sabato 25 agosto 2018

E se ci fosse una chiara strategia, dietro "l'apparente" scontro sulla Diciotti?






di Sergio Di Cori Modigliani


Ci parliamo tra di noi e poi, a tratti, ci stupiamo che la politica produca una classe dirigente inadeguata e incompetente.
Ma di quale paese stiamo parlando?
Tre giorni fa, su rainews24 è stato diffuso un sondaggio effettuato il 21 agosto.
Il risultato è emblematico.
I dati oggettivi e statistici segnalano che nei primi 8 mesi di quest'anno sono arrivati in Italia circa 18.000 migranti, l'82% in meno rispetto al 2017.
Il sondaggio rileva (e rivela) che il 51% della popolazione italiana è convinta che:
A). "Nel 2018 l'Italia è stata invasa dai migranti".
B). "Il numero dei migranti nel 2018 è triplicato rispetto al 2017".
C). "Sono centinaia di migliaia quelli sbarcati da noi nel 2018".

Che senso ha fare appello all'umanità, alla logica, alla razionalità, al dibattito, se -come i sociologi ben sanno- nel nostro attuale mondo mediatico ciò che conta non è il dato oggettivo -tantomeno la realtà o la verità- bensì la percezione che si ha della realtà?
E la percezione è quella rilevata dal sondaggio.
I primi e assoluti responsabili di questa situazione sono i gestori dei talk show televisivi che hanno ingozzato la popolazione di cifre false, incitando all'odio per produrre "l'idea di un allarme" e quindi falsificando la realtà..
E' chiaro anche ai più scettici, che la strategia in atto consiste nello spingere la nazione verso l'Italexit dalla Ue.
A insaputa degli italiani.
Come al solito, in Italia ci si sveglia sempre troppo tardi.

Sarebbe il caso di sorprendere se stessi, come nazione, e farlo invece un attimo prima che....

giovedì 23 agosto 2018

Il Diritto di sapere............





di Sergio Di Cori Modigliani


Il pane psico-sociale di cui noi italiani abbiamo davvero bisogno (tutti, nessuno escluso) è quello della "chiarezza e trasparenza".
Entrambi i termini sono opposti alla selvaggia foresta mediatica degli opinionisti, genia promossa e lanciata -per l'appunto- al fine di contribuire a produrre caos, confusione, armi di distrazione e ignoranza convulsa.
Questa mattina, il ministro Di Maio, nel corso dell'annunciata conferenza stampa, con brillante sicumera, ha spiegato a el pueblo+giornalisti accreditati di aver ricevuto, letto, studiato e rubricato, il giudizio scritto dell'avvocatura di Stato relativo al contratto tra governo e acquirenti dell'Ilva sottoscritto dal precedente governo. Il ministro ha spiegato con grave (e comprensibile, nonchè lecito) allarme, che l'avvocatura ha sottolineato delle "forti criticità" tali da identificare un abuso di potere che porta verso l'inevitabile annullamento della gara in questione.
Se Di Maio questo sostiene, noi dobbiamo crederci.
L'immediato passo successivo consiste nel presentare adeguata e formale documentazione (sempre all'avvocatura dello Stato) per denunciare Calenda, Del Rio, Gentiloni, nonchè l'avvocato dello Stato che nella primavera del 2017 ha firmato la liberatoria, sostenendo che tutto era frutto di un abuso condiviso dai quattro, in quanto associati nell'emissione di reato.
Sarebbe utile e fondamentale per l'intera nazione (senza faziosità e schieramenti preterintenzionali) pretendere che la questione venga immediatamente in tale modo accolta e affrontata. Da oggi, è mediaticamente logico -nonchè possibile- sostenere che Calenda, Del Rio, Gentiloni e l'avvocato dello Stato firmatario, hanno tradito la fiducia del paese emettendo un grave reato. Il che non è opinabile.
O è così, oppure non è così.
E la nazione (qui intesa come paese nella sua totalità) ha il diritto di sapere se il ministro Di Maio farnetica, calunnia e diffama, oppure invece ci sta raccontando una sacrosanta verità oggettiva e quindi il quartetto Gentiloni/Del Rio/Calenda/avvocato dello Stato deve essere immediatamente denunciato e quindi andare sotto legittimo processo come si conviene a uno Stato di Diritto.

Non è possibile, non è accettabile, non è sano, non è logico, che non accada niente, e la forte argomentazione del ministro Di Maio finisca rubricata sotto la voce "opinione personale".
Questo non è accettabile.
Abbiamo bisogno, nonchè diritto, di sapere quanto prima è possibile se abbiamo a che fare con un farneticatore pericoloso oppure avevamo degli autentici mascalzoni alla guida del paese.
Non esistono terze vie.
Ah! Dimenticavo: siamo in Italia.
Finirà, temo, in un nulla di fatto. Appunto, la terza via.
E la palude seguiterà a sommergerci ingoiandoci tutti come le sabbie mobili.
Anche perchè, una delle quattro persone potenzialmente inquisibili e oggi ufficialmente accusate, è la stessa persona che dovrà ricevere la denuncia avviando la procedura.

Lasciamo perdere, quindi, la Diciotti, Asia Argento, la Ue e Cristiano Ronaldo.
Occupiamoci di questo: abbiamo il sacrosanto diritto di sapere come stanno veramente le cose. E non devono interessarci le nostre reciproche opinioni (io non ne ho alcuna a riguardo) dobbiamo fare pressioni perchè si esprimano pubblicamente solo e soltanto i soggetti coinvolti.
Che parlino tutti al paese e facciano chiarezza.
Prima che sia troppo tardi.

martedì 7 agosto 2018

Colpire la schiavitù è facilissimo. Basta che.......





di Sergio Di Cori Modigliani


A proposito della tragedia nel foggiano.
Cominciano a farsi strada gli autentici danni alla collettività provocati dalla mancanza della facoltà pensante e dall'assenza di autentica volontà politica del cambiamento.
Si ascoltano, si leggono, e si sentono le argomentazioni più disparate che opinionisti lanciati dai media come "autorevoli" sciorinano con disinvoltura. Molte di queste argomentazioni, infantili e prive di alcun valore sostanziale, sono addirittura punitive nei confronti della comunità.

Eppure, il problema del caporalato è facilissimo da affrontare e lo si può risolvere in un batter d'occhio.
Il costo è zero euro.
E' necessaria (e richiesta a furor di popolo) soltanto la volontà politica della classe dirigente.
A differenza delle società finanziarie, delle banche, delle società e aziende gestite da prestanomi compiacenti, e quindi impossibili da perseguire grazie alle triangolazioni velocissime che finiscono nei paradisi fiscali (nonchè autonomi e coperti dalla privacy) nel caso dell'agricoltura schiavista è di sorprendente facilità avere accesso alla fonte originaria del reato di schiavitù.
Non sono i caporali.
Loro sono impiegati.
Nel peggiore dei casi, complici, che diventano sfruttatori pur essendo anche loro sfruttati.
Il campo agricolo è un "bene immobile". Quindi, per definizione, non può essere spostato e portato via pochi minuti prima che arrivi la finanza.
Là sta, là rimane.
Quindi, lo Stato (se esiste) ha una possibilità reale, efficace, efficiente a disposizione per debellare questo scempio di esistenze.

"Arrestate i proprietari terrieri, sequestrate loro la terra e i loro beni materiali, mobili e immobili, e denunciateli al tribunale internazionale dell'Aja per crimini contro l'umanità e perdurante esercizio dell'attività schiavistica".
Sono loro i mandanti.
I caporali sono gli odierni equivalenti dei soldati della Wermacht che nel 1943 uccidevano civili innocenti senza rendersi conto di ciò che stavano facendo perchè "eseguivano ordini".
Il tribunale di Norimberga ha chiamato alla sbarra i mandanti, non gli esecutori.
Il caporale è come il piccolo spacciatore.
E' un soldato che esegue ordini della proprietà.
Serve una immediata punizione esemplare per far capire che il vento è cambiato.
Non costa nulla, non comporta danni collaterali.
Tempo per applicarlo: dieci minuti.
Certo, ci vuole la volontà politica collettiva.
Quindi..........

.......di che cosa stiamo a parlare?


di Sergio Di Cori Modigliani


sabato 4 agosto 2018

L'insostenibile voglia di tragedia.






di Sergio Di Cori Modigliani


La farsificazione della realtà è la più diabolica trappola satanica nella quale la sinistra radicale e liberale è caduta nell'ultimo decennio, dando vita a un processo inconscio di auto-distruzione.
La farsificazione è la base strutturale dell'attuale processo di neo-negazionismo, il cui obiettivo consiste nel re-inventare la realtà a proprio uso e consumo trasformando i processi della Storia in un evento soggettivo.
La strada è stata spianata nei decenni dal berlusconismo vanziniano, sorretto dalla bulimìa dei comici a oltranza che si sono sostituiti -nella produzione dell'immaginario collettivo- ai liberi pensatori, agli artisti profondi, agli intellettuali.
Questo processo è tutto italiano e la responsabilità è di tutti noi.

Ciò che è stata cancellata (complice la squisita seduzione dei meme feisbukkiani) è la libertà di poter accedere al concetto di "tragedia", incorporazione emotiva collettiva che consente di poter elaborare i dati negativi della realtà per trarne dei significati evolutivi, pedagogici, ottimistici, al servizio della collettività, desiderosa di essere messa al corrente su ciò che accade,
"Farsificare" è l'ordine imperioso dei nostri tempi, perchè tutto ciò che accade deve essere trasformato in "farsa" e bisogna impedire ad ogni costo che gli eventi vengano presentati al pubblico degli elettori per ciò che sono: dettagli tragici, che pre-annunciano la tessitura di una tragedia collettiva in atto.

Tutto ciò è una premessa a commento dell'ultima proposta lanciata dal ministro Fontana, relativa alla necessità di cancellare il "reato di propaganda d'odio razziale".
Il ministro Fontana è un uomo intelligente, nient'affatto sprovveduto, abile soggetto politico con una lunga esperienza territoriale. Non è affatto uno sciocco, tantomeno imprudente.
Era pienamente consapevole del fatto che la sua iniziativa non sarebbe mai finita sul tavolo di Giuseppe Conte per legiferare apposito decreto di cancellazione. Il fine non era quello.
Il fine consisteva nel veicolare, in maniera surrettizia, l'idea subliminale dell'autentico pensiero ideologico che sorregge il governo e prepara il futuro della nazione. Tanto è vero che sia Di Maio che Salvini hanno reagito fornendo la stessa risposta di reazione: Il ministro Fontana ha espresso una sua opinione personale. Non è affatto una priorità dell'attuale governo. Nessuno dei tre ha spiegato e specificato che "l'opinione del ministro lede la portanza strutturale democratica del governo e quindi non verrà mai neppure contemplata nel futuro come proposta possibile".

Il fine era questo: far credere al pueblo che si voleva lanciare subito un decreto di cancellazione della legge Mancino.
No. Proprio no.
Il fine era lanciare piattaforme di dibattito su specifici argomenti.
Per il governo "non è una priorità".
Ma nessun membro del governo ha dichiarato di essere contro.
Anzi.
E adesso, scatta la farsificazione, grazie alla quale hanno fatto passare le leggi, i decreti, e i provvedimenti più iniqui negli ultimi 20 anni. Tutti a riderci su e a scherzarci.
Per l'appunto: la farsa.

Essere italiani liberi, oggi, significa "richiedere con tutta l'aria dei propri polmoni la libertà di poter essere finalnmente tragici".
La farsificazione è l'anticamera della falsificazione.
Non è un caso che l'ex ministro Scajola (quello della casa acquistata "a sua insaputa") è diventato un classico della comicità on line, un'icona della farsa, perchè nessuno -illo tempore- ha lavorato politicamente, intellettualmente, mediaticamente, per sottolineare il significato tragico di quella espressione da lui usata, pretendendo che si ritirasse a vita privata per sempre, anche solo per quella risposta. E invece, grazie alla farsificazione, passata l'onda comica dei meme, è rientrato dalla porta laterale e adesso è sindaco.

La tragedia di questo popolo può trovare un proprio simbolo di riconoscimento in questo evento scajoliano.
Non c'è niente da ridere. E non c'è farsa che tenga.
O si comincia a cogliere la necessità di disegnare un realistico quadro potenzialmente tragico, oppure tanto vale non occuparsi più di politica, di attualità, di media.

Non c'è niente di più patetico e penoso che vedere degli attori che indossano una maschera comica in un film tragico.
Questo scarto spettacolare ci rende un popolo di cialtroni inaffidabili.
Era esattamente ciò che volevano Berlusconi e i suoi amici.
Sapevano in anticipo che su quella strada vanziniana, uno come Scajola sarebbe finito per essere riconosciuto un giorno dagli elettori come maschera, e quindi votato. Che è ciò che conta.
Mi sono stancato di ridere.
Ho una gran voglia di piangere calde lacrime civiche.
Essere consapevole di essere finito dentro una tragedia collettiva mi fa sentire libero.

No alla farsa.

C'è chi non è vissuto invano.












Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire,

Chi è contento che sulla terra esista la musica

Chi scopre con piacere una etimologia.

Due impiegati che in un caffè del Sud giocano a  scacchi.

Il ceramista che intuisce un colore ed una forma.

Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.

Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.

Chi accarezza un animale addormentato.

Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.

Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson .

Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.

Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Jorge Luis Borges (1899-1986), scrittore e poeta argentino  
(tratto da da La cifra, Mondadori, 1982)