giovedì 9 giugno 2011

Le italiane battono uno storico record: vendiamo tette sul mercato mondiale, anzi le acquistiamo.

di Sergio Di Cori Modigliani

Ogni mattina, alle 6.10 ora locale atterra a Rio de Janeiro il volo speciale Lufthansa Roma-Francoforte-Rio. Alle ore 6.54 atterra il volo speciale Air France Roma-Parigi-Rio. E venti minuti più tardi arriva quello della Swissair Roma-Zurigo-Rio de Janeiro. I passeggeri a bordo sono tutti di nazionalità italiana, in netta prevalenza donne. Ogni aereo contiene a bordo circa 300 persone. Alcune da sole, altre accompagnate dal marito, il fidanzato, alcune da un’amica. “Ufficialmente” vanno in vacanza per qualche giorno, alcune –sembra la maggioranza- dicono che vanno in Svizzera o in Germania per motivi personali o di lavoro.
Ogni giorno arrivano dall’Italia in Brasile circa un migliaio di donne italiane.
Due ore più tardi, verso le nove ne arriva un altro migliaio che atterra a Buenos Aires, in Argentina.Sono due anni ormai che il trend si è consolidato. Dal gennaio del 2009 al dicembre del 2010 sono sbarcate circa un milione di donne italiane.
Ma che cosa vanno a fare in Brasile e poi in Argentina?
“A rifarsi le tette” ci spiega Marlene Soares de Sampayo, medico anestesista in forze al Swiss Medical Center di Rio de Janeiro, una clinica privata che, d’accordo con una agenzia di viaggi e una catena alberghiera a quattro stelle, offre questo pacchetto che loro chiamano “sanitario”.
“E’ una vera e propria ossessione” prosegue la Dott.ssa Sampayo “e il dato è in espansione; abbiamo prenotazioni fino al novembre del 2012 e negli ultimi otto mesi la media anagrafica si è abbassata paurosamente. Nel 2010 abbiamo praticato l’intervento chirurgico per ingrandire il seno a circa 285.000 donne italiane di cui il 56% avevano un’età tra i 15 e i 28 anni. Le minorenni vengono accompagnate dalla mamma”.
E’ il record mondiale assoluto.
Le nostre connazionali hanno speso in diciotto mesi la cifra di 7 miliardi di euro. Nel 18% dei casi si sono presentate di nuovo dopo sei mesi accusando dei gravi problemi sanitari. Nel 9% dei casi (circa 75.000 donne) si sono presentate di nuovo per avere un ulteriore aumento di misura del seno. Per i brasiliani, nel loro immaginario collettivo, a differenza dello stereotipo e di ciò che gli italiani credono, la donna italiana è identificata come una “vera poveraccia” ci spiega Elis Dalio, una ginecologa di San Paolo “è un falso mito quello diffuso in Europa che vuol far credere che la donna brasiliana ricorra alla chirurgia invasiva a fini estetici; non è affatto vero. Anzi. Delle donne tra 18 e 48 anni soltanto il 3% ne fa uso. I dati statistici ci suggeriscono che in Italia la pratica ha toccato il picco del 26%, di cui il 4% viene in Brasile perché può permettersi il viaggio e l’albergo e qui risparmiano sulla spesa sanitaria e hanno una qualità più elevata”.
Il dato è allarmante. Non è un record piacevole. E’ il sintomo di un disagio esistenziale e di una rinuncia al proprio Sé che dovrebbe far riflettere. Ma il mercato tira e spinge con nuovi incentivi per accogliere le italiane, travolte da questa ossessione collettiva.
Basterebbe andare un pomeriggio, d’estate, su una spiaggia brasiliana o argentina e paragonarla a un lido italiano per cogliere la differenza. In Brasile la maggioranza delle donne ha un seno della seconda misura, in Italia, ormai, misure considerate “spropositate” in tutto il Sud America vengono spacciate come normali.
Non fatevi ingannare dalla pubblicità, dai rotocalchi e da una pressione mediatica il cui fine è quello di vendere pacchetti di quello che in Brasile chiamano, con disprezzo “il turismo sessuale del Primo Mondo”.
E se –come sostengono gli psicologi italiani, perfettamente informati dell’allarmante dato- la donna italiana è vittima di una forte pressione da parte del fidanzato, marito, amante, forse è arrivato il momento di privilegiare se stesse.
Conviene cambiare fidanzato o marito o amante.
Costa di meno. Non fa male alla salute. Non comporta alcun rischio.
Soprattutto fa bene alla salute psico/spirituale.
E di questi tempi non è poco.

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