassini (la vittima sarebbe l’euro economy) tra cui tre italiani. La “leggenda metropolitana” viene dunque confermata. Anzi. Qualcosa di più di una conferma. Tant’è vero che dalle ore 15 del 5 luglio 2011 (termine di scadenza il 5 settembre) il più alto organo giuridico della Repubblica di Germania, l’Alta Corte Costituzionale, è riunita in seduta permanente per dirimere una spinosa controversia giuridica portata avanti da quella che le destre tecnocrati anti-democratiche europee amano definire “la banda dei cinque”.

Ma chi sarebbero i membri della banda dei cinque? Ecco i nomi, tanto per fare presto:
Wilhelm Hankel, Wilhelm Noelling, Karl Albrecht Schachtschneider, Joachim Starbatty e Dieter Spethmann. Questi cinque “banditi” (così chiamati dai tecnocrati) sono cinque emeriti professori di economia applicata. Il capo della banda è Wilhelm Noelling, già consulente del Ministro delle Finanze tedesco nel 1996, il quale, verso la fine del 1998 presenta un approfondito studio economico –circa 500 pagine-  rigoroso quanto può essere il prodotto intellettuale di uno scienziato tedesco, spiegando le ragioni per cui il varo dell’euro si risolverà “in una inevitabile catastrofe finanziaria per le nazioni economicamente più fragili, non più tardi di dieci anni dall’inizio dell’emissione della nuova moneta, in testa Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna con immediato contagio dell’Italia e di lì a breve della Francia. Intorno al 2015, l’intero continente europeo sarà un pallido ricordo”. Lo studio –essendo l’autore solida persona rispettabilissima- viene letto, analizzato e dibattuto in Germania, ma prima di inviarlo a tutte le altre cancellerie europee per condividere con loro l’opinione della “banda dei cinque” viene chiesto al relatore una pragmatica aggiunta in grado di rispondere ad una domanda la cui risposta non è facile:
“Considerando tali rischi, secondo lei, visto che sostiene di aver compreso il meccanismo di funzionamento dei mercati finanziari planetari, quale sarebbe l’alternativa?”.
E Willhelm Noelling risponde.
Pensa, ne parla con gli altri quattro banditi, e alla fine presentano la risposta, che è la seguente:
“Esistono soltanto due possibilità reali:
Punto A). Varo, insieme alla moneta unica, di eurobond unificanti; il che, tradotto, in termini monetari, vuol dire che il tesoro tedesco inevitabilmente finirà per doversi fare carico di eventuali cadute della gestione delle risorse finanziarie e produttive interne di nazioni strutturalmente fragili come l’Irlanda e la Grecia, se le cose si dovessero mettere male per queste nazioni. Tanto per fare un esempio; però, nel caso si dovesse scegliere questo punto, ci sarebbero enormi aspetti positivi: il vantaggio consisterebbe in una apertura del mercato europeo che diventa “automaticamente” interno per tutti, il che non può che avvantaggiare la più flessibile e dinamica economia europea, per l’appunto quella tedesca, che si troverebbe nella invidiabile situazione di esportare all’estero (cioè Italia, Francia e Spagna pari a circa 190 milioni di consumatori quotidiani con reddito) considerandolo economicamente come consumo interno, perché garantito dai bond europei, in tal modo rialzando complessivamente tutti gli indici economici strutturali che situerebbe l’Europa come un’unica macchina economica che finalmente diventa locomotiva. A quel punto, se in fondo al treno ci sono vagoni lenti, non sarà problema alcuno trascinarseli appresso, perché l’eurobond funzionerà proprio come un Marklin (celeberrimi trenini elettrici da modellismo, ndr.) correndo sul binario tutti attaccati. Comporterà inizialmente un peso finanziario per Germania e Francia e Italia, ciascuna di queste nazioni in quota parte, ma alla lunga si avvantaggeranno tutti.
Punto B). L’eurobond è una utopia e non è finanziariamente sostenibile per motivi strutturali oggettivi, di cui il più elementare e ovvio è relativo a un fattore “di mentalità culturale” che non può essere sottovalutato: in Germania l’88% dei cittadini paga al millesimo le tasse, in Grecia lo fa soltanto il 39%. Quindi, la Germania non può farsi carico di un problema di arretramento giuridico-mentale di un popolo altro, come fare a spiegare ai tedeschi “voi dovete pagare le tasse perché così sosteniamo i greci consentendo loro di non pagarle ed evaderle?”. Sarebbe un’incongruenza, un obbrobrio giuridico e una ingiustizia sociale. Da cui il varo di due eurobond. DUE. Classificati economicamente in due sezioni:
Sezione A. SPE EUROBOND (l’acronimo sta per Strategic Political Eurobond) cui partecipano unificate le banche centrali tedesche, francesi, olandesi, finlandesi, le quattro economie più virtuose laddove è giusto accorpare economie piccole con quelle grosse per chiarire ai mercati che la selezione non  riguarda né la vastità del territorio, né la potenza della produttività, né la propria politica nazionale, bensì: la struttura virtuosa finanziaria nazionale dei singoli stati.
Sezione B. SPEA EUROBOND (l’acronimo sta per Strategic Political European Approach Eurobond) cui aderiscono, tutti insieme, gli altri stati, dall’Italia all’Irlanda, dalla Grecia alla Spagna, i quali hanno la possibilità di chiedere ogni 18 mesi di finire in serie A (proprio come nella Bundesliga di calcio) dopo previo controllo della BCE che emette i bond di serie A e controlla che in quelle nazioni siano diminuite le spese degli enti statali, le spese delle amministrazioni locali, che sia aumentata visibilmente e “tangibilmente” il gettito di tributi pagato da chi prima evadeva le tasse, e che quelle nazioni abbiano parametri economici, giuridici, sociali in linea con i requisiti europei. Chi è virtuoso viene premiato, chi è vizioso viene penalizzato. Invece di punirli (o assisterli alimentando il vizio) si concede loro la prospettiva eccitante di diventare virtuosi, prendendo atto della realtà autentica della mentalità produttivo-economica dei singoli stati. Sostengo caldamente e fortemente l’applicazione del Punto B: sarà la salvezza dell’Europa”.
Fine del rapporto.
“Quest’uomo è un pazzo pericoloso”.
La frase, del 1998, è –da lì ha origine il giallo- ascritta a Romano Prodi, allora presidente del consiglio e personaggio molto ascoltato in Europa. Al quale si aggiunsero anche Mario Draghi e Giulio Tremonti, che trovarono immediatamente orecchie compiacenti a Parigi, Atene, Madrid, Dublino, Lisboa. Sembra ci siano state addirittura delle zuffe, con diplomatici mediterranei offesi perché sostenevano che tale idea fosse una variante di un modello razzista che spingeva a deprimere le nazioni economicamente più deboli.
Non se ne fece niente.
Il Prof. Wilhelm Noelling venne invitato a scomparire dalla circolazione insieme agli altri quattro.
Vennero cancellati.
Ma I tedeschi, è cosa nota, sono tenaci, buoni combattenti, e quando ritengono di avere ragione davvero estremamente cocciuti.
Il 10 maggio 2011, la banda dei cinque “prevedendo la vigilia di una potenziale catastrofe finanziaria nei paesi aderenti all’euro che si verificherà non oltre il 15 agosto” presenta una formale denuncia agli organi giuridici competenti contro la presidenza del consiglio europeo, contro la Banca di Germania, contro la banca centrale europea e contro l’idea del varo di un fondo di sostentamento per l’emergenza. La denuncia, formalmente impeccabile –neanche a dirlo- viene accolta dalla Alta Corte Costituzionale della Germania in data 5 luglio. Siamo in attesa di apposita risposta.
Questo giallo (la presupposta pazzia pericolosa della banda dei cinque) è considerata da tutti gli analisti finanziari più attendibili la VERA RAGIONE della flessione drammatica della borsa di Francoforte negli ultimi quaranta giorni, da molti (coloro che non volevano dar credito a tale denuncia) considerata inspiegabile e irrazionale.
La banda dei cinque ha presentato un’inchiesta impeccabile realizzata tra i primi 200 economisti tedeschi con le firme notarili di 189 economisti (pari al 92%) contrari al salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda; favorevoli all’immediata emissione di eurobond, sostenendo che la scelta della banca centrale europea “aveva violato l’inderogabile principio giuridico della magistratura tedesca che sta imponendo con un atto illegittimo e anti-costituzionale ai cittadini tedeschi contribuenti fiscali la sottrazione di una parte del gettito per andare a coprire un debito le cui garanzie di insolvenza si trovano nelle mani di istituti finanziari di credito privati: come a dire che i cittadini tedeschi non sono informati che le loro tasse servono a pagare i debiti di banche private”. Agli atti (davvero divertente) la risposta dell’audit governativo “se le cose stanno come voi sostenete, dove sono i cittadini che protestano contro le misure di salvataggio nelle strade di Brema o Berlino? Dove sono? Mi mostri questi cittadini, li voglio vedere. Non avete neppure una pagina su facebook”.
Ma i giudici tedeschi hanno convocato nel mese di giugno 456 membri del governo, della banca centrale europea e della unione europea (di nazionalità tedesca) e 34 amministratori delegati di istituti bancari privati. In data 2 luglio 2011, il presidente della Corte, Andreas Vosskuhle, ha dichiarato a Der Spiegel “ho trovato troppo ottimismo artificiale nelle parole del cancelliere Angela Merkel e nelle parole dell’esimio presidente Jean Claude Trichet , nel maggio del 2010 le stese persone –fisicamente le stesse con le stesse identiche mansioni- mi avevano dato ampie garanzie sulla risoluzione finanziaria dei problemi interni di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia. Non si è verificata nessuna delle ipotesi a me presentate come dati certi. Perché, oggi dovrei credere a loro? Sono molto scettico sia sul nostro cancelliere che sulla operatività della Banca Centrale Europea”.
E così, in data 5 luglio, la Corte tedesca accoglie la denuncia e avvia un procedimento d’inchiesta chiedendo 60 giorni di tempo, “anche per vedere nel frattempo l’andamento dell’economia finanziaria in Europa”. (a fine maggio, sia la Merkel che Sarkozy che la BCE dichiaravano che “la crisi è risolta, abbiamo salvato la Grecia, l’Europa è forte e unita”).
Il Prof. Schachtschneider (membro della banda dei cinque) ha dichiarato in data 12 luglio “Si tratta di un golpe contro l’istituzionalità europea condotto da banche private con l’appoggio dei governi di Francia e Germania. Hanno inventato “una emergenza” al di sopra della legge, della costituzione e delle leggi europee”.
A questo si è aggiunto il 18 luglio il prof. Murswieck “nessun tribunale può accettare in Europa il concetto di emergenza “inventato” dai signori Sarkozy e Merkel per salvaguardare interessi di banche private, ponendo quindi, in Germania, la grave questione di attentato contro la lealtà degli organi costituzionali. Non esiste nessuna emergenza; c’è una recessione economica europea determinata dalla finanza privata che intende espropriare la ricchezza dei cittadini, dei popoli, delle nazioni”.
In data 4 agosto, Noelling ha dichiarato “E’ necessario fermare la politica UE IMMEDIATAMENTE per proteggere i cittadini europei dalla rovina e dalla definitiva espoliazione dei ceti medi produttivi da parte di banche private. La Corte Costituzionale tedesca è l’ultima istituzione in cui la popolazione tedesca ha fiducia. Chiediamo formalmente ai giudici di essere consapevoli della propria responsabilità verso la costituzione democratica dello stato tedesco, verso lo stato, verso tutti i cittadini europei, prima di tutto quelli tedeschi”.
La sentenza è attesa entro il 6 settembre 2011.

Ecco ciò che sta accadendo in Germania.
Ecco ciò di cui si dibatte in Germania tutti i giorni.
Pensavo fosse interessante per i lettori italiani essere informati su questa vicenda.
Dopotutto si tratta di soldi nostri.
Dal Reno, al Tevere al Guadalquivir. La moneta è la stessa.
E questo ci consente di comprendere meglio ciò che sta accadendo. Capire, quindi, che le chiacchiere bolse da autentici scimuniti offerte dall’attuale classe dirigente politica italiana –maggioranza e opposizione in questo caso appaiati- non chiariscono un bel nulla.
Che passi la manovra del governo. Che vengano accettati due, tre, 157 emendamenti è del tutto irrilevante.
Tanto –è bene che la gente lo sappia- entro metà novembre bisognerà varare un’altra manovra e poi un’altra ad aprile del 2012.
Basterebbe un dato sull’Italia per capire l’attuale situazione: soltanto il 17% della popolazione attiva lavorativamente dichiara di guadagnare più di 75.000 euro all’anno. Il che –se fosse vero- ci situerebbe ai livelli del Gabon e del Paraguay.
In Germania vogliono fermamente e fortemente (gli economisti) uno scossone -e su questo hanno ragione al 100%- per rompere questo meccanismo perverso: nazioni ladre come Grecia, Portogallo e Italia, che vogliono avere continui sussidi e aiuti da nazioni dove tutti pagano le tasse. Questi aiuti sono varati nel nome della solidarietà, ma è un falso. Questi aiuti vengono dati da banche private che elargiscono prestiti ai governi centrali che garantiscono con bond nazionali. Ecco perché seguitano a emetterli facendo aste. Risultato: le nazioni viziate, come l’Italia, seguitano a godere di regali immeritati e l’evasione fiscale prosegue promossa dalla banca centrale europea. Le banche private sono contente perché in tal modo aumenta il loro credito e, poco a poco, finiscono per acquistare i governi centrali avendo in mano le lettere di credito. Una volta che avranno in mano, definitivamente, tutti i governi, potranno con enorme tranquillità far varare le leggi che vorranno, decidere quali governi eleggere, facendo finta con gli elettori delle singole nazioni che esiste una competizione. A seconda del vento, le banche sceglieranno di sostenere Berlusconi o Bersani, Di Pietro o Tremonti, ecc.,ecc. Per noi cittadini, sarà uguale.
Varare degli eurobond, immediatamente, addirittura eurobond di serie A e di serie B, oppure forti eurobond centrali con lento e soffice default delle nazioni che non sono in grado di sostenerne il peso, vuol dire sottrarre alle banche private un immediato guadagno e una potenzialità di profitto gigantesca.
Non a caso, contrari all’emissione di eurobond, sono soltanto Sarkozy, Merkel, la destra statunitense, e su 145 presidenti di banche private europee, il 100% del loro management.
Non potete certo aspettarvi che vengano a raccontarvi questa storia i media italiani la cui proprietà è sostenuta da Mediobanca, Unicredit, Mps, Telecom, Intesa San Paolo, Mediolanum, Mediaset, ecc.,ecc.  Secondo 189 autorevoli economisti tedeschi sarebbero proprio loro gli unici ad avvantaggiarsi dell’attuale crisi economica.
Non a caso l’hanno provocata.
Chi sa leggere il tedesco può andare a spulciare in rete e trovare tutte le tesi, le teorie e le idee del Prof. Wilhelm Noelling, un moderato illuminato, alla guida di una nutrita pattuglia di libere menti pensanti al di là delle Alpi.
Dotati tutti di impeccabile competenza tecnica.
L’hanno definito un pazzo pericoloso.
Ma la Alta Corte Costituzionale della Germania non è una struttura incline ad accogliere le proteste degli psicolabili.
Staremo a vedere.


domenica 28 agosto 2011

Come mai in Italia non c'è nessun economista che spiega come stanno le cose?

di Sergio Di Cori Modigliani

Guardando tutti i telegiornali italiani, leggendo tutte le testate italiane, ascoltando tutti gli interventi proposti in questi giorni e settimane da Capalbio a Cortina, da Rimini a Savona, se ne ricava una notizia che definire agghiacciante è dir poco: “Nella Repubblica Italiana non esiste neppure un economista”. Per nostra fortuna (in questo caso) non è vero. Per nostra sfortuna (medesimo caso) è ciò che vogliono che voi tutti pensiate.

Ce ne sono eccome, di libere menti pensanti in giro per l’Italia, con la specifica e adeguata competenza in campo economico, sia a destra che a sinistra.. Alcuni in cattedra –meritata meritatissima- in almeno quindici città italiane, altri all’interno di fondazioni, centri studi, fondazioni scientifiche. Ma nessuno –ripeto a scanso di equivoci: NESSUNO nel senso di NONE NINGUNO- viene mai interpellato, interrogato sull’attuale situazione, chiamato a un talk show, a un dibattito.

Vi propongono, a voi che potete avere accesso alle informazioni soltanto affidandovi alla generosa professionalità dei media, l’opinione di Calderoli, di Enrico Letta, di Fausto Bertinotti, di Bondi, di Italo Bocchino, ecc.,ecc, come se una qualsivoglia delle loro argomentazioni e/o idee (nel caso ce ne siano) possa essere minimamente pertinente, valida o sostenibile, nello spiegare ai cittadini italiani – mi riferisco qui ai contribuenti fiscali nonché dotati di equipaggiamento cerebrale e avidi di notizie vere dal fronte dell’economia- che cosa sta accadendo davvero e quale futuro ci attende a brevissimo, breve e medio termine.

Il motivo è fin troppo chiaro e davvero triste. In Italia non esiste più la liberta di pensiero, da molto, troppo tempo, ormai.. Qualsivoglia intellettuale o studioso che voglia avere accesso al mercato del libero scambio delle idee (colonna portante di ogni democrazia) deve pagare il pizzo alla ‘ndrangheta piduista, a quella piddista, leghista, vaticanista, udicista, futurista, pidiellina, iddivvina, sorretta e garantita oggi dai colonnelli pluridecorati post-fascisti, post-comunisti- post-democristiani (come se l’aggiunta della parola “post” cambiasse qualcosa) ecc, ecc., e mi scuso per quelli che qui non ho nominato. Tradotto nella più volgare delle sintesi possibili. “Vuoi lavorare? Vuoi pubblicare? Vuoi la cattedra? Vuoi essere invitato a un convegno? Allora sostieni questo partito e la linea economica del segretaro e noi valorizzeremo la tua persona professionale. Altrimenti arrangiati”. Qualcuno –secondo una recente accurata indagine sarebbero arrivati al 75% della produzione intellettuale italiana- un mattino si sveglia e dice “basta, io il pizzo a Bersani non lo pago più; oppure a Berlusconi, a Casini, ecc.,ecc”. Capisce –nel senso che se ne rende conto sulla propria pelle- di non avere nessuna opportunità di esprimere il proprio punto di vista. Da cui tre scelte: depressione grave, abbandono dell’esercizio intellettuale, oppure la più seguita (per loro frotuna e nostra grave perdita): se ne vanno. Prendono il loro bel curriculum vitae, fanno due o tre telefonate, bollano il passaporto e se ne vanno  all’estero dove SPLENDIDA NOTIZIA PER I PATRIOTI ORGOGLIOSI gli economisti italiani vengono sempre accolti e accettati con euforia e rispetto: sono colti, efficienti, intelligenti. Mai visto uno parlare da Mentana, da Gad Lerner, Bruno Vespa, Florio Floris, ecc.,ecc., neppure per un minuto. E’ una categoria professionale che i media hanno deliberatamente cancellato. Giustamente (dal loro punto di vista) poiché sono pericolosissimi, ma per davvero. Ci si troverebbe dinanzi alla sorpresa di un cruioso accordo di massima trasversale tra marxisti di sinistra e keynesiani conservatori modoerati, tutti d’accordo nello spiegare agli italiani che “il problema vero non consiste nel discutere inutilmente se questa manovra sia efficace, vincente o depressiva: è semplicemente inutile, il che è ben altro dire, non serve a nulla. Tanto, tra due mesi bisognerà vararne una con un onere finanziario due volte maggiore perché, nel frattempo, il quadro macro-economico saraà peggiorato”. Frase, questa, che non può essere sottoscritta da nessuno tra quelli sponsorizzati e quelli che non hanno mercato non hanno coraggio di dirlo per non peggiorare la loro già disgraziata situazione. Siamo, infatti, come ai tempi del fascismo, direi forse peggio: siamo come ai tempi della burocrazia sovietica stalinista. Così come sotto il fascismo si identificavano le voci critiche sotto la dizione “disfattismo”, in Urss e nei paesi satelliti le voci discordi venivano identificate come “mestatori al soldo della Cia”. I più fortunati venivano eliminati dal mercato solo professionalmente. I più riottosi anche fisicamente.


Tutto ciò per consigliarvi di andare a leggere, se vi interessa, -per chi legge in inglese dato che c’è un rifiuto politico a tradurlo in italiano- i siti della organizzazione “New deal 2.0” oppure il sito di “New Economic Perspectives”, le sintesi delle riunioni dell’International Brain Trustes, le argomentazioni dell’emerito professore Randall Wray (stimatissimo in Italia in ambito accademico dove è venuto due volte: un anno alla sapienza di Roma e due anni all’università di Bologna); le fulminanti analisi di Marshall Auerback, il dibattito attuale su Pyms, nonchè le opinioni lungimiranti e molto sensate di Loretta Napoleoni, toscana vera, che un mattino si è svegliata e ha detto “il pizzo non lo pago più” se n’è andata via e vive a Londra dove svolge –stimatissima- la sua professione di economista che in Italia non potrebbe svolgere. Per chi legge il francese consiglio di andare a spulciare ciò che dice Nourielle Roubini e un interessante rivista “Carrè Rouge” originariamente tenuta da marxisti che hanno adesso accorpato anche dei post-keynesiani con i quali discutono, argomentano, elaborano insieme. C’è anche  Serge Latouche che ha un’affascinante  teoria sulla “necessità della  decrescita” e poi, per chi legge lo spagnolo Ruben Dario Almonaced oppure Jesus Avila Bejaorno. Per non parlare del terzetto radicale progressista (due nobel su tre) composto da Stiglitz, Klugman, Reich.
La lista sarebbe lunga, il che è confortante. Vuol  dire che c’è gente in giro per il mondo che pensa per noi.
Scrivono editoriali sui più importanti quotidiani dei loro paesi. Parlano in televisione, sono ospiti fissi di talk show, di liti, discussioni, confronti e dibattiti. Nel resto del mondo si chiede l’opinione agli economisti, e i giornalisti intervistano gli economisti ai quali chiedono che spieghino alla gente come stanno le cose, che cosa bisognerebbe fare, quando, come e perché e –soprattutto- quanto costerebbe e a chi.
Da noi lo si chiede –novità di questo fine agosto- con trombe e trombette a Romano Prodi. Poveretto, se ne stava tranquillo rinchiuso nell’armadio della sua sonnacchiosa senescenza ed è stato costretto a farsi riesumare per regalarci delle frasi senza senso e delle perle di banalità che sembrano scritte da Enzo Greggio per Striscia la notizia.
Se volete saperne di più e non leggete in altre lingue, allora scrivete alla Rai, a Mediaset, ai quotidiani on line e chiedete, pretendete, esigete, di conoscere e sapere l’opinione degli economisti italiani. Controllate le loro credenziali, la loro attività.
E lasciate perdere il resto. Non date loro retta.
Non hanno la benchè minima idea nè di che cosa stanno dicendo nè di che cosa stanno facendo. Non conoscono neppure la materia.
Buona domenica: bevete tanta acqua fresca


sabato 27 agosto 2011

Il 2 settembre Cronenberg presenta al Festival di Venezia la sua ultima fatica: la storia di Sabina Spielrein

di Sergio Di Cori Modigliani

Tanto per chiarire subito il mio punto di vista che non è affatto critico, ma spudoratamente tifoso e dunque partigiano: “il mondo si divide in due categorie: gli amanti delle opere di David Cronenberg e tutti gli altri”.
Sono anche iscritto a un surreale club canadese di suoi fedeli sostenitori.
Ciascuno ha i propri miti
Tutto ciò per introdurre l’annuncio della presentazione della sua ultima fatica A Dangerous Method che il 2 settembre viene presentato al festival di cinema a Venezia e che sarà su tutti gli schermi italiani intorno alla fine del prossimo mese. Interpreti del film sono Keira Knightley, Viggo Mortensen, Michael Fassbender e Vincent Cassel.
La critica canado-statunitense –che ha già visionato il film- lo ha definito il capolavoro assoluto del geniale e visionario cineasta di Montreal e ruota tutto intorno a quello che i francesi, acutamente, hanno definito “il triangolo delle Bermude del pensiero europeo”: la complessa, intricata, perversa e profonda relazione erotica tra Siegmund Freud, Carl Gustav Jung e Sabina Spielrein. Ecco la trama del film descritta dalla produzione:
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Zurigo e Vienna sono lo scenario di una torbida storia di avvincenti scoperte in nuovi territori della sessualità e dell’intelletto. Ispirato a fatti realmente accaduti, A DANGEROUS METHOD getta lo sguardo sulla turbolenta relazione fra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, il suo mentore Sigmund Freud e Sabina Spielrein, la bella e tormentata giovane donna che viene a interporsi tra loro. Nell’intreccio è coinvolto anche Otto Gross, un paziente incline alla depravazione e determinato a spingersi ben oltre i confini della morale comune. In questa esplorazione della sensualità, l’ambizione e l’inganno preparano la scena per il momento cruciale in cui Jung, Freud e Sabina si incontrano e si separano, cambiando per sempre il corso del pensiero moderno.

Ci voleva Cronenberg per portare sullo schermo la storia di Sabina Spielrein, senza alcun dubbio l’intellettuale più importante di sesso femminile del XXesimo secolo, figura fondamentale nella formazione del pensiero occidentale per le caratteristiche intrinseche della ricca personalità di questa donna, vera e propria icona rappresentativa dell’intero universo femminile.  Sabina Spielrein –un’ebrea russa proveniente da una famiglia dell’alta borghesia di Kiev- arriva nel 1904, intorno ai suoi vent’anni, nell’allora celeberrimo Istituto per malattie mentali di Burgholzi di Zurigo. La ragazza è stata già diagnosticata da tre psichiatri, un russo e due tedeschi, come “psicotica incurabile” Sabina, infatti, è in preda ad una grave forma depressiva, al limite dell’autismo, e non si riesce a farla relazionare con nessun essere umano. Vive rinchiusa dentro la sua stanza, trascorrendo il tempo a leggere, scrivere e disegnare. Quando esce per andare in bagno o in cucina per mangiare, chiude la porta della sua stanza con due lucchetti e una lunga catena. Il suo unico rapporto con il resto della famiglia consiste nella sua disponibilità notturna a far loro le carte, leggendo i tarocchi, un vecchio e unto mazzo di carte marsigliesi avuto in eredità da sua nonna. La famiglia, disperata all’idea di dover far internare la loro unica figlia in un manicomio, tentano un gesto estremo. Attraversano tutta l’Europa e la portano a Zurigo, la mecca occidentale nella cura dei disturbi mentali. Qui, il medico responsabile, dopo averla visitata, decide di affidare la nuova arrivata alle cure di un giovane psichiatra che in quel momento va per la maggiore: Carl Gustav Jung, che rimanhe folgorato dalla stupefacente bellezza della giovane donna "la prima volta nella mia esistenza in cui mi accorsi che esistevano le dee; quello fu il momento in cui compresi il significato ultimo delle divinità" (come confessa, quindici anni dopo a sua moglie). In dieci mesi la ragazza rifiorisce. Guarisce da ogni sintomatologia depressiva. Diventa allegra, comunicativa, socievole. Il trattamento viene quindi accreditato al giovane Jung come un enorme successo personale in ambito professionale e la dimostrazione della validità delle tesi del professore viennese Siegmund Freud di cui Jung è fedele seguace nell’applicare tecniche e teoria. La ragazza viene dimessa. Tre settimane dopo diventa l’amante di Jung. Dopo sei mesi, diventa anche sua amica, consulente e “furiosa indomabile ispiratrice”. Due anni dopo, la presenta a Freud, portandola a Vienna, e la propone come la prima donna a essere ammessa “ufficialmente” come membro della neo-nata associazione psicoanalitica internazionale. Supera tutti gli esami richiesti e voluti dallo stesso Freud e viene accolta con entusiasmo. Due mesi dopo, diventa l’amante di Siegmund Freud. Senza esserne consapevole, diventa il vero e proprio “feticcio-totem” della lotta di potere intellettuale scientifico tra Jung e Freud. Grazie all’incontro con Sabina, infatti, (c’è un libro splendido, curato dallo psicoanalista italiano junghiano Carotenuto, dal titolo “Diaro di una segreta simmetria” in cui si trovano tutte le lettere, testi e diari della Spielrein, amorosamente raccolti, schedati e archiviati) .
Jung si trova coinvolto in una relazione sessuale, emotiva e intellettuale molto profonda e coinvolgente proprio nel momento in cui –nella sua mente- si cominciavano a delineare i primi forti dissapori teorici con il sui indiscusso maestro Siegmund Freud. Infatti –come lui stesso riconobbe in seguito- “grazie a Sabina e attraverso di lei, cominciai a sentirmi spinto da una interpretazione logico-scientifica del reale, sia mentale che esistenziale che essenziale dell’individuo, verso il senso del linguaggio e della metafora dei luoghi dell’anima”.
Attraverso e grazie a Sabina, Jung scopre la mitologia, l’alchimia, la filosofia (di cui Sabina era una grande studiosa, a tredici anni trascorreva le giornate a studiare ad alta voce i dialoghi di Platone in greco antico a voce alta e a Kiev era considerata la prima donna esperta nell’arte dell’interpretazione dei simboli cabalistici). Jung si trova, quindi, a dover elaborare, dentro di sé, la genesi del tradimento nei confronti del maestro, e allo stesso tempo, il tradimento nei confronti della sua tanto amata consorte Emma, da sempre sua fedele e austera compagna e consigliera.  Ma quando Sabina incontra Freud ed entra nell’associazione psicoanalitica rimane intellettualmente sedotta dalle idee del medico viennese. Si schiera dalla parte di Freud sostenendolo nella sua polemica con Jung, accusato, allora, da entrambi, di “aver rinunciato a porre la sessualità come perno e motore delle pulsioni umane sostituendole con un’immersione nel misticismo deteriore”. Jung trasforma Sabina in una sua “nemica”, incapace di gestire il suo contro-transfert. Ritorna, mendicante umile, da sua moglie Emma, rompe con Freud e taglia definitivamente i rapporti con Sabina privandola del suo ausilio e conforto. Sabina, allora, si rivolge a Freud in cerca d’aiuto terapeutico e umano.
John Kerr ha scritto un libro “Un metodo molto pericoloso” (da cui, per l’appunto David Cronenberg ha tratto la sceneggiatura del film) in cui descrive l’intreccio di relazioni tra i tre, da cui appare fin troppo chiaro come l'anello debole della catena fosse sicuramente lei, Sabina, appena uscita da una profonda sofferenza psichica e già immersa nei meandri di una confusiva relazione analitica e sentimentale insieme con due uomini, entrambi calati in un ruolo di potere. Dinanzi alle richieste di Sabina, ex-paziente, ex-amante e poi allieva promettente, Jung mostrò tutta la propria ambivalenza, la propria incapacità di gestire il "controtransfert" dovuta alla mancanza di una completa analisi (sarà lui a ribadire, anni dopo, la necessità imprescindibile che l'analista sia a sua volta analizzato), nonché l'imbarazzo di chi, di fronte ad una responsabilità troppo grande, cerca maldestramente di liberarsi di un interlocutore scomodo per non procurarsi guai o problemi nella sua lotta personale di potere contro il nucleo dell’associazione presieduta da Freud. Il quale, da parte sua, abbandona anche lui la Spielrein, e diplomaticamente –nonché subdolamente- le scrive una lettera nella quale la informa che non la riceverà più. Sabina, quindi, si trovva palleggiata tra questi due uomini e decide di sottrarsi a entrambi. Sabina lascia quindi Vienna e Zurigo e va a Berlino dove si sposa, ha due figlie, e inizia la sua pratica professionaler di psicoanalista, dedicandosi soprattutto a un pubblico femminile, dimenticata sia da Freud che da Jung che non le rivoglono più la parola e non la vogliono neppure vedere, considerandola entrambi troppo “pericolosa”per ciascuno di loro. Agli inizi degli anni’30, in concomitanza con l’insorgenza di furioso antisemitismo scatenato in Germania dal neonato partito di Adolf Hitler, la Spielrein decide di ritornare in Russia, nella sua nativa Rostov sulle pendici del fiume Don dove viene accolta con entusiasmo e fonda la associazione di psicoanalisi sovietica a Kiev. Nel 1939 rimane vedova. Nell’agosto del 1941, le truppe tedesche entrano a Rostov devastando la città e fucilando più di diecimila persone. Sabina Spielrein viene arrestata insieme alle sue due figlie. Tutti i 46 membri della giovane associazione psicoanalitica russa vengono fucilati. Sabina viene portata con le due figlie nella antica sinagoga della città e fucilata.
Come notava il produttore del film Jeremy Thomas: "Non c'è ancora stato un grande film sulla straordinaria influenza di Freud e Jung sulla psicanalisi del ventesimo secolo e A DANGEROUS METHOD è proprio questo, incentrato com'è sulla loro relazione professionale attraverso il racconto di Sabina Spielrein, la donna che si è interposta fra loro. Le donne di quell'epoca, come Sabina e Emma Jung, sono meno note proprio perché erano donne e non uomini, e raramente erano incoraggiate ad avere una vita fuori dalla sfera domestica. Le donne non venivano considerate come “persone intellettualmente” valide. Questo fu il vero “pericolo” di Sabina. Proprio per questo l'influenza di Sabina sul mondo della psicanalisi e di conseguenza sul pensiero contemporaneo è ancora più notevole. Sono orgoglioso di aver prodotto questo film. Con 70 anni di ritardo rendiamo il merito a una grande pensatrice, rivelatasi anche una grande psicoanalista, ma soprattutto una grande donna, un grande essere umano generoso, combattente per l’affermazione della libertà di tutti, maschi e femmine, triplamente vittima: come essere umano nella sua sofferenza psichica, come donna nella zuffa ego-maniacale tra Jung e Freud e come ebrea europea. Spero che possa essere di stimolo per le giovani ragazze di oggi”.

Ce lo auguriamo anche noi.
Un film da non perdere.
Speriamo che vinca il festival.
Cronenberg se lo meriterebbe. Tifiamo tutti per lui.