lunedì 31 marzo 2014

Messico e nuvole: nelle mani degli sciacalli sudamericani di professione.



di Sergio Di Cori Modigliani

A proposito dei media europei, banche americane, e degli sciacalli di turno.

Una giornata davvero succosa e divertente (si fa per dire) per comprendere come si sta costruendo il nuovo assetto planetario politico-finanziario del pianeta, di cui l'Italia, in questo momento -ahinoi- è un ghiotto boccone da pappare.

Vediamo prima "i media nostrani" e poi passiamo ai sudamericani.

1)  In Europa si sono svolte le elezioni amministrative in Francia e la stampa italiana parla dei risultati presentandoli come il trionfo di Marine Le Pen.
Perchè lo fanno? 
Qual è il vero risultato delle elezioni?
Ho una mia idea in proposito: diffondere la paura dell'estrema destra (così come a metà degli anni'70 funzionò la paura dell'estrema sinistra) per deviare l'elettorato verso i moderati conservatori che garantirebbero la cosiddetta democrazia.
Sulla prima pagina del mio quotidiano surreale si legge oggi: "Dura batosta per Hollande in Francia, i socialisti perdono dovunque, ma tengono le città fondamentali: vince l'astensione. Sotto, si legge: a Parigi diventa sindaco per la prima volta una donna, una socialista radicale. Al ballottaggio sconfitta di Marie Le Pen che appare delusa e sconfortata in televisione. Stravincono i gollisti: è la rivincita di Sarkozy. L'UMP moderato fa il pienone.

Anne Hidalgo viene eletta sindaco di Parigi, roccaforte politica fondamentale in Francia.
Nei tre centri nevralgici meridionali in cui Marie Le Pen è andata al ballottaggio (Avignone, Perpignan, Ferbach) il Front National è battuto dai gollisti. 
I socialisti perdono 155 città, ma riescono a mantenere un saldo controllo del potere nei centri nevralgici di Parigi, Lione, Lille, Strasburgo, Nantes, Dijon, Grenoble.
L'astensione raggiunge il 41%, massimo storico in Francia.
L'elettorato francese è stato chiaro: bocciata la strada morbida di Hollande nei confronti della Merkel. Marie Le Pen perde tutti gli scontri diretti e arretra nelle sue roccaforti principali.
Hollande viene sfiduciato dalla nazione.
Chi ha seguito i canali televisivi francesi non ha potuto non vedere lo sconforto di Marie Le Pen, delusa e avvilita perchè aveva cavalcato la manipolazione dei media europei che la davano come trionfatrice di queste elezioni locali. Ha dichiarato con aria davvero triste "Da oggi siamo il terzo partito di Francia" il che, per chi era dato vincente, è davvero pochino. 
Il risultato, quindi, è completamente diverso. Clamorosa la debacle nella storica zona della Vandea dove l'elettorato di Marie Le Pen l'abbandona, preferendole i candidati gollisti di area moderata. Complessivamente, Marie Le Pen ottiene, al ballottaggio, un risultato inferiore del 38% a quello preconizzato dai sondaggi, soprattutto quelli italiani.
Questo, in sintesi, ciò che è accaduto. 

Da noi, la cupola mediatica, ancora trasforma il risultato elettorale francese per intimorire e spaventare l'elettore italiano, usando Marie Le Pen come utile spauracchio.

2).   Nel frattempo passa sotto tono la notizia fondamentale del giorno in campo finanziario-economico per il nostro paese: la resa incondizionata del sistema bancario economico-politico (italiano) dinanzi alla peggiore finanza speculativa planetaria.
Vola al rialzo la borsa di Milano con i bancari alle stelle.
Monte dei Paschi di Siena in testa grazie all'ingresso di "nuovi investitori".
Ma nessuno spiega chi siano.
In Sud America e in tutto il mondo finanziario bene informato, sono conosciuti entrambi come "gli sciacalli cannibali dei fondi". 
Si tratta di un miliardario brasiliano di estrema destra, Andrè Estevez, proprietario del fondo Btg Pactual (valore 75 miliardi di dollari) che questa mattina ha acquistato il 3% di Monte dei Paschi di Siena.
Ma il piatto forte è un certo David Martinez Guzman, messicano di Monterrey, definito dal Wall Street Journal "il finanziere più pericoloso del pianeta", dalla rivista Forbes "l'uomo finanziariamente più solido del mondo" e dal Financial Times "il re degli sciacalli".
Questa mattina ha acquistato il 4,6% di Monte dei Paschi di Siena attraverso la sua finanziaria della city di Londra (Fintech Advisory) unendo il suo pacchetto a quello del brasiliano e annunciando l'acquisto per la prossima settimana di un ulteriore pacchetto di 5% delle azioni.
La loro principale attività consiste nel presentarsi in paesi fragili, acquistare banche indebitate fino al collo, controllare i pacchetti, investire in derivati speculativi ad altissimo rischio nei mercati sudamericani e di area messicana, affondando le economie locali.
Sono celebri in tutto il mondo per questo.
E così siamo finiti nelle mani del re degli sciacalli nordamericani.

David Martinez Guzman è un uomo unico nel suo genere.
Ha speso 400.000 dollari per pagare una società di comunicazione che si occupa di strategie in rete per fare in modo che non compaia mai nessuna immagine della sua persona sul web. L'immagine che vedete in bacheca è l'unica fotografia che lo ritrae, scattata nel 2004 a Buenos Aires quando incontrò Nestor Kirchner. Non ne esistono altre.
E' nato nel 1957 a Monterrey, in Messico, in una famiglia modesta borghese.
Per potersi pagare gli studi, entra in seminario manifestando una grande vocazione.
Viene promosso e inviato a Roma dove arriva nel 1982 ed entra a far parte della "Legione di Cristo". Nella capitale incontra l'uomo che cambierà la sua vita: il cardinale Marcinkus, che lo prende sotto la sua protezione. Due anni dopo, riceve una lettera amorevole di sua madre che gli comunica "il miracolo della nostra esistenza": un parente lontano (che ignoravano di avere) residente in Usa, è morto lasciando loro una cospicua eredità. E così, il nostro seminarista scopre che la sua vocazione non è reale. Prende i soldi se ne va in Usa dove, nel più fitto mistero e anonimato, diventa un abile finanziere nel settore chimico e petrolifero. Di lui si sa poco o nulla. Assurge alla cronache nel 2003 quando entra nel ristrettissimo cerchio di amici intimi della famiglia Bush che lo promuove dopo la sua brillante gestione della società Enron. Nel 2004 acquista a Manhattan l'appartamento più caro del mondo (55 milioni di dollari) dove si trasferisce a vivere, diventando anche il più ricco collezionista di arte del mondo. Acquista il quadro "n.5 1948" di Jackson Pollock pagandolo 148 milioni di dollari, tuttora record nel mondo. 
La sua azienda (Fintech Advisory) oltre a gestire pacchetti finanziari speculativi è presente anche nell'unico segmento di mercato economico che produce merci reali: cibo.
Acquista il 4,6% delle azioni della Nestlè, il 3% della Pepsi Cola, il 3% della Monsanto, il 3% della Archer Daniels Midland Co. e nel 2012 identifica e individua l'Italia come territorio strategico per eccellenza nel campo agro-alimentare. E così piomba da noi. Impiega un anno a costruirsi la rete necessaria di conoscenze e rapporti, finchè comincia a inondare il mercato valutario italiano di cash really cash all'inizio del 2014, presentandosi come il "salvatore del sistema bancario nazionale". Nel consiglio di amministrazione della sua società siedono Francisco Calderòn Rojas, che rappresenta gli interessi della Compagnia Espanola de Petroleos, accanto a Enrique Castillo Sanchez Mejorada che rappresenta la Ventura Capital Privado, due vecchie conoscenze. Entrambi membri dell'Opus Dei, sono i finanzieri che hanno gestito le intermediazioni per la triangolazione Monte dei Paschi di Siena, Antonveneta, Banco de Santander. Sono gli uomini di Rajoy. Sono le stesse persone che hanno gestito la vendita di Telecom Argentina da parte degli italiani agli spagnoli, che qui entrano dalla finestra nel mercato bancario italiano, ma che in realtà interpretano gli interessi di colossi dell'energia petrolifera e del cemento. Tradotto significa che i grandi colossi dell'energia del fossile si appropriano delle banche italiane. In tal modo sceglieranno di non attivare nessuna linea di credito per aziende operanti nel terreno delle rinnovabili e dell'energia pulita. Decideranno per la speculazione finanziaria, per le trivellazioni, per il petrolio: tre settori che ci renderanno sempre più dipendenti, sempre meno sovrani, inevitabilmente sudditi.
Fine della storia del nostro eroe messicano, qui sintetizzata al massimo.

Come è possibile, io mi chiedo, che i due più spregiudicati finanzieri del continente americano -uno brasiliano e l'altro messicano- decidano e scelgano di andare ad acquistare pacchetti di azioni di banche italiane decotte sull'orlo del fallimento, che probabilmente nessun altro al mondo vorrebbe neppure in regalo, senza che la stampa economica italiana specializzata gli abbia dedicato un articolo, un trafiletto, una nota, una analisi, un commento, una domanda?

Come è possibile, io mi chiedo, che in presenza del tragico disagio delle imprese italiane che non riescono ad avere crediti da banche di interesse nazionale, venga consentito l'ingresso di queste persone senza che l'attuale classe politica dirigente si interroghi, senza che nessun parlamentare abbia chiesto ragguagli al Ministro del Tesoro, senza che i dirigenti di Bankitalia intervengano per salvaguardare istituti finanziari che sono privati -è vero- ma che noi manteniamo perché stanno in piedi grazie alle sovvenzioni statali ed europee della Bce e che succhiano miliardi di euro?

Come è possibile, io mi chiedo, che in un momento strategicamente fondamentale per il nostro paese, quando anche un bambino sa che stiamo in guerra economica e la guerra è tra la finanza speculativa da una parte e l'industria che produce merci reali dall'altra, la Confindustria non usi tutta la propria forza mediatica, politica e reale, per evitare questa deriva?

E, infine, come è possibile, che la cupola mediatica sostenga che "gli investitori internazionali sono arrivati" quando si tratta, invece, a quanto pare, di speculatori della impietosa finanza allegra?

Come è possibile, io mi chiedo, che nessuno ne parli?

Non ho le risposte.
In compenso, ho le domande giuste da fare, che qui ho condiviso con tutti voi.
Nessuno ci darà le risposte.
Ma ciò che noi possiamo fare è cominciare a porci le domande giuste.
Matteo Renzi sta costruendo la propria immagine come in un telemarketing statunitense "sono l'uomo che dà subito risposte": è una ingegnosa trappola mediatica.

Io voglio, invece, le domande.
Il paese, lo possiamo cambiare solo e soltanto se cominciamo a porre un certo tipo di domande, perchè sono quelle che mancano. Di risposte siamo pieni e non ci servono.

Questo è il vuoto nel quale la cupola mediatica nazionale ci sta facendo precipitare.
Senza domande, vinceranno sempre le forze occulte e clandestine, le logge, le lobbies oscure.

Facciamoci le domande giuste, a cominciare dalla finanza e dal sistema bancario nazionale: chi c'è dentro, chi c'è dietro, chi c'è sopra, chi c'è sotto.
E così capiremo dove e come va cambiato questo paese.



venerdì 28 marzo 2014

Tra falsità e menzogne è partita la campagna elettorale delle grandi banche in Italia.


                                      "Ogni mezza verità è una menzogna intera"
                                                      antico proverbio del Talmud 



di Sergio Di Cori Modigliani

Si chiama il gioco delle tre carte.
Una carta è globale, l'altra è locale, la terza è mediatica.
Il trucco c'è ma non si vede.
Così, fino a ieri.
Il trucco c'è e invece si vede benissimo: da quando la cittadinanza planetaria si sta svegliando.
Non è una differenza da poco.

Post di geopolitica e di mestizie nostrane.

1). La carta locale. 
     Come funziona?
Siamo in campagna elettorale, quindi, fiato alle trombe e ciascuno esponga e proponga il proprio programma, progetto, proposta. Così, almeno, dovrebbe funzionare. Ma non in Italia.
Perchè da noi l'oligarchia dei partiti è in affanno nella consapevolezza di non avere un programma nè un progetto, nè tantomeno una proposta. Tanto è vero che Renzi il giorno prima di partire per la Germania, una decina di giorni fa, aveva dichiarato con enfasi: "vado dalla Merkel per sostenere e battermi per una Europa diversa" (il che faceva credere all'esistenza di un progetto e di un programma alternativo) e non appena sbarcato a Berlino, per tre volte nell'arco di 24 ore, dichiarava "rispetteremo tutti i trattati". 
Quindi, le risposte possono essere soltanto due: a) non aveva nessun programma e quindi non aveva nessuna proposta da fare; b) in Italia sostiene una ipotesi e quando va a trattare sostiene l'ipotesi opposta puntando sulla complicità suadente della cupola mediatica che non fa domande, non smaschera le contraddizioni. L'immagine che vedete in bacheca è molto chiara. Il gioco delle tre carte "locale" funziona così: ciò che conta è prendere voti, quindi bisogna far credere che....fino al giorno delle elezioni; una volta superato il responso delle urne vediamo di fare i conti. Il decreto sulle province di Del Rio non mi pare che le abolisca, semmai le occulta, le rende clandestine e aumenta le spese invece di diminuirle se i comuni saranno obbligati a indebitarsi fino al collo con 26.510 consiglieri in più e 5448 assessori in più con un aggravio di spesa complessiva superiore del 22% rispetto a oggi; ingigantirà l'apparato burocratico che getterà i comuni in uno stato di caos rendendoli ingovernabili; due eminenti membri della Corte Costituzionale hanno già fatto sapere che, al massimo entro la fine di ottobre, loro contesteranno il provvedimento che contiene almeno sei punti anti-costituzionali e quindi il Parlamento sarà costretto ad abrogarlo. 
Tutto ciò, alla classe politica dirigente italiana non interessa. Ciò che conta è dimostrare che Renzi fa, per consentire ai suoi consulenti della comunicazione di poter dire in campagna elettorale "ho abolito le province perchè io sono uno che le cose le fa". Il 10 maggio del 2009, Umberto Bossi aveva radunato i suoi e aveva detto: ve l'avevo promesso e ve l'ho dato, abbiamo portato a casa il federalismo fiscale che rivoluzionerà l'Italia, da oggi esiste la Padania, ecc.Ma la gente non ha memoria, quindi non ricorda e chi vota ancora per la Lega è malato di Alzheimer sociale. 
Si dirà che entro il 30 aprile diminuiranno le spese militari del 20% e che gli F35 non li compreremo più. Il 27 maggio, è probabile -nonchè realistico- che Cottarelli invierà una lettera allarmata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al comitato della difesa nazionale, che verrà presentata come una incresciosa e tragica novità che obbligherà il Presidente -in quanto custode della Costituzione- a far valere il principio normativo del rispetto dei trattati internazionali pena l'estromissione dal G20 dal G10 dal G8 dal G7 da tutte le G. Quindi saremo obbligati a rispettare i patti e compreremo tutte le armi che dobbiamo acquistare. Stessa cosa per i famigerati 80 euro in busta paga per maggio,  poi se a giugno non ci stanno i soldi, poco conta. Si rimanderà a settembre e poi a febbraio del 2015, l'importante è che non si vada a votare, qualche giornalista sottolineerà i ritardi e i rimandi ma saranno troppo pochi.
Finita la festa, gabbato lo santo......

2). La carta internazionale.
     Come funziona?
Pressappoco nello stesso modo. Con l'aggiunta di variopinte tonalità di folclore locale che aggiungono pepe e fanno fibrillare i popoli. Il cosiddetto conflitto russo-ucraino ben si inserisce nel gioco delle tre carte a livello internazionale. Barack Obama ha un suo problema in patria, esattamente lo stesso identico problema che ha Vladimir Putin a casa sua. Il presidente americano vuole lanciare un new deal. E' riuscito a imporre la Yellen -rooseveltiana di ferro- come presidente della Federal Reserve, proprio per dare un segnale forte ai repubblicani. Ma non ha la maggioranza al senato e il 4 novembre in Usa ci sono le elezioni politiche per il rinnovo delle camere. Ha bisogno di 49 voti. O vince le elezioni in autunno oppure si accorda con i repubblicani: sta seguendo le due strade. Ha iniziato le trattative a gennaio e Obama è un abilissimo negoziatore politico. Ne ha trovati 60 disposti a votare a dicembre la legge che gli consente di investire 3.000 miliardi di dollari in infrastrutture, a debito. Non sono voltagabbana come da noi, lì è diverso. Sono solidi repubblicani che (guarda caso) interpretano le esigenze delle lobby che loro rappresentano (ma da loro le lobby sono ufficiali e dichiarate): l'industria degli armamenti e gli alti ranghi dell'esercito. E così Obama ha bisogno di dar la guazza ai suoi generali per chiudere l'accordo economico in patria. E i suoi generali assomigliano a quelli descritti da Kubrick nel film "Il dottor Stranamore" Anche Putin ha un problema analogo in patria dovendo gestire una spaventosa crisi economica causata dalle sue politiche iper-liberiste, e i suoi generali hanno spinto con forza per aumentare del 40% l'investimento del budget militare aprendo circa 5.000 nuove fabbriche che darebbero lavoro complessivamente a circa 2 milioni di russi. Il fatto è che se non c'è una guerra, non c'è nessuno che ti minaccia, non hai paura di essere invaso e in realtà un vero nemico non esiste, come fai a giustificare la necessità di aumentare i costi della Difesa? Secondo me e prima che mi chiediate i link, preciso e specifico che si tratta di una mia personale interpretazione e analisi dell'attuale scenario internazionale, hanno raggiunto un accordo globale (mancano ancora gli arabo-sauditi ma Obama penso che stia andando lì, per l'appunto, per convincerli) in modo tale da lanciare un piano finanziario-economico di approvvigionamento militare planetario -con guadagni mostruosi per i colossi della finanza che ci scommettono sopra- spostando ingenti masse di denaro da potenziali settori di intervento (scuole, ospedali, strade, ricerca scientifica medica, ecc.) all'industria degli armamenti. Hanno messo in piedi il gioco delle tre carte globali e l'Ucraina -la nazione più debole d'Europa- è perfetta per il trucco. Con la scusa di un potenziale conflitto mondiale, Obama e Putin (in pieno accordo) danno la guazza ai propri generali, ma siccome non lo possono fare tanto in patria, scaricano i costi sulle colonie. Mentre Obama viene a visitare i suoi possedimenti più deferenti e servili (Belgio, Olanda e Italia) Putin, contemporaneamente, è andato in Bielorussia, Georgia, Kazakhistan, a fare lo stesso identico discorso che Obama ha fatto in Europa. Da una parte c'è il mostro Putin, dall'altra c'è il mostro Obama. Per me il segnale è molto chiaro. Lo era già un mese fa quando ho allucinato la seguente conversazione (frutto della mia fervida immaginazione) alla Casa Bianca. I consulenti di Obama sono preoccupati perchè devono imporre un piano di 500 miliardi di dollari di spese militari nel prossimo biennio agli europei (l'Italia in quota parte deve partecipare per circa 50 miliardi) ma ci sono gatte da pelare, soprattutto in Italia dove non c'è trippa per gatti. Ad un certo punto si alza un brillante analista e fa: "capo, ho avuto un'idea per convincere gli italiani e allo stesso tempo eccitare i nostri elettori democratici, così prendiamo due piccioni con una fava". Ha esposto il suo piano che è stato approvato. Ha funzionato. Perchè un mese fa è accaduta una cosa imprevista e anomala. Sul Wall Street Journal è apparsa la notizia che l'amministrazione Obama aveva piantato una controversia economica al più importante fondo d'investimento finanziario-speculativo del mondo (statunitense) che si chiama Black Rock. Multa: 27 miliardi di dollari. Tutti a parlarne in Usa, con soddisfazione della cittadinanza, per la serie "li hanno beccati: era ora che pagassero". Tre giorni dopo, fatto insolito, l'amministrazione accetta il patteggiamento e la notizia scompare. Nessuno ne parla più. Cinque giorni dopo, il management di Black Rock annuncia ufficialmente alla City di Londra di aver acquisito il pacchetto di maggioranza della banca Unicredit, il più importante istituto finanziario italiano. Fine della storia.

3). La carta mediatica
     Come funziona?
La cupola mediatica ha il compito di enfatizzare, sottolineare, dibattere e argomentare sulle prime due carte, quella locale e quella globale, muovendole a velocità impressionante, per occultare le notizie vere di cui nessuno parla. Pochissimi -per non dire quasi nessuno- oggi è al corrente del fatto che Unicredit è diventata una banca americo-catariota. I due più importanti azionisti sono, infatti, un fondo speculativo made in Usa e il nostro Luca di Montezemolo. Il fatto è che il nostro non partecipa in qualità di presidente della Ferrari (il che sarebbe comprensibile data la potenza dell'imaging brand del cavallino rosso) magari fosse così. Sta lì come presidente di una fondazione il cui principale azionista -possiede il 92% delle quote finanziarie- è l'emiro del Qatar in persona. Quindi di che cosa stiamo a parlare? Un fondo speculativo finanziario statunitense, ricattato dall'amministrazione del suo paese, controlla la più importante banca italiana che detiene la più alta quota di bpt nazionali, quindi dà ordini: o compriamo armi o ci affossano l'economia.
Prendere o lasciare.
A questo serve la stampa e la televisione.
A non parlare di tutto ciò. E andava fatto quando Black Rock aveva iniziato la manovra di aggiramento. In un paese che tiene alla propria sovranità e autonomia, i giornalisti economici si sarebbero scatenati a parlare della vicenda seguendola passo per passo, argomentando sulle implicazioni, sui potenziali contraccolpi, invitando, pressando Bankitalia a sorvegliare, controllare, farci sapere. Ne avrebbero parlato talmente tanto da spingerci al punto di dire "oh! Basta co'sta storia di Black Rock tutti i giorni, non se ne può più".
Però, in compenso, la cupola mediatica ha estratto dall'intervista di Grillo a Mentana i due minuti relativi all'introduzione del concetto di "debito odioso", quando il leader politico ha ventilato l'ipotesi di farlo valere anche in Italia, dispiegando sul campo comunicativo tutte le truppe scelte del giornalismo economico, degli opinionisti esperti, i quali hanno derubricato l'idea di protestare il nostro debito, sostenendo che forse poteva essere pensabile nel 2010 quando gran parte del nostro debito era nelle mani dei tedeschi, degli americani e dei francesi, ma siccome "notoriamente hanno venduto tutti i nostri bpt che adesso sono posseduti quasi al 90% dalle banche italiane" non ha alcun senso. Ciò che non dicono è che le più importanti banche italiane non sono più italiane: sono statunitensi, catariote, saudite, tedesche, francesi e di italiano c'è soltanto il nome. L'amministratore delegato di Intesa San Paolo è stato per 15 anni l'uomo di ferro del gruppo Allianz a Francoforte; i tre più importanti consiglieri di amministrazione della Banca Carige sono Jerome Bonnet, Philippe Garsualt e Philippe Wattecamps, finanzieri della Banca di Francia; la Cariparma e il Credito Agricolo sono andate in soccorso di Monte dei Paschi di Siena, ma sono del gruppo BNP Paribas e così via dicendo.
E adesso si fa credere agli italiani che le decine di miliardi di euro che si stanno rovesciando sulla borsa di Milano siano soldi di investitori internazionali che guardano con interesse il nostro paese. Lo credo che lo guardano con interesse, è roba loro!
Per il momento depositano -fino alle elezioni europee- soldi nelle finte banche italiane ricattando la classe politica che è al loro servizio. Domani, quando non ne avranno più bisogno, staccheranno la spina e andranno dove conviene di più.
A quel punto, ricominceremo il giochetto delle tre carte versione "speculazione internazionale che si sta abbattendo sul nostro paese" e quindi i media saranno chiamati a spiegare alla gente che anonimi malvagi investitori di nazioni molto distanti da noi ce l'hanno con l'Italia.

Così funziona il gioco delle tre carte.

Le elezioni europee sono una buona occasione, anzi, direi l'ultima, per andare a Strasburgo e chiarire a tutta la comunità europea "signori, il gioco non funziona più".

Dobbiamo disinnescare questo meccanismo perverso.

buon week end a tutti



martedì 25 marzo 2014

La tragedia mediatica di un paese anormale. Una lettura particolare dell'intervista di Grillo a Mentana.


                                    "Essere italiani: che tragica perdita di tempo!"
                                                            Ennio Flaiano, 1962 





di Sergio Di Cori Modigliani

Sulla campagna mediatica in Italia e sulla impossibilità di essere normali.

Ieri è stata una giornata molto faticosa, all'insegna (Flaiano docet) della perdita di tempo.
Una volta arrivati in Italia i dati sulle elezioni amministrative in Francia, sui social networks, i piddini si sono scatenati facendo girare vorticosamente e in maniera virale un articolo firmato Michele Di Salvo uscito un paio di giorni prima, nel quale si spiegava che Grillo aveva chiuso un accordo con Marine Le Pen.
E' stato uno spettacolo impietoso.
Per ore e ore, chi si occupa di politica (da cittadino pensante) è stato inevitabilmente costretto a rintuzzare quelle sciocchezze -peraltro false- spiegando, rispondendo, cercando di argomentare, ma la macchina del fango ormai era partita e intanto partiva l'attacco ai fianchi della divisione televisiva Rai, ben schierata e pimpante, che sui talk show mattinieri definivano il M5s il partito dell'anti-politica, il partito anti-europeista per antonomasia, alleato naturale del Front National francese. Una manovra ben orchestrata alla quale non era possibile replicare perchè la televisione non è un medium interattivo e lo spettatore è costretto a subire in maniera passiva le immagini che scorrono sul video, senza alcuna possibilità di replica. 

Poi, al pomeriggio, è stato costretto a intervenire Grillo, di persona, sul suo blog, pubblicando un accorto post lungo tre righe che aveva la forma e il sapore sostanziale di un comunicato ufficiale, grazie al quale è stata messa la parola fine a tutta la penosa faccenda.
E i piddini sono scomparsi, allietati dal fatto che -secondo loro- comunque erano riusciti senz'altro a convincere qualcuno che i pentastellati sono dei fascisti pericolosi.
Un aperitivo mediatico che ci illumina sull'attuale clima politico.

La stressante giornata di ieri mi ha definitivamente convinto che in Italia, il termine "contro-informazione" ormai è inapplicabile, soprattutto sul web. Essendo un paese ormai regredito, i partiti tradizionali, sapendo di non essere in grado di contrastare l'opposizione e il malcontento popolare con argomentazioni razionali e sensate (gli italiani sono regrediti ma non sono fessi) hanno ormai imposto il loro stile mediatico praticando il falso, la diffusione della menzogna a tutto spiano, la calunnia, la diffamazione, costringendo quindi ad abbassare il livello in maniera impietosa. E' un trucco ingegnoso, il cui fine consiste nell'impedire di affrontare i temi sostanziali, dal Fiscal Compact alla finanza speculativa, dai necessari investimenti al reddito di cittadinanza, dai tagli lineari alla corruzione e agli sprechi indecorosi dell'attuale classe politica dirigente. Perchè ci sono soltanto 24 ore al giorno e si è costretti a investire la propria energia nel metterci una pezza quando parte la diffusione delle falsità.
E' necessario, quindi, evitare qualunque appiglio che possa alimentare la possibilità di creare con facilità confusione, dubbi, quello stato di nebbia pastosa che è caratteristica della cultura mafiosa, non a caso detta anche "la piovra". Termine, questo, usato non in riferimento ai suoi tentacoli come i più erroneamente credono, bensì in relazione alla sua strategia mediatica. L'animale piovra, infatti, ha una particolarità tutta sua, costruita dalla sua genetica ittica: quando sente intorno a sè il pericolo incombente di qualche predatore, eietta una sostanza molto densa, di colore nerastro, oleosa, che ha la particolarità di formare intorno a sè una vasta coltre nebbiosa, una specie di cappa che fa perdere l'orientamento a tutte le specie di pesci. Approfittando della confusione generata intorno a sè, la piovra si dilegua e scompare. Quando la nebulosa dirada, non c'è più, è sparita, ormai lontana.
Bisogna essere molto accorti per prevenire il lavoro della piovra.

La giornata di ieri mi ha definitivamente confermato una mia personale idea sull'intervista di Grillo a Mentana, che qui condivido con voi.
L'ho seguita con molta attenzione, e va da sè che la mia energia era concentrata sulle domande e le risposte. Quando è finita, ho spento la televisione perchè volevo rifletterci sopra senza quindi essere sviato dai commenti dei giornalisti in studio.
Lì per lì è avvenuta una cosa singolare che mi ha colpito. 
La sensazione che quella trasmissione mi aveva lasciato era quella della tristezza.
Per molte ore mi sono interrogato su questa emozione, senza trovare una adeguata risposta.
Il pomeriggio del giorno dopo l'ho guardata ancora, la sensazione permaneva.
Infine, l'ho rivista una terza volta, e finalmente ho capito.
Al di là della sostanza inerente alle risposte, c'era un altro messaggio fondamentale che quella intervista ci ha regalato: la codificazione della totale indecente anormalità di questo paese. 
Ecco perchè.

Beppe Grillo è un uomo di spettacolo e conosce molto bene il medium televisivo avendoci lavorato per lungo tempo, è davvero la sua specifica competenza tecnica. E' quindi abituato a calcolare i ritmi, i tempi, la mimica, i colori, soprattutto la scenografia, perchè niente è mai lasciato al caso, è la differenza tra i professionisti e i dilettanti. Tanto più in una occasione come questa, dove la sua funzione era quella di leader politico con la consapevolezza di star interpretando la volontà e le aspirazioni dei milioni di italiani che gli hanno dato fiducia.
Quella intervista era claustrofobica,  e soltanto in paese anormale poteva essere stata confezionata in quel modo.
Come sarebbe andata in onda, invece, in un paese evoluto e normale, diciamo l'Olanda o la Gran Bretagna?
Era la prima intervista ufficiale di Grillo alla televisione italiana, davvero un ottimo colpo mediatico, dal punto di vista professionale, per Enrico Mentana. Essendo un giornalista di lunga esperienza, l'avrebbe costruita e proposta presentandola come tale. Sarebbe apparso in video facendosi riprendere sulla soglia della casa di Grillo, con la porta aperta, facendoci vedere, magari, i suoi operatori e i tecnici delle luci che sistemavano gli ultimi cavi allacciandoli alla consolle. Mentana entrava dentro, facendo seguire ai telespettatori passo per passo l'intrusione della televisione nel privato del leader. Grillo gli andava incontro e lo invitava ad accomodarsi, sedendosi sul divano del salotto mentre Mentana si accomodava su una poltrona di fianco a lui, e la telecamera indugiava un attimo su qualche suppellettile, un vaso da fiori, due o tre quadri appesi al muro. Oppure lo seguiva nel suo studio e Grillo si accomodava dietro la scrivania del suo ufficio e Mentana seduto su una sedia, inquadrando lo scaffale della libreria, e alcuni tomi appoggiati sul tavolo. Magari decidevano di far vedere anche una cameriera che portava un vassoio con una bottiglia di acqua minerale con due bicchieri.
Così sarebbe stata trasmessa in qualunque paese civile del mondo.
Impossibile in Italia.
Perchè Grillo, giustamente, ha deciso di muoversi con saggia prevenzione.
Lui è apparso all'improvviso, bum, in piano americano, senza che siano state mai inquadrate neppure le mani. Dietro di lui una tenda pesante di color rosso scuro, piuttosto spessa e anonima. Identico tessuto dietro Mentana che non veniva inquadrato neppure a figura intera.
Era un incontro sospeso nel tempo e nello spazio, poteva essere stato realizzato dovunque, anche dentro una cantina.
Perchè era l'unica possibilità realistica di impedire manomissioni, di evitare manipolazioni al photoshop e al videoblurring, di aggiungere magari un quadretto in cui si vedeva Marie Le Pen e la scritta in pittura fosforescente in cui c'era scritto "al mio fraterno amico Beppe per la nostra vittoria comune" o immettere delle immagini subliminali incastrate dentro un paesaggio a olio, o riprendere i libri sul tavolo e magari vedere il dorso di un manuale terroristico scritto da Osama Bin Laden o qualcosa di analogo. Un esperto grafico che ho consultato mi ha spiegato che il rosso scuro e un tessuto molto spesso impediscono ogni forma di intervento secondario. Mai inquadrate le mani; qualcuno poteva aggiungere, non lo so, un anello della Spectre, un braccialetto di una loggia massonica.
E Mentana lo ha capito e ha accettato; questi, a mio avviso, devono essere stati i termini.
Il messaggio che a me è arrivato è stato questo: "non siamo un paese normale, non possiamo permetterci il lusso di vedere un bravo professionista della comunicazione che va a fare il suo lavoro e intervista un importante leader politico nella sua casa, perchè siamo sempre a rischio e non bisogna alimentare la ferocia esistenziale, la cattiveria, il falso, divenuta ormai la caratteristica principale di questo paese; bisogna sempre stare attenti e prevenire il peggio".
Da cui la tristezza.

Ricordo il gennaio del 2013 quando Grillo si era fatto riprendere sul suo camper mentre girava per l'Italia con il suo tsunami tour elettorale. Il giorno dopo, su facebook i militanti del PD e della lista Ingroia diffusero viralmente una immagine in cui si vedeva la fotografia di Benito Mussolini incorniciata dietro il guidatore. Per giorni e giorni migliaia di persone, in rete, hanno investito una incredibile quantità di energia per spiegare che si trattava di un falso. Alcuni hanno abboccato. Pochi giorni dopo, in seguito a una intervistina (pochissimi minuti) di Grillo alla scrivania, quelle immagini erano state riempite dei dorsi di libri come Mein Kampf di Adolf Hitler e inviate su tutte le bacheche di facebook di sinceri democratici. In più d'una occasione sono state individuate immagini subliminari che contengono fotogrammi osceni in diverse e svariate fotografie diffuse a febbraio del 2013 a ridosso del giorno della votazione.
L'Italia, questo è diventata.
Tutto ciò per consigliare di non credere a nulla di ciò che vediamo su facebook o sul web.
Due minuti dopo che saranno finite le primarie on line e sarà stilata la lista definitiva dei candidati alle elezioni europee, inizierà la macchina del fango.
Come la piovra.
Faranno vedere di tutto, inventeranno di tutto, scriveranno di tutto.
Non credete a nulla.
L'intervista Grillo-Mentana è stato un chiaro e forte ammonimento.
Perchè così stanno le cose, questa è la mia opinione.
"Triste è il cielo quando la mente degli umani è obnubilata dall'odio e dalla menzogna" così ci ricordava la parte sporca della natura umana il Grande Bardo.
E io, dei sommi poeti, mi fido più di qualunque altra persona.







venerdì 21 marzo 2014

Ecco che cosa ha fatto il M5s per andare a combattere la finanza selvaggia e l'habitus mentale del gioco d'azzardo.


di Sergio Di Cori Modigliani


Post psico-esistenzialista sull'economia in Italia e in Europa.

Alla fine degli anni'90, quando i colossi finanziari, sorretti dalla destra repubblicana statunitense, riuscirono a imporre a Bill Clinton la tragica decisione di abolire lo Glass Steagall Act voluto nel 1933 da Franklin Delano Roosevelt (atto governativo che imponeva la distinzione tra banche d'affari finanziarie speculative da una parte e banche di credito a imprese e persone dall'altra) i grandi marpioni della finanza si trovarono di fronte a un problema: la più ricca nazione europea, quella che aveva il più alto numero di depositi privati su conti correnti e libretti nelle banche, quella che aveva la più alta massa di liquidità disponibile, era allo stesso tempo la nazione più dedita al risparmio privato, per niente incline al gioco d'azzardo e a spericolate avventure speculative, se non in misura davvero troppo esigua.
Era l'Italia.
Le statistiche parlavano chiaro: nel 1998, i ludòpati in Italia non raggiungevano il 2% dell'intera popolazione.
Per loro stessa ammissione, i primi consulenti dei gruppi finanziari (Goldman Sachs, J.P.Morgan, Morgan Stanley, Citybank) trovarono una enorme barriera di scetticismo e riluttanza da parte dei dirigenti bancari italiani nel lanciarsi a capofitto sui derivati.
I loro consulenti della comunicazione si misero al lavoro.

Quindici anni dopo, l'Italia è diventata la nazione europea con la più alta percentuale nell'intero emisfero occidentale di giocatori d'azzardo;  Roma è diventata la città europea con il più alto consumo pro-capite di cocaina, e l'Italia è diventata l'unica nazione europea che si trova ad avere un quadro socio-psicologico di assoluta emergenza per ciò che riguarda la diffusione del gappismo, neologismo che viene da G.A.P (Gioco d'Azzardo Patologico).

Si parla nel 2014 della seconda industria nazionale, più forte di quella del turismo, della culinaria, dell'agricoltura, del tessile, della moda, con una allarmante tendenza in atto che la situa -in teoria- verso il raggiungimento di una posizione leader nel 2016, quando potrebbe diventare il principale motore trainante dell'economia nazionale. L'associazione di categoria Assobar (importante confederazione che riguarda tutti gli esercenti di bar e affini) nelle loro pubblicazioni dichiarano apertamente che il crollo del consumo interno nazionale spicciolo (meno caffè, pasticcini, aperitivi, salatini, tramezzini, amari, ecc.) ha spostato il mercato verso le videoslot creando una situazione per cui -sono loro a dirlo- eliminarle è ormai economicamente impossibile perchè significherebbe il crollo, con relativo fallimento e chiusura degli esercizi, per il 75% dell'intero sistema commerciale del settore, che provocherebbe un aumento della disoccupazione nell'ordine di un 3% immediato.
Il costo sociale del gappismo, per l'intera comunità nazionale, è quindi mostruosamente elevato. 
Si parla di centinaia di miliardi di euro.
Nessuno vuole affrontare il problema, non ne vogliono neppure parlare.

Furono Romano Prodi e Massimo D'Alema prima (1998-2001), e Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti poi (2002-2006) a sfondare il mercato liberalizzandolo, lanciando -insieme- il più vasto programma di investimento che l'Italia abbia mai registrato.
Si trattava di realizzare una vera e propria rivoluzione nel tessuto mentale degli italiani, per spingerli a entrare in una dimensione psichica all'interno della quale l'idea stessa del gioco d'azzardo diventa norma consuetudinaria, diffusa, condivisa socialmente.
L'iniziale e massiva diffusione delle sale bingo e delle prime videoslot alla fine degli anni'90 deve aver spianato la strada -dal punto di vista culturale, mentale, e quindi psico-sociale- all'ingresso dal portone principale dei colossi della finanza speculativa che sono poi riusciti a convincere i "dirigenti bancari conservatori" a buttarsi nel loro gioco d'azzardo, per poter arrivare al punto di far conquistare alla finanza un ruolo egemone rispetto a quello dell'economia. Senza questa pestilenza sociale, la finanza speculativa, in Italia, forse avrebbe trovato enormi sbarramenti, ritardi, interrogativi. 
Si è trattato, infatti, di permeare i gangli mentali della nazione operando in maniera tale da far passare le sinapsis neuroniche dalla sezione "risparmio preventivo" alla sezione "azzardo a rischio", due zone molto distanti del cervello.
La ludopatia è la finanza speculativa sui derivati per le masse dei ceti meno abbienti.
La diffusione massiccia di cocaina è stata fondamentale perchè -come ampiamente dimostrato dai neurofisiologi- opera nella stessa identica zona neuronale.
A mio avviso, hanno usato, scientemente, il gioco d'azzardo così come i capitalisti statunitensi usarono l'alcool a metà dell'800 per devastare le menti degli indiani e portar loro via le terre.

Ci troviamo quindi davanti a un gigantesco fenomeno sociale che impone l'imperativo categorico di attivarsi per disinnescare questo meccanismo perverso che è diventato il vero cancro della società italiana perchè è andato ad allacciare l'economia, gli investimenti, i profitti, con una zona patologica che sta quindi ammalando l'intera società. 
Sono coinvolti soprattutto, i gruppi editoriali, certo non a caso. 
Basti pensare che l'unica azienda italiana presente alla Borsa Valori che tra il 2008 e il 2013 ha seguitato ad avere rialzi sul listino è stata Lottomatica. Da aggiungere il fatto -davvero stupefacente- che il 56% delle azioni di questa azienda sono della De Agostini editore, il più antico gruppo editoriale italiano, fondato alla fine dell'800, che poi è presente come gruppo all'interno di mediobanca, mediaset, rizzoli, de benedetti, ecc.

E' quindi impossibile, in Italia, lanciare campagne stampa contro la diffusione del gioco d'azzardo. 

La cupola mediatica (altrimenti non la chiamerei così) fa buona guardia per impedire che si verifichi un'educazione collettiva: la loro stessa esistenza dipende dai produttori e distributori di slot, casinò on line, sale gioco, sale bingo, scommesse sportive, ecc.

L'unica modalità per avviare una battaglia vincente consiste nell'azione politica.
Neanche a dirlo, nè Mario Monti, nè Enrico Letta, nè Matteo Renzi, hanno speso neppure una parola su questo problema, facendo quindi capire che non hanno nessuna intenzione neppure di approcciarlo.
Far varare una Legge che imponga la distinzione tra banche finanziarie speculative e banche commerciali, diventa l'unica strada praticabile per poter andare anche all'attacco della diffusione del gioco d'azzardo e interrompere questa manipolazione mentale patologica.
Ed è una battaglia fondamentale per tutta l'Europa: è l'anticamera per abbattere il Fiscal Compact.
Il senatore Giuseppe Vacciano, del movimento a cinque stelle, si è fatto carico di questo problema, e in data 5 luglio 2013 (quasi un anno fa) aveva presentato la proposta di un disegno di legge al Senato della Repubblica, pregando il Presidente di avviare un dibattito in aula tra tutte le forze politiche presenti per saggiare l'opinione di tutti i gruppi politici eletti. 
Guarda caso, esattamente lo stesso giorno in cui il senatore Vacciano depositava la propria proposta nelle mani del Presidente della Commissione Finanze, esplodeva in Italia il "caso dei rimborsi elettorali delle diarie" e l'attenzione mediatica generale venne dirottata su quell'aspetto fuorviante e la proposta lì è rimasta.
Nessuno l'ha toccata.
Nessuno l'ha nè promossa nè bocciata.
Nessuno ne ha parlato.
Nessuno ne ha discusso.
Sta lì.
Lì stava, lì è rimasta.
Approfittando del fatto che in questo week end non ci sono notizie importanti su cui dibattere, invito i lettori pensanti di questo blog a dedicare uno spazio di tempo per leggere quella proposta di Vacciano, dibattere sull'argomento, confrontarsi in maniera civile, riprenderla, diffonderla, e fare in modo di chiamare tutte le forze politiche ad avere il coraggio e la decenza di dichiarare formalmente e pubblicamente la propria opinione al riguardo.
Perchè quella proposta di Legge è fondamentale come piattaforma di lotta per le europee.
Perchè si parte da lì per combattere il gappismo.
Perchè la possibilità di fare qualcosa c'è, se uno lo vuole.


Qui di seguito vi propongo il link (datato luglio 2013) del blog di Claudio Messora, byoblu, che si occupa dell'ufficio stampa M5s, relativo alla "lettera aperta alla cittadinanza" scritta dal senatore Vacciano, pubblicata nel Luglio del 2013. Annesso troverete anche il link per andarvi a leggere per intero la proposta legge per dividere le banche d'affari finanziarie da quelle commerciali.
E' l'unica strada per riattivare il credito alle imprese.
Fare un salto culturale e mentale per disintossicarci dalle patologie indotte.
Senza la Cultura non c'è mercato.
E senza mercato non c'è Impresa.
E senza Impresa non c'è ripresa.

Buon week end a tutti

http://www.byoblu.com/post/2013/07/02/finalmente-m5s-via-al-nuovo-glass-steagall-act-per-la-separazione-delle-banche-daffari-da-quelle-commerciali.aspx
” Ciao sono Giuseppe Vacciano, uno degli eletti del Movimento 5 Stelle. Oggi vi parlo di una cosa che sicuramente conoscete molto bene. Già nel 2008, la profonda crisi finanziaria che ha colpito i mercati europei (ma anche quelli di tutto il mondo), partendo ad esempio dalla questione Lehman Brothers, dai mutui subprime, dal fenomeno delle cartolarizzazioni selvagge e quindi dalla crisi che ha portato a una carenza complessiva di liquidità sul mercato mondiale del credito, è stata causata da tanti fattori e ha portato molte conseguenze. Ha portato ad esempio a quello che di fatto è il commissariamento delle democrazie europee da parte della finanza. Ha portato a un’esposizione delle BCE nei confronti delle banche di vari paesi, per poterle salvare. Tuttavia, le hanno salvate non perché fornissero un sussidio fondamentale all’economia reale, ma soltanto perché si sono impegnate sul campo finanziario, investendo i soldi dei risparmiatori e portando a ciò che conosciamo bene. Il nostro caso nazionale ce l’abbiamo, si chiama Monte dei Paschi.
Negli ultimi tempi si è avuta però una presa di coscienza, sia a livello sovranazionale (quindi a livello di BCE), sia a livello mondiale. Faccio un esempio, quello degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti e la BCE si sono resi ben conto che questa crisi trova la sua causa specifica, o almeno è tra le più determinanti, nella mancanza di separazione tra le banche commerciali e le banche speculative. La Banca Universale, che noi nel 1993 abbiamo costituito con una persona che conosciamo bene – si chiama Mario Draghi e adesso ce lo ritroviamo alla presidenza della Banca Centrale Europea – è un modello che non prevede una separazione tra il credito commerciale, ovvero il credito alle famiglie, alle imprese, e il credito speculativo, cioè quello rivolto soltanto alla compravendita, alla negoziazione di prodotti finanziari che nulla hanno a che fare con l’economia reale, ma che laddove incontrano degli scogli, dei problemi, la coinvolgono e la distruggono, assorbendo anche il credito che sarebbe normalmente destinato alle famiglie, normalmente destinato alle imprese.
Per tutti questi motivi, in questo preciso momento sto andando a consegnare la proposta di legge del Movimento 5 Stelle, di cui sono primo firmatario, riguardante la separazione tra banche commerciali e banche di affari, un argomento del quale la politica discute da tanto tempo – e continua a discutere – ma su cui nessuno sembra realmente intenzionato a fare qualcosa. Io sto andando a presentare il Disegno di Legge, dopodiché spetterà al Presidente del Senato Grasso assegnarlo alla sesta commissione Senato, che è la commissione Finanze di cui faccio parte. Immediatamente dopo, toccherà poi al Presidente della nostra commissione, Marino, calendarizzarlo per la discussione, sperando di trovare il più ampio consenso possibile dato che questo non è un problema del Movimento 5 Stelle, non è un problema di un qualunque partito politico, ma è un problema della nazione intera.



giovedì 20 marzo 2014

Ma la felicità è davvero una pistola calda? Oppure.....




di Sergio Di Cori Modigliani

Tu, sei felice? 
Oggi dovresti esserlo.
Lo ha stabilito l'Onu nel novembre del 2012.

In una soleggiata mattina del marzo 1968, John Lennon arriva negli studi di registrazione di Abbey Road, a Londra, dove lo attendevano gli altri componenti del gruppo musicale The Beatles, per incidere un pezzo. E' in preda ad una grande eccitazione. Sotto al braccio ha una rivista che ha appena acquistato da un rigattiere per strada, per pochi pennies. "Guardate qua che roba!" dice a Paul Mc Cartney "gli americani ormai sono andati completamente fuori di testa" e mostra una copia del mensile prodotto e distribuito in Usa (2 milioni di copie al mese) da quella che allora era la più potente lobby statunitense, The American Rifle Association, che si occupa di diffondere (per farle vendere) l'uso casalingo e personale di armi. 
46 anni dopo seguita a essere, ancora oggi, la più importante lobby Usa. 
All'interno della rivista c'era un articolo con un titolo che aveva colpito l'immaginario di John Lennon "Happyness is a warm gun" (trad.: la felicità è una pistola calda) in cui si raccontava la felicità di un bambino di tredici anni al quale il padre aveva regalato il suo primo fucile d'assalto (in bacheca c'è l'immagine del celebre articolo). "E' una follia: vogliono spingere il mondo verso il paradosso" commentò John Lennon, che qualche mese dopo raccontava l'intera storia a Pauline Kael che la pubblicò su un numero speciale di "The Village Voice" a Manhattan. 
Nacque così una delle più famose canzoni dei Beatles, fortemente voluta da Lennon e Mc Cartney per denunciare e demistificare la folle stupidità dell'uso delle armi e la pazzia della società americana in cui volevano che la gente identificasse la felicità con una pistola che era stata appena usata per uccidere qualcuno.

Dodici anni dopo, quando lo psichiatra scelto dal tribunale penale di Manhattan interrogò l'omicida di John Lennon, rimase colpito nell'ascoltare le parole di Mark Chapman, una guardia giurata di Honolulu, l'assassino del famoso cantante, che gli raccontò come avesse cominciato a coltivare il culto delle armi dopo aver ascoltato la canzone di John Lennon. "Sparare alla gente non mi procurò nessuna felicità, ed è per questo che ho capito quanto falso e pericoloso fosse John Lennon per la società: dovevo eliminarlo per il bene di tutti. Lui è diventato un miliardario famoso dicendo bugie; erano almeno dieci anni che lo volevo fare, non pensavo ad altro".
Paradossale deriva di una mente obnubilata dall'ossessione criminale, il ricordo di questo aneddoto pop, oggi, è balzato alla mia memoria e ho pensato che fosse l'occasione migliore per ricordarlo ai lettori.
Il 20 Marzo, infatti, si celebra ufficialmente la "giornata mondiale della felicità".

Personalmente ritengo che si tratti di una idiozia, sintomo della confusione planetaria che viviamo nel mondo della globalizzazione istituzionale. Con tutto il lavoro che dovrebbero fare nel tentativo di occuparsi delle immani sofferenze di almeno i 2/3 del pianeta, nell'autunno del 2012 l'Onu ha investito, oltre che una notevole quantità di soldi pubblici, ben tre mesi di ricerche per codificare -in seduta plenaria- il lancio di questo evento. Secondo le parole ufficiali dell'assemblea "Il perseguimento della felicità è al centro degli sforzi umani. Le persone in tutto il mondo aspirano a condurre vite felici e appaganti, libere dalla paura e dal bisogno e in armonia con la natura; questa è la motivazione che ha spinto tutte le nazioni del pianeta a lanciare la giornata mondiale della felicità". 
Non è stata spiegata la motivazione che ha portato alla scelta di questo giorno specifico.
In Usa questa celebrazione è stata contestata ed è presto abortita.
In realtà, non è mai decollata.
Lo psichiatra David Sack, riconosciuto esperto dell'American Psichiatry Association, ha pubblicato di recente sulla rivista "Psychology today" un divertente articolo nel quale spiega la stupidità di questa celebrazione, dato che "sono poche le persone al mondo che vogliono essere felici; la maggior parte delle persone sono drogate di infelicità e stabiliscono una forma di dipendenza dall'infelicità. Sono persone che trovano sempre qualcosa per cui essere insoddisfatte o infelici e fanno a gara per mostrare ai propri mariti, mogli, colleghi, amici, che la propria vita è di sicuro più complessa, più complicata e infelice della loro. La maggioranza della popolazione mondiale è dipendente dalla'infelicità perchè abbiamo costruito un mondo sociale che produce questo meccanismo".
E' un mondo alla cui base c'è la produzione scientifica di infelicità
Tutto il sistema di consumismo pilotato è basato sull'assunto di far sentire le persone infelici e quindi proporre degli acquisti di un bene specifico (dalla caramella che costa 50 centesimi di euro all'automobile di lusso che ne ne costa 80.000) per poter aspirare alla felicità.
L'intera macchina lobbystica dell'industria chimico-farmaceutica che produce psico-farmaci è basata sulla diffusione di elementi patogeni per poi poter vendere Prozac e pillole varie destinate a lenire il dolore esistenziale.
Celebrare la giornata mondiale della felicità è l'ennesima modalità di vivere dentro a un paradosso producendo ossimori. La felicità non può essere un dovere, tantomeno se addirittura imposta dalle istituzioni internazionali.
A mio avviso, questa festività -dal punto di vista della comunicazione- è il pilota del sistema di comunicazione globale che ci vuole imporre all'umanità, per snaturarne i confini, burocratizzando la sentimentalità. Con l'aggravante del fatto che se esiste "un giorno specifico dedicato alla felicità" vuol dire che per i restanti 364 ci si può dedicare in allegria a produrre infelicità a se stessi e al resto del mondo.

Ben altra cosa la fulminante, geniale intuizione del più grande romanziere mai esistito, il russo Fedor Dostoevskij, che in uno dei suoi più profondi e complessi libri "I demoni" presenta un personaggio inquietante che si dibatte nella società di allora (la Russia della fine dell'800) cercando di districarsi tra terroristi, carrieristi, cospiratori, opportunisti, per trovare una chiave di verità dell'esistenza. A un certo punto, nel rispondere al capo terrorista che gli spiega perchè sia necessario diffondere paura e terrore come arma di risveglio collettivo, lui dice: "Non è così. La gente non è infelice. Le persone sono tutte felici. Tutte, ma proprio tutte. Il mondo è pieno e pullulante di persone felici: solo che non sanno di esserlo".
E' un classico Grande Enigma dostoevskjiano, squisita perla di saggezza spirituale.
E' l'infelicità che andrebbe celebrata, caso mai, per fermarsi un attimo tutti e dedicare una giornata a coloro che hanno seri motivi per esserlo.
E poi, ritornare a coltivare la propria felicità con la consapevolezza di praticarla, curando il dettaglio esistenziale, il gesto amicale, la carezza che conta, la parola giusta alla persona giusta.
Così è la vita nel post-Maya.
Ma all'Onu, questo, non lo hanno capito.

Quindi, siate felici, oggi.
Lo ha stabilito una normativa internazionale nel novembre del 2012.
Almeno oggi.
Poi, da domani, potremo tornare a essere feroci e infelici come di consueto.
Ingozzando pillole per celebrare il paradosso macabro che si sta costruendo per tutti noi.



mercoledì 19 marzo 2014

Il quinto elemento mancante: il regalo di Matteo Renzi alla Repubblica Italiana.


di Sergio Di Cori Modigliani


Fino a qualche mese fa condividevamo con la Corea del Nord quattro aspetti istituzionali: 

a) i più bassi livelli planetari nell'esercizio della libertà di stampa; 
b) l'impossibilità di avere accesso al libero mercato dei mestieri e delle professioni senza essere iscritti a uno dei partiti storici al potere o sostenuti da adeguata malleveria partitica e consorterie; 
c) la elezione ai più alti vertici dello Stato, negli ultimi tempi, attraverso un sistema di cooptazione familistico, autarchico, quasi clandestino, direi oscuro;
d) l'applicazione mediatica del concetto base descritto in "1984" da George Orwell, con la pretesa mitomane di considerare se stessi -la Corea- una "repubblica popolare" e l'Italia una "repubblica democratica", quando nelle due nazioni le più importanti cariche politiche, militari, economiche,  presidenze di banca, presidenze istituzionali, di enti gestori di beni comuni, gestioni di attività dell'esercizio pubblico, sono nominate, vengono stabilite e decise dalla ristrettissima pattuglia che compone le segreterie dei partiti che strozzano e bloccano l'evoluzione del paese.

Da oggi, ne abbiamo una nuova.

E' il famoso quinto elemento mancante, caro ai lettori di fantascienza, agli spiritualisti, agli studiosi di esoterismo, reso popolare una quindicina di anni fa in un fantastico film hollywoodiano interpretato da Bruce Willis, Gary Oldman e l'esordiente Milla Jovovic, per la regia di Luc Besson.

Si tratta della beatificazione del caro leader, (vedi immagine in bacheca) primo passo e fondamentale scalino nella costruzione di quel culto della personalità che ci promuove gloriosamente verso un gemellaggio di là da venire con la Repubblica Popolare della Corea del Nord.

Dopo il ritorno dalla visita in Germania, evento che secondo me ha segnato la resa incondizionata da parte sia del governo che dell'imprenditoria (Squinzi era lì a sostenere il caro leader), il nostro definitivo arretramento nella serie B delle nazioni europee è stato presentato sia dalla cupola mediatica che dalle istituzioni come il trionfo della ritrovata sovranità nazionale.

Questa mattina, rispondendo alla Camera dei Deputati in relazione al viaggio, il caro leader ha usato un'arma retorica antica, caratteristica di una modalità demagogica di discendenza latina, conosciuta dagli italiani, frutto di un'abile strategia comunicativa decisa forse dai suoi consulenti mediatici che sanno di dover disperatamente pescare voti dovunque, in vista delle elezioni europee, visto che sembra che alcuni sondaggi diano sia Forza Italia che il PD in caduta libera.

L'impalcatura del discorso è quello classico ciceroniano: l'elenco di una serie di argomentazioni prive di sostanza reale, intervallate di continuo da una frase che viene ripetuta continuamente decine e decine di volte (in questo caso: "Come possiamo pensare di poter essere credibili in Europa se.....") per far presa sull'ascoltatore che finisce, inevitabilmente, per incorporare l'idea che il caro leader abbia come fine quello di renderci credibili, dato che la frase viene continuamente riproposta con una sua cadenza ritmica caratteristica dell'attività psicotronica dei teorici della programmazione neuro-linguistica.

In realtà questa frase la considero il sintomo di un'angoscia personale, che tradotta potrebbe essere sintetizzata nella frase "come faccio io a essere credibile?"; rivelatrice anche, a mio avviso, del problema che Renzi e Squinzi si devono probabilmente essere posti in aereo al ritorno: "come possiamo essere credibili per gli italiani dato che ritorniamo a casa senza avere ottenuto nulla e senza neppure aver dimostrato la volontà di ottenere qualcosa dato che non abbiamo posto sul tavolo nessuna delle più importanti questioni europee?".

L'argomentazione retorica, com'è noto, è una modalità discorsiva superata da lungo tempo nella società attuale della complessità, perchè oltre a poter essere scardinata facilmente, può essere trasformata in un boomerang dagli avversari.

Da cui,

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se......caratterialmente ha già dimostrato di essere una persona priva di lealtà e di coerenza con le proprie parole?"

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se.....l'agenda politica in campo economico, in Italia, è condizionata dalla criminalità organizzata nei confronti della quale -da quando è stato eletto segretario del partito prima e primo ministro poi- non ha speso neppure una parola per dare un segnale forte e combattivo?"

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se...ha considerato e considera come suo interlocutore politico privilegiato una personalità che la Legge ha condannato in via definitiva stabilendo ora anche che non può essere nè eletto nè elettore?"

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se....questa mattina, la Guardia di Finanza e la Polizia, nella Regione Sicilia, hanno formalizzato la richiesta di arresto nei confronti del deputato del suo partito Genovese per "concussione, truffa, abuso d'ufficio e associazione a delinquere"?

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se...l'Italia ha il record continentale presso la commissione di Bruxelles del maggior numero di infrazioni, del maggior numero di violazioni delle regolamentazioni vigenti, e che la Corte d'Europa ha identificato come il paese più incline a violare leggi, dispositivi, regole, mostrando e dimostrando di essere negligente e incline alla corruttella delinquente?"

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se....dei temi fondamentali per il futuro europeo, ovvero fiscal compact, trattato di Lisbona, trattato di Maastricht, accordi preventivi per lo scambio di merci tra Usa e Ue, pagamento dei debiti alle piccole e medie imprese, disoccupazione giovanile, investimenti per la ripresa, piano di marketing territoriale regionalizzato, allentamento della pressione fiscale -tanto per parlare di quelli basici più generici- mi risulta che non abbia posto sul tavolo dell'incontro neppure uno di questi temi?"

E, infine, per chiuderla qui:

"Come può pensare Matteo Renzi di poter essere credibile in Europa se....guida un governo senza che nessuno lo abbia mai votato; guida un'alleanza di governo che nessuno di coloro che hanno votato per PD e per PDL voleva-pensava-sperava-desiderava; non rappresenta nessun ceto sociale come delegato; non è in grado di fornire ai partners europei nessuna garanzia di tenuta perchè la sua sopravvivenza non è legata alla volontà popolare -a differenza della Merkel-  bensì alla sua abilità nell'evitare congiure di palazzo; non ha mai detto una parola in tema di diritti civili e quindi nessuno in Europa sa come la pensa al riguardo; non ha una politica ambientale in linea con i parametri europei; non ha una politica programmatica economica in linea con i parametri europei; non ha una politica di rispetto della Giustizia in linea con i parametri europei.....per dirla in sintesi: non ha nessuna linea".

Come può pensare.....Matteo Renzi?





martedì 18 marzo 2014

Cappotto all'Italia. La Germania vince 4-0


                                "Nessun paese trae più vantaggi dalla Ue della Germania".
Martin Shultz, candidato Presidente Presidente Commissione Europea del PD in Italia




di Sergio Di Cori Modigliani

L'immagine di questa ragazza in bacheca corrisponde a quella che il nostro prode Renzi vuole spacciare al paese come risultato della sua visita in quel di Germania.
Così la vivranno gli italiani, convinti che siamo spalleggiati dai tedeschi, il che è vero.
Stanno sulle nostre spalle, noi sorreggiamo gran parte della loro economia.
Ma questo, di certo, non lo spiegheranno.
Sulla prima pagina del mio quotidiano surreale, dato che quest'anno c'è il mondiale di calcio, il titolo sarebbe: "Germania batte Italia 4-0".
Neppure Mario Monti (certamente non Che Guevara) si sarebbe messo in ginocchio con questa modalità servile davanti alle imperiose richieste dei tedeschi, di cui non c'è traccia alcuna sulla stampa quotidiana.
Possibilità di poter avviare una politica di investimenti in Italia? : Nein.
Possibilità di avviare un progetto di politica industriale per promuovere un programma massiccio di rilancio dell'economia, e rendere le nostre merci più competitive? : Nein.
Possibilità di avviare il blocco dei licenziamenti dando fiato, invece, a una politica di istituzione del reddito di cittadinanza o, quantomeno, una salvaguardia creativa nel campo degli ammortizzatori sociali per affrontare il disagio attuale delle frange più deboli?: Nein.
Possibilità di salvaguardare la competitività dei nostri prodotti agricoli?: Nein.

Quattro gol uno in fila all'altro.

Così seguiteremo ad acquistare dal salsamentaro dell'angolo tre etti di prosciutto di Parma doc, senza sapere che i maiali sono tedeschi perchè i loro cosciotti costano il 42% di meno. Cifre alla mano (è il consorzio dop dei produttori parmigiani a dirlo) significa che diverse aziende del settore finiranno in crisi dovendo scegliere tra due opzioni: fallire perchè il prosciutto stagionato (quello vero italiano) lo dovranno vendere a un costo inferiore rispetto a quello di produzione e stagionatura oppure accettare l'idea di diventare una industria di trasformazione e basta: facciamo il prosciutto con i maiali tedeschi così si rimpingua l'industria zootecnica tedesca e si affossa quella degli allevatori italiani.

Negata qualunque possibilità di poter usufruire di investimenti statali per avviare un programma immediato di valorizzazione dell'istruzione, formazione, ricerca scientifica e alta tecnologia. Anzi. In quei settori, Renzi ha garantito che insisterà nell'accelerare -nel nome della spending review- successivi tagli al settore già traballante, con conseguente avvilimento della presenza creativa delle nostre menti migliori sul mercato, così i tedeschi potranno andare ad occupare un settore del mercato (quello intellettuale-scientifico) sbaragliando la concorrenza degli italiani: un gol a porta vuota che segnerebbe anche un bambino.

Negata l'applicazione della normativa europea del 20/20/20 in materia energetica, come predisposto dalle apposite commissioni europee in data 21 novembre 2008 quando si stabilì che entro il 2020 fosse "obbligatorio" ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e allo stesso tempo aumentare del 20% il consumo di fonti rinnovabili. In Germania lo fanno, in Italia no. Tale pacchetto comprendeva provvedimenti sul sistema di quote di emissione e sui limiti rigidi alle emissioni delle automobili. (leggere per documentarsi nell'archivio europeo dell'apposita commissione: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+IM-PRESS+20081216IPR44857+0+DOC+XML+V0//IT). 
Quindi trionfano le multinazionali dell'energia fossile e il governo attuale ci fa comprendere quale sia la propria posizione in materia energetico-ambientale: petrolio, carbone, trivellazioni. Quando, tra cinque anni al massimo, piomberanno i commissari europei con la ghigliottina, saremo costretti a usufruire della tecnologia e delle fonti teutoniche, olandesi, francesi.

Negata la possibilità di andare a tagliare i costi della politica, aggredire i grossi patrimoni, tassare le rendite finanziarie passive, per usare quelle risorse nell'avviare un programma di rilancio dell'occupazione. Non solo. E' stata confermata la linea dell'ultra rigore -vi ricordate i tempi di Monti-Passera?- con l'aggiunta della promessa renziana che entro la fine dell'anno inizierà il processo di licenziamento di 85.000 "esuberi statali", come hanno fatto in Grecia. Va da sè che non se ne parlerà prima della fine delle elezioni europee. Avvieranno il processo il 26 maggio 2014 a urne chiuse (e chi li voterà sarà responsabile dell'ennesimo massacro sociale, senza nessuna scusante).

Una resa senza condizioni.

Come mai?
Perchè Renzi ci è arrivato nella maniera peggiore in assoluto. 
Che cosa pensavate che fossero i poteri forti, un'idea complottista degli internauti web?
Si è presentato alla riunione con l'ordine perentorio (di chi lo sostiene) di ottenere ciò che ha ottenuto e la Germania è stata buona a darcelo: 
a) nessuna immediata applicazione del pagamento per le infrazioni ambientali, vedi Ilva, Alcoa, ecc. 
b) nessuna immediata applicazione del pagamento per le infrazioni relative al pagamento da parte del Vaticano per ciò che concerne la tassazione dovuta del proprio patrimonio immobiliare e alberghiero (devono circa 12 miliardi di euro alla Repubblica Italiana e non lo pagheranno).
c) nessuna inchiesta per infrazione relativa ai 7,5 miliardi di euro pappati da quattro banche italiane con il decreto Bankitalia che servono per andare a coprire lo spaventoso buco finanziario nei bilanci degli istituti di credito nazionali legati al mondo della politica. 
Loro volano in borsa e il governo prepara i licenziamenti.
d) nessuna politica espansiva di investimenti nazionali in modo tale da contrarre il consumo interno e quindi mettere le aziende più appetibili italiane (settore turistico alberghiero, culturale artistico, informatico, terziario avanzato) nelle condizioni di scegliere: morire o vendere.
e) svendita del patrimonio nazionale nelle società partecipate ad aziende private selezionate, con l'ottima scusa che l'aumento della loro presenza nel territorio finanziario italiano produrrà un gigantesco aumento in borsa dei titoli producendo ricchezza: il che è vero. Il 3% della popolazione otterrà profitti inimmaginabili fino a dieci mesi fa, il cui contraccolpo provocherà un aumento gigantesco delle sperequazioni sociali restringendo ancora di più ogni possibilità di redistribuzione del reddito.

Se vi fermate a ringalluzzirvi, osservando le tette dipinte della ragazza la cui fotografia è riprodotta in bacheca, tutto ciò non lo verrete mai a sapere nè potrete capirlo.

Questo è il risultato della partita che si è svolta a Berlino. 
Dobbiamo andare in Europa per fermare questo processo, questo accordo, questa alleanza. 

Lo credo bene che i tedeschi ci applaudono e festeggiano l'idea di una Italia ritrovata: hanno trovato una squadra che va in campo con la precisa consegna di fare autogol.

Questa la notizia del giorno.

Ridatemi Gigi Riva e Gianni Rivera.