di Sergio Di Cori Modigliani
“Coloro che non possono ricordare il passato,
sono condannati a ripeterlo”
George
Santayana. 1930
A proposito di Monte dei Paschi
di Siena.
Sono sempre stato un
europeista convinto.
Mi sento europeo e sono
orgoglioso di esserlo.
Sono un profondo
sostenitore degli Stati Uniti d’Europa, perché considero l’Europa un continente
che ha prodotto nei secoli una immensa tradizione evolutiva in campo economico,
culturale, artistico, scientifico, che ha dato un enorme contributo al
miglioramento delle condizioni esistenziali delle persone.
Non questa Europa, si
intende.
La grande truffa degli
oligarchi reazionari consiste nell’aver inventato uno scontro tra europeisti e
non europeisti, spingendo la gente –in maniera perversa e subliminale- a
pensare che la BCE e il sistema bancario attuale “sia l’Europa”.
Non è così.
C’è anche un’altra Europa.
Ed è quella per la quale
mi batto.
Caduti nella trappola dell’Alzheimer sociale, ben rappresentato
dalle trovate mediatiche di Silvio Berlusconi, gli italiani, oggi, sbigottiti,
sono testimoni del terremoto finanziario prodotto dalle scelte amministrative
del Monte dei Paschi di Siena, come se fosse una sorpresa, uno scandalo,
qualcosa di cui stupirsi.
Considero questo
“scandalo” uno splendido simbolo della enorme possibilità che tutti noi europei
abbiamo in questo momento per poter ritrovare il Senso di una nuova identità
europea, che prima di tutto deve essere esistenziale e culturale, economica e
politica e poi, di conseguenza, anche finanziaria.
Perché l’Europa, cioè la
prima costituzione degli Stati Uniti d’Europa, è nata dalla finanza, e con il
suo fallimento, si spera che gli europei ritrovino la ragione.
E’ nata così l’Europa.
E fu proprio il Monte dei
Paschi di Siena a inventare tutto ciò, molto ma molto tempo fa.
Perché le speculazioni
finanziarie sui derivati non sono affatto una invenzione tecnologica, ingegnosamente scoperta dagli analisti
finanziari americani, bensì sono un’idea
finanziaria del Monte dei Paschi di Siena, che si è espressa 375 anni fa e che
allora portò l’Europa alla catastrofe, seminando miseria, povertà e fame.
Se chiedete “quando è nata
l’Europa?” vi sentirete dare risposte molto diverse. C’è chi sostiene con il
Trattato di Lisbona, chi con quello di Maastricht, chi nel 2001 con il varo
dell’euro, chi con il Trattato di Roma del 1957, chi con il manifesto di
Ventotene del 1943 a firma Altiero Spinelli, chi con Napoleone Bonaparte, chi
con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1789,.
Forse hanno ragione tutti,
sono stati piccoli tasselli intersecantesi l’uno con l’altro.
Ma il punto dolente rimane
quello della “mancanza di memoria storica” a dimostrazione dell’autentica
tragedia che noi tutti stiamo vivendo oggi in conseguenza dell’assassinio della
Cultura e dell’Informazione.
Perché se fosse rimasta
alta la bandiera della memoria storica collettiva, allora, i popoli avrebbero
impedito a questi burocrati oligarchi criminali di fondare gli Stati Uniti
d’Europa sulla finanza, dato che era stato già fatto quasi 400 anni fa portando
il continente alla catastrofe.
C’era, quindi, un
precedente storico poderoso, fulminante, sul quale interrogarsi, da analizzare,
sondare, elaborare, per trarne una lezione utile.
Tutto è avvenuto grazie al
Monte dei Paschi di Siena, nel cuore dell’Europa mercantile, nei primissimi
anni del secolo XVII, quando la banca senese “inventa” i derivati e provoca,
guida, determina, la più grande
catastrofe economica che si sia mai realizzata nella Storia della Civiltà: il
crollo della borsa di Amsterdam il 9 febbraio del 1637.
Ecco come andò.
Nei primi decenni del
‘600, grazie all’eccitazione mercantile dovuta alla scoperta dell’America e
all’introduzione sui mercati europei di ingenti quantitativi di oro, argento e
derrate alimentari, provenienti dal nuovo continente in via di espoliazione,
gli europei creano “la borsa valori delle merci e dei preziosi” di cui
Amsterdam diventa il centro propulsore. Il Monte dei Paschi di Siena, la più
solida e antica banca europea (fondata nel 1472) diventa il più forte istituto
di credito finanziario dell’epoca, luogo di incontro della finanza vaticana e
delle rendite finanziarie delle oligarchie aristocratiche europee che lì si
incontrano per scambiarsi i loro titoli e creare le grandi rendite patrimoniali
europee. Nel 1593, il Monte dei Paschi
di Siena finanzia Johannes Van Bommel, un grande mercante dell’epoca, il quale
importa dalla Turchia i bulbi di tulipano, investendo nella loro coltivazione.
Qualcosa di inspiegabile però accade. Anche se da allora sono trascorsi 400
anni, seguita a rimanere un mistero della mente umana. I tulipani diventano ben
presto una specie di feticcio della neo-nata classe borghese mercantile, dando
vita a una gigantesca febbre collettiva che invade tutta l’Europa. Gli storici
e gli antropologi inglesi hanno addirittura coniato il termine “tulipomania” parola
che, da qualche anno, indica una specie di malattia dello spirito che porta gli
individui a speculare in borsa su “qualcosa di evanescente che non esiste”.
Poco a poco, in tutto il continente si diffonde la mania dei tulipani che
diventano ben presto un vero e proprio social status. Dovunque, da Lisbona fino
a Roma, da Glasgow fino alla lontana Varsavia, gli europei si gettano
nell’investimento di azioni dei bulbi di tulipano e in tutto il continente si
aprono agenzie di cambio locale, gestite in appalto dal Monte dei Paschi di
Siena. Al mattino si apre la contrattazione ad Amsterdam e alle 15 partono a
cavallo i corrieri con i risultati del giorno, attraversando tutta l’Europa per
andare a negoziare i titoli nelle diverse capitali. Ben presto, l’Europa comincia
a diventare piccola e le capitali entrano in veloce contatto tra di loro, dando
vita alle prime società di trasporto continentali. Nel 1605 la domanda di bulbo
di tulipano raggiunge livelli vertiginosi di costo. Vengono attribuiti nomi
curiosi e strani ai bulbi e le famiglie di possidenti investono ingenti
quantità di denaro su questo fiore. Nel 1623, un certo bulbo di tulipano, di un
colore magari raro, arriva a costare il corrispondente di oggi di circa 50/70
mila euro. Il record viene toccato dal “semper Augustus” che viene
contraccambiato nel 1630 per la cifra vertiginosa di 100.000 fiorini, pari a
250.000 euro odierni. In quell’anno, un certo Messer Cucinotti, ragioniere
plenipotenziario di Monte dei Paschi di Siena nella sede di Amsterdam ha un’idea
che seduce l’intera Europa: “la speculazione sui derivati finanziari” che lui
inventa e codifica, in uno splendido testo di follia delirante finanziaria (si
trovano i testi dell’epoca nella “Biblioteca pelagia di parte guelfa” a
Firenze) con il termine “commercio del vento” o altrimenti detto “commercio
finanziario delle nuvole”. Il Monte dei Paschi di Siena stampa dei contratti di
assicurazione sul titolo dei bulbi e poi li assicura presso una loro filiale a
Londra, la quale ne rivende –a prezzo maggiorato- il potenziale profitto di lì
a sei mesi. Chi acquista quel titolo, lo rivende a un altro prezzo maggiorato e
così via dicendo, per cui uno stesso titolo di possesso di un bulbo tocca il
record nel 1632 di 186 proprietari della stessa azione a prezzi completamente
diversi: la stessa azione vale 1 oppure 8 oppure 75 a seconda di quando è stata
acquistata e da chi. La banca senese dà prestiti per acquistare bulbi di
tulipano e raccoglie in garanzia proprietà immobiliari e terre coltivate,
creando una massa finanziaria speculativa che nel dicembre del 1635 raggiunge
una cifra pari a 15 volte l’intera ricchezza reale europea. Finchè alla fine
del 1636 alcuni aristocratici, bisognosi di danaro in contanti per finanziare
spedizioni navali o costruirsi un castello cominciano a vendere e si arriva al
9 febbraio del 1637 quando l’ondata di vendite si abbatte sul mercato
provocando la più gigantesca catastrofe finanziaria che sia mai stata
registrata nella storia. Il tutto avviene a una velocità inusitata per quei
tempi, in pochissime settimane. E il mercato dei tulipani crolla. Migliaia e
migliaia di famiglie si trovano sul lastrico perché il Monte dei Paschi di
Siena attraverso le guardie reali olandesi requisisce le loro proprietà
immobiliari date in garanzia per titoli di bulbi di tulipano che sulla carta
valgono milioni ma che in realtà si rivelano semplice carta straccia. Nel solo
mese di giugno del 1637, nella città di Amsterdam 15.000 persone travolte dal
dissesto. La città di Arnheim diventa un enorme cimitero e così la città di
Hannover, di Besancon, la lontanissima L’vov al confine tra la Polonia e
l’Ucraina. L’Europa è travolta dal crollo della finanza sui derivati. Le
famiglie rovinate abbandonano le loro terre che rimangono incolte provocando
penuria e carestia nella popolazione. Nasce così la immensa ricchezza
patrimoniale del Monte dei Paschi di Siena, che riesce a non fallire grazie
all’intervento del Vaticano che accordandosi con il re d’Inghilterra dichiara
“diabolici” i contratti stipulati dagli aristocratici di mezza Europa e
confisca i beni dati in garanzia, identificati come “oggetti del diavolo”, di
cui la banca diventa legittima proprietaria.
L’Europa finisce in
miseria.
Nasce allora quella che
con parole di oggi potremmo definire “la decrescita felice” e che gli storici
chiamano “genesi dei movimenti pauperistici europei”, una miriade di movimenti
autonomi dei cittadini che si contrappongono all’idea della finanza, del
concetto di investimento di danaro, al consumo, agli status symbol ed esaltano
l’austerità identificando nella povertà una scelta. Il Monte dei Paschi di
Siena chiude tutte le sue filiali in Europa e rientra in Italia con un guadagno
complessivo netto in 30 anni corrispondente alla cifra di oggi di circa 100
miliardi di euro che viene suddiviso tra le grandi famiglie aristocratiche
delle signorie toscane e il Vaticano.
Il movimento pauperistico
e la denuncia del lusso e del consumo viene capeggiato dal filosofo Baruch
Spinoza, il quale aveva soltanto 5 anni quando c’era stato il crollo ma che era
cresciuto in Olanda vivendo nell’atmosfera tragica del baratro finanziario nel
quale era precipitata tutta l’Europa. Gli studiosi, i filosofi, gli
intellettuali dell’epoca si confrontano e dibattono sulla follia collettiva che
ha provocato la più grande tragedia sociale mai registrata nel nostro
continente, e da questo humus intellettuale nasce l’Etica di Spinoza, colonna
portante del pensiero libertario europeo, testo fondamentale che diventerà, di
lì a breve, il pane quotidiano di Voltaire e dei grandi pensatori illuministi. Quando esplode “la più grande bolla
finanziaria dell’ultimo millennio” viene travolta anche il Regno di Gran
Bretagna, perché a Londra falliscono decine e decine di piccole società di
assicurazioni (che stavano allora nascendo) gestite da famiglie aristocratiche
in vista e sostenute da un parlamento corrotto. Per far fronte ai giganteschi
ammanchi, il governo inglese aumentò la tassazione ai produttori agricoli del
30% provocando malumori e rivolte, che cominciarono a crescere e dilagare fino
alla rivoluzione condotta da Oliver Cromwell nel 1648: la prima rivoluzione
popolare europea.
Ecco che cosa ha prodotto
375 anni fa l’Europa Unita della Finanza.
Fine della storia.
C’era quindi un
precedente.
Noto a tutti coloro che
hanno studiato la Storia d’Europa. Noto a tutti gli studiosi di Storia
Economica. Noto a tutti coloro che hanno costruito, recentemente, l’Europa.
La prima fondazione degli
Stati Uniti d’Europa, quella realizzata attraverso la borsa valori delle merci
di Amsterdam nei primi decenni del 1600 è fallita. E’ esplosa, perché fondata
sulla finanza, sulle banche, sulla speculazione, sui derivati, sul monopolio
delle grandi famiglie aristocratiche e del Vaticano.
La Storia ci insegnava,
quindi, che era l’ultima cosa da fare, l’ultima strada da seguire.
Possiamo dunque
meravigliarci e stupirci che la stessa banca che ha provocato tale catastrofe
nel 1637 provocando il suicidio (secondo gli storici) di circa 150 mila persone
–una cifra allora immensa- il crollo di intere città e una depauperizzazione
del territorio, che ha affamato l’Europa per circa 50 anni, abbia oggi fatto la
stessa cosa?
No.
Non mi stupisce.
Perché lo statuto della
Banca del Monte dei Paschi di Siena il 9 febbraio del 1637 è lo stesso del 25
gennaio 2013. Non è cambiato, sostanzialmente.
Questa è la lezione che va
appresa, oggi, e che serve (e ci serve) per interrogarci sulla necessità di
ritornare a leggere la Storia, a praticare la Cultura ma, soprattutto, a
riannodare le fila della memoria storica collettiva, sottraendosi all’Alzheimer
sociale voluto, imposto, e ottenuto da Berlusconi e dal berlusconismo.
Lo statuto è lo stesso.
Una fondazione detiene il
39% delle azioni dell’istituto.
Anche grazie a Mario Monti,
tale fondazione non paga le tasse. Il suo governo ha scelto di esentarla
“perché dedita alla beneficenza riconosciuta”.(decreto ministeriale del 29
maggio 2012).
La fondazione ha un
consiglio di amministrazione.
I membri del consiglio
vengono scelti non sulla base di una competenza tecnica bancaria rigorosa bensì
secondo i seguenti canoni, noti, conosciuti e accettati da tutti, compresi
tutti gli impiegati che ci lavorano (e che adesso non si lamentino): 16 persone
vengono elette dal sindaco di Siena, attualmente un burocrate funzionario del
PD, nei 25 anni precedenti un burocrate del PDS e del PCI; 10 membri vengono
scelti da un “consorzio locale di imprenditori” che altro non è che il gruppo
di tre logge massoniche senesi, una delle quali molto nota per essere stata
molto vicina a quella del grossetano Licio Gelli; infine 2 consiglieri che
operano anche come arbitri interni, scelti ed eletti dal Vaticano, uno di
provenienza Ior e l’altro di provenienza territoriale cattolica confessionale,
cosiddetti “azionisti curiali”.
Questo non è uno scoop,
magari lo fosse!
Questo è il segreto di
Pulcinella.
Ed è necessario, quindi,
porsi delle domande.
Perché mai una banca deve
avere un consiglio di amministrazione dove i consiglieri sono eletti da un sindaco?
Che cosa ne sa un sindaco di tecnica bancaria? Quali sono le responsabilità del
consiglio comunale? La scelta dei candidati è pubblica? E’ votata dall’intero
consiglio comunale? Perché la curia vaticana deve fornire dei consiglieri di
amministrazione? Non è forse l’Italia uno stato laico? Perché mai viene dato
per scontato –come se fossero stati eletti- che a Siena, nel cuore della
regione Toscana, le logge massoniche locali hanno addirittura la posizione
ufficiale e riconosciuta di veri e propri committenti che forniscono i nomi dei
consiglieri per andare a occupare dei posti nell’amministrazione di una banca
accanto a dei nominati dal sindaco? Quali sono i rapporti tra i consiglieri
eletti e il territorio? Come è possibile che una fondazione di tal fatta non
paghi tasse ma nel suo bilancio ufficiale, nella sezione relativa alla
cosiddetta “beneficenza nel territorio” (da cui l’esenzione dalle tasse) si
trovano sponsorizzazioni annuali a pioggia dell’ordine di centinaia di milioni
di euro a favore di onlus, cooperative, piccole società editoriali e mediatiche
che in teoria si sarebbero dovute occupare della diffusione della cultura e che
non hanno mai fornito uno straccio di fattura? Com’è possibile che una banca
partitico-massonica-curiale (per statuto) abbia goduto, in extremis, lo scorso
dicembre, di un ennesimo finanziamento da parte dello Stato dell’ordine di 3,9
miliardi di euro senza che sia stata richiesta nessuna garanzia?
Queste sono le domande che
i cittadini elettori dovrebbero porsi pretendendo delle risposte adeguate.
E la stessa cosa per ciò
che riguarda le fondazioni bancarie controllate dai leghisti e dai pidiellini
nelle valli lombarde
E’ su questo che si gioca
la partita della campagna elettorale, non sui programmi. Per loro, per il PD
PDL Udc FLI Lega Nord, ciò che conta è garantirsi un numero di deputati e
senatori eletti che garantiranno la prosecuzione di un simile stato di cose.
Le forze politiche che
dichiarano di rappresentare i cittadini (e non gli interessi di bassa clientela
omertosa) devono impegnarsi a chiedere IMMEDIATAMENTE al nuovo governo
l’abolizione delle fondazioni bancarie, la
trasparenza dei bilanci e il divieto di investire i soldi dei
correntisti in derivati finanziari senza prima averli informati per avere il
loro consenso.
La impietosa logica dei
mercati li sta smascherando.
Siamo ormai alla guerra
per bande.
I banditi ci hanno rubato
il territorio impedendoci di fare impresa.
Riprendiamocelo.
Nessuno è in grado di
fornire inoppugnabile documentazione bancaria relativa alla reale quota di
investimenti delle prime 100 banche italiane. Tradotto in termini sintetici
vuol dire che in Italia le banche private non sono tenute a spiegare a nessuno
come e dove e quando operano sul mercato e il loro management è composto da
esponenti della politica e non da esperti tecnici in meccanismi finanziari
bancari. Quando hanno bisogno di soldi in contanti li chiedono allo stato che
paga passivamente.
E così, Monte dei Paschi di
Siena si è presa a Natale i soldi dell’Imu.
Per investirli in bulbi di
tulipani.
E infine la domanda di
tutte le domande: perché mai bisogna salvare la banca?
Hanno un ammanco? Che
falliscano.
Come la stessa banca ha
spinto a fare alle migliaia e migliaia di piccole e medie imprese alle quali ha
negato credito per seguitare a ballare il consueto minuetto che va avanti dal
1472.
Sono contro la
nazionalizzazione di Monte dei Paschi di Siena, perché questa non è una nazione
normale e non c’è quindi alcuna garanzia al riguardo.
Basta con il medioevo in
Italia.
Il crollo finanziario
dell’Europa nel 1637 provocò una nuova coscienza collettiva che ispirò il
grande Spinoza a fondare la necessità dell’Etica come elemento unificante della
cultura europea.
Il comportamento del Monte
dei Paschi di Siena è indice di una idea a-etica dell’esistenza, basata sul
principio tale per cui se qualcosa riesce e va in porto (oppure funziona)
allora è giusto. E’ la base strutturale della mancanza dello Stato di Diritto e
della mancanza di valori e di principi ideali. L’atteggiamento etico, invece,
comporta l’idea di muoversi per eventi, idee, azioni che si sa dentro di sé,
con certezza, che sono giuste. E ci si batte per quelle. E’ su questa base che
è stato abolito lo schiavismo: perché era giusto farlo.
Queste sono le due europe.
Il Monte dei paschi di
Siena appartiene a un’Europa degradata che sta crollando.
“Ce lo chiede l’Europa” è
un mantra che va strappato dalla bocca di Mario Monti e noi abbiamo il dovere
di riappropriarci di questo termine, coniugandolo con l’idea Etica che ha fatto
grande questo continente
L’Europa delle nazioni e
degli uomini liberi. Quella vera. Quella che funziona in modo equo, che si
occupa delle esistenze e dei diritti civili, del lavoro e dell’istruzione,
della diffusione di cultura e dell’investimento produttivo.
La parte vera dell’Europa che
nell’attuale parlamento italiano non ha voce.
Dipende da tutti noi fare
in modo che la Storia svolti da una parte o dall’altra.