mercoledì 24 maggio 2017

Africani in Italia. Ma c'è un perchè?






di Sergio Di Cori Modigliani


La promozione del falso e l'accreditamento degli "opinionisti", i due fattori che hanno sostituito la realtà oggettiva dei fatti e che rappresentano il polmone e la spina dorsale del populismo più deteriore, consentono a fatica e con enormi difficoltà la possibilità (ormai sempre più remota) di scambiarsi idee e punti di vista basati su dati reali. Uno degli aspetti più clamorosi consiste nel più diffuso tra i "grandi falsi" in circolazione, cavallo di battaglia della Lega Nord, di Fratelli d'Italia, dei pentastellati e dell'intera sinistra elettorale (mi riferisco qui alla pattuglia di PC+RC+DP+SI) uniti nel condividere tutti i giorni la loro idea sull'immigrazione mescolata a una obsoleta ideologia propagandistica anti-americana che li spinge a raccontare la vita e la realtà del continente africano come quella di un'area nella quale diverse nazioni sottostanno agli interessi dell'imperialismo e del capitalismo Usa.
 

Non è così.
O meglio: non è così sulla base dei dati reali.
 

Ma noi sappiamo che nella vita marketing/social-virtuale nella quale ci fanno vivere, ciò che conta è la percezione dei fatti e non più la loro sostanza, un abile trucco per consentire a chiunque di poter dire anche le cose più strampalate facendo anche ottima figura: basta che sia dotato di "presenza mediatica". Il valore di ciò che dice non conta.


Oggi sono stati diffusi dalla Adb (African Development Bank), dall'Ocse e dall'Onu, i dati ufficiali che si riferiscono alle nazioni che investono in Africa creando lavoro e costruendo infastrutture e -in cambio, come è ovvio- appropriandosi delle energie e risorse del continente.
Il primo paese al mondo è la Cina: 30 miliardi di euro di investimenti. Nell'indifferenza e distrazione generale, dopo essersi impossessati del porto del Pireo, dopo aver chiarito a Gentiloni la settimana scorsa che stanno facendo un pensierino per acquistare cash vero cash Gioia Tauro e/o Taranto e/o Trieste, nel frattempo hanno chiuso un contratto con il governo egiziano del valore di 22 miliardi di dollari: lo chiamano "sviluppo".
Il governo del Cairo ha chiuso con la "China Fortune Land Development" (una gigantesca multinazionale nel settore immobiliare posseduta nel 78% dal governo cinese, con un fatturato annuo di 600 miliardi di euro) un contratto per la "gestione, modernizzazione e sviluppo" di 5.756 ettari nella zona sud-est della capitale egiziana. In realtà si tratta della vendita -o meglio: svendita- della propria capitale. Formalmente è in affitto per 25 anni. Così i cinesi prendono possesso delle più importanti aree strategiche nel Mar Mediterraneo, evento questo che non ha meritato alcun dibattito in nessuna nazione europea.
 

Il secondo più importante investitore in Africa sono gli Emirati Arabi, la nazione più razzista, schiavista del mondo, uno schifo di paese dove agli operai africani deportati su gigantesche navi nel Golfo Persico per farli lavorare come bestie da soma nella costruzione di mega-villaggi e resort di lusso per mitomani occidentali, ebbene.... a costoro viene concessa la paga di 3 dollari al giorno. Però gli emiri sono buoni, perchè danno loro da bere e da mangiare in modo tale che riescano a stare in piedi, e poi garantiscono -per contratto- che in patria forniscono cibo anche a mogli/figli/genitori che a stento riescono a sopravvivere. La gente va in vacanze ad Abhu Dabi o a Dubai senza sapere (o fregandosene) che stanno andando nella nazione più immonda del pianeta Terra, lì si arricchiscono provocando sudore, lacrime e sangue di esseri umani reali. Ma siccome quelli sono africani, per giunta anche negri, chissenefrega.

Al terzo posto non ci stanno gli imperialisti californiani o i perfidi miliardari russi. Proprio no.
Ci siamo noi.
Con 12 miliardi di investimento gestiti dall'Eni e da Finmeccanica.

Qui mi fermo con i dati, sperando che a questo punto sia più chiaro il motivo per cui la Ue esige e pretende che sia la Repubblica Italiana a risolversi per conto proprio il problema del flusso emigratorio che da quel continente viene da noi. Sulla carta, infatti, sia l'Eni che Finmeccanica hanno formalmente scritto che gli investimenti nell'ultimo quinquennio hanno come obiettivo strategico quello di promuovere lo sviluppo e il benessere di quei popoli perchè noi siamo tanto buoni e generosi. Ve lo dico in lingua africana "sviluppo un beneamato cazzo". L'unica cosa che si è sviluppata, per il momento, è la qualità (e quantità) dei profitti del gruppo Marcegaglia, grazie al fatto che la sua presidenta è anche la presidenta dell'Eni, il più strategico ente nazionale che -in teoria- dovrebbe appartenere allo Stato, ovvero a el pueblo.
Cioè noi.

Questa è la mamma di tutti i conflitti di interesse.
Se domani, in Francia, Macron decidesse di affidare al presidente della Total la gestione dell'ente petrolifero nazionale, sarebbe costretto alle dimissioni immediate pena la rivoluzione.
Da noi, invece, neppure se ne parla.

Quindi (è la mia personalissima opinione) becchiamoci tutti gli africani che scappano via dalla fame, dalla miseria, dalla disperazione di uno sviluppo annunciato (che altro non è che l'ennesima espoliazione colonialista di risorse mascherata da buonismo) e accettiamo con realismo l'idea che vengono da noi perchè li stiamo spolpando insieme ai perfidi emiri e ai diabolici cinesi.
Almeno stiamo zitti.
Gli americani e i russi, una volta tanto, non c'entrano.
Così è....se vi pare.
Fine del post.

martedì 23 maggio 2017

22....In memoriam di Giovanni Falcone



di Sergio Di Cori Modigliani

23 Maggio 2014.

Non ci sarà molto spazio, oggi, per commemorare la data. Va comunque fatto.

Perchè da quel giorno, 22 anni fa, è iniziato "ufficialmente" il declino del nostro paese, la sua discesa nel sotterraneo della civiltà, l'accettazione istituzionale del principio per cui ci si incontra, ci si frequenta, e si decide insieme dei destini collettivi della nazione, soltanto negli anfratti nascosti oscuri e clandestini del potere, là dove -da sempre- boiardi, big della finanza internazionale e importanti boss della criminalità organizzata decidono le strategie business del malaffare, il cui fine consiste nell'impoverire i territori, ricattare i governi, impossessarsi con la violenza e l'illegalità di intere nazioni, strozzando le vite, distruggendo le esistenze.

22 è un numero magico. Nella smorfia indica il matto, il jolly, l'imponderabile.
Anche nella Cabala.

22 anni fa, il 23 maggio 1992, la mafia siciliana assassinava il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Da quel momento l'Italia è piombata nel buio della ragione civile, per diventare ciò che è oggi, un paese in cui i magliari diventano presidenti di importanti banche e godono di stima e rispetto collettivo.
Essendo l'ultimo giorno utile di campagna elettorale se ne parlerà poco, il che comporta l'aspetto positivo di risparmiarci dalla consueta ipocrisia demagogica nel vedere i distratti complici dei criminali celebrare l'eroismo dei "servitori dello Stato".

Ma in questo 22esimo anniversario della strage di Capaci c'è un piccolo evento folcloristico, spettacolare, che forse annuncia -proprio come il numero 22 indica e suggerisce- il simbolo e l'inizio di un cambiamento per il nostro paese: da Civitavecchia arriva a Palermo uno speciale traghetto chiamato "la nave della legalità" sulla quale ci sono giovani italiani di ogni estrazione e regione, molti dei quali non erano neppure nati nel 1992, che hanno scelto e deciso di manifestare in questo modo la loro igiene mentale comunicando a tutti di non essere ammalati di Alzheimer sociale. Ad attenderli, a Palermo, ci sarà Francesca Falcone, sorella del magistrato ucciso. Ha dichiarato: "I ragazzi devono ricordare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le altre vittime della mafia non per la loro morte ma per i loro valori e la loro vita".

Si tratta di un piccolo evento che ci tenevo a diffondere perchè lo considero indicativo di un cambiamento di rotta mentale collettivo, in senso positivo. 
Oggi si conclude la campagna elettorale per le europee nella quale si è parlato molto spesso troppo poco dell'Europa, ma si è parlato, si è discusso, si è dibattuto, ci si è anche insultati, azzuffati, arrabbiati. Nel 2009 nessuno neppure si era accorto che c'erano le elezioni. Allora, un popolo passivo, narcotizzato, nel pieno di una gigantesca crisi economica (di cui tutti i partiti negavano l'esistenza) andò a votare dei pensionati di lusso come pecore inerti.
Se non altro, quest'anno, di sicuro non sarà così.
La strage di Capaci annunciò, allora, nel 1992, l'inizio del genocidio culturale di una intera generazione, quella che ha prodotto cinismo, ignoranza e indifferenza, ben rappresentata dalle statistiche della commissione europea che attribuiscono alla Danimarca il 93% di presenze a Bruxelles, alla Germania il 90% e alla Francia l'87%: sono le percentuali di partecipazione dei deputati eletti. L'Italia è ultima, intorno all'11%. Il record spetta a Debora Serracchiani (1,2% di presenze) e Matteo Salvini (0,1%).  In compenso la Serracchiani, in questi 5 anni, ha partecipato a 358 trasmissioni televisive come deputata europea e Salvini a 687, record storico europeo. Entrambi poco parlato di Europa, dato che probabilmente non avevano nulla da dire al riguardo. 
Anche questo è  il frutto e il risultato dell'Italia cinica, indifferente e narcisista, nata dalla strage di Capaci. 
Dal 22esimo anniversario in poi, non sarà più così, perchè l'Italia sta cambiando e la gente si sta svegliando, cominciando a rendersi conto di come stanno le cose. 
Cinque anni fa i banchieri che sono stati arrestati nell'ultimo mese erano intoccabili, e diverse personalità oggi inquisite o arrestate erano oggetto di venerazione come prodotto del culto italiano della deferenza servile.
Il concetto di cittadinanza attiva ha fatto irruzione nella vita politica italiana e l'ha cambiata.
Questo è il Senso del "vinciamo noi" che non è uno slogan da dimenticare il 27 maggio.
Vinciamo noi è un segnale del fatto che abbiamo già vinto la nostra sfida contro il cinismo, il narcisismo egotista, la corruttela, l'indifferenza, la rassegnazione.
"Vinciamo noi" è l'eredità che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Perchè oggi, soltanto oggi, questo paese, 22 anni dopo -da cui la magia del numero- si sta alzando in piedi per comunicare a gran voce di aver capito quale sia la posta in gioco.
 O vince la criminalità organizzata del malaffare, legata a doppio filo alla politica clientelare, o vince la cittadinanza e l'intero paese. 
Ciò che lo Stato ha scelto di non voler fare (cioè "vincere") nel 1993, scendendo a patti con la parte più criminale della società invece che scendere a patti con la sua parte migliore, quella più espressiva, più produttiva, più creativa, più ricca di idee, hanno deciso di farlo gli italiani per conto proprio.
 Quel modesto traghetto pieno di giovani entusiasti che da Civitavecchia va a Palermo e viene accolto dalla sorella di Falcone è un bellissimo segnale spettacolare che firma il vinciamo noi
Mentre lo Stato implode crollando su se stesso giorno dopo giorno, i cittadini si organizzano sapendo che spetterà a tutti noi andarlo a ricostruire. E' la nostra responsabilità, è il nostro dovere civico, la nostra ambizione, il nostro progetto.
Qualunque sia l'esito elettorale delle urne il 25 maggio, per quanto mi riguarda, abbiamo già vinto.
Gli italiani cominciano a capire che la scelta è tra Cosa Nostra e Casa Nostra.
E' per questo che vinceremo noi cittadini.
Quella è la nostra ricchezza.
E' la splendida eredità che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ci hanno lasciato.
Facciamola fruttare, non dilapidiamola.
E' ancora il momento, oggi più che mai, di alzarsi in piedi e dire a squarciagola:
"No. Io non ci sto. Quelle cose, io non le faccio".

E rimettere le cose a posto, passando da Cosa Nostra a Casa Nostra.  

lunedì 22 maggio 2017

Si chiama Evan. Un miliardario geniale. Ha impiegato 10 anni per scoprire l'acqua calda.






di Sergio Di Cori Modigliani


Si chiama Evan. 
Di cognome Williams. 
E' nato e cresciuto nel Nebraska.
Ha compiuto da poco 41 anni e ha un patrimonio personale valutato intorno ai 2 miliardi di dollari.
E' considerato un genio.
E, poichè vive in USA, è diventato un miliardario grazie al fatto che è un genio. Se fosse vissuto in Italia, forse nessuno si sarebbe accorto della sua esistenza.

Ha inventato la piattaforma "blogger". 
Mr. Williams è la persona che ci ha consentito di poter dar vita a un proprio blog.

Ha inventato e lanciato twitter.

Tre giorni fa, teneva una conferenza in California (vive nella Silicon Valley, a Santa Cruz) e ci si attendeva da lui lumi, dritte, anticipazioni su una nuova diavoleria tecnologica atta a renderci la vita più piacevole, sociale, evoluta.

Macchè.
Surprise! 

Mr. Williams ha sconvolto l'audience e ha dichiarato candidamente che "il mondo della rete è ormai un delirio, la pazzia dilaga" e ha spiegato come "l'errore che abbiamo fatto tutti noi è stato quello di non rendersi conto che avevamo a che fare con gli umani".

Per essere un genio non c'è male come intuizione, che cosa pensava che fossimo?

Ha citato il più aggiornato studio scientifico accreditato, pubblicato una settimana fa in Gran Bretagna, nel quale si dichiara che il più pericoloso tra tutti i social network è Instagram dove ragazzine di 12 anni attirano come falene nugoli di pedofli e criminali (quelle innocenti, ingenue e inconsapevoli data l'età giovane) mentre altre, invece, si prostituiscono dalla loro cameretta vendendo per pochi centesimi immagini dei loro glutei, mentre i genitori ignari stanno cenando nella stanza accanto. "Siamo in presenza di nuove patologie che stanno alterando totalmente l'equilibrio mentale dell'attuale generazione" ha dichiarato il presidente dell'associazione psichiatrica inglese.

"Internet non funziona più. Non solo. Ma fa del male alla società: il web è dannoso ma non lo si può dire perché ha ormai creato un giro d'affari nell'ordine di circa 10.000 miliardi di dollari e quindi anche la minima discussione relativa all'idea di porre dei freni è censurata. Praticamente bandita". 
Ha iniziato così la sua conferenza, il nostro genio.
Il New York Times ne ha pubblicato un estratto:
"Pensavo che il mondo sarebbe diventato automaticamente migliore se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi. Mi sbagliavo. Le cose continuano a peggiorare, e nell'ultimo anno hanno subito un'accelerazione in negativo spaventosa. Facebook usata per trasmettere omicidi; Twitter in preda a orde di troll; la diffusione di fake news con modalità e rapidità inedite. Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo. Sfruttatiori, approfittatori, cinici opportunisti e affaristi hanno preso totalmente il controllo nella produzione e gestione dei flussi e non so proprio come andrà a finire. Il fatto è che non tutti siamo persone perbene. Gli umani sono umani. Non è un caso che sulle porte delle nostre case ci siano serrature. E invece, Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema, online. Non avevamo capito che avevamo a che fare con umani.  Noi non ci eravamo resi conto che non tutti sono per bene e onesti. Orami è troppo tardi. Abbiamo costruito un mondo - e io sono uno dei responsabili- strutturato sulla produzione continua di sistemi basati sulla pubblicità che non premiano la qualità della notizia. Il web ormai produce nella sua stragrande maggioranza spazzatura e falsità. Ci vogliono sistemi a pagamento per avere contenuti di qualità.....la Silicon Valley si percepisce come Prometeo, che ha rubato il fuoco agli dèi e lo ha consegnato ai mortali. Quel che tendiamo a dimenticare è che Zeus se la prese così tanto con Prometeo che lo incatenò a una roccia, così che gli uccelli potessero mangiarne le viscere in eterno. Qualcuno potrebbe ora dire che è quello che ci meriteremmo, per aver consegnato a Trump il potere dei tweet e aver creato una formidabile arma per i mascalzoni di ogni risma. Chiedo scusa a tutti".

Non so proprio che cosa dire. 

Temo che sia un pochino tardi, ormai.

martedì 16 maggio 2017

Dove è finito il servizio pubblico?






di Sergio Di Cori Modigliani


In Usa, patria del liberismo sfrenato e del marketing spinto ad ogni costo, esiste la televisione pubblica di stato.
Anche se gli italiani, questo, non lo sanno.
 

Si chiama PBS, (anagramma che sta per Public Broadcasting Service) ed è considerato un "servizio pubblico culturale e di intrattenimento al servizio della collettività".
Ci lavorano e ci collaborano professionisti, artisti, accademici, intellettuali, dissidenti contro-corrente.
Trasmettono le dirette di opera lirica dalla Scala di Milano, concerti, balletti del Bolscioi di Mosca, le prime importanti del teatro Kabuki da Tokyo e dell'Opera di Pechino; parlano di letteratura, arti visive, biografie e documentari storici sui grandi artisti.
Naturalmente non è in grado di competere con i giganti come HBO, NBC, CBS, FOX e gli altri canali commerciali.
Ma ha un suo vigoroso e affezionato pubblico che è addirittura in crescendo.
Ha una particolarità unica negli States: non ha pubblicità, perché è finanziato dalle tasse federali che i cittadini versano ogni anno allo Stato centrale.
Da loro, è considerata una roccaforte del libero pensiero a disposizione di chi vuole sottrarsi alla tivvù commerciale.


Perché da noi, la Rai non fa la stessa cosa?
Perché non esiste nessuna forza politica in parlamento che fa una battaglia in questo senso?
Perché i cittadini italiani non si organizzano in tal senso pretendendo di adottare la stessa tradizione statunitense?


Sono trascorsi 72 anni dalla fine della seconda guerra mondiale.
Seguitiamo a importare soltanto il peggio dagli Usa, ingozzando la collettività italiana di parole/totem in inglese, di merci inutili, accettando passivamente di subire la mercatizzazione delle menti, degli occhi, delle orecchie, del gusto tradizionale italiano, e soprattutto dello spirito.


Non lamentiamoci.
 

Un paese senza idee, senza iniziative, senza spina dorsale, senza decoro etico, non ha il diritto di piagnucolare continuamente pretendendo, illudendosi, e aspettando che arrivi qualcuno (Macron? Trump? Putin? Merkel? Ji Ping?) dall'estero per affrontare e risolvere ciò che noi non siamo capaci di fare.
Perché non lo si vuole.


Sveglia Itaglia, sveglia!!!

lunedì 15 maggio 2017

Che cosa succede quando la Falsità è al potere?






di Sergio Di Cori Modigliani


"La sporcizia di Roma è stata causata dal PD che ha governato la città negli ultimi 20 anni".
così si è espressa questa mattina, 15 maggio 2017, la sindaca Virginia Raggi.


Peccato che dal 2008 al 2013 abbia governato Gianni Alemanno.
Si vede che nessuno lo ha mai detto alla sindaca e lei non se n'è accorta.

Peccato che proprio in quel quinquennio, nero e maledetto, l'intera area metropolitana si sia trasformata in una fabbrica di perverso familismo fascio/clericale gestito da un criminale terrorista come Filippo Carminati. E' stato in quei cinque anni che la camorra e la 'ndrangheta hanno preso totale possesso dell'intera zona centro commerciale della capitale, immettendo capitali sporchi nel circuito del sistema finanziario e alterando (forse) per sempre la natura della città di Roma, divenuta capitale del centro del malaffare nazionale che si occupa di gestire il riciclaggio di capitali malavitosi. 

E' stato calcolato che nel quinquennio 2008/2013 le quattro grandi linee di approdo in Europa per lo smercio di cocaina (Madrid, Marsiglia, Rotterdam, Gioia Tauro) siano state abbandonate dai cocaleros sudamericani perché troppo controllate e quindi rischiose, a differenza di Roma dove non esisteva nessun controllo di alcun genere a nessun livello. E così, Roma è diventata la prima città d'Europa come spaccio, distribuzione e consumo di cocaina, eroina, pasticche e soldi riciclati. Dati della procura, dell'interpol, del ministero degli interni, a disposizione di chiunque voglia andare a leggerseli.
Qualcuno dovrebbe spiegare alla sindaca che mentre tutto ciò avveniva, il PD, come al solito fratturato in almeno quattro potenziali scissioni annunciate, liti interne tra diverse consorterie, e totale blocco dell'attività politica reale, si trovava all'opposizione e cercava di combattere (senza riuscirci) contro la nefasta giunta fascista di Alemanno che l'attuale sindaca ha trasrformato in "governo del PD": è falso.

Non soltanto sta facendo campagna elettorale sostenendo affermazionio false, ma ormai siamo arrivati al punto per cui si tenta di alterare la realtà del passato attraverso una nota e notoria attività di negazionisnmo dei fatti storici oggettivi e accertati. 
Per cinque anni, Roma è stata governata e spolpata dai fascio-clericali: questa è Storia.

Poi, nel 2013 è arrivato Ignazio Marino eletto nel PD. Definito subito "un marziano a Roma" ha cominciato a far di testa sua e dopo sei mesi è stato contestato ed emarginato dal suo stesso partito, trasformandosi in indipendente. Ha denunciato in procura l'esistenza dei malavitosi e il connubio tra mafia e politica (compresi i propri polli) e di lì a due anni è esplosa la questione di mafia capitale. Da quel momento in poi è finito sotto attacco concentrico da parte di Casa Pound, Forza Nuova, Alleanza nazionale, Fratelli d'Italia, M5s che in circa 15 occasioni diverse hanno manifestato insieme in Campidoglio chiedendo le dimissioni di Marino che alla fine è stato commissariato (a furor di popolo, in quanto oggetto di gogna mediatica quotidiana) perchè colpevole -secondo le opposizioni- di una serie di piccoli reati che lo hanno costretto a comparire in sede di giudizio penale davanti ai magistrati. 
Nel tardo autunno del 2016 un tribunale regolare della Repubblica Italiana lo ha assolto con formula piena "perchè il fatto non sussiste". 

Nessuno tra coloro che lo ha attaccato, insultato, aggredito e diffamato, per costruirsi una campagna elettorale, ha chiesto scusa alla popolazione italiana per aver mentito sapendolo.

E' comprensibile.
Quindi, io comprendo.


Ma allo stesso tempo è inaccettabile.
Quindi, io non lo accetto.


Non si può andare avanti producendo con insistenza dati falsi, date false, menzogne, alterando i fatti oggettivi accaduti sperando che nessuno se ne accorga.
C'è chi vigila.
 

Un tempo lo faceva anche il M5s.
Ma questa è tutta un'altra storia.

giovedì 11 maggio 2017

Finalmente l'industria dell'indignazione trova il suo principe rappresentante.






di Sergio Di Cori Modigliani


Ferruccio De Bortoli è, notoriamente, un esponente di rilievo della Kasta apicale ai suoi massimi livelli operativi.
Da oggi, grazie alla totale idiozia del nostro paese, è stato promosso al rango di principe degli indignati e alfiere dei nemici della finanza, assumendo il ruolo di un esponente di rilievo e di prestigio tra gli antagonisti al sistema. 
De Bortoli viene presentato oggi come il grande accusatore delle perfide e odiate banche, ovvero i suoi sponsor di sempre, essendo lui un prodotto marketing dei salotti buoni dell'Alta Finanza della Milano business che conta. Quelli che, a suo tempo, avevano dato specifici ordini di affidargli la carica di direttore del Corriere della sera, per gestire -con la sua indiscussa abilità professionale- la lunga fase di gestione della narcolessia nazionale, producendo per anni piatta informazione bolsa, precotta e decotta.
Quella che serviva per arrivare al punto in cui siamo oggi.


E così, il gioco delle parti prosegue nella sua deriva più infantile.
 

In tempi più maturi non gli avrebbero neppure pubblicato il libro.
 

Non per il fatto che contenesse tali clamorose verità da imporre ai potenti l'applicazione di una censura preventiva, proprio per nulla. Semplicemente per il fatto che si tratta di aria fritta, rifritta, condita con sugo di fuffa, aggiunta di un pizzico di banalità circensi e l'inevitabile spruzzata di un immeritato battage pubblicitario. In un paese serio, un libro con una tale quantità di inutili banalità, non avrebbe mercato.
La minestra giusta per questa campagna elettorale perenne.
Buon divertimento.

martedì 9 maggio 2017

Che cosa ci può insegnare la statistica, su di noi?







di Sergio Di Cori Modigliani


Per comprendere la situazione odierna nel mondo globale, ogni tanto le statistiche storiche sono utili per capire la realtà oggettiva.

Nel 1947, grazie all'epopea fascista, l'Italia era scesa al 18esimo posto al mondo. Allora, tanto per capirsi, la Siria era all'8° e l'Argentina era la quinta potenza.
L'Europa intera era in ginocchio.

Nel 1957, l'Italia era risalita fino alla 9° posizione.
Nel 1967, l'Italia era all' 8° posto. Prima potenza europea.
Nel 1977 l'Italia era al 7° posto. Prima potenza europea.
Nel 1987 l'Italia era al 5° posto. Prima potenza europea.
Nel 1997 l'Italia era all' 8° posto. Seconda potenza europea.
Nel 2007 l'Italia era al 9° posto. Terza potenza europea.
Nel 2017 l'Italia si trova all'11° posto. Quarta potenza europea, o meglio, terza, se consideriamo soltanto la Ue, grazie alla Brexit.

Trend di previsione per il 2027: l'Italia al 18° posto. Niente illusioni.
Nel frattempo, almeno 20 nazioni al mondo hanno investito le loro migliori risorse interne su se stesse per crescere come collettività.
Noi italiani, invece, dal 1987 in poi siamo sempre andati peggio.
Una eutanasia annunciata, non prevista ma prevedibile.
Insistere nel seguitare ad attribuire ad altri (a seconda dei casi, degli anni e delle situazioni, a scelta: Usa, Russia, Germania, Cina, Gran Bretagna, Francia, paesi arabi, Israele) vuol dire essere stupidi o miopi o masochisti.
Se non abbiamo la capacità, la volontà, la lungimiranza di ricompattarci come comunità, il mondo globale ci spazzerà via, senza neppure chiederci il permesso.
Da noi, tutti si odiano.
PD, Forza Italia, Lega Nord, M5s, fascisti, comunisti, liberali, progressisti, conservatori, laici e clericali, si combattono tra di loro e cercano voti e consenso senza neppure azzardare di proporre una idea, un progetto, un'alleanza costruttiva, cercando il consenso degli elettori fomentando la discordia, l'identità divisiva, e l'odio nei confronti della compagine politica composta da soggetti che pensano in maniera diversa dalla propria.
Parlano tutti di grande cambiamento strutturale.
Lo fanno gli stessi identici soggetti politici che lo facevano nel 2016.
Nel 2015.
Nel 2014.
Nel 2013.
Nel 2012.....
.....e così via dicendo.


Se in Italia, Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini, non sono in grado di sedersi insieme intorno a un tavolo e fare immediatamente una legge elettorale, una riforma della giustizia, una riforma fiscale e una riforma costituzionale -tecnicamente, in teoria, possibile da realizzarsi in sei mesi- e mostrare e dimostrare ai cosiddetti "investitori internazionali" che esiste una volontà collettiva di rimettere in piedi la nazione, ebbene....questo significa che abbiamo perso il diritto di lamentarci sostenendo che è colpa degli americani, dei russi, dei cinesi, dei tedeschi, degli inglesi, dei francesi, dei musulmani, degli ebrei, dei cattolici, degli atei.
E degli juventini.


Ripijamose (come si dice a Roma) prima che sia troppo tardi.
Per tutto il resto ci sono i vari partiti per i quali votate.
Ma la Repubblica Italiana sta da un'altra parte.
Quella reale.

giovedì 4 maggio 2017

C'è chi ha la Merkel e c'è chi.....






di Sergio Di Cori Modigliani



E' la quarta donna al mondo, a farlo.
Ed è un gesto che pesa.
Per chi vuol capire.
Perchè così si fa politica, e ci si sottrae al gossip, alle chiacchiere retoriche, al populismo deteriore.
Mi riferisco al gesto di Angela Merkel, di cui in Italia si è parlato poco. Non a caso, ahimè.
 

Ieri, 2 Maggio 2017, la premier tedesca è andata in visita ufficiale nel Regno dell'Arabia Saudita, invitata dalla casa reale. 
Roba normale, consuetudine diplomatica standard. Non questa volta. 

Perchè nei due mesi precedenti ci sono state discussioni, trattative, scambi di telefonate, e-mail, circa una decina di visite dell'ambasciatore saudita a Berlino. L'ha spuntata la Merkel. L'agenda politica ufficiale dell'incontro, infatti, l'ha dettata lei: prendere o lasciare. E gli arabo-sauditi, oligarchi avidi la cui assoluta priorità nell'esistenza è il denaro, si sono arresi e hanno accettato nel nome del business. E questo fatto è diventato il tema attuale nell'intero mondo musulmano, sottraendo in una botta sola agli ideologi dell'Isis linfa vitale, dimostrando che il regno walabita, sponsor e finanziatore del terrorismo planetario, si muove sulle coordinate del business e non dei principi.
"Vengo qui a parlare di Diritti Civili e della condizione del mondo femminile" ha dichiarato la Merkel non appena arrivata. Gli arabo-sauditi volevano mettere le armi e la tecnologia militare come primo punto.
La Merkel ha detto no. "si parla prima della condizione femminile"
Quindi, ha scelto di non indossare il solito foulard e si è rifiutata di coprirsi la testa. "Non nutro alcun pregiudizio nei confronti di nessuno al mondo. Rispetto ogni uso e costume, ma rivendico l'assoluta necessità della libertà di scelta. Se una donna vuole mettersi il velo, che lo faccia. Se non lo vuole fare che non lo faccia. E io non lo voglio fare, quindi non lo faccio".
Gli arabo-sauditi hanno accettato.

Si chiama "pensiero forte".
E non c'è bluff che conti: o ce l'hai e ti viene naturale o non ce l'hai.
La Merkel ce l'ha.
Noi no.

Istat e i nuovi paradigmi. Dove andiamo?






di Sergio Di Cori Modigliani  



Un sincero consiglio a tutti:
lasciate perdere i dati Istat, i dati europei, le cifre, i sondaggi, le percentuali. C'è chi se le beve tutte, c'è chi pensa siano una truffa e chi, invece, come il sottoscritto, pensa che siano dati inutili per la cittadinanza, non avendo nessuna possibilità di controllo e verifica delle fonti.
Tutto ciò per commentare il fatto che mentre in Italia si discute del fatto che abbiamo il massimo numero di poveri nella Ue, la stessa lamentela si legge sui quotidiani rumeni, bulgari, portoghesi, greci, slovacchi, sloveni, irlandesi, francesi, finlandesi (new entry) e spagnoli. Ciascuno sostiene di essere il peggiore. Donald Trump ha vinto le elezioni sostenendo che gli Usa erano in declino, stavano per fallire e mai le cose erano andate così male mostrando alla tivvù cifre irreali e fantasiose: tutto ciò in un paese in cui la disoccupazione era al 4,5%, la borsa era ai massimi storici, i salari aumentavano per la prima volta dopo 20 anni del 325% rispetto all'inflazione e l'economia era in ottima salute.
Eppure, la gente ha incorporato un'idea della realtà opposta a quella dettata dalle cifre.
Perchè ha "emotivizzato il dato nudo e crudo" attribuendogli delle valenze che non gli competono, proiettando le proprie paure, le proprie insicurezze, le proprie cadute spostando la propria sentimentalità interiore sulle cifre e tabelle che sono diventate termometro delle nostre esistenze: su questo campano i talk show televisivi.
Ingozzandoci di tabelle inutili.
Trump ha usato il web e l'esasperazione enfatica intrisa di violenza e antagonismo per cavalcare il disagio sociale e traghettare la rabbia fomentando l'odio del popolo contro i radicali di sinistra, contro gli intellettuali, contro gli artisti, contro i giornalisti; in tal modo spostando l'obiettivo (con macabra abilità) e quindi liberando le forze economiche dell'aristocrazia oligarchica finanziaria finalmente libere di poter fare ciò che vogliono, accompagnando il popolo verso la propria definitiva auto-distruzione attraverso la dolce eutanasia delle coscienze. Sottrarsi alla lettura e commento dei dati, dei sondaggi, delle classifiche, e dei trend, è una modalità -a mio avviso- libertaria e spiritualmente pulita.
E' un consiglio che suggerisco come pratica sanitaria.
Leggendo il più importante quotidiano spagnolo -el pais- che parla della loro povertà (secondo loro noi siamo ricchi e a posto) usando gli stessi temi, gli stessi toni, le stesse parole e le stesse analisi dei giornali italiani, viene da ridere. Idem in Portogallo e almeno in altri dieci paesi.
Sembrano fotocopie intercambiabili.
Anche in Germania, negli ultimi quattro mesi, l'estrema destra populista ha lanciato una ventina di nuovi siti giornalistici e diverse pagine di facebook dove si parla "della immane tragedia tedesca" e dell'imminente catastrofe economica cui stanno andando incontro, mentre la realtà economica teutonica mostra e dimostra che le cose da loro vanno molto bene.

Tutto ciò per suggerire agli amici lettori di tranquillizzare le proprie ansie dandosi una calmata e pensando un po' di più all'amore, all'amicizia, al sesso, alla cultura, ai viaggi, allo svago, a tutto ciò che vi piace, come vi piace, dove vi piace, con chi vi piace, quando vi piace e per quanto vi piace.
L'unico problema vero e reale consiste nella re-distribuzione delle ricchezze. Il resto è fuffa e aria fritta.
Così, l'oligarchia intende farci ingozzare rospi amari per impedire che la ricchezza venga re-distribuita: patria, identità, nazione, bandiere, divise, sovranismo, autonomia, ecc,ecc: tutta robbetta intercambiabile.
Ciò che conta è che rimanga lo status quo riocordando a el pueblo come eravamo felici e liberi e forti 10 anni fa, 20 anni fa, 40 anni fa promettendoci che lì ritorneremo. La svolta consiste invece nel capovolgere queste letture reazionarie e cominciare a spiegare, invece, come saremo felici e liberi e forti tra 5 anni, tra 10 anni, tra 15 anni.
La distopia la si combatte e la si batte soltanto con una nuova utopia.
E' quella che a noi manca come collettività.
Siamo stati incapaci di passare, negli ultimi 5 anni, dalla protesta alla proposta.
E così, l'industria dell'indignazione organizzata si è impossessata delle buone anime di chi voleva cambiare la nazione, usandole e sfruttandole per mantenere lo status quo, fingendo delle trasformazioni che sono soltanto apparenti. Per loro è puro business: la vostra rabbia e dolore è il loro capitale di investimento.
Ci vuole un altro paradigma.
I tempi sono cambiati.
E' davvero una buona notizia.
Per chi lo capisce.