lunedì 13 febbraio 2012

L'urlo disperato di Manolis: quando la rabbia diventa un simbolo. La Grecia annuncia il futuro incombente.

di Sergio Di Cori Modigliani

E’ interessante –per non dire quanto, invece, sia drammaticamente agghiacciante- notare le modalità attraverso le quali il sistema della truppa mediatica asservita gestisce le parole, i simboli, il linguaggio, nell’estremo e disperato tentativo di cercare di coprire le falle comunicative, per proseguire nel loro abile disegno di narcotizzazione dei cittadini.
Come avevo puntualizzato nei post dei primissimi giorni di gennaio, la situazione in Europa –e ben presto anche in Usa e in Russia- si sta radicalizzando, perché si avvicina la primavera del 2012, una stagione che (al di là della metafora ìnsita nel termine primavera) contiene tutti gli elementi necessari per offrire un teatro di vera e propria “resa dei conti”.
Le scadenze sono molte e diverse: 1) Elezioni presidenziali in Francia: se vince Hollande, si spezza il duopolio Merkozy. 2). Battaglia al senato del congresso americano: perché il 30 marzo scade il termine della cosiddetta “luna di miele” tra democratici e repubblicani che insieme e concordi avevano rimandato a quella data lo scontro sul disavanzo di bilancio, quando Barack Obama, a metà aprile, presenterà alla nazione il suo “new deal” (che è anche il programma elettorale) in netta contro-tendenza rispetto a tutta l’Europa occidentale da Lisbona a Mosca. Non avrà come perno, intorno al quale far ruotare l’asse dell’economia, il fantomatico pareggio di bilancio, bensì la prospettiva di un vasto piano di investimenti per creare lavoro e ripresa economica. 3). Il 31 marzo il Tesoro italiano farà i conti “veri” di bilancio: 400 miliardi di euro complessivi per certificati in scadenza decennale venduti nel 2001/2002, da ri-finanziare in 17 aste pubbliche di bpt (quattro sono già avvenute) con il calcolo esatto –a quel punto- dei veri interessi pagati e da pagare. Sarà il primo autentico test di mercato (al di là della retorica) per Mario Monti e per l’economia italiana. 4). Le elezioni in Russia con la già preannunciata battaglia sociale contro Vladimir Putin. 5). Le tre grandi incognite europee: scade la prima tranche di restituzione del prestito greco –diversi miliardi di euro concessi a due anni il 26 marzo 2010 a tassi da strozzini pensando allora di metterci una pezza, sulla base di una relazione presentata da Jean Claude Trichet, in data 28 febbraio 2010, allora presidente della BCE, che identificava la questione greca “come risolvibile nell’arco dei prossimi tre mesi” (ma questa gente dove viveva? Dove vive?); scade la tranche del prestito portoghese che ha già annunciato di non avere i soldi; il probabile –per non dire quasi certo- default dell’Ungheria per insolvibilità finanziaria. 6). Elezioni politiche in Grecia con dimissioni di Papademos in data 30 marzo come da accordi presi e siglati lo scorso settembre. 7). Elezioni amministrative di importanti città in Italia. 8). Elezioni regionali politiche in sei diversi centri nevralgici tedeschi. A questo bisogna aggiungere le variabili Siria, Israele/Iran, le rivolte all’interno della Cina, le scadenze del tribunale internazionale dell’Aja che decideranno su sei denunce presentate un anno fa da Argentina, Cile, Brasile, Bolivia contro Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia per “violazione delle regolamentazioni internazionali, protezionismo, diffusione di notizie false atte a squilibrare e stravolgere il libero scambio delle merci”: questa sentenza provocherà un mini-terremoto geo-politico.
Il 10 maggio 2012, tutto ciò sarà stato deciso, in un modo o nell’altro.
E sono tutte interconnesse.
Da oggi in poi, quindi, diventa sempre più importante districarsi nella rete planetaria dell’informazione e della comunicazione perché i gestori dello status quo investiranno ogni risorsa a loro disposizione per gettare fumo negli occhi, fare disinformazione intelligente, impedire le connessioni all’interno degli oppositori.
Per loro la posta in gioco è il definitivo controllo e gestione di 500 milioni di ricchi consumatori europei e l’appropriazione dei più succosi beni immobili nazionali che verranno inevitabilmente dismessi, garantendosi il controllo politico del futuro.
Per noi, invece, è l’ultima possibilità di inserire un pezzetto di ferro nel loro meccanismo perfettamente oliato e bloccarne il funzionamento, facendolo saltare.
In questi giorni stiamo vivendo i primi vagiti di questa situazione, rappresentata come “icona immaginifica” dalla tragedia greca. Hegel l’avrebbe definita “la grande astuzia della Storia”, perché la culla ellenica della nostra civiltà si ripropone, per l’ennesima volta, come una nuova possibile alba per una nuova diversa civiltà oppure come la tomba della civiltà moderna che era nata e si era sviluppata in quanto figlia legittima di quel pensiero fondato nel VI secolo a.C. e che non ha mai cessato di essere fonte di ispirazione per ogni libertario istruito.
Faranno di tutto, da oggi in poi, per mescolare le carte e presentarci un teatro diverso da come esso è, usando i consueti attori: dai black bloc ai ricatti sullo spread, da potenziali e invisibili sedicenti nemici della democrazia rappresentativa ai nuovi paladini del liberismo anarchico mascherato da liberalizzatori  progressisti del mercato.
Il còmpito di tutti noi che crediamo, vogliamo e combattiamo per un’Europa (prima di tutto, e qui lo dico ai convinti europeisti come il sottoscritto) unita e solida non sui principii del mercatismo mortifero bensì sulle grandi eredità lasciate dal pensiero illuminista e dalle battaglie sociali dei tre secoli che ci hanno preceduti, sarà quello di aumentare il livello delle inter-connessioni aggirando la nebbia fumogena della disinformazione.
Dobbiamo assumerci la quotidiana responsabilità del nostro modesto posto sulla scena, l’unico praticabile: quello dei corifei, come la grande tradizione della tragedia greca ci ha insegnato e tramandato nei millenni.
Da cui, l’immagine che vedete in bacheca.
Quell’attempato signore la cui immagine vedete in bacheca, non è un black bloc post-moderno inzuppato di viagra; non è neppure un pensionato al quale hanno tagliato il sussidio, e non  è neppure un assistito furbo, e tantomeno un piccolo-borghese che non vuole fare sacrifici perché aspira ad avere i nuovi status symbol dello statuto pubblicitario.
E’ il simbolo della tragedia greca.
Quel signore ha 89 anni di età.
Si chiama Manolis Glezos. Nel 1941 quando le truppe naziste, coadiuvate dall’esercito italiano al grido di “spezziamo le reni alla Grecia” invasero la Grecia assoggettandola, da solo, a dimostrazione della imbattibile e insopprimibile forza del potere personale, mentre ad Atene la popolazione era annichilita dal terrore scatenato dai nuovi occupanti, all’età di 18 anni, a mezzogiorno di una giornata di primavera, salì sull’Acropoli, bruciò la bandiera nazista e issò la bandiera della Grecia con uno striscione sul quale era scritto “libertà per l’Europa”. Fece in tempo a fuggire prima che lo acchiappassero e finì in clandestinità. Ma qualcuno scattò due o tre immagini in bianco e nero che vennero poi diffuse, e il suo nome cominciò a circolare come esempio che era possibile fare qualcosa. Tre giorni fa è andato a visitare un suo coevo, di 86 anni, l’artista musicista Mikis Theodorakis e insieme –entrambi considerati in tutta la Grecia i veri simboli iconici della libertà e indipendenza della Grecia- gli ha proposto di scendere in piazza per protestare contro la BCE e l’austerità da strozzinaggio imposta. E’ finito bastonato dalla polizia, arrestato e immediatamente rilasciato quando lo hanno riconosciuto. Ma questa fotografia ha scosso l’immaginario collettivo della nazione ed è stata diffusa dovunque. In Usa e in Sudamerica sta già diventando il simbolo di un’eredità riconosciuta, la staffetta per una nuova Europa. Un vecchietto novantenne, quindi, con poco futuro davanti, e poca energia da spendere.
Un’immagine sufficiente e più che eloquente che la dice tutta sull’idiozia pompata dalle agenzie pubblicitarie che enfatizzano il giovanilismo a tutto spiano (ben rappresentato dai lifting e parrucche e trapianti del sultano di Arcore) e che ci ricordano di non cadere nella trappola del razzismo anagrafico perché travolti dall’innamoramento del danaro.
La trovo una fotografia bellissima che deve indurci a un fiero ottimismo. A cui proporrei di aggiungerci una didascalia mutuata da una frase di Golda Meir del 1962 (“un ebreo, in Europa, non può mai ma proprio mai permettersi il lusso di essere pessimista”).
Evitare la disinformazione e il fumo negli occhi, oggi, vuol dire, essere ottimisti.
Se un popolo affamato, per lo più ancora oggi composto da pastori, messo all’angolo dalla protervia dell’Europa asservita alla finanza oligarchica planetaria, materialmente in ginocchio, è in grado di protestare in maniera così virulenta facendo esplodere la propria indignazione, al di là dello spread, delle percentuali, e dei calcoli di bassa ragionieria sociale, vuol dire che tutto è possibile. Da modesto corifeo, non posso che diffondere la necessità di assumere la consapevolezza che non è NIENTE DI MENO che una tragedia greca, quella che si sta consumando.
Cantiamo in coro, quindi, per annunciare, allertare, diffondere.
Prima o poi, spunteranno anche gli eroi, i pensatori e i combattenti democratici.
Come la tragedia insegna: il coro ha la funzione di annunciare e prevedere.
Tutto qui.
Per darci l’impulso ad acquisire la consapevolezza di poter essere protagonisti della Storia e non soltanto macabre comparse di una sceneggiatura scritta da altri sopra le nostre teste, anche se, per il momento, possiamo agire soltanto come modesti membri dei corifei.
E’ soltanto una questione di tempo.
E’ un work in progress: la sceneggiatura la scriviamo tutti noi, ma proprio tutti, nessuno escluso, proprio mentre gli eventi si dipanano.
La prima lezione di vitalità giovanile europea ce l’ha regalata un novantenne.
Non è una splendida notizia?


9 commenti:

  1. Secondo me la Merkel vuole umiliare la grecia e vedere fino a che punto è possibile tirare la corda.
    Lei i soldi non ci pensa per niente a prestarli
    difatti hanno gia spostato la data a mercoledi
    e hanno accampato la scusa di 380 milioni di euro.

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    1. anch'io penso che sia un ballon d'essai, per controllare quanto si possa tirare la corda, e poi, sulla base dei risultati, estendere o meno il programma....stanno facendo la cavia

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  2. A chi fa filtrare l'osservazione che in Grecia, vi è una democrazia, osserverei che il testo sopra esposto è una chiara ed evidente dittatura.
    Tale evidenza fa si che non si possa più parlare di stato democratico, con l'ovvia risposta che i Greci dovranno prendere le armi per cacciare questi Delinquenti.
    Prima lo capiranno meglio sarà, del resto voglio vedere chi nelle forze armate, andrà a combattere contro i suoi fratelli o genitori.

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  3. Per i Greci che seguono "libero pensiero" e nella consapevolezza che prima o poi toccherà pure a noi:

    http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=329
    Jack

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  4. Bello e giusto il tuo post di oggi.

    Odifreddi nel suo blog su La Repubblica di oggi va contro Scalfari.

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  5. Di Manolis Glezos ce ne vorrebbero molti di più, anche da noi. Ma questa è una specie rara in via d'estinzione: sono uomini che non dimenticano il valore della dignità e del libero arbitrio, nonostante le sirene del giovanilismo. Sono per noi un esempio e la prova che molti dei guai di oggi dipendono dalle nostre scelte, anche se con le attenuanti. Infatti per scegliere in modo consapevole e responsabile dobbiamo conoscere, purtroppo la conoscenza è spesso falsata dalla disinformazione, dalla corruttela, dall'egoismo.

    Sulla Grecia. Ricordo che il mio primo contatto lo ebbi proprio il 14 febbraio del 1989. Atene mi accolse con cumuli di spazzattura per lo sciopero anche dei netturbini, durato un mese. Allora governava la destra: c'era molta corruzione,una burocrazia inefficiente, il costo della vita elevato, stipendi bassi, i giovani laureati erano a spasso e quelli di sinistra boicottati. Quasi metà dei greci viveva nella capitale e gli amici mi spiegavano che si stavano mangiando le ricchezze prodotte dai loro padri e nonni. A giugno la sinistra col Pasok tornò al governo e il vecchio Papandreu diventò lo zimbello dei giornali per il suo amore con una procace e furba hostess, le cui foto nature erano dappertutto. Per lavoro ci rimasi pochi mesi e d'estate quell'anno il turismo fu scarso.

    Molte erano e sono le analogie con l'Italia. Già allora era chiaro quali rischi si potevano correre, ma l'alternanza destra/sinistra ha continuato come niente fosse, spendendo per le Olimpiadi, e con l'appoggio dei cittadini. Giocavano con le carte truccate, tutti baravano ed ognuno sperava che prima o poi avrebbe fatto fortuna.

    Sono trascorsi più di venti anni e la Grecia è già in default, ma continuano ad illuderci che noi italiani siamo più bravi e che quindi lo stellone ci salverà, prima o poi. Quand'è che impareremo le lezioni della Storia? Danzica, la Spagna, non ci hanno insegnato proprio nulla?

    Monti e Papademos.

    Non potremo anche noi dire: Siamo Tutti Greci e comportarci di conseguenza?

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  6. La Grecia ha qualche colpa e anche l'Italia.
    Ma sono una goccia contro l'Oceano di colpe della Troika e dei tecnocrati.
    Finiamola di dare le colpe della crisi agli incolpevoli popoli,anzi diamogli l'unica colpa che hanno davvero: quella di credersi colpevoli!

    http://www.byoblu.com/post/2012/02/13/Armi-alla-Grecia-in-cambio-degli-aiuti.aspx

    Fred

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  7. Lei dice: "Prima o poi, spunteranno anche gli eroi, i pensatori e i combattenti democratici."

    A mio parere queste persone esistono da almeno 150 anni e sono gli anarchisti e i libertari in generale.
    Ed è per le loro idee di libertà senza compromessi che sono perseguiti e criminalizzati. La società continui pure a volgere altrove lo sguardo, c'è già chi è morto per essa.

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  8. un post emozionante... grazie di cuore :) anch'io guardo alla Grecia come ad un'anteprima del futuro italiano e sud-europeo in generale e queste notizie mi rincuorano moltissimo... abbiamo pochissime possibilità ma indubbiamente esistono :)
    Luu

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