venerdì 30 dicembre 2011

Ecco i dati definitivi sugli indici di borsa per il 2011

di Sergio Di Cori Modigliani

Ecco i dati ufficiali sulla borsa valori italiana presentato dal sito “borsa valori di Milano” affiliato alla London Stock Exchange.
Lottomatica e gioco d’azzardo è l’unico settore all’attivo.

Qui di seguito tutto l’elenco relativo alle più importanti società quotate in borsa.

Finmeccanica, leader strategico ha perso il 66,42%.
Lottomatica, ha guadagnato il 25,04%

Classifica 2011 del Ftse Mib: domina Lottomatica, FonSai maglia nera. Banche ko


30 Dic 16:04

(Finanza.com)
Il 2011 non sarà un anno da ricordare per Piazza Affari. Come già ampiamente documentato un paio di giorni fa da questa testata, in un anno gli indici della Borsa di Milano hanno perso circa un quarto del loro valore e le società quotate sono scese da 332 a 328. Parallelamente ETF e reddito fisso hanno registrato nuovi record di scambi. Alla chiusura del 23 dicembre l'indice Ftse Mib ha mostrato una flessione di 25 punti percentuali, registrando la peggiore performance tra i principali mercati azionari mondiali. Di conseguenza la capitalizzazione complessiva si è attesta a fine anno a 333,3 miliardi di euro, pari al 20,7% del Pil italianoUnicredit è stata l'azione più scambiata sia per controvalore, con un totale di 132,7 miliardi di euro, sia in termini di contratti con 7,3 milioni di contratti.  

Finanza.com propone la classifica 2011 (vedere tabella, dati alla chiusura del 29 dicembre 2011) delle 40 blue chip italiane. Solo 5 titoli hanno registrato una performance positiva, mentre i restanti 35 hanno subito flessioni dal -2,33% di Eni al -82,85% di Fondiaria-Sai, che da circa due settimane ha lasciato il paniere principale per fare spazio a Salvatore Ferragamo. Maglia rosa incontrastata Lottomatica, che ha primeggiato sul Ftse Mib con un balzo del 25,07%. In profondo rosso il comparto bancario, che ha sofferto l'acutizzarsi della crisi debitoria della zona euro e la forte pressione sulle obbligazioni italiane. Batosta anche per Finmeccanica che in un anno ha visto scendere il suo valore di oltre 66 punti percentuali.  


LOTTOMATICA
11,57
25,07%
IMPREGILO
2,38
12,40%
PIRELLI & C
6,5
7,44%
DAVIDE CAMPARI-MILANO
5,19
6,57%
ENEL GREEN POWER
1,61
1,90%
ENI
15,96
-2,33%
MEDIOLANUM 
3
-2,99%
LUXOTTICA
21,58
-5,35%
AZIMUT
6,22
-6,51%
SNAM RETE GAS
3,38
-9,19%
SAIPEM
32,8
-10,97%
TELECOM ITALIA
0,83
-14,53%
ATLANTIA
12,34
-15,15%
TOD'S 
62,55
-15,16%
ENEL
3,1
-17,11%
TERNA
2,59
-17,91%
ASSICURAZIONI GENERALI
11,48
-19,21%
ANSALDO STS 
7,27
-20,88%
BUZZI UNICEM
6,76
-20,90%
TENARIS
14,19
-22,67%
PRYSMIAN
9,62
-24,55%
A2A 
0,74
-25,38%
AUTOGRILL
7,52
-29,00%
INTESA SANPAOLO
1,28
-32,45%
MEDIOBANCA
4,39
-34,08%
PARMALAT
1,33
-35,02%
EXOR 
15,34
-37,84%
DIASORIN
19,36
-39,89%
BPER
5,45
-41,71%
STMICROELECTRONICS
4,56
-42,02%
FIAT SPA
3,5
-47,67%
UBI BANCA
3,1
-49,42%
MEDIASET
2,11
-53,35%
UNICREDIT
6,4
-58,72%
BANCO POPOLARE
0,97
-60,49%
BANCA POPOLARE DI MILANO
0,3
-64,27%
BANCA MONTE DEI PASCHI SIENA
0,25
-65,10%
FINMECCANICA 
2,85
-66,42%
FONDIARIA-SAI 
0,62
-82,85%
FIAT INDUSTRIAL
6,57
n.a

Giorgio Napolitano non mi piace. La "personalità del 2011" di questo blog sono Carlo Sandra Mario e Carmela.

di Sergio Di Cori Modigliani

La truppa mediatica –neanche a dirlo, all’unisono- ha stabilito che Giorgio Napolitano è l’uomo dell’anno 2011. Bontà loro.
Prima di introdurre la motivazione articolata relativa all’elezione della “personalità dell’anno 2011” da parte del sottoscritto che cura questo blog, ci tengo a precisare il perché mi dissocio dalla scelta comune della massa degli italiani.
Il nostro presidente ha l’aria di un gattone rassicurante; un nonno saggio da cui ascoltare favole, consigli, perle di saggezza. Deve essere anche un ottimo conversatore. Con ogni probabilità, senz’alcun dubbio, anche simpatico. Ci potrei scommettere.
Del resto, sono assolutamente convinto che, in una situazione di aperta convivialità, tra intimi accertati, anche Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, e Pierferdinando Casini, ecc., siano persone molto simpatiche e accoglienti.
Niente di personale, quindi. Assolutamente.
Si dà il caso, però, che Giorgio Napolitano sia il presidente della repubblica. Non lo conosco personalmente, e di conseguenza non ho la benché minima idea di che tipo di persona sia. Essendo la più alta carica dello stato, e quindi una personalità pubblica di eccellente caratura, nei suoi confronti io esprimo un giudizio squisitamente politico. Da libero italiano pensante, dotato di memoria a breve, medio, e lungo termine.
Giorgio Napolitano non mi piace.
Perché non mi piace il suo passato.
E poiché sono convinto –in politica molto di più che in ogni altra dimensione- che ciascuno di noi sia la sintesi, nel presente, di scelte operate nel passato, io non me la bevo.
Anche perché non soffro della più diffusa e contagiosa pestilenza del popolo italiota: l’amnesia.
Non la considero una personalità meritevole di una fiducia civile perché il suo passato ci ricorda come sia stato in prima linea nel combattere la libertà di pensiero, sempre schierato dalla parte (la sua grande vera passione) di un padrone forte, rassicurante, vincente. Inevitabile, quindi, che abbia finito per abdicare alla capacità di una produzione interiore di pensiero indipendente. Rimane fermo il ricordo della sua battaglia negli anni’80 contro il fisico Sacharov e la sua consorte, reduci da un internamento prima in ospedale psichiatrico (in quanto dissidente) e poi in un campo di concentramento in Siberia. Una volta liberato, grazie al premio Nobel per la fisica, Sacharov denunciò le atrocità del regime sovietico. Napolitano, allora sul quotidiano l’unità, spiegò ai lettori che si trattava del “consueto ciarpame della CIA, lanciato come una biglia di precisione per fomentare il discreto nei confronti delle istituzioni della più grande democrazia politica del mondo che seguita a essere il punto di riferimento costante per milioni e milioni di lavoratori nel pianeta”. Nel momento in cui lui scriveva questa parole, in Urss, c’erano liberi pensatori, intellettuali, artisti, scienziati, che finivano in campo di concentramento per il solo fatto di “osare” sostenere che Sacharov stava denunciando la verità.
Io non dimentico quei morti. E’ a loro che va il mio pensiero e la mia solidarietà.
In maniera piatta e banale, coniugo una elementare equivalenza che a me –personalmente- fa quadrare i conti e che potrei sintetizzare così “un uomo che all’età di 43 anni esegue pedissequamente gli ordini di un mastino criminale come Leonid Breznev può tranquillamente a 83 anni eseguire piattamente gli ordini (tanto per fare un nome) della  cancelliera Angela Merkel”. Dipende dall’interesse dei suoi referenti.
Devo, inoltre, aggiungere, sempre confortato dalla mia buona memoria, che a metà degli anni’80, in qualità di promotore della corrente “i miglioristi” si era allora manifestato come un forte sostenitore di Bettino Craxi che gli finanziava le riviste, salvo poi definirlo un “cancro della società politica italiana” quando era già morente a Tunisi conquistandosi la poltrona di Ministro degli Interni.
Tra la fine degli anni’80 e i primissimi anni’90, invece, Giorgio Napolitano, insieme al suo più fedele collaboratore, il comunista Sandro Bondi, il quale era passato dall’essere assistente del burocrate Armando Cossutta alla strenua collaborazione con Napolitano, mise su a Milano una rivista, molto ricca, bella, patinata, costosissima. Si chiamava “Il Moderno”. Collaborare a quella rivista, allora, voleva dire assicurarsi un posto nel paradiso dei lavoratori nel campo mediatico italiano. La rivista era finanziata (ne erano i proprietari legali) da due società e una persona fisica: Fininvest, Mediolanum assicurazioni e l’imprenditore Giovanni Ligresti, un uomo al quale il magistrato Antonio Di Pietro, nel 1993, su ordine della magistratura di Milano, mise le manette, se lo portò via e successivamente venne condannato a tre anni di galera: il ciclone di tangentopoli.
In seguito alla bufera politica di quei tempi, la rivista fu costretta a chiudere, ma i 48 collaboratori finirono lautamente assunti tutti –nessuno escluso- nella Fininvest comunicazioni, prima che diventasse Mediaset.
Più tardi, nel primo governo in cui i comunisti italiani vennero chiamati a presiedere l’esecutivo, Napolitano fu il presidente della commissione parlamentare che doveva decidere –anni decisivi per le comunicazioni italiane- il nuovo assetto delle frequenze etere, i rapporti tra rai e reti Fininvest con il sistema pubblicitario nonché stabilire se esistessero o meno dei conflitti d’interesse tra imprenditorialità nel campo delle comunicazioni e attività politica esecutiva istituzionale. I suoi ex collaboratori della rivista divennero suoi consulenti, direttamente dalla Fininvest.
E’ andata a finire come ben sappiamo.
Quindi io mi dissocio.
Non metto in dubbio che si tratti di una eccellente personalità.
A me non piace il suo passato, tutto qui.
La “personalità dell’anno 2011” di questo blog, quindi è: Mario di Udine, Sandra di Livorno, Carlo di Agrigento e Carmela di Foggia. Sono loro: se lo meritano.

Chi sono, costoro?
Non ne ho la minima idea.
Ad essere sinceri non so neppure se esistano. Magari per un incredibile caso anagrafico non esiste nessuna Carmela a Foggia, nessuna Sandra a Livorno, nessun Carlo ad Agrigento e nessun Mario a Udine.
I loro cognomi?
Sono invisibili. Non è necessario, pertanto, conoscerli.
Sono gli italiani che hanno uno spessore caratteriale, una possanza etica, una caratura morale, e un passato esistenziale impeccabile e che non vogliono avere niente a che spartire con l’Italia di Napolitano e della truppa mediatica che l’ha premiato.
I loro nomi non sono noti.
Combattono ogni giorno contro il sopruso,il malaffare, le difficoltà, gli ostacoli.
Perché hanno detto sempre di no alle facili scorciatoie, alle raccomandazioni subdole, ai finanziamenti allegri, alle sovvenzioni mediate da malleverie politiche.
Sono gli italiani che cambieranno l’Italia. Sono Mario Sandra Carlo e Carmela.
Io lo so che esistono. Nonostante siano invisibili, io li vedo sempre.
Dovendo scegliere una copertina, non l’avrei data a nessuno per “mancanza di qualifiche”, ma essendo costretto a dover scegliere un italiano, allora avrei scelto il più geniale e profondo artista nazionale degli ultimi 100 anni, il premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello. Come immagine avrei messo la copertina del suo romanzo “Uno nessuno centomila”.
Come auspicio, come augurio, come prospettiva.
Oggi, infatti, in questo deludente finale di questo deludente anno di questa deludente Italia, noi tutti sappiamo che i vincitori del premio “personalità dell’anno 2011” e cioè Mario Carmela Sandra e Carlo sono forse uno, mascherati da nessuno, ma che diventeranno presto centomila.
Io ci credo.
Così come non credo alle bubbole demagogiche di Napolitano.
In una realtà ormai sempre più ovviamente Senza Senso, chi cerca ConSenso aspira alla visibilità, che inevitabilmente condanna alla ricerca di un appiattimento becero servile dell’oligarchia miope che ci governa ci nutre ci riempie di bugie e falsità. E’ per questo che Carlo Sandra Mario e Carmela sono invisibili: è la qualità del DisSenso. E sono tanti, per fortuna. Noi non li vediamo. Ma loro esistono. Sono i tanti italiani che ogni giorno, da qualche parte, in qualche modo, secondo i loro codici caratteriali e culturali dicono “no, io queste cose non le faccio” pur essendo consapevoli di essere “anormali” perché hanno osato comportarsi secondo una modalità che in altre nazioni più evolute è Norma. Sono quelli che reggono l’economia e che fanno funzionare i servizi. Senza gli invisibili, il paese affonderebbe subito. E’ per questo che tutto ciò che il ragionier Monti sta facendo non servirà a nulla. Perché sono ricette, forse, buone sulla carta, perché sono medicine che potrebbero “anche” avere, forse, una loro valenza in teoria. Perché avrebbero magari potuto funzionare in una situazione normale, in un paese normale, cosa che questo paese non è. E’ la cecità della Merkel, della BCE o di chi per loro. Aver preteso (e pensato) che l’Italia varasse misure “normali” essendo la sua struttura “anormale”. Quindi non funzionerà. Ci faranno crollare a picco per semplice idiozia ignorante. E’ l’equivalente di ciò che gli statunitensi hanno fatto andando a “esportare” la democrazia in Iraq a furia di bombe. Mutatis mutandis, l’Europa ha fatto la stessa cosa con l’Italia. 
Non sarà un salvatore della patria a migliorare la situazione o il prossimo capo-popolo che infiammerà gli appetiti e le fantasie. L’Italia si riprenderà solo e soltanto se gli invisibili riusciranno a contagiare gli altri, e se ciascuno di noi, dal proprio piccolo, comincerà a comportarsi accettando il gravoso peso della consapevolezza di essere identificato come uno stupido, uno sciocco, uno “che non sa vivere”.
Silvio Berlusconi non ha nessuna colpa se la gente accetta e ha accettato i suoi soldi. Bastava (e basterebbe) semplicemente e banalmente dirgli con educazione “no grazie non li voglio” e si sarebbe sgonfiato. Era facilissimo.
Carlo Sandra Carmela e Mario non se lo sono neppure mai chiesto se era giusto o sbagliato.
E’ per questo che meritano la copertina come “personalità dell’anno 2011”.
Con la speranza legittima che diventino centomila e forse milioni nel 2012.
Non esiste nessun’altra scelta. Non c’è spread che tenga.
Di noi italiani, non si fidano. Hanno ragione.
Siamo diventati una etnìa inaffidabile. Abbiamo un governo di furboni che ben ci rappresenta, né migliore né peggiore di quello precedente. Con l’aggravante di non poterlo neppure buttare giù perché non esistono alternative.
Ci penseranno gli invisibili.
Brindo quindi agli “invisibili italiani”.
Chiunque voi siate, dovunque voi siate, settentrionali o meridionali, belli o brutti, simpatici o antipatici, di destra o di sinistra, laici o credenti, sappiate che non siete soli.
E affrontiamo il 2012 sapendo e volendo che saremo sempre di più.
Alla mezzanotte del 31 dicembre, brinderò augurando una buona salute a tutti gli invisibili italiani che hanno meritato la copertina per il 2011.
Penserò a Carlo Sandra Mario Carmela.
Grazie di esistere.
Se il paese regge è soltanto grazie a voi.

Buon capodanno a tutti.


giovedì 29 dicembre 2011

Il governo inventa l'ennesima commissione: chiama in campo l'uomo di Cesare Previti e un giudice condannato dalla Corte dei conti. Saranno loro a dover giudicare chi è corrotto.

di Sergio Di Cori Modigliani

Il governo del ragioniere Mario Monti, prosegue la sua ineffabile gestione per garantire il totale controllo oligarchico su tutto il sistema gestionale, politico, finanziario e organizzativo del sistema di telecomunicazioni in Italia.
Ecco qui di seguito, la nuova commissione –toh! È sfuggita alla truppa mediatica: neppure un accenno sulla stampa- che dovrà occuparsi di un settore strategico nella vita nazionale: “il controllo sulle attività finanziarie di tutto il sistema dell’amministrazione pubblica nel territorio nazionale”.
In teoria (???) questo dovrebbe essere uno dei punti di forza nella lotta contro l’evasione. Peccato che uno dei principali esponenti appena assunti in commissione sia un uomo di Cesare Previti e un altro sia un emerito magistrato che voleva mandare in galera Ilda Bocassini e il giudice Gherardo Colombo, il padre di Tangentopoli, nonché primo grande accusatore di Silvio Berlusconi.

Vediamo un po’ di che cosa si tratta.
Una settimana fa, in data 20 settembre, il Presidente della Corte dei Conti (ovverossia l’ente nazionale che si occupa di rivedere, controllare e spulciare su tutti i conti delle amministrazioni pubbliche italiane) Luigi Giampaolino, aveva dichiarato con fermezza che “ci troviamo in una situazione nella quale non è più possibile non sottolineare con vigore come l’azione di contrasto svolta dall’Italia e dai suoi governi, compreso quello attuale, sul fronte della lotta contro gli sprechi, gli sperperi e le ruberie truffaldine sia stata e sia tuttora insufficiente”.
Detto fatto.
Neppure 48 ore dopo (e la velocità di esecuzione è stato un segnale della fondamentale importanza della esternazione di Giampaolino) l’attuale Ministro per la pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi ha istituito una “commissione ufficiale sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione con facoltà di delega”. Tradotto vuol dire che il risultato dello studio di tale commissione acquista un valore oggettivo perché il prodotto delle loro indagini è stato svolto su delega ministeriale. Con fare pomposo, il ministro ci ha tenuto a specificare che la partecipazione dei membri a tale commissione non comporterà retribuzione alcuna “si tratta, infatti, di eccellenze negli specifici campi professionali che mettono a diposizione il proprio tempo ed energia con enorme senso di responsabilità per il bene nazionale nel nome di una totale coesione tesa a rilanciare lo sviluppo”.

Ci devono aver preso proprio per dei cretini.

Ecco i nomi più importanti:

Bernardo Mattarella, ordinario di diritto amministrativo a Siena, figlio di Sergio Mattarella ex ministro democristiano. Costui, oltre al suo stipendio di docente percepisce lo stipendio di 54.000 euro all’anno come consulente della Civit, la precedente commissione voluta da Brunetta (non è stata abolita) che in due anni ha assorbito 19 milioni di euro in consulenze e non ha prodotto neppure un foglio di carta igienica: nulla, nothing, nada de nada. Uno dei più pagati consulenti del Civit di Brunetta era SURPRISE! – neanche a dirlo- l’attuale ministro Patroni Griffi (82.000 l’anno di consulenze) che era stato anche capo di gabinetto di Brunetta (con un altro stipendio supplementare di 122 mila euro all’anno).
Ma che cos’è il CIVIT?

Ecco come la Camera dei Deputati lo presenta ufficialmente.
Specifico che CIVIT sta per Commissione Indipendente per la Valutazione della Integrità e Trasparenza della Pubblica Amministrazione, tradotto –in teoria- sarebbero (tanto per capirci) i poliziotti della classe politica che amministra il bene pubblico di cui poi la corte dei conti controlla le cifre.

Commissione

La legge affida alla Commissione, chiamata ad operare in posizione di indipendenza di giudizio e di valutazione e in piena autonomia, il non facile compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione, garantendo la trasparenza dei sistemi adottati e la visibilità degli indici di andamento gestionale delle amministrazioni pubbliche.
A questo compito – che è volto essenzialmente a favorire l’efficienza dell’attività pubblica e la qualità dei servizi resi ai cittadini, anche riconoscendo e premiando effettivamente il merito dei singoli e dei gruppi che operano all’interno delle amministrazioni – si accompagna quello di garantire la trasparenza totale delle amministrazioni, cioè l’accessibilità dei dati inerenti al loro funzionamento anche con la fornitura in rete di una accorta selezione di quelli veramente utili a consentire alle istituzioni e ai cittadini di operare un partecipato controllo sul modo di gestione della “cosa pubblica”.
Anche questa funzione è particolarmente rilevante, perché, nell’intento del legislatore, la trasparenza dei dati deve costituire lo strumento per assicurare l’integrità delle pubbliche amministrazioni e prevenire in tal modo il grave fenomeno della corruzione.
La Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche è stata istituita dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.150, recante attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Composizione:

Antonio Martone – Presidente
dal 22 dicembre 2009
Luciano Hinna
dal 22 dicembre 2009
Romilda Rizzo
dal 12 dicembre 2011
Alessandro Natalini
dal 12 dicembre 2011

Hanno fatto parte, in precedenza, della Commissione:

Filippo Patroni Griffi
dal 22 dicembre 2009
al 28 novembre 2011
Luisa Torchia
dal 22 dicembre 2009
al 30 giugno 2011
Pietro Micheli
dal 22 dicembre 2009


Politicamente sono PDL e PD misti, vi risparmio la ricerca

Francesco Merloni, esperto in burocrazia amministrativa, responsabile di “performance, trasparenza e qualità dei servizi” già consulente pluripagato della stessa Civit..

Ermanno Garelli: una chicca davvero splendida.
Costui è un giudice contabile che nel 2007 venne denunciato dalla corte dei conti per “eccessive cariche e incarichi extragiudiziari”. L’indagine (ufficiale e depositata nella Gazzetta Ufficiale in data marzo 2009) provò che Granelli, esulando dalle sue competenze istituzionali, cumulava 148.518 euro all’anno come “alto commissario contra la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione”: tre anni di attività: neanche un foglio di carta prodotto. Inoltre riceveva 85.000 euro all’anno come capo gabinetto del ministero delle politiche agricole. Altri 75.000 euro all’anno come capo di gabinetto del CNIPA (“Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione”) sostituito con DigitPa il 20 settembre 2011 da Brunetta. Il “DigitPA” è una struttura strategica fondamentale, perché si occupa “della gestione e controllo della e-governance su tutto lo scambio pubblicitario nell’attività di web e nel mondo virtuale”. Una brillante giovane giornalista, Federica Meta, in data 26 settembre 2011 ha pubblicato sul sito “corriere delle comunicazioni.it” un articolo di denuncia contro la trasformazione del CNIPA in DIGITPA. Un articolo molto tecnico e complesso che spiega come la DIGITPA si occupi di gestire “la governance finanziaria su tutto lo scambio pubblicitario nel digitale terrestre”. Tradotta in sintesi affinchè possiate comprendere: il luogo dove Rai e Mediaset e La7 si incontrano e stabiliscono come spartirsi il mercato del gettito pubblicitario. Chi mette le mani su questo organo decide le sorti finanziarie della Rai. Di questo si occuperà questo Garelli. E’ stato celebrato da Patroni Griffi perché ha accettato il lavoro senza pretendere alcuna retribuzione.

Il consigliere Antonello Colosimo .
Personaggio noto alla corte dei conti (diverse denunce) che ha il record da vero guinness nell’intero panorama politico italiano: ha collezionato 22 incarichi negli ultimi 3 anni e si attesta sui 200mila euro per consulenze a quattro diversi ministeri che non presuppongono l’obbligo di fornire alcuna presentazione. Cumulerà 16 pensioni.
Ma adesso arriva la superchicca di capodanno, uno splendido omaggio di Mario Monti al cavaliere Berlusconi, anche perché ha un voto in più degli altri: si chiama

Giorgio Spangher, ufficialmente un professore, docente di procedura penale alla Sapienza, ma soprattutto ex componente laico del Csm nominato in quota Forza Italia. Un professionista cresciuto nello studio legale di Cesare Previti. Nel 2004 presentò una denuncia formale al comitato di presidenza di palazzo dei marescialli per aprire un fascicolo contro i magistrati Ilda Bocassini e Gherardo Colombo, all’epoca titolari dell’indagine Imi-Sir. E’ l’uomo che rappresenta Cesare Previti. La persona essenziale per Berlusconi da infilare dentro le istituzioni, adesso, per salvaguardare gli interessi della sua società. Nell’estate del 2008 il PD combattè furiosamente contro di lui per fare in modo che venisse tenuto fuori da ogni incarico politico di governo. Fu l’ultima battaglia legale del PD prima di arrendersi definitivamente. In data 18 ottobre 2008, il giornalista Marco Travaglio, dopo una lunga indagine, pubblicò un pezzo sul quotidiano l’Unità, presentando al pubblico italiano la persona di Giorgio Spangher. Ecco l’articolo di allora per intero.

Si chiama Giorgio Spangher, ha 64 anni, è un avvocato triestino, insegna Procedura penale alla Sapienza ed è stato membro laico del Csm dal 2002 al 2007 in quota FI. Anzi, in quota Previti. Per 5 anni si battè come un leone contro i migliori magistrati d’Italia, da quelli di Palermo a quelli di Milano. Ma fu nell’estate del 2003 che gettò la maschera: il ministro Castelli aveva appena ricevuto la relazione, ancora top secret, dei suoi ispettori che proponevano di punire i pm Colombo e Boccassini perché rifiutavano di mostrare a Previti e Berlusconi il fascicolo 9520/95 coperto da segreto (obbedivano alla legge). Spangher lavorò di sponda: come presidente della I commissione del Csm, che segue le procedure di trasferimento, attivò una pratica per cacciare Colombo e Boccassini da Milano per “incompatibilità ambientale". Intanto un sedicente "Comitato per la Giustizia" li denunciava alla Procura di Brescia per abuso d’ufficio (sempre per aver tenuto segreto un fascicolo segreto). Fu allora che, grazie a un giornalista, si scoprì il perché della solerzia spangheriana: il professore, oltreché membro del Csm, era anche un consulente retribuito dei coimputati di Previti e Berlusconi nel processo Imi-Sir/Mondadori, avendo firmato per le loro difese ben tre pareri "pro veritate" contro i magistrati milanesi. Conflitto d’interessi? "Ma no, ho dato quei pareri - si difese l’interessato - senza guardare le carte". Una barzelletta. I primi due pareri, stilati per conto degli eredi di Rovelli e di Giovanni Acampora (poi condannati per corruzione giudiziaria), portano le date del 16 luglio e del 4 ottobre 2001, quando le difese speravano di far annullare il rinvio a giudizio di tutti gli imputati in base alla sentenza della Consulta che aveva annullato alcune tappe dell’udienza preliminare. Spangher diede manforte, scrivendo che su tutti gli atti del gup pendeva un "vizio assoluto e oggettivo". Dunque s’imponeva l’annullamento del rinvio a giudizio e "la regressione processuale per tutti gli imputati" alla casella di partenza: nuova udienza preliminare. Il Tribunale fu di diverso parere e il 23 novembre 2001 salvò gli atti cambiandone la motivazione. Sfumata la speranza di azzerare il processo, partirono le manovre per farlo trasferire da Milano a Brescia, con la legge Cirami. Anche sul legittimo sospetto Spangher, consulente multiuso, si diede da fare: nuovo parere del 23 maggio 2002, sempre a favore del figlio e della vedova di Rovelli: "Ho esaminato le richieste dei signori Rovelli nonché di Berlusconi, Verde, Pacifico, Previti... Sull’intero Tribunale di Milano grava un legittimo sospetto non eliminabile con normali misure". Il professore si avventurava poi in spericolati paralleli fra la Milano del 2002 e l’Italia dei "procedimenti post-bellici ai collaborazionisti" col fascismo. Descriveva una Milano in preda a moti pre-insurrezionali: "lacerazione e frattura del tessuto sociale, istituzionale, politico ed economico", in cui "agli imputati è impossibile esplicare pienamente i diritti processuali". Colpa del “Resistere, resistere, resistere” di Borrelli, dei girotondi e addirittura del "contrasto istituzionale del ministro con il Csm". Dunque i processi dovevano passare a Brescia: "Nell’interesse di tutti", beninteso. La Cassazione smentì ancora una volta le sue tesi. Ma Spangher intanto aveva già traslocato a Palazzo dei Marescialli. Qui, il 15 luglio, la VI commissione discuteva del segreto opposto dai due pm agli ispettori sul fascicolo 9520/95. E tirava aria di sconfitta per Previti & C. Così il consigliere-consulente fece arrivare dal ministero la relazione ispettiva contro i due pm. Una manina gentile ne recapitò subito copia al Giornale, che l’indomani la pubblicò in esclusiva. Castelli non gradì e prese le distanze. Rognoni, vicepresidente del Csm, criticò il conflitto d’interessi di Spangher, che alla fine non partecipò al voto del Csm sull'ispezione a Milano. Ora potrebbe diventare giudice costituzionale, al posto di Romano Vaccarella (già avvocato civilista di Previti). La domanda è: alla Corte costituzionale c’è un seggio riservato a Previti, come i banchi ex voto delle chiese, o si può nominare anche uno che non abbia lavorato per Cesare?

Gli altri componenti la commissione sono irrilevanti. Sono tutte persone che seguono le indicazioni dei nomi indicati qui sopra.
Certo, mi sono detto, è davvero strano che proprio in concomitanza del grande rientro dentro le istituzioni dell’uomo di Previti, del grande nemico della Bocassini, denunciato da Travaglio, si cominci a diffondere un accanimento inatteso contro il giornalista.
L’aspetto davvero interessante della vicenda consiste nel fatto –sempre più surreale- che proprio l’unità che aveva violentemente protestato contro Sprangher nel 2008 ospitando l’articolo di Travaglio, in questi giorni abbia deciso di attaccare proprio Travaglio e proprio quando il governo Monti (appoggiato dal PD) apre le porte a Previti per rientrare dalla finestra. Ma questo, si sa, non è un paese normale.
Un’unica e solitaria forte protesta a queste nomine.

Per diritto di cronaca va citata.

Viene dall’on. Raffaele Volpi deputato della Lega Nord nella regione Veneto. Ha dichiarato in una conferenza stampa in data 27 dicembre 2011 “l’istituzione di questa commissione rappresenta il solito proclama dei proclami ed è un ulteriore schiaffo al parlamento. Il fatto che si attribuisca a queste persone la facoltà di gestire  le modalità della legge anti-corruzione all’esame di Montecitorio la dice tutta sulla totale insipienza di questo governo di dilettanti che affonderanno l’Italia. Questa commissione è una vergogna e un insulto”.

Il PD e il PDL hanno applaudito il ministro Patroni Griffi assicurandogli pieno sostegno.

Ho pensato che fosse giusto riferire ai lettori sulle modalità di esercizio di questo governo nei settori strategici: quelli che gestiscono e gestiranno la comunicazione in Italia e si occuperanno di lottare contro la corruzione.