di Sergio Di Cori Modigliani
L’immaginario erotico collettivo delle masse ha i suoi feticci simbolici.
Un tempo erano le hostess, a guidare le classifiche. Non più. Sono state declassate.
Mentre, oggi, sono salite in serie A le infermiere, anzi le infermierine, per motivi che io ignoro (non è proprio il mio personale feticcio); in compenso sembra che sia quello del nostro premier.
Vanno sempre forti le studentesse liceali, in netta discesa, però, mentre –contrariamente a quanto si possa immaginare- non lo sono le veline: la massa le considera esclusivo “appannaggio” e terreno di caccia di calciatori, panzoni miliardari sessantenni, deputati già eletti in parlamento. I tempi cambiano.
Resistono, invece, (eccome) le casalinghe.
Soprattutto se sono inquiete.
E il must è quando sono disperate.
Da cui il successo planetario della serie televisiva “desperate housewives”.
Di conseguenza, non poteva mancare la furbona di turno, proprio una delle protagoniste della fortunatissima serie, che si getta nel mercato cinematografico approfittando del trend e si lancia in versione lesbo. Piccante. Molto piccante (ci ha tenuto a precisarlo e guardando il film si può confermare). Fresca fresca del suo divorzio dal campione sportivo Tony Parker, esordisce sul grande schermo in “Without men” (senza uomini) diretta da Gabriella Tagliavini.
Il film è quello che è.
In realtà non è un film.
E’ per l’appunto ciò che le masse pensano che sia.
Una serie di rapporti lesbici tra Eva Longoria e altre donne fiammanti e fiammeggianti.
Intorno a queste scene sono stati appiccicati dei raffazzonati brani di dialogo.
Per fortuna pochi.
Attendiamoci qualche critico (probabilmente un intellettuale francese) che osannerà il film definindolo minimalista.
Forse sarebbe più appropriato definirlo minimo.
Comunque sia, dal punto di vista marketing la mossa è azzeccata.
I feticisti delle casalinghe possono dormire sogni tranquilli.
A settembre arriva anche in Italia e tra due settimane ve lo potete già scaricare da qualche sito.
Eva Longoria ha allungato un po’ troppo la sua corta gambetta protestando perché –secondo lei- il critico cinematografico del New York Times non le avrebbe dedicato lo spazio meritato.
Il giornalista ha risposto sul quotidiano con una immediata quanto laconica risposta.
“Sono sinceramente dispiaciuto. Ma io mi occupo di cinema. Non di altro”.
Buona visione.
Ciao Sergio,
RispondiEliminapubblico questo articolo su Roma Futura.
Un abbraccio
Guido