sabato 31 maggio 2014

La perfida Albione e i vini del Mediterraneo: Farage o non Farage?Quella che

"IMoVimento 5 Stelle vuole abbattere ogni barriera tra cittadino e politico, tra eletto e elettore. Il "Non Statuto" lo spiega nell'articolo 4. "Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi". Nel MoVimento c'è un solo e unico riferimento: il cittadino. Nessuno sopra di lui, nessuno sotto di lui".
                                                                                           Beppe Grillo, 23 Giugno 2011.



di Sergio Di Cori Modigliani 

Quella che, nella mia mente ingenua, avrebbe dovuto essere una complessa operazione politica del movimento cinque stelle, di cui ne avevo individuato i tratti vincenti, si è invece immediatamente trasformata  nella consueta kermesse italiana, da tutti usata per scannarsi, azzuffarsi, annebbiare la mente dei cittadini e farci ricordare ancora una volta che la strada verso una "società normale" è davvero lunga, ma molto lunga e tutta da percorrere.
Finisce sempre in una squallida operetta tra guelfi e ghibellini.
Cercherò con questo post di dare un mio contributo personale alla riflessione e discussione collettiva, sperando che nel frattempo i partecipanti dell'una e dell'altra sponda abbandonino le posizioni classiche della tifoseria, del calcolo dei rapporti di forza, dell'utilizzo di una scelta importante del movimento cinque stelle per altri fini, più o meno oscuri.
Se c'è qualcuno che non vuole sorbirsi l'argomentazione, l'elaborazione e l'analisi, e vorrebbe sapere subito in maniera ultra sintetica come la penso, lo accontento subito.
Iniziamo, dunque, dalla fine del post.

"Nigel Farage è impresentabile, l'individuo è inguardabile e infrequentabile.
Ma l'accordo con Nigel Farage, in questa fase, va sostenuto, a condizione che.....".

Sembrerebbe una contraddizione, ma non lo è affatto.
Si tratta, piuttosto, di un evento paradossale, ma l'ossimoro, si sa, in Italia è diventato norma.
Sono stati commessi diversi errori nel presentare questa prospettiva, a mio avviso, da parte di tutti, i quali ormai sono partiti verso una loro tangente individuale e quindi ciascuno insiste nel proseguire nell'errore, aumentando nella cittadinanza sgomento, confusione e disorientamento.

Della questione ne ero stato informato personalmente da Gianroberto Casaleggio, nel suo ufficio a Milano, qualche giorno fa, nel corso di una conversazione, e il suo modo di presentarmi la questione (così pensavo sarebbe stata poi comunicata anche a tutti) era stata piuttosto convincente e io l'avevo trovata, lì per lì, realistica e vincente pur nei suoi aspetti raccapriccianti. In Europa aveva detto Casaleggio, funziona in maniera diversa che in Italia dove alla Camera può avere peso anche un deputato da solo, per conto suo. In Europa non è così. Se non fai parte di un gruppo forte, non potrai fare nulla, non avrai accesso alle presidenze di commissione, non avrai diritto a parlare, a intervenire. Noi abbiamo bisogno di allearci con qualcuno molto forte in modo tale da poter essere sicuri che la nostra presenza a Bruxelles sarà efficace ed efficiente. Si tratta di un accordo tattico, non strategico. E' arrivato il momento di fare dei compromessi necessari, adulti, per far valere le nostre ragioni, basta che a noi venga data garanzia specifica che la nostra autonomia e indipendenza verrà rispettata e salvaguardata. 
Fine della conversazione.
Messa così, la questione poteva anche avere una sua nobile valenza. 
Così pensavo sarebbe avvenuto. 
Immaginavo che le stesse identiche parole sarebbero state usate per emettere un comunicato stampa della durata di sei righe nelle quali Casaleggio annunciava la scelta effettuata, comunicando che Grillo sarebbe andato a Bruxelles a incontrare questo signore inglese, magari aggiungendoci con la sua consueta verve una nota di memoria storica che qui condivido con voi tutti.
Mentre ascoltavo le parole di Casaleggio, nella mia mente, sono scattate delle sinapsi per assonanza e nelle mie orecchie è risuonata la voce antica di mio nonno Pacifico, quando mi aveva raccontato la tragedia che aveva vissuto nel 1938 quando (lui era allora comunista) seppe di un evento inconcepibile, inaccettabile, impensabile, ma che -a conti fatti- determinò gli esiti della seconda guerra mondiale e consentì di sconfiggere Adolf Hitler.
"Fu una benefica tragedia. Una tragedia incommensurabile, ma fu benedetta e salvò l'Europa".
Così, mio nonno Pacifico.
Correva l'anno 1938. 
Francia e Inghilterra assistevano con accecante miopia auto-distruttiva al dilagare prepotente della potenza germanica in Europa. Hitler si era annesso l'Austria e si era mangiato la Cecoslovacchia in un boccone secco. Francesi e inglesi siglarono un tacito accordo con il Terzo Reich  -alleanza di un cinismo aberrante, oltre che perdente- (esattamente uguale a quella che  la City di Londra, la Francia e i diversi governi italiani hanno chiuso con la Merkel) pensando, oltre che sperando, di rabbonire il Fuehrer spingendolo verso l'est, con l'augurio che si prendesse la Polonia, l'Ungheria, l'Ucraina e magari, perchè no, andasse anche a bastonare Stalin e quei maledetti bolscevichi, lasciando quindi in pace sia gli inglesi che i francesi, olandesi, belgi, scandinavi. Stalin lo capì. Nel 1938, dopo una riunione con i membri scelti della sua sicurezza, chiese quanto avrebbero potuto resistere se i tedeschi li avessero invasi di lì a sei mesi o un anno. "Tre giorni" rispose il ministro della Difesa "forse una settimana". Stalin chiese di che cosa ci fosse bisogno per vincere. Gli spiegarono che era necessario costruire circa 250.000 carri armati ed equipaggiare alla perfezione almeno 10 milioni di soldati. Chiese quanto tempo ci voleva. "Abbiamo bisogno di 30 mesi. Siamo in grado di mettere in funzione le fabbriche 24 ore al giorno ma ci vuole tempo". E così presero la decisione usando anche dei trucchi da circo, che funzionarono. Per fare credere ai tedeschi che erano forti (cosa non vera) portarono alla frontiera con la Finlandia, la Polonia, l'Ucraina migliaia e migliaia di carri armati di cartone coperti da tendoni mimetici. Dopodichè, Stalin chiamò l'ambasciatore tedesco e gli consegnò una lunga lettera per il Fuehrer in cui gli ricordava che entrambi avevano un nemico comune: la plutocrazia e le banche inglesi, tanto valeva accordarsi. E così, Molotov e Von Ribbentrop firmano il trattato di non belligeranza militare nell'autunno del 1938. Hilter si mangia la Polonia, l'Ucraina e la Finlandia e lì si ferma. Sposta il suo interesse a ovest garantito da quell'accordo con Stalin perchè a est non teme pericoli. Muove l'intero esercito a ovest e conquista tutta l'Europa pensando poi di andare a invadere l'Inghilterra. Una missione dura, quasi impossibile, data la natura geografica del territorio, non è tanto facile invadere un'isola che resiste. E così sceglie di andare a prendersi la Russia, definita allora "un manipolo di contadini comunisti sempre ubriachi di vodka incapaci di combattere". I tedeschi attraversano con il loro gigantesco esercito tutta la Polonia, l'Ucraina, la Bielorussia,  pensando già che in venti giorni di tappe forzate saranno a Mosca vittoriosi. Dispiegano ben 23.000 carri armati per avvicinarsi alla capitale contando su una scarsa resistenza. I loro calcoli accreditano i russi di circa 3.000 carri armati obsoleti. Se ne trovano davanti, invece, 72.000, con dietro una gigantesca armata di soldati equipaggiati alla perfezione, con stivali di cuoio rinforzato e l'interno di pelliccia di visone per tenere piedi e gambe caldi nel terribile inverno che li attende. 

Io la vedo così, un accordo come quello.

Nigel Farage non mi piace.
Nigel Farage è un individuo con il quale nessun pentastellato pensante prenderebbe neppure un caffè al bar.
Anche soltanto per rivolgergli la parola bisogna avere davvero del pelo sullo stomaco.
Ma è possibile, è realistico, ed è probabile, che un'alleanza con lui risulti per il movimento vincente in Europa, così come fu quella di Stalin con l'odiata Germania nel 1938. 

Ma ciò che davvero conta (e deve contare) per gli attivisti, militanti, sostenitori del movimento, è che vengano rispettati i parametri di chiarezza, trasparenza, e democrazia diretta.
Così non è stato, da cui l'enorme confusione.
Per dei motivi che io ignoro (tuttora non l'ho né capito né compreso) Beppe Grillo non ha avvertito nessuno, e il suo viaggio è sembrato addirittura qualcosa di segreto, perché il movimento è venuto a saperlo da Matteo Salvini e non da lui.
La vecchia guardia del movimento, gli attivisti di lungo corso, i fedeli soldati della rete, lo zoccolo duro che ha tenuto coeso, forte e saldo il movimento, si è sentito preso in giro perché ha ritenuto violato lo spirito, il Senso, l'indirizzo del movimento, nonché l'articolo 4 del non statuto. L'amore che il movimento ha per Grillo è reale, autentico, quindi fedele e coerente.
Sarebbe bastato scusarsi per la sua eccessiva riservatezza e sarebbe stato compreso e perdonato da tutti. I media non ne avrebbero neppure parlato.
Invece non è andata così.
E non è andata così neppure la presentazione di quest'alleanza.
L'assonanza con il patto Molotov/Von Ribbentrop è mia, ma gli echi mi sono stati suggeriti e alimentati da Casaleggio, una persona che il movimento ce l'ha nel sangue e conosce molto bene i suoi polli, anche quelli extra-italiani. 
Perchè non è stato spiegato a tutti con altrettanta chiarezza comprensibile?
Perchè non è stato scelto di considerare adulti i propri votanti, militanti, attivisti, e dire a tutti la verità, nel nome della chiarezza e della trasparenza, facendo capire -o in maniera diretta o tra le righe- che Farage è un individuo oggettivamente impresentabile ma che assicura una convenienza necessaria per far raggiungere al movimento i propri obiettivi?
Perchè non sia stato fatto, lo ignoro.
E' stata scelta un'altra strada, direi piuttosto allarmante: la beatificazione di Farage.
Con l'aggravante di trovarsi, all'improvviso, degli eletti nel parlamento italiano che lo santificano e addirittura lo presentano come se fosse un rivoluzionario. Tragica deriva che spiega e conferma la frase di Beppe Grillo (in quanto padre riconosciuto, amato e rispettato, ben conosce i suoi figli) quando li definisce dei "miracolati". Sostengono argomentazioni che appartengono al repertorio dei caporali orwelliani e poco hanno a che vedere con la grande e intramontabile utopia del movimento cinque stelle che tuttora rappresenta l'anello dell'evoluzione civica più avanzato nella socialità italiana, punto di riferimento per tutti coloro che credono in una società più giusta, più equa, più pulita, sostanzialmente più umana, quella che va dalla parte opposta a quella vagheggiata da Nigel Farage. Gli eletti in parlamento non dipendono da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio: si sono dimenticati che dipendono dal movimento e dai cittadini che li hanno votati nel nome della democrazia diretta.
Si tratta di una amnesia molto grave.

Da cui (ed è questo il mio pensiero) "No alla beatificazione di Nigel Farage. No allo sdoganamento di Nigel Farage. Sì all'accordo con Nigel Farage se serve al movimento, facendo di necessità virtù, e da bravi soggetti politici adulti accettando il principio di turarsi il naso per raggiungere il proprio obbiettivo".

Messa così, secondo me, diventa una piattaforma di discussione adulta per tutte le componenti del movimento e ci qualifica come interlocutori attendibili, realistici, pragmatici, finalmente non faziosi, non complottisti, non ideologizzati.
E invece sta dilagando in maniera virale la confusione, la paura.
Niente di tutto ciò fa bene al movimento.
C'è chi ce l'ha nel sangue, e sono quelle migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni, di cittadini per bene che hanno fatto loro nel profondo del loro cuore civico il Senso del "Vinciamo noi" credendo fermamente nei principi di chiarezza e trasparenza, di coerenza e rispetto, di fedeltà e di attività, sapendo che l'Umanità Libera e Pensante si affermerà in Europa come in Italia grazie all'avanguardia del M5s, perchè questo accadrà quando la società putrida di oggi, quella del malaffare e della corruttela, verrà sepolta da cittadini che appartengono a un anello dell'evoluzione più avanzato, più esistenzialmente nobile, più maturo.

In conclusione, -ed è la mia personalissima opinione che vale uno- mi sta benissimo l'accordo con Farage se mi viene presentato per ciò che è. Sono contrario e lo contesto se devo prima sottoscrivere la patente di libero pensatore a un individuo che non la merita di certo.
Si può anche accettare il patto con il diavolo, quando le condizioni lo impongono.
A condizione che non venga presentato come un angelo liberatore.
Non lo è.
Diavolo era, diavolo rimane. 

Discutiamo in maniera adulta, se è possibile.

E cominciamo a portarci rispetto tutti, gli uni con gli altri.

L'Europa ci guarda, ci legge, ci decodifica.

E' ora che il movimento riprenda il proprio percorso rimanendo fedele alla propria splendida e squisita natura libertaria che si riflette nel Valore che ciascuna di quelle cinque stelle rappresenta.

Spero che Gianroberto Casaleggio ci possa illuminare nei prossimi giorni.

A piazza san Giovanni, è stato lui che ha concluso il comizio salutando tutti con "E la Forza sia con voi".

Auguro a Casaleggio che "la Forza Biologica ti sostenga con tutta l'energia necessaria" per una pronta ripresa.

Abbiamo bisogno della sua visione strategica: è la nostra migliore risorsa.

Perchè il momento, è questo.


venerdì 30 maggio 2014

Ingenuity: the next step



"Chi crede alle sirene o alle scie chimiche è compagnia più rassicurante di un faccendiere. L'ingenuità non costituisce reato ed è spesso caratteristica degli animi generosi".    
                                                 Mauro Patorno




di Sergio Di Cori Modigliani


Il momento di più alta esplosione creativa della mente degli umani si colloca, mediamente, tra i 3 e i 6 anni. I bambini piccoli ignorano che quello è il momento decisivo della loro esistenza, non sanno di essere dei naturali produttori di intelligenza propositiva, e meno che meno sono consapevoli del fatto che la loro bulimica curiosità del mondo va di pari passo con la caratteristica principale di quell'età: l'ingenuità, che di solito si accompagna all'innocenza.

"L'ingenuità", nella scala dei valori psico-sociali italiani, è molto probabile venga situata (ignoro la classificazione)  agli ultimi posti, ed è sicuro che venga considerata un vizio, un difetto, una modalità deprecabile da parte di un adulto che tale voglia dirsi.
E' una modalità del carattere che si situa nel polo opposto del segmento psichico esistenziale nel quale è situata la furbizia, l'uno annulla l'altro.

In inglese, "ingenuo" si dice nahive. Ma gli americani hanno spinto al successo -qualche decennio fa- un termine, "ingenuity" che è diventato di moda nei primi anni'90 e che il vocabolario traduce in italiano con il termine di "ingegnosità". 
La traduzione è corretta ma non è giusta perchè priva del sapore che contiene nella lingua viva originale. Tradotta per esteso dovrebbe corrispondere a qualcosa del tipo "modalità caratteriale che indica l'espressione dell'ingegno creativo libero accompagnato da un approccio innocente privo di pregiudizi e preconcetti strutturali". 
Secondo i semiologi, i semiotici e gli studiosi di semantica sociale, l'uso virale di questo termine agli inizi degli anni'90 fu la base propulsiva della loro ripresa economica e del successo elettorale (una clamorosa sorpresa per tutti) di Bill Clinton.
Era la caratteristica principale degli italiani negli anni'50.
Fu l'accusa lanciata contro Raul Gardini dai giornalisti famosi con il pelo sullo stomaco, la stessa identica accusa mossa ad Angelo Rizzoli sr., a Federico Fellini, ad Aldo Moro, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e a tutti quelli che hanno cambiato il nostro paese in meglio, per motivi diversi.
C'è una frase famosa di Pablo Picasso che mi ha sempre colpito molto: "Ci vuole molto molto ma davvero molto tempo per riuscire a diventare bambini".
Pelè lo è ancora, infatti ogni tanto finisce nei guai. Per quello rimane Pelè.
Anche John Lennon, lo era.
Anche Ugo La Malfa.
Non nel piatto e negativo senso di "nahive" ma in quello fresco della "ingenuity".

Era così il M5s il 23 febbraio del 2013, quando vinse le elezioni e davvero cambiò l'Italia.
Anche Grillo e Casaleggio -pur adulti e solidi professionisti razionali- erano due grandi ingenui. Quando nel marzo del 2013 vennero invitati a cena all'ambasciata inglese a Roma, trovarono una sorpresa inattesa. L'ambasciatore spiegò loro che si mangiava al piano di sopra in compagnia di Enrico Letta, già pre-selezionato alla city di Londra perchè doveva eseguire il compito di vendere la Banca d'Italia a sei banche italiane i cui pacchetti azionari poi sarebbero stati acquistati da fondi anglo-americani. Come si è puntualmente verificato. I due leader del M5s si rifiutarono e rimasero a mangiare sotto insieme all'attachè culturale che svolse la funzione di padrone di casa. E' molto probabile che sopra (io non c'ero, quindi non lo so, si tratta di una mia fantasia) mentre l'ambasciatore si sedeva a mangiare con Enrico Letta, gli abbia detto "quei due sotto si sono rifiutati di salire, sono due veri imbecilli" e Letta jr. (forse) ha risposto "Ma no, sono brave persone, sono anche intelligenti, sono soltanto ingenue, molto ingenue, tutto qui". E l'ambasciatore, di rimando: "Meglio così, allora".
"Certamente, meglio così".

Il M5s è riuscito davvero a cambiare la geografia mentale di questo paese, cercando di spostare l'asse d'equilibrio dall'omertà alla trasparenza. Perchè erano ingenui.
E è stata l'accusa principale che tutti gli avversari hanno mosso loro.
Ma l'hanno fatta propria.
Invece di spostare il loro essere nahive all'ingenuity, hanno scelto di crescere non essendo più ingenui.
Così facendo hanno perso il Senso della loro identità, perchè nel mondo degli adulti -quantomeno in Italia e soprattutto nel mondo della politica- la creatività, l'onestà, la spontaneità, la trasparenza, l'ingegno, il merito, la competenza, sono caratteristiche che vengono rubricate sotto il termine "ingenuità".
Un Valore che va recuperato e che fortemente sostengo nel suo squisito attuale Paradosso: "la chiave di volta per diventare adulti responsabili e puliti nel mondo nuovo che vogliamo".

Sono caduti in questa trappola firmando la promozione di Renzi a simbolo di una innocenza salvifica ritrovata, presentato da tutti (soprattutto i media e soprattutto i professionisti mediatici "all'apparenza" critici e antagonisti) come un bambinone fresco, davvero l'ultima cosa che Renzi è. 
Il leader del PD, infatti, lo considero personalmente un robusto furbo di tre cotte, di età tra gli 80 e i 90 anni, che vuole costruire un'Italia "diversa" (non nuova) ovvero, quella precedente al 1977 e al 1962, in sintesi, prima dello splendido discorso di Aldo Moro -durato 6 ore e 45 minuti- quando prese in pugno la Democrazia Cristiana, polverizzò la vecchia destra dei parrucconi conservatori e lanciò come suo alleato principale Pietro Nenni. Da quel 1962 al 1976, in Italia, gli oligarchi del privilegio garantito videro restringersi le loro rendite e il paese visse la più lunga onda di redistribuzione del reddito e di produzione di benessere collettivo mai registrata in una nazione occidentale negli ultimi 500 anni. Nel 1961, lo 0,8% della nazione possedeva il 72% della ricchezza collettiva. Nel 1976, lo stesso 0,8% ne possedeva il 49,5%. Quello stesso 0,8%, nel 2004 era ritornato a un buon 62%, ma nel 2013 ha toccato un nuovo record: 77%. 

Siamo ritornati agli stessi livelli del 1913, dal punto di vista della eguaglianza sociale.

Chi voleva opporsi a Renzi avrebbe dovuto evidenziare proprio la sua incapacità di essere giovane ed essere innovativo, troppo adulto e strutturato per un'Italia che ha bisogno di dare impulso -in questo momento- al caos creativo giovane e innocente, come negli anni'50, non infantile, ma innovativo e spensierato.
Ingenuo, per l'appunto. Nel senso di "innocentemente ingegnoso".
Non era (e non è mai stato) un ebetino, bensì un macchiavellino. Per quello i marpioni lo adorano.

Il M5s non "deve diventare adulto" (come si legge in giro). A mio avviso, ed è la mia ingenua opinione personale, deve riprendere il proprio percorso di innocenza e di ingenuità.
Da lì bisogna ripartire.

Ingenuity is the next step.

Let's do it.

buon fine di settimana a tutti, se potete divertitevi.


giovedì 29 maggio 2014

L'intelligenza collettiva. Alla riscoperta dell'Ars Muratoria. M5s 2.0




"La miglior difesa dai suoi nemici, per una nazione, sta nel grado d'istruzione del suo popolo".
                                                                      Thomas Jefferson. 1776

di Sergio Di Cori Modigliani     

Non ci siamo, così davvero non se ne esce. Non appena si placa l'isteria del dopo-elezioni perchè c'è chi ha dato la colpa agli elettori, chi agli eletti, chi agli astenuti, chi ai ragazzini, chi ai pensionati, chi a questi e chi a quelli, arriva una nuova ondata. Con l'unico risultato di provocare interminabili zuffe che in comune hanno però un denominatore: tutti concordi nello stabilire che è necessario passare alla fase del M5s 2.0, è necessario abbassare i toni, spostarsi dalla protesta alla proposta, dall'insulto all'elaborazione, dalla verità in tasca a una verità collettiva da costruire insieme. 
E così, urlando a squarciagola c'è chi spiega perchè non va più bene urlare.
Una meraviglia, ma si sa che la realtà oggi è imbevuta di quotidiani paradossi.
Grillo va a Bruxelles e incontra Farage. Stabilisce con lui un accordo di massima e annuncia "a Bruxelles ci divertiremo". Nigel Farage, è cosa nota, è persona molto lontana dal movimento, direi antitetico, ma ha una sua forza reale e preponderante in termini di impatto mediatico. 
E' una buona cosa?
E' un buon accordo?
E' utile?
E' inutile?
E' dannoso?
Sono domande lecite, sane e giuste.
Ma sono anche domande inutili -da cui la gravità dell'isteria esplosa in rete- se non si è al corrente con millimetrica esattezza delle clausole dell'accordo, delle sue modalità di esecuzione, della sua forma di applicazione, perchè Bruxelles non è Roma e i meccanismi formali delle istituzioni europee funzionano in maniera molto diversa da quelli nazionali.
Quindi, in questo momento, a mio avviso, la reazione più intelligente sarebbe quella di affermare "no comment" (è ciò che sto facendo) in attesa di conoscere i dettagli dell'incontro tra Grillo e Farage. Una volta che sapremo le clausole, le modalità, e soprattutto lo spazio di manovra e di autonomia per i 17 eletti a Bruxelles, allora si aprirà una normale discussione tra tutti coloro che intendono parteciparvi per comprendere insieme se sia conveniente o meno, se sia giusto o no, accettabile o inaccettabile.
Nel frattempo, ciò che bisogna fare è costruire delle palestre dove si andrà a dibattere sulla questione esponendo i diversi punti di vista con argomenti sostanziali e abituarsi all'idea di sottrarre se stessi da questa bipolarità ossessiva che spinge a trasformare ogni minimo atto in un'altalena tra Grillo è un dittatore oppure Grillo ha sempre ragione. Entrambe estreme ed entrambe false, non servono affatto a costruire intelligenza collettiva, anzi, l'appannano.
Sono le trappole consuete che i media adorano perchè sanno di invitare a nozze gran parte dei sostenitori del movimento che ci cadono come pere cotte. 
E la responsabilità di tutto ciò è di tutti, questo è il senso dell'intelligenza collettiva, dato che la sua colonna portante recita così: "Nessuno sa tutto, ciascuno sa qualcosa".
Quindi bisogna scambiarsi le idee, le opinioni e confrontarle; essere meno timidi nell'esporre il proprio pensiero (per chi lo è) e molto più umili nel produrre ogni giorno pensieri che tali non sono (per gli amanti della propria visibilità). 

L'intelligenza collettiva è una modalità di funzionamento della mente degli umani che va al di là del "pensiero di gruppo" (a cui appartiene il concetto di direzione nazionale dei partiti verticali) perchè il pensiero di gruppo è la solida base del conformismo e dell'idea totalitaria. E' una modalità molto più evoluta dell'intelligenza individuale perchè si sottrae alla tentazione dell'autismo sociale, pericolo sempre presente tra le persone pensanti e intelligenti: è la strada che porta all'astensionismo e al solipsismo, pericolose anticamere del cinismo. Come è stato abbondantemente spiegato dai suoi teorici (Tom Atlee, Douglas Engelbart e Ron Dembo) l'intelligenza collettiva ha "la funzione di mantenere, consentire e permettere a una comunità -sorta spontaneamente con un obiettivo comune da raggiungere-.di cooperare in modo tale da mantenere le prestazioni intellettuali ad un livello molto alto di affidabilità, in tal modo raggiungendo il massimo grado possibile di intervento nella realtà sul piano dell'efficacia e dell'efficienza. E' inoltre la più evoluta forma di produzione e ottenimento di consenso".
Il suo più noto divulgatore è il filosofo francese Pierre Levy che diversi anni fa scrisse un libro che, per l'appunto, si intitolava "Intelligenza collettiva". E' uno specialista nell'analisi epistemologica dell'intelligenza del web, quella che lui ha definito "intelligenza connettiva".
Nella traduzione inglese diffusa in Usa conteneva il sottotitolo "per farci che?", necessaria per una collettività etnica come quella statunitense che ha nel pragmatismo il suo corollario. 
Quel testo è diventato la base originaria dei primi nuclei spontanei di occupywallstreet.

Tutto ciò per cercare di fornire un mio modesto contributo all'applicazione di questi parametri.
Io non ho la minima idea, con esattezza attendibile, del perchè il PD ha preso il 40% dei voti invece che il 20% o il 60%; nè so con certezza perchè il M5s ha preso il 21,5% invece che il 14% o il 36%. A dire il vero neppure mi interessa saperlo.
Ciò che davvero mi interessa è scoprirlo insieme a voi, perchè il M5s è il M5s se riesce ad andare al di là della pratica del narcisismo, della propria consueta isteria egoica, e si impegna ad avere accesso all'intelligenza collettiva, il modo più evoluto di produrre una idea condivisa collettivamente e non come frutto di una imposizione dittatoriale dall'alto.
Stessa identica valenza va applicata all'incontro tra Grillo e Farage.
Il dato reale in mio possesso mi dice che "Grillo si è incontrato a Bruxelles con Farage; hanno parlato e hanno scoperto di condividere alcuni obiettivi da cui la decisione (forse) di costituire un gruppo comune. Si vedranno ancora nelle prossime settimane per valutare se sia il caso o meno". Fine, non c'è altro.
A meno che ci sia, ma io lo ignoro: benvenuto chiunque ne sappia più di me, è pregato di fornire informazioni così capiamo meglio.
Quindi, in questo momento, l'intelligenza collettiva ci impone di praticare un doveroso riserbo in attesa di avere elementi probanti e solidi sui quali dibattere, altrimenti di che cosa parliamo?
Del nulla.
Come in campagna elettorale quando si discuteva se Grillo era più di Hitler o meno di Hitler e a un certo punto lui si è stufato e ha detto "io sono oltre Hitler" con lo stesso identico tono e finalità (a mio avviso, dato che si tratta della mia personale opinione) con la quale avrebbe potuto dire "saluti a tutti vado a casa perchè mi aspettano i pomodori con il riso e le trinette col pesto". E quando si parla del nulla si finisce in un nulla di fatto. Gli ho dedicato dei pensieri e mi sono detto che se tutte le mattine ci fosse qualcuno che mi ferma per strada e mi chiede se io sono come Hitler, alla fine direi che sono oltre, così, tanto per non essere più scocciato.
E' probabile, è plausibile, ed è comprensibile.
Non è comprensibile una società che investe attenzione, energia e tempo su tutto ciò.
Il problema è questo.

Quindi, il mio modesto suggerimento è, come dicono a Roma: calma e gesso.
Una espressione deliziosa che proviene dalla tradizione dell'ars muratoria (non i massoni) ma gli edili, ce lo ha spiegato Boccaccio tanti secoli fa.

Aspettiamo gli eventi -cioè informazioni dettagliate e oggettive- prima di esprimerci.
O mi sbaglio?

Qui di seguito, come idea per aprirsi alla diffusione di pensiero critico pentastellato, propongo altri due interventi tra i tantissimi ricevuti sia sotto forma di commento che di lettera privata.
Uno è anonimo, ma non c'è censura.
L'autore ha scelto di auto-censurarsi per libera scelta.

Come diceva  Manzoni "adelante Pedro, con juicio". 





L'amarezza più grande, inutile nasconderlo, segue l'idea cullata amabilmente di vincere le elezioni, di sorpassare Renzi e di accantonarlo ancora in fasce. Abbattere così l'ultimo baluardo opposto dalle istituzioni delle elites proprio per drenare consensi ai movimenti dal basso. In seguito leggo con piacere la disamina filosofica del viciamo noi, proposta su questo blog e altrove, la condivido, mi consola ma mi ricorda solo che ci siamo accecati da soli. E forse è anch'essa un marchiano errore di comunicazione, come gli eccessi di Grillo che i poteri forti dovrebbe conoscere. Li abbiamo invitati a nozze, li abbiamo provocati e loro hanno giocato sul velluto: il derby fra la speranza e la rabbia evocato sapientemente da Renzi è finito in pareggio, poichè ha trionfato la paura. Conseguentemente lo smodato moderatismo del paese.
In realtà cosa non imprevedibile, questo è l'errore. Come non è imprevedibile che vinca il bigottismo, le parolacce che orrore, le urla, che schifo. Fitto con 240.000 preferenze, non fa una piega. Soru capolista, benche rinviato a giudizio e indagato per aggiottaggio, neppure. (Oh, ai fan di Soru, dico subito che so che è già uscito pulito da un procedimento in passato, che ha governato bene (dicono) la Sardegna e che ha dato da lavorare a molta gente, tuttavia, la questione morale riguarda anche o forse soprattutto questi casi, e sono sicuro che nel pd ci siano molti altri capolista bravissimi e integerrimi da candidare e che contestualmente non hanno procedimenti in corso con le procure, infatti parliamo del pd e non del pdl...).
Quindi cosa cambiare? Beh ad esempio costringere il pd a parlare di fiscal compact. Nelle piazze e in tv, imporre al conduttore e agli ospiti di spiegare lo statuto da SpA del MES, di incalzare la Moretti di turno sul gruppo magritte, sull'ERF, sul patto transatlantico di libero scambio e sull'assenteismo dei parlamentari europei italiani che hanno vinto la medaglia d'oro.
Detto ciò ovvero che abbiamo fatto di tutto per creare delle attese esageratamente grandi, ricordo che il m5s, nel suo complesso, nella sua fase ancora acerba(?) e comunque più massimalista, intransigente e "maleducata" ha portato a casa il 21%. Che forse non basterà per vincere, ma basta per avere un'opposizione reale e basta per impedire la deriva bipartitica, che poi è solo un gradino sotto il pensiero unico o il monopartitismo bicefalo. Nel momento di massimo slancio di Renzi, con una staffetta al crepuscolo del 20ennio berlusconiano è più di qualcosa.
E' un'avanguardia da rafforzare senza paura di parlare con i "giornalisti del giorno" anzichè stigmatizzarli sul blog. 

Mauro Patorno ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Viralizziamo la novità evolutiva del M5s: non abbi...": 

Il post di Maurizio Scavone fa una analisi tanto condivisibile quanto scontata del primo impatto con la politica del neonato Movimento. Gli errori e le ingenuità commesse nascono dalla inesperienza di quei cittadini che si sono ritrovati catapultati in Parlamento e nelle stanze del potere ad affrontare chi di politica aveva vissuto da una vita. Parallelamente a questo si deve imputare (nel senso buono) alla natura stessa del Movimento la mancanza di linee guida che, in ultima istanza, facciano scegliere le strategie migliori per raggiungere gli obbiettivi prefissati: tutti vediamo Golia ma ci vuole un Davide che decida di scagliare la pietra e lo faccia. L'orizzontalità (o il caos) deve comunque far scaturire una sintesi che sfoci in scelte, in decisioni che, al momento e nelle sedi giuste, un qualcosa che assomigli ad un gruppo dirigente deve prendere e portare avanti. Questo ruolo l'ha in parte assolto fino ad ora Beppe Grillo ma non basta perché non è nella sua natura e nel suo carattere fare il leader politico nelle istituzioni. Necessita una struttura e il potersi presentare agli elettori come candidati credibili a guidare un Paese sull'onda dei valori e delle istanze rappresentate dal 5Stelle. Anche se la cosa può non piacere funziona così e non mi pare che ci sia precedente storico in cui una comunità di individui riesca a convivere ed amministrare la cosa pubblica e garantire il pubblico interesse con modalità di governo in cui "uno vale uno". Qualcuno, alla fine, va delegato a deve prendersi l'onere di valere ed agire per tutti riassumendo le istanze ed applicando i princìpi. Naturalmente questo qualcuno deve essere costantemente sottoposto alla verifica del suo corretto operato, non un capo che decide ma un capo che rappresenta e che abbia anche una certa capacità di guida. Magari, per distinguerci, non lo chiameremo "Segretario"... 

mercoledì 28 maggio 2014

Viralizziamo la novità evolutiva del M5s: non abbiamo vinto, ma in compenso abbiamo convinto.....


di Sergio Di Cori Modigliani

Grillo e Casaleggo se ne devono andare; 
chi sostiene che Grillo e Casaleggio se ne devono andare va espulso subito dal movimento; 
è tutta colpa di Grillo; 
se non fosse stato per Grillo ci asfaltavano; 
Casaleggio non funziona; 
meno male che c'è Casaleggio che è l'unico che funziona; 
se siamo ancora vivi è grazie al lavoro splendido degli eletti in parlamento; 
la colpa è degli eletti in parlamento che pensano al loro vitalizio invece di badare al movimento.....
.....e via dicendo.

Ce n'è davvero per tutti i gusti, il che è una pessima notizia perchè è indice di uno stato generale di totale confusione e mancanza di orientamento.

Ma è allo stesso tempo una  notizia meravigliosa che simbolizza e rappresenta la grandiosa forza del M5s: la propria natura estranea al Pensiero Unico, la propria libertà di critica, la propria autentica passione civile legata a un progetto e non a una clientela, il proprio entusiasmo nel dir la propria e pretendere di condividerla con tutti gli altri. E quando si è appassionati e l'oggetto del proprio amore latita, c'è poco spazio per la razionalità: si va fuori di testa e ci si sente abbandonati. 

Questi sono i rischi e i vantaggi di un progetto politico orizzontale, privo di un'unica testa decisionale, senza un gruppo dirigente che fa il bello e il cattivo tempo, ma che si affida al concetto base della comunicazione di questa decade: l'intelligenza collettiva diffusa a velocità impressionante sulla rete. La politica verticale dei partiti classici, invece, come ben sappiamo, è affidata a una lettura diversa: il capo decide, i dirigenti dispongono, i militanti eseguono, i votanti sperano. Fine dell'attività politica. Il territorio attende passivamente una comunicazione dall'alto.

Il M5s appartiene a una diversa idea del mondo, ha un altro progetto, altre finalità e poggia su una visione d'insieme futuribile, da cui il Senso del vinciamo noi perchè comunque sia, qualunque cosa accada, la finanza verrà imbrigliata altrimenti il sistema economico planetario implode in maniera sanguinosa, le esigenze del territorio saranno più importanti di quelle dello stato centrale, e la cittadinanza si assumerà la responsabilità di essere attiva e partecipativa grazie all'enorme possibilità che il web consente. Non è più neanche il futuro, è il trend emergente. 

E' un processo già avviato e non lo si può fermare, come la diffusione della locomotiva a vapore nel 1820. Ma proprio perchè non è un fuoco di paglia cresce secondo una logica naturale, quindi ha bisogno di quella fisiologia necessaria per radicarsi sottoterra, il che richiede tempo.

Presuppone anche abilità di agronomia culturale, disciplina e volontà nella continua opera di innaffiamento, conoscenza e capacità (che si apprendono se uno vuole) nell'arte di trattare la terra, saperla dissodare, preparare, nutrire, concimare.

Abbiamo perso una elezione numerica. Non abbiamo vinto la sfida contro poteri forti consolidati, ma abbiamo convinto circa 5,5 milioni di italiani che è possibile pretendere di non essere più sudditi e di essere rispettati per la qualità della propria esistenza; è possibile essere politicamente attivi e presenti senza aver paura di questi enormi giganti per i quali i cittadini vanno assecondati e sedotti solo e soltanto in campagna elettorale. 
Non è poco, si tratta di una ricchezza da investire con entusiasmo e quella insostituibile dose dell'ottimismo della volontà senza la quale non si costruisce un bel nulla.

Fermo restando la mia personale delusione individuale per il risultato numerico, devo ammettere però che questo caos lo considero un'ottima occasione per la semina.

C'è tanta isteria dentro al movimento, in questo momento, il che è comprensibile. Si cresce così.
Se non altro siamo in grado di sottrarci alle necessità squallide della campagna elettorale e cominciare a discutere, elaborare, argomentare, confrontarci senza retorica, senza demagogia, senza livore.
Gli 11 milioni di italiani che hanno votato per Matteo Renzi non sanno di aver votato per il Fiscal Compact, per la riduzione dell'istruzione pubblica, per un allungamento nel sociale dello spazio di sopravvivenza del berlusconismo, per l'estensione del gioco d'azzardo, per la svendita del patrimonio italiano nazionale, per spingere l'Italia verso la cementificazione, il fossile e l'asservimento alle esigenze di mercato dei grandi colossi dell'energia, della finanza, delle telecomunicazioni. Non si è parlato di nulla in questa campagna elettorale, se non delle mestizie di cui siamo stati testimoni partecipi. Non c'è stata informazione e quindi ha prevalso l'umore. La gente non sa mica che cosa ha votato. Ha avuto paura e ha reagito d'istinto.
Dobbiamo quindi ripartire fondando un processo attivo di formazione della coscienza collettiva per allargare lo spettro della convinzione che è possibile abbattere i giganti anche se si è dei nani, basta essere come il giovane folle Davide. Ma bisogna aver la fionda, saper scegliere il sasso più appuntito e avere una mira ben calibrata.

Il caos delle mille interpretazioni disparate può anche essere creativo; il caos (è il Paradosso di base della nascita dell'universo) può generare nuovi universi, diversi mondi. Ma il caos, proprio perchè è caotico -e quindi coraggioso nella sua selvaggia modalità- esclude la paura. Questo è il Senso di questo risultato elettorale, in Italia e in tutta l'Europa: ha vinto la paura. 
La paura di tutti.
E i gestori dei poteri forti, i grandi colossi dotati di menti eccellenti al loro servizio, la loro paura l'hanno riversata sui cittadini che si sono spaventati. Loro erano molto più spaventati di noi, altrimenti i grossi papaveri, da Soros a Fink, dal presidente di J.P.Morgan a Cisneros, non si sarebbero trasferiti in pianta stabile a Roma alla fine di aprile per coordinare le grandi manovre. Erano davvero terrorizzati, per loro era l'ultima spiaggia, e sanno che è stata semplicemente rimandata. Per gli spagnoli di Podemos, per i greci di Potamos, per gli irlandesi di UdP, per i portoghesi del Partido do Tierra, per gli svedesi di Feminiskists Initiativ è stata invece la prima spiaggia e sono tutti arrivati a Bruxelles. Tutte realtà parcellizzate, a differenza dei democristiani del PPE e dei socialdemocratici del PSE che si accorderanno per seguitare a fare ciò che hanno fatto finora.

Una realtà simile a quella di M5s per il quale la propria autonomia, indipendenza -e scelta di non schieramento e non coinvolgimento con i giganti del dissesto e del degrado- è sempre stato un caposaldo prioritario.

Va costruito un modello culturale che accompagni la formazione d una nuova consapevolezza collettiva e va coinvolta la più ampia fascia possibile di persone. Non si tratta più di denunciare il marcio, ovvio e noto a tutti, ormai sono stati smascherati dovunque in Europa. Si tratta di cominciare a costruire formativamente l'Europa e l'Italia che vogliamo.

In rete, in questi giorni ho letto di tutto, soprattutto sulle pagine del movimento. Ho scelto un post, pubblicato da un pentastellato siciliano attivo nella sua regione, molto critico ma comprensivo di un'argomentazione di base che rispecchia mediamente l'andamento corrente e  lo sintetizza. In copia e incolla lo presento qui perchè penso che sia utile da usare come base argomentativa per farci su dei forum e scambiarsi tra tutti delle opinioni. Se qualcuno individua post interessanti che sono stati in grado di sintetizzare gli umori senza pencolare sulle ali estreme del disagio, della delusione, dell'avvilimento, della rabbia e dello sconcerto, ebbene....diffondetelo: dobbiamo cominciare a produrre strumenti di dibattito, di elaborazione, di condivisione culturale politica, dando voce al numero più alto e diversificato di persone. Affermando un nuovo modello culturale che non sia piattamente nozionistico ma legato al territorio, inventando una cultura che abbia il sapore della terra che germoglia. 
Il M5s deve produrre la propria agricultura. Questa è la vera sfida, oggi.
La si costruisce così, l'intelligenza collettiva.

Ecco il testo. 
Il cittadino siciliano si chiama Maurizio Schiavone. Che cosa ne pensate?

M5Stelle - Riflessioni politiche.

28 maggio 2014 alle ore 9.58
Sento puzza di bruciato in queste elezioni europee, ma indipendentemente da ciò alcune riflessioni vanno fatte. Il m5stelle è caduto in pieno nella trappola mediatica tesa dal sistema dei partiti che hanno fatto passare i seguenti messaggi ai quali l’opinione pubblica, prevalentemente teledipendente,  in larga parte ha creduto:
1)     Il m5stelle si è rifiutato di consentire la nascita del governo Bersani
2)     Il m5stelle si è rifiutato di sedersi al tavolo delle riforme
3)     Il m5stelle non ha dialogato col PD per la scelta del Presidente della Repubblica
4)     Il m5stelle non ha neanche fatto aprire bocca a Renzi per ascoltare, nel famoso incontro in diretta streaming, quello che aveva da proporre.
5)     Pretesa di imporre agli altri partiti le proprie regole interne a riguardo della restituzione dei rimborsi elettorali e di parte degli stipendi di parlamentare.
Punto n.1) – In realtà Bersani ha cercato solo di fare scouting tra i grillini tanto è che i poteri forti   d’oltralpe tramavano già per un governo di larghe intese con Berlusconi. Ma il m5stelle ha sbagliato strategia perché doveva consentire anche per qualche mese il governo Bersani inchiodandolo e  casomai sfiduciandolo  sulle grandi questioni di merito (acquisto f-35, Condono slot- machine, 7,5 miliardi di regalo alle banche ecc.)
Punto n.2) - Le riforme in salsa Renzi-Berlusconi sono scritte sotto dettatura dai funzionari di J.P. Morgan e del F.M.I.  e quindi inaccettabili. Il riformismo vero  del m5stelle  non può prescindere dalla creazione di un asse, per le riforme dei cittadini contrapposto alle false riforme Renziane dei banchieri. Il tutto imprescindibilmente aprendo al dialogo  con l’area SEL e le aree Cuperlo e  Civati del PD. A riguardo benissimo ha fatto Maurizio Santangelo ad aprire al disegno di legge di riforma del Senato proposto da Vannino Chiti perché questa è la strada maestra del vero riformismo.
Punto n.3) -  E’ stato l’errore più imperdonabile deM5stelle è cioè di non aver capito che il siluramento di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica, da parte degli squali della politica, ha rimesso in gioco Berlusconi, consentendogli di imporre  Napolitano come Presidente della Repubblica, Letta come presidente del Consiglio e  condizionando pesantemente l’agenda di governo di quest’ultimo. Con  Romano Prodi al Quirinale si sarebbero  aperti scenari politici ben diversi dagli attuali.
Punto n.4) – Per  discutere in diretta streaming con Renzi, anziché mandare Beppe Grillo  sarebbe stato meglio mandare Di Maio, Lezzi e Taverna ed  attraverso un approccio costruttivo e dialogante al colloquio, finalizzato ad entrare nel merito delle questioni poste  punto per punto da Renzi,  il m5stelle non avrebbe prestato il fianco agli attacchi mediatici.
Punto n.5) - Una ulteriore  riflessione a mio avviso va fatta perché di importanza fondamentale: La questione della restituzione dei rimborsi elettorali e di parte dello stipendio di parlamentare è pressochè totalmente condivisa dagli elettori del m5stelle, ma pretendere che anche gli altri partiti adottino le medesime regole e  porle come precondizione di ogni e qualsivoglia dialogo di governo con tutte le altre forze politiche è un errore per il motivo che non si può avere la pretesa di   imporre ad altri le proprie regole. A riguardo giudicherà l’elettore.

                                                                                                   Maurizio Scavone

lunedì 26 maggio 2014

E adesso? Dopo il risultato elettorale delle europee, una necessaria analisi......



di Sergio Di Cori Modigliani

Il sentimento più diffuso tra il popolo pentastellato, in questo momento, è un misto di delusione avvilimento e sconcerto. Me ne rendo conto. 
Mi ricorda in parte l'atteggiamento dei tifosi di calcio romanisti che quest'anno si sentivano disperati per non aver vinto lo scudetto, e quindi non si sono goduti in pieno il fantastico -nonchè insperato- secondo posto con accesso alla Champions League.

La maggior parte dei media sintetizza il risultato elettorale evidenziando la strabordante vittoria di Renzi e la sconfitta di Grillo. E la cosa finisce lì. A questo dato viene affiancato il cosiddetto "nuovo panorama" politico italiano (presentato con la consueta salsa mediatica da pensiero unico) come l'annuncio di un prossimo ventennio renziano. Se va bene. Alcuni, infatti, addirittura ne ipotizzano almeno quaranta, data la giovane età del premier fiorentino.

Io non sono affatto d'accordo, anzi.
Il trionfo elettorale di Matteo Renzi è indiscutibile, in termini numerici.
Il tonfo del M5s, anche.
La scomparsa del centro-destra, pure.
Ma ritengo che Matteo Renzi, se non riesce ad attuare le riforme strutturali, se non rottama la vecchia classe dirigente, se non abbatte la corruzione, non espelle la mafia dai gangli istituzionali, non rilancia gli investimenti, al massimo entro gennaio del 2015 -se gli va bene- andrà a sbattere e verrà licenziato in malo modo, sia dai poteri forti che lo hanno voluto e forse  inventato e costruito, sia dai suoi elettori delusi; non dimentichiamoci che i suoi elettori non hanno votato un progetto, non hanno votato un programma, non hanno votato una certezza solida, ma hanno votato soltanto una speranza liquida, hanno firmato cioè una cambiale in bianco dichiarando che vogliono le riforme, vogliono cambiare e si fidano di lui. Niente più di questo.
La sua grandiosa virtù in questo paese di tartarughe furbe consiste nella velocità; ma allo stesso tempo è anche il suo tallone d'Achille: se non trasforma il paese per davvero in tempi molto rapidi, al massimo entro sei mesi verrà licenziato con la stessa velocità con la quale è stato assunto. Non ha molto tempo. 
A questo serve il M5s, che si trova davanti a un evento (apparentemente) paradossale: aiutare Renzi a fare le riforme necessarie seguitando a pungolarlo, criticarlo costruttivamente, controllandolo, tampinandolo e quindi "obbligandolo giocoforza" a fare anche quando magari non vorrebbe -a questo serve una opposizione vera e funzionale dato che il M5s è l'unica realtà di opposizione del paese- e quindi tirargli la volata dandogli una mano. 
Il paese ne guadagnerebbe. 
Se invece, nel corso di questo processo, Renzi scegliesse di rifiutarsi di accogliere le continue istanze, pungoli, stimoli, richieste e input da parte di M5s, non verrebbe attuata nessuna riforma e quindi perderebbe il consenso raggiunto.  Se il M5s approfitta di questa flessione elettorale numerica del 25 maggio, per crescere in maniera adulta e consapevole, al massimo entro giugno del 2015 potrà sostenere anche numericamente, anche elettoralmente, "vinciamo noi" perchè comunque vincerà. 
Per i seguenti motivi: se Matteo Renzi è davvero un riformatore come vuol far credere, potrà realizzare il suo programma solo e soltanto se si fa aiutare da M5s, dato che il vero nemico di Matteo Renzi è il PD e la sua cancerosa alleanza d'affari con Forza Italia. Lo sanno anche i sassi. Quindi, il M5s vincerebbe perchè vedrebbe affermati diversi punti del proprio programma: questo è il risultato di una grande forza d'opposizione che funziona. Tra il 1962 e il 1975, il PCI, senza essere mai andato al governo, senza aver mai trascorso neppure un minuto nella stanza dei bottoni, riuscì a far cambiare l'Italia in meglio perchè obbligò la DC (e la aiutò a farlo) a diminuire le diseguaglianze sociali e aumentare la redistribuzione della ricchezza prodotta in questo paese: è il lavoro dell'opposizione efficace. Così venne premiato elettoralmente. Soltanto la guerra fredda gli impedì di andare al governo. 
In questo caso, il M5s vincerebbe alla grande da oppositore e il paese lo capirebbe. 
Se invece Matteo Renzi è un bluff, finge di voler fare, dice una cosa e ne fa un'altra, promette e non mantiene, non rottama nessuno e non produce risultati vincenti per il paese, allora a quel punto M5s avrà davvero gioco facile per vincere le elezioni politiche prospettando alla nazione delle proposte alternative.  
Questa di ieri, infatti, non è una vittoria elettorale del PD, non lo è affatto: è una vittoria personale di Matteo Renzi, il che è tutta un'altra cosa. 
E i marpioni e super marpioni del PD lo sanno benissimo: da una parte godono il beneficio elettorale, ma dall'altra tremano perchè sanno che i votanti hanno votato per la loro rottamazione. Quindi, o Matteo Renzi sfascia il PD, oppure il PD sfascerà lui. 
Finora, con la scusa della campagna elettorale, sono andati d'accordo. 
La luna di miele è finita.

Ma il 40% di voti è un chiaro segnale da parte degli elettori italiani, se uno vuol capire.

Presentando il mio libro prefato da Grillo e Casaleggio, avevo cercato di comunicare a chi mi segue che quella locuzione non era uno slogan e non era relativa ai risultati elettorali: era per l'appunto un'idea di mondo che andava ( e va) costruita insieme, lavorandoci, studiando, impegnandosi, aumentando sempre di più il senso collettivo della consapevolezza civica perchè il fine del M5s è sempre stato, solo e soltanto, quello di scardinare un sistema corrotto, inefficace, inefficiente e moribondo, andando a costruire un modello di società diversa.
In questo senso, va inteso il "Vinciamo noi" come un viàtico per costruire tutti insieme una vittoria annunciata già da adesso, una piattaforma da usare per argomentare, dibattere, confrontarsi.
Soprattutto crescere. 
Per far crescere l'Italia.
E più di ogni altra cosa: dare il proprio contributo per far crescere gli italiani.
Basterebbe analizzare un dato davvero allarmante di questa tornata elettorale per comprendere quanto complessa sia la situazione italiana: il secondo candidato più votato in assoluto in termini di preferenze è stato Raffaele Fitto, nella Regione Puglia, con 276 mila voti personali, già condannato a quattro anni per truffa ai danni dello Stato, ecc. E' andato molto forte anche a Taranto e in zone rurali della Puglia dove il consociativismo PDL/PD ha distrutto le esistenze delle persone. Eppure lo hanno votato. Questo vuol dire che centinaia di migliaia di nostri concittadini hanno votato per una persona che la magistratura ha individuato, indagato, accusato, processato e condannato, sapendo ciò che stavano facendo. E questo è soltanto l'episodio più clamoroso. Quindi, questo dato ci spiega che per cambiare il paese  è necessario prima arrivare a una rivoluzione mentale, a una rivoluzione individuale delle coscienze, perché non è ammissibile in una società evoluta e adulta che i cittadini vadano alle urne votando consapevolmente una persona anche solo sospettata di essere disonesta. Se non si cambia questo parametro, se non si allarga lo spettro di una nuova consapevolezza che promuove nuovi status, diffonde un immaginario collettivo evoluto, e la popolazione comincia a "pensare naturalmente" che l'onestà è una bella cosa, che i furbi vanno disprezzati e le persone per bene apprezzate, non si potrà attuare nessun tipo di cambiamento. Mai. Anche avendo il 76% dei voti validi.
Questo è il compito del M5s. 
E questo è sempre stato.
Se non fosse stato per il M5s, Berlusconi starebbe ancora lì alla grande, Cosentino starebbe in parlamento, Genovese pure, la magistratura non avrebbe avuto nè il coraggio nè la forza di piombare sull'Expo e portarsi via Frigerio e Greganti in manette, il popolo italiano non avrebbe mai saputo che i decreti legge in realtà sono spesso  finzioni per inserire sovvenzioni statali da dare a clientele, lobbysti, amici e amici degli amici. 
E' stato il M5s a inventare Matteo Renzi, un altro paradosso.
Renzi è stato un intelligente prodotto mediatico inventato dal potere per contrastare M5s, era l'unica possibilità. Il Pd all'inizio non lo voleva, gli è andato addosso, se l'è mangiato vivo, non lo volevano perchè erano interessati soltanto a fare affari con Berlusconi e Casini in santa pace. Poi l'ha eliminato nel 2012 con un colpo di spugna che sapeva di broglio lontano un miglio, per promuovere Bersani, Bindi, Finocchiaro, D'Alema, Veltroni, Letta. La maggior parte dei dirigenti che oggi lo esaltano, 18 mesi fa sostenevano che si trattava di un fascista pericoloso. Il PD è andato a sbattere e stava per implodere, disossato dal suo essere diventato, purtroppo così appare, il grande partito del malaffare in Italia, complice e alleato di delinquenti, smascherato impietosamente dal movimento cinque stelle: dovevano inventarsi qualcosa, pena la loro dissoluzione con fuga notturna clandestina.


Questa lunga e prolissa premessa era necessaria per cercare di fornire un contributo ad analizzare la realtà per ciò che essa è, andando al di là del trionfalismo odierno piddino e della comprensibile depressione pentastellata. 
Bisogna guardare le cose in prospettiva.
Forse, ora, dopo la mia noiosa premessa, si è in grado di poter comprendere la mia personale lettura in contro-tendenza che, pur dispiaciuto per la perdita di 2,5 milioni di elettori, considera il 21,2% un risultato fantastico (in termini realistici) perchè conferma, afferma e garantisce che il M5s è la seconda forza politica del paese e senza il M5s, senza il suo apporto, senza la sua partecipazione, non si può andare da nessuna parte. 
Silvio Berlusconi è ormai una comparsa: l'abbiamo eliminato dalla politica attiva.
Il 23 febbraio 2013 M5s ottenne il 25,5% dei voti e fu la grande sorpresa di quel momento.
E iniziò quella fase che ben sappiamo in cui la cupola mediatica e i conservatori attaccarono il movimento con una virulenza inaudita, usando la calunnia, la diffamazione, le minacce, il falso, cercando di eliminarlo. Finchè i Letta, zio e nipote, non andarono al governo pensando di avercela fatta. Cinque mesi dopo, il 23 Luglio 2013, le dieci società di rilevazione più importanti davano a M5s una cifra elettorale oscillante tra il 16,5 e il 19%. 
A settembre del 2013 era intorno al 18% fisso e a gennaio del 2014 era dato intorno al 22%.
Ennesimo paradosso: l'unica personalità politica, antagonista al M5s, che non è affatto contenta -ma proprio per nulla- del risultato ottenuto dal movimento è proprio Matteo Renzi.
Ci potete scommettere.
Secondo me il M5s ha retto l'urto dei poteri forti e garantisce oggi l'esistenza del più grande movimento di resistenza organizzata della cittadinanza attiva in Italia; una resistenza pacifica, indipendente, autonoma, vogliosa di rimboccarsi le maniche per cambiare questo paese in meglio. Sono 5,5 milioni. E non sono dei cazzoni perditempo, sono quelli che un tempo, 30 anni fa, in politica venivano definiti "quadri strutturali".
Perchè è vero che molti dei voti del 23 febbraio 2013 erano di persone rabbiose e livorose, bimbiminkia (come qualcuno li aveva definiti) e scansafatiche, protestatari di varia natura che volevano sfasciare il sistema.
Ma quelli se ne sono andati.
Il movimento ha perso circa 5 milioni di voti, in gran parte protesta passiva.
Ma ne ha conquistati altri 3 milioni: sono i voti che contano perchè sono la scelta consapevole dell'avanguardia pensante italiana. E provengono da ogni settore della società civile, professionisti, imprenditori, magistrati, esponenti delle forze dell'ordine, studenti, agricoltori.
E' vero che gli eletti in parlamento, il 28 febbraio 2013, lasciavano sgomenti per la loro ingenuità, sprovvedutezza, inesperienza,a volte presunzione.
Ma è anche vero che quella pattuglia di dipendenti del movimento si è conquistata la stima della cittadinanza ed è cresciuta, è maturata, è migliorata, si è informata e si è formata, ed è andata a smascherare la logica del potere regalando a chi ci ha creduto la certezza che vinceremo noi, al di là della speranza che molto spesso si rivela una modesta frustrazione rimandata. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro, e il 21,2% dei voti conquistati ieri non sono più voti di protesta passiva. A mio avviso hanno un enorme valore aggiunto esistenziale perchè sono i voti di chi vuole costruire un paese diverso ed è pronto a mandare all'esecutivo una classe dirigente politica presentabile. 
Da cui, la delusione: pensavano e speravano di farlo ora.
Il M5s ha comunque vinto, anche se "elettoralmente" ha senza dubbio perso.
Ha vinto perchè ha retto: questa era la vera posta in gioco.
Berlusconi non ha retto: si è finalmente afflosciato.
Alfano non ha retto: ha tremato fino alle 6 del mattino e si accontenta di sedersi nello strapuntino, da bravo piccolo-.borghese con ambizioni minime, e tutte private, privatissime.
La destra non ha retto: fratelli d'Italia non esiste.
La sinistra non ha retto: la lista Tsipras (in Italia) piena zeppa di refusi catacombali  di un tempo che fu, ha ottenuto il passaporto minimo necessario per non fare brutte figure con Alexis Tsipras che a casa sua ha ottenuto invece una smagliante vittoria.
Lista civica non ha retto ed è implosa.
Hanno perso i partiti, tutti.
Compreso il PD.
Ha stravinto Matteo Renzi, nonostante l'esistenza del PD.
Le ideologie, anche in Italia, finalmente, sono tramontate.
E sono andati a picco i partiti.

Da oggi inizio ad andare in giro per l'Italia a presentare il libro "Vinciamo noi", edito da Chiarelettere con la prefazione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. 
Un osservatore superficiale potrebbe pensare che si tratta di un evento anacronistico.
E' invece perfettamente in linea con ciò che sta accadendo.
Perchè la cittadinanza si è svegliata e finirà per vincere, anche se Fitto ancora lo votano in tanti. Magari non sarà domani, ma sarà dopodomani.
Vinciamo noi, perchè siamo l'anello dell'evoluzione civile della cittadinanza.
La nostra vittoria lo diventerà anche -clamorosamente- in termini numerici, quando nella società civile sarà diventata norma scegliere di non votare più per qualche mascalzone sapendo che lui o lei lo sono. Oggi, ultimo dei paradossi, sarebbe una vittoria inutile, di Pirro.
Per il momento ci accontentiamo di questa bella tenuta di resistenza.
Ci rimbocchiamo le maniche e come dicono i candidati del giochetto televisivo su rai1 alle 20.30 ogni sera: "No grazie, rifiuto l'offerta e vado avanti".

Vinciamo noi.