LA BANALITA' DEL MALE Nel 1961
Perché il Papa è andato in Germania? Forse, il vero motivo non lo sapremo mai, oppure lo leggeremo –per chi sarà ancora vivo- tra 60 anni, quando apriranno gli archivi diplomatici segreti.
In verità, non ha molta importanza “sapere” perché c’è andato.
E’ molto più importante “capire” che cosa ha detto, e perché lo ha detto.
E’ uno dei vantaggi delle azioni dei personaggi di fortissima presenza simbolica e rappresentativa: consentono ogni interpretazione, a dimostrazione e conferma dell’importanza della loro funzione e dell’autenticità del loro potere.
Da questo punto di vista, non vi è alcun dubbio che finora è stato un enorme successo, di molto superiore anche alle più rosee aspettative.
In questo preciso istante, Papa Ratzinger –davvero per un caso del destino- ha assunto un ruolo fondamentale all’interno della crisi economica europea.
E’ in atto un poderoso braccio di ferro tra la Germania e l’Italia e l’idea di avere un papa tedesco è considerata una meraviglia dai diplomatici; consente alla Merkel di telefonare privatamente a Ratzinger parlando nella loro lingua (addirittura nel loro stesso dialetto) in modo tale da permettergli di tradurre e spiegare poi a Gianni Letta e Rosi Bindi come stanno le cose.
In Germania sono molto preoccupati per l’Italia.
Non tanto perché ci amano e soffrono delle nostre sofferenze, macchè. Se in questo momento potessero cancellarci dalla carta geografica, forse lo farebbero.
Sono preoccupati perché vedono il nostro paese precipitare trascinandosi appresso il resto d’Europa e soprattutto le banche tedesche.
Applausi, dunque, per il Papa, che nel parlamento teutonico, a camere riunite, chiarisce subito che “senza diritto lo Stato è una grossa banda di briganti”, facendo da eco alla prima pagina di due giorni fa sul Frankfurter Allgemeine Zeitung che presentava l’editoriale con questo titolo:
“L’Italia: una nazione allo sbando dove il diritto e il lavoro sono stati cancellati”.
Il Papa fa riferimento al nazismo, da bravo tedesco, e lo archivia definendo i nazisti “una banda di criminali dediti alla sopraffazione e al brigantaggio”.
Passo importante da non sottovalutare.
E’ la tesi della filosofa Hanna Arendt da lei fortemente sostenuta per decenni, da sempre contestata, fin dal 1961, anno in cui pubblicò il suo celebre libro “La banalità del male” in cui raccontava la sua esperienza di giornalista testimone del processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, accusato –e poi condannato a morte- di aver provocato, pianificato e determinato la morte di almeno 4 milioni di persone tra ebrei, zingari, disabili e omosessuali.
Hanna Arendt era rimasta sconvolta parlando con questo prigioniero e ascoltandolo al processo perché “vidi in lui il semplice ragioniere, un ometto banale, un piccolo-borghese, una persona addirittura gentile e molto educata; una persona assolutamente inconsapevole dei suoi atti”.
Da quest’incontro per lei fulminante, la Arendt (essendo filosofa) ne ricava una sua interpretazione sublime che attribuisce al “pensiero e alla sua facoltà applicata” un ruolo egemone e fondamentale nell’esistenza: chi pensa e “apre un discorso con se stesso, automaticamente si apre alla possibilità di fare del bene o comunque sia se ne assume le responsabilità quando fa il male perché è in grado di comprendere la differenza tra il Bene e il Male….senza pensiero non è possibile coglierne la differenza”.
Quest’idea è stata tenuta sottobanco, di fatto bocciata per 50 anni, mantenuta viva soltanto dai pochi sostenitori della Arendt -una pattuglia di intellettuali sempre più fioca e rara (il sottoscritto è sempre stato un suo dichiarato tifoso)- che non hanno mai trovato sbocco e accoglienza nel dibattito corrente perché lo stereotipo e l’ipocrisia avevano finito per trasformare dei criminali e dei briganti in qualche cosa che non erano e che non erano mai stati: ideologi, maestri esoterici, cultori ed eredi di tradizioni culturali.
I nazisti erano un gruppo di criminali malfattori che hanno costruito un potere secondo le stesse identiche modalità in cui lo farebbe la ‘ndrangheta calabrese o la camorra napoletana se avessero il controllo politico della nazione. Tutto qui.
Essendo i tedeschi gli inventori e i fondatori del romanticismo, i nazisti hanno costruito una mitologia romantica di morte su se stessi che non aveva nessun fondamento né di verità storica né tantomeno di tradizione. Era semplicemente un modo rapido, veloce, e sicuro, di far soldi garantiti da un potere che aveva abolito lo stato di diritto.
Nel 1932 quando Adolf Hitler assunse il potere, su 32 giudici del Consiglio Supremo della Magistratura tedesca, 18 erano ebrei, tre erano omosessuali, due erano portatori di handicap fisico. Una tradizione plurisecolare della cultura tedesca per quanto riguardava gli israeliti teutonici. Le famiglie di ebrei tedeschi mandavano i figli a studiare Legge e li spingevano a entrare in magistratura per studiare diritto. Fu Joseph Goebbels, un normalissimo criminale faccendiere senz’arte né parte, che ideò una “furbata”: identificare negli ebrei, negli omosessuali e nei disabili i nemici del popolo, con l’esclusivo interesse dichiarato di decapitare il consiglio superiore della magistratura. E così fecero. Quattordici mesi dopo sull’onda di richieste popolari venivano espulsi i 18 ebrei, i tre omosessuali e i due portatori di handicap fisico, sostituiti da 23 giuristi che erano stati pagati, ciascuno, una cifra corrispondente oggi a circa 10 milioni di euro a testa.
Due mesi dopo veniva abolita la costituzione e cancellato lo stato di diritto.
Tutta la simbologia, la tradizione, la scenografia e l’ideologia nazista era pura propaganda vuota di significato, gestita e organizzata da un gruppo di malfattori il cui obiettivo consisteva nell’ammassare ricchezze approfittando della mancanza di leggi adeguate.
Tutto qui.
Nel suo discorso di apertura, papa Ratzinger cita un brano relativo all’idea del potere politico, contenuto nel secondo libro del Talmud, “quando Dio concesse a re Salomone, che si insediava sul trono, di avanzare una richiesta. A quel punto” così spiega il Papa “viene da chiedersi, oggi: Cosa vorrà, Salomone? Successo, ricchezza, una lunga vita, l’eliminazione dei nemici?”. No, nulla di tutto questo. Salomone a Dio chiede di concedere la sapienza per “rendere giustizia” e per saper “distinguere il bene dal male”.
E’ estremamente utile, questo passo, come riflessione da applicare alla nostra attualità. Quando, ieri notte, 22 settembre, Silvio Berlusconi dichiara “io ho sempre fatto del bene nella mia vita” denuncia la propria arendtiana banalità, non si rende conto di ciò che dice, perché non è in grado di sapere ciò che sta dicendo. E’ per l’appunto –così direbbe Hanna Arendt- “un uomo che non elabora il pensiero, che non ha aperto un discorso con se stesso, che è rimasto primitivo, che non è in grado quindi di comprendere che cosa sia il bene collettivo e che cosa sia il male collettivo, quindi non è capace di coglierne la differenza”. Coloro che lo sostengono, invece (come avvenne nella Germania nazista) sono dei complici farabutti che approfittano della situazione con intenzioni dichiarate mercantili, nel dispregio della Lex, approfittando della mancanza di esecuzione dello stato di diritto.
Il Papa ha chiarito la posizione della Chiesa al Bundestag tedesco.
E lo ha fatto rendendo “ufficiale” la tesi di Hanna Arendt.
Il che consente di comprendere in maniera semplice, razionale ed esaustiva, alcuni aspetti della nostra realtà, identificando il rito dell’ampolla del Piave, le kermesse dei leghisti con ciccioni avvinazzati con l’elmo in testa, e tutto il consueto ciarpame annesso, non più come “un elemento culturale” bensì come una manifestazione primitiva di un gruppo di malfattori che approfittano della mancanza della Lex per lucrare a proprio vantaggio: gli eredi intellettuali del nazismo.
Il discorso del papa si conclude con una citazione da Sant’Agostino mescolata all’idea “ufficiale” della Chiesa di Roma a proposito di ciò che deve essere l’homo politicus, oggi:
“La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”. E anche il successo, per un politico, deve essere “subordinato al criterio della giustizia, al rispetto del diritto sancito dalle leggi volute per il bene della collettività, laddove non c’è Legge non c’è Politica, intesa come mediazione di interessi collettivi finalizzati al bene comune…..Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti? Nulla, non resta nulla”. E poi spiega ancora: “Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto - era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio”.
Sembra che stia parlando della Repubblica Italiana.
In verità, sta parlando della Repubblica Italiana.
Queste parole, al bundestag tedesco, Ratzinger le ha pronunciate mentre a Roma, in parlamento, i deputati votavano per impedire che la Lex facesse il suo corso, dimostrando che la Lega Nord non è più –nel caso lo fosse mai stato- una organizzazione politica, bensì una associazione di affaristi che sostengono dei malfattori con il dichiarato intento di aumentare il proprio tornaconto economico sulla pelle della popolazione.
Alla stessa ora –davvero curiosa concomitanza europea, molto sintonica- a Piacenza, un italiano davvero per bene, il Prof. Stefano Rodotà, apriva il suo “Festival del Diritto” nella città di Piacenza. Dopo una sua introduzione, i giornalisti hanno chiesto l’opinione sui fatti del giorno (esattamente nello stesso esatto momento in cui il Papa parlava a Berlino) all’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ecco le sue parole:
“II Parlamento è vivo quando la democrazia è certa; se il Parlamento è povero o pezzente, come oggi, allora c’è da dubitare molto che ci sia democrazia. Chi ha fatto parte dell’Assemblea Costituente ha mantenuto nella carne viva il marchio della Costituzione, noi avevamo, vorrei dire quasi naturalmente, per essere stati all’Assemblea Costituente, il senso del Parlamento, della democrazia parlamentare. La Dc ebbe il culto del Parlamento. Il Parlamento come marchio di fabbrica di una democrazia, indice di quanto la democrazia è entrata dentro il Paese, starei per dire di come la democrazia si è incarnata nelle persone. Oggi, guardare il Parlamento è una desolazione gravissima. Oggi purtroppo si può sostenere che la democrazia è defunta e defunta malamente. Hanno abolito, stanno abolendo lo Stato di Diritto. Leggendo le cronache dei giornali, sembra che ogni giorno nascano a centinaia i nuovi profittatori, i nuovi ladri, le persone che nel momento in cui si avvicinano a un incarico, a una responsabilità politica, pensano per prima cosa a rubare, a tradire. Una cosa che fa spavento. La corruzione dilaga come una peste bubbonica”.
Il discorso di papa Ratzinger a Berlino suggella la grande eredità di Hanna Arendt, per ricordarci entrambi, un grande capo religioso e punto di riferimento per i cattolici e per i credenti, insieme a una filosofa ebrea agguerrita, entrambi tedeschi, la necessità di pensare e interrogarsi sulla differenza tra il Bene e il Male. Due personaggi molto ma molto diversi tra di loro, eppure sintonizzati e uniti dalla stessa idea e percezione della realtà.
C’è parecchio materiale su cui riflettere.
Concludo con una citazione da Hanna Arendt, in una conferenza all’università di Berkeley, nel 1979, quando avvertiva e ammoniva i presenti sull’immane rischio di costruire una società basata sul consumo e il gossip al posto dell’elaborazione del pensiero.
“La manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza; è l'attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.
La pubblicità, da noi, vuole invece il consenso, vuole e pretende che noi acquistiamo oggetti, merci, prodotti e domani vorrà anche le nostre sensazioni, le nostre essenze e i nostri politici, per mercificare la nostra vita.
Una società di consumatori non saprà mai prendersi cura di un mondo e delle cose pertinenti in esclusiva allo spazio delle apparenze terrene, perché la sua posizione fondamentale verso tutti gli oggetti - consumare - significa la rovina di tutto ciò che tocca”.
Il Papa predica bene, ma razzola malino, a quanto mi risulta. Come primo rappresentante della chiesa è accusato di aver sistematicamente nascosto i reati di pedofilia di cui si macchiavano i suoi sottoposti, in tutto il mondo.
RispondiEliminaE poi quale massima espressione di una religione che predica l'uguaglianza di tutti gli uomini, potrebbe dare il buon esempio.
Le occasioni non mancherebbero.
In ultimo, mi sembra un po' riduttiva la rappresentazione qui data dell'ascesa al potere del nazismo e improbabile l'accostamento con i leghisti nostrani.
guru
Uno dei pezzi più belli che abbia letto. Grazie.
RispondiEliminaIn verità, Ratzinger ha fatto riferimento direttamente a San Agostino, a sua volta ispiratore della Arendt.
RispondiEliminaIl "pezzo" appare certamente affascinante ma anche molto "tirato per i capelli". I leghisti sono dei cialtroni che hanno trovato il modo di spennare dei beoti. Il loro Heidegger chi sarebbe?
Si potrebbero avere dati bibliografici relativi alla "mattanza" che Goebbels fece tra la Magistratura tedesca? Io sapevo del capo della polizia di Berlino ...
Peccato che Scalfaro, come forse pochi sanno o ricordano, abbia anche lui le sue colpe, e non da poco. Chi conosce la sua carriera prima, durante e dopo la Costituente che gli è tanto cara, sa benissimo che il peggior presidente della repubblica di tutti i tempi ne ha fatte di cotte e di crude. Le sue lacrime di coccodrillo non sono certo degne di citazione.
RispondiEliminaIo sono tra quelli che non sanno.che cosa ha fatto Scalfaro?
RispondiElimina@Guru.....ogni etnia ha le sue rappresentanze e noi italiani, si sa, siamo ciò che siamo; riconfermo la similitudine -mutatis mutandis- tra i nazisti tedeschi del 1932 e la Lega Nord di oggi. Se la Lega vincesse domani le elezioni politiche nazionali con il 51% dei voti, sei mesi dopo avremo i primi campi di concentramento in Italia -variante 2011- per zingari e profughi politici, la ricostituzione della pena di morte e con ogni probabilità i primi ad essere vittima di esecuzione capitale sarebbero il sindaco Fulvio Tosi di Verona (perchè si opporrebbe) e magari anche Roberto Maroni; lo sono nel modo superficiale pecorecciaro dei bovari analfabeti delle valli settentrionali, identici ma assolutamente identici ai bovari analfabeti meridionali che servono come manovalanza alla camorra alla 'ndrangheta alla mafia: ciascuno ha i propri scherani......@Anonimo...grazie, per davvero, mi fa piacere.....@Zdenek...hai ragione, nel senso che "l'esecutore" fu il capo della polizia di Berlino; tutta la documentazione accessibile e a disposizione la trovi presso i siti del Simon Wiesenthal Center di Los Angeles, sezione archivi.....@Anonimo A e Anonimo B....veramente Scalfaro è stato il primo uomo politico italiano che nel 1993 ha convocato tutti i capigruppo presenti in parlameno e ha detto loro "Silvio Berlusconi rappresenta un pericolo oggettivo per la nazione; può portarla alla disgregazione sociale, dato che il suo unico dichiarato obiettivo consiste nel salvaguardare le sue aziende dall'immensa quantità di debiti che non è in grado di saldare, vi prego di esercitare la vostra capacità di pressione per garantire alla magistratura il sostegno politico necessario affinchè svolgano il loro lavoro e funzione"....la destra lo odia perchè nel 1994 lo ha fatto arrestare a Napoli -facendo crollare il suo primo governo- mentre era in corso una riunione internazionale. Scalfaro ci teneva che avvenisse in diretta televisiva mondiale. Dopo il ribaltone arrivò la sorpresa del grande accordo di mercato tra Berlusconi da una parte e D'Alema e Veltroni dall'altra il cui fine (gestito da Salvatore Carnevale, allora Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni) era quello di impedire il varo di una Legge definitiva sul conflitto di interessi. Ci furono zuffe, liti, scontri. Da allora è odiato a destra ed è odiato a sinistra.
RispondiEliminaGrandissimo post.
RispondiEliminaPur non apprezzando Ratzinger - per le stesse ragioni citate da guru2012, ciò che dice non ha per questo meno valore (non importa chi dice cosa, ma se quel che viene detto ha valore di per sé)
Scalfaro non è stato il miglior Presidente?Visto da qui e oggi, non riesco a non sentir risuonare come un boato il suo storico:" A questo gioco al massacro io non ci sto!"
Avercene...
Molto a proposito il riferimento alla pena di morte, che Scalfaro a dispensato in lungo e in largo quando, subito dopo la guerra, era pubblico ministero neii tribunali speciali voluti dagli alleati. A quel gioco al massacro c'è stato eccome, e il suo teorico pentimento successivo non lo redime di certo. http://it.wikipedia.org/wiki/Oscar_Luigi_Scalfaro
RispondiElimina