di Sergio Di Cori Modigliani
il 4 settembre del 1989 moriva a Losanna Georges Simenon, all'età di 86 anni.
Conosciuto alla massa come "l'autore di Maigret", Georges Simenon è uno dei più importanti romanzieri del ventesimo secolo, le cui opere sono state tradotte e regalate al pubblico italiano grazie all'accortezza di Roberto Calasso che, nella sua casa editrice Adelphi, ha iniziato a pubblicare l'intera sua produzione dalla metà degli anni'80.
Nella sua prolifica vita ha scritto qualcosa come 250 romanzi.
Definito "lo scrittore degli scrittori" Georges Simenon rimane un personaggio sul quale, nel caso lui fosse stato chiamato a esserne il biografo, avrebbe potuto forse scrivere il suo libro migliore.
Isolato, poco incline alla vita mondana, in grado di scrivere qualunque cosa (nei primi dieci anni della sua vita, prima di arrivare al successo editoriale e quindi all'indipendenza economica, per guadagnarsi da vivere scrisse ben 45 libri come ghost writer, firmati da diversi scrittori europei che grazie a lui conobbero un momento di gloria efffimera) era un uomo dotato di una conoscenza dell'animo umano di incredibile profondità.
Dotato di un formidabile e vorace appetito erotico, è stato in grado di trasferire nei suoi libri questa sua condizione interiore disegnando sempre delle atmosfere di sfumate ambientazioni psicologiche sessuali, sempre al limite, borderline, situazioni estreme che sono quelle a determinare nei vari personaggi dei suoi romanzi la spinta al delitto. Ha vissuto la prima parte della sua vita in Francia che gli ha regalato il successo (lui era belga, nato a Liegi il 13 febbraio del 1903) ma abbandonò il paese nel 1945 in seguito alle sue simpatie per i nazisti. Si rifugiò in Usa, a New York, dove visse fino al 1955, dopo aver rispettato la condanna mai scritta impostagli dalla cultura francese: l'allontanamento per dieci anni dalla Francia e il divieto alla pubblicazione in Europa di tutti i suoi libri scritti dopo il 1943.
Ne scrisse e pubblicò ben 12 tradotti in inglese in quegli anni, di cui il capolavoro assoluto rimane "Tre camere a Manhattan".
Dopo il 1956 venne accettato di nuovo in Europa e potè ritornare nel Vecchio Continente.
Poco incline alla mode, privo di suggestioni mondane, venne accusato in tarda età, verso la fine degli anni'70, di avere avuto una passionale e turbolenta perversa relazione incestuosa con la prima delle sue figlie, Marie Janne, che nel 1979, travolta dalle dicerie e dallo scandalo, si uccise a casa del padre, a Losanna dove risiedevano dal 1956, anno in cui chiese e ottenne la residenza svizzera.
Con la sua morte è scomparso il più grande narratore europeo. Uno scrittore al quale sono debitori tutti gli scrittori. Un autore impossibile da non leggere. I suoi romanzi descrivono sempre delle atmosfere avvolte nella fredda brughiera del nord d'Europa, tra la Bretagna, il Belgio, l'Olanda, qualche volta Parigi.
Dai suoi romanzi ne sono stati fatte diverse riduzioni cinematografiche, almeno dieci.
Negli ultimi 25 anni della sua vita rilasciò soltanto un'intervista, bellissima, apparsa sul corriere della sera nel 1984, allo scrittore italiano Giorgio Manganelli.
Personaggio per molti aspetti enigmatico, rimane, in assoluto, il più grande disegnatore europeo dell'animo torbido della borghesia ipocrita francese, sia quella dei grandi salotti delle famiglie aristocratiche che quelle squallide e povere della povera gente cresciuta in piccoli paesi della provincia.
Un autore da leggere, da gustare, da centellinare.
Vera e propria bibbia per chiunque voglia avvicinarsi alla scrittura.
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