Immaginiamo la seguente scena:
Luogo: una città imprecisata dell’Italia (sempre nel caso esista ancora).
Data: 2083.
Situazione: Maria Rossi alle prese con la sua tesi di laurea in “Storia delle idee dell’Italia repubblicana dal 2002 al 2012”.
Possiamo
ben supporre che la giovane, intelligente e curiosa Maria abbia a
disposizione (per noi oggi impossibile da immaginare) una serie di
diavolerie tecnologiche tali da accelerare e facilitare il lavoro degli
storici. Spulcia documenti, legge libri, segue i dibattiti ma alla fine
la conclusione è sempre la stessa: “Tra il 2002 e il 2012 in Italia non è
successo nulla”
Non
c’è infatti un libro, un film, un documento italiano “scritto con il
sangue” dal quale si riesca a comprendere il pulsare della nazione, ciò
che accadeva, come lo vivevano, quali erano le reali contraddizioni,
aspirazioni, sogni, utopie, ambizioni degli italiani di quel periodo.
Disperata, Maria va dal suo relatore universitario e accetta il suo
invito ad allargare lo spettro. Nuovo titolo: “Storia delle idee dal
2002 al 2012 nell’europa meridionale” che comprende quindi oltre
all’Italia anche la Spagna, la Francia, il Portogallo, la Baviera, la
Grecia, l’Albania, ecc.
Dopo
qualche mese, disfatta dalla frustrazione, ritorna dal suo professore e
spiega che dalle due paginette stiracchiate relative all’Italia è
riuscita a stento ad arrivare a sette pagine, ma niente di più.
Nel
frattempo, Maria è rosa dall’invidia nei confronti di Anna, una sua
collega che sta facendo la tesi su “Storia delle idee in Europa tra il
1926 e il 1936” (ha già collezionato sedici pennette suddivise per
nazioni, regioni, province, comuni, città, quartieri) e anche Carla con
“Storia delle idee dell’Italia repubblicana tra il 1958 e il 1968” ha
già riempito almeno dodici pennette da 1 milione di gigabyte ciascuna.
Frustrata
e delusa, Maria si rivolge a un collega che lavora –sempre nella sua
stessa università- presso il dipartimento scientifico di biologia
mentale nella sezione “giochi sperimentali della mente” una nuova e
divertente branca del sapere che si occupa di fare viaggi nel passato,
talmente vividi e realistici, da fornire a chi lo vive la sensazione di
esserci stato per davvero. Come diversi film e tonnellate di libri di
fantascienza ci hanno raccontato.
Accetta l’invito di Ugo per fare da cavia a un nuovo marchingegno high tech.
Si
infila nella macchina, vola nel tempo, si fa un viaggetto per tutta
europa dal 2002 al 2012 (il tempo reale per lei dura più o meno due ore)
e quando si sveglia la sua mente ha registrato tutto ciò che andava
registrato.
Risultato: le due paginette diventano tre.
Rifà
il gioco, ma questa volta va a Parigi, Roma, New York, Vienna, Mosca,
in un giorno scelto a caso, nel quale –in teoria- non è accaduto nulla
di rilevante, diciamo il 19 gennaio del 1927.
Ritorna indietro e ha materiale sufficiente per riempire almeno quindici pennette.
Cambia tesi di laurea.
Firma
il protocollo burocratico con grave delusione del suo relatore che, per
la decima volta, deve accettare il triste verdetto: il suo dipartimento
non riesce a cavar fuori un ragno dal buco. Perderà la sovvenzione e il
relativo budget; sarà costretto a scrivere, nella sua relazione che in Europa dal 2002 al 2012 non è accaduto nulla.
Fine della storia che funge da premessa e introduzione.
E’
estremamente difficile per tutti noi, nessuno escluso, accettare l’idea
che viviamo dentro a un nulla di fatto. Poiché ne facciamo parte, è
quasi impossibile rendersi conto che galleggiamo sospesi in un vuoto
d’aria perenne, un po’ come i pesci rossi dentro una bolla di vetro che
si guardano l’un l’altro e da autentici mitomani cercano di convincersi a
vicenda che si trovano, se non proprio sguazzando in un fiume,
quantomeno dentro un acquario.
Gli
anni’30, cioè 80 anni fa, in tutto il pianeta, rappresentarono “il
decennio” per eccellenza. Fortissime personalità politiche che si
scontravano tra di loro, Roosevelt, Hitler, Mussolini, Stalin, Hiro
Hito, Trotszkij (tanto per citare soltanto i più famosi) nel pieno di
una depressione economica che aveva provocato un colossale disastro
planetario, enormi sconvolgimenti sociali, discussioni, lotte,
conflitti. Pittori,scrittori, storici, accademici, registi
cinematografici, romanzieri soprattutto (fare l’elenco è davvero
impossibile, riempirebbe centinaia e centinaia di pagine) da Los Angeles
a Berlino, da Stoccolma a Marsala –e parlo qui soltanto del’occidente-
hanno lasciato (magari inconsapevolmente) una radiografia accurata, una
ineccepibile documentazione esistenziale, una gigantesca fotografia
degli umori, sapori, odori, vizi e virtù delle generazioni che in quella
spaventosa crisi avrebbe poi partorito la genesi del totalitarismo e
una guerra mondiale che ha sterminato, complessivamente, almeno 100
milioni di persone innocenti, di cui soltanto 55 nell’europa
occidentale.
Nei libri dei romanzieri di allora (e in tutta la produzione visiva) si palpava il colore del sangue
che scorreva nelle vene dei testimoni di quel tempo; leggendo quei
libri, osservando quei quadri, guardando quei film, vedendo quelle
fotografie, oggi, 27 ottobre 2011, comodamente seduti nel salotto di
casa propria, è possibile comprendere pienamente che cosa stesse allora
accadendo, chi fossero i protagonisti, i portavoce, i dominanti, i
sottomessi, ma soprattutto che cosa pensavano le donne e gli uomini di
quell’epoca, sia i ricchi privilegiati che i poveri espoliati, dai
padroni di sempre ai dannati della terra.
Erano voci. Erano facce. Erano le loro idee.
E
non si tratta soltanto del privilegio storico di chi, venendo dopo, ha
l’opportunità di leggere il passato proprio perché tale. Accadeva anche
–e soprattutto- a loro. Quasi in contemporanea sapevano sempre ciò che
accadeva e stava accadendo ai loro simili e dissimili anche a migliaia
di chilometri di distanza, nonostante si trovassero (e non lo sapevano)
appena appena all’alba delle comunicazioni di massa: Il telefono e il
telegrafo, e soltanto per pochi fortunati; niente di più.
Oggi,
invece, leggendo, guardando, osservando, ascoltando, la produzione
letteraria, visiva, acustica dell’Italia (e di gran parte dell’europa)
non si sente mai il sangue, non si vedono le vene, non si scorgono le
arterie. Non si può, dunque, identificare il disegno.
Tantomeno, quindi, comprendere l’epoca.
Non è dato capire.
Si
può soltanto azzardare, interpretare, affidarsi alla dietrologia, al
soggettivismo narcisista: il trionfo di chi opera dietro le quinte e non
vuole che si sappia ciò che sta accadendo, ciò che davvero è.
Non
esiste un solo romanzo italiano negli ultimi dieci anni in cui i
protagonisti, tra di loro, parlano di crisi economica, crisi sociale,
crisi psicologica. Non esiste un solo personaggio, sia letterario che
cinematografico, (magari anche tangenzialmente) il quale incappa in una
qualsivoglia disavventura legale perché inserito in un quadro di
corruttela. Se lo fanno è soltanto per riderci su; hanno il terrore
della tragedia, che è l’unica, per definizione, a operare
l’insostituibile funzione catartica necessaria a comprendere il reale
per poter crescere.
Discorrono tutti del sesso degli angeli.
Manca il sangue.
E’ il vuoto che siamo chiamati a dover riempire.
Ma non per tirare la volata a questo o quel partito, e certamente non nel nome di un qualche principio ideologico. Proprio no.
Perché è l’unica –e ultima- possibilità di poter riagguantare il Senso.
E quindi, automaticamente, poter aspirare a comprenderne anche il Significato.
La loro somma, infatti, produce il Sapere.
Rispondo
qui ai tanti e diversi lettori che ogni tanto mi chiedono di suggerire
scrittori che parlano della crisi attuale, fornendo e offrendo spunti
esistenziali “di carne e di sangue”. Perché quella è l’unica strada per
tastare il polso della situazione e capire.
Suggerisco
a tutti, quindi, una scrittrice di grande attualità, dotata di grande
verve, poderosa stazza, coraggiosa e generosa nel regalare la cifra
tutta femminile di una lettura del reale che fotografa in pieno
l’ossatura della grande crisi che stiamo vivendo. Da lei c’è soltanto da
imparare. E’ anche una buona maestra.
La si vede spesso da Gad Lerner, da Vespa, e adesso sta sempre da Santoro sul suo web.
Non è vero, scherzavo. Magari fosse così. E’ morta 69 anni fa.
Ma nei suoi libri scorre sangue vero, il sangue di quell’epoca.
Che è di nuovo la nostra.
Non
potendo affidarsi a intellettuali e scrittori che in Italia hanno
scelto l’annacquamento delle loro arterie e la pratica costante
dell’impotenza, è bene affidarsi alla Storia e allo studio godurioso di
chi aveva il sangue e l’ha donato ai posteri.
Basterebbero i titoli di alcuni dei suoi romanzi spettacolosi per capire di che cosa parla.
“Il vino della solitudine”.
“Il calore del sangue”
“Suite royale”.
Racconta
la furibonda devastazione morale e umana prodotta da una società
spensierata, opulenta, superficiale, dove gli imprenditori “hanno perso
il senso e il gusto del fare per dissolversi all’alba di un’orgia
compiacente nella suite royale di un albergo di lusso esclusivo”;
racconta l’ossessione estetica dell’età e della vanità delle donne di
quell’epoca “morire non mi spaventa affatto, perché dovrebbe? La morte è
il nulla per tutti. Mi terrorizza la vecchiaia, le rughe, l’idea di non
piacere più, perché questa è l’unica verità nella società di oggi. La
pelle sempre liscia, i bei seni pieni, un sedere che non scende mai,
questa è la nostra utopia, il nostro Senso. Per tutto ciò vale davvero
la pena di morire”.
L’autora si chiama Irene Nemirovski.
Nata
in Ucraina nel 1903 ma da piccola emigrata in Francia con la famiglia e
naturalizzata francese, ci ha lasciato in eredità uno splendido
spaccato dell’opulenza irresponsabile dell’elite degli anni’20 e ’30,
quella che avrebbe prodotto la crisi economica e la guerra mondiale. Ma
l’ha fatto raccontandoci l’esperienza sensoriale dei suoi protagonisti, i
dettagli del loro vivere, la loro autentica verità di passioni e
dolori. Narrata dall’interno, da uno dei partecipanti. Non fa mai
cronaca, lei regala vita autentica.
Deportata dai nazisti francesi, è morta ad Auschwitz nel 1942.
Ma i suoi libri sono rimasti.
Preziosa eredità.
Leggendoli, oggi, è possibile comprendere che cosa stia accadendo a Berlino tra la Merkel, Sarkozy, Draghi e Tremonti.
Dico sul serio.
Questo è il Senso vivo della Cultura.
Perché
le loro chiacchiere e proclami hanno –come unico dichiarato fine-
quello di mascherare la realtà. Spetta agli scrittori e agli
intellettuali svelare e rivelare i personaggi, togliendo loro le
maschere. Leggendo gli smascheratori di un tempo, aumentano le nostre
possibilità e opportunità e di poterci fornire di adeguati strumenti di
comprensione.
Non
avendo la possibilità di rivolgerci ai contemporanei perché al mercato
ci arrivano soltanto i corrotti, gli esangui, i delinfati, i collusi e
quelli veri –per chi ha la fortuna e l’occasione- bisogna andare a
stanarli nelle loro privatissime grotte clandestine, è bene affidarsi
alle cure sagge di chi ha scelto di farsi autentico portavoce di un
destino non soltanto individuale, ma storico.
Ci ha regalato la cifra di un’epoca.
Irene Nemirovksi ci racconta alla grande che cosa pensa Angela Merkel.
E’ la strada migliore per poter cominciare a capire qualcosa.
Perché una cosa, mi auguro, è ormai chiara a tutti.
Chi
gestisce la baracca sta investendo tutte le proprie risorse (e sono
davvero tante ma tante ma tante) per nascondere, occultare, confondere.
Nella nebbia e nella conseguente ressa di individui privi di bussola, pensano di poterla far franca.
Denunciare è inutile, non ha più senso.
Non
esistendo voci autentiche e coraggiose, oggi, in Italia, è meglio
andare ad ascoltare quelle che erano autentiche e coraggiose 80 anni fa.
L’Italia non è cambiata affatto.
Il Senso bisogna andare a cercarlo nell’autenticità del sangue versato da chi vive e ha vissuto una vita vera e autentica.
Buona lettura a tutti.
Dal 2004, l’editore Adelphi ha iniziato la pubblicazione in lingua italiana di tutte le opere di Irene Nemirovski.