di Sergio Di Cori Modigliani
La truppa mediatica –neanche a dirlo, all’unisono- ha stabilito che Giorgio Napolitano è l’uomo dell’anno 2011. Bontà loro.
Prima di introdurre la motivazione articolata relativa all’elezione della “personalità dell’anno 2011” da parte del sottoscritto che cura questo blog, ci tengo a precisare il perché mi dissocio dalla scelta comune della massa degli italiani.
Il nostro presidente ha l’aria di un gattone rassicurante; un nonno saggio da cui ascoltare favole, consigli, perle di saggezza. Deve essere anche un ottimo conversatore. Con ogni probabilità, senz’alcun dubbio, anche simpatico. Ci potrei scommettere.
Del resto, sono assolutamente convinto che, in una situazione di aperta convivialità, tra intimi accertati, anche Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, e Pierferdinando Casini, ecc., siano persone molto simpatiche e accoglienti.
Niente di personale, quindi. Assolutamente.
Si dà il caso, però, che Giorgio Napolitano sia il presidente della repubblica. Non lo conosco personalmente, e di conseguenza non ho la benché minima idea di che tipo di persona sia. Essendo la più alta carica dello stato, e quindi una personalità pubblica di eccellente caratura, nei suoi confronti io esprimo un giudizio squisitamente politico. Da libero italiano pensante, dotato di memoria a breve, medio, e lungo termine.
Giorgio Napolitano non mi piace.
Perché non mi piace il suo passato.
E poiché sono convinto –in politica molto di più che in ogni altra dimensione- che ciascuno di noi sia la sintesi, nel presente, di scelte operate nel passato, io non me la bevo.
Anche perché non soffro della più diffusa e contagiosa pestilenza del popolo italiota: l’amnesia.
Non la considero una personalità meritevole di una fiducia civile perché il suo passato ci ricorda come sia stato in prima linea nel combattere la libertà di pensiero, sempre schierato dalla parte (la sua grande vera passione) di un padrone forte, rassicurante, vincente. Inevitabile, quindi, che abbia finito per abdicare alla capacità di una produzione interiore di pensiero indipendente. Rimane fermo il ricordo della sua battaglia negli anni’80 contro il fisico Sacharov e la sua consorte, reduci da un internamento prima in ospedale psichiatrico (in quanto dissidente) e poi in un campo di concentramento in Siberia. Una volta liberato, grazie al premio Nobel per la fisica, Sacharov denunciò le atrocità del regime sovietico. Napolitano, allora sul quotidiano l’unità, spiegò ai lettori che si trattava del “consueto ciarpame della CIA, lanciato come una biglia di precisione per fomentare il discreto nei confronti delle istituzioni della più grande democrazia politica del mondo che seguita a essere il punto di riferimento costante per milioni e milioni di lavoratori nel pianeta”. Nel momento in cui lui scriveva questa parole, in Urss, c’erano liberi pensatori, intellettuali, artisti, scienziati, che finivano in campo di concentramento per il solo fatto di “osare” sostenere che Sacharov stava denunciando la verità.
Io non dimentico quei morti. E’ a loro che va il mio pensiero e la mia solidarietà.
In maniera piatta e banale, coniugo una elementare equivalenza che a me –personalmente- fa quadrare i conti e che potrei sintetizzare così “un uomo che all’età di 43 anni esegue pedissequamente gli ordini di un mastino criminale come Leonid Breznev può tranquillamente a 83 anni eseguire piattamente gli ordini (tanto per fare un nome) della cancelliera Angela Merkel”. Dipende dall’interesse dei suoi referenti.
Devo, inoltre, aggiungere, sempre confortato dalla mia buona memoria, che a metà degli anni’80, in qualità di promotore della corrente “i miglioristi” si era allora manifestato come un forte sostenitore di Bettino Craxi che gli finanziava le riviste, salvo poi definirlo un “cancro della società politica italiana” quando era già morente a Tunisi conquistandosi la poltrona di Ministro degli Interni.
Tra la fine degli anni’80 e i primissimi anni’90, invece, Giorgio Napolitano, insieme al suo più fedele collaboratore, il comunista Sandro Bondi, il quale era passato dall’essere assistente del burocrate Armando Cossutta alla strenua collaborazione con Napolitano, mise su a Milano una rivista, molto ricca, bella, patinata, costosissima. Si chiamava “Il Moderno”. Collaborare a quella rivista, allora, voleva dire assicurarsi un posto nel paradiso dei lavoratori nel campo mediatico italiano. La rivista era finanziata (ne erano i proprietari legali) da due società e una persona fisica: Fininvest, Mediolanum assicurazioni e l’imprenditore Giovanni Ligresti, un uomo al quale il magistrato Antonio Di Pietro, nel 1993, su ordine della magistratura di Milano, mise le manette, se lo portò via e successivamente venne condannato a tre anni di galera: il ciclone di tangentopoli.
In seguito alla bufera politica di quei tempi, la rivista fu costretta a chiudere, ma i 48 collaboratori finirono lautamente assunti tutti –nessuno escluso- nella Fininvest comunicazioni, prima che diventasse Mediaset.
Più tardi, nel primo governo in cui i comunisti italiani vennero chiamati a presiedere l’esecutivo, Napolitano fu il presidente della commissione parlamentare che doveva decidere –anni decisivi per le comunicazioni italiane- il nuovo assetto delle frequenze etere, i rapporti tra rai e reti Fininvest con il sistema pubblicitario nonché stabilire se esistessero o meno dei conflitti d’interesse tra imprenditorialità nel campo delle comunicazioni e attività politica esecutiva istituzionale. I suoi ex collaboratori della rivista divennero suoi consulenti, direttamente dalla Fininvest.
E’ andata a finire come ben sappiamo.
Quindi io mi dissocio.
Non metto in dubbio che si tratti di una eccellente personalità.
A me non piace il suo passato, tutto qui.
La “personalità dell’anno 2011” di questo blog, quindi è: Mario di Udine, Sandra di Livorno, Carlo di Agrigento e Carmela di Foggia. Sono loro: se lo meritano.
Chi sono, costoro?
Non ne ho la minima idea.
Ad essere sinceri non so neppure se esistano. Magari per un incredibile caso anagrafico non esiste nessuna Carmela a Foggia, nessuna Sandra a Livorno, nessun Carlo ad Agrigento e nessun Mario a Udine.
I loro cognomi?
Sono invisibili. Non è necessario, pertanto, conoscerli.
Sono gli italiani che hanno uno spessore caratteriale, una possanza etica, una caratura morale, e un passato esistenziale impeccabile e che non vogliono avere niente a che spartire con l’Italia di Napolitano e della truppa mediatica che l’ha premiato.
I loro nomi non sono noti.
Combattono ogni giorno contro il sopruso,il malaffare, le difficoltà, gli ostacoli.
Perché hanno detto sempre di no alle facili scorciatoie, alle raccomandazioni subdole, ai finanziamenti allegri, alle sovvenzioni mediate da malleverie politiche.
Sono gli italiani che cambieranno l’Italia. Sono Mario Sandra Carlo e Carmela.
Io lo so che esistono. Nonostante siano invisibili, io li vedo sempre.
Dovendo scegliere una copertina, non l’avrei data a nessuno per “mancanza di qualifiche”, ma essendo costretto a dover scegliere un italiano, allora avrei scelto il più geniale e profondo artista nazionale degli ultimi 100 anni, il premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello. Come immagine avrei messo la copertina del suo romanzo “Uno nessuno centomila”.
Come auspicio, come augurio, come prospettiva.
Oggi, infatti, in questo deludente finale di questo deludente anno di questa deludente Italia, noi tutti sappiamo che i vincitori del premio “personalità dell’anno 2011” e cioè Mario Carmela Sandra e Carlo sono forse uno, mascherati da nessuno, ma che diventeranno presto centomila.
Io ci credo.
Così come non credo alle bubbole demagogiche di Napolitano.
In una realtà ormai sempre più ovviamente Senza Senso, chi cerca ConSenso aspira alla visibilità, che inevitabilmente condanna alla ricerca di un appiattimento becero servile dell’oligarchia miope che ci governa ci nutre ci riempie di bugie e falsità. E’ per questo che Carlo Sandra Mario e Carmela sono invisibili: è la qualità del DisSenso. E sono tanti, per fortuna. Noi non li vediamo. Ma loro esistono. Sono i tanti italiani che ogni giorno, da qualche parte, in qualche modo, secondo i loro codici caratteriali e culturali dicono “no, io queste cose non le faccio” pur essendo consapevoli di essere “anormali” perché hanno osato comportarsi secondo una modalità che in altre nazioni più evolute è Norma. Sono quelli che reggono l’economia e che fanno funzionare i servizi. Senza gli invisibili, il paese affonderebbe subito. E’ per questo che tutto ciò che il ragionier Monti sta facendo non servirà a nulla. Perché sono ricette, forse, buone sulla carta, perché sono medicine che potrebbero “anche” avere, forse, una loro valenza in teoria. Perché avrebbero magari potuto funzionare in una situazione normale, in un paese normale, cosa che questo paese non è. E’ la cecità della Merkel, della BCE o di chi per loro. Aver preteso (e pensato) che l’Italia varasse misure “normali” essendo la sua struttura “anormale”. Quindi non funzionerà. Ci faranno crollare a picco per semplice idiozia ignorante. E’ l’equivalente di ciò che gli statunitensi hanno fatto andando a “esportare” la democrazia in Iraq a furia di bombe. Mutatis mutandis, l’Europa ha fatto la stessa cosa con l’Italia.
Non sarà un salvatore della patria a migliorare la situazione o il prossimo capo-popolo che infiammerà gli appetiti e le fantasie. L’Italia si riprenderà solo e soltanto se gli invisibili riusciranno a contagiare gli altri, e se ciascuno di noi, dal proprio piccolo, comincerà a comportarsi accettando il gravoso peso della consapevolezza di essere identificato come uno stupido, uno sciocco, uno “che non sa vivere”.
Silvio Berlusconi non ha nessuna colpa se la gente accetta e ha accettato i suoi soldi. Bastava (e basterebbe) semplicemente e banalmente dirgli con educazione “no grazie non li voglio” e si sarebbe sgonfiato. Era facilissimo.
Carlo Sandra Carmela e Mario non se lo sono neppure mai chiesto se era giusto o sbagliato.
E’ per questo che meritano la copertina come “personalità dell’anno 2011”.
Con la speranza legittima che diventino centomila e forse milioni nel 2012.
Non esiste nessun’altra scelta. Non c’è spread che tenga.
Di noi italiani, non si fidano. Hanno ragione.
Siamo diventati una etnìa inaffidabile. Abbiamo un governo di furboni che ben ci rappresenta, né migliore né peggiore di quello precedente. Con l’aggravante di non poterlo neppure buttare giù perché non esistono alternative.
Ci penseranno gli invisibili.
Brindo quindi agli “invisibili italiani”.
Chiunque voi siate, dovunque voi siate, settentrionali o meridionali, belli o brutti, simpatici o antipatici, di destra o di sinistra, laici o credenti, sappiate che non siete soli.
E affrontiamo il 2012 sapendo e volendo che saremo sempre di più.
Alla mezzanotte del 31 dicembre, brinderò augurando una buona salute a tutti gli invisibili italiani che hanno meritato la copertina per il 2011.
Penserò a Carlo Sandra Mario Carmela.
Grazie di esistere.
Se il paese regge è soltanto grazie a voi.
Buon capodanno a tutti.