sabato 4 febbraio 2012

Il Grande Freddo sta iniziando. Gli scrittori visionari ce l'avevano predetto......

di Sergio Di Cori Modigliani


Brr….che freddo!!!
Oggi parliamo anche, e soprattutto di letteratura.

Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi, quello che cí fanno gli equivoci tremendi, gli errori, gli incidenti e le catastrofi. Voi siete i soli abbastanza stupidi per tormentarvi al pensiero del tempo e delle distanze senza limiti, dei misteri imperituri, del fatto che stiamo decidendo proprio in questa epoca se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì sarà il Paradiso o l'Inferno. 

Mi piacerebbe pensare a questa dedica come un mio testo originale dedicato ai miei lettori del post e invece è una citazione tratta da un libro di uno dei più grandi visionari della letteratura del XX secolo, Kurt Vonnegut. Il periodo su scritto in blu è tratto da un celebre romanzo “Dio la benedica signor Rosewater” pubblicato nel 1965 e l’autore l’aveva dedicato con grande amore ai lettori di quel settore della letteratura –dagli aristo-snob minimizzato e ridotto al rango di serie B con la definizione letteratura di fantascienza- che secondo lui aveva ancora la libertà di far esprimere chi scriveva sul futuro che ci attendeva. Per divertirsi con la fantasia, ma soprattutto (prima di ogni altra cosa) per dibattere e confrontarsi sul futuro della nostra specie umana.
Non a caso, il grande Kurt Vonnegut (nato nel 1922 e deceduto nel 2007 nella sua casa di New York) negli anni’90 aveva ricevuto da due diverse importanti università canadesi la laurea honoris causa in Antropologia Sociale “per i suoi indiscussi meriti nell’analisi e nella trattazione pluri-decennale delle contraddizioni ìnsite nel sistema sociale planetario con il dichiarato fine costruttivo di avviare una discussione e una elaborazione delle potenziali alternative su nuove basi evolutive valide per l’intera collettività planetaria” (menzione d’onore dell’Università di Montreal nel 1999).
Di tutti i suoi grandi libri e racconti il più celebre (grazie a un’ottima riduzione cinematografica hollywoodiana) è “Mattatoio 5” in cui racconta la sua sua atroce esperienza, nel 1944, sotto il più grande bombardamento aereo della Storia, quello della città tedesca di Dresda, completamente rasa al suolo, con centinaia di migliaia di persone che si trovarono –dopo 42 ore di bombardamenti incessanti a ripetizione- senza casa, senza tetto, senza nulla.
Eppure, al di là di questo splendido libro sulla follia della guerra che lui stesso visse di persona a 22 anni, nascosto insieme a un’altra decina di persone, dentro una grotta scavata per la costruzione della metropolitana, la maggior parte della sua produzione ruota intorno a quello che tutta la letteratura di fantascienza ha, da sempre, considerato il problema principale che l’umanità dal punto di vista economico, sociale, psicologico, e quindi esistenziale avrebbe dovuto affrontare pressappoco intorno al 2010: la reazione ecologica del pianeta al surriscaldamento artificiale della Terra che avrebbe provocato l’inizio di una nuova era glaciale con modificazioni apocalittiche della situazione geofisica e naturalmente un cambiamento epocale delle abitudini dei terrestri.
E’ il leit motiv di tutta la letteratura di fantascienza.
Ma il grande padre è Edmund Shiel, un autore britannico attivo alla fine dell’800, che nel 1901 pubblicò un romanzo “La nube purpurea” che allora fece scalpore (in Italia è stato pubblicato nel 1967, da Roberto Calasso come primo testo della fortunatissima avventura della sua bella casa editrice, la Adelphi di Milano). Anche qui l’avventura tragica del pianeta ha inizio dal Polo Nord.
Come dallo scioglimento dei poli inizia il declino della civiltà degli umani nel suo più corposo testo, vero e proprio caposaldo, scritto da uno dei grandissimi maestri, Arthur Clarke (l’autore di Odissea nello spazio) pubblicato nel 1949 con il titolo History Lesson  e apparso nella distratta Italia soltanto nel 2000 (“lezione di storia” nel volume “le strade di domani nel futuro” a cura di Davide Ghezzo. Edizioni Il Capitello, Torino 2001).
La storia si svolge intorno al 2025 quando ormai il ghiaccio e la neve si sono impossessate della Terra quasi distruggendo per intero la civiltà. La narrazione ruota intorno all’avventura di una piccola pattuglia di umani che decide di scalare una enorme montagna (dove il ghiaccio non è ancora arrivato per un capriccio casuale dell’eco-sistema ambientale) per mettere in salvo una serie di reliquie dell’umanità. Ci riescono, ma alla fine periscono travolti da un’improvvisa tempesta di neve e ghiaccio. Con loro scompare l’umanità. E la scena si sposta a qualche migliaio di anni dopo, intorno all’anno 6000 quando arrivano i venusiani alla ricerca di acqua in questo pianeta ghiacciato. Gli esploratori di quel pianeta trovano dentro a una sfera di ghiaccio perfettamente conservate, queste reliquie che vengono portate nel loro pianeta per essere studiate e capire quale strana specie di animali abitasse il pianeta prima della glaciazione. Una di queste “reliquie” è un filmato, girato in super8 intorno al 1970, da un padre che riprendeva la festa di compleanno di suo figlio all’eta di 5 anni, della durata di pochi minuti, nel quale si vede un “piccolo bipede che osservava gli scienziati dallo schermo con una strana espressione di arroganza e cattiveria nel suo giovane volto”. Gli scienziati venusiani, allora, si sbizzarriscono per cercare le interpretazioni e pubblicano migliaia e migliaia di volumi, documentari e dibattiti per capire gli antichi terrestri, arrendendosi di fronte al fatto di non riuscire a capire né il come né il perché questa enorme civiltà di miliardi e miliardi di individui, alla fine si sia auto-distrutta. Alla fine, si prendono l’acqua di cui hanno bisogno e stabiliscono che, in realtà, si trattava di una civiltà inferiore, priva di “intelligenza collettiva”.
Una vera  e propria chicca viene dalla Germania, scritta da  Fritz Leiber nel 1951 (a pail of air) uscito in Italia da Bompiani nel 1992 con il titolo “Un secchio d’aria”.
Geniale e indimenticabile l’incipit che fa riferimento alla giornata di un terrestre che va al supermercato: "Mi dia cinque etti d'aria, che ho ospiti. Ma mi raccomando, bella magra". In questo libro, l’atmosfera si è ghiacciata e gli umani dotati di particolari scafandri, nascosti sotto terra, devono uscire di casa e andare ad acquistare dei pezzi di ghiaccio pieni di aria pura per poi poterlo scongelare all’interno delle loro tane e respirare aria pura per un po’. Naturalmente i ricchi sono quelli che hanno la possibilità di respirare un po’ più dei poveri.
Splendidi i libri dell’autore britannico John Cristopher, di cui il capolavoro “The world in winter”, uscito nel 1962, otto mesi dopo la prima pubblicazione ufficiale presentata all’Onu da 142 scienziati terrestri che sostenevano la necessità di ridurre le emissioni di gas tossici immediatamente e di trovare fonti alternative di produzione di combustibile, pena l’inizio di una glaciazione che avrebbe cominciato a manifestarsi intorno alla fine del millennio e poi dal 2010 in poi in progressione geometrica fino alla totale estinzione della specie umana per l’eccessivo freddo, intorno al 2062. Il romanzo è uscito in Italia venti anni dopo,  nel 1980 (nessuno l’ha letto né recensito) con il titolo “L’inverno senza fine” nella collana Biblioteca Universale Rizzoli. E’ davvero divertentissimo. Si racconta la storia dell’emigrazione di un gruppo di intellettuali della media borghesia che scappano dal gelo inglese e vanno in Africa, divenuto il paradiso, dove –chi ha la possibilità- cerca di andarci alla ricerca di un po’ calduccio. Ma nel Congo, dove finiscono, vengono trattati come emigranti fastidiosi e ignoranti, sottoposti a vessazioni razziste e sociali. Le belle londinesi, eleganti e colte, costrette a lavorare come spogliarelliste nei night club per poter avere in cambo un psoto letto garantito in una stamberga sulla spiaggia e i ricchi maschi britannici che lavorano come giardinieri e posteggiatori. Ma almeno non muoiono dal freddo e trascorrono le loro notti in suqallide topaie insieme a belgi, tedeschi, olandesi raccontandosi storie del passato ricco dell’Europa prima della glaciazione. Una storia dell’emigrazione a rovescio.
Il più sofisticato tra tutti è un testo davvero notevole:  si chiama “Ice” uscito in Usa nel 1967 e in Italia pubblicato da Bompiani con il titolo “Ghiaccio” nel 1974, scritto da Anna Kavan, una filosofa statunitense di grande spessore. In Italia venne considerato (e così trattato) come un libretto di fantascienza da quattro soldi, mentre in Usa, Germania e Gran Bretagna divenne un libro cult, recentemente riproposto e addirittura definito e considerato da un importante critico letterario di New York come (parlando dell’autora) “la versione femminile di Franz Kafka”. In questo libro la glaciazione più che reale, sembra simbolica, qui sta il fascino del libro. Sembra –leggendolo- che si tratti di fantasie e sogni dei protagonisti che parlano di sé e della loro storia, delle vere e proprie allucinazioni da incubo con lo stesso tipo di atmosfera de “Il processo” di Franz Kafka. C’ è questa sterminata massa di individui che girano per tutta la Terra alla ricerca di un luogo caldo perché il ghiaccio e la mancanza di risorse energetiche ha ormai travolto tutto il settentrione del pianeta. A New York, Londra, Parigi, la temperatura media è di circa 80 gradi sotto zero e chi non è riuscito a fuggire è morto. E’ la puntuale descrizione del collasso della civiltà occidentale e del modello di produzione e di esistenza dei terrestri che nel libro viene datato intorno al 2017, cinquant’anni dopo la pubblicazione del libro. Così racconta il protagonista ciò che accade "La situazione del mondo si stava aggravando. Non c'era segno della fine della distruzione, e la sua inesorabile avanzata provocava un generale senso di prostrazione. Era più che mai impossibile scoprire ciò che stava realmente accadendo, impossibile sapere a chi credere. Non esisteva alcuna fonte d'informazione di cui ci si potesse fidare; dall'estero giungevano pochissime notizie riguardanti in qualche modo la situazione; se non qualche brandello di notizia che parlava di gigantesca esplosione della crisi economica in concomitanza con l’abbassamento della temperatura. Non arrivavano più notizie da nazioni una volta importanti che erano letteralmente sparite dalla faccia della terra. Più di qualsiasi altra causa era l'implacabile estendersi di queste aree di silenzio totale che snervava e fiaccava il morale degli individui. In certi paesi l'inquietudine degli abitanti aveva causato l'avvento di un regime militare. Durante gli ultimi mesi si era verificata una svolta su scala mondiale verso il militarismo, con effetti rovinosi e barbari: frequenti scontri tra civili e forze armate, uccisioni di poliziotti e di soldati, esecuzioni sommarie era diventate fatti assolutamente normali".
Concludo per comunicarvi, invece, la presentazione di un film coreano, considerato con grande attenzione che si chiama “Snow Piercer” ed è tratto da una graphic novel francese (“Le Transperceniege”) e che stanno girando adesso. Per la regia di Bong Joon-ho un regista sudcoreano –famosissimo come autore culto in California, a New York e in Sudamerica- insignito di uno speciale riconoscimento durante la nona edizione del Korea Film Fest di Firenze nel 2011.
Il film è considerato già un evento e narra la storia di un centinaio di terrestri, i quali in seguito al surriscaldamento globale della Terra sono vittime dell’inizio di una nuova era glaciale e cercano rifugio in un avamposto caldo che può essere raggiunto soltanto in treno. Il treno si chiama, per l’appunto “Snow Piercer”. E’ la storia di questo viaggio e nel treno che porta a una forse augurabile salvezza per tutti, esplodono invece le contraddizioni tra le diverse etnie, i diversi ceti, le diverse psicologie caratteriali. Un filmone hollywoodiano.
Non  a caso lo fanno oggi.


Brr….che freddo! Dicevo all’inizio del post.
Dobbiamo cominciare ad abituarci. Gli inverni cominceranno ad essere sempre più perfidi.

Ucraina, Polonia, Finlandia, Lettonia, e Bielorussia producono 350 morti per assideramento soltanto nelle ultime 50 ore. Circa 20.000 feriti e 400.000 senza tetto ai quali la Croce Rossa Internazionale sta tentando di assicurare protezione in mezzo a una serie di enormi disagi e intoppi burocratici. Una imprevista massa di esseri umani allo sbaraglio. Perché le grandi compagnie di produzione di energia per riscaldamento (petrolio e gas) di cui la Russia è piena e in tutta quella zona ne mantiene il controllo monopolistico, ha chiuso i rubinetti a molte autonomie locali. Preferiscono venderlo a prezzo ben maggiore a Germania, Austria, Danimarca e Italia, prive di gasolio, che sono paesi ricchi e possono pagare molto bene. E così, interi villaggi nelle pianure degli Urali sono privi di riscaldamento e la gente, in questo periodo, sta morendo assiderata.

E’ un evento tragico di cui si parla troppo poco in questi giorni e purtroppo per nulla in Europa.
Come europeo sono disgustato.

E’ il risultato delle politiche restrittive di austerità ormai applicate dovunque.

Il gran freddo di queste settimane è il frutto delle politiche ambientaliste criminali applicate negli ultimi 100 anni.

Glaciazione e restrizione economica insieme producono risultati nefasti, nel sociale.

Questo freddo, quindi, è un’occasione da non perdere per animare il dibattito su questi temi.


Ma soprattutto per vedere se è possibile spingere immediatamente l’Europa a fare qualcosa per quei poveretti.

L’idea che migliaia e migliaia di polacchi, ucraini, bulgari, lituani e bielorussi stiano letteralmente morendo dal freddo e dall’inedia perché Putin ha chiuso i rubinetti e l’Europa non muove neppure un dito, francamente lo considero rivoltante.
Questa indifferenza cinica dell'Unione Europea è davvero vomitevole.

Ci tenevo a condividere questa mia indignazione con tutti voi.

Copritevi bene quando uscite.

9 commenti:

  1. Modigliani, siamo onesti, Putin ha ridotto, non arrestato, il flusso di gas verso l'ovest perchè serve ai russi.
    Loro lo producono e mi par logico che sia i primi a doverne beneficiare.

    Un'altra precisazione:
    Il gran freddo di queste settimane è il frutto delle politiche ambientaliste criminali applicate negli ultimi 100 anni.

    Non 100 ma solo 50 (cinquanta) perchè c'é una precisa responsabilità dei guai che abbiamo, anche se nessuno ha il coraggio di denunciarla.

    Ed é solo l'inizio.

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    1. Ormai postiamo in contemporanea, vedo...

      il flusso di gas verso l'ovest perchè serve ai russi.
      Loro lo producono e mi par logico che sia i primi a doverne beneficiare


      D'accordo,ma il problema rimane tutto: se ne hanno bisogno per loro, perché vendono ad altri ricchi paesi europei?
      Intendo dire che sono disponibile ad abbassare ulteriormente il mio riscaldamento, se questo significa ridistribuire il gas russo anche ai paesi che lo pagano meno di me.
      Qui siamo non alle scelte economicamente più convenienti delle vacche grasse, ma alla necessità di ridare il corretto valore alle risorse delle vacche magre.
      Le quali risorse, in ultima istanza, sono di tutti, nel momento in cui queste significano la forbice fra vita o morte.
      Il limite a qualsiasi speculazione, dovrebbe essere questo.
      Se l'abbiamo già sepolto, questo limite, siamo alla barbarie, nè più nè meno.

      Sul resto concordo, as usual...

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  2. Brrr...ch freddo!
    Era partito bene, mi aspettavo ormai di godermi la bella carrellata di opere sul tema Grande Freddo...
    Invece...
    Alla trascrizione del pezzo dal libro della Kavan ho iniziato a gelare, per come siano spesso dei potenti magnifici visionari certi autori: descrive noi, quasi alla lettera (e forse senza il quasi).
    A conferma, il resto del post e i numeri spietati dei morti per assideramento, sui quali oggi ero incappata e avevo velocemente sorvolato, per evitarmi il senso di rabbiosa impotenza, ormai quotidiana.
    Temo che la Kavan tocchi un argomento sul quale sarebbe necessario prestare molta attenzione: la "militarizzazione del Pianeta".
    Tutto lascia presagire che ci stiamo arrivando velocemente.
    E questo pone la necessità di capire come uscirne, prima che sia davvero troppo tardi per tutti.
    L'arroganza e l'imbecillità dei potenti va sempre appaiata, purtroppo.

    La domanda è: cosa si può fare per aprire la loro mente?
    Quali potrebbero essere gli argomenti decisivi per far loro capire che o ci si salva insieme o - è solo questione di tempo - si perisce insieme?
    Credo sia questo il nodo da sciogliere.

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    1. La domanda è: cosa si può fare per aprire la loro mente?

      La tua domanda fa capire il modo di pensare dei più che parlano di tragedia da evitare a tutti i costi rifiutandosi però in tal modo di prendere in considerazione la possibilità che prima che di tragedia é di giudizio che si deve parlare e quindi di separazione.

      So benissimo che é una logica che viene rifiutata ed allora ci si rifugia nei desiderata.

      Ma le leggi che governano anche questo mondo dei nostri desiderata se ne fregano.
      Agiscono quando devono agire e basta. Sono le comparse che si credono attori, ma non lo sono.

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    2. Non so se ho davvero capito cosa intendi nel dire " é una logica che viene rifiutata ed allora ci si rifugia nei desiderata.
      Per chiarire per prima me stessa, intendo quella domanda partendo dalla logica per cui, se chi possiede materialmente le risorse (Gas, ma anche petrolio, cibo, acqua, ect, cioè ciò che serve per vivere), ha al soldo anche chi le difende con le armi (e l'attuale orientamento politico internazionale sembra andare nella direzione di protezione del capitale, più che della equa distribuzione delle risorse), non resta che usare la "razione K", cioè cercare di capire se dentro a questi uomini che posseggono materialmente risorse e armi, vi sia rimasta traccia di un'umanità latente.
      Umanità che, alla lunga, inesorabilmente, arriverà a colpire anche loro, in un modo o nll'altro, visto che non sono immortali e che le risorse non sono infinite e la Terra prima o poi dice la sua senza badare troppo ai conti in banca.
      O proviamo a trovare una mediazione, a cercare se vi sia una strada per far cambiare idea a questi dementi, o faremo la fine dei topi senza batter ciglio.
      Non possiamo certo immaginare di affrontare gente armata a mani nude e magari ghiacciate, ti pare?
      So bene che pare fantasia, ma se non proviamo almeno a percorrerla, questa strada, che senso hanno i nostri ragionamenti, dal momento che ci dichiariamo sconfitti senza nemmeno provare a usare l'arma della ragione?

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    3. Rossaland ti faccio notare che per ben 2 (due) volte nell'articolo del Modigliani si trova scritto:

      surriscaldamento globale della Terra sono vittime dell’inizio di una nuova era glaciale

      Leggi bene un suriscaldamento provoca una glaciazione.
      Sembrerebbe solo fantascienza ma non lo é.
      Vi é una teoria che poggia su dati archeologici che la supporta. Un articolo in merito qui ma ve ne sono molti altri.

      Segnalo questo per cercare di far capire che l'idea che tutto e la condizione umana in particolare sia un progetto è una idea falsa oltre che crimale che porta inevitabilmente a disastri ben peggiori di quelli che naturalmente accadono.
      Come stiamo vedendo e che tu ben descrivi.

      Fino a che non si capirà che la vita é una occasione e non un progetto gli umani continueranno a scannarsi fra loro dando ogni volta la colpa al destino cinico e abaro od entità partorite dalla loro sola fantasia, ciascuna delle quali entità poi avrebbe un progetto diverso.

      La solidarietà che tu, come anche il sottoscritto, auspica non può nascere da simili basi.

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    4. Ok...
      Avevo letto, ma sono quelle cose (surriscaldamento ect) su cui raramente mi soffermo, vista la confusione di teorie diverse e contrastanti.
      Mi ero focalizzata su quel dato "meccanico", chiamiamolo così, dell'avere morti assiderati per la logica del profitto.
      Che forse, però, tanto lontana dal tema surriscaldamento glaciazione non è.
      Ciò che mi rimane incomprensibile è come possano esistere esseri umani così sciocchi da non sentirsi terrestri.
      Non tanto e non solo per via dei danni ambientali, ma proprio per quello che questi significano: disprezzo per la Terra di cui sono (siamo) tutti figli.
      Mortali, per di più...
      Mi piace molto il penultimo tuo paragrafo, e lo sottoscrivo...

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  3. Sarà, ma per me che vivo in montagna e' l'inverno più caldo da almeno dieci anni.

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  4. Mah! Più di una perplessità...
    Forse si può dire che l'inverno 2011-2012 lascia...le medie che trova! Dopo una prima parte con temperature ben miti e scarse precipitazioni (dominata da una fase positiva dell'Artic Oscillation), da metà gennaio siamo entrati nella parte con temperature sotto la norma e precipitazioni abbondanti, sopra alla media (dominata da una fase negativa dell'Artic Oscillation).

    Il riscaldamento potrebbe in teoria dare glaciazione...?
    Ciò che mi pare indicativo è che il ghiaccio nei Poli e nei ghiacciai alpini, in media, si sta sciogliendo sempre più...velocemente!
    Allego qualche link divulgativo.
    (http://en.wikipedia.org/wiki/Greenland_ice_sheet)
    (ftp://ftp.csr.utexas.edu/pub/ggfc/papers/Science_2006.pdf)
    (http://www.galileonet.it/articles/4d3fdbc272b7ab235e00000c)
    (http://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/la-groenlandia-si-sta-alzando--colpa-dello-scioglimento-dei-ghiacci-55451)

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