mercoledì 15 febbraio 2012

L'insostenibile quanto assordante rumore del silenzio della sinistra italiana.

di Sergio Di Cori Modigliani

Perché la Grecia, oggi?
E’ inaccettabile. E’ stupido. E’ ignorante. Ma soprattutto: è clamorosamente perdente.
Mi riferisco qui all’insostenibile quanto assordante rumore provocato dal silenzio della cosiddetta sinistra democratica italiana su come gestire la tragedia greca. L’attuale latitanza di pensiero e di una elaborazione argomentata, solidamente sostenuta -che nessuna formazione politica è oggi in grado di produrre- è arrivata a un tal punto di decadimento narcolettico da aver addirittura prodotto delle figure clownesche di riferimento: a destra, il sultano miliardario di Arcore con la sua corte di vassalli asserviti, ben supportati da una schiera di connazionali che indossano elmi e corna da squallida operetta, sostenendo il delirio padano; mentre a sinistra l’opposizione di pensiero è ormai finita nelle mani di un Di Pietro che applica bonariamente un familismo individuale progressista di chiara natura clanica, accompagnato da un fragile poeta clientelare ricattato dalle frange sociali estreme e due guitti che riempiono i teatri: Maurizio Crozza alla tivvù, e Beppe Grillo dove può, basta che ci sia una platea, il proscenio e le luci ben piazzate.
Così non si va da nessuna parte.
Al massimo si può sperare in qualche tiepido scossone tellurico. Più che altro una fantasia da inguaribili mitòmani, dato che il Potere è solidamente piazzato dentro strutture costruite con materiale anti-terremoto, anti-tsunami, e riserve sufficienti per sopravvivere altre dieci generazioni. E’ assolutamente necessario ripristinare un’azione fattiva nel territorio tale per cui, a un certo punto, avendo modificato il terreno, la sua struttura idro-geologica (grazie a una rivoluzione alchemica interiore di ogni singolo individuo che fa di una parte il tutto) la splendida e inattaccabile architettura del potere oligarchico finirà nelle sabbie mobili di un’idea vetusta, perdente e obsoleta, affondando miseramente, nonostante la loro apparente forza. Risucchiata dalla Storia che avanza, quel modello verrà identificato come una qualità primitiva della specie umana. Ma l’impietosa evoluzione illuminerà il cammino da percorrere a chiunque, con serena grazia, avrà scelto e deciso di accogliere dentro di sé una variante nella catena psico-biologica dello sviluppo della specie.
Si tratta, infatti, di questo e non si soldi o di spread o quel che sia.
Di una scelta esistenziale onnicomprensiva che comporti l’evoluzione della specie umana a un livello più profondo, più alto, più esteso, al fine dichiarato di allargare ed aumentare l’idea di un bene comune e collettivo, oppure l’acquiescenza, vile e ignorante, che finirà per far aderire a un modello regressivo la cui fine ultima sarà (è ormai chiaro a tutti) ingloriosa quanto criminale e sanguinaria, perché prevarranno gli impulsi primitivi di una specie che ha scelto di declinare. Quindi, scomparire per essersi rifiutata di evolvere.
La tragedia greca non è soltanto un “problema tecnico”. Se così fosse, il potere oligarchico sovranazionale l’avrebbe risolto ai suoi albori con una telefonata fatta da un modesto fedele sottoposto. Non è neppure un “problema economico”. I soldi (parlo di quelli veri cash) sono l’ultimo dei problemi in questione. Basti pensare che la prima e la terza potenza economica del pianeta (Usa e Giappone) insieme, raggiungono la cifra di 10.000 miliardi di euro di disavanzo pubblico. Tradotto in magre e ciniche cifre, vuol dire che un problemino periferico nell’ordine di 200 miliardi di euro (come nel caso della Grecia) se davvero rappresentasse un problema economico lo si potrebbe risolvere con una telefonata eseguita da un solerte impiegato. Per gli Usa e il Giappone, corrisponderebbe, insieme, come impatto, al 2% della loro quota. Pensate che possa esser vera l’ipotesi che l’intero mercato planetario delle finanze (che ormai viaggia in termini di milioni di miliardi di euro) sta correndo il rischio di deflagrare perché il signor Papademos, in data 13 febbraio 2012, non è stato in grado di portare a Bruxelles 318 milioni di euro, cioè il corrispondente per il sottoscritto, e per chiunque legga, di una banconota da 10? Se ci dicessero “guarda che se non corri subito alla posta e consegni dieci euro, ti cade il soffitto sulla testa e il tuo appartamento sparisce e finisce in frantumi” ci precipiteremmo immediatamente, se non altro per non vivere nell’ansia perenne.
Eppure, è ciò che fermamente si sostiene a Bruxelles, Berlino, Parigi, Londra.
Quindi, vuol dire che le cose, invece, stanno diversamente.
Appunto.
Il problema è proprio questo: la diversità.
E’ su questo punto che si gioca la partita. Che è tutta, assolutamente ed esclusivamente, politica. Non a caso, in tutta Europa –a differenza che negli Usa- l’estrema destra e l’estrema sinistra hanno finito per confluire in un identico percorso, tale per cui un paio di mesi fa una persona alla quale attribuisco per certo una onestà di cuore e di mente (come Paolo Barnard) ha lanciato un appello a Silvio Berlusconi identico a quello firmato da Vittorio Feltri e da Alessandra Mussolini, così come Storace parla ormai come Diliberto, la Santanchè usa le stesse parole di Bertinotti, e i movimentisti dei centri sociali hanno le stesse identiche parole d’ordine dei militanti di Forza Nuova. Ve lo immaginate a Roma nel 1936 un vero fascista che condivideva con un vero socialista la stessa interpretazione della realtà di quel momento? Parlano tutti, senza accorgersene (se sono in buona fede) un politichese demagogico da ancient regime.
Non si tratta di economia, e neppure di soldi.
L’economia (e i soldi) sono una conseguenza.
L’estrema destra e l’estrema sinistra sono diventate delle inconsapevoli (nel migliore dei casi) corporazioni esautorate che cavalcano una autentica indignazione emotiva popolare con il fine dichiarato di ritagliarsi una fetta di sopravvivenza all’interno del sistema vigente, usando argomentazioni, schemi, parametri che sono obsoleti, quindi inutili per comprendere l’attuale realtà.
Il nodo, invece, sta nel cominciare a veicolare il principio della applicazione dell’ essere diversamente uguali, e come tali essere riconosciuti come soggetti storici. Ma questo non è uno slogan, e tantomeno un concetto ideologico.
E’ un’interpretazione culturale e politica.
La discriminante, oggi, è e deve essere politica e culturale.
Sono sempre stato, sono e sempre sarò un fiero sostenitore degli Stati Uniti d’Europa.
Anzi, mi correggo: sono sempre stato, sono e sempre sarò un fiero sostenitore degli Stati Uniti dei Popoli d’Europa. Il che è diverso. Perché gli Usa sono un popolo solo; poli-etnico, multi-etnico, ma nascono come nazione federata senza distinzioni. Ad esclusione della California, della Florida, del Texas e degli abitanti di Manhattan, gli abitanti degli altri 47 stati dell’unione hanno la stessa struttura politica, culturale, mentale. A Memphis, Tennessee, a Omaha Nebraska, a Columbus Ohio, a Springfield Massachussets, a Portland Oregon e via dicendo, hanno gli stesso usi e costumi, le stesse idée, gli stessi pensieri, la stessa cultura, gli stessi obiettivi. Idem per gli EE.UU do Brazil e per la Republica Federal de Argentina.
Non è così per gli Stati Uniti dei popoli dell’Europa.
L’ha ben capito Napoleone, a sue spese. Purtroppo, se ne rese conto soltanto nel 1820 all’isola di Sant’Elena, qualche mese prima di morire, ormai dimenticato e sepolto vivo.
Noi siamo anche lusitani, iberici, galli, celti, sassoni, slavi, bretoni e magiari, siculi e normanni, ellenici e scandinavi, catalani e finnici; siamo cattolici, ebrei, mussulmani, valdesi, ugonotti, cristiano-ortodossi, e laici, rom e scozzesi, ecc, la lista è lunghissima, polìcroma, ricca di suggestioni. Siamo stati unificati prima dalla grande civiltà ellenica e poi dall’Impero Romano.che crollò perché compì lo stesso errore di miopia politica di Angela Merkel oggi.
Il grande Seneca (tanto per fare un unico esempio) era iberico. Scriveva in latino altrimenti non avrebbe avuto mercato. Aderì, culturalmente, alla necessità del pareggio di bilancio.
La diversità dei popoli europei è un indissolubile dna psico-bio-storico che non può essere represso, compresso, dimenticato, sottaciuto, minimizzato, pena la sua estinzione.
Va, invece, valorizzato affinchè si possa realizzare un salto evolutivo.
“Diversamente eguali”.
Il che comporta non due pesi e due misure, bensì 200 pesi e 400 misure. Figuriamoci una sola.
Pretendere, chiedere –e addirittura imporre- un’eguaglianza che esuli dal riconoscimento della diversità etnica vuol dire –nella migliore delle ipotesi- fare ancora riferimento a dei valori che un tempo furono grandi ma che storicamente sono sorpassati. Nel ‘700, i grandi pensatori rivoluzionari europei posero le fondamenta per abbattere e abolire la diseguaglianza dovuta al censo e alla nobiltà di nascita. Nacque allora il Diritto che consentì a Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Kant di far evolvere la società perché aprì insospettabili orizzonti a tutti: finalmente si abbatteva la gogna del sangue blu, gli europei potevano imprendere sulla base del merito e delle competenze e non per diritto di nascita.
Il Diritto “eguale per tutti” divenne rivoluzionario e l’imprenditorialità degli esseri umani creò una struttura rivoluzionaria che ha prodotto benessere e ricchezza: il capitalismo, che spazzò via il medioevo. Poi, a metà dell’800 un filosofo tedesco, Karl Marx, si accorse che il capitalismo aveva esaurito la sua funzione rivoluzionaria e liberatoria e aveva ricostruito una successiva nobiltà di rango, non più per sangue bensì per proprietà, la quale esistenzialmente riproponeva lo stesso identico parametro di sfruttamento del medioevo, sotto nuove apparenze. Non era più il Monarca a decidere in maniera assoluta, al di là della Legge da lui stesso incarnata, bensì il Capitale. E così, invece di occuparsi dell’evoluzione mentale dello Spirito, scelse di occuparsi di economia e ideò il comunismo come forma suprema di evoluzione: la nuova eguaglianza sociale che superava quella del diritto rivoluzionario francese ormai sorpassata dalla Storia. Una grande epopea che ha infiammato le menti dell’Europa per 150 anni. Che al suo interno commetteva lo stesso errore di sempre: unificare gli individui abbattendone la diversità, non riconoscendone l’unicità, e quindi uniformandoli eliminando la creatività. Azzoppando prima i popoli per poi cancellarli.
Dal Monarca medioevale siamo passati al Capitale poi allo Sato Supremo e infine al nuovo Moloch dell’età post-moderna: il Mercato: l’ultimo grande delirio della specie umana. Una nuova divinità, un nuovo totem, nato dall’incorporazione di un corrosivo quanto tragico falso ideologico esaltato alla fine degli anni’70, il cosiddetto “pensiero debole”.
Ne paghiamo oggi le disastrose conseguenze.
Un pensiero debole non può che produrre una società di menti deboli che produrrà una classe politica debole che darà leggi e regolamentazioni deboli, valide soltanto per pochi.
Pena, l’estinzione dell’umanità: sopravviveranno in pochissimi.
In un paese di mitòmani come l’Italia, il Nuovo Totem sta assumendo sempre di più varianti e variazioni preoccupanti, con l’incorporazione collettiva di nuovi spettri ricattatori basati, per l’appunto, su l’esecuzione pianificata di un pensiero debole: lo spread, i grafici, le aliquote, le percentuali, ecc. Il Mercatismo diventa il nuovo logos erotico per eccellenza, la cifra che tutto risolve o annulla, che annuncia libertà e ricchezza, oppure miseria e povertà.
Un’idea geniale del potere primitivo oligarchico sovranazionale.
La cultura, il pensiero, la produzione creativa, l’immaginifico collettivo, e di conseguenza l’esistenza quotidiana delle vere vite vissute, scompaiono dinanzi ai nuovo temi dittatorialmente imposti: pareggio di bilancio, disavanzo pubblico, uniformità e adeguamento con la cancellazione delle prerogative diverse di ogni singola etnia.
C’è un pensatore statunitense, non di moda né famoso, una mente superba libertaria, il professor Ronald Dworkin, nato nel 1931 che attualmente ancora insegna all’università di New York. E’ un filosofo del diritto. Negli anni’90 ha previsto con millimetrica esattezza l’attuale deriva identificando il nuovo obiettivo: la battaglia per l’affermazione del “diritto al principio d’accettazione dell’egualmente diversi”. Il suo capolavoro “Virtù Sovrana. Per una Teoria dell’uguaglianza” è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2002. Va da sé che in Italia è passato sotto silenzio. Dworkin difende la teoria della uguaglianza delle risorse, dei principii, del rispetto delle doti naturali dell’intelligenza, del talento, del merito, che vengono identificate come “arbitrarie” perché frutto di specifica appartenenza etnico-culturale. Il modello proposto consiste in una società di eguali, come diritti sanciti e come dovere di fronte alla Legge, ma seguendo dei parametri di applicazione che prendano in  considerazione l’identificazione della “assoluta diversità degli esseri umani, della loro cultura, del loro operare, della loro etnìa di appartenenza”.
I tedeschi sono diversi dagli italiani che sono diversi dai greci i quali sono diversi dagli svedesi e così via dicendo.
Un’Europa che impone il Totem del Mercatismo imponendo la rinuncia della “diversità”, è un’Europa malata e perdente, la conseguenza di un pensiero debole.
Schierarsi con la Grecia, oggi, non vuol dire essere solidali né permissivi.
Vuol dire cominciare a unificare la protesta sociale sulla base di un necessario e imprescindibile “nuovo pensiero forte” che non parli di economia, che non parli di finanza, che non parli di norme ragionieristiche, bensì parli della diversa applicazione che ogni norma abbisogna a seconda dei popoli, delle nazioni, delle etnìe, salvo restando il rispetto per le regole collettive di interesse comune.
Il problema falso (conseguenza del pensiero debole) che ci viene proposto (la Grecia esce dall’Europa) va capovolto per cominciare a dibattere sulla vera realtà (prodotta dal pensiero forte) e cioè: la Germania è uscita dall’Europa.
Perché “EUROPA”, cioè “popoli d’Europa”, vuol dire ricchezza nella diversità riconosciuta, identificata e accettata. Non imposta dal moloch Mercato. Questa non è l’Europa. Questa è la cinesizzazione psico-culturale dell’Europa. L’Europa tedesca è una volgare fantasia da bottegai piccolo-borghesi, è inutile scomodare i poteri forti.
Ecco perché il ragionier robotico è tanto amato nelle corti continentali dove lo ospitano un giorno sì e un giorno no. Fanno i conti con il pallottoliere. Ma noi non siamo cinesi.
Noi siamo Europei.
E gli ellenici sono una costola del corpo europeo.
Hanno sbagliato, hanno truffato, hanno alterato i conti. E’ giusto che paghino.
Cioè che paghi chi ha commesso quegli arbitrii. Tanto per dirne uno, anzi due: Papademos e Draghi. Nel 2006, infatti, entrambi in qualità di singoli governatori delle rispettive banche nazionali, hanno scelto di dirottare migliaia di miliardi di euro inseguendo applicazioni di speculazione finanziaria. Fu Mario Draghi a recarsi ad Atene per consigliare a Papademos come coprire il grave disavanzo causato dalla catastrofe economica delle olimpiadi (voluta dai tedeschi che gestirono il 75% degli appalti risolvendo così gravi problemi economici in Bassa Sassonia, nel Wurtemberg e in Baviera) e lo spinse a investire i soldi nazionali in operazioni rivelatesi un totale fallimento.
I greci non sono un popolo guerrafondaio. Sono rissosi, questo sì, ma non bellicosi.
Informazioni attendibili ci rivelano che il fondo salva stati è a disposizione a patto che la Grecia acquisti da Francia e Germania una serie di armi totalmente inutili che la Grecia non userà mai, di cui non glie ne importa nulla. L’Italia partecipa –in terza fila ma è ben piazzata- al business.
Così il quadrumviro reazionario (Cameron-Monti-Sarkozy-Merkel) impone leggi di mercatismo militare.
Lo si combatte con una grande nuova epopea culturale.
Uscendo fuori da questo meccanismo.
Le regole vanno applicate in maniera diversa a seconda dei paesi, a seconda dello stato delle nazioni, a seconda della psicologia naturale di un certo popolo, a seconda della loro struttura. Non posso andare dagli scozzesi e imporre loro per Legge che non bevano più whiskey: così li deprimiamo. Tanto per fare un esempio facile.
Un’Europa che sia tale deve essere assolutamente fondata sul riconoscimento principe della “eguaglianza diversa”.
Così come, per noi italiani, i parametri imposti da Bruxelles sono errati.
Non è l’articolo 18 che va cambiato.
E’ l’idea culturale di chi sta a Bruxelles che va cambiata. Spetta a loro applicare una modalità di regolamentazione che funzioni in una nazione dove esiste l’art.18. Sono tecnici, quindi, che inventino il dispositivo tecnico giusto.
E’ qui che cade la cosiddetta sinistra democratica.
Questo è l’insostenibile e assordante rumore del silenzio della classe politica italiana.
E’ il frutto di un pensiero debole che finirà per partorire un mostro: un potere autoritario forte. Laddove c’è debolezza di pensiero vince il più prepotente, il più primitivo.
Abbiamo bisogno di rifondare un pensiero forte che finisca per partorire governi autorevoli non autoritari.
Nel nome del rispetto del diversamente uguali.
Non c’è altra scelta.
Se vogliamo evolvere.
Ecco perché è giusto marciare oggi per il popolo ellenico, e domani per quello lusitano, e poi per quello iberico: sono costole del corpo di cui noi ne siamo una componente.
Attualmente è un corpo con un cervello in coma.
Risvegliarlo è un dovere per ogni europeo che voglia contribuire all’evoluzione.
I soldi non c’entrano.
C’entra la politica.
E le idee.
Una nazione che ha bisogno di un produttore di canzonette per richiamare il vaticano alle sue responsabilità legali, politiche e sociali, è un paese che ha dimenticato se stesso.
Che i cantanti cantino e ci offrano emozioni grazie ai versi e alla musica.
E che i politici si assumano la responsabilità di far politica.
Sbrighiamoci. Sbrigatevi. Esercitate la facoltà di pensiero al fine di salvaguardare l’unicità del nostro essere, oggi in Europa, in quanto italiani.
Vale per noi e vale per tutti gli europei..
A cominciare dal popolo ellenico.


20 commenti:

  1. Seguo i tuoi discorsi quasi ogni giorno e li condivido quasi per intero.

    Comunque, riguardo agli USA non capisco come sei arrivato a questa conclusione che trovo, come cittadina americana da decenni residente a Roma, un po' semplicistica:

    "Perché gli Usa sono un popolo solo; poli-etnico, multi-etnico, ma nascono come nazione federata senza distinzioni. Ad esclusione della California, della Florida, del Texas e degli abitanti di Manhattan, gli abitanti degli altri 47 stati dell’unione hanno la stessa struttura politica, culturale, mentale. A Memphis, Tennessee, a Omaha Nebraska, a Columbus Ohio, a Springfield Massachussets, a Portland Oregon e via dicendo, hanno gli stesso usi e costumi, le stesse idée, gli stessi pensieri, la stessa cultura, gli stessi obiettivi."

    VIVA LA GRECIA!!

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    1. Mi dispiace di essere stato semplicistico, e spero di non aver urtato la tua sensibilità. E' l'idea che mi sono fatto nella mia esperienza in Usa dove sono vissuto per 22 anni, ma sono pronto a ricredermi, soprattutto se è una real American a fornire una interpretazione.

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  2. La Germania esce piuttosto male da tutto ciò che si vede e si sente ultimamente.
    Sicuramente è esagerato affermare, come fa qualcuno, che i tedeschi sono nazisti nel dna. Certo è che le loro attuali oligarchie dominanti hanno più di un'assonanza con quelle che crebbero, e prosperarono, all'ombra della croce uncinata.
    Ci mancava solo il papa bavarese ex hitlerjugend, insieme al capitolo ancora troppo oscuro della Pax Bank. Roba da far rimpiangere lo Ior di Marcinkus...
    L'articolo è stupendo, un vero inno alla rivolta costruttiva, quella del pensiero e delle idee, prima che delle barricate. Nel nome di un ideale europeo che resta un sogno purtroppo ancora lontano da realizzarsi.
    Comunque non accosterei Grillo all'attuale, immonda sinistra, ridotta ad essere un'escrescenza della "destra" plasmata da un cialtrone di successo, a sua immagine e somiglianza.
    Ringraziamo pure il "produttore di canzonette": almeno Celentano qualche parola l'ha detta.
    Quanto a Barnard, la lettura del suo libro "Il più grande crimine", coerentemente gratuito in PDF, può davvero aiutare a capire tante cose.
    Sempre viva la Grecia!

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  3. Il mostro c'è già da un pezzo, ma è camuffato. Il Mercato è l'alibi ideologico per sconfiggere ogni tentativo di reazione col ricatto e con la paura. Per ora i popoli europei appaiono come narcotizzati, incapaci di reazioni. Nonostante lo si veda ogni giorno, sentiamo ancora giustificazioni da miopia politica: si, ma Monti è sempre più presentabile di Berlusconi e dei suoi, e magari riuscirà a metterci sulla carreggiata prima di finire in fondo al burrone. E questo lo dice gente che vota a sinistra...

    La paura del futuro è tanta e si cerca quindi di esorcizzarla inventandosi un mondo irreale. E' questo il grande inganno ed è per questo che bastano un Grillo parlante e Don Celentano a distogliere l'attenzione dalle soluzioni concrete. Tutti bravi a condannare, a dettare la formazione della nazionale, nessuno che sappia parlare al cuore ed alla mente della gente, proponendo alternative fattibili anche se scomode perché ci obbligano a guardare in faccia la realtà e i nostri condizionamenti. Gli stessi Greci dovrebbero mobilitarsi a milioni, peggio di come stanno..., eppure in piazza scendono poche migliaia, e la loro rabbia viene sfruttata dai vandali prezzolati per spaventare tutti gli altri e vanificare i loro sforzi.

    Sergio, credo che sia ormai ora che chi è documentato possa fare nomi e cognomi perché il Mercato non è un'entità astratta, i computers non sono automi, ma hanno bisogno dell'uomo che progetti gli algoritmi per la speculazione finanzaria, di esperti che inseriscano i dati e schiaccino enter. Tutto questo avviene perché c'è un progetto finanziato (da chi?). Ecco bisogna farne i nomi affinché le nostre denunce non restino solo flatus voci.

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  4. Le voglio raccontare una piccola storia signor Modigliani. Di tanti anni fa.
    Ero al liceo in Argentina. Arrivo' una insegnante di lettere che per prima cosa ci chiese di recitare il Padre Nostro. Eravamo cattolici come maggioranza, ma vi erano anche protestanti ed ebrei.
    Quella insegnante la settimana dopo non c'era piu'.
    Non perche' qualcuno delle altre confessioni fosse andato dal Preside,
    ma semplicemente perche' quando entrava lei noi uscivamo. Tutti.

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    1. bellissima questa storia, grazie. Anch'io ho fatto le scuole in Argentina, a Buenos Aires.

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    2. i miei più sinceri complimenti.Jack

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  5. Caro Sergio,
    il fatto che estrema destra ed estrema sinistra dicano le stesse cose non dovrebbe stupirci. Gli estremi si sono sempre toccati e forse è più naturale che convergano come oggi piuttosto che farsi la guerra come in passato. Dopotutto non credo che il problema consista in una contrapposizione tra destra e sinistra (che è sempre stata fittizia) dal momento che le fazioni vere sono altre e spesso trasversali.
    La vera domanda che dovremmo porci è:
    appurata la situazione esistente, cosa dovrebbe fare concretamente ciascuno di noi per cambiare lo status quo? Dobbiamo scendere in piazza? Quando? Con quali conseguenze? Per attendere l'arrivo dei black bloc? Per spaccare le vetrine o bruciare auto di povera gente? E cosa è cambiato dopo che è stato fatto? In Grecia è servito a qualcosa? I politici hanno deciso in base alla volontà di quei 100 mila manifestanti?
    Ecco la cosa peggiore: la sensazione di impotenza, resa frustrante dalla consapevolezza di ciò che sta succedendo.
    Parlarne nei blog non cambia le cose, scendere in piazza non cambia le cose, denunciare il fornaio che non rilascia lo scontrino non cambia le cose.
    Questa è la sconfitta più grande: la paura (dilagante) che diventa rassegnazione (o rabbia impotente).
    Ma se tu hai soluzioni diverse ed hai voglia di condividerle con noi per farle diventare azioni concrete io sono pronto a mettere in discussione quanto appena affermato. Ne sarei davvero felice.

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    1. Se avessi una soluzione, sarei già al comando delle mie truppe....non ce l'ho...ma credo fermamente -davvero profondamente nell'intimo di me stesso- che confrontandoci, dibattendo, sintetizzando le nostre diverse volontà individuali sia possibile cominciare a trovare insieme degli iniziali piccoli frammenti di aggregazione che poi, poco a poco, possono crescere, inventandoci, strada facendo, il passo successivo. Preso atto della catastrofe dei sistemi partitici vigenti, dobbiamo cominciare a credere nel "work in progress". Come ha detto qualcuno di cui adesso non ricordo più il nome -un grande orientale, forse Confucio- "ogni grande impresa comincia sempre con il primo passo". Bisogna crederci, soprattutto bisogna cominciare a credere che sia possibile. La rassegnazione è il Grande Nemico. Scrollarci di dosso la paura, il timore reverenziale, l'idea che niente mai cambierà e che non sia possibile fare nulla, costruendo dentro il proprio cuore un ottimismo autentico che nasce dal gusto di essere davvero convinti che si vuol tentare di cambiare un sistema di valori che abbiamo capito è sbagliato, non funziona, e porterà tutti allo sfacelo. Penso che i tempi comincino a maturare e che la tragedia greca comincerà a fornirci quotidianamente del materiale esistenziale che diventerà, tra i più sensibili e coraggiosi, materiale da alchemizzare e che darà dei frutti. E' un lavoro capillare, ossessivo, quotidiano. Sulle sue manifestazioni e modalità, per il momento, non sono in grado di fornire risposte adeguate e pragmatiche. Considero il primo passo cominciare a porsi le domande giuste invece che cercare delle risposte che per il momento non esistono. Le prime risposte compariranno strada facendo.

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  6. @anonimo che ha scritto "Le voglio raccontare una piccola storia signor Modigliani...". Sono pienamente d'accordo! E' questo il segreto del cambiamento.

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    1. D'accordo anche io. Ma come lo porti nella vita pubblica? Come porti questo pensiero ad Atene?
      A cosa corrisponde l' uscire tutti? Allo sciopero totale fiscale? Smettere tutti insieme di pagare tasse e bollette forse farebbe piombare nel caos l' intera nazione fino ad un golpe che imponga nuova assemblea costituente. Chi lo sa. O forse le cariche della polizia si sposterebbero dalle piazze alle case di chi non paga?

      Ricordo che dopo la seconda guerra mondiale, i servisi segreti israeliani hanno proseguito per oltre un ventennio con azioni segretissime di incursioni nei paesi ospitanti ex militanti nazisti come l' argentina, il Brasile, gli Usa. Incursioni che portavano alla sparizione degli "indagati", salvo poi ricomparire per magia di fronte ad un tribunale a Tel Aviv e poi alla forca. Forse è questo che dovrebbero fare i fratelli greci. E prima o poi toccherà anche a noi. Accettare le misure di austerità, pesanti, sdegnanti ed assillanti. Votate le manovre, recepitigli aiuti per pagare le scadenze del debito, rinnovare con nouve elezioni parlamento e governo ed istituire nei servizi segreti una task force che indaghi e cooperi con i paradisi fiscali in tutto il mondo al fine di recuperare tutto il credito frugato dalle casse dello stato da politic, funzionari, corrotti. Rifocillare le casse con il denaro sequestrato creando quel welfare di cui il paese avrà grande bisogno, compresi investimenti che facciano ripartire la Grecia, e assicurare alla forca i condannati che per minimo un bel decennio hanno truccato i conti e fottuto miliardi arricchendosi alle spalle di una nazione che muore.

      E questo è quel che dovrà fare l' Italia nel 2013.

      Alessandro Vailati

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  7. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1905 Lenin scrisse il
    "Che fare". Dal vecchio partito socialdemocratico nacque il partito comunista di quadri scelti. Fu una risposta. Nessuno sapeva allora il mostro che stavano creando. E' comodo oggi saperlo ma a quei tempi fu
    la risposta. Pochi spendono tempo a capire perche' lo zar non fece quelle semplici riforme che avrebbero evitato quella immane tragedia
    che fu la Rivoluzione Russa. Iniziata, ogni passo dei bolscevichi sembra costretto dalla circostanze. Ogni passo diventa mera sopravvivenza. La tanto agognata rivoluzione si perde.
    Nessuno si chiede mai perche' un potere opta per non cambiare.
    Carlo I, Luigi XVI, lo Zar, gli inglesi in America ecc.
    Sembra che lo si dia sempre per scontato. Mera sopravvivenza. Peccato che questa scelta poi abbia condotto alla morte di questi. Certo in altre situazioni la reazione ha vinto. Certo tra un Austria e un Regno delle due Sicilie vi sono delle belle differenze.
    In Italia vi sono tre grandi problemi sia storici che strutturali.
    Il primo conosciuto da tutti e' la rivoluzione mancante. Di tutto, di idee, di struttura.
    Il secondo meno pubblicizzato, addirittura nascosto e falsificato. (il nostro stato nato dalla Resistenza)
    Cioe' questo e' il vecchio stato piemontese piu' quello delle Due Sicilie piu' Stato Pontificio. Un anacronismo moderno.
    Il terzo e' l'entrata a meta' degli anni settanta di quel partito che io chiamo il P.A.P (Partito degli Amministratori Pubblici) che nessuno conosce, nessuno vota. Ma che e' il grande partito trasversale. Nasce dalla necessita' dei vecchi partiti dopo il boom del dopoguerra di procurarsi dei professionisti, gente capace di gestire le problematiche di citta' in grande espansione.
    Questi come ogni corpo umano tendono a prodursi e a riprodursi con
    conseguente aumento di Comuni, Provincie, Regioni e lo fanno dentro una struttura medioevale.
    Sono riusciti a creare un mostro che ha bisogno di sempre piu' tasse
    per mantenersi, di sempre piu' strutture burocratiche per riprodursi.
    Non ha piu' sviluppo e solo un cancro.
    Un cancro che ha raschiato dalle vene del suo corpo le ultime gocce di
    sangue e ha continuato a sopravvivere chiedendo in prestito sangue da altri corpi. E' strutturale il nostro problema. Goldman Sachs, le banche, la finanza, gli ebrei, i massoni tutte palle, il Moloc che arrivera' e ci portera' via tutto e' li ben visibile. O si va a una nuova costituente o si crea una nuova amministrazione pubblica europea, moderna, leggera, efficiente oppure c'e' il chirurgo.
    Lo sanno cosi bene che sono gia' andati loro dal chirurgo e gli hanno detto taglia vecchi, bambini, gente inutile. Noi vogliamo sopravvire e abbiamo i soldi.
    Anche se impotenti in questo momento cerchiamo almeno di capire dové'e' il problema.
    Di quei ragazzini del Nacional di Vicente Lopez in Argentina nel 1959
    non so piu' niente ma di quello che successe dopo ne siete a conoscenza anche voi anche se molto in ritardo.

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    1. Mi piace il P.A.P, sono totalmente d'accordo con la sua ottima sintesi. E' proprio così. Il cancro che inceppa questo sistema non sono i tassisti o i farmacisti o i notai o vattelapesca, ma i burocrati dell'amministrazione pubblica. Sono circa 2,5 milioni di persone che rappresentano la linfa elettorale delle diversi componenti del P.A.P. Basti pensare che a Roma ci sono 75.000 impiegati comunali (senza contare gli statali dei ministeri e annessi) e non si sa che cosa facciano, dato che bastano 10 cm. di neve e va tutto a puttane. E' stato calcolato che a Roma e provincia c'è un esubero di circa 20.000 persone totalmente inutili, che non fanno nulla e il poco che dovrebbero fare non lo sanno fare. Se qualcuno "osasse" dire che vanno licenziati, PD, PDL, Udc e tutte le centrali sindacali scenderebbero in piazza con la mitragliatrice. Questi "inutili" costano a noi circa 850 milioni di euro l'anno. Il fatto è che ciascuno di questi assunti garantisce venti voti sicuri: è un bacino potenziale di 400 mila voti per arraffare i quali si scannano in campagna elettorale.Al comune di Roma ci sono impiegati che rimangono a fare lo straordinario la notte (e beccano i soldi) per usare la tipografia, l'ufficio grafico, i computer, lo scanner, la carta, il telefono per stampare materiale propagandistico delle loro rispettive liste. Poi beccano anche i rimborsi elettorali, sui quali non hanno l'obbligo di Legge di presentare le fatture di spesa.

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    2. Lei probabilmente non ha neanche idea della tragedia. Lei si informa
      dove tutti.
      A furia di storielle la annoiero'. Io ho lavorato in un comune.
      Quando sono entrato avevo un capo ripartizione quando mi sono licenziato ne avevo 4. Quando sono andato a ritrovare i vecchi colleghi
      erano arrivati a sette. Ogni nuova elezione, ogni nuovo assessore.
      Si assumono bidelli ma come gli invalidi hanno migliori punteggi poi
      si appaltano le pulizie a una cop (di chi?)
      In Stati Uniti si governa col sistema del favoritismo. Cioe' ti porti i tuoi uomini e te ne vai coi tuoi uomini. Qui vinci i concorsi e resti per tutta la vita. Il clientelismo non e' proprio quello che pensa la gente. Inizia dal partito stesso, chi puo' offrire di piu'
      diventa segretario di sezione ecc.
      Non la annoiero' piu'.

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  8. Cerchiamo di eliminare il falso mito del martirio greco Tante discussione si diffondono in rete perché NON SI CONOSCE VERAMENTE L?ECONOMIA GRECA.
    LA GRECIA è un grosso baraccone pompato dal debito pubblico.
    Lì non esiste un sistema produttivo creatore di ricchezza. Le aziende più grosse sono rappresentate da banche e servizi. C'è poi una galassia di medie aziende che lavorano per il settore pubblico. Il reddito è quindi pompato da una spesa pubblica che non può contare da entrate fiscali ma da debito.
    L'Europa e la Germania sono state anzi molto solidali. Stanno salvando il culo alla Grecia riducendo il debito del 70% ma per il futuro giustamente chiedono un'economia non sorretta da risorse che non hanno.
    Mi spiego meglio. Paragoniamo la Grecia una famiglia di operai con un solo stipendio che si compra SUV, vive in villa e fa vacanze di lusso pagate con mutui aperti con le banche. La banca venuta a conoscenza che la famiglia non riuscirà mai a pagare il debito riduce quest'ultimo al 70% ma fa impegnare giustamente la famiglia ad uno stile di vita che si possono permette con i loro guadagni. Così ha fatto l'Europa con Grecia.

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    1. Nel mio piccolo conosco un settore della Grecia che è quello legato alla catena di produzione, distribuzione ed import export di carne. Pposso garantirti che non rispecchia la tua descrizione. E' un settore imponente, funzionante, che produce ricchezza, da lavoro a moltissime persone anche in province rurali altrimenti poverissime e soprattutto valorizza tutte le parti di territorio. Il mio è un piccolissimo esempio forse, dato che è la sola realtà che conosco in Grecia, ma dato che la conosco molto bene posso portartelo come esempio.

      Alessandro Vailati

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    2. Anche la vendita forzata di armi fa parte della COMMOVENTE SOLIDARIETA' euro-franco-tedesca?
      Anche la privatizzazione della gestione dei porti e delle zone turistiche?
      Un piano di salvataggio che aumentA il debito,salvando i creditori e non investendo neanche un centesimo sull'economia reale lo chiami SALVARE IL CULO ?

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    3. perchè invece non creano gli eurobond o se non vogliono, lasciano che la Grecia torni alla dracma?

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    4. Dal che si deduce che Tarquinio è un Piddino!

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  9. Dopo quanto letto sinora, per me condivisibile in buona parte,rimane ancora da rispondere alla domanda: che fare?

    In un paese democratico la risponda è andare a votare per scegliere una nuova classe dirigente.

    Ora, il punto è: che alle elezioni bisogna che ci sia la possibilità di scegliere questa nuova classe dirigente. Questa si che è democrazia. Altrimenti diventa una presa in giro se fra i candidati troveremo una spruzzata di gente nuova, magari affidabile, fra i soliti noti, perché dubito che i "vecchi" si mettano da parte o che non vogliano rinunciare ai propri uomini per garantirsi controllo e continuità. Der resto si parla già di Passera come ipotetico prossimo capo del governo e questo la dice lunga sul rinnovamento, visto che sarà nuovo per la politica diretta ma è da decenni dentro il sistema che ha fiancheggiato questa classe dirigente che ci ha portato al collasso. Il P.A.P.conta davvero e tanto! Credo che in tutta l'Italia più di due milioni di persone siano mantenute direttamente o indirettamente dai denari pubblici drenati dai politici sotto varie forme, appalti, corruzione, evasione fiscale e delinquenza organizzata.

    Eppure non mancano dei giovani pensanti, in grado di essere autonomi dai capi e che hanno preparazione e competenza come nel PD Orfini, Orlando, Fassina (economista, con un passato al Fondo Monetario Internazionale e che è contrario alla macelleria sociale dell'Europa) e sicuramente ce ne sono negli altri partiti, ma sono tenuti in semiclandestinità.

    In queste condizioni sarà difficile poter scegliere persone valide, soprattutto con questo sistema elettorale che delega a pochi capipartito la selezione dei probabili eletti, visto che chi viene inserito nei primi posti delle liste ha quasi il 100 per cento di probabilità, mentre chi sta oltre la ventesima posizione, per quanto valido e stimato, deve solo sperare in un risultato di lista clamoroso.E i primi posti finora sono stati assicurati ai vari capi e capetti e, in particolare, a chi ha potuto investire qualche milione di euro non solo nella campagna elettorale, ma soprattutto nel partito per garantirsi l'elezione.

    Abbiamo ragione nel volere che la scelta democratica sia elettorale, ma il punto è proprio questo. A meno di clamorose novità, e non è detto che quest'anno non ci obblighi a scelte responsabili, questo è il nodo. Con quale sistema elettorale, con quali candidati, e con quali garanzie che il nostro voto contribuisca veramente al rinnovamento del Paese.

    Per come stanno i fatti oggi,la critica e la disaffezione della gente portano a dire che quasi la metà degli elettori si asterrà o voterà scheda bianca. Ma forse anche questa, come i referendum, la si potrebbe leggere come una prova di democrazia perché rifiutarsi di accettare i compromessi propostici col ricatto può essere anche il risultato di una scelta.

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