lunedì 23 ottobre 2017

L’Italia alla frontiera: questo post è lungo 4 righe. Parla da solo.



di Sergio Di Cori Modigliani

A nome del comitato invisibile nazionale degli esuli in patria dichiaro quanto segue:


Il paese langue. 
Ci siamo stufati di tutti coloro che ogni tanto sostengono se parlo io crolla tutto, oppure se io parlo metto nei guai chi conta, oppure io so cose che nessuno sa o anche io so che lui sa che io so oppure loro sanno che noi sappiamo quanto loro sapessero, ecc. ecc. 
Se sapete qualcosa, qualunque essa sia, ditela assumendovi le responsabilità. Altrimenti state zitti e lasciate in pace la nazione sofferente e gli itali pensanti per bene”.

Grazie per l’attenzione

Referendum: che idea!!






di Sergio Di Cori Modigliani


E' una strana sensazione, quella di essere testimone dell'attuale dibattito politico italiano. Leggendo questa mattina le dichiarazioni dei più diversi soggetti politici, dall'estrema sinistra all'estrema destra, passando per il PD, Forza Italia e M5s (mi riferisco qui ai referendum appena votati) mi è capitato di pensare che hanno tutti ragione.
E' come stare a teatro guardando una farsa.
Intanto, in Spagna, se non altro, si assiste a uno scenario che si tinge, giorno dopo giorno, dei consueti ingredienti di una autentica tragedia sociale.
Ben più nobile.
Pasticcioni e cialtroni, sia catalani che spagnoli, nell'aver dimostrato da entrambe le parti una forte miopia politica, perché incapaci di gestire al meglio una loro contraddizione reale.
Ma almeno, lì, si sente che c'è della verità.
Si annusa nell'aria uno scontro reale tra forze opposte e forse (da cui la tragedia) davvero incompatibili.
Da noi, alla fine della fiera, finisce che sono sempre tutti compatibili nel nome della incompatibilità dichiarata in campagna elettorale.
Triste constatazione.
Così va il paese, oggi.

giovedì 12 ottobre 2017

El pueblo urla al golpe. Vero o falso?





di Sergio Di Cori Modigliani

Uno degli aspetti più inquietanti dell'attuale fase quotidiana, nella quale siamo immersi, consiste nell'usura di termini e vocaboli che, inevitabilmente, finiscono per cancellare il "Senso" della comunicazione verbale tra umani in lingua italiana..
In tal modo si afferma l'egemonia dell'annuncio, dello slogan, della pubblicità, e il marketing mediatico vince sulla sostanza progettuale.
In questo specifico caso mi riferisco alla battaglia politica in corso tra tutti i partiti presenti nell'arco parlamentare, in riferimento alla legge elettorale.
Noi viviamo in una repubblica democratica parlamentare.
L'esecutivo si poggia su un meccanismo di alleanze che consenta di avere in aula almeno il 50,1% dei consensi.
L'abilità dei leader politici la si manifesta quando riescono a ottenere un accordo tale da reggere l'urto nell'inevitabile scontro con le forze che si oppongono.
Il M5s, sulla carta il più forte gruppo di opposizione parlamentare, ha deciso di non partecipare al confronto basando la propria scelta sul principio "Noi siamo diversi, non trattiamo con nessuno".
Quindi, si sono chiamati fuori.
Altri, numericamente molto più deboli di loro, si sono visti, riuniti e si sono messi d'accordo.
Il M5s sostiene che si tratta di un "golpe" ed è una scelta "eversiva". E qui crolla il Senso della lingua italiana.
Si spaccia per verità o progetto uno slogan mediatico.
Come fa la maggioranza parlamentare a essere eversiva, dato che il termine -per definizione- fa riferimento a un colpo sferrato da una minoranza contro la maggioranza?
Se è maggioranza, non può essere eversiva.
Idem per articolo 1 e sinistra italiana che condividono la stessa identica posizione: "Noi non trattiamo a nessun livello con Renzi" hanno dichiarato, dimenticandosi che attualmente è il segretario politico eletto del più importante partito italiano.
Anche in questo caso la scelta è legittima.
Se loro e i loro elettori sono contenti così, ok.
Se non vogliono mettersi d'accordo "per principio" è inevitabile che le altre formazioni approfittino dello spazio vuoto "regalato" e si mettano d'accordo tra di loro.
Mi sembra ovvio e davvero banale.
Non a caso si chiama battaglia parlamentare.
Quindi, in conclusione, chi usa questi termini, non sta affatto partecipando al gioco della repubblica parlamentare.
Sta parlando di un mondo reale diverso.
Di un gioco altro.
In Politica si vince quando si ha la maggioranza e si perde quando si è in minoranza.
Non ci si sottrae mai.
O meglio, lo si può anche fare.
Ma allora, viene spontanea la domanda: che cosa ve ne importa di andare in parlamento se tanto non volete allearvi con nessuno e sapete con matematica certezza che non otterrete mai alle urne il 51% dei voti validi?
Questo sarebbe l'unico caso in cui avrebbero ragione.
Vi sembra realistico?

mercoledì 11 ottobre 2017

Adelante Pedro con juicio: Barcellona docet!






di Sergio Di Cori Modigliani


I catalani, come è noto, hanno inventato la creatività surrealista, producendo l'imbattibile meraviglia di Gaudì, Salvador Dalì e Luis Bunuel.
Basterebbero questi tre per meritarsi un posto perenne nel Pantheon degli Immortali che hanno contribuito a forgiare l'immaginario collettivo europeo.
Adesso hanno inventato la "Indipe", ovvero "l'indipendenza a metà": una nuova forma di costruzione di uno stato sovrano che non è uno stato sovrano, di una rivoluzione che è contemporaneamente rivolta e conservazione, rottura e dialogo, scontro e incontro.

La Indipe è il grande sogno irrealizzato di Andrè Breton, Marc Chagall e il gruppo dei Dada.
Da noi, in Italia, è arrivata la variante pecoreccia; Renzi lancia la rottamazione della vecchia guardia e si allea con Berlusconi, il quale denuncia l'impossibilità di dialogo con Salvini ma si presenta alle elezioni insieme a lui; Bersani e D'Alema pretendono e impongono le primarie nel loro partito e siccome le hanno perse sostengono che non hanno valore, vogliono un grande movimento di centro-sinistra la cui condizione di base consiste nel fatto che non ci sia il centro.
Infine, il M5s, capitanato da un miliardario che sostiene di essere come S. Francesco, che è il leader riconosciuto ma anche no, è sempre oltre ma è anche di lato. Per non parlare del Papa, amministratore delegato dello Ior, il più importante centro finanziario speculativo del pianeta, capo dello stato più ricco del mondo (circa 20.000 miliardi, un 20% in più degli Usa) il quale sostiene che "povero è bello e soltanto chi non ha nulla andrà in Paradiso".
In Europa poi il trend è chiaramente quello: l'unico grande statista della civiltà progressista, razionale ed evoluta del vecchio continente, che tiene alta la bandiera dei valori della sinistra, è Angela Merkel che è di destra.

Non ci si può sorprendere se in un teatro come questo, la signora May abbia proposto alla Ue la soluzione vincente: una Brexit che non è una Brexit, del tipo "facciamo che è Brexit quando siamo a Londra, non appena arriviamo a Calais invece siamo di nuovo Ue".
Con l'idea del potere che hanno gli Umani non ci si annoia mai.

venerdì 6 ottobre 2017

Dedicato ai giovani d'oggi: il delirio dell'ideologia.






di Sergio Di Cori Modigliani


Il delirio nefasto dell'ideologia.
La stragrande maggioranza dei giovani d'oggi non ha la minima idea di chi sia il signor Cesare Battisti, nè che cosa ha fatto.
A meno che non siano attivisti militanti di gruppi e/o formazioni politiche che si auto-definiscono (grazie ai giornalisti che hanno inventato questo termine mediatico) "antagonisti".
Tuttora, il signor Cesare Battisti è sostenuto e appoggiato da gran parte delle forze politiche dell'estrema sinistra, compresi nomi di politici importanti famosissimi che hanno contribuito a trasformare in eroe e avventuriero una persona che la Giustizia italiana, in via definitiva, ha definito "assassino spietato, criminale pericoloso per la società, motivato esclusivamente dall'odio" condannandolo a due ergastoli per aver ucciso (personalmente) due persone e aver dato ordine di ucciderne altre due.

Da diversi anni, dopo essere stato accolto a Parigi, difeso e sostenuto da intellettuali deliranti francesi che odiano e disprezzano l'Italia e gli italiani, era fuggito in Brasile dove era diventato un divo, appoggiato dal presidente Lula. Personaggio della vita mondana sudamericana era diventato anche un personaggio televisivo ad alto impatto mediatico, dedito ad una vita trascorsa nel lusso edonistico, nella ricchezza materiale e nella produzione e diffusione di odio puro nei confronti dell'Italia e di tutto ciò che è italiano.
 

Ma che cosa ha fatto, esattamente?
 

Il 6 Giugno 1978 ha sparato (uccidendolo) a un maresciallo di 52 anni, Andrea Santoro.
Il 16 Febbraio del 1979, a Milano, ha sparato, uccidendolo, al gioielliere Pierluigi Torreggiani, reo di aver ucciso, per difesa, un rapinatore della mafia siciliana otto mesi prima. Dati i rapporti stretti che il Battisti aveva stretto con la criminalità organizzata, lo uccisero per vendetta. Il Torreggiani cercò di difendersi, ma ebbe la peggio; il figlio -presente in gioielleria- cercò di intervenire, ma il Battisti gli sparò un colpo perforandogli la spina dorsale, condannandolo a una vita su una carrozella.
Nell'autunno del 1979, diede ordine di uccidere Andrea Compagna e Lino Sabbadini, due piccoli commercianti, dichiarando (lo disse anche nel corso del processo, essendo reo confesso) che "avevo deciso di porre fine alla loro squallida esistenza".

Per motivi che esulano dalla comprensione di ogni italiano pensante democratico, ancora oggi gode in Italia e in Sudamerica di fortissimi appoggi politici e un vasto consenso nell'ambiente della sedicente "sinistra antagonista".
Questo post è dedicato alla memoria delle quattro vittime e delle loro famiglie, è dedicato soprattutto ai giovani di oggi ai quali non è stato spiegato nel dovuto dettaglio quali siano i capi di imputazione e le motivazioni della sua condanna.
Informatevi sui fatti, e non fidatevi di chi lo sostiene e lo appoggia.
Siate di sinistra, se questa è la vostra scelta politica, ma diffidate dalle imitazioni, in maggior conto -come in questo caso- se sono truculente, malvagie, intrise di opportunismo, malafede e un cuore nero.
Come la pece.

lunedì 2 ottobre 2017

Catalexit docet






di Sergio Di Cori Modigliani


Il caso di Barcellona ci conferma la definitiva affermazione
della "Nimby revolution" (celebre acronimo anglofono che sta per "Not In My Back Yard", che in italiano equivale a "Non nel mio orticello"):


Le nazioni e popolazioni più ricche d'Europa hanno deciso di andare all'attacco dei più poveri dichiarando secessione, indipendenza, autonomia e blablabla, perchè vogliono vivere in un mondo in cui non si pagano le tasse allo stato centrale, non vogliono re-distribuire la ricchezza, detestano i controlli, pretendono massima libertà di speculazione nel nome di "libertà dei capitali - libertà dalle capitali" e vogliono imporre la loro visione del mondo, una società nella quale non esistono regole da seguire se non quelle di attirare come una calamita capitali finanziari in uscita portati da immondi squali di ogni genere, attrarre turismo di massa in cerca di gnocche, efebi, sballo di varia natura e droghe esotiche alla moda.

E' il Grande Paradosso dei nostri tempi, l'ultima frontiera della società iper-liberista che potrebbe suonare anche così: 

"Visto che voi, caro popolo, dite sempre che volete fare la rivoluzione, noi ve la facciamo fare e addirittura la guidiamo. Così ci facciamo una barca di soldi e per voi ci sono: coriandoli, briciole di torte alla panna, palloncini colorati, concertoni rock, partite di calcio sublimi, e tanti tanti tanti comizi sulla bellezza dell'essere autonomi, indipendenti, sovrani e liberi. Più liberi di noi, non c'è nessuno".

El pueblo unido commosso, ringrazia e scende in piazza.

Come dire: dopo il danno, la beffa.