venerdì 29 novembre 2013

La favola del mediano sognatore: il sogno bello di Enrico Letta.



di Sergio Di Cori Modigliani

Una quindicina di anni fa era uscita una canzone di Ligabue che si chiamava "una vita da mediano". Era stato un bel successo meritato, con un'idea di fondo davvero azzeccata, perchè usava il calcio, la nostra grande passione popolare, come metafora della eroica condizione umana esistenziale.
Ascoltando, questa mattina, le parole di Enrico Letta, mi è tornata in mente questa bella canzone italiana.
Il nostro premier è ormai lanciato verso un mondo parallelo, tutto suo, un mondo fantascientifico in cui le parole e le frasi vivono di vita propria senza aver nessun corrispettivo con la realtà dei fatti, un mondo anche bello e poetico, perchè si può uscire di casa sotto un violento temporale d'autunno e passeggiare la mano nella mano con la propria amata sostenendo "certo che la primavera e il tiepido sole sono davvero insostituibili" e non ci si bagna neppure, un mondo bellissimo dove basta parlare, enunciando una frase ad effetto, e non viene richiesta mai la immediata corrispondenza della realtà dei fatti; un mondo dove si dice alla moglie "cara, esco e vado alla banca a farmi dare un prestito" e quando si ritorna a casa la compagna non fa neppure domande perchè ciò che conta è la frase e non l'esito dell'incontro.
Quella bella coppia in amore, quella sera, a cena, consumerà una cena di frasi, condita di parole e virgole.
Un mondo che avrebbe potuto essere descritto dalla poderosa penna di Kurt Vonnegut, perchè siamo nella pura fantascienza.
Il nostro flebile premier, questa mattina, ci ha parlato dal suo mondo parallelo e ha annunciato la sua lieta novella dalla metafora calcistica "finalmente non siamo più costretti a giocare in difesa come abbiamo fatto nel 2013 ottenendo dei grandi risultati positivi (???) e abbiamo la opportunità di andare a Bruxelles e giocare la partita in attacco".
Bellissimo. E' un po' come il governo del fare.
Dopo è andato a pranzo con la moglie portandosi appresso il pallottoliere per contare i goal.
Peccato che abbia sbagliato ruolo nell'immagine di sè, il che aggiunge catastrofe a sconcerto.
Lui, infatti, vorrebbe fare il mediano nella vita, ma in realtà (cioè in questo mondo) fa il portiere.
Se ne sta lì tutto il giorno cercando disperatamente di non prendere goal, il che non gli riesce neppure bene.
Ma lui è convinto di essere un mediano, nonostante indossi i guanti, la sua casacca sia diversa da quella degli altri e sulla schiena gli abbiano stampato il numero uno. Come dice la canzone "tu stai lì sempre nel mezzo, finchè ce n'hai, finchè ce n'hai, stai sempre lì sempre nel mezzo".
E' la sua grande passione, è la sua idea di sè: stare in mezzo, ad ogni costo.
Nel suo mondo parallelo funziona così: si coniuga una frase e quella diventa realtà.
I fatti non lo riguardano, lui vive in quel bel mondo fatato, dove si mangiano favole e frasi fatte.
Tre giorni fa, sempre da quel mondo parallelo, aveva detto "il governo è molto più solido e adesso rilanceremo la crescita, il lavoro e faremo le riforme, visto che posso contare su una maggioranza molto ampia; le larghe intese adesso diventeranno efficienti ed efficaci". Bellissimo.
Poi è andato al cinema e in Ucraina, per un viaggio di Stato.
Come nelle favole di Walt Disney, mentre il nostro mediano sognatore spiegava agli ucraini che noi italiani siamo diventati servi dei russi e quindi ciccia (loro staranno fuori dall'Europa perchè Putin ha detto niet) è arrivato il buon Brunetta.
L'on. Renato Brunetta ha chiesto, e ottenuto, un incontro ufficiale con l'Innominabile al quale gli ha comunicato che "questo governo è illegale". (a questo punto, di solito, il cielo diventa oscuro e si sente il rumore dei tuoni in lontananza che annunciano la tempesta, mentre Brunetta sghignazza e i bambini nascondono la testa sotto la giacca del papà che li ha portati al cinema).
Brunetta, infatti, ha spiegato che "il governo delle larghe intese non ha nessun rapporto reale con i numeri prodotti dalle urne, quindi è costituzionalmente inaccettabile, dato che le intese non possono più essere considerate "larghe" essendosi ristrette, sia per la scissione di Lista Civica sia per quella, ben più ampia e poderosa, di Forza Italia, la quale essendo passata all'opposizione non appoggia il governo. Quindi chiediamo l'apertura ufficiale della crisi di governo".
Personalmente, sono d'accordo con Brunetta.
La sua affermazione è ineccepibile, non fa una grinza.
Ha ragione.
O meglio, nel mondo dei fatti lui ha ragione.
Dal suo mondo parallelo, invece, il nostro mediano sognatore ha biascicato qualche mugugno incomprensibile che nella sua mente equivaleva a un'azione d'attacco.
Nel mondo nostro, invece, l'arbitro ha convalidato il goal.
Siccome lui non sa neppure fare il portiere, quando tirano in porta si scansa per non farsi del male.
Brunetta (di solito piuttosto arzillo e spiritoso) questa volta è stato puntiglioso e rigoroso.
Conti alla mano, con il pallottoliere appresso, ha fornito i numeri.
E alla fine, l'arbitro (cioè Napolitano) ha ammesso che le cifre erano quelle.
Ha chiamato con un marchingegno ad alta tecnologia il nostro Letta, uno strumento che ha soltanto l'Innominabile e gli consente di comunicare con il mondo parallelo, e gli ha detto "lunedì devi andare alle camere, devi presentare un programma e chiedere la fiducia per il governo che andrà subito votata".
Il mediano sognatore, allora (che seguita a non aver capito il suo ruolo) ha rilasciato la dichiarazione che preannuncia la vibrante azione d'attacco dell'Italia in campo economico, politico e lavorativo.
Intanto, nel mondo nostro, l'Istat pubblicava i nuovi dati.
Il mediano sognatore, 6 settembre 2013: "grazie all'azione del governo stiamo dando lavoro a tanti giovani".
Dati ufficiali Istat (questa mattina): disoccupazione giovanile sale al 42%, aumento del 2% rispetto a giugno.
Il mediano sognatore, 10 maggio 2013: "la grande vittoria di Bruxelles rilancia la crescita e l'occupazione, visto che abbiamo ottenuto  ben 1,5 miliardi di euro da mettere subito a disposizione per le start up e le open source che daranno vita a nuove imprese giovanili".
Dati ufficiali commissione europea 10 novembre 2013: "bocciata la legge di stabilità, scoperto l'inghippo dei conti truccati per cui non c'è il 3% come previsto e di conseguenza annullamento di quel 1,5 miliardi".
(ma nessuno in Italia l'ha sottolineato).
Così, lunedì, il mediano sognatore va a chiedere la fiducia insieme a un altro sognatore: Alfano.
Costui è convinto che i voti li ha presi lui, è finito nel mondo parallelo di Letta ma ancora non lo sa.
Ha dichiarato ieri mattina, insieme alla Lorenzin e alla Di Girolamo, che "i sondaggi danno la nuova prestigiosa formazione politica Nuovo Centro Destra di un buon 16/18% che ci identifica come il punto di riferimento principale dei moderati italiani". Era davvero contento come una pasqua. Non hanno spiegato bene chi ha fatto i sondaggi, quando e come, ma non ha importanza. Ciò che conta sono le parole, non i fatti.
Ha perfettamente ragione Renato Brunetta: questo governo è illegale.
Rappresenta e interpreta un mondo parallelo.
Renato Brunetta invece, rappresenta una parte di questo mondo reale.
Un mondo che a me non piace, che contesto e che combatto, ma so che esiste. E' vero.
Preferisco affrontare una realtà cruda piuttosto che vivere nelle illusioni di una favoletta per bambini.
E' così che si diventa cittadini adulti.
Siamo ormai al delirio o in piena fantascienza.








martedì 26 novembre 2013

Dalla cultura del bordello al bordello dalla Cultura. Una riflessione sulla regressione italiana, in margine alle dichiarazioni dell'onorevole Biancofiore.


"Chi usa la violenza contro le donne è un animale, perchè le considera merce deperibile, oggetto di scambio e d'uso, soggetti di carne messe a disposizione della comunità libidinosa maschile. Se volete capire quanto è civile ed evoluta una società, allora osservate come vengono trattate le donne. Il progresso di una civiltà lo si misura da come, in quella specifica società, vengono trattate le donne all'interno della comunità".

                                                                                                                         Karl Marx, 1850


di Sergio Di Cori Modigliani

Dice la deputata in parlamento Micaela Biancofiore: "Quando noi donne ci troviamo davanti a un uomo ricco e potente, diventiamo sempre subito disponibili. Perchè è inutile fare gli ipocriti, la verità è che la stragrande maggioranza delle donne ama i soldi e le donne vogliono i soldi".
Siamo alla frutta, non c'è che dire.
Quantomeno me lo auguro, sperando che non si tratti, invece, di un aperitivo.
Questa idea del mondo, della deputata, mi sembra un' ottima ispirazione per commentare la necessità di una più evoluta consapevolezza collettiva che abbatta gli stereotipi ormai stantii, che appartengono a un mondo ideologizzato e non corrispondono più alle esigenze della civiltà post-moderna.
Compresa la cosiddetta solidarietà di genere, molto viva e attiva in Italia e -a mio avviso- un prodotto poco dibattuto (ma non è un caso) del berlusconismo. 
Anche le femministe, infatti, ne sono rimaste vittime. 
La frase della Biancofiore ne è un esempio, a mio avviso chiaro e lampante.
Ieri si è celebrata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
I media, soprattutto la tivvù, si sono spesi nel veicolare la consueta retorica intrisa di banalità e demagogia che dura lo spazio della giornata. Come accade di solito a luglio quando si commemora la data dell'assassinio del giudice Borsellino e tutti fanno a gara nell'esibire il proprio sdegno contro la mafia. Poi, passata la notte, riprendono ad andarci a letto insieme, facendo con i boss succosi affari.
Ignoro come e se sia stata celebrata in continenti lontani dalla mia cultura.
Ma ho spulciato ciò che è accaduto in nazioni a noi simili come tradizione e dibattito, dalla Francia alla Gran Bretagna, dalla Danimarca al Canada, dall'Argentina al Cile, all'Australia.
E ho notato una gigantesca differenza che saltava davvero agli occhi.
Nelle altre nazioni (dove le femministe si sono evolute, e partecipano pienamente alla vita sociale e politica delle loro rispettive nazioni, in quello che viene definito il femminismo post-moderno) la società civile ha partecipato al dibattito in maniera mista (nel senso di genere, cioè maschi e femmine insieme) a differenza dell'Italia dove, invece, è passata una linea obsoleta e a mio avviso pericolosa e dannosa per tutte le donne: quella di definire l'annoso problema della violenza maschile sulle donne come un gravissimo problema che riguarda le femmine, ma (il punto sta in questo "ma") di conseguenza va trattato dalle donne per le donne, perchè appartiene a una "tematica classica del mondo femminile" e quindi esclude il consorzio del mondo maschile.
Grave errore.
La violenza sulle donne, secondo me, è un problema che riguarda l'intera società.
Sarebbe come dire che la pedofilia riguarda soltanto coloro che hanno figli piccoli. Se uno è single e non ha figli, allora non deve essere coinvolto e non lo riguarda.
L'aumento esponenziale in Italia della violenza sulle donne è una logica conseguenza dell'interpretazione berlusconiana dell'esistenza, che ha annullato la Cultura lanciando la marketizzazione della società in ogni suo ambito, applicando modalità mutuate dal sistema pubblicitario alla vita quotidiana.
Ho visto in tivvù su Rainews24 un format di infantile banalità dove diversi tipi di donne (tutte professioniste della comunicazione mediatica) declamavano il loro bravo compitino, felici di avere una scusa per dar fondo alla propria smania di visibilità. Molte non sapevo chi fossero, alcune le conoscevo soltanto di nome, altre -per un caso del destino e della professione- le conosco benissimo: sono delle furbe carrieriste che hanno dato il loro solido contributo al declino e alla distruzione di questa società. Mi sono tenuto il mio sconcerto per me stesso, adattandomi giocoforza al territorio in cui vivo e opero, quello della Repubblica Italiana. 
Quindi non ne ho parlato. 

Quando ho iniziato a fare questo blog ero appena ritornato in Italia dopo un lungo decennio ventennale all'estero, e mi capitava spesso, all'inizio, di scrivere anche su questioni relative al mondo femminile. Sono stato sollecitato da diversi soggetti femminili (soprattutto femministe) a non farlo più. Con gentilezza e altrettanta fermezza, mi venne spiegato che le tematiche femminili devono essere dibattute e affrontate solo dalle donne. E così, ho smesso di parlarne.
Personalmente seguito a pensare che sia una totale idiozia e un errore politico molto grave.
Non penso affatto che il mondo si divida in maschi e femmine, se non per la biologia.
Penso piuttosto che le discriminanti su molti aspetti della vita sociale (bio-etica, aborto, libertà sessuale, femminicidio, ecc.) viaggino in maniera trasversale. L'espressione celebre "l'utero è mio e me lo gestisco io" che nei primissimi anni'70, allora, divenne il mantra delle lotte femministe per la liberazione delle donne, aveva un senso forte (nel 1970) perchè rappresentava una rottura con modelli autoritari ormai superati dall'evoluzione sociale. E io, oggi, avendo avuto la fortuna di crescere in quegli anni (a dimostrazione della bontà della mia tesi) le ringrazio, perchè diedero un forte contributo alla liberazione di tutta la società, nessuno escluso. 
Liberarono tutti.
La mia generazione di maschi (quelli nati negli anni'50) è stata la prima generazione di maschi negli ultimi 8.000 anni che non è cresciuta nei bordelli, perchè abbiamo iniziato da subito a fare sesso con le nostre compagne di scuola. 
Fu una novità rivoluzionaria che sconvolse i nostri genitori e le roccaforti del potere: era inconcepibile per loro.
Allora, la prostituzione era molto limitata; a nessun maschietto di 20 anni veniva in mente di fare sesso a pagamento. Era davvero una attività fuori dal mondo. Chi la praticava veniva guardato e trattato con pena misericordiosa,  perchè esisteva una consapevolezza collettiva totale nel combattere contro la schiavitù e l'asservimento di una persona terza approfittando del suo bisogno. Le femmine, allora, non volevano vendersi, volevano essere libere.
Poi, tutto è cominciato a cambiare con l'irruzione di Berlusconi che ha prima lanciato, pubblicizzato, diffuso, e infine affermato, il ritorno alla consuetudine di fare del sesso a pagamento, facendo regredire l'intera nazione.
Perchè quello era il suo gusto personale, e chi lavorava con lui e per lui, doveva adattarsi a vivere in un mondo che funzionava così. Ha finito per contaminare ogni aspetto della società, dando un enorme contributo all'avvilimento esistenziale, alla contrazione dello scambio culturale e alla totale regressione di questa nazione.
Finchè non è diventata Norma consuetudinaria.
E l'Italia dei maschi è ritornata a vivere come viveva negli anni'50.
Con una allarmante differenza: prima degli anni'60 la cultura familiare e sociale imponeva una restrizione molto forte allo scambio sessuale con le femmine. Una ragazza che a diciassette anni faceva sesso era considerata una persona equivoca, disdicevole, immorale, e veniva bandita, considerata una puttana. Il sesso era colpevolizzato e vissuto come colpa. L'esercizio della prostituzione, quindi, andava a coprire un bisogno sociale che aveva il compito di far sfogare i maschi senza che venisse intaccato l'ordine sociale.
Nel 1990, invece, quando Berlusconi lanciò il suo modello sociale, non esisteva più questo bisogno sociale.
Fu una scelta autoritaria di imposizione che -lo avrebbe capito anche un bambino- ben presto avrebbe contaminato anche gli aspetti della morale, dell'etica, e infine quelli della psicologia emotiva che fonda l'esistenzialità quotidiana dello scambio di coppia tra maschio e femmina.
La sinistra abboccò entusiasta. 
Anzi, fu quella che fece da avanguardia, spacciandolo per atto libertario.
I risultati si sono visti.

Veniamo alla Biancofiore.
La sua dichiarazione che ho riportato tra virgolette è stata proposta nel corso di un convegno manifestazione per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne. Ed è stato molto apprezzato.
La mia personale opinione è che si tratta di una estensione di tale violenza, che non viene commentata in questi termini perchè l'Italia non è in grado di identificarla come tale, essendo ormai regredita come nazione pensante.
La Biancofiore ha mutuato e incorporato il modello berlusconiano prostitutorio e lo ripropone "a nome delle donne".
Lo voglio dire in tutta la sua estensione controcorrente: protesto vivamente.
Le donne vogliono i soldi nella stessa identica quantità e percentuale in cui lo vogliono i maschi. Non ha niente a che vedere con la sessualità.
Ha a che vedere con la politica, con la cultura, con lo scambio sociale, con la caratterialità.
Se un soggetto politico di genere femminile, noto per la sua attività, ieri avesse detto una frase del genere -nelle nazioni sopra citate- ci potete giurare, avrebbe concluso lì la sua carriera. L'avrebbero sbranata in pubblico. 
Ho trovato, invece, pur nei distinguo, anche tra persone insospettabili, il riconoscimento di una certa logica da salvaguardare, e molti di questi sono giovani, alcuni giovanissimi. 
Questo post è per avviare una riflessione su questo spinoso argomento e una volta tanto dibattere -se è possibile- su argomenti veri che ci toccano tutti nel tessuto quotidiano.
L'Italia non sta come sta perchè Goldman Sachs ci mangia vivi.
Goldman Sachs è venuto a mangiarci vivi perchè sapeva che un paese dedito alla prostituzione di massa, è un paese dove è molto facile corrompere la dirigenza e quindi fare dei buoni affari.
I loro, si intende.
Sulla pelle di tutta la nazione.
Hanno la Biancofiore come sponsor.
Insieme a tutti coloro -indifferentemente maschi o femmine- che la pensano come lei.

P.S.
L'immagine che vedete in bacheca è un piccolo scoop: ritrae due testimoni eccezionali che sanno tutto della trattativa sui diritti televisivi Mediaset, che Berlusconi ha scovato a Los Angeles e si dichiarano pronti a venire a Roma per testimoniare raccontando tutto.
Presto ne vedremo e ne ascolteremo delle belle. (cito un divertente post sulla pagina fb di Scanzi)













lunedì 25 novembre 2013

Berlusconi tenta un affondo surreale e lancia un appello ai senatori del M5s perchè votino contro la sua decadenza.


"Dopo i 40 anni, ciascuno è responsabile della propria faccia"
                                                                                                                     Oscar Wilde


di Sergio Di Cori Modigliani

Mi piacerebbe per davvero poter dire che siamo alla vigilia del crollo di un regime.
Non è così.
Per lo meno, non adesso.
Non ancora.
E' semplicemente la fine di un banale uomo per tutte le stagioni, un soggetto che è stato funzionale nell'ultimo ventennio sia ai colossi finanziari anglo-americani che al Kgb sovietico, passando per lo Stato del Vaticano, la troika, l'Iran, Israele, l'Arabia Saudita, gli emirati Arabi, la Lybia, l'intero sistema bancario internazionale.
Il mondo è sempre stato pieno di individui del genere.
L'aspetto più stupefacente consiste nel fatto che finiscono tutti nello stesso identico modo.
E iniziano, anche, nello stesso modo.
Interpretando una parte di cui sono consapevoli sia soltanto una rappresentazione di facciata.
Ma strada facendo finiscono per inciampare, inesorabilmente, in quella pàtina umana, davvero molto umana, una mitomania mista a onnipotenza, per cui finiscono per convincersi che la maschera che indossano corrisponda alla propria vera natura. E finiscono per crederci.
Quando Saddam Hussein, una delle persone più potenti e ricche del pianeta, comparve al suo processo a Bagdad nel 2004, tirò fuori quattro volumi di carte e prove inoppugnabili che -nella sua mente- servivano a documentare i suoi buoni servigi all'occidente che, in quel momento, lo stava condannando a morte, pensando di farla franca. Nessuno gli diede neppure ascolto. E' finito impiccato. Così come nessuno badò agli appelli, alle minacce, alle proposte dell'ultim'ora, lanciate da Gheddafi nell'agosto del 2012. Avvenne la stessa cosa per lo scià di Persia, Reza Pahlevi, un servo sciocco dei petrolieri texani, per il dittatore Marcos nelle Filippine, per Somoza, per Videla in Argentina, per il ricchissimo e potentissimo Bettino Craxi, un uomo che il Corriere della Sera definì allora "un leone indomito che non smette mai di ruggire" e sulle stesse identiche pagine, dieci giorni dopo, definiva lo stesso Craxi "il simbolo della vergogna nazionale, in fuga verso l'Africa come un volgare latitante": il tempo necessario per i giornalisti compiacenti, che lo avevano sostenuto, di trovare un contratto ben più interessante al soldo di nuove stelle della politica all'orizzonte.

Riciclare oggi l'aspetto gossiparo, grazie alle ultime e recentissime confessioni pepate di Ruby, ci aggiunge, a mio avviso, un tono folcloristico pecoreccio che tinge la tragedia italiana di quel sapore farsesco che offende la coscienza dei cittadini pensanti di questa nazione.
E' bene, invece, ricordarlo come appare nell'immagine in bacheca.
Ben lo rappresenta e ne sintetizza gli umori, gli affari, la caratterialità.
E' ciò che è sempre stato e sarà sempre.
Un boss dell'illegalità e del malaffare che ha svenduto la nazione, ha impoverito il paese, lo ha bloccato, ingessato ed espoliato, e ha reso la previsione di Indro Montanelli una profezia della realtà "quando Berlusconi, finalmente, cadrà, allora gli italiani, a quel punto, si renderanno conto che ha distrutto la nazione trascinandola nella vergogna, nello scempio, dentro una palude immonda dalla quale sarà quasi impossibile riuscire a tirarsi fuori, come accade sempre con noi italiani, se ne accorgeranno quando ormai sarà troppo tardi".

La conferenza stampa che Berlusconi ha organizzato questo pomeriggio sembra essere uscita dalla penna di uno sceneggiatore di un film di Hollywood di serie B, neppure un colpo di scena, un imprevisto, un guizzo di creatività. Un copione patetico standard, di cui la cupola mediatica al suo servizio (fino a ieri sera) non è in grado di presentarlo in tutta la sua pienezza.
Voci di corridoio si assommano, aggiungendo dettagli davvero truculenti, come l'ultima trovata del quotidiano Libero, in cui Belpietro racconta (come se fosse una cosa normale) che Putin è arrivato a Roma ed è andato dal Papa a comunicargli che dopodomani consegnerà un passaporto diplomatico con la nomina per Berlusconi di "ambasciatore della Russia presso la Santa Sede", dimenticandosi che queste nomine, per poter essere valide, devono essere approvate -di suo pugno- dal Papa in persona. Non penso proprio che la Chiesa, genialmente abile nell'aver trovato in Bergoglio l'uomo giusto al momento giusto, intenda correre il rischio di affondare una istituzione bimillenaria per salvaguardare il patrimonio personale di una dinastia oligarchica di volgarissimi piccolo-borghesi della Brianza, di cui il capostipite è già stato condannato in Assise per prostituzione di minori.
Soltanto una persona che con conosce il funzionamento della comunicazione geo-politica può pensare, anche nell'anticamera del suo cervello, che Papa Francesco possa accogliere quest'idea come una benedizione salutare per la vita spirituale dei cattolici di tutto il mondo.
Sarebbe la fine della Chiesa.
E a San Pietro lo sanno benissimo.

Intendiamoci, non ci sarà nessun sommovimento particolare per il governo.
E' già da lungo tempo che lo avevano preventivato e organizzato con accorta strategia, tanto è vero che si sono riciclati tutti con perfetto tempismo.
L'appello di Berlusconi rivolto ai senatori del M5s rimane una chicca sublime, a metà tra il patetico e il minaccioso, ennesimo tentativo di trasformare in una farsa ciò che deve, invece, essere vissuta per ciò che è: una tragedia tutta italiana.
Noi l'abbiamo costruito.
Noi l'abbiamo inventato.
Noi l'abbiamo sopportato e in molti, troppi, lo hanno anche supportato.
Sta a noi, quindi, alchemizzare questa fase per occuparci delle questioni reali del paese e approfittare di questo evento per avviare l'inizio di un percorso evolutivo di consapevolezza collettiva.
Tra le tante citazioni folli oggi a disposizione, ne ho scelta una, emblematica della follia senza pudore (e soprattutto senza limiti) di questo paese. Merita un Oscar.
Appartiene a un certo Francesco Cascio, ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana, che cinque giorni fa è passato al nuovo centro-destra: "Non va sottovalutato il fatto che tutte le veline sono rimaste a lui...neanche una sta con noi, dà da pensarci, è assolutamente necessaria una riorganizzazione". Nuovo astro del centro-destra alfaniano in Sicilia, costui è stato identificato subito dall'attuale Presidente Crocetta come "l'interlocutore migliore con il quale stabilire una forte alleanza per affrontare insieme, e risolvere, i problemi dei siciliani".
Il regime, come vedete, è saldamente in piedi.
La strada è lunga e la percorreremo tutta fintantochè non avremo cambiato la nazione.
Buona fortuna a tutti.

In memoriam





giovedì 21 novembre 2013

Deutchland uber alles. Angela Merkel scatenata contro tutta l'Europa



di Sergio Di Cori Modigliani
Quattro giorni fa, Angela Merkel ha annunciato il varo ufficiale della grossekoalition, ovvero il governo delle larghe intese in salsa teutonica.
Ben altra cosa delle spezie nostrane. 
Dopo 27 incontri nell'arco di quarantadue giorni, per un totale di 168 ore di fitti colloqui tra le parti, i due partner politici hanno chiuso l'accordo. In termini sintetici è il seguente: massima libertà e semaforo verde ad ampio raggio alla Merkel per tutto ciò che riguarda l'export e l'affermazione della Germania come leader economico europeo per vendere le loro merci nel mondo, senza nessun tipo di laccio o lacciuolo. In cambio, i socialdemocratici hanno ottenuto il varo del "reddito di cittadinanza universale per cittadini tedeschi" per una cifra non inferiore agli 850 euro al mese, per un totale di 10.000 euro l'anno. Inoltre verranno varati dispositivi interni per allargare la presenza e diffusione dello stato sociale garantendo una copertura totale delle spese sanitarie, istruzione, ricerca scientifica e servizi per le comunità tedesche.
Questa mattina, Angela Merkel è intervenuta a Berlino al Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013, un convegno di seminari organizzato e gestito dalla Suddeutche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi.
E' stata la prima uscita pubblica dopo l'intervento della Commissione Europea contro la Germania per l'eccesso di esportazioni a scapito dei paesi del mediterraneo. C'era una grande attesa per la sua risposta a Olli Rehn.
Ha detto Angela Merkel "La Germania, come nazione, è riuscita a uscire bene dalla grande crisi economica degli anni'90 e ora è sotto sorveglianza a Bruxelles per l'entità del suo surplus commerciale. Possiamo vedere come sono i trend dei consumi e della produzione nel Paese, ma sarebbe assurdo ridurre la produzione e la qualità dei nostri prodotti per andare incontro alle richieste di Bruxelles. Noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo e quindi non lo faremo....." (standing ovation durata cinque minuti) "....non è possibile assolutamente ridurre artificialmente il grado di competitività raggiunta dalla Germania ed è un errore non porsi il problema guardando soltanto le cose dal punto di vista europeo ma guardare anche alle grandi sfide della competitività a livello globale, andando al di là dei nostri confini, perchè il mondo oggi è globale e la concorrenza è globale, ed è lì che noi intendiamo vincere la nostra sfida. In Germania abbiamo una situazione molto equilibrata perchè il nostro deficit è molo molto piccolo e di molto inferiore al 3%".
Ci ha tenuto a spiegare che era contraria al reddito di cittadinanza ma lo ha accettato come compromesso con i socialdemocratici, i quali lo avevano posto come conditio sine qua non. Ha aggiunto "Ero contraria e lo sono tuttora, ma l'ho accettato, ho già dato incarico di formulare subito la Legge, la firmerò e l'approveremo in parlamento entro dieci giorni".
Tradotto vuol dire: non rispetteremo la richiesta dell'Europa e non ci interessa.
Applicheranno l'austerità e il rigore in tutta Europa, ad esclusione del territorio della Germania dove, invece, porteranno avanti una politica di sostegno e allargamento del welfare. Il loro obiettivo consiste nell'allargare il benessere dei tedeschi, e il costo lo pagheranno i greci, i portoghesi, gli spagnoli, gli italiani e i francesi.
Più chiaro di così!.
Ha fatto la voce grossa, Angela Merkel.
Può permetterselo.
Non c'è stato ancora nessuno, in Europa, che si sia alzato in piedi e abbia detto, a nome del proprio governo "no, noi non ci stiamo, e su questo non si discute".
Sta cominciando a farlo l'Irlanda.

E noi?

Che cosa aspettiamo per darci una smossa?

mercoledì 20 novembre 2013

Il clan degli invisibili. Una riflessione sul caso Cancellieri.


di Sergio Di Cori Modigliani



Non è necessario avere una laurea in economia per sapere che l'intero panorama della produzione mondiale, e il conseguente consumo, è basato sul principio della domanda e dell'offerta.
E' la spina dorsale dell'economia, di cui il danaro è il mediatore di sintesi che ne regola la formalità dello scambio.
Qui finisce subito l'accordo.
Perchè nascono subito dei distinguo, sempre più complessi, sulla natura, la modalità e l'esercizio di questo scambio.
C'è chi sostiene la necessità della domanda, chi punta, invece, sull'offerta.
Affinchè una economia sia dinamica, funzionante e funzionale al benessere collettivo, deve necessariamente essere basata sull'incontro tra la domanda e l'offerta. Tanto è vero che -in teoria- si posiziona sempre come leader chi riesce a fornire un prodotto che contiene il massimo della qualità al minimo prezzo. 
Chi stabilisce e determina, quindi, le regole del mercato?
Non è una domanda retorica, bensì sostanziale.
Tanto è vero che il caso Cancellieri ruota e si basa proprio su questo punto.
Le posizioni sono trasversali.
A dividerle è la discriminante della Cultura.
Chi sostiene che sia la domanda a fare il mercato parte dal presupposto che l'essere umano sia in grado di saper distinguere perfettamente tra i diversi bisogni (i sostenitori pensano perfino a una naturalità spontanea del cittadino) e quindi sia in grado di fare e porre domande specifiche chiedendo le merci ABC alle quali il mercato si adatta e quindi va incontro a queste esigenze, fornendo l'abc richiesto. E avviene lo scambio regolato dall'incontro.
Questa è la posizione di base dei cosiddetti iper-liberisti.
Si parla sempre di liberismo economico, ma penso che la maggior parte delle persone non sappiano con esattezza che cosa voglia dire, al di là delle sigle e della complessità tecnica delle teorie economiche. Questa idea è basata sulla accettazione del principio di auto-regolamentazione del mercato (è la libera scelta degli individui che spinge a fare le domande e quindi niente si deve interporre, altrimenti non esiste più la libertà) contrapposto invece a uno statalismo di tipo keynesiano che, secondo la visione liberista, impedirebbe ai cittadini il dispiego della propria libertà interiore.
Questa visione, che la maggior parte delle persone ritiene sia una novità, è antichissima, per non dire primitiva. 
E' addirittura pre-legale. 
I nostri antenati nelle caverne, infatti, erano tutti iper-liberisti. La domanda nasceva da un bisogno istintuale che si esprimeva nella massima libertà dove vinceva e si affermava il più forte e veloce. Uno aveva fame, usciva dalla caverna, prendeva a legnate il primo animale nei paraggi e se lo mangiava. Aveva voglia di sesso e non appena vedeva una femmina che gli piaceva la prendeva per i capelli e se la trascinava dentro la caverna. Ecc,ecc. 
Noi, un tempo remoto, vivevamo così.
E così ritorneremo a vivere, seguendo l'applicazione -in termini esistenziali- di questa infausta idea, che è fondamentalmente umana, tragicamente umana, ma è, per l'appunto, primitiva.
Perchè contiene un trucco, che tradotto in termini civili diventa una truffa e tradotto in termini politici si trasforma in una efferata dittatura nel nome della libertà.
I nostri precursori antenati, cioè gli ominidi -detti anche Homo Erectus- se ne sono andati in giro per il pianeta Terra per circa 200.000 anni vivendo in regime di pieno iper-liberismo. Poi, circa 10.000 anni fa, c'è stato un salto di qualità, dovuto all'intuizione geniale di qualcuno, e l'Essere Umano è diventato Homo Sapiens, scoprendo il concetto di onnipotenza, perchè è diventato un "Animale Superiore": ha inventato l'agricoltura.
Il periodo durato 200.000 anni, in antropologia, è chiamato "l'epoca dei raccoglitori". Ci si nutriva con ciò che si trovava e il cibo veniva, per l'appunto, "raccolto" grazie alla generosità del pianeta.
Con l'invenzione dell'agricoltura, invece, l'ominide diventa sapiens e superiore.
Nasce il periodo che, in antropologia, viene chiamato "l'epoca dei seminatori".
Perchè l'essere umano scopre la Vera Libertà: diventa autonomo e indipendente dal bisogno, unico animale sulla Terra (con le eccezioni delle api e di una particolare specie di meduse) ad essere in grado di costruire il proprio cibo garantendosi la sicurezza alimentare di base. Nessun altro animale è in grado di costruirsi il proprio cibo, lo fa soltanto l'uomo. 
Ma i primi pionieri hanno fatto davvero una pessima fine. Loro coltivavano, seminavano, innaffiavano e poi arrivavano "i regrediti" che vivevano ancora con la mentalità passiva dei raccoglitori, li prendevano a randellate sulla testa, li uccidevano, si mangiavano quello che c'era e poi andavano a caccia di un altro "mercato". 
Come fanno i colossi finanziari.
Sono nate quindi le prime consorterie di sapienti per salvaguardarsi dai prepotenti.
E' nata, per l'appunto "la Politica" ovvero una regolamentazione di simili alla pari (tutti coltivatori attivi) il cui fine consisteva nel darsi una serie di norme e consuetudini per difendersi dagli attacchi dei raccoglitori regrediti nel nome del benessere comune. 
E hanno inventato la Legge.
Ogni gruppo, poi tribù, clan, consorzio, etnia, popolo, nazione, stato, si è dato le proprie.
Ed è nata la civiltà.
Ciò che ci divide dai primitivi.
La civiltà -dal punto di vista economico- è basata, per l'appunto, non sulla domanda, bensì sull'offerta, che è diametralmente opposta.
Se estendissimo al massimo il raggio d'azione della libertà dell'Essere Umano, il pianeta finirebbe in due ore in seguito a migliaia di guerre dovunque. Perchè siamo ancora animali assassini e quindi è necessario darsi delle regole (l'offerta) per attutire l'istinto brutale (la domanda). 
Capisco, e comprendo anche, un giovane che è liberista. E' una bella favola. E' una utopia. E forse sarà possibile in un futuro prossimo (me lo auguro) quando l'Essere Umano potrà permettersi il lusso di praticare la Libertà rinunciando alla Violenza. 
Per il momento non è possibile.
L'iper-liberismo è inumano perchè non corrisponde alla natura dell'Essere Umano Civile.
La Libertà di ogni soggetto finisce quando incontra la Libertà di un altro soggetto; in quel punto avviene una scelta: impongo la mia Libertà (o subisco la Libertà dell'altro) oppure mi metto d'accordo per condividere una libertà comune. Non esistono alternative.
E' l'esaltazione del concetto di offerta che rende una comunità davvero civile.
E la rende ricca.
Un paese molto povero ha una quantità di domanda esorbitante e un'offerta minima.
Un paese molto ricco di civiltà ha una enorme offerta e una domanda che si manifesta sempre come pungolo, stimolo, per far aumentare sempre di più l'offerta.

Non sono un economista ed è già da un pezzo che sono arcistufo di ascoltare teorie, leggere cifre, numeri, grafici, previsioni, senza che a nessuno venga mai in mente di affrontare il problema alla base: come trasformare, inventare, creare e migliorare l'offerta.

L'iper-liberismo si basa su questo concetto primitivo di base: abbassare il livello di sapienza e di conoscenza della massa per far sì che emergano delle domande sempre più brutali, piatte, prive di alcun valore intellettuale. A quel punto, basta pedinarle e creare l'offerta giusta per loro. Così facendo si sostituisce la quantità alla qualità.
Le persone, invece, vanno stimolate, educate, spinte, aiutate, in quanto cittadini.
E questo lo può fare soltanto l'offerta.
Chiunque abbia avuto un figlio sa che crescere un pargolo vuol dire reprimere le continue assillanti domande dei bambini, proponendo una offerta di amore, di affettività, di creatività, di guida, di stimolo, per aiutarli a vivere poi da adulti in un consorzio civile.

L'Italia, in questo momento, è considerata la nazione nel mondo occidentale più primitiva e regredita che esiste. Così ci considerano, così ci vivono, così ci percepiscono. 
Quella in cui l'iper-liberismo si è affermato nella sua forma più sfrenata.
Paradossalmente è, allo stesso tempo, la nazione che ha in assoluto il maggior numero di vincoli, divieti, sbarramenti, ostacoli, il che consente agli iper-liberisti di protestare chiedendo maggiore libertà. Ma è un trucco da baraccone.
I lacci lacciuoli e proibizioni sono una invenzione degli iper-liberisti perchè tutto ciò è funzionale al Sistema.
Servono per noi cittadini, animali primitivi di serie B.
Sono fondamentali per il sistema liberista attuale.
Consentono uno sbarramento d'accesso che mantiene intatta l'oligarchia del privilegio all'interno della quale vige, invece, una enorme dinamica, una gigantesca libertà priva di ogni regola, che consente -da cui l'essere primitivo della nostra nazione- il successo non dei più meritevoli e capaci, bensì del più prepotente e violento. Per me, per voi, andare in banca a chiedere un prestito o un mutuo è praticamente una puntata alla roulette. Per l'entoruage della classe politica dirigente si tratta soltanto di connettere delle conoscenze, per loro i regolamenti non esistono nè vengono applicati. Vivono così, questa è la loro dimensione esistenziale.
La ministra Cancellieri, dal suo punto di vista, ha ragione, ed è molto probabile, per non dire quasi certo, che non capisce neppure il perchè di questa che per lei -con ogni probabilità- si tratta di una volgarissima pantomima populista. Perchè lei si trova dalla parte di coloro che per Legge sono i deputati a gestire l'offerta e vive in quel mondo. Ma in Italia l'offerta è aristocratica perchè questa non è una nazione democratica, non lo è mai stata. Nessun governante -tranne un brevissimo periodo fortunato qualche decennio fa- si è mai posto il problema della collettività, del bene pubblico, del servizio pubblico, della invenzione di un'offerta che consenta di elevarsi, migliorarsi, evolversi, e quindi maturare, passando dall'epoca dei raccoglitori a quella del cittadino Sapiens. Macchè.
Esattamente l'opposto.
Il berlusconismo/piddismo è la colonna della nazione che si è manifestato originariamente come un sistema teso ad abbassare sempre di più il livello culturale, in modo tale da far scattare un livello di domanda primitiva alla quale il sistema ha sempre immediatamente risposto con un'offerta di basso livello. Così facendo, la nazione è regredita antropologicamente, e ha iniziato a manifestare delle domande primitive, di bassissimo livello. I  detentori del potere son stati felici di rispondere con una offerta pronta per loro.
Il paese non cambia se cambiano le domande. E' un'illusione.
Tanto è vero che l'irruzione in parlamento degli eletti M5s ha modificato il tessuto delle domande e ha ampliato lo spettro delle domande ma non ha intaccato neppure di un grammo la qualità della offerta che rimane immonda a tutti i livelli.
Perchè le domande non passano.
Se la classe politica dirigente avesse scelto di imporre alla Cancellieri le sue dimissioni, questo fatto avrebbe rappresentato una mazzata per il sistema economico liberista: era l'inizio della fine della crisi economica. Questo atto, infatti, avrebbe rappresentato un'idea di Stato che ha al suo centro la cura della cittadinanza e quindi il rispetto delle norme legalitarie democratiche, il cui successivo passo sarebbe stato immediatamente un cambio di passo nella "domanda" da parte di tutti nel pretendere un allargamento del rispetto delle esigenze del paese, quindi, magari, discussione sul reddito di cittadinanza, un piano per il lavoro, la presa d'atto di una spaventosa depressione sociale ed esistenziale, perchè quando la offerta si alza, automaticamente si alza anche la domanda: è una legge economica.
A questo serve la Cultura.
Non è certo un caso che, contemporaneamente al caso Cancellieri, il più importante quotidiano del paese, il Corriere della sera, sceglie di affidare l'editoriale nella sua pagina della cultura a Fabio Volo che ben rappresenta il livello di offerta più basso mai registrato nella storia d'Italia dal 1936, quando in seguito all'eliminazione di quella che allora erano gli intellettuali e gli artisti dell'epoca, venne promosso un certo Pittigrilli, autore best-seller che con il romanzo "Cocaina" affascinò la nazione, mentre i giovanissimi Italo Calvino, Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Giuseppe Berto, Vasco Pratolini, Luigi Einaudi, si avviavano verso il confino, chi a Lugano, chi a Ventotene, chi a Lampedusa.
Che cosa fare, quindi?
Prendere atto che cercheranno di abbassare sempre di più l'offerta per appiattire sempre di più la domanda. 
Dopodichè cominciare dal basso (per il momento non abbiamo altra scelta) ad alzare il livello, iniziando una nuova e più evoluta modalità di "offerta" nella vita quotidiana, iniziando dagli scalini più bassi, cominciando a occuparsi sempre di meno di "loro", a guardare sempre di meno i loro prodotti televisivi e quindi parlarne sempre di meno, non leggere più i loro quotidiani e cominciare, invece, a diffondere un livello più alto di offerta esistenziale nello scambio tra persone, per spingere verso un innalzamento del livello della domanda. Costruire e inventare un nuovo modello di solidarietà e diffondere una nuova cultura della cittadinanza, istigando e pungolando la gente a leggere libri, a conoscere, per far sì che si alzi il livello della domanda in attesa dell'implosione inevitabile di questo sistema marcio che scricchiola ogni giorno di più e sta crollando.
Quando nel 1930, Franklin Delano Roosevelt e Harry Truman, che si erano innamorati delle teorie economiche di John Maynard Keynes, decisero di scendere in campo per le presidenziali e se ne andarono tutti e tre a fare un giro di conferenze, rimasero colpiti e fortemente delusi dal fatto che in platea non c'era nessuno. Il paese era travolto da una profonda crisi di valori, con decine di milioni di disoccupati, e un disagio sociale spaventoso. La gente non aveva strumenti per comprendere ciò che Keynes spiegava loro.
"Senza gli artisti non ce la faremo mai" scrisse Roosevelt in una splendida lettera al suo amico Truman "abbiamo assolutamente bisogno di alzare il livello della domanda nel popolo, altrimenti corriamo il rischio che nessuno capirà il senso della nostra proposta e la nostra offerta non verrà nè raccolta nè accolta".
Ed è quello che fecero.
Due anni prima di redigere la pianificazione del New Deal, Roosevelt chiamò a raccolta gli scrittori, i registi e soprattutto gli sceneggiatori di Hollywood, gli intellettuali, gli accademici e li invitò a gettarsi nella mischia. Accettarono il suo invito. Prepararono il terreno, attraverso un nuovo modello pedagogico, il lancio della grande stagione del romanzo realista americano, nuovi trend cinematografici, una sottile linea di alfabetizzazione colta della popolazione che consentì una successiva clamorosa svolta della nazione.
Dall'alto non arriverà mai nulla. 
Per loro siamo soltanto dei numeri, come spiega bene Ziegmunt Bauman "le persone ormai sono diventate soltanto un danno collaterale".
La linea politica attuale è chiara come il sole: diffondere bugie e menzogne e falsi per far regredire la nazione, vendendo prodotti culturalmente degradati per evitare che si alzi la domanda. 
Abbasseranno sempre di più l'offerta.
Ce la dobbiamo costruire per conto nostro.
La sfida è questa.
L'ultimo sondaggio ha rivelato che il 64% della popolazione, sia a destra che a sinistra, voleva le dimissioni della Cancellieri. E' una dimostrazione che il potere esecutivo italiano è ormai completamente impermeabile alla "domanda". E' per loro irrilevante e indifferente.
E' necessario, quindi, elaborare degli strumenti diversi collettivi al fine di inventarsi una modalità di scambio collettivo nella cittadinanza che consenta un cambio di passo.
E lo si fa soltanto attraverso la Cultura e l'affermazione di un nuovo meccanismo di diffusione del "bisogno di cultura e di conoscenza".
L'Italia è piena di bravi artisti, di intellettuali liberi pensanti, di scienziati rigorosi, nascosti, rintanati, spaventati, emarginati, offesi e vilipesi. Invisibili.
Andiamo a stanarli.
E costruiamo il clan degli invisibili.
Così, i fantasmi entreranno in parlamento e cominceranno a rincorrere i deputati e i senatori trasformandosi nel loro incubo perenne. 
Moriranno dalla paura, affondando nel loro nulla.

Oggi si celebra la giornata dell'infanzia e dell'adolescenza. Ecco che cosa fa il M5s. Dedicato a chi pensa ai figli, ai nipoti, a coloro che verranno dopo di noi.



di Sergio Di Cori Modigliani


Oggi, 20 novembre, si celebra, a livello mondiale, la giornata dell'infanzia e dell'adolescenza.
Nella stragrande maggioranza delle nazioni civili ed evolute, si susseguono dibattiti, seminari, conferenze, che coinvolgono esperti, pediatri, sociologi, pedagoghi, genitori, classe dirigente politica.
In Italia, va da sè, niente di tutto ciò.
Siamo condannati dalla nostra degradazione a occuparci della Cancellieri e di Berlusconi.
Soltanto di questo.
Siamo sempre -come nazione- fuori dal dibattito generale.
Sempre un passo più indietro.
Eppure è in gioco l'organizzazione, la strategia e la normativa che riguarda i nostri figli, i nostri nipoti, la gioventù che rappresenta il futuro.

No comment

Qui di seguito pubblico una lettera aperta dell'onorevole Silvia Giordano, deputato M5s nella circoscrizione XX della Regione Campania, una giovanissima eletta che si occupa in parlamento di questa questione.

Tanto per parlare, una volta tanto, di problemi che riguardano davvero l'intera cittadinanza.
Una volta tanto, usciamo dalle chiacchiere da bar di Facebook e discutiamo della realtà che conta.

Eccola:


"Mi onoro di far parte della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e sento l’obbligo morale di denunciare pubblicamente quanto di scorretto accade in questa commissione. Il dovere della denuncia pubblica è un elemento di forte impatto che sta caratterizzando la nostra presenza in Parlamento.
Se oggi ci sono cittadini più informati sui movimenti della macchina legislativa è grazie a persone che occupano i banchi parlamentari senza paura di essere “scoperti”in compromessi che bendano di fatto la bocca e rendono l’omertà regina dell’aula.
L’inizio lavori della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha subito 6 rinvii a causa della mancanza dei rappresentanti dei partiti di Governo. Ho già denunciato in passato, pubblicamente, questo vergognoso attegiamento che è ancora più delittuoso perché riguarda direttamente l’agire nei confronti dei bambini (vedi articolo dal titolo: Vergogna!!!).
I giochi di potere non dovrebbero riguardare la politica, maggiormente quando si tratta del futuro dei nostri figli.
Oggi, alla vigilia della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, questo ritardo si sente in maniera ancora più forte e lacera una ferita che dovrebbe squarciare le coscienze di questi rappresentanti dei cittadini.
Basta seguire questo link pubblico (http://parlamento17.camera.it/118?shadow_organo_parlamentare=2288&id_commissione=36) per rendersi conto a che punto siano i lavori della commissione ad ormai 8 mesi dall’inizio della legislatura.
Oggi ho fatto questo intervento in aula, cercando, in pochi minuti, di far rendere conto delle dimensioni del problema nonostante ci siano già ingenti forze statali impegnate sul fronte della violenza e dell’emarginazione minorile.
E’ giunto il momento di cambiare rotta. Finiamola di  usare la leva propagandistica nel prendere decisioni che non portano risultati sostanziali (ad esempio il bonus bebè) ma ricercano esclusivamente vantaggi elettorali, iniziamo a mettere i bambini al centro della discussione e diamo una seria mano all’associazionismo che oggi è l’unico vero aiuto nel mondo infantile ed adolescenziale violentato ogni giorno da questa politica.
Silvia
Ecco i 25 punti con cui la nostra mozione vuole impegnare il Governo:
ad evitare la riduzione delle risorse finalizzate a rendere effettivi i diritti sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed, in particolare, a dare esecuzione con adeguati stanziamenti alla legge n. 285 del 1977;
a ridefinire le priorità dell’agenda programmatica del Governo, ponendo al centro di questa l’applicazione integrale della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare per quanto riguarda i servizi sociali, la lotta all’abbandono scolastico, il contrasto alla povertà, l’accesso alla prevenzione e alle cure sanitarie, soprattutto per i minori che vivono in un contesto di povertà relativa e assoluta, il superamento delle profonde sperequazioni esistenti tra le regioni, il diritto all’alloggio e il diritto al passaggio da casa a casa per minori appartenenti a famiglie in disagio abitativo soggette a sfratti esecutivi;
ad assumere iniziative dirette ad aumentare il sostegno finanziario a favore delle famiglie a basso reddito con figli minori assicurando che questo sia esteso anche alle famiglie straniere;
a prevedere, anche con iniziative di carattere normativo, nell’ambito del riordino dell’attuale sistema delle agevolazioni fiscali, il rafforzamento del sistema attualmente vigente di detrazioni per le famiglie con minori e redditi medio-bassi;
ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, per istituire un fondo statale di garanzia sui prestiti concessi alle madri in condizioni di disagio con reddito Isee del nucleo famigliare non superiore a 35.000 euro;
a promuovere in maniera continuativa, anche d’intesa con le regioni e i comuni, campagne di sensibilizzazione e di conoscenza dei diritti dei minori come sanciti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;
ad avviare azioni e programmi nazionali al fine di eliminare la piaga del lavoro minorile, anche intensificando i controlli e rispettando integralmente quanto previsto dalla Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro;
ad assicurare, per quanto di propria competenza, il sostegno ai lavori e alle attività della Commissione parlamentare bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza;
a procedere alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali come indicato dalla legge n. 328 del 2000 con particolare riferimento ai minori;
a sviluppare ulteriormente le sinergie e le collaborazioni con il mondo dell’associazionismo che opera nell’ambito dei diritti dei minori;
a favorire, per le parti di propria competenza, l’istituzione dei garanti dell’infanzia e degli adolescenti regionali, in tutte le regioni;
ad elaborare, di concerto con i Paesi dell’Unione europea, strategie e politiche per l’infanzia e l’adolescenza, anche in un’ottica di rafforzamento reciproco e di scambio di buone prassi;
a redigere, in tempi brevi, proposte da sottoporre al Parlamento per l’incremento e l’ottimizzazione delle risorse disponibili, per il coordinamento delle attività e dei programmi relativi ai minori, atteso che la frammentazione delle competenze istituzionali sull’infanzia e sull’adolescenza si è confermata come limite ad un’azione efficace;
ad adeguare l’Italia ai parametri richiesti dall’Europa in tema di riduzione dell’abbandono scolastico, al fine di raggiungere entro il 2020 l’obiettivo della limitazione del fenomeno al di sotto della soglia del 10 per cento;
a promuovere campagne di educazione al rispetto delle diversità e di sensibilizzazione volte a contrastare il fenomeno del bullismo e a prevenire la violenza nelle scuole;
a promuovere in ambito scolastico ed educativo campagne di sensibilizzazione sui temi della diversità e delle pari opportunità, al fine di promuovere il superamento dei pregiudizi fondati sul genere di appartenenza e sull’orientamento sessuale capaci di motivare la violenza e la discriminazione;
a promuovere politiche a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, in particolare per quanto riguarda il Piano nazionale per l’infanzia, la dotazione di asili nido, il diritto all’istruzione e al welfare dello studente, la riduzione del costo dei libri di testo scolastici, il diritto allo studio e il sostegno alla disabilità;
ad elaborare campagne informative che forniscano ai genitori una serie di consigli volti a rendere più facile l’interpretazione di alcuni segnali importanti per prevenire casi di adescamento on line o un uso scorretto di chat, pc, tablet, smarthphone;
ad attivare una banca dati per il contrasto della pedofilia e della pornografia in modo da riuscire ad ottenere dati sul tema della prostituzione minorile e potere attuare politiche di prevenzione e di contrasto;
a realizzare in tutte le scuole campagne informative e di prevenzione al fine di sensibilizzare i ragazzi sui disturbi del comportamento alimentare;
ad incentivare e incrementare l’attività motoria nella scuola primaria, prediligendo personale qualificato, e a monitorare l’applicazione delle recenti direttive in materia di educazione alimentare nelle scuole, tramite la fornitura di cibi biologici nelle mense e il divieto di somministrazione di cibi sconsigliati e ad alto contenuto di grassi nei distributori di merendine, onde prevenire il fenomeno dell’obesità tra i minori;
ad assumere iniziative per istituire un apposito fondo per le politiche e il sostegno dei giovani fuori famiglia, al fine di erogare contributi al sostegno, all’integrazione lavorativa e all’avviamento al lavoro di giovani tra i 16 e i 25 anni, che provengano da strutture di accoglienza residenziali per minori e da famiglie affidatarie, nonché per l’accompagnamento del giovane verso l’autonomia;
ad assumere iniziative per prevedere l’applicazione agevolata dell’iva, non superiore al 4 per cento, possibilmente giungendo anche all’azzeramento, sui prodotti destinati all’infanzia almeno nei primi due anni di vita;
a promuovere l’istituzione di una banca dati nazionale per il censimento dei minori in condizione di residenzialità assistita sul territorio nazionale;
a monitorare con la necessaria attenzione la situazione nelle scuole italiane rispetto alla presenza di minori di cittadinanza non italiana, attuando iniziative e campagne informative efficaci, adeguatamente finanziate, che promuovano un clima di non discriminazione all’interno delle classi anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni che si occupano di tali tematiche.

Silvia Giordano

martedì 19 novembre 2013

Da Bruxelles, l'economista italiano Prof. Giulio Sapelli tuona contro il governo: "Stanno svendendo l'Italia ai tedeschi. Con questo governo mettiamo la parola fine al sistema industriale-economico italiano".











di Sergio Di Cori Modigliani

Le impietose cifre della nostra economia al collasso sbugiardano ogni giorno le bugie dei nostri governanti. L'Ocse, oggi, ha diffuso nuovi dati che segnalano un ulteriore abbassamento del pil italiano per il 2013 dal -1,8% a -1,9% con previsione negativa, totalmente opposta ai dati forniti da Saccomanni e Letta, prevedendo per il 2014 un ulteriore crollo del consumo interno intorno al 7/8%, con un aumento della disoccupazione intorno a -1/2% ulteriore. L'Italia diventerà sempre più periferica, restringendo, quindi, le possibilità strategiche reali di poter far sentire la propria voce in Europa. L'unica voce dissonante, in aperta contro-tendenza, è stata quella di Pier Carlo Padoan, capo-economista dell'Ocse il quale ha dichiarato con enfasi "L'Italia è quasi arrivata al traguardo perchè da noi finalmente la recessione è finita e il sistema industriale è in netta ripresa".
Non è stato in grado di spiegare di quale traguardo si tratti.

Tutte le manovre che i nostri governanti stanno attuando hanno, come unico obiettivo, quello di favorire in Europa le condizioni della Germania a danno dell'economia nazionale italiana.

Questo governo è letale.
E la cupola mediatica è complice.

Scrive oggi, infatti, il quotidiano la Repubblica nel suo formato on-line, ore 17.15 ...sul fronte politico, invece, i mercati hanno incassato positivamente le parole del presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta che ha promesso risparmi per 32 miliardi in tre anni grazie alla spending review con l'obiettivo di ridurre le tasse....mentre compariva questo articolo la Borsa di Milano (cioè i mercati) segnava un arretramento dell'1, 7% (-300 punti) con le banche che annunciavano un aumento di 124 miliardi di euro di crediti inesigibili perchè dovuti da aziende in stato fallimentare; le agenzie di stampa europee, a differenza del quotidiano italiano, segnalano che tutti i cosiddetti "mercati" hanno fornito una risposta negativa nei confronti dell'Italia, identificata ormai come il malato terminale dell'Europa.

L'economista italiano Giulio Sapelli, un attento e colto osservatore della situazione italiana, un moderato molto competente, attualmente professore ordinario di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Analisi Culturale dei Processi Organizzativi, oggi ha lanciato da Bruxelles la denuncia della guerra della Germania contro l'Italia e della totale inutilità delle manovre governative.
Economista di tradizione e scuola umanista, Sapelli è fortemente apprezzato in tutta Europa. Lo si vede poco alla tivvù, e quindi la massa non lo conosce.
Non lo invitano spesso perchè ciò che dice dà fastidio e poi perchè insegna in una università statale e sia la Rai che Mediaset preferiscono i docenti delle università private, presumibilmente generose, attraverso le loro fondazioni, nel ripagare i giornalisti che fanno loro pubblicità.
In tal modo si fa passare nella mente dei cittadini che coloro che insegnano nelle accademie private valgono di più e quindi conviene fare sacrifici, magari anche forti, per mandarci a studiare i propri figli. E' falso: risparmiate i soldi. Non corrisponde sempre alla realtà. Le nostre università statali sono piene di anonimi studiosi e ricercatori che molto spesso sono persone di poderoso valore intellettuale, innamorati del loro lavoro, orgogliosi di insegnare nelle strutture pubbliche e molto restii alla visibilità televisiva, in quanto preferiscono -da bravi pedagoghi- il rapporto umano diretto con i loro alunni. Non cercano consenso nè applausi nè voti: cercano di trasmettere ai giovani il sapere, fornendo loro adeguati strumenti.
Il prof. Sapelli parla poco di cifre e molto di persone, non usa grafici ma argomentazioni intellettuali, e Zygmunt Bauman, il più autorevole sociologo vivente, lo considera la punta di diamante del pensiero complesso analitico italiano in campo economico.
Vale la pena di seguirlo con attenzione, ed è per questo motivo che lo propongo a tutti voi.

Questo suo grave allarme diffuso oggi, fa seguito a un pezzo che aveva scritto in data 6 novembre dal titolo "C'è un piano per rovinare l'Italia" che era il seguente:

I dati che giungono dalla Commissione Europea con le sue previsioni economiche di autunno sono disarmanti: più debito e più deficit, meno crescita. È un circolo vizioso che si alimenta da sé. Se non vi è domanda aggregata, la crescita è possibile solo se vi è una via per le esportazioni. Ma la via dell’export è stretta e solo pochi alpinisti possono scalare quei sentieri. Il dato spagnolo è impressionantemente efficace. La cosiddetta ripresa di quel paese deriva da una crescita della produzione automobilistica – non solo, naturalmente, ma soprattutto – in particolare degli stabilimenti Ford. Ma se si vanno a vedere i numeri degli occupati – anche il “Financial Times” ha dovuto ammetterlo – la situazione è sconcertante: solo duemila i lavoratori in quegli impianti, grazie a condizioni salariali basse e precarie. I sindacati spagnoli (i socialisti dell’Ugt in testa, gli ex comunisti del Ccco un po’ più cauti) le hanno accettate perché considerano essenziale dare lavoro costi quel che costi! Quindi, la ripresa nell’Europa del Sud è una temperata sospensione della caduta, e non un recupero, del Pil, ossia dello stock di capitale fisso che è andato perduto negli ultimi venti anni. La causa di ciò è la deflazione imposta dalla Germania a tutta l’Europa. L’Italia è colpita in pieno. I dati statistici su cui si litiga anticipano la vera battaglia che inizierà con l’unione bancaria. Si coglierà – da parte di molteplici troike – l’occasione della verifica sui bilanci per reclamare, come sempre ha fatto Mario Draghi dal 1992 a oggi, la privatizzazione delle banche. Ed essa sarà fatta, come si ripete dopo Cipro, grazie al risparmio (per chi ancora lo ha) delle famiglie e delle piccole imprese. Lo si drenerà spietatamente con ogni mezzo. Saccomanni è stato chiaro alcune settimane or sono, poco intelligentemente disvelando il piano. Le banche sono esauste, che giungano quindi le shadow banks e le dark pools, cioè un sistema parabancario speculativo che i nostri governanti amano! E pure ancor si predica la ripresa! Bruxelles ha il pudore di spostarla al 2014-2015, ma il pericolo è che tra un anno non rimanga più nulla. Naturalmente un’alternativa a questa sorta di distruzione del credito per l’economia reale esiste. È il ritorno alla separazione tra banca commerciale e banca d’investimento, evitando l’eccesso di capitalizzazione che sarà richiesto alle banche non separate. La super-capitalizzazione non elimina il rischio e drena capitale produttivo trasformandolo in capitale come costo. Il risultato sarà il contrario di quello che si vuol produrre. Paradossalmente, pur tra mille ostacoli, il mondo anglosassone va dritto verso la separazione; solo l’Europa della Bce va dritta verso la rovina.

Ecco che cosa ha scritto, invece, oggi, il prof. Sapelli:

Doppia mossa del cavallo europeo. Prima si colpisce la Germania invocando un articolo dei trattati ultra-nascosto e dimenticato - eccesso di surplus commerciale, pensate un po’- e in tal modo ci si accoda obbedienti al diktat Usa che ha attaccato Berlino con una violenza inaudita mai resa manifesta da dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Poi si attacca l’Italia, tutta protesa a dar buon esempio di sé, e la si critica; non la si colpisce a morte, la si ferisce per la legge di stabilità, soprattutto per l’enormità degli emendamenti. È un imprevisto.
Vuol dire che gli Usa contano sino a un certo punto e un contentino alla Germania bisogna pur darlo. Del resto è Berlino che controlla e dirige la macchina tecno-burocratica. In primo luogo, per capacità e patriottismo nazionalistico dei suoi funzionari, che hanno via via egemonizzato attorno a sé i rappresentati dei paesi ex comunisti e quelli nordici dell’Europa scandinava che tutto è meno che europea, ossia è una formazione economico-sociale a sé stante come ricorda del resto la storia dei trattati economici post-bellici, Efta in testa. Ma lasciamo perdere, queste cose nel tempo dei reset non le ricorda più nessuno, anche se contano.
Questo attacco dell’Ue è ingiustificato, formalmente e politicamente. Ma esso è il frutto di un’enormità politica che ha offerto al dominio teutonico la testa dell’Italia su un piatto d’argento: un governo di pacificazione coalizionista che non riesce a presentare al Parlamento una finanziaria bloccata e su di essa chiedere la fiducia. Così si litiga mesi e mesi su qualche punto di Iva e sull’Imu sì o no, con un ministro del Tesoro incapace di trovare un miliardo nel bilancio dello Stato e che ci rappresenta in Europa con un’incapacità che non si è mai vista… Ma certo il problema è grande: se inviassero la troika cosa dovrebbe fare Letta? Dovrebbe in ogni caso farle fare un passo indietro e mandarla a casa a Bruxelles.
Se cediamo ora su questo punto siamo finiti: ossia, il sistema industriale ed economico è finito. Chiunque parli con le cuspidi del potere economico tedesco sa che la battaglia d’Italia sono ora decisi a vincerla loro, i tedeschi, comprando a prezzi di svendita tutto ciò che è possibile. Ai francesi danno qualche spaziale consolazione e agli Usa non possono opporsi rispetto ai grandi gruppi, ma le medie imprese tascabili e co. - tra parentesi, ne abbiamo perse il 20% in questi ultimi due anni, ossia circa mille! - debbono finire in mano tedesca secondo una logica di complementarietà nella maggioranza dei casi e non di distruzione tipo quella operata da Prodi e compagni quando fecero le privatizzazioni.
È quindi nella distruzione generale un passo avanti per occupazione e reddito e conservazione del patrimonio cognitivo. Ma vuol dire la subalternità economica assoluta. Questo non piace agli Usa, lo ripeto da sempre e da sempre ripeto che la via di uscita non è economica ma diplomatica e strategica: è geostrategica sino a nuovi rapporti con la Russia. Se non fanno questo Letta e Alfano, se non si opporranno direttamente, come dovrebbero patriotticamente fare, alle misure ingiuste che si profilano venire dall’Europa, faranno entrambi la fine di Papandreu: chiese un referendum prima dell’arrivo della troika, ora è sparito, non se ne parla più, non si sa neppure dove sia finito. 

Giulio Sapelli