sabato 3 settembre 2011

Due belle ragazze slave provocano un terremoto politico nei balcani. In Brasile definiscono l'Europa "un continente alla deriva e allo sbando"

di Sergio Di Cori Modigliani


Tragico fallimento dell’Europop!

Una piccola, banale zuffa tra faziosi arroventati da ambo le parti è diventata ben presto una notizia allarmante. Avrebbe potuto essere rubricata con tranquillità nella sezione gossip tra bambole finte e invece è degenerata subito in una disputa grave.

Anzi, gravissima.

Perché è avvenuto in Brasile, e non in Perù o in Malesia o in Estonia.

Perché il Brasile tra due mesi sostituirà “ufficialmente” l’Italia come ottava potenza più ricca e produttiva al mondo, spingendoci al nono posto con tendenza al declino.

Perché il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay, sospinti dalla grande demagogia del venezuelano Chavez, (le quattro nazioni, insieme, producono il 22% del fabbisogno energetico del pianeta terra) covano un sogno, un’ambizione, un progetto, che è la spina dorsale del loro investimento esistenziale, e che è stato alimentato da almeno 200 anni: uscir fuori dall’handicap imposto dagli aristocratici invasori europei e porsi nel Grande Teatro della Storia come soggetti autonomi, indipendenti, alla pari.

Tradotto in termini sintetici (e anche economici) vuol dire riuscire a passare a pieni voti tutti gli esami richiesti e –per la prima volta nella storia- non rientrare più nella categoria “secondo mondo” –quello che in Italia, con termine ben più ipocrita viene definito paese emergente-  ed essere accolto nel ristretto club del Primo Mondo.

Non è certo un caso che in Brasile si svolgeranno le Olimpiadi nel 2012, in Brasile si svolgeranno i campionati del mondo di calcio nel 2014, in Brasile si svolgerà nel 2013 la kermesse dei papa boys con visita ufficiale della durata di un mese del Papa, in Brasile è affondata le vecchia obsoleta Europa e in Brasile sta nascendo una inedita spalla per l’Europa più accorta e intelligente: basterebbe un dato per confermare questo trend. Il sopravvalutato Marchionne –dal 1956 la Fiat era leader in Brasile- ad aprile del 2011 è passato in secondo piano con un fallimento totale dal punto di vista strategico, tattico, finanziario ed economico, della Fiat Brazil, superata dalla Volkswagen che gli ha strappato il mercato, il territorio e un introito di diversi miliardi di euro. (va da sé che questa storia in Italia nessuno l’ha raccontata).

La spalla che il Brasile sta offrendo all’Europa è tutta sudamericana: ha proposto al Portogallo affamato, arreso, asservito (stessa lingua, stessa etnia) al limite della sopportazione, una prospettiva davvero allettante. “Voi vi chiamate fuori dall’euro, dichiarate bancarotta, non pagate nulla del vostro debito, ricostituite come moneta il vostro glorioso escudo, e noi vi acquistiamo subito cash 5 miliardi di euro di bot della nuova moneta e ci portiamo appresso il Venezuela, l’Argentina, le ricchissime Australia e Nuova Zelanda. Adiòs Europa. Che ne dite?”.

A Lisbona ci stanno pensando. Ci pensano anche a Berlino, se è per questo.

Questa era una premessa per spiegare perché una piccola, irrilevante notiziola è diventata in tutto il Sudamerica una vera e propria bomba mediatica.

Ecco i fatti:

Il prossimo 12 settembre a Sao Paulo (la città industriale e mercantile per eccellenza dell’America Latina; reddito del 1991 pari a 1/20esimo di quello italiano; reddito del 2011 di 1/5 superiore a quello prodotto da Milano, Torino e Bologna messe insieme) si terrà la finale di Miss Universo. Perché tutte le finali di tutto sono previste entro il prossimo triennio in Brasile.

Due giorni fa, due delle concorrenti, classiche biondine sciacquette formato standard, in un momento di relax si sono fatte fotografare insieme: Anja Saranovic (Miss Serbia) e Aferdita Dreshaj (Miss Kosovo). Una immagine molto casta e sobria –quelle che vedete in bacheca- di due giovanissime donne sorridenti, contente di rappresentare il proprio paese e felici di trovarsi al centro dell’attenzione mondiale.
Una delle due l’ha postata sulla sua pagina di facebook.

E’ scoppiato il finimondo.

In poche ore le immagini hanno fatto il giro dei balcani. A Belgrado, il telegiornale più importante ha aperto con la seguente dichiarazione “Anja ci ha traditi, ha tradito il suo popolo, la sua nazione, la sua casa, la sua famiglia e sul suo bel corpicino grondano le lacrime di sangue dei martiri. Forse non le hanno detto che il Kosovo non esiste; si tratta di un ladrocinio e di un’invasione lanciata e voluta dalle banche europee sorrette dal ricatto militare della Nato” (questa è la nazione che vuole entrare nell’euro e sia la Merkel che Sarkozy li considerano interlocutori stabili, democratici, attendibili).
Inevitabile la reazione, due ore dopo, della televisione kosovara, ahimè identica: “Aferdita è una traditrice che si è venduta al nemico per un attimo di notorietà: disgrazia e maledizione possano cadere su di lei”.

La colpa attribuita alle due innocenti ragazze è stata quella di aver “osato” farsi fotografare insieme, dimenticando che la vincitrice diventa ambasciatrice dell’Unesco.

Masssima audience in Brasile, alla televisione, sulla notizia.  Prime pagine dei settimanali, dei quotidiani. Le ragazze addoloratissime, sconvolte dalle inattese reazioni delle proprie nazioni di provenienza, si scusano, decidono di non rivolgersi più la parola e ciascuna delle due spiega agli esterrefatti giornalisti sudamericani e ai soddisfatti giornalisti balcanici che i serbi sono dei  maiali mascalzoni (Miss Kosovo) e che i kossovari sono dei criminali asserpentati (Miss Serbia). I giornalisti slavi, davvero contenti, pubblicano sui loro quotidiani le roboanti e bellicose dichiarazioni di entrambe che, va da sé, non si rivolgono più la parola.

Ma non basta.

La sezione internazionale di CNN intervista Aferdita Dreshaj, la 25enne Miss Kosovo, cantante e modella albanese, nata negli Stati Uniti dove da tempo vive la sua famiglia, che ha la doppia nazionalità. La ragazza  è molto popolare, oltre che in Kosovo, anche in Albania e Macedonia e nello stato della federazione Usa da cui proviene. In America ha assunto quella qualità professionale classica del luogo ed è diventata una cantante pop di successo, ottima ballerina, una piccola ma solida icona per tutti gli emigrati provenienti dalla zona del mediterraneo orientale. Ingenuamente, ma con autentico candore che merita davvero rispetto e apprezzamento, ha dichiarato “Mi dispiace davvero tanto, non me lo sarei davvero mai aspettato. CI tenevamo entrambe a fare una bella cosa per la nostra gente. Sa, io sono cresciuta in America, e quindi, per me, fin da quando sono andata alle scuole elementari, è stato normale vedersela con le più disparate etnie e incorporare il concetto di eguaglianza etnica. Non sapevo davvero che in Europa vivessero come era in Usa negli stati meridionali 50 anni fa. Mi dispiace con il cuore”.

Risultato: le sue dichiarazioni sono state interpretate sia in Serbia che in Kosovo come una “dimostrazione della volontà imperialista statunitense di imporre le proprie regole”.

In Brasile hanno approfittato per spiegare alla popolazione “come e perché l’Europa si sta imbarbarendo e sta decadendo. Hanno abbandonato la lotta per i diritti civili, sono travolti dall’odio, dalla faziosità, dal localismo, perché pensano che così risolveranno i loro problemi economici” (talk show seguitissimo alla televisione) con aggiunta di un economista brasiliano “forse gli europei dovrebbero essere meno arroganti e venire a dare un’occhiata qui per capire e comprendere come mai, mentre loro affondano, noi emergiamo”.

Con gli esempi degli ultimi due mesi in Europa (Oslo, indignados a Madrid, scontri a Londra e adesso la faida delle due miss) possiamo dar loro torto?

Totale fallimento dell’Europop.

E poiché viviamo in un’epoca dove il pop multimediale globalizzato lancia i trend, determina i gusti e apre (o chiude) i mercati, davvero una pessima notizia per gli europei.

Buon week end a tutti e cercate di non azzuffarvi con il vicino di casa se siete nervosetti. 
Lui o lei o loro, non c'entrano nulla se voi perdete in borsa. 

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