lunedì 4 luglio 2011

Le femministe britanniche all'attacco contro la pornografia: "finirà per uccidere la relazionalità maschio femmina"

di Sergio Di Cori Modigliani


Circa dieci giorni fa si è svolta il più importante raduno associativo  femminile mondiale mai registrato su internet:; come dire: record di manifestazione su piazza virtuale, circa 650 mila contatti interattivi 
A lanciare il forum sono state le femministe britanniche.
L’edizione europea di CNN si è proposta mettendosi a disposizione come sito e come suppporto tecnologico perché il fine era lanciare un dibattito europeo su quello che Naomi Wolf, psicologa, femminista, autrice del libro “The porn myth” (il mito della pornografia) ha definito "una vera autentica pestilenza che finirà per distruggere l'armonia sessuo/emotiva tra uomo e donna".

Interessante notare le percentuali dei partecipanti a questo gigantesco forum elettronico europeo: il 68% erano donne e il 32% maschi.
Di questi ecco le percentuali delle diverse etnie e nazionalità presenti:
20% Gran Bretagna, 17% Germania, 13% Olanda, 12% Danimarca, 12% Francia, 7% Spagna, 7 %Turchia, 6% Bulgaria, 3% Ukraina e la partecipazione delle italiane è stato (al dodicesimo posto in Europa come partecipazione) intorno allo 0,2%.

Le ragioni possono essere tante, ma due sono quelle più accreditate: 1). Le donne italiane sono le più analfabete in Europa per ciò che riguarda la conoscenza di lingue internazionali (inglese, spagnolo, francese) pochissime sono in grado di partecipare a un botta e risposta in una lingua che non sia quella italiana; 2).In Italia le associazioni femminili e le femministe vivono una stagione, per l’appunto “tutta italiana”, completamente disinserite e distaccate dal dibattito che nel resto d’Europa va per la maggiore. In Italia, piuttosto che occuparsi della situazione psicologica della relazione maschio/femmina, è preferibile occuparsi della situazione contrattuale di Concita de Gregorio o di Simona Ventura.

In Italia, inoltre, una posizione come quella delle femministe britanniche (dura, decisa, ferma e dirompente) è inconcepibile, per il semplice motivo che l’Italia non ha neppure preso atto dell’esistenza del problema.

Ah, mi ero dimenticato di dirvi quale fosse il soggetto:

“Il dilagare della pornografia è una malattia sociale che finisce per desensibilizzare il maschio, avvilire la femmina e distruggere la relazionalità psico/sessuale tra uomo e donna. E’ necessario intervenire prima che sia troppo tardi”.

Le femministe britanniche hanno le idee molto chiare in proposito.
Sono arrivate al punto di fare una specifica e ben argomentata petizione all’Organizazione Mondiale della Sanità (firmata da 456 scienziati, di cui le femmine sono il 50%) chiedendo fondi per realizzare un’attenta mappatura del fenomeno in Europa sotto la dizione “analisi e inchiesta epidemiologica”.
Sostengono, infatti, che l’uso abnorme di pornografia nell’Europa occidentale ha raggiunto tali dimensioni da toccare in almeno 4 punti la definizione di “epidemia” che giustifica una ricerca specifica settoriale. I quattro punti sono: a) è numericamente in aumento esponenziale; b) è contagiosa; c) è dannosa per la salute psico/fisica d) finisce per influire economicamente come costo socio/psico/sanitario –e quindi ai danni della collettività che dovrà raccogliere i cocci- in una cifra valutata intorno ai 20 miliardi di euro per il prossimo triennio nel vecchio continente.

Sono stati diffusi i dati relativi alle prime inchieste europee condotte da una nutrita equipe di sociologi, psicologi, neurofisiologi, economisti, psichiatri e pubblicate nei mesi scorsi.
L’Italia è l’unico paese in cui non si parla della questione.
Nonostante sia leader negativo incontrastato.
Tradotto in termini chiari e semplici vuole dire che le donne fingono che il problema non esista e ne prendono atto soltanto quando esplode nell’intimità delle loro case, magari per caso. A quel punto si disperano e non sanno più che pesci prendere.
Ma ormai è troppo tardi.

Per ciò che riguarda la Gran Bretagna, la Wolf ha rilevato che 7 uomini su 10 guardano video porno su internet. Le donne sono una su tre. La media del maschio inglese viaggia sulle due ore a settimana mentre le donne guardano il porno sulla rete per 15 minuti alla settimana. “la differenza fondamentale tra il maschio e la femmina è però rilevante nel suo approccio psicologico” sostiene Naomi Wolf “la femmina che guarda il porno, molte volte è spinta da curiosità morbosa non finalizzata al raggiungimento dell’orgasmo ed è il risultato di un malinteso senso di incorporazione interna inconscia del concetto di liberazione della donna. Ruota, fondamentalmente, intorno a un concetto degradante e degradato della donna: la gratitudine verso il maschio che ha concesso “anche” alle donne il diritto di avere accesso alla pornografia come se fosse un momento di liberazione sessuale. La colpa e la responsabilità, in gran parte, è di noi donne e femministe che negli anni’80 abbiamo combattuto per avere questo diritto. E’ stato un obiettivo sbagliato. E’ stato un macroscopico errore. Essere maturate consiste nel comprendere gli errori e cercare di risolverli in maniera evoluta e armonica”.
Il Dr. Higgins, invece, affronta il problema non con un’ottica politica o sociale, ma semplicemente nel suo aspetto clinico.
“A me interessano le reazioni pisco-chimiche, è il mio lavoro” ha dichiarato nel corso del dibattito “sono un neurofisiologo e la mia competenza è questa, quindi non posso che dare un mio contributo condividendo con voi dei risultati dell’inchiesta in maniera fredda senza ulteriori commenti: ai maschi, l’uso continuo della visione di materiale pornografico provoca la produzione di dopamina, norepinefrina, ossitocina e serotonina. Esattamente come avviene nei soggetti che sono soliti consumare la cocaina. Il risultato è che nel 86% dei casi si diventa dipendenti, e quindi fisiologicamente si tende ad aumentare la durata dell’effetto: è in progressione geometrica. A questo, bisogna aggiungere che per il maschio, la visione del porno è direttamente collegata allo scarico dell’urgenza fisiologica: il fine è l’eiaculazione non certo quello di vivere una esperienza culturale o di curiosità. L’allarme è legato al fatto che se si inizia con mezz’ora alla settimana (provando piacere) un mese dopo si passerà  a un’ora alla settimana e dopo due mesi a due ore la settimana e così via dicendo, esattamente come con i cocainomani. Si diventa incontenibili. Tutto ciò, inoltre -ed è l'aspetto più importante- fa diventare insensibili a qualunque sollecitazione sessuale che non rientri nella categoria del porno”.

L’inchiesta si è poi sviluppata nel resto dell’Europa.
I portoghesi, i turchi, gli olandesi e i tedeschi sono quelli che usufruiscono meno dell’accesso in rete alla pornografia. Gli spagnoli e gli italiani sono i primi della lista. In Italia, 8 maschi su 10, in età tra i 22 e i 72 anni, spendono da un minimo di un’ora al mese a un massimo di un’ora al giorno osservando al computer immagini porno. Il 91% di coloro che la guardano tra un minuto e 60 minuti al mese sono convinti di star assistendo a uno spettacolo di natura socio-informativo: non sono consapevoli dell’effetto psicologicamente tossico del meccanismo.
Da aggiungere il fatto che l’uso della pornografia in Italia (viene usata da circa 36 milioni di persone nel nostro paese) rende dal punto di vista economico ai gestori dei siti una cifra valutabile intorno ai 6 miliardi di euro all’anno. Il Prof. Rubinstein, dell’osservatorio di sessuologia dell’Università di Gottinga, in Germania, sostiene inoltre che, per quanto riguarda Spagna, Francia e Italia –tre culture dove la culinaria è fondamentale- l’uso abnorme della pornografia provoca un’insorgenza fittizia dello stimolo della fame spingendo anche verso l’obesità.

“Un maschio che consuma un’ora di porno al giorno aumenta del 350% il bisogno di ingurgitare calorie: è un effetto psicologico, non fisiologico. Poiché si regredisce, si ritorna a una fase di incontinenza orale e non si è in grado poi di poter contenere l’avidità. Abbiamo iniziato anche uno studio specifico per controllare se vi sia una inter-relazione e una correlazione psico-sociale tra l’uso del porno e una consuetudine alla corruzione in politica e negli affari. Consumando pornografia si diventa avidi e incontenibili. E’ l’ipotesi di quattro ricercatori  europei sulla quale stiamo costruendo questa complessa ricerca che darà i risultati nel febbraio del 2012 quando sarà conclusa”.

Per quella data, intanto, soltanto in Italia si saranno verificati circa 250 milioni di accessi elettronici ai siti porno su internet.
Saranno stati spesi circa 600 milioni di euro.

Le cifre ufficiali, sono queste.

Per quanto mi riguarda, la vera notizia di cui prendere atto, è la seguente:

Mentre in Gran Bretagna, Germania, Olanda e resto d’Europa le femministe lanciano l’allarme e invocano, quantomeno, l’apertura di un dibattito serio e collettivo sullo spinoso argomento, in Italia –massimo fruitore di pornografia- neppure si è consapevoli dell’esistenza di questa realtà.
Non è certo un caso che al forum di CNN Europe non c’è stata nessuna voce italiana presente. Dà da riflettere.

O no?

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