martedì 21 febbraio 2012

C'è chi sostiene che la Destra e la Sinistra non esistono più!

di Sergio Di Cori Modigliani

«Il denaro ha importanza solo per quello che può procurare».
                                                                                                                    
John Maynard Keynes. 1926
L’identità è il motore fondamentale dell’esistenza individuale. E’ particolare, originale e unico per ciascun individuo, che nasce quando da infanti si scopre lo specchio e dalla suzione (che comporta una identità trasferita nella mamma) si passa ad un rapporto con se stessi. Il totale egoismo narcisista dei bambini è cosa nota, ma ha una sua funzione psicologica fondamentale per la crescita futura, perché lì si forma l’embrione dell’identità. Poi c’è un salto epocale quando il bambino scopre l’identità sociale: gli amichetti, i compagni ludici, coloro con i quali si condividono giochi e fantasie e progetti. Infine, l’ultimo passaporto verso la civiltà umana: la scoperta di una identità politica che spinge l’individuo a “sentirsi” comunista, fascista, liberale, ateo, credente, di destra o di sinistra.
Un tempo, fino a pochissimi anni fa, era piuttosto comune che si desse per scontato, tra i soggetti politici individuali, dichiarare una propria posizione nel mondo della socialità civile e politica come “uno di destra” oppure “uno di sinistra”, nonostante le persone non si rendessero pienamente conto che essere di destra o essere di sinistra non voleva definire  soltanto un’appartenenza partitica e/o di schieramento bensì una interpretazione dell’esistenza diversa. In alcuni casi, drammaticamente contrapposta.
La fine della guerra fredda nel 1989 e il definitivo smascheramento del comunismo, finalmente identificato come una dittatura che di sinistra aveva soltanto il nome ma che di destra ne aveva i comportamenti autoritari, sembrava aver liberato l’individuo sociale da una compressione delle idee grazie alla cosiddetta “morte delle ideologie”.
Finalmente liberi dall’angosciante trappola ricattatoria planetaria (o con gli Usa o con l’Urss) si dava per scontato che avrebbe fatto irruzione nella diffusione delle idee di massa una sorta di liberalismo democratico condiviso che avrebbe fatto tesoro delle pessime e criminali tradizioni del fascismo e del comunismo finendo per applicare delle regole e delle regolamentazioni il cui fine sarebbe stato il conseguimento di un bene collettivo e di una progressione comune della società.
Non è stato così.
Da allora, cioè dalla fine della guerra fredda, sono trascorsi 22 anni e il mondo –quantomeno l’intera civiltà occidentale- sembra non aver studiato la Storia ed è finita in un tunnel delirante che sta portando alla deflagrazione e all’auto-distruzione nel nome di una nuova Idea, di una Nuova Ideologia, di un nuovo Totem, Moloch, chiamatelo come vi pare, che aveva una prerogativa diabolicamente geniale: era la solita, consueta, trita e ritrita ideologia dell’estrema destra presentata come una non-ideologia nuova di zecca e appena scoperta; la consueta trita e ritrita interpretazione esistenziale della destra reazionaria e retriva offerta su un piatto d’argento come una nuova idea libertaria e di sinistra: il Mercato, nelle sue varianti di Mercatismo e di Mercantilismo.
Oggi, in Italia, stiamo assistendo a uno dei tasselli fondamentali di questa visione del mondo, che in tempi mediatici come i nostri, trova il suo necessario e “indispensabile” corollario nella novità del 2012, sintetizzata dalla neo-imbecillità (intellettualmente delinquente e criminale) che sostiene il principio “destra e sinistra non esistono più…oppure….non ha più alcun senso parlare di destra o di sinistra…..oppure….la destra e la sinistra si sono incontrate con l’obiettivo comune di… (qui, a scelta a seconda dei casi locali) oppure…..la destra e la sinistra hanno fatto il loro tempo…ecc.,ecc.
In tal modo, si abbatte il principio di identificazione dei principii che sorreggono l’ideologia di destra e l’ideologia di sinistra, e così facendo si finisce per appiattire il dibattito sulle idee, sui programmi, sui progetti, spingendo l’intera società a dibattere, argomentare e discutere solo e soltanto dell’applicazione pragmatica del programma della destra oligarchica planetaria il cui fine è dichiaratamente in modo sfacciato quello di mantenere lo status quo e impedire la distribuzione della ricchezza, occupandosi dell’interesse particolare di pochi a scapito del collettivo, proponendo e riproponendo le istanze e le esigenze che l’aristocrazia europea aveva nel 1712, cioè 300 anni fa.
Il fine di tale politica consiste nel distruggere l’identità della sinistra, senza sparare neppure un colpo, senza applicare la censura, senza polizia, senza alcun clamore.
La cosiddetta sinistra democratica italiana vuole andare contro questo piano (di cui ne è totalmente consapevole nonché ampiamente edotta, da cui le proprie gravi responsabilità criminali) ma lo vuole fare in maniera indolore. Pretende di fare la rivoluzione francese senza che vi sia una rivoluzione, il che qualifica subito la propria posizione come perdente.
E quindi, inutile.
Pretende che la magistratura imponga l’esercizio dello Stato di Diritto ma quando la Legge bussa alle loro porte, si inalberano e gridano allo scandalo persecutorio. Sostengono di dover denunciare, attaccare e combattere contro la criminalità organizzata e la prima cosa che fanno i loro amministratori consiste nel trovare un accordo economico con le famiglie criminali organizzate; sostengono che bisogna andare contro la finanza speculativa per riproporre un sistema produttivo di merci mentre affollano i consigli di amministrazione di banche, assicurazioni e società finanziarie dedicandosi ad attività speculative; dichiarano e sostengono il primato della cultura, della ricerca scientifica e dell’arte sul pressappochismo volgare dei bottegai piccolo-borghesi e poi promuovono dei bottegai piccolo-borghesi applicando un nefasto nepotismo, e così via dicendo.
La destra oligarchica gongola.
Nella Storia d’Italia non era mai accaduto che ci fosse una comunità d’intenti “comportamentali” così ovvia, così manifesta, così spudorata.
E la stessa sedicente sinistra, quando è chiamata a dare delle risposte, propone un refrain che suona come una campana a morto (per chi vuol capire) come una necessità circostanziale (per chi ha la testa abbrutita da un dna burocratico di stampo sovietico e non vuole capire) delineando il passaggio inevitabile da uno status quo ALLO status quo (i più abili e truffaldini) proponendo temi, istanze, parole d’ordine il cui fine dichiarato e manifesto sia quello di impedire la realizzazione di una rivoluzione democratica basata su idee, progetti, proposte che appartengono a una interpretazione esistenziale della società civile diversa da quella sancita dall’alto del potere delle oligarchie retrive planetarie.
Per far ciò, hanno istruito i propri asserviti impiegati della truppa mediatica a diffondere il Nuovo Credo della sedicente sinistra democratica italiota: “Destra e Sinistra non esistono più”.
Non è vero.
Il che non ha niente a che vedere con una visione dicotomica piatta, con una visione faziosa manichea, con una posizione dittatoriale (contraria alla sinistra) basata sul principio infantile per cui a sinistra c’è il Bene a Destra c’è il Male: assolutamente no. Anzi.
E’ soltanto una interpretazione diversa della realtà e dell’esistenza. Tutto qui. Da sempre.
Basta saperlo, interrogare se stessi, leggere la realtà (quella propria individuale e poi quella sociale collettiva) e comportarsi di conseguenza dichiarando la propria adesione a una idea del mondo oppure a un’altra idea del mondo. Tutto qui.
Mai come in questo 21 febbraio 2012 la Destra e la Sinistra sono state così radicate.
E “la sinistra” non è il coacervo babilonico e bulimico delle migliaia di siti, blog, chiacchieroni, movimenti, ecc., trincerati dietro sigle del tipo “contro-informazione vera” tanto per capirsi. La maggior parte delle argomentazioni sostenute appartengono a un patrimonio ideale (quando c’è qualche idea) che non ha nulla a che vedere con la Sinistra.
E non c’è niente di male in tutto ciò.
Personalmente parlando non vedo niente di male nell’essere di Destra o nell’essere di Sinistra. Tale frase (ad esempio) appartiene alla mia scelta esistenzial-politica che fa riferimento al pensiero liberale e libertario della sinistra voltairiana alla quale la mia cultura individuale mi ha spinto ad aderire. Trovo disdicevole l’immissione di una terminologia da tifosi nella lotta politica. Il tifoso, per definizione, essendo identificato con la propria squadra in termini emotivi, rinuncia alla propria identità sportiva per aderire a un concetto extra-giudiziario. Io stesso (come tifoso –sono un tifoso di una certa squadra di calcio- e quindi peccatore reo-confesso) se vedo che l’arbitro non punisce un grave fallo in area a danno della mia squadra del cuore, sono contento ed esulto. Che poi si tratti del fatto che l’arbitro è stupido, è distratto, o è corrotto, per me è irrilevante: non ha punito un reato e io sono contento perché la mia squadra vince violando le regole. Non sono più uno sportivo, automaticamente sono fuori: sono diventato un tifoso. Sono quindi, diventato incivile.
Il “tifo” in Politica non appartiene alla Sinistra, è un’idea manipolatoria della Destra Storica, da cui le adunate di Mussolini di Hitler, dove il fattore emotivo sostituisce quello sostanziale.
L’importante è cominciare a riformulare delle argomentazioni che restituiscano il Senso al proprio pensiero, denunciando –non dimentichiamoci che siamo in tempi mediatici- la faziosa manipolazione di parole, concetti, pensieri che la destra oligarchica usa e di cui ne abusa per confondere, appiattire, abbassare il livello culturale delle masse.
Essere di Sinistra, oggi, -lo ripeto fino ad esaurimento- non è né Bello né Brutto, né un Bene né un Male. E’ semplicemente l’adesione a una interpretazione dell’esistenza.
La Destra oligarchica è basata oggi sul principio (per loro inossidabile) della assoluta necessità di presentare una realtà diversa dalla “realtà autentica” spingendo quindi le masse a vivere una vita non autentica perché calata nel virtuale.
Sostenere che Destra e Sinistra non esistono più è una argomentazione di destra.
Molto abile. Per loro fondamentale. Si basa sul principio che sottraendo il Senso, si finisce per esautorare anche il Significato e quindi si abbatte il simbolico. Se gli individui si muovono in una “società senza senso” è facile imporre una socialità senza regole dove vince il più forte, come nella giungla primitiva. Homo homini lupus, così sintetizzato da un geniale filosofo inglese, Thomas Hobbes, caposaldo del pensiero della Destra Europea.
Questa gigantesca crisi può essere un’occasione davvero d’oro per cominciare ad assumersi la responsabilità di restituire Senso e quindi Significato alle parole, ai pensieri, alle argomentazioni, alle idee. L’importante è che siano chiare.
Per dirla in termini spiccioli:
Economia: “Obiettivo primario è a tutti i costi il pareggio di bilancio”. E’ una argomentazione di Destra. Non è vero. Non è un dato oggettivo. E’ l’applicazione nella realtà economica di un’idea aristocratica basata sul principio che lo Stato deve garantire la salvaguardia degli interessi del mercato e di coloro che posseggono ingenti patrimoni. Quando si verificano delle condizioni tali per cui in seguito a crisi economiche il consumo interno degli stati diminuisce, “i padroni del vapore” non rischiano più i propri patrimoni essendo calata la domanda, ma pretendono ed esigono che lo Stato aumenti il livello di tassazione sui singoli individui riducendo la spesa pubblica a beneficio dell’intera collettività, per sostenere invece la contrazione del profitto di ceti privilegiati. Così facendo si creeranno delle condizioni economiche tali per cui diminuirà la massa dei consumatori perché le persone avranno sempre meno soldi da spendere ma in compenso aumenterà la quantità di profitto per le imprese che potranno attivare il consumo perché avranno un anello di acquirenti più ristretto ma più solido e avranno soprattutto la garanzia che il denaro circolerà all’interno di un sistema chiuso e quindi controllabile, dove pochi privilegiati avranno sempre più soldi da spendere e la massa non avrà più accesso a beni di consumo. Lo Stato finanzia le banche possedute dai grandi proprietari di patrimoni che investono nella finanza invece che sul mercato del lavoro, garantendo che ritorneranno a produrre (allargando il consumo) quando e se avranno ottenuto sufficienti proventi dalla speculazione finanziaria, il cui costo grava sullo Stato. Il danaro non circola più nel mercato totale, bensì all’interno di circoli chiusi, ristretti, ai quali non viene concesso né tantomeno garantito l’accesso ai singoli individui. In termini economici è un suicidio.
In termini politici, no.
E’ l’applicazione di una interpretazione del mondo che appartiene alla Destra e che si basa sul principio per cui lo Stato interviene sul mercato per salvaguardare le esigenze di chi produce anche (e soprattutto) a scapito di chi consuma. Si ritorna così a una economia pre-capitalista, dove l’uomo massa deve pensare alla sopravvivenza perché si fa carico delle spese dell’intera collettività.
E’ l’affermazione dell’Ancient Regime di stampo medioevale.
In Italia non esiste nessuna personalità politica dei partiti sedicenti della sinistra democratica che abbia fatto una conferenza stampa, una dichiarazione ufficiale, una interpellanza parlamentare, una chiarificazione in un talk show, nel corso del quale abbia spiegato con termini chiari, precisi, semplici e comprensibili che (questa è un’argomentazione della Sinistra) “in momenti di crisi economica, lo Stato si arroga il diritto e la responsabilità di aumentare la spesa pubblica per far circolare il danaro sufficiente a garantire la tenuta del consumo, facendosi carico della spesa collettiva non più sostenibile dai singoli individui, rientrando dai debiti quando il circuito dell’economia sarà diventato virtuoso e la massa di produttori e consumatori (insieme) saranno in grado di poter sostenere le tassazioni senza per questo diminuire né contrarre l’allargamento del consumo. Per fare ciò lo Stato deve controllare il mercato e il comportamento delle imprese che producono”.
La Destra, invece sostiene che “Lo Stato non deve e non può controllare né il mercato né le imprese che devono godere di una illimitata libertà d’azione”.
Politica: “Il partito politico, inteso qui come delega rappresentativa, si fa interprete delle istanze dei ceti produttivi che hanno la responsabilità e il còmpito di contribuire alla diffusione della ricchezza”. E’ l’argomentazione base della Destra per cui il rappresentante politico diventa il megafono di interessi di parte e non determina l’estensione di acquisizione di potere decisionale di mercato da parte di un numero sempre più alto di soggetti. La Sinistra, invece, interpreta il ruolo della classe politica come “rappresentanti delegati che si impegnano ad amministrare le attività locali e nazionali al fine di garantire l’estensione sempre maggiore di un bene collettivo e l’accesso a un numero sempre maggiore di individui dei servizi necessari alla collettività di cui lo Stato si fa garante”.
Società: “Lo Stato non può farsi interprete –dovendo occuparsi della salvaguardia del pareggio di bilancio- di garantire l’uso e la funzione di organi collettivi di servizi i cui costi sono diventati eccessivi (scuole, ospedali, asili nido, università, centri di ricerca, centri anziani, unità polivalenti di soccorso); tenendo presente l’aumento sempre maggiore di richieste d’uso e consumo, lo Stato appalta ai privati l’esercizio delle funzioni sociali attraverso un sistema di sovvenzioni, in modo tale che tali entità private provvedano alle necessità sociali della collettività. In tal modo, per lo Stato l’ònere è minore”. Questa è un’argomentazione della Destra perché, così facendo, si crea una selezione censoria tale per cui hanno diritto ai servizi soltanto coloro che possono pagare la cifra che i privati stabiliscono avendo come obiettivo il profitto e non la salute pubblica, qui intesa sia come evento sanitario che come elemento propulsivo dello sviluppo e progresso culturale. Lo Stato appalta il servizio abdicano alla propria prerogativa e non controlla il prezzo che il privato chiede all’utente. L’argomentazione della Sinistra, invece, è basata sul principio per cui “è compito del governo e dello Stato usare la ricchezza in entrata grazie alla tassazione per mettere a disposizione della collettività una serie di servizi collettivamente utili: istruzione, sanità, ricerca, cultura, infrastrutture”.
Diritti: “Poiché l’imprenditore rischia il proprio capitale, ha il diritto di avere un numero limitato di imposizioni da parte degli organi dello stato nel controllare il patto sociale del lavoro, perché chi imprende crea ricchezza. A tal uopo, lo Stato deve garantire alle imprese le necessarie sovvenzioni e supporto per il rilancio delle attività produttive e non deve intervenire nel confronto tra imprenditoria e salariati”. Questa è la classica argomentazione della Destra liberista. La Sinistra, invece, sostiene che “l’impresa produce e realizza profitti creando ricchezza grazie e soprattutto alla risorsa umana investita, la quale ha il diritto costituzionale di essere salvaguardata e tutelata secondo i dispositivi stabiliti dalla Legge dello Stato che riconosce negli accorpamenti sindacali rappresentativi un’azione di avvocatura dei dipendenti di lavoro”.
Filosofia/Cultura: “La conoscenza è ricchezza collettiva che rappresenta il dna nazionale e quindi va perpetrata da coloro che sono deputati alla trasmissione della tradizione sapienziale, di cui la Famiglia e il ceto di provenienza ne rappresentano il simbolo di una origine sociale che si fa garanzia di continuità”. E’ l’argomentazione della Destra che attribuisce al Sapere una valenza di controllo sociale, che viene trasmessa di generazione in generazione e che giustifica la creazione delle cosiddette “corporazioni di arti e mestieri” ricostruita a livello istituzionale dal fascismo. La Sinistra, invece, considera “il Sapere un patrimonio comune e collettivo, laddove l’individuo singolo deve avere la possibilità sociale, alla pari, di avere accesso all’istruzione avanzata sulla base del proprio merito e della propria competenza tecnica acquisita e non per provenienza di censo”.
Mercato: “Il mercato, qui inteso come capitale investito e come risorsa d’impresa applicata, deve essere totalmente libero da ogni regolamentazione per potersi espandere sempre di più e in tal modo creare una ricchezza collettiva sempre maggiore”- Argomentazione base della Destra. Alla quale fa, da contrappunto, quella della Sinistra, che è la seguente. “Sulla base della conoscenza umana, poiché è in gioco il profitto, lo Stato fa da mediatore e garante, nella sua funzione di arbitro al di sopra delle parti, garantendo la massima libertà riconosciuta d’impresa e d investimento a condizione e salvaguardia del rispetto di norme, regole e regolamentazioni atte e adatte a difendere la tenuta della ricchezza collettiva e del bene comune, per impedire che il privato approfitti di una prerogativa che gli consente di mettere a repentaglio la ricchezza collettiva nel nome di un profitto personale”.
Professioni: “La libertà d’associazione e d’impresa garantisce la tenuta della gestione di funzioni e servizi da adibire per il bene collettivo, in modo tale da garantire l’esercizio di attività professionali che vengono regolamentate da specifici accorpamenti di “ordini professionali” i quali tutelano i propri iscritti e garantiscono l’esercizio di una funzione sociale”. Questa è un’argomentazione della Destra. La Sinistra, invece, contesta questo principio e pretende “che il mercato sia liberalizzato e che venga garantito a tutti i cittadini l’accesso a una qualsivoglia professione sulla base del rispetto dei requisiti di Legge non riconoscendo agli ordini né la funzione né la valenza di soggetti di mediazione e di arbitraggio che spetta soltanto agli organi competenti dello Stato”.
Potere Politico. “Il fine dell’esercizio del potere politico è auto-referente. Consiste nell’applicazione di un esercizio che comporta la salvaguardia degli interessi dei ceti e dei censi che gestiscono e amministrano da sempre la regolamentazione della cosa pubblica, in tal modo garantendo il mantenimento dello status quo”. E’ la visione della Destra che comporta l’automatica invenzione del nepotismo, perché il fine ultimo del potere è il potere stesso, che si auto-alimenta all’infinito. La Sinistra, invece, interpreta il potere politico come “occasione e luogo per esercitare il sistema di controllo e applicazione delle regole, leggi e regolamentazioni al fine di gestire il bene pubblico e amministrare la cosa pubblica nell’interesse generale e collettivo e non in quello individuale e particolare”.
Esistono almeno altre cento sottoclassi in cui l’interpretazione della Destra e della Sinistra divergono. La diversità (e la ricchezza) di una società democratica consiste nel perenne confronto/dibattito/argomentazione/scontro tra due modelli distinti di interpretazione del mondo e dell’esistenza. Quello della Destra che viene dall’idea dell’Homo Homini lupus e applica una sorta di darwinismo sociale e che nei momenti di grave crisi economico-sociale comporta una inevitabile deriva cannibalica dove vince il soggetto, il ceto, il censo più forte. E secondo loro è giusto che sia così. Quello della Sinistra, invece, è basato sul principio tale per cui, proprio perché consapevoli dell’esistenza individuale di “un lupo malefico” celato dentro ogni individuo, è necessario attribuire allo Stato, al Diritto e alla Legge, la funzione arbitrale di sostegno dei ceti e individui più fragili, per regolamentare lo scambio sociale applicando i concetti di fratellanza, solidarietà, eguaglianza ed equità affinchè il Sapere, la Conoscenza e la Ricchezza aumentino sempre di più e tocchino un numero sempre più alto di soggetti.
Essere di Destra o di Sinistra, quindi, non è né bello né brutto.
E’ una questione di interpretazione dell’esistenza.
Ciò che è importante e fondamentale, oggi più che mai, è restituire la Verità al Senso, cioè sapere, quantomeno, di che cosa stiamo parlando. E poi, ciascuno deve essere libero di scegliere l’interpretazione del mondo che più gli aggrada. Purchè non si parli a vànvera.
La “tragedia italiana” che comporta, oggi, uno spaventoso squilibrio sociale, culturale, politico e di conseguenza anche economico, consiste nel fatto che la Sinistra ha abbandonato i propri principii e i propri punti di riferimento e sostiene politicamente l’interpretazione esistenziale della Destra, usando le argomentazioni della sinistra soltanto in maniera strumentale per giustificare la propria esistenza.
I momenti più ricchi, propulsivi ed espansivi della Storia d’Italia sono stati quelli in cui le due diverse interpretazioni si incontravano e si scontravano creando e producendo una dialettica, che oggi non esiste più.
La Sinistra italiana si è arresa, rinunciando a farsi carico delle idee di base della propria tradizione. E’ attualmente ebbra, completamente inconsapevole del proprio stato etilico, avvinghiata in un linguaggio mercatistico e nella salvaguardia di posizioni che nulla hanno a che vedere con il progresso economico e sociale, con il superamento di una società ingessata, medioevale, arcaica, che porti avanti le istanze culturali e politiche nelle quali potersi identificare.
Non è vero che la Destra e la Sinistra non esistono più.
Questo accade soprattutto in Italia. Così come accade anche in Cina, nella Corea del Nord. E in diverse altre decine di nazioni.
Il 100% delle argomentazioni portate avanti dalla truppa mediatica asservita ogni santo giorno, sono del tutto irrilevanti. Il problema non è lo spread, non è la borsa valori, non è la protesta dei farmacisti o l’articolo 18.
Il vero problema è che l’oligarchia transnazionale planetaria ha individuato nella Repubblica Italiana l’anello più debole tra le prime dieci potenze economiche al mondo. E la responsabilità grava, davvero immensa, nella balbuzie paralizzante e paralitica di quei soggetti politici, attivi nella sinistra democratica, che non hanno né il coraggio, né l’abilità, né la competenza, né la voglia di spiegare alla popolazione italiana che il pareggio di bilancio è una idiozia e un falso economico, che la spesa pubblica andrebbe aumentata per avviare la ripresa economica invece che contratta, e che sarebbe arrivato il momento in cui le menti più nobili e spensierate della sinistra inizino ad applicare l’autodenuncia rivolgendosi alla magistratura competente per far arrestare i mascalzoni annidati all’interno. Prendendo atto che il frutto dell’ubriacatura iper-liberista li ha contagiati producendo una classe politica come quella attuale dedita alla corruttela, al mantenimento di una burocrazia asfittica di funzionari inutili, il cui unico obiettivo sembra quello del potere auto-referenziale che non è mai stato, non è, e non sarà mai una tematica della sinistra. Questa, caso mai, era l’idea della sinistra praticata da Leonid Breznev.
Nel 2012 ci vuole ben altro.
Per nostra fortuna, da oltreoceano arrivano notizie, invece, entusiasmanti e incoraggianti.
Ma di tutto ciò, in un altro successivo post.
E tu, sei di Destra o di Sinistra?
Non ci vedo niente di male in entrambi i casi.
Basta sapere di che cosa si sta parlando.


6 commenti:

  1. Si ricorda di un vecchio film con Alec Guiness Il ponte sul fiume Kwai?
    Il colonnello inglese che prende cosi sul serio la costruzione del ponte che quando arrivano i commandos per distruggerlo diventa senza accorgersi un traditore.
    E' lo stesso per una certa sinistra. Si e' cosi compenetrata in questo
    stato da diventare il nemico. La destra gode e si diverte nel vedersi difesa da chi dovrebbe essere non dico nemico ma almeno antagonista in scelte politiche.
    Lei fa una enunciazione di principi sui quali si puo' essere d'accordo. Ma vorrei farle notare che sono buoni e accettabili sia per una destra liberale che per una sinistra liberale. Si puo' essere keynesiani o della scuola di Chicago, ma in fondo la differenza e' "il mercato e' auto equilibrante" "No. Il mercato ha bisogno ogni tanto di una spintarella per equilibrarsi"
    In questo paese il problema e' la struttura dello stato. Il colonnello non l'ha costruito, lo ha ereditato, cosi come lo ha ereditato il fascismo. La struttura e' vecchia di centinaia d'anni, il colonnello le ha passato una mano di vernice (una costituzione che non si basa neanche sull'individuo ma "sul lavoro e la famiglia")e ha gridato e' nuovo, proteggiamolo dai fascisti.
    Lei capisce l'incongruenza di fare qualsiasi discorso teorico in Italia. In questo paese non esiste un liberalismo ne' un neo-liberalismo, e' disgraziatamente per me che lo vorrei tanto nemmeno un partito social-liberale.
    C'e' solo il vecchio. Lo Stato in mano a una classe dirigente che non ha mai amministrato il paese. Basta andare a Malta, piccola isola sola e isolata, abitata da "siciliani" per capire la differenza.
    Lei forse non sa che alla prima leva militare dopo la I Guerra il 90% dei trentini, fino a pochi mesi prima cittadini austriaci sapeva
    leggere e scrivere in italiano, il 90% dei meridionali era analfabeta.
    Le ricordo che dal 1861 al 1919 erano passati piu' di 50 anni.
    Le ricordo che tra i paesi industriali l'Italia vanta una percentuale di analfabetismo niente male ancora oggi.
    Qui non e' questione di dibattito tra due "grandi sistemi", qui
    ci vuole del buon pragmatismo per mettere in funzione uno stato che non esiste piu' piu' piu' e non si sa come fare ne' con chi fare.
    Se una Marcegaglia, ricordo, imprenditrice a capo di una Associazione
    di imprenditori davanti a un dibattito cosi, non solo importante, ma decisivo nella possibilita' di riformare lo stato con un moderno Welfare che pulisca, che uccida il vecchio, basato ricordo sull'impiego nello stato e nella carita' della Chiesa sa solo dire
    "Bisogna licenziare i fannulloni", mi dica lei che cosa c'entra il povero Keynes con noi?
    L'Inghilterra queste riforme le ha fatte nel dopoguerra e nemmeno la destra inglese le ha toccate.

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  2. In un sistema capitalistico destra o sinistra sono la stessa cosa e questo non solo in Italia, ma anche in Europa e in America e vorrei aggiungere pure in Cina. Sfruttamento del proletariato\salariato attraverso forme sempre nuove di accumulazione del capitale a danno della maggioranza. Che cosa sta facendo e ha fatto la sinistra contro questo? Si è alleata per lo sfruttamento. Figuriamoci Veltroni riesce a dire che Monti è di sinistra. Se ne faccia una ragione, anche se per motivi anagrafici forse le risulta ostico.

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  3. sono di siniiiiiiistraaaaaaaaaaa!!!!!!!

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  4. Come suggerito da http://www.ilmoralista.it/,
    consiglio la visione di un "comportamento di destra"
    fatto da una "persona di destra"
    che "occupa un partito di nonsisachecosa"
    ma che dovrebbe essere un
    "partito di sinistra"
    Jack

    questo il link:
    http://www.youtube.com/watch?v=8L-e5Cvm-wQ

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  5. Sono pienamente d'accordo con la sua analisi io personalmente solo di recente ho scoperto di essere di sinistra sebbene ho sempre votato centro-destra e fino a qualche mese fa mi ritenevo un ex democristiano nostalgico, Tutto questo può essere attribuito ad un mio scarso senso critico, ma sono tanti in Italia i tifosi che non si interrogano mai sul senso di appartenenza a sinistra e a destra, confusi dall'insipienza e la velleità dei partiti italiani che indossavo vestiti che non gli appartengono e dall'informazione di giornalisti o troppo dilettanti o peggio troppo spregiudicati

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  6. Penso che una distinzione semplice tra chi è di destra e chi è di sinistra consista in questo: c'è chi pensa a se stesso, ai propri privilegi e poco e niente agli altri, c'è invece chi pur pensando a realizzare se stesso pone gli altri su di un piano di parità e quindi si richiama ai principi di liberté,fraternité, égalité.Tutto ciò che evidenzia Sergio ne è la logica conseguenza.

    In Italia manca una cultura liberal socialista, forse l'unica in grado di saper mediare fra l'ego e il sociale. E questa è una grave carenza dovuta all'ideologismo di cui è stata impregnata la scuola dai democtristiani prima e dalla rivoluzione marxista del 68 poi. Gli azionisti del dopoguerra che avrebbero potuto segnare la storia e lo sviluppo del nostro paese, sono poi diventati radical chic, socialisti craxiani, o sono stati emarginati quando il loro pensiero diventava troppo scomodo. Praticamente scomparsi o rinchiusi nelle riserve indiane, tranne qualche battitore libero che continua le sue incursioni nonostante le disillusioni.

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