Dato che oggi si celebra il 14 luglio 1789 è inevitabile l'accostamento.
L'uomo, che vedete qui riprodotto in un quadro famoso, assomiglia sempre di più, anche fisicamente a Tremonti. Toglietegli gli occhiali, mettetigli un po’ di cipria, una lunga parrucca bianca con boccoli e vestitelo con abiti della fine del ‘700 e voilà: Tremonti è il clone di Necker.
Necker era un banchiere svizzero, nato a Ginevra nel 1732, il quale finisce per far fortuna in Francia e a metà degli anni’80 diventa Ministro dell’Economia e delle Finanze del regno di Francia, alle dirette dipendenze del Re Luigi XVI. Necker aveva due ossessioni: abbattere il disavanzo pubblico pareggiando il bilancio e liberalizzare l’accesso ai mercati in Europa portando avanti delle riforme continentali. Si scontrò con il potere politico di allora perché voleva ridurre i privilegi della casta aristocratica. Quando nel novembre del 1788 annunciò al re che il disavanzo aveva raggiunto la insostenibile cifra di 44 milioni di franchi e che era necessario tassare con pesantezza l’aristocrazia, il monarca gli rispose “e voi vi aspettate che sia io ad andare a spiegar loro che a Natale mangeranno soltanto pernici rinunciando al fagiano farcito? Siete un uomo irrealista”. Si combatterono a vicenda fino al 10 luglio 1789, quando il Ministro Necker, facendo finta di andare a prendere una importante cartella a casa, prese moglie, cameriera, tre figli, cinque valletti e l'amante e scappò in Svizzera, dichiarando poi, a Ginevra che “il monarca è uno stupido imbecille”.
4 giorni dopo ci fu la presa della Bastiglia.
Il re finì ghigliottinato. Necker morì dieci anni dopo, in Svizzera, dove si ritirò a vita privata scrivendo importanti libri di economia “sulla necessità del libero scambio in Europa”.
Ma torniamo a noi. Cioè al 2011.
Tremonti ha dichiarato oggi, 14 luglio, con due frasi, come stanno le cose.
“Poiché stiamo sul Titanic, mi sembra chiaro che la prima classe non si salverà”.
Non mi sembra necessario essere un genio o avere una laurea in economia per comprendere l’esatta traduzione di questa frase: “cari connazionali, la casta –che ben conosco perché ne faccio parte- non ha capito che stiamo affondando e che la nave sta andando a picco: pensano che si salveranno. Non lo capiscono proprio. Che cosa volete da me?”.
La seconda frase è ancora più coraggiosa e semplice da comprendere:
"L'Italia non è in crisi, perchè non si tratta di crisi. Si tratta dell'architettura dell'Europa che traballa. La «salvezza» per l'Europa viene dalla politica e non dalla finanza: dunque «o si avanti o si va a fondo», l'unica soluzione è una risposta «politica comune europea» senza la quale davanti a noi c’è soltanto il baratro che ci ingoierà a tutti, e lo farà molto presto” .
Che cosa gli è successo?
Gli hanno fatto una iniezione di coraggio? Gli hanno iniettato il pentotal?
Forse ha semplicemente letto l’articolo comparso ieri sulla prima pagina del New York Times a proposito dell'Italia. Era firmato da Paul Krugman, certo non uno degli ultimi arrivati: ha vinto nel 2008 il Premio Nobel per l'economia: è considerato il più sofisticato e geniale esperto in "sistemi di pianificazione economica delle nazioni" materia di cui è esperto e grazie ai suoi libri ha conquistato il prestigioso trofeo.L'articolo si chiama "The Fall of Rome", la caduta di Roma (intesa come impero e come il via alla catastrofe dell'Europa sprecona)
Per dirla in breve: ci dà per spacciati.
E' solo una questione di mesi (davvero pochi).
Basterebbe pensare che la "casta" (destra e sinistra e centro insieme) tra clientele, consulenze fittizie, spese personali e prebende varie, assorbe dalle casse dello Stato circa 40 miliardi di euro all'anno: butatti via per mantenere circa 50.000 persone (non sono di più) i quali -e se ne trovano di tutti i generi: da La Destra al Partito Comunista d'Italia- non sono disposti nè disponibili a rinunciare ai privilegi acquisiti e garantiti dalla attuale classe politica.
E' un discorso banale e semplice.
O si tagliano loro.
O loro finiranno per tagliarci a fette a tutti.
O l'ingrato destino economico collettivo ci taglierà a fette a tutti, noi e loro.
Tanto per dirne una: il giovane figlio del Ministro della Difesa On. Ignazio la Russa ha 29 stipendi. E' consulente di 17 agenzie governative, tutte diverse.
e l'elenco potrebbe continuare a lungo.
Che cosa fare?
Non ne ho idea.
Facciamocene venire una che sia davvero buona e che funzioni.
la creatività non ha limiti, soprattutto quando si lotta per la sopravvivenza di un'etnia
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