di Sergio Di Cori Modigliani
E' la più grande poetessa persiana moderna.
Si chiama Forugh Farrokhzad.
E' nata nel 1935 a Teheran, in Iran ed è morta nel 1967 in un incidente automobilistico.
Oggi si celebra il 76esimo anno della sua nascita.
Ribelle, scomoda al regime, la sua scrittura racconta le esperienze intime di una donna che affronta i severi e spietati giudizi morali e religiosi della società in cui vive.
In Italia, è stato pubblicato un suo libro: "E' solo la voce che resta". Aliberti editore.
Ecco alcuni brani delle sue meravigliose poesie:
"Noi,
ci contaminiamo con i nostri respiri
con le virtù della felicità,
ci fa paura il mormorio del vento
ci fa impallidire l'arrivo delle ombre del dubbio
nel giardino dei nostri baci
ci fa tremare sempre lo spavento del crollo
mentre è in festa il castello di luce".
"Ahimè, noi siamo felici e quieti
ahimè, noi siamo tristi e silenti
felici perchè innamorati
tristi perchè l'amore è maledetto"
"Guarda
come il dolore
goccia a goccia
si scioglie nei miei occhi
e la mia ombra, oscura e indocile
si fa schiava del sole
guarda
è tutto il mio essere
che precipita.
Una scintilla
mi rapisce
mi solleva
mi cattura
guarda
tutto il mio cielo
si riempie di stelle cadenti"
"Io,
conosco una piccola triste fata
che abita in un oceano
e suona, dolcemente,
il suo cuore in un flauto magico.
Una piccola triste fata
che muore di notte con un bacio
e rinasce all'alba con un altro bacio".
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