domenica 19 giugno 2011

Angiolina Jolie sbarca a Lampedusa. Visita lampo: triste necessità.

di Sergio Di Cori Modigliani

E'arrivata all'improvviso senza farsi precedere da adeguata segnalazione.
Proveniente dall'isola di Malta, la star americana Angiolina Jolie è sbarcata alle ore 14 sull'isola di Lampedusa insieme ad Antonio Gutierrez, Alto Commissario dell'Onu per i rifugiati. Essendo lei ambasciatrice ufficiale dell'alto commissariato, questa tappa deve essere considerata legittima.
L'aspetto che i media italiani -probabilmente, anzi, sicuramente- finiranno per sottolineare (come se si trattasse di un evento eccezionale) è che la Jolie, appena sbarcata sull'isola, è stata sottoposta a controllo della sua certificazione e ha dovuto sottoporsi al rilascio delle sue impronte digitali.
La notizia -questa in realtà è una comunicazione- consiste nel fatto che, nel caso la Jolie si fosse rifiutata sostenendo lei non sa chi sono io oppure ancora peggio tutti mi conoscono sono famosa, sarebbe stata immediatamente licenziata per aver violato le norme di procedura standard internazionali.

Gli italiani pensano che nel resto del mondo la gente violi sempre la Legge, quando se lo può permettere.
Una visita lampo e inattesa che ha riempito di curiosità, lecita e comprensibile dato il sonnolento periodo estivo, perchè è normale che il pubblico si appassioni nel vedere di persona una star divenuta una icona sexy (che piaccia o meno questa è la verità) venduta dovunque in occidente come il simbolo di un certo tipo di sessualità aggressiva femminile, da Lara Croft in poi.
Tutto bene, insomma, niente da dire.
Lei fa il suo lavoro, aumenta il livello della sua immagine nel mondo, guadagna in visibilità e pubblicità e sono tutti contenti.
E invece no.
Un ennesimo smacco per il nostro paese, la cui immagine precipita sempre di più.
Spieghiamo i fatti:

Dopo la bella pensata del nostro premier teletrasmessa in tutto il globo (sembra che quel video sia stato visto da almeno 250 milioni di persone) nel quale Berlusconi piagnucolava con Obama denunciando la "quasi dittatura dei magistrati in Italia" -di per sè una idiozia perchè non esistono "quasi" dittature: o c'è la democrazia o c'è la dittatura- il dipartimento di Stato Usa, a Washington, ha diramato una nota interna a tutte le proprie agenzie definendo l'Italia, purtroppo, per ciò che è, il che non è simpatico.
"Italy is a total mess" diceva la nota. (tradotto: "l'Italia è un vero casino").
E' stata una mossa astuta e di rigore da parte dell'amministrazione Obama. Per evitare gaffes diplomatiche e inutili frizioni con un alleato della Nato, il presidente Usa si è trovato dinanzi a un grave imbarazzo: considerare Berlusconi un pazzo malato e quindi denunciarlo; far finta di nulla e quindi insultare l'Italia; dargli ragione e andare all'Onu e chiedere sanzioni economiche contro il nostro paese.
Hanno deciso per una quarta opzione, forse la più intelligente.
Automaticamente le agenzie hanno scritto un rapporto su "un certo stato di confusione allarmante che regna in Italia soprattutto per ciò che concerne la sistemazione dei profughi libici e i rapporti tra le agenzie deputate alla loro sistemazione e la magistratura di quel paese: sembrerebbe che esistono dei conflitti interni gravi".
Forse la dizione non è accurata, ma comprendiamo il disagio.

E così, l'Italia è finita (prima nazione europea a battere questo davvero inglorioso record) per essere accorpata a nazioni come la Birmania, la Cambogia, il Senegal, lo Zimbabwe, la Siria, la Lybia, ecc., ovverossia nazioni nelle quali non esiste un governo solido e persone responsabili al comando delle operazioni e quindi non è chiaro se i profughi vengano o non vengano trattati seguendo l'applicazione delle normative internazionali sancite dalla Convenzione di Ginevra. Le agenzie dell'Onu hanno avvertito anche l'Alto Commissariato e quindi è scattata l'operazione "controllo a sorpresa": questo sì un vero schiaffo in faccia.

Siamo sotto al microscopio, in parole povere.

Ringraziamo Silvio Berlusconi per aver venduto l'immagine dell'Italia in questo modo.

Applausi per la diva Jolie, ma una enorme tristezza per il nostro paese, autentica repubblica delle banane.

Purchè tutto ciò serva a far aumentare il livello di consapevolezza tra i miei connazionali.

Certo una kermesse come quella di Pontida, con ciccioni avvinazzati che indossavano ridicoli caschi con le corna, non aiuta a fornire l'immagine di una nazione seria. Tanto più che il cosiddetto popolo padano urlava "secessione secessione" il che, in un paese formalmente in guerra, è comprensibiloe che induca gli osservatori internazionali più sobri a porsi, quantomeno, degli allarmanti interrogativi sullo stato mentale della nazione.

Nella migliore delle ipotesi l'Italia viene identifricata come una nazione di bambini clown.

Triste ma vero.

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