lunedì 30 giugno 2014

Grandi manovre di piccoli movimenti. Piccole manovre dei grandi movimenti.


di Sergio Di Cori Modigliani

Una trentina di anni fa, un noto industriale, per lanciare sul mercato un suo nuovo prodotto, aveva ideato una pubblicità elementare a costo quasi zero, di enorme effetto. Vendeva pennelli per l'edilizia. Lo spot sembrava ridicolo, ma fu vincente. Si vedeva un muratore che girava per la città con l'aria stanca, appesantito da un gigantesco pennello legato alla schiena. Lo speaker recitava "per verniciare al meglio le mura della vostra casa non avete bisogno di un pennello grande, ma è necessario un grande pennello". Fu un successo grandioso.
Lanciò un nuovo modello di linguaggio reclamistico.
Nella scienza linguistica, questo trucco semantico, si chiama "sineddoche di metonimia", ed è fondamentale nel linguaggio pubblicitario.
Quindi nel marketing.
E in una società come quella italiana, fondamentale nel linguaggio della politica.
Il grande maestro nell'uso di questo meccanismo linguistico è sempre stato Beppe Grillo.
In Usa e Germania dove il linguaggio politico del movimento cinque stelle è stato studiato e analizzato per comprenderne la struttura, l'impatto, il significato, con il vantaggio di non esserne coinvolti in prima persona, i sociologi, gli antropologi, i massmediologi, hanno attribuito (e io sono d'accordo con loro) un'importanza fondamentale all'uso della "comunicazione semantica" da parte di Grillo e Casaleggio.
Perchè la semantica è un'arma fantastica, se la si sa usare.
E' sempre stata l'arma migliore -lo è tuttora- per il M5s.
Da quello iniziale -che ha simbolizzato e rappresentato il passaggio epocale dal Grillo-professionista privato-satirico-comico al Grillo-leader politico-personalità pubblica ("Vaffa day")- a quello trionfale della campagna elettorale del 2013 ("Tutti a casa") il movimento cinque stelle ha mantenuto costantemente una poderosa (nonchè imbattibile) originalità proprio sul piano linguistico. 
Ha lanciato un nuovo sistema della comunicazione.
Ha inventato un nuovo linguaggio.
E questa novità si è affermata in rete perchè Casaleggio-Grillo sono stati i primi in Europa ad applicare quello che gli studiosi statunitensi definiscono "the web factor". Il primo in occidente è stato Barack Obama nel 2008, quasi del tutto assente dalle televisioni e dagli annunci a pagamento sul cartaceo. Investì il 90% delle sue risorse finanziarie sulla rete. Il resto è storia.
Il vecchio sistema dei partiti verticali italiani, ha capito in grave ritardo l'importanza del valore aggiunto del M5s e ha cominciato a pedinarlo, seguendo le vecchie, obsolete, retrive strategie marketing berlusconiane che stanno portando al fallimento tutte le sue aziende di comunicazione: hanno cercato e tentato di copiarlo per vanificarlo e disossarlo.
Pensavano, in tal modo, di friggerlo a sole aperto perchè sottraevano al movimento le proprie parole d'ordine più pungenti e vincenti. E così, il tutti a casa se l'è preso Matteo Salvini, l'onestà andrà di moda è diventato il nuovo mantra di Forza Italia -macabro paradosso ma reale- e il rifacciamo il paese riformando lo Stato è diventato il cavallo di battaglia dell'anziano Matteo Renzi. Questa operazione è stata la strategia di base del potere partitico che, negli ultimi 16 mesi, non ha prodotto nessuna idea, nessuna innovazione, nessun cambiamento, in nessun campo. Fanno fede i dati oggettivi: l'Italia va sempre peggio.
E' il paese che sta implodendo, infatti, non il movimento.
L'obiettivo del potere consisteva nel distruggere il M5s senza dover essere costretti a usare i carri armati. Le hanno provate tutte, e lo sappiamo bene, è inutile scriverne l'elenco.
Il 28 maggio 2014, il Giornale, quotidiano di Berlusconi, titolava a caratteri cubitali: "Asfaltato Grillo" identificando il loro tragico risultato elettorale e la totale sconfitta del centro-destra come una loro grande vittoria. Sembrerebbe un paradosso inconcepibile; in termini logici lo è. Non in termini politici. O meglio: oggi, per comprendere la realtà è necessario viaggiare sugli ossimori e i paradossi; è una caratteristica della  web new language. Dal loro punto di vista è stato così: una enorme vittoria. La posta in gioco non era nè l'Europa, nè l'economia, nè la tenuta del governo, nè le problematiche sociali degli italiani europei; ciò che contava era eliminare il M5s cancellandolo dal panorama politico per gestire alla grande la definitiva espoliazione della ricchezza nazionale e da lì impossessarsi di tutta l'Europa.
Gli è andata malissimo.
Infatti, si sono incartati.
I bene informati sanno che Matteo Renzi, fino alla fine, strillava che l'unico risultato buono per lui era un M5s al di sotto del 18%; se avesse superato il 20% sarebbero stati comunque dolori.
Poichè non è passato in campagna elettorale il "vinciamo noi" oppure il "noi o loro", il M5s ha ottenuto una cifra intorno al 21,4%.
A quel punto, approfittando della bulimìa delle cifre e della ossessione perversa per i numeri e per le percentuali, grazie alle quali hanno rimbecillito il paese, il potere verticale dei partiti ha lanciato il proprio nuovo programma: "sostenere e diffondere l'idea che il M5s sta implodendo, che è finito, e creare una situazione psico-linguistica per cui quel 21,4% si trasformi nel 2% e il 40,2% del PD diventi, invece, il 90%".
E' ciò che hanno fatto.
Ma che cosa sta accadendo, esattamente?
Come stanno le cose, oggi?
Ciascuno ha la propria opinione, e siccome da diversi settori mi hanno tirato -giustamente- la giacchetta, avendo scritto e firmato il libro "Vinciamo noi" condivido qui pubblicamente la mia idea sulla situazione attuale e sul movimento.
Fine della premessa.
Veniamo ai fatti.

Nel web (questo è il web) il linguaggio funziona in maniera opposta a quello della televisione e della carta stampata.
La televisione, ad esempio, non ha memoria: il web sì, eccome se ce l'ha!
La carta stampata è analitica.
Il web è sintetico.
Quindi, offro ai lettori prima la sintesi per il messaggio che ci si attende:
"Senza Grillo e senza Casaleggio non si va da nessuna parte".
E adesso si può passare all'analisi.
Perchè in rete, prima viene la sintesi, la quale poi partorisce l'analisi: un fatto paradossale inconcepibile per qualunque pensatore fino al 1988.
Non per l'homo electronicus, abituato all'idea della comunicazione on-line repentina, e quindi bisognoso di un risultato immediato che poi produrrà una analisi mediata.
15 anni fa, dopo un catastrofico mondiale di calcio, l'intero management dirigente italiano avrebbe pianto calde lacrime amare in conferenza stampa e ai giornalisti avrebbe spiegato che era necessario riunirsi per produrre analisi ponderate e poi prendere decisioni. Invece, oggi, tutto ciò non è più possibile. Si dimettono subito e poi analizzano perchè si devono dimettere.
Il M5s ha commesso, a mio avviso, un grave errore di comunicazione mediatica nel corso della campagna elettorale aumentando troppo vistosamente la propria presenza televisiva (è una mia opinione personale, si intende). C'è chi sostiene, ancora oggi, "troppo poco in televisione: non ci hanno fatto parlare e abbiamo perso". Secondo me è l'opposto, troppa televisione ha annullato e cancellato in una botta sola il plusvalore del movimento: l'originalità del linguaggio mediatico on-line dell'intelligenza collettiva, costretto a inventarsi sempre e continuamente in maniera creativa suggestioni efficaci e condivise. Questo fatto ha provocato la rinuncia all'affermazione del principio movimentista "la nostra è un'idea di mondo diversa dalla vostra, e in quanto tale non contempla neppure l'esistenza dei talk show perchè per il movimento la memoria è fondamentale, appartiene al proprio patrimonio che ruota intorno alla ossessiva ricerca di "rifondare" l'oggettività per abolire il Falso, e quindi usa lo strumento costante della certificazione elettronica, dell'ora e dei minuti esatti che segnalano il messaggio X del post y inviato nel momento beta a Tizio, attraverso Caio, perchè lo legga Sempronio, e lì ci rimane per l'eternità. Basta fare un adeguato screenshot e salta ogni censura e alterazione della realtà".
Beppe Grillo è un viscerale veloce.
Il suo "vinciamo poi" con aggiunta di Maalox era (a mio avviso, si intende) la sua modalità personale nel chiedere scusa a tutti noi avendo capito che era stato un errore e un trappolone mediatico mandare gli eletti alla tivvù, andarci lui, e partecipare al circo della cupola.
La rete si è indignata.
E' come se a metà degli anni'70 la Opel avesse dichiarato "torniamo al freno meccanico invece che al freno a disco": l'innovazione tecnologica sia in campo energetico che in campo economico,  culturale, mediatico, e politico, o la si sposa o non la si pratica. 
Non esistono vie di mezzo.
Gli internauti si sono sentiti traditi, e hanno avuto ragione.
La promozione degli eletti M5s ai talk show è stato un ingegnoso trucco da parte degli obsoleti e moribondi marpioni della cupola mediatica per rialzare i loro fatiscenti indici di gradimento, sfruttando il tifo e provocando un grave errore psico-sociale nell'elettore M5s: è passato dalla competenza alla appartenenza, in tal modo privilegiando la faziosità acritica per cui il lunedì la rete e i social netwroks erano pieno di messaggi tipo "non guardate i talk show perchè vi intortano in maniera subliminale" e poi il giorno dopo alle 12, all'improvviso, messaggi del tipo "tutti a guardare Ballarò questa sera perchè parla Di Battista" (o chi per lui). E poi, giù a dare voti, quando invece era necessario sferrare il colpo definitivo dal di fuori. In una celebre puntata di Servizio Pubblico ("celebre" quantomeno per il sottoscritto che lo considera il punto di svolta della comunicazione politica televisiva in Italia) Michele Santoro, nella sua versione "umana", dopo aver offerto una corretta analisi del degrado nazionale e una convincente e davvero seducente interpretazione del genocidio culturale del nostro paese, si rivolgeva a Franco Battiato e diceva con le lacrime (vere) agli occhi "Ma come si fa...che cosa dobbiamo fare per offrire al paese che ce lo chiede una nuova modalità di comunicazione, una forma diversa, legata ai contenuti delle esigenze vere della cittadinanza?". La sua domanda era legittima ma non era autentica; nella sua abile mente perversa, si trattava di piatta retorica. Battiato rispose d'istinto: "Michele, è facilissimo, è davvero molto molto facile: basta non invitarli più"-
Il risultato è stato che non hanno mai più invitato in televisione Franco Battiato per aver osato sostenere questa elementare e giusta argomentazione.
Michele Santoro può rinunciare a Franco Battiato ma non a Daniela Santanchè: questo è il messaggio che è stato dato alla cittadinanza.
Era un segnale d'allarme che andava identificato, ma c'era il buon Travaglio che fungeva da specchietto per le allodole e quindi hanno abboccato tutti, dimenticando l'esistenza di Battiato.
Il M5s ha perso i voti della rete, questa è la realtà, sulla quale invito Grillo e Casaleggio a riflettere, fidandomi della loro acuta intelligenza, essendo entrambi forniti di merito e competenza.
Secondo me (lo ripeto: è una mia ipotesi personale) Grillo lo ha capito subito, ed essendo un animale velocissimo e istintivo in maniera viscerale (goduria e penuria per il movimento, a seconda dei casi) ha colto la palla al balzo dell'immediata telefonata dell'intelligente marpione Farage, arrivata cinque minuti dopo la diffusione dei dati elettorali. Si è precipitato per riconquistare un proprio ruolo extra-cupola mediatica. Ma Grillo, a volte, va troppo veloce. E' partito a razzo senza condividere la sua intuizione che avrebbe potuto anche essere vincente e legittima. Bastava che lo avesse spiegato.. 
La rete si è offesa.
Questi due eventi hanno spinto inevitabilmente il M5s a trasformarsi in qualcosa che non è mai stato, non è, e spero proprio non diventi mai: un partito come gli altri che non usa il web come strumento bensì come fine.
Davvero tragico.
Ci aggiungo una mia ennesima considerazione personale da non sottovalutare: ci si è messo anche il destino canaglia per via d un guaio sanitario accaduto a Casaleggio. Necessità terapeutiche hanno rubato energia sottraendo attenzione e rigore.
Quindi, paradossalmente, il movimento nato e cresciuto dentro la rete, con la rete, per la rete, si è sentito abbandonato: è comprensibile.
Ne hanno approfittato cani e porci.
E quella che avrebbe dovuto essere l'inizio di una discussione politica ampia e in grande stile è diventata invece la splendida fantasia sognata dalle vecchie cariatidi eliminate dal progresso, e gruppetti, gruppettini, gruppuscoli, hanno tentato di riesumare se stessi pensando di potersi dividere le spoglie del movimento.
Casaleggio e Grillo hanno reagito (vedi post "Il paradiso può attendere") con un classico messaggio da internauti e per gli internauti e per gli autentici movimentisti. Ma non basta.
L'offesa, per gli werb surfers, è grave. Si sono messi in standby.
Il problema c'è, è reale, e ritengo che non sia accorto stimolare il tifo di appartenenza per negare le contraddizioni.
Va risolto.
Penso che tutti noi abbiamo commesso degli errori: il management operativo di Grillo e Casaleggio, gli eletti in parlamento, i candidati alle europee, noi blogger, i surfisti, i meet up.
L'errore non è stato di "singoli": è stato un errore dell'intelligenza collettiva.
Abbiamo sottovalutato la potenza neuronale e subliminale dei cultori dello status quo.
E abbiamo sottovalutato la pochezza della miseria esistenziale umana.
Due gli errori da evitare a qualunque costo, a mio avviso:
1). Chi pensa che il M5s possa fare a meno di Grillo e Casaleggio sbaglia di grosso. Chi li sostiene per fideismo acritico, sbaglia di grosso, il movimento è laico. Chi pensa che senza di loro il movimento è in grado di andare avanti in maniera autonoma, commette un gravissimo errore. Dovendolo spiegare con una immagine, vedo oggi il movimento come una nidiata di cuccioli di leone usciti fuori dalla tana mentre il leone e la leonessa sono andati a caccia per provvedere al cibo per tutti. I cuccioli non sanno che sulla collinetta prospiciente c'è un branco di sciacalli ben allenato, ben foraggiato, che già immaginano di mangiarseli tutti.
Ci aggiungo una mia opinione istintiva: se domani Casaleggio e Grillo evaporano, il movimento dura tre minuti perchè la rete salterebbe addosso agli eletti, gli eletti alla rete, i deputati contro i senatori, gli eletti europei contro gli eletti nazionali e viceversa, mitomani in buona fede si improvviserebbero statisti e mitomani in mala fede approfitterebbero della situazione. 
E' ciò che vuole Berlusconi. Ciò che esige Renzi. Ciò che pretende la Merkel.

2). Se Grillo e Casaleggio pensano che non vi sia alcun problema, sbagliano.
C'è sconforto, ed è diffusa tra i militanti (eletti che mugugnano, surfers offesi, cittadini attivisti spaesati, ecc.) una strana modalità emotiva che definirei "caos triste" quindi depresso e non creativo. Riconfermo qui, con questo post, la mia apparentemente anacronistica titolazione "Vinciamo noi" che rifirmo oggi. Non è uno slogan, è una piattaforma di confronto.
Proprio perchè nuovi, futuribili, unica salda forza di opposizione con una ampia visione del futuro, abbiamo tutti la responsabilità civica di prenderci il paese sulle spalle, con l'aggravante che oggi l'italiano medio è ubriaco (come al solito, travolto dalla sua consueta ipnosi collettiva da caro leader. Infantili e cinici per definizione, gli italiani soffrono di Alzheimer sociale e di alcoolismo antropologico, espressione che identifica la capacità nazionale di scegliere spontaneamente di intossicarsi con un veleno sociale nocivo. 

Serve un nuovo progetto culturale, e lo dobbiamo costruire insieme perchè è per la cittadinanza, deve essere a disposizione e a favore della cittadinanza, e deve servire come struttura portante per illuminare chi viene sempre spinto nel buio dal potere dominante dell'oligarchia del privilegio garantito. Solo in tal modo riusciremo a trascinarci appresso i dormienti moderati, i supertassati spaventati, i disagiati avviliti e produrre quella necessaria alchimia interiore che possa spostare l'asse di equilibrio da caos triste a caos creativo.

Girano in rete voci e documentazioni sui nuovi eletti europei che confondono l'animo e ottenebrano la volontà dell'intelligenza: necessitano adeguato chiarimento.
E' un imperativo categorico.
Dobbiamo proseguire con l'affermazione del sano e saldo principio della intelligenza collettiva che è la spina dorsale del movimento, per farla diventare quanto prima è possibile un'autentica epopea civica. 
E un solido progetto culturale, comprensibile, identificabile, serve per far mettere radici all'epos.
Da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio, perchè mi fido di loro, mi attendo che esercitino con tutta la loro virulenza passionale -che la situazione dell'attuale circostanza impone- una manifestazione di chiarezza e trasparenza che ci mostrino e ci dimostrino la promozione della competenza a danno della piatta appartenenza.
"Vinciamo noi" vale soltanto se e quando affermiamo i principi dell'intelligenza collettiva che, nella nuova fase, non comporta titoli e slogan twitterati: quella è robetta obsoleta nata come coniugazione semantica dell'accordo aziendale tra Berlusconi e Renzi.
L'intelligenza collettiva è sostanziale.
E' basata sul principio per cui non esiste mai nessuno che sa sempre tutto.
Così come va rispettato il principio per cui ciascuno sa sempre qualcosa: così nessuno rimane indietro e tutte le diverse posizioni vengono sintetizzate.
Andando a guardare, oggi, vecchie cassette degli spettacoli di Grillo e Casaleggio prodotti nel 2008 e 2009 e che hanno generato il M5s si comprendono le ragioni del movimento già dal titolo: "Reset" e "Delirio". Il movimento è il frutto della sostanza di quegli spettacoli.

Chi ha il movimento nel sangue sa che appartenere a cinque stelle vuol dire sentirsi come la ragazza dell'immagine in bacheca: da soli, sotto la pioggia sferzante in attesa di un treno che forse passerà, forse no.
Ma il bagaglio parla chiaro sulle intenzioni.

Oggi, vige il delirio.

E' necessario un reset immediato del movimento.

Gli unici deputati e autorizzati a farlo sono Grillo e Casaleggio.

Fidiamoci, dunque, in attesa di decisioni ufficiali che spero  verranno entro qualche giorno.

Basta un piccolo spostamento: un grande movimento se lo merita.
Altrimenti si finirà per costruire grandi manovre, all'apparenza ingegnose, che condanneranno il movimento a essere piccolo.

Il movimento 5 stelle non è nato per essere piccolo.
Non è nella sua natura strutturale.










giovedì 26 giugno 2014

La pagina della vergogna: il definitivo tramonto dell'Italia per bene.



"Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero delle guerre, e perdono le guerre come se fossero delle partite di calcio".
                                                                                 Winston Churchill. Londra. 1946


di Sergio Di Cori Modigliani


Sono contento che Ugo La Malfa e Pietro Nenni siano morti.
Sono contento anche che siano morti Enrico Berlinguer e Aldo Moro.
Sono contento che non ci siano più Leonardo Sciascia, nè Italo Calvino, nè Indro Montanelli.
E la lista sarebbe davvero lunga, lunghissima.

Sono contento per loro, non per noi.

Non oso pensare a ciò che avrebbero detto, scritto, urlato, con la bava alla bocca schiumante di indignazione civica rabbiosa, nell'aprire il Corriere della Sera -il più importante quotidiano nazionale- del 26 Giugno 2014 e a pagina 26 trovare una intera pagina a pagamento (la cui immagine vedete riprodotta in bacheca) dove intellettuali, portaborse, professionisti, imprenditori, manager di stato e privati, amici degli amici, manifestano il loro affetto e deferente, nonchè devota, solidarietà nei confronti dell'eroe del giorno: Marcello Dell'Utri.

Costui è stato condannato in Assise per concorso esterno in associazione mafiosa: una valanga di prove a carico. "E' un mafioso" sosteneva l'accusa.
Forza Italia, la Lega Nord, Fratelli d'Italia, Nuovo Centro Destra, Alleanza Nazionale, negavano ogni addebito e alla fine di quel processo dichiaravano sornionamente convinti: "La magistratura in Italia ha ancora un valore, in appello verrà rovesciata la sentenza e sarà fatta giustizia".

Marcello Dell'Utri è stato condannato anche in appello.
Forza Italia, la Lega Nord, Fratelli d'Italia, Nuovo Centro Destra, Alleanza Nazionale, lievemente più preoccupati promuovevano il garantismo sostenendo "è necessario attendere che si pronunci definitivamente la Cassazione, fintantochè una sentenza non è passata in giudicato in maniera definitiva, non si può giudicare l'imputato".

Marcello Dell'Utri è stato condannato anche in Cassazione.
La sentenza è definitiva.
Adesso sta in galera.
Perchè è un amico dei mafiosi.
Perchè ha appoggiato i mafiosi.
Perchè ha promosso, sostenuto, veicolato e introdotto l'ingresso della mafia siciliana dal portone principale dentro il sistema mediatico italiano.

Che cosa fa il Corriere della Sera? (ricordiamo che è proprietà della Fiat, la grande industria italiana) 

Ospita una pagina a pagamento richiesta dalla consorte di Dell'Utri nella quale gli amici di Dell'Utri manifestano il loro affetto, presentandolo come un intellettuale sofferente vittima di un sistema malvagio.
In un paese normale gli osservatori sarebbero divisi tra chi lo ritiene una follia totale e chi lo ritiene un atto di ignominia civica.
Ma questo non è un paese normale.
Questo è un paese dove la criminalità organizzata detta, promuove, stabilisce, concorda la presenza, la posizione e l'affermazione dei media sul mercato e dentro l'imprenditoria, quindi chiama a raccolta intellettuali, manager, servi di svariata natura a metterci la faccia e la firma.
Fanno la conta per vedere il livello del loro potere.
Il Corriere della Sera si inchina.

Ve lo immaginate la reazione del corriere se la consorte di un normale ergastolano assassino chiedesse una pagina a pagamento per coccolare il maritino autore di omicidi diabolici?

Avere appoggiato e sostenuto la mafia siciliana negli anni'90 -e ciò che più conta essere stati in grado di provarlo al di là di ogni ragionevole dubbio nei tre gradi di giudizio- vuol dire essersi schierati dalla parte di animali assassini, quelli che hanno rubato la vita al giudice Falcone, al giudice Borsellino, agli uomini della loro scorta a tutte le vittime innocenti assassinate dai criminali mafiosi. Vuol dire aver promosso delinquenti e mascalzoni dentro la vita politica, mediatica, imprenditoriale, della nazione.
E' per questo che è stato condannato.

Ma il Corriere della Sera (cioè Marchionne e la Rizzoli) si rendono conto di ciò che hanno fatto?

Non c'è nessuno che protesta?

Secondo un alto dirigente di Sky a Londra (volutamente e dichiaratamente anonimo) se ne rendono perfettamente conto. "Si tratta di un pizzino. Oggi, 26 Giugno 2014 c'è la decisione ufficiale da parte della Federazione di calcio italiana per stabilire a chi attribuire i diritti televisivi per trasmettere le partite di calcio dal 2015 al 2018. Si trattava di un'asta pubblica che doveva rispettare i parametri europei. Ci sono due concorrenti: Mediaset e Sky. Il termine scade a mezzanotte di oggi. La nostra proposta è la migliore, e abbiamo già protestato in ogni sede legale per salvaguardare i nostri diritti di competitors che sono stati negati. Io la vedo così: quella pagina, proprio oggi, qualifica l'Italia professionale per ciò che essa è, ponendola fuori dalle nazioni civili, ma non penso che gli italiani se ne rendano conto".
A Londra, in Usa, in Germania, corre la voce oggi "l'Italia è ancora un paese totalmente nelle mani della mafia" e si riferiscono alla concomitanza tra la pagina 26 del Corriere della Sera e le decisioni della Lega Calcio, il tutto nello stesso giorno, nelle stesse ore.

Penso che non sia necessario aggiungere nient'altro.

La gloriosa Arnoldo Mondadori Editore sta fallendo.
Mediaset è decotta, ogni mese perde centinaia di milioni: ha bisogno di quel contratto, con tutti i mezzi.
Renzi lo sa benissimo ed è contento come una Pasqua: ha in pugno Berlusconi, disponibile ad accettare qualunque condizione a qualunque livello purchè i dirigenti della Lega (amici di vecchia data di Marchionne & co.) pensino alla patria.
E per Silvio Berlusconi, la patria equivale alle sue aziende private e personali.
Perchè questa gente ha identificato Cosa Nostra con il mercato della concorrenza, con il bene pubblico e con gli interessi della collettività. 
Altro che Expo o Mose: in confronto quella è robbetta. Qui c'è in gioco c'è la sopravvivenza di Mediaset, che in questo momento può garantirsi l'alleanza di ferro con il premier.

Sono consapevoli i dirigenti del PD di ciò che stanno facendo?

Se la grande industria italiana, se i i media, se il Corriere della Sera, intendono partecipare alla vita politica nazionale con questi mezzi, i cittadini italiani si rendono conto dell'impatto che avrà sulla nostra economia, sulla nostra immagine, sul nostro presente e sul nostro futuro?

Ci chiedevamo spesso: ma dove sono andati a finire gli imprenditori e gli intellettuali italiani?

Eccola la risposta.

E' la risposta dell'Italia rivoluzionaria renziana, la nuova Italia del cambiamento: stanno lì a far la fila per incollare il loro pizzino su una pagina a pagamento del più importante quotidiano nazionale per chiarire al paese con sfacciata arroganza chi davvero detta l'agenda politica, qual è l'interpretazione da parte degli imprenditori italiani della competizione di mercato e avvertire tutti i lettori che le decisioni importanti le prendono gli amici degli amici.
E quando serve, dalla galera, parte un ordine e quelli eseguono.

Questa è l'Italia che dovrebbe attirare gli investitori internazionali.

Su su siamo seri.

Quella pagina sul Corriere della Sera è una campana a morto per tutta l'industria italiana, per tutta l'imprenditoria, per tutta l'economia, per i conti pubblici, per l'immagine del paese.
Ci condanna a essere identificati per ciò che siamo.
Nè più nè meno.

E se c'è qualcuno che mafioso non si sente, ebbene, che lo dica, che si esponga, che lo manifesti adesso, oggi, prima della mezzanotte, chiedendo e pretendendo che la decisione relativa all'attribuzione della concessione sui diritti televisivi del calcio rispetti ogni parametro legale, ogni normativa europea, ogni regola di mercato e che tutto venga sottoposto ad adeguato, rigoroso, diligente controllo..

Protestare domani, a giochi fatti, sarà del tutto inutile: piatta retorica ipocrita.

E' l'ultima grande battaglia di Marcello Dell'Utri, che conduce con la sua consueta abilità riconosciuta, dalle patrie galere.

Facciamo in modo che non vinca anche questa.


mercoledì 25 giugno 2014

In memoriam. Il calcio è morto, viva il calcio.



di Sergio Di Cori Modigliani

La fortuna, si sa, è davvero cieca più di una talpa, e non fa sconti a nessuno.
Anche la simbolica del destino, lo è, a modo suo.

Dopo 50 giorni di agonia, un giovane uomo, Ciro Esposito, tifoso del Napoli, è morto a Roma in ospedale, ucciso da un barbaro assassino quasi due mesi fa, prima della partita finale di Coppa Italia. Tutti ricorderanno i fatti e le reazioni ipocrite dell'intero mondo del calcio, delle istituzioni, della attuale dirigenza politica, che erano allora presenti allo stadio.


Nelle stesse ore in cui un maledetto destino rubava la vita per sempre a quel ragazzo, da un'altra parte del mondo si consumava un'altra agonia, quella del calcio italiano come industria commerciale, colpito duramente nell'inverno del 2006 quando la magistratura aprì la vertenza chiamata "calciopoli" che finì in un nulla di fatto grazie al colpo di fortuna della vittoria mondiale e al consociativismo della corruttela, quello che ha inquinato il calcio italiano distruggendo una florida industria, uno splendido sport, un concetto che appartiene alla metafora sublime dell'immaginario collettivo del popolo italiano da almeno cento anni.

Sono due facce della stessa medaglia.
Da una parte la tragedia esistenziale dei genitori di Ciro Esposito, della sua fidanzata, dei suoi amici, familiari, conoscenti, dell'intera collettività nazionale che -oggi più che mai- dovrebbe interrogarsi sulla follia di una morte precoce, canaglia e ingiusta, come quella.

Ma non sarebbe accaduto, non si sarebbe verificato, se oggi si trovassero in galera -per giusta colpa sanzionata- parecchi dirigenti sportivi, diverse bestie che animano le tifoserie nazionali ben disseminate in una ritrovata unità nazionale (ci sono assassini dementi sia a Milano che a Palermo, Napoli e Roma, Bergamo e Lecce, nessuno ne è escluso) e molti dei cosiddetti divi, star, campioni del calcio nostrano, di cui l'intera stampa sportiva, l'intera classe politica dirigente, l'intera federazione del calcio conoscono sia nomi che fatti, e sanno essere corrotti, venduti, autentici mascalzoni. 
E sono dovunque, annidati anche tra i nazionali che sostenevano di rappresentare la patria.

E infatti la rappresentavano.
Per ciò che l'Italia è diventata nella sua ossatura reale, non quella immaginaria della fantasia.

Osceno e disgustoso -dal punto di vista sportivo- il morso dell'attaccante uruguaiano, che mi auguro venga sanzionato. Ma in un contesto come quello italiano, lo trovo tenero nella sua essenza primitiva, perchè contiene una barbarie antica e non è contaminata dalla corruttela istituzionale che permea l'intera nazione italiana. Siamo ormai a questo paradosso.

Il calcio in Italia è morto, tanto è vero che grossi campioni qui non ci vogliono più venire a giocare e quelli che lo fanno, non appena arriva una proposta dalla Germania, Spagna, Inghilterra o Francia, scappano via a gambe levate.

E' morto il calcio.
E' morto il giovane Ciro Esposito.
Ciro Esposito era già morto quella notte: due volte.
Una fisiologicamente, l'altra istituzionalmente.
Per quanto riguarda il nostro amato sport. scordatevi l'agonismo, lì contano soltanto i soldi e vincono i corrotti perchè sanno che si afferma sempre la legge del più forte e del più sporco. Lo sport non vince mai, da noi.

Il calcio italiano è morto.

Tra due mesi inizia la champions league.
Staremo tutti lì a tifare ciascuno per la propria squadra.

Viva il calcio.

Lo spettacolo continua.

Avanti un altro.

In memoriam di Ciro Esposito.


lunedì 23 giugno 2014

Non apriamo quella porta, se prima non capiamo chi sono quelli che bussano.





"L'ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è un atteggiamentocomportamento o vizio di una persona che volontariamente pretende di possedere credenzeopinionivirtùidealisentimentiemozioni che in pratica non possiede. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare altre persone con tali affermazioni, ed è quindi una sorta di bugia. È importante distinguere l'ipocrisia dalla semplice incapacità di una persona di acquisire o praticare le virtù da essa reputate utili, anche se la stessa, pur ritenendosi incapace di raggiungere tali obiettivi, può suggerire la via giusta agli altri. Ad esempio, una persona che abusa di alcool non può essere tacciata di ipocrisia anche se consiglia agli altri di non bere, a meno che essa non si professi costantemente sobria".
                                                        definizione del termine proposto da wikipedia


di Sergio Di Cori Modigliani


Ogni etnia, ogni nazione, in ogni epoca storica, afferma se stessa attraverso la propria classe dirigente, che diventa simbolo e icona rappresentativa di quella specifica popolazione.
I sociologi, gli storici, i giornalisti, dovendo identificare una determinata società -magari a loro molto lontana per geografia, gusto e cultura- tendono a sintetizzare gli aspetti salienti del dibattito collettivo in atto in quel paese, e la comportamentalità caratteriale che contraddistingue i protagonisti in campo. Un certo modus operandi e uno specifico atteggiamento psicologico diventano, quindi, l'emblema di una nazione, il più delle volte (nel caso si tratti di paese molto importante) la cifra di un intero decennio che finirà per avere un impatto su alleati e culture affini. Così come l'Italia craxiana venne definita, dal punto di vista politico sociale, come una società volgarmente arrogante, quella andreottiana, invece, venne identificata come una società che sceglieva la strada della sopravvivenza attraverso un compromesso consociativo totale. Rampanti, supponenti e senza scrupoli: così gli italiani amavano dipingere se stessi a metà degli anni'80. Poi è arrivato il ventennio berlusconiano che ha promosso l'illegalità, il successo dei falliti e la sostituzione della competenza con l'appartenenza, la visibilità con la sostanza, provocando un tragico genocidio culturale che ha trasformato l'antropologia della nazione facendola regredire.
Il berlusconismo è rimasto intatto, ed è il motivo per cui questo paese non sta cambiando.
Nè Monti, nè Letta, sono stati capaci di modificare l'immaginario collettivo della nazione ed è uno dei grossi motivi che ha provocato il veloce licenziamento di entrambi facendoli identificare per ciò che essi sono stati: impiegati di passaggio, assunti dalla burocrazia imperiale per portare a termine dei compiti ingrati lasciando inalterata la struttura.
Matteo Renzi si è presentato subito nell'agone politico come una personalità completamente diversa da Monti e da Letta. Molto ambizioso, ha fatto intendere immediatamente che intendeva lasciare il segno, firmando questo decennio, con un atteggiamento innovativo che avrebbe spinto gli osservatori disincantati a identificarlo e definirlo come il Grandioso Riformatore Strutturale, riportando la nazione al dinamismo di un tempo e all'espressione gioiosa della inossidabile creatività nazionale. Gli italiani gli hanno dato fiducia e credito.
Come tutti gli innovatori, i trasformatori, i riformisti, i rivoluzionari, ha ingegnosamente iniettato nella fantasia e nell'immaginazione popolare una forte dose di ottimismo, tentando di accelerare i ritmi per dare impulso al paese. Ma a differenza di Craxi o Andreotti che erano esattamente ciò che sembravano nella loro essenza, con Renzi è accaduto l'opposto. 
Con la stessa identica irruenza e velocità con la quale si è impossessato del potere, così si è anche incartato aumentando la melma paludosa nella quale siamo immersi.
Mentre il PD si culla nei suoi sogni di gloria pensando di interpretare la nuova fenomenologia psicologica dell'Italia di questo decennio, gli attenti e acuti osservatori internazionali la pensano in maniera opposta e ci hanno già dati per spacciati. Da più parti si cerca di far comprendere alla popolazione italiana che Mr. Renzi appartiene alla stessa identica categoria di Monti e di Letta perchè è incapace di innestare nella sentimentalità corrente, nella emotività collettiva, nella problematica fattuale quotidiana, il germe di una novità caratteriale, di una originalità, del principale cambiamento di passo che questo paese necessita per poter davvero cambiare. 
Con l'aggravante che lui ritiene, invece, di essere qualcuno e qualcosa che non è.
Bettino Craxi era oscenamente arrogante. Ma lo era sul serio.
Tanto è vero che ebbe l'ardire di contestare la politica imperiale anglo-americana e dir loro di no in diversi punti nodali della geo-politica degli anni'80.
Così come Giulio Andreotti non voleva affatto che l'Italia progredisse ma non voleva neppure che regredisse, affermando il principio di un cinico realismo immorale come base di uno status quo perpetuo, che avrebbe comunque -nella sua mente- garantito al paese una dignitosa sopravvivenza senza tanti grilli per la testa, accettando l'idea che servi eravamo e servi saremmo sempre rimasti, sia del Papa che dell'Imperatore. 
Tanto valeva essere dei bravi e diligenti esecutori accontentandosi delle briciole clientelari che il servilismo deferente comunque garantisce sempre ai solidi burocrati che non fanno mai domande scomode. 
In questo senso, Andreotti rappresentò a lungo per davvero l'Italia per ciò che essa era: una piccola borghesia ottusa, con ambizioni minime, completamente amorale, senza alcuna progettualità per il futuro se non quella legata alla propria sopravvivenza. Quella che il giornalista e scrittore Enzo Biagi sintetizzò descrivendo "l'italiano andreottiano medio" agli inizi degli anni'80 quando ci dipinse come individui disposti "sempre e comunque a servire il re de Franza o il re de Spagna purchè se magna". 
Ma Andreotti davvero ci credeva.
L'elenco è lungo e riguarda anche De Gasperi e Nenni che segnarono la decade dei '50 e quella dei'60, e via dicendo.
Tutto ciò come premessa per sottolineare il fatto che non credo esista (nè esisterà mai) nessun renzismo. La caratterialità del premier e dei componenti dell'esecutivo ne sono una valida testimonianza. Renzi, a differenza di Monti e di Letta, entrambi consapevoli del loro ruolo marginale e passeggero, è convinto di rappresentare un'Italia nuova.
Ciò che è anche peggio: il nuovo italiano.
Ha applicato le modalità del razzismo anagrafico facendo credere alla gente che la data di nascita sia garanzia di giovinezza e freschezza politica, il che è falso. Infatti, lui è vecchissimo, come lo sono la streagrande maggioranza dei componenti dell'attuale esecutivo, incapaci di affermazioni originali, di esternazioni che nascono da una interpretazione della realtà in liena con le esigenze della giovane generazione attuale.
Smascherato subito nella sua comportamentalità, ha chiarito che questo esecutivo si distingue da tutti gli altri per una modalità psicologica retriva: l'ipocrisia.
Intendiamoci, non è una novità, purtroppo, per il nostro paese.
Ma è esattamente ciò di cui il nostro paese non aveva e non ha bisogno.
Avevamo e abbiamo bisogno, invece, di denunciarla e di affermare una rivoluzione psico-antropologica del paese come conditio sine qua non per poter passare, successivamente, alla fase delle riforme, dei cambiamenti, delle discussioni. 
Ma prima, liberarsi dall'ipocrisia era un must.
Con Renzi, invece, l'ipocrisia si sta affermando come elemento saliente della società italiana.
Denuncia il berlusconismo ma si accorda solo e soltanto con Berlusconi.
Sostiene in Italia che è necessario far valere le proprie ragioni con i tedeschi, poi va in Germania e accetta tutte le indicazioni imposte dai tedeschi che favoriscono la loro economia a danno di quella italiana.
Dichiara di aver avviato un processo di risanamento dei conti dello Stato, mentre invece ha aumentato vistosamente la spesa pubblica foraggiando gruppi e clientele a lui affini o solidali.
Sostiene una visione ottimistica dell'economia nazionale, mentre i dati oggettivi denunciano il contrario e spiegando che l'economia sta peggiorando.
Ci ha raccontato che gli investitori internazionali sono ritornati fiduciosi, mentre invece sulla stampa specializzata internazionale (e parlo qui di neo-liberisti conservatori) si scrive apertamente che Renzi è inaffidabile e l'Italia rimarrà al palo: lo hanno già licenziato.
Ma lui non lo sa, o finge di non aver capito.
Dalla becera volgarità pecoreccia da basso impero che Berlusconi aveva offerto al mondo intero, regalando al paese la stagione più indecorosa e avvilente della propria storia repubblicana, siamo passati all'affermazione dell'ipocrisia come norma costituita.
Renzi sta quindi accelerando il processo di sottrazione di Senso alla realtà.
Gli italiani riceveranno, come input, il semaforo verde per l'abbattimento della verità oggettiva, e per la promozione del diritto privato e personale a scapito di quello pubblico nell'interesse della collettività.
Sul Wall Street Journal di qual che giorno fa, un importante (e celebre) imprenditore statunitense, Michale Bonte Friedheim, amministratore delegato della merchant bank Next Eenergy Capital Group (finanzia start up legate alle rinnovabili e all'energia pulita) nello spiegare perchè l'Italia ha scelto di percorrere la strada sbagliata, ovvero "quella che nega l'innovazione e l'apertura verso il nuovo" conclude il suo articolo sostenendo don't come knocking on my door ("non venite a bussare alla mia porta") dopo aver spiegato che gli investitori americani hanno identificato il nostro paese come "refrattario a ogni innovazione e spietatamente in corsa verso un proprio medioevo" ci racconta anche che non verranno a portare capitali da noi, che non verranno gli imprenditori, non verranno gli investitori. Verranno soltanto speculatori finanziari che approfitteranno della situazione per (come stanno facendo) impossessarsi delle banche acquistando le più importanti aziende italiane a prezzi stracciati. Siamo stati identificati (e così veniamo definiti) come il paese dell'Europa occidentale "più obsoleto, immobile e refrattario a ogni innovazione".
Quindi, la realtà è esattamente l'opposto di quella che ci stanno raccontando.
Così come capiamo che Calderoli ha chiesto di dare ai componenti del nuovo Senato la totale immunità perchè così aveva ordinato Renzi (su pretesa di Berlusconi) ma siccome questa scelta è stata contestata dall'opposizione del M5s e da diversi senatori del PD, allora, hanno fatto marcia indietro e Renzi ha dichiarato che era stata una iniziativa della Finocchiaro (firmataria dell'emendamento) la quale, inalberata, ha precisato che lei aveva eseguito un ordine dell'esecutivo.
La realtà politica renziana è diventata questo: lui dà un ordine e i suoi lo eseguono. Se però l'ordine che lui ha dato non trova favori e applausi e per caso viene smascherato prima e contestato poi, allora lui attribuisce ai suoi la pratica di un esercizio di iniziativa individuale di cui lui non era affatto informato.
Nello stesso identico modo in cui Renzi aveva dichiarato che il sindaco di Venezia non era del PD. E quello si è dimesso sostenendo "me ne vado, sono un branco di ipocriti, nessuno dei quali merita il mio rispetto". Ha ragione.

Davanti a questa manifestazione di ipocrisia dichiarata, l'onorevole Luigi Di Maio, dopo aver preso atto della protesta della Finocchiaro ha dichiarato: "Sembra incredibile ma a distanza di 10 anni il padre del porcellum Calderoli, colui che ideò la Legge elettorale più incostituzionale della nostra storia, mette a segno un altro colpo da brividi: l'immunità parlamentare per Sindaci e Consiglieri Regionali che siederanno in Senato. Nel Movimento 5 Stelle i nostri parlamentari hanno finora sempre rinunciato a qualsiasi immunità. Vogliamo essere cittadini comuni, senza godere di alcun privilegio, eccetto quello di essere portavoce di milioni di italiani. Il Pd voterà l'ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l'accordo (ancora in alto mare) con Berlusconi e Lega? Sappiate che il vostro alibi preferito "non ci sono alternative" ormai non funziona più. Avete avuto la nostra disponibilità a discutere di riforme. Date una risposta agli italiani"

L'ipocrisia è diventata la moneta ufficiale di scambio sociale e politico, oggi in Italia.

Va attaccata frontalmente e subito.
Non si tratta di gusto psicologico o di analisi comportamentali.
E' la variante peggiore che viene offerta agli italiani, oggi, per affrontare la realtà.

Abbiamo bisogno esattamente di andare per la strada opposta.

L'ipocrisia è il cancro del paese.
E si riflette anche nei rapporti inter-personali.
E' una modalità caratteriale di approccio nei confronti della vita che finirà per intaccare anche i rapporti esistenziali. 
Va ferocemente combattuta.
E' l'ultimo anello del berlusconismo che Renzi ha scelto di ereditare facendolo cosa sua.
Si tratta di una battaglia di politica esistenziale, e va condotta con consapevolezza.
Nel frattempo, è bene stare molto attenti a ciò che si legge, ciò che si ascolta, ciò che si vede.
Vogliono eliminare il valore del dato oggettivo, sostituendolo con dati soggettivi a seconda delle proprie necessità di impiego. 
Così facendo, la realtà diventa impossibile da decifrare perchè vale tutto e il contrario di tutto.

La grande battaglia politica che ci attende (e deve eccitarci) è quella relativa alla costituzione di un nuovo sistema di valori, basato sulla pretesa del riconoscimento del concetto di coerenza, di lealtà e la dichiarata guerra senza quartiere all'ipocrisia.
Perchè nasce tutto da lì.

Se si afferma l'ipocrisia, come sta già accadendo, nella sua forma di Ragion di Stato, domani l'esecutivo potrà far passare qualunque dispositivo sulle teste di ciascuno di noi. Ci presenteranno la norma A ma voteranno quella B, magari presentando la variante C al Presidente.

Quando l'ipocrisia diventa il valore fondante di riferimento di una società, tutto è possibile.

Come suggeriva Arthur Rimbaud: "Siate realisti, chiedete l'impossibile".

Abbiamo bisogno di cominciare a pulirci dentro.

Diamo retta ai poeti.

mercoledì 18 giugno 2014

Media, M5s e la notizia di cui non si parla.

Sui media italiani, l'attività del movimento cinque stelle e le notizie che non ci sono.


L'Ansa è la più importante agenzia di stampa professionale operante in Italia, oltre ad essere ente pubblico di informazione. E' il sale (e il pane) per ogni redazione giornalistica nazionale.

Sul numero attualmente on-line la prima notizia, a titoloni cubitali, è quella relativa all'esame di maturità. Personalmente, non la considero neppure una notizia. Mi sembra piuttosto una operazione nostalgia per spingere la nazione ad attribuire un senso a quel tipo di esame, un senso all'istruzione pubblica, un senso alla conseguente istruzione universitaria. Appartiene a un mondo che non ha niente a che vedere con l'attuale realtà post-moderna.
Si tratta di folclore di un'epoca che non esiste più.

La seconda notizia riguarda una confessione rilasciata nei giorni scorsi dal pentito di camorra Jovine, uno dei quattro super boss della camorra napoletana, al comando del cosiddetto clan dei casalesi. E' stata resa pubblica dalla procura di Napoli questa mattina e ritengo sia una notizia bomba. Sostiene, infatti, Jovine "Ero stato condannato in Assise per un duplice omicidio per i quali ero davvero colpevole. In Appello, la sentenza venne ribaltata e io fui completamente scagionato. Per ottenere quella sentenza pagai 250.000 euro al giudice". Va da sè che la Procura di Napoli ha inviato l'intero incartamento a Roma, ai rispettivi uffici del Ministero degli Interni e a quelli del Consiglio Superiore della Magistratura per aprire una inchiesta. La reazione generale del mondo della politica è stata quella di sì è terribile ma lo sapevamo che cos'era la camorra, non è una novità. Considero questa modalità reattiva una forma subdola di ignobile ipocrisia mascherata. E' impossibile non scandalizzarsi per un evento del genere. E' la prova scientifica che la criminalità organizzata negli ultimi decenni avrebbe dettato l'agenda politica del paese. 
Come si fa a non prenderne atto?

La terza notizia riguarda lo scontro tra Tajani (Forza Italia) e il premier Renzi.
In data 18 maggio 2014, il vice-presidente della commissione europea, Antonio Tajani, a Bruxelles, aveva annunciato che  "non avendo ottemperato ai propri obblighi nazionali, e non avendo gli ultimi tre governi tenuto fede ai propri impegni non pagando i debiti della Pubblica Amministrazione alle piccole e medie imprese che vantavano crediti per complessivi 120 miliardi di euro, l'Italia verrà sottoposta a procedura di infrazione con relativa multa e penale. Tenuto in considerazione del fatto che ci troviamo dentro la campagna elettorale, firmerò il decreto ingiuntivo soltanto dopo le elezioni".
E' quello che ha fatto.
L'ha firmato, come aveva annunciato, ieri al pomeriggio.
La reazione ufficiale di Matteo Renzi è stata la seguente: "Tajani, atto irresponsabile contro l'Italia" (si riferisce al fatto che la multa è salatissima ed è di svariati miliardi di euro e la dovremo pagare tutti noi. Come dire: dopo il danno anche la beffa).
Siamo dentro un folle paradosso: Berlusconi, Tremonti, Monti, Passera, Letta, Saccomanni, Zanonato, Renzi, Del Rio, hanno promesso di pagare subito i debiti (il record spetta all'accoppiata Letta/Saccomanni che a giugno del 2013 aveva osato sostenere "abbiamo iniziato a pagare.....) e Tajani che ha firmato il provvedimento di mora sarebbe "un irresponsabile".
Anche questa da prima pagina e titoli cubitali, a mio avviso.
La terza notizia riguarda l'omicidio della giovane Yara Gambirasio.
La quarta, invece, parla del ritrovamento nel lago di Garda del cadavere di una pornostar scomparsa.
Poi c'è Prandelli e la nazionale e altre amenità varie.
Nella rubrica "politica interna" idem: le stesse notizie.

Neanche una parola sull'interpellanza parlamentare dei deputati del movimento cinque stelle che fanno parte della Commissione Affari Sociali che ha poi provocato questa mattina, alle ore 11,30, la richiesta delle dimissioni (e l'obbligo di venire a riferire in aula) nei confronti della ministra della sanità Beatrice Lorenzin. I fatti sono relativi alla questione Avastin-Lucentis di cui si sono occupati mesi fa i media, compresa la rubrica Report della Gabanelli con un succoso ed esaustivo servizio andato in onda circa due mesi fa, se ben ricordo.

In compenso si seguita a parlare della "resa del movimento cinque stelle a Renzi" oppure (ancora peggio) della "presa d'atto dell'inutilità del lavoro parlamentare" ecc.

Tutto qui per oggi.

Devo sottolineare un inedito appiattimento abulico sul web relativo alle informazioni politiche nazionali, al dibattito sui fatti che davvero contano, e alla pubblicazione e diffusione di notizie che riguardano l'intera cittadinanza.

Poichè mi sono auto-nominato nella mia veste di più-realista-del-re-non-si-può, in copia e incolla, qui di seguito propongo all'attenzione di chi è interessato allo svolgimento della attività politica istituzionale dentro al parlamento il documento redatto dalla Commissione Affari Sociali del M5s, al quale aggiungo il link per andarsi a leggere -chi ne ha la curiosità- l'intero pdf che contiene le motivazioni della richiesta delle dimissioni della ministra; si tratta di un atto formale che è stato rubricato negli atti parlamentari in data 18 Giugno 2014.

(Errata corrige: per motivi tecnici non mi prende il link: se digitate in rete mozione-sfiducia-lorenzin-pdf lo trovate, è pubblicato dovunque).

La ministra in carica ha dichiarato (essendo stata obbligata a prenderne atto): "Sono curiosa di vedere che cosa c'è scritto, sono serena perchè ho agito nel rispetto della Legge".

Se non altro, parliamone.

E cominciamo a parlare di fatti concreti. Perchè sono quelli che davvero contano.

Ecco il documento dei deputati M5s alla Camera:

gruppo deputati alla Camera della Commissione Affari sociali: 

Essere malati è sempre un dramma. La paura, gli ospedali, lunghe terapie. Maessere affetti da una malattia rara è un calvario senza fine, perché gli ostacoli sono ancora più alti e l'ingiustizia, l'abbandono, più forte che mai.
Eppure, anche se definite "rare", le patologie che colpiscono meno di una persona ogni 2 mila abitanti hanno numeri impressionanti: le malattie riconosciute sotto questa definizione sono tra le sette e le otto mila (ma il numero esatto resta sconosciuto visto che il registro istituito nel 2001 presso L'Istituto Superiore di Sanità non è mai stato aggiornato) e le persone affette, solo in Europa, sono 30 milioni. In Italia, i casi riscontrati sono circa tre milioni e questi malati sono sostanzialmente abbandonati a loro stessi.
Il motivo? Si tratta di malattie "economicamente non remunerative". La salute delle persone non dovrebbe essere una merce, guarire i malati o semplicemente dargli migliori condizioni di vita non dovrebbe avere un prezzo. Eppure è quello che succede.
Secondo quanto riportato su Il Fatto Quotidiano del 16 giugno, sarebberooltre due mila i farmaci detti "orfani" per i quali le aziende farmaceutiche non hanno ancora presentato all'Aifa la richiesta per l'autorizzazione alla messa in commercio. Inoltre, l'Agenzia del farmaco europea (EMA) ha autorizzato 72 farmaci per la cura delle malattie rare, ma solo 55 di questi sono disponibili in Italia.
Se l'obiettivo delle case farmaceutiche è, freddamente, di perseguire il profitto, dovere di uno Stato dalla parte dei cittadini, e in particolare dei più deboli, dovrebbe essere quello di incalzarle al fine di garantire la tutela del diritto alla salute. Così, purtroppo, non avviene.
Per questa ragione oggi abbiamo presentato un interrogazione in cui chiediamo al governo cosa intenda fare in merito. Se, finalmente, si attiverà per tutelare le persone malate. All'esecutivo chiediamo anche di dare quanto prima attuazione alla mozione approvata il 18 marzo, e rimasta finora disattesa, attraverso la quale si impegnava il governo ad avviare e valutare azioni e iniziative concrete, sia sul versante dello sviluppo della ricerca e della produzione di farmaci orfani, che del sostegno alla ricerca e per la commercializzazione di farmaci destinati alla profilassi, alla diagnosi e alla terapia delle malattie rare. La mozione, inoltre, chiedeva di reperire risorse adeguate da parte del Servizio Sanitario Nazionale e di coinvolgere le associazioni attive nel campo delle malattie rare.
Questa nostra interrogazione intende mettere il Governo di fronte ai propri doveri e responsabilità. Quando chiedere il rispetto dei diritti non è sufficiente, è necessario insistere e pretenderlo.

Azioni parlamentari adottate dal M5S alla Camera relative a problemi della Sanità
  • Proposta di legge "Norme per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare"
    (Silvia Giordano e altri - 4 giugno 2013)
  • Interrogazione acufene
    (Marialucia Lorefice ed altri - 11 ottobre 2013)
  • Interrogazione sindrome sensibilità chimica multipla
    (Marialucia Lorefice ed altri - 
    7 febbraio 2014)
  • Interrogazione promozione ricerca su patologie rare
    (Marialucia Lorefice ed altri - 
    27 febbraio 2014)
  • Interrogazione permessi e congedi per i lavoratori con patologie rare
    (Giulia Di Vita ed altri - 
    8 aprile 2014)
  • Interrogazione disfunzione dell'ATM
    (Giulia Di Vita ed altri - 
    26 maggio 2014)
  • Interrogazione farmaci orfani Big Pharma
    (Silvia Giordano ed altri - 
    18 giugno 2014)

martedì 17 giugno 2014

E se introducessimo nuove categorie di dibattito? Per comprendere meglio il significato della legge elettorale.



di Sergio Di Cori Modigliani

Tra tutte le personalità politiche che hanno gestito il potere sul pianeta Terra negli ultimi 100 anni, due -più di ogni altra in assoluto- si sono conquistate la palma della cattiveria efferata: Adolf Hitler, a destra, e Josif Stalin a sinistra. 
Ne sanno qualcosa i circa 100 milioni di europei uccisi, tra il 1930 e il 1980, per colpa e volontà loro. Eppure, nonostante la Storia abbia certificato in abbondanza i loro crimini, ancora oggi c'è gente, in giro per il mondo, che ne ricorda ed esalta le gesta.
Anche in Italia.
Leggendo gli accadimenti storici nella decade degli anni'30, al di là di ogni altra attribuzione, si potrebbe con facilità sostenere che la cattiveria, allora, era diventata la categoria del carattere più diffusa in assoluto, quantomeno nel nostro continente.
Analizzare i processi storico-politici secondo una prospettiva esistenzialista (la mia inossidabile passione personale) consentirebbe di poter scrivere una "Storia dei Sentimenti e delle Pulsioni Collettive" per aiutarci a identificare e comprendere dei fenomeni sociali che finiscono poi per avere un impatto determinante sulle nostro vite, perchè alimentano e foraggiano la genesi dell'immaginario di una nazione.
Si parla tanto, nel dibattito quotidiano, di disagio sociale, di sperequazione, di crisi sistemica, ecc., ecc, come se si trattasse di fenomeni extra-umani, perchè la discussione finisce per far scontrare persone di scuole diverse intorno a numeri, cifre, percentuali, dati statistici, dottrine.
E le persone? E le loro vite? E la qualità delle loro esistenze?

Nelle ultime 24 ore, l'immaginario collettivo del popolo italiano è stato -giustamente- colpito in profondo da due notizie che, più di ogni altra in assoluto, sono il simbolo, nonchè il sintomo, di una inusitata forma di ferocia individuale, per la maggior parte delle persone incomprensibile.
Mi riferisco qui ai due omicidi nel bergamasco e in Brianza, quello della giovanissima Yara Gambirasio e quello nella piccola cittadina di Motta Visconti. In un caso l'assassino ha confessato, crollando dopo 22 ore di interrogatorio, mentre nell'altro caso si è chiuso in un assoluto mutismo avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ma la prova schiacciante del dna consente al magistrato inquirente una argomentazione solida al 99,99999%.

La cattiveria è l'elemento comune.
In entrambi i casi, infatti, non esiste nessuna altra forma di movente, se non la perdita del proprio senso di identità: una persona buona sa sempre chi è e dove va; la perdizione rende malvagi, ed essa si manifesta quando tra la propria mente e lo specchio non c'è più nè amore nè rispetto.
Mentre l'opinione pubblica si scambia le opinioni su questi delitti, ne arriva un altro nel savonese dove un uomo ha ucciso a coltellate la propria convivente "perchè mi aveva stufato".
Sono elementi a noi tutti familiari, quantomeno immediatamente identificabili da chiunque frequenti i social networks. 
"E' stata la sorpresa più impressionante in assoluto per noi sociologi" spiegava il grande Richard Sennett a un convegno internazionale a Londra, un mese fa "che è ancora in aumento e non va e non deve essere sottovalutato....ci aspettavamo nel 2009 -quando abbiamo preso atto del trionfo collettivo di facebook- di assistere a una proliferazione dello scambio sessuale di ogni natura, dello sfogo rabbioso, del gossip, se vogliamo anche della pornografia sentimentale, ma nessuno di noi si sarebbe mai aspettato che, nella civilissima Europa occidentale, il sentimento più diffuso in assoluto sui social networks sarebbe stato l'efferata cattiveria dei singoli...".
E' un elemento sul quale sarebbe necessario avviare un dibattito, dedicargli dei pensieri, perchè determina e provoca anche delle scelte politiche.
La "bontà" -valore spirituale per eccellenza- è stata bandita dallo scambio sociale.
Una persona buona, oggi, in Italia, equivale a uno stupido, a uno che non sa vivere, a un essere che non ha il senso della realtà. Perchè la "bontà" non è associata a un'idea vincente dell'esistenza, quindi è considerata pericolosa e negativa per chiunque covi delle ambizioni, una propria progettualità, dei sogni da realizzare.
E' il risultato della incorporazione inconscia, a livello collettivo, dei principi basici del neo-liberismo, gli stessi identici che erano dilagati alla fine degli anni'20, perchè se è il mercato senza freni a dover decidere e stabilire il bello e il cattivo tempo, inevitabilmente finirà per prevalere la logica dello schiavismo, la sopraffazione, la prepotenza.
Non si tratta di numeri o di aliquote: si tratta di Valori dell'esistenza.
Basti vedere, ad esempio (nel nostro piccolo micro.universo pentastellato on line) quale incredibile produzione di cattiveria si sia scatenata nell'ultimo mese in relazione al voto per Farage o contro Farage. Ha provocato rotture di amicizie, emorragia di energia vitale, scambi dialogici violenti senza esclusione di colpi. Idem per un altro ghetto, quello del PD, negli ultimi dieci giorni per la questione Mineo & co. Andando a leggere le discussioni interne sulle loro bacheche, si toccava con mano la violenta cattiveria generalizzata.
E' un elemento sul quale è necessario riflettere.
Dei dati statistici, personalmente, me ne frego.
Mi interessa l'impatto del concetto di cattiveria nella socialità della cittadinanza.
Perchè se lo Stato è cattivo per scelta politica (come lo erano Hitler e Stalin) allora dobbiamo considerare questi delitti non come eccezione casuale e il frutto di una patologia mentale grave di singoli soggetti, bensì come l'inizio di un contagio etico e psico-spirituale sul quale è doveroso interrogarsi.
Se andate su Google e digitate la seguente locuzione: "ferocia crescente" non troverete affatto l'ultimo discorso del papa o estratti dai Pensieri di Blaise Pascal, ma troverete centinaia di migliaia di link relativi alla propaganda di un gioco di carte on line che si chiama, per l'appunto, ferocia crescente, che ha avuto un incredibile boom di vendite nell'ultimo triennio. E' il gioco più diffuso e praticato (ad esempio) da operatori finanziari; scopo del gioco consiste nel procurare un'ecatombe. Già nel 2010, con il suo libro "Annus horribilis" (Feltrinelli editore) Giorgio Bocca identificava nella ferocia sociale il termometro che a lui segnalava l'inizio della definitiva disgregazione dell'Italia.
Dal 12 giugno, data in cui sono iniziati i mondiali di calcio, tutti i networks televisivi italiani -e più di ogni altro in assoluto Sky e Rai, ovvero le due emittenti che trasmettono le partite- hanno aumentato del 658% la pubblicità di ogni forma di gioco d'azzardo, compresi i grattaevinci.
Non si tratta di una scelta mercantile piatta: si tratta di una modalità di esercizio della cattiveria di Stato, questa è la mia idea, nascosta dietro il manto di una pubblicità come tante altre. 
Non è ciò di cui l'Italia ha bisogno.
Anzi: non è ciò di cui gli italiani hanno bisogno.
Sarebbe meglio obbligare per Legge i produttori a pagare il dovuto, per il bene del Tesoro: quello sì sarebbe un atto politico di "bontà esercitata socialmente attraverso l'applicazione delle leggi vigenti al fine dichiarato di ottenere una estensione del bene comune".
La parola "bene comune" è associata al concetto di bontà sociale: è sua figlia.
Incitare in televisione a diffondere la pratica del gioco d'azzardo è un atto di cattiveria sociale, perchè vuol dire che lo Stato ha come obiettivo quello di spingervi a investire lì gli 80 euro in più che vi ha regalato.
L'ultima ricerca sociologica applicata alla pubblicità in Italia rivela che la cattiveria, intrecciata all'egoismo e all'individualismo, è l'elemento preminente nell'immagine che spinge a vendere un certo prodotto nel nostro paese.
In Italia, la letteratura giornalistica sportiva ruota intorno al principio della esaltazione della cattiveria come elemento fondamentale per vincere, e ha sostituito sia il merito che la qualità sportiva, vedi la celebre intervista al portiere Buffon della scorsa primavera su La Gazzetta dello Sport, il quotidiano più letto in Italia,  "in Champions League a noi della Juventus c'è mancata la cattiveria e questo ci ha penalizzati, dobbiamo imparare ad essere molto più cattivi se vogliamo andare avanti".

Oggi 17 giugno 2014, alle ore 16.30, a Parigi, c'è la conferenza stampa del Fondo Monetario Internazionale che renderà pubblica la loro idea a proposito dell'Italia, fondamentale per i nostri conti. Che Dio ce la mandi buona. 
Le persone che devono decidere del nostro destino hanno in comune un aspetto caratteriale: la cattiveria. 
Kenneth Kang (responsabile del desk Italia dal gennaio 2013) che firmerà il documento, è un economista malese che tra il 1995 e il 1997 si è occupato dell'Africa centrale e lo hanno dovuto sostituire per la sua eccessiva cattiveria; lo fece buttar fuori Gheddafi, certamente uno che con la cattiveria ci andava a nozze e la conosceva molto bene, e di Kang disse "c'è un limite a tutto e gli africani non intendono sopportare ancora questo livello di cattiveria umana applicata nella finanza".. Luisine Lusinyan e Marzie Sanjani (altre due che hanno in pugno i dati sull'Italia) sono considerate due donne perfide. Tutti costoro si avvalgono della consulenza di un certo Leonardo Melosi, italiano, finanziere ed esperto in contabilità bancaria, il quale, fino a tre anni fa dirigeva la Federal Reserve Bank of Chicago, considerata una persona particolarmente cattiva. In Usa, lo hanno definito the bad boy.
Il prof. Baumann (il più importante sociologo vivente) raccontava ai suoi studenti inglesi nel Sussex (nel 2013) come la caratteristica principale della personalità dei candidati per posti di management di un certo livello dentro al Fondo Monetario Internazionale, fosse un gusto perverso nella sessualità, che doveva essere molto morbosa, e una propensione all'esercizio del sadismo senza la quale non è possibile fare carriera.
A Buenos Aires, il nostro attuale ministro Padoan, lo chiamano "il boia europeo". Era il responsabile del Fondo Monetario Internazionale nel desk Argentina che ha obbligato il governo Menem nel 1998 ad applicare delle misure economiche che hanno provocato il default nel 2001 con la dichiarazione di fallimento da parte dello Stato. In seguito a questo evento, Padoan è stato successivamente passato alla gestione del debito greco, e infine promosso alla carica di vice-.presidente. Oggi, si occupa del bene comune italiano.

Non è una Legge, non è un talk show, non è una striscetta di facebook casuale che consente di cominciare a investire energie per combattere la ferocia dilagante, intendo dire la ferocia crescente reale non quella virtuale del giochino in vendita on line. 
E' necessario aprire un varco dentro noi stessi per cominciare a costruire una nuova antropologia del cuore tutta italiana, perchè gli italiani sono rimasti vittime (a loro insaputa) del genocidio culturale, etico, morale, ma soprattutto psichico, del ventennio berlusconiano che seguita a pilotare le vite, i sogni, le ambizioni sottaciute della grande massa dei cittadini.
Dobbiamo aprire un dibattito sui nuovi Valori di riferimento per fondare un progetto culturale senza il quale non faremo neppure un passo avanti.
Il dibattito sul "democratellum" dovrebbe ruotare su una nuova modalità di approccio, uscire fuori dagli schematismi cinici di parte e cominciare a chiedersi se faccia o meno il bene dell'Italia, se sia una buona cosa per gli italiani, e se la Legge X ci aiuterà oppure no a diventare più rispettosi delle idee di tutti, più accoglienti delle diversità, più aperti all'accettazione di una società mentalmente ormai poliedrica, poli-etnica, poli-dimensionale, dove la complessità del reale segna la discriminante.
Essere buoni è un'attività complessa, ma oggi più che mai, è una necessità inderogabile.
Si comincia da qui: dibattendo delle cose reali e vere, al di là dei numeri, delle cifre, delle statistiche che possono essere manipolate, confezionate, falsate.
"Come mai gli italiani brava gente sono diventati un paese composto da individui feroci?".

Questa è la domanda nuova che propongo a tutti per iniziare a scambiarci delle opinioni necessarie per poter cambiare il paese nella sua natura.
Ben vengano le riforme strutturali.
Ma saranno inutili se prima non riformiamo l'antropologia sentimentale della nazione, perchè questo è il sale autentico che condisce il sapore delle esistenze.

Ben venga quindi e ben accolta l'idea che Di Maio, Buccarella, Brescia e Toninelli vadano a parlare con il PD sulla legge elettorale, senza pregiudizi costituiti da entrambe le parti.
Non c'è nulla da vincere, questa volta, quindi non vale di più chi fa la faccia più cattiva.
C'è da lavorare per scrollarsi di dosso il berlusconismo mercatista aetico,  il piddismo infettato. e il pentastellismo livoroso.
Dobbiamo accettare l'idea che ci siamo ammalati tutti.
E dobbiamo curarci a vicenda.
Per fondare una nuova modalità di intelligenza collettiva che consenta, in un prossimo domani, a un qualunque individuo che si è stufato di sua moglie e vuole scappare via con una avvenente ballerina, di chiamarla dall'aereoporto dicendole "cara, mi dispiace, sono un vero bastardo, ma io me ne vado in Nuova Zelanda, addio".
Senza aver bisogno di dover sgozzare l'intera famiglia, basta rivolgersi a un bravo avvocato divorzista. 
Non si tratta di casi isolati.
Siamo noi italiani che siamo diventati un'isola sperduta, incapaci di brillare di luce nostra.