mercoledì 26 settembre 2012

Dublino, Atene e Madrid in rivolta. L'Europa dei popoli si ribella. E noi?



di Sergio Di Cori Modigliani


La scritta che vedete qui riprodotta in bacheca ha decisamente un sapore rètro. E’, infatti, datata 28 aprile del 1968, quando apparve per la prima volta in pubblico a Parigi..
Il suo glamour vintage ha però una forte valenza simbolica, giustamente ignorata da chiunque abbia meno di 50 anni, se non per il fatto di averlo saputo da qualcuno.
Sociologi e antropologi sono d’accordo nell’averla identificata come il “nucleo originatore della cultura pop europea del movimento di protesta del ‘68”. Intraducibile.
Tant’è vero che nessuno ha mai osato neppure provarci.
La traduzione letterale sarebbe “non è che l’inizio, continuiamo a combattere”.
Basterebbe questo per spiegare e giustificare il ruolo protagonista che la Francia, come nazione e soprattutto come Cultura, ha avuto nella formazione, contagio e propagazione, della simbolica necessaria per costruire l’immaginario collettivo delle giovani generazioni. Questa frase è il simbolo del pop europeo.
Non è nata come “moda da seguire” proveniente, ad ovest, dagli Usa, o ad est dalle rivolte studentesche di quella che allora veniva chiamata la ”primavera di Praga”. Fu un mantra originale che si trasformò presto in una febbre e divenne lo slogan propulsore che diede avvio alle rivolte che cambiarono la faccia del sistema allora vigente.
Dietro questa frase c’era una classe intellettuale di pensatori superbi, impeccabili dal punto di vista etico-morale individuale, qualunque fosse la loro origine ideologica. Se c’erano delle contestazioni da fare – e ce ne furono allora a tonnellate- erano sempre comunque relative alle loro posizioni, applauditissime (alcune) detestate (altre). E la Francia diventò, di nuovo, 186 anni dopo la rivoluzione, il punto di riferimento di ogni ribellione europea. Anche la Spagna è sempre stata in Europa un punto di riferimento culturale e politico essenziale nella formazione dei necessari nuclei culturali di rivolta collettiva.. Ma allora (purtroppo per loro e per tutti noi) fu costretta al silenzio e all’isolamento perché viveva sotto la grigia e ferrea censura della dittatura franchista di stampo fascista; un regime al potere dal 1938 che proprio nel 1968 represse immediatamente, nel sangue e con il sangue, qualsivoglia possibilità anche remota di far partecipare il popolo spagnolo alla nuova epica europea.
L’Italia, come al solito, arrivò per ultima. Noi italiani, nei secoli, abbiamo assunto il ruolo dei “comodi pedinatori” delle mode, per scelta di convenienza. Tutto ciò che è accaduto di originale in Europa, in Italia è arrivato sempre con grave ritardo e quindi l’onda d’urto, per forza di cose, è arrivata affievolita. Con un’unica eccezione negli ultimi 300 anni: il fascismo.
Il fascismo è stato l’unico, il primo e l’ultimo, autentico movimento originale politico culturale che abbia permeato la nazione. Tutti i fascismi europei, da quello di Hitler in Germania a quello di Franco in Spagna e Salazar in Portogallo, sono nati come figli del fascismo italiano: il primo a irrompere sullo scenario della Storia. Ed è finita come sappiamo. Esaurita la sua carica, il fascismo avrebbe potuto essere per gli italiani “il primo” modello di rivolta e stravolgimento politico originale, che, in seguito, nei decenni a venire, avrebbe potuto e dovuto –una volta alchemizzato- consentire la gestazione di altri movimenti culturali di pretta originalità italiana che nascevano come evoluzione progressista delle istanze originali del fascismo. Invece non è accaduto. Dal 1946 in poi, si è abbattuta sull’Italia la peggiore tra tutte le cappe possibili: quella della negazione della realtà e dell’immediato passato, della rinuncia all’assunzione di responsabilità in proprio, della discussione, analisi, confronto, dibattito, della impossibilità di elaborare il lutto collettivo (doloroso e tragico come ogni lutto che si rispetti) consentendo al corpus sociale della nazione di dar vita a degli anticorpi necessari e sufficienti per avviare un processo alchemico di trasformazione che avrebbe spinto l’Italia verso la sua evoluzione e il progresso. Non è avvenuto nulla.
Non perché fosse negato o imposto dalla Legge. Anzi.
Per una ragione davvero molto elementare e banale, ma che ogni italiano sensato è in grado di riconoscere subito come “assolutamente tutta nostra”.
Il lutto, la discussione, il dibattito non ci fu, alla fine degli anni’40, per il semplice motivo che non si trovava un fascista a pagarlo a peso d’oro. Non solo. Non c’era più neppure un cittadino italiano che avesse il coraggio di sostenere che lo era stato, come se Benito Mussolini fosse stato un agente estraneo al dna culturale nostro e qualcuno lo avesse appiccicato sopra lo stivale obbligando la popolazione a seguirlo. Questa procedura, abile marchingegno culturale di derivazione gesuitica, comportò la possibilità (per i fascisti che contavano) di riciclarsi all’interno del nuovo sistema politico italiano, offrendo una pratica comportamentale identica a quella sperimentata decenni prima. Con la novità che seguitavano a essere fascisti sotto la bandiera del Vaticano, dei socialisti, dei comunisti, della democrazia cristiana. In tal modo, la società italiana ha seguitato a perpetrare il modello fascista e clerico-fascista senza aver prodotto alcun sistema immunitario adeguato, senza aver prodotto alcuna evoluzione, condannando se stessa a riproporre per l’eternità sempre e soltanto l’unico modello originale che ha prodotto. Tant’è vero che, quando nel 1969, il più libero e geniale provocatore intellettuale che l’Italia abbia prodotto negli ultimi 60 anni, Pier Paolo Pasolini, cominciò a denunciare l’allora sistema vigente come “la prosecuzione del sistema clerico-fascista di cui democristiani e comunisti ben rappresentano la mummificata deriva che impedisce all’Italia la necessaria mutazione antropologica” venne considerato un pazzo pericoloso, accettato soltanto come “artista capriccioso e visionario” ma niente di più. Finchè non venne identificato il pericolo reale delle sue argomentazioni e fisicamente eliminato. Come fecero anche con la Grande Madre del Pensiero Libero Italiano, una intellettuale poderosa, stupefacente interprete e leader di istanze davvero rivoluzionarie, Maria Antonietta Macciocchi (in Italia pressoché sconosciuta al 99% della popolazione) la quale nel 1969 venne radiata dal PCI “per indegnità”, rea di aver iniziato, allora, a denunciare “il pericolo del consociativismo tra l’uso clientelare del potere democristiano e le forze di opposizione, elemento pericoloso per il tessuto sociale, perché sta spingendo il paese verso una omologazione il cui fine obbligato sarà una totale e definitiva incorporazione di un concetto piatto e mercantilista dell’esistenza che spazzerà via il tessuto connettivo dell’intelligenza e della cultura nazionale”. Ci provò un grosso storico, un bravo intellettuale di area moderata, nel 1971, dopo un intenso e magnifico lavoro di ricerca documentata durato ben sette anni di lavoro collettivo, il Prof. Renzo De Felice, che diede inizio alla pubblicazione in diversi volumi della monumentale Storia del Fascismo pubblicata allora dalla casa editrice Einaudi di Torino. In Italia, il suo superbo lavoro venne considerato uno scandalo. Perché aveva osato –nel terzo tomo- dedicare 350 pagine all’analisi di quel periodo che lui aveva definito “Gli anni del consenso” nei quali descriveva, con la consueta meticolosità dei consumati storici d’archivio di prima caratura, il perché, il come, il quando, il quanto, il popolo italiano avesse amato e adorato il fascismo. Venne considerato un mascalzone reazionario. 25 anni dopo, l’Italia non era ancora pronta a ripensare se stessa. Allora, nel dibattito che si aprì (e frettolosamente si chiuse ) nacque una inèdita sorpresa: la cultura ufficiale cattolica sposò la tesi comunista e attaccò il prof. De Felice con le stesse identiche argomentazioni. Sintetizzate in una frase banale: “non è vero che Mussolini ebbe il consenso del popolo; gli italiani furono vittime innocenti di un dittatore”.
Non è così.
Aveva ragione il prof. De Felice, che riposi in pace.
Questa era una premessa per arrivare al tema del giorno che è il seguente:
“Comincia ad allargarsi, provenendo dalla Francia intellettuale, che sta svolgendo un ottimo lavoro capillare silenzioso, un nuovo movimento collettivo di rivolta in Europa. Che sta nascendo adesso in forme nuove e originali, e che ha come baricentro la Spagna”.
 Ma non è nato lì. Come “movimento” è nato in Irlanda, etnia orgogliosa, la quale da tre mesi sta affrontando tecnicamente un problema (un problema soprattutto per la BCE e per la Unione Europea) non di lieve entità: il partito Sinn Feinn ha lanciato, con enorme successo, lo sciopero delle tasse. Al 31 luglio 2012, il 67% dei cittadini che doveva pagare la loro IMU si è rifiutata di farlo, con una argomentazione davvero elementare e nient’affatto ideologica: “non abbiamo i soldi”. Il che vuol dire (in Irlanda vale l’uso delle nazioni anglo-sassoni dove l’evasione fiscale è considerato reato penale contro l’integrità dello Stato) che – in teoria- avrebbero dovuto mettere agli arresti milioni di cittadini. L’Europa, saggiamente e subdolamente, ha deciso la strada più ignobilmente sensata: far finta di niente. Gli irlandesi non hanno pagato, ma non verranno puniti, perché intanto si sono inventati di sana pianta un nuovo e magico dispositivo che consente loro (stanno cambiando apposta delle leggi) di pagare in un prossimo futuro. Ma le notizie, anche se esiste la censura della BCE, comunque sia, viaggiano. E, arrivate in Grecia, hanno provocato la richiesta da parte del governo greco “allora anche noi vogliamo delle dilazioni, perché gli irlandesi sì e noi no?” e non potendo dire loro “no, voi no” allora l’hanno risolta così:  la troika, ad Atene, avrebbe dovuto emettere un comunicato-sentenza  (la scadenza era il 15 settembre) e invece ha dichiarato “abbiamo deciso di rimandare l’emissione del nostro definitivo rapporto al 15 novembre 2012”. La BCE ha accettato.
Che io sappia, non c’è stato nessun giornalista italiano che abbia speso un grammo di energia per andare a domandare ai membri della troika: “perché il 15 novembre?”.
E’ la data entro la quale, secondo l’oligarchia finanziaria, i giochi dovrebbero essere stati fatti definitivamente. Puntano alla sconfitta di Chavez il 7 ottobre, alla sconfitta di Obama il 6 novembre e alla resa incondizionata del Giappone il 31 ottobre che,  per la prima volta nella propria storia dal 1945 ad oggi, abbandonerebbe la politica economica keynesiana –pena l’espulsione dal FMI  (è per questo che tengono il paese alla corda con la ridicola e pretestuosa storiella di quella isoletta sperduta nel pacifico) e accetterebbe di rispettare i parametri restrittivi, cancellando così il proprio programma di investimento di 2000 miliardi di euro previsto per il 2013. Puntano alla soluzione diplomatica della guerra civile in Siria, sostenuti dall’ingresso dei capitali qatarioti e arabo-sauditi dentro le industrie italiane e spagnole, si sposteranno le aziende più succose nel Golfo Persico e si userà l’Europa continentale come enorme bacino di mano d’opera e forza lavoro pronto a esportare ingegneri, architetti, scienziati, designer, manovali, edili, operai specializzati.  Come hanno spiegato molto bene alla televisione spagnola qualche giorno fa “davanti al ricatto o sei disoccupato e muori dalla fame oppure vai a lavorare a Doha, nel deserto, è chiaro che si accetta l’idea di andare lì; ma qual è il prezzo culturale ed esistenziale che paghiamo per tutto ciò? Vale la pena?”.
Ritorniamo quindi ai movimenti.
Dall’Irlanda e dal vicino Portogallo (continue manifestazioni, scioperi, serrate, scontri avvenuti negli ultimi quaranta giorni nel paese) e adesso la Spagna, si è venuto a formare un vastissimo movimento in tutta la zona mediterranea, che sta valicando anche i monti Pirenei, che è andato al di là della consueta e mediatica “indignazione”, perché è sostenuto da una teoria culturale. Ha la forza di un movimento originale autoctono. E’ basato sul recupero della narrativa esistenziale, sulla salvaguardia della propria forza locale e sul principio dell’auto-determinazione in funzione sovranista. A tal punto da aver svegliato addirittura le fantasie scissioniste dei catalani, da decenni assopite, visto che a Barcellona, a San Paol de Mar, si cominciano a formare – spuntano come funghi- delle fortissime sacche di protesta e resistenza non contro la BCE e non contro la Merkel, bensì contro il governo di Madrid, non più identificato come capitale del Regno, bensì come cancelleria di un governo globale extra spagnolo e quindi nemico della fortissima identità iberica di quell’etnia.
Noi, questo lusso, non ce lo possiamo ancora permettere.
Gli italiani non si sono neppure accorti che vivono sotto al fascismo, come potrebbero organizzare una ribellione a qualcosa della cui esistenza non sono consapevoli? Intendiamoci, non il “fascismo” inteso come sostantivo, ovverossia quella specifica ideologia che si richiama a Benito Mussolini, che ha quei simboli, quelle effigi, e pensa al Duce o clownerie del genere. Qui, uso il termine “fascismo” come aggettivo (nel senso pasoliniano e macciocchiano del termine) ovverossia l’identificazione di un sistema politico, culturale, mediatico e quindi anche e soprattutto economico, basato sull’idea che una ristretta cerchia di privilegiati oligarchici ha il diritto di esercitare un predominio di dominanza sul resto della popolazione perché sono superiori come classe, come ceto, come status, garantito dai partiti e dalla leggi vigenti. Il che mi consente di dire che Fiorito è un fascista (lui lo è anche come sostantivo) né più né meno di quanto non lo sia Lusi o Penati o Tedesco, i quali, in teoria sarebbero di sinistra, ma in realtà sono dei fascisti come aggettivo: è l’esecuzione della loro comportamentalità che li definisce. Che veicolino nei comizi dei discorsi di destra o di sinistra, laici o credenti, è irrilevante; così come è irrilevante il partito o la fazione alla quale appartengono.
Una ribellione autentica italiana (nel senso di “assolutamente originale e non scopiazzata”) non è la variante tricolore di” occupy wall street”, Dio me ne scampi e liberi. Quella sarebbe soltanto moda e marketing mediatico, quindi destinato a una pronta usura.
Un’azione originale, necessaria subito, consiste in una trasformazione individuale e interiore, prima di ogni altra cosa, che cominci a produrre delle immediate mutazioni comportamentali, compresi gli anticorpi necessari per individuare subito in qualsivoglia interlocutore il “fascista come aggettivo” andando a rifondare e ritrovare il seme proficuo della grande tradizione della Cultura Italiana, dove ci mescoliamo insieme Michelangelo e Adriano Olivetti, Federico Fellini ed Enrico Mattei: tutti fratelli tra di loro.
Perché quelli sono i Fratelli d’Italia.
E’ sulla esistenzialità che si verifica la novità originale.
E’ sull’applicazione di un nuovo modello psico-culturale che non sia fascista, che non sia autoritario bensì autorevole, che non sia spaventevole bensì eccitante, che non sia avvilente bensì esaltante, in grado di fornire un nuovo modello culturale della solidarietà a partecipazione umana, che parta dal presupposto di porre al centro di ogni vicenda, ogni teoria, ogni impulso, ogni discorso, le persone nella verità delle loro esistenze. E non più teorie, aliquote, grafici, tendenze, mode, e astruse locuzioni incomprensibili che finiscono per operare in maniera terroristica offuscando la possibilità di praticare il libero esercizio del proprio pensiero. Esattamente come operava il fascismo (come sostantivo).
Il vero problema italiano, tutto italiano, non consiste nel fatto che non si hanno più neppure dieci euro, bensì nella codificazione delle proprie fantasie più profonde, tali per cui si invidia uno come Fiorito invece che nutrire per lui un sereno e naturale disprezzo civile. Quando ciò accadrà, quando il furbo sarà disprezzato e non invidiato, allora si potrà cominciare a pensare all’ipotesi di poter organizzare e gestire delle manifestazioni coordinate di protesta come in Spagna.
Quando cominceremo a riappropriarci del Senso esistenziale della Cultura, che avrà abbattuto il fascismo che è in noi, allora saremo pronti a costruire un’alternativa.
Perché la consapevolezza nasce dall’assorbimento e interiorizzazione di una Cultura italiana innovativa, che va verso l’evoluzione della nostra etnia.
Nel frattempo, non possiamo che seguitare a seguire mode altrui.
In attesa che nostra zia Maria ci telefoni per darci la buona notizia che ha convinto il cugino Piero (che noi disprezziamo da sempre) a farsi latore presso l’assessore di turno per aggirare la Legge. Nel nome di “tengo famiglia”. Lo stesso principio che nel 1943 spingeva qualcuno ad andare alla Gestapo a fare la delazione di anime innocenti per avere un tornaconto.
Se non si uccide il fascista aggettivo che è in noi non si può aspirare a pensare di combattere un governo fascista sostantivo. Gli spagnoli lo sanno benissimo. Loro hanno avuto Garcia Lorca. Noi no. E’ per quello che protestano, noi non lo possiamo ancora fare. 
Siamo un popolo di fascisti invidiosi, questo siamo diventati. 
E tanto prima ne prenderemo atto, tanto più ce ne libereremo.
La strada è ancora molto lunga.
Sta a ciascuno di noi fare in modo che il percorso si accorci sempre di più, per regalarci di nuovo lo splendido panorama di una possibile utopia per la quale valga la pena di combattere e poter capire, dentro al nostro cuore, il Senso di una bellissima frase del reverendo Martin Luther King “se un uomo non riesce a trovare, nella propria esistenza, qualcosa di talmente forte per cui vale la pena di morire pur di sostenere quell’idea, quel principio, quel valore, allora quell’uomo ha buttato via la sua esistenza e la sua vita non vale nulla”. 
Lui ci credeva nella sua lotta per dare pari dignità ai neri d’America, e si è fatto uccidere per questo. Sapeva che di lì a qualche decennio un nero sarebbe diventato il loro presidente. Da noi ci sono stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono stati i nostri Luther King.
Il fatto di toccare con mano che la vittoria della criminalità organizzata in Italia, oggi, passa attraverso la constatazione che la classe politica che ci rappresenta ha incorporato un atteggiamento individuale di “autentica criminalità esistenziale legalizzata”, la dice tutta sull’inutilità del loro sacrificio e sul grave ritardo dell'intera cittadinanza, compresi i movimenti tutti. Nessuno escluso.
Restituire alla Cultura la prerogativa dell’egemonia sul gossip, vuol dire recuperare il gap.
Non abbiamo molto tempo.

45 commenti:

  1. "E noi?"

    E noi siamo gli ignavi. E siamo a solo settembre...

    Lei si è tanto arrabbiato, forse esagerando, per quello che ho scritto ma fra pochissimi mesi si accorgerà se parlavo a vanvera o no. Vede, lei è argentino e può capire gli italiani solo con la sua eccellente perspicacia, io però sono italiano e ho la presunzione di aver capito qualcos'altro che se le interessa, tra l'altro, è stato descritto molto bene nei libri di Rosario Villari sui rapporti fra l'aristocrazia dell'Italia meridionale e la Corona di Spagna durante la guerra dei trent'anni. E' lungo da spiegare e non ce n'è nemmeno tanto bisogno perché ne avrà una dimostrazione pratica fra non molto.

    Due profezie che verificheremo insieme: l'Italia chiederà gli aiuti EFSF/ESM e il "tappo" salterà definitivamente in Francia.

    Ne parleremo a breve.



    RispondiElimina
    Risposte
    1. è ovvio che chiederà aiuti....infatti devono rimpinguare le banche.
      Se la bce non cede e non accetta di prestare in ultima istanza o finiremo nel 3 mondo o falliremo.Mi auguro nel 2 caso si proceda a politiche keynesiane ma temo che ci converrebbe avere Obama presidente che questi politici qua.
      MG75

      Elimina
    2. Sì, ma se chiediamo gli aiuti entriamo dritti in recessione e il conflitto sociale esplode e avranno finalmente l'occasione di applicare leggi speciali autoritarie. Il rigore e l'austerità non hanno senso dal punto di vista economico e quindi ne deduco che siano solo un grimaldello per scardinare la democrazia.

      Elimina
    3. sposo in pieno ciò che dici
      MG75

      Elimina
    4. Non so chi abbia scritto quelle profezie, ma posso dire anch'io di sapere che si avvereranno ..sigh!
      Sergio ha correttamente individuato uno dei problemi più gravi della psicologia italiana:oggi siamo dei fascisti, basta guardare come guidiamo...auto=armatura=protezione=il vigliacco si rivela fascista e viceversa).
      Mi piace l'articolo e gli interventi di tutti!
      Per me il dramma è che quando suonerà il "LA" non ci sarà nessuna marcia su Roma o Bruxelles, ma sarà un tutti contro tutti, una penosa megarissa da far west dove non si capirà più cosa come e perché, dove ognuno cercherà di fare più danni possibile.
      Mi preoccupa che i soli davvero organizzati a sopravvivere sono gli immigrati delle più disparate etnie!
      Certo, la speranza è l'ultima a morire, ma dietro le quinte da molto più di mezzo secolo opera un sistema militare transnazionale che ci ha portati fino a qui.(poi compiuta la loro missione verranno spazzati via..ma questa è una altra storia)
      Non riesco a vedere queste profezie come terrorismo mediatico, mi sta a cuore che altre persone senza spaventarsi siano preparate al peggio, questo è il momento di fasciarsi la testa stando uniti ma sopratutto lucidi e consapevoli di come siamo arrivati fin qui perché probabilmente avremmo molto da lavorare per ricostruire e non possiamo disperderci!
      Oserei dire che abbiamo un enorme vantaggio rispetto i nostri antenati:sappiamo che qualcosa di grave sta per succedere, che è stato pianificato e che minaccia il nostro diritto a vivere e fare esperienza e che tale consapevolezza deve essere portata avanti a qualsiasi costo.
      Un abbraccio a tutti.

      Elimina
    5. A proposito di MES...

      guardate il video di Claudio Messora (ospitato anche sul blog di Grillo)

      http://www.youtube.com/watch?v=yAg9tqv4LbM

      Se quello è il MES (o ESM) preferisco il fallimento come fece l'Argentina!!

      Elimina
    6. Filippo, chi vuoi che le abbia scritte quelle profezie? Io, ovvio.
      Su, che fra meno di un annetto sapremo se ho ragione; io azzarderei un tempo di sei mesi ma preferisco tenermi un po' largo. Comunque come ho già detto più volte il divertimento comincerà alla fine di novembre.

      Elimina
    7. Ho capito!
      Lavorando perchè ciò non accada ci prepariamo comunque a "ballare"...

      Elimina
    8. Non intendevo essere aggressivo, mi dispiace. Se è per questo stiamo già ballando. la Spagna sta cedendo e al massimo entro venti giorni chiederà almeno 100 miliardi al MES. Di questi 100 miliardi, 18 devono essere messi dall'Italia, che non li ha: stretta rigorosa o eliminazione delle tredicesime e lì si vede che succede. Per il momento tenteranno il solito giochetto di impaurire tutti. In Francia Hollande ha scelto una strada, diciamo così "loffia", per salvare il salvabile da lui salvaguardando lo stato sociale; sono pienamente d'accordo sul fatto che se la Francia non regge, allora salta tutto per aria. I francesi per il momento se ne stanno buoni, ma non credo accetteranno di ingoiare le pillole come italiani e spagnoli

      Elimina
    9. Oh, vede che si può tranquillamente ragionare insieme anche con chi non la pensa esattamente come lei?

      In fondo se lei ci pensa siamo in una situazione pesantissima che minaccia di diventare terribile, non esistono proposte politiche serie a cui fare riferimento e allora ci resta solo il gusto di fare delle "profezie" e di dire "guardate che io ve l'ho detto prima".

      Sul fatto che la volta che a inkazzarsi dovessero essere i francesi non si limiteranno certo a rompere le vetrine o a fare cacerolazos, ma rimetteranno direttamente "le rasoir national" a Place de la Concorde direi che tra le mie profezie è la più scontata di tutte. Viene quasi da sperarlo.

      Elimina
    10. come vede, Voltaire ha sempre ragione; alla fine, ci troviamo d'accordo: Anche io lo spero, e davvero tanto. Da quel che mi risulta, non è un caso che lì, oltr'alpe, la sonnacchiosa intellettualità locale sta dando segni di risveglio.

      Elimina
    11. Allora è il momento giusto per piantar chiodi!!
      (debiti non pagati)

      Elimina
  2. Post eccellente. Grazie Sergio

    RispondiElimina
  3. Non mi piace parlare molto di Silvio perchè per me è volgare farlo (per non usare la parola inglese "trash").
    In questo caso posso dire però che se siamo passati dal lancio delle monetine a Craxi ad apprezzare chi truffa e si intasca le monetone, una delle cause principali è l'opera di corruzione che ha attuato scientificamente l'Arcor-man. Ha modificato la psicologia di base di un paese. Come disse Gaber (che viveva ore piacevoli nella sua casa collinare a Montemagno di Camaiore e che mio nonno faceva vincere a briscola così che offrisse da bere): Non ho paura tanto del Berlusconi in sè, quanto del Berlusconi in me". PS:Adesso a Montemagno c'è una statua che raffigura Gaber stesso.

    RispondiElimina
  4. Sono senza parole... semplicemente perché le ha dette tutte Sergio. La frustrazione che nasce dal non aver vissuto una fase storica di catarsi nazionale, ancora oggi condiziona il nostro essere cittadini. E il confronto con gli altri "perdenti" ci vede indietro anni luce in quanto ad amor proprio e dignità civica. D'altronde noi furbi di 69 anni fa... ci siamo illusi di poter far finta che nulla fosse accaduto!

    RispondiElimina
  5. noi siamo tolleranti perchè siamo INDIVIDUALISTI e reagiamo ai soprusi soltanto quando questi sono ampiamente condivisi ...lo facciamo unendoci e quando arriveremo anche a volerci distinguere nell'unione che formiamo indossando tutti un simbolo di appartenenza alla lotta per l'individualismo condiviso ci identifichiamo sotto un'unico nome " fascisti ".

    RispondiElimina
  6. Signor Sergio, questo post mi ha veramente colpito, e mi sta facendo riflettere su quanto, anche io, possa essere fascista (come aggettivo) in piú di un caso. Ci lavorerò sopra, ma quello che le chiedo è: lei ha fiducia nel fatto che il popolo italiano possa ritornare alla Cultura lasciando il gossip da parte? Credo che coloro i quali vogliano lavorare davvero su se stessi e PER gli altri siano pochi (per quello che vedo, forse sbaglio). Mi sembra si sia andati troppo oltre, e che fino a che a noi non mancherà il pane non avremo la capacità di dare una svolta.

    Di nuovo complimenti, buona giornata!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. paradossalmente, il piu' idiota diventera' il piu' intelligente e saggio, ovviamente non tutti, chi per paura rifiutera' di seguire le indicazioni che gli arrivano dal cuore verra' estromesso dal sogno (chi rimane ne vede morire il corpo).

      piu' sapori assaggi e piu' diventi maestro del gusto e sai riconoscere il cibo buono in mezzo al resto.

      Elimina
  7. Signor Sergio la seguo da molto e la ringrazio per il suo lavoro. Mi permetto di postare un link sulla situazione che sta avvenendo in Portogallo dove la protesta, centinaia di migliaia di persone in piazza in tutta la nazione portoghese, ha assunto dimensioni enormi. Saluti.
    Riccardo P.

    http://www.informarexresistere.fr/2012/09/26/portogallo-il-governo-cede-alle-proteste-della-piazza/#axzz27fhyQYNd

    RispondiElimina
  8. Dirò una frase fatta ma noi italiani siamo un popolo di catto-fascisti: basti pensare al pensiero del'italiano medio sugli aspetti che coinvolgono la morale,la sessualità, la religione, la politica, l'educazione, l'istruzione ovvero su tutto quello che determina l'immagine che gli altri hanno di una persona ovvero in tutti questi aspetti l'importante è seguire le idee dominanti per evitare di apparire come fuori dal gregge e/o come il povero sfigato di turno e presentarsi, invece, come il vincente di turno, pur se frutto di furberie e/o mancanza di rispetto verso gli altri...logico che se uno non ha elaborato una propria identità culturale ma ne ha fatto sua una già preconfezionata solo perchè gli conveniva, senza capirne il senso, non potrà mai capire quando è il momento di dire no: ed infatti fra gli italiani non mancano quelli che stravedono per monti perchè pensano che bisogna essere flessibili nel lavoro, bisogna ridurre il debito pubblico, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, senza però capire la portata ed il significato ideologico di tali affermazioni neoliberali

    RispondiElimina
  9. Se ricordo un suo recente post iniziava con una citazione: "per capire il mondo bisogna guardarlo da sud".
    Il Sud del paese(italia) vive una condizione storica e politica particolare.Mi piacerebbe leggere i suoi punti di vista intorno all'argomento. Inoltre vorrei invitarla a leggere: http://www.voltairenet.org/it
    Con simpatia

    RispondiElimina
  10. Aleka Papariga, Segretaria Generale del Partito Comunista di Grecia, ha attaccato l' Unione europea, responsabile delle sofferenze del popolo ellenico. ''Il popolo greco - ha detto Papariga - deve capire che una Grecia svincolata dall' Ue, può garantirsi il benessere sociale ed evitare il peggio''.
    TUTTI NOI SVINCOLATI DALLA UE (LEGGI GERMANIA) POSSIAMO GARANTIRCI BENESSERE SOCIALE ED EVITARE IL PEGGIO!!!!! 104 arrestati ad Atene è una vergogna. La gente lotta e manifesta per i propri elementari diritti e viene trattata come fuorilegge. Non ne posso più.

    http://www.democracynow.org/seo/2012/9/26/thousands_surround_spanish_parliament_in_bid

    Saluti.

    RispondiElimina
  11. Ma cosa dice il signor Modigliani che l'FMI vuole "espllere il Giappone"??? Ma da dove salta fuori questa bubbola? Ci vuole dare dei riscontri? A me non risulta minimamente, anche perché sarebbe alquanto imprudente da parte dell'FMI, dire.

    Oltre a questa panzana bella e buona il Modigliani aggiunge che secondo lui la Cina è d'accordo con l'FMI a minacciare il Giappone tramite la storia di quelle isolette. La Cina sarebbe alleata con l'FMI per impedire al Giappone di attuare quelle stesse politiche keynesiane che i nipponici adottano indisturbati da 70 anni?
    Modigliani ma è sicuro che i funghi con cui si è fatto il risotto fossero proprio dei porcini?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Veramente l'Fmi vorrebbe espellere anche l'Argentina, non solo il Giappone: si legga le notizie in cui si riporta il giudizio del funzionario dell'Fmi al piano di crescita del Giappone per i prossimi anni

      Elimina
    2. p.s.: così è sicuro che un pezzo della risposta è per Lei.
      Guardi il sig Modigliani si difende da solo (se vorrà) ma non le sembra di essere un poco maleducato? Solo un poco. Trovo invece l'articolo molto interessante, come sempre. E sugli italiani, individualismo e "comincia ad andare avanti tu che ti seguo" sono i motivi per cui ancora da noi non è successo (quasi) nulla.

      Elimina
    3. ma è suo il blog per caso? maleducato sarà lei: chi lo ha detto che non posso rispondere? forse le da fastidio? non stavo difendendo nessuno stavo semplicemente riportando delle notizie utili alla discussione(ammesso che uno voglia leggere, in quanto può far finta di niente e poi meravigliarsi quando le cose accadono). Singolare che chi pontifica di individualismo, poi se la prende se qualcuno risponde ad un suo commento, seppur diretto ad un'altra persona: si calmi perchè il mondo non gira attorno a lei....

      Elimina
    4. Davis sveglia, ce l'aveva con me.

      Ribadisco fermamente che l'Argentina e il Giappone non c'entrano niente, cono casi diversissimi.

      E'ovvio che l'FMI ce l'abbia con gli argentini (e io faccio il tifo per gli argentini) ma è altrettanto ovvio che il Fondo non si permetterà mai e poi mai di rompere le scatole al Giappone il quale ha mezzi finanziari tali che se lo espellono dall'FMI succede un finimondo di proporzioni apocalittiche che nemmeno il più pazzo degli squali capitalisti si può augurare.
      Quindi o mi si da un riscontro o ho il diritto di pensare che siano parole in libertà, pinzillacchere, quisquiglie. Inoltre ognuno giudica i SUOI compatrioti e si astiene sugli altri; dei giudizi degli stranieri sul carattere degli italiani faccio volentieri a meno.

      Elimina
    5. Leggendola non mi sembra le servano funghetti per sostenere i suoi argomenti. Penso che gli interventi di ciascuno possano contribuire a farci capire quello che succede e non ci dicono. Conosco poco questi argomenti ma mi interessano molto. Grazie per l'ulteriore precisazione.

      Elimina
  12. Guardi il sig Modigliani si difende da solo (se vorrà) ma non le sembra di essere un poco maleducato? Solo un poco. Trovo invece l'articolo molto interessante, come sempre. E sugli italiani, individualismo e "comincia ad andare avanti tu che ti seguo" sono i motivi per cui ancora da noi non è successo (quasi) nulla.

    RispondiElimina
  13. ...tra l'altro, quegli altri funghetti, sono anche piu' buoni dei porcini! A volte servono proprio a questo, a permettere allo sguardo di penetrare la nebbia che ci impedisce veder bene!

    RispondiElimina
  14. a me risulta che gli irlandesi abbiano anche iniziato a stampare euro con la loro banca centrale. masse monetarie non a debito (come invece per l'emissione e il collocamento di titoli di stato), ma moneta. euro.
    (http://ftalphaville.ft.com/blog/2011/01/18/461881/the-mechanics-of-irish-euro-printing/)

    Aggiungo anche un'uscita di SilvioB. ingiustamente scambiata per un'altra berlusconata (http://it.ibtimes.com/articles/30395/20120601/uscita-choc-di-berlusconi-cominciamo-a-stampare-l-euro-con-la-nostra-zecca.htm)

    attendo pareri

    RispondiElimina
  15. link sul reale andamento delle finanze pubbliche:

    http://www.rischiocalcolato.it/2012/09/post-fondamentale-litalia-tarocca-i-conti-abbiamo-un-buco-di-almeno-10-miliardi-di-euro.html

    RispondiElimina
  16. A mio giudizio in Italia mai si diffondesse un movimento di protesta avverrebbe quando oramai la popolazione sara alla canna del gas, bypassando la protesta pacifica per sfociare in un semi "terrorismo".
    Gli anni di piombo possono essere un esempio, pur essendo stati con gli anni veicolati e stroncati dalla DC e CIA sono lo strascico di ideologie sesantottine che lei a definito sonnecchianti una volta approdate nel bel paese. In questo non mi trova d'accordo, anzi, solitamente quando un pensiero arriva da noi lo estremizziamo rendendo impossibile abbraciarlo da parte della collettività e di conseguenza si dimostra fallimentare.

    Per sua natura il popolo Italiano e clerico-fascista, o per lo meno la maggioranza, e sino a quando questa maggioranza democraticamente eleggerà un suo rappresentante spesso consapevole delle scelte della classe dirigente temo che una "rivoluzione" keynesiana socialista sarà impraticabile.

    Corsi e ricorsi storici rendono difficile e ingombrante il solo parlare si una politica sociale nel nostro paese.

    RispondiElimina
  17. Lei e' una persona troppo intelligente per non sapere-capire che alla caduta del fascismo in italia c'e' stata una vera e propria purga staliniana e che l'appena nato libero sistema democratico-sindacale gia' richiedeva le anime dei cittadini ricompensandoli per il sostegno con un lavoretto sicuro.

    Leggo volentieri il suo blog ma queste falsita' proprio non coincidono con le intenzioni che dice di perpetrare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non ho notato nessuna purga e la maggior parte dei fascisti hanno avuto delle ricompense nei posti migliori del potere

      Elimina
    2. Citi pure i casi piu' eclatanti, per favore.

      Elimina
  18. pero OBAMA non difende i negri d'america, anzi.....

    RispondiElimina
  19. Fascista era uno che aveva passato 3 anni nelle trincee nella I Guerra.
    Era tornato a casa senza gloria e senza occupazione, gli avevano detto che l'operaio e il contadino erano il suo nemico e ne l'operaio ne il contadino avevano espresso nessuna solidarietà verso di lui. Pagato o per convinzione si era messo a raddrizzare il paese. Erano capaci in pochi a rompere i picchetti dei scioperanti, si crearono il mito del coraggio. Certo se la massa fosse stata organizzata da un Lenin e non da intellettuali italiani la storia sarebbe stata diversa. Parma lo dimostro'. No. Non siete fascisti. Siete cattolici.
    Se a un uomo gli si insegna fin da bambino a inginocchiarsi e a baciare la mano di un'altro uomo, questo uomo, poi, creerà questo paese.
    Il 68 fu un movimento che nacque molti anni prima.
    Fu internazionale.
    Si creo' prima nella cultura dell'epoca. Dei Camus, dei Sartre ma anche in scrittori minori come Cronin. Nella cinematografia non solo francese ma inglese, italiana, americana, nella nuova musica, nel nuovo modo di vestirsi, nel rifiuto del vecchio, nella ribellione di massa a un modello sociale soffocante. Non e' stato imitazione. Nei capitoli che portarono poi al Maggio vi sono
    anche quelli scritti da noi e dimenticati, dalla Bussola al contro quaresimale al Duomo di Trento. Era nell'aria, si respirava.
    Like a rolling stone di Dylan apriva un epoca non era solo una canzone ed era, se non sbaglio del 64 o del 65. Da qualche parte, dimenticata vi e' la versione di Tenco. E quel Vedrai vedrai suo
    con quel inizio "quando la sera ritorno a casa non ho neanche voglia di parlare" o il suo Ragazzo mio. No. A quei tempi non imitavamo nessuno. Eravamo parte. Parte cretina se volete, ma parte.
    Si andava alla domenica alla Dalmine di Bergamo a pulire i altoforni per due soldi che i nostri non ci davano ma Pier Paolo stava dalla parte dei poveri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma il Duomo di Trento dici quel pirla di Paolino Sorbi? Ha chiesto pure scusa il poveretto

      http://archiviostorico.corriere.it/2005/novembre/21/urlo_Duomo_ribelle_scusa_co_9_051121045.shtml

      Pasolini era un grande artista ma fai attenzione che era come tutti gli altri, frequentava i ragazzi più miserabili delle borgate approfittandosi del suo fascino di artista e di persona di elevata classe sociale per fare con loro i comodi propri sentendosi adorato senza riserve. Era un esteta narcisista che ci vedeva chiaro il che è una cosa diversa da uno che ama il popolo, che ne fa parte, che lotta con lui. Molto diversa.

      Elimina
  20. Pier Paolo Pasolini è stato il più grande intellettuale italiano del XX secolo. Le sue analisi sulla società italiana degli anni '60-'70 del dopoguerra, riportate negli "Scritti Corsari" e nelle "Lettere Luterane" rasentavano la premonizione, indugendo il lettore di oggi a chiedersi se sia stato un preveggente.
    Mi dispiace, Sergio, ma la sua interpretazione del pensiero pasoliniano, a mio modesto modo di vedere, è del tutto errata: è lo stesso Pasolini che, negli scritti appena citati, ribadisce a più riprese lo stesso identico concetto (tanto che, in più di un'occasione, egli stesso definisce "litania"): il clerico-fascismo incarnato nella DC che ha governato l'Italia nel dopoguerra in naturale prosecuzione del precedente regime fascista, è morto con la "scomparsa delle lucciole" dopo la fine degli anni '60. Da quel momento in poi l'italiano ha subìto una "mutazione antropologica" ad opera del vero nuovo Potere, che Pasolini stesso definiva, in un meraviglioso atto di premonizone, "transnazionale" e "tecnocratico" (che avrebbe governato il paese, in futuro, indossando una maschera "antifascista" e di falsa "tolleranza", sotto cui ribolliva una mente fondamentalmente tecno-fascista). Il nuovo Potere che solo lui, all'epoca, ebbe la lucidità di intravedere fra le nebbie colorate e lisergiche della rivoluzione sessantottina, era il Grande Capitale Internazionale che imponeva al mondo la sua logica edonistica basata sul consumo di beni superflui (il cosiddetto "consumismo").
    Gentile Di Cori Modigliani, gli italiani non sono peggiori o migliori di nessun altro popolo occidentale. Potrei ribattere al suo j'accuse ricordandogli che il nostro contributo al sessantotto fu tutt'altro che minimale, o ricordandoLe che il popolo italiano espresse per quasi 40 anni, in solitudine, il più grande partito comunista del mondo occidentale, quello che Pasolini definiva "uno stato nello stato italiano". Quindi finiamola di piangerci addosso. Gli italiani non sono più intelligenti, nè più ebeti della gran melassa dei popoli occidentali, ormai decerebrati da decenni e decenni di ottica edonistica-individualistica.
    Se movimenti di protesta non sono ancora scoppiati veementi in Italia, è solo perchè differente, al momento, è la situazione socio-economica del nostro paese rispetto a quelli in cui si avvisano i primi moti: in Spagna la disoccupazione complessiva è al 21% o più da sempre! Da noi, tra part-time e altre schifezze similari, comunque negli ultimi 15 anni si oscilla tra il 7-12%: è una bella differenza; senza parlare della rete di protezione sociale a livello famigliare o delle vecchie elevate aliquote di risparmio privato, che costituiscono nell'insieme un efficace, anche se non infinito, ammortizzatore sociale.
    Insomma, basta piangersi addosso! Quando gli eventi si accavalleranno come in un precipizio buio e profondo (ed ormai siamo vicinissimi) allora sì che ne vedremo delle belle....a quel punto chissà quanti negheranno di essere stati neoliberisti!
    La storia si ripeterà.

    RispondiElimina