di Sergio Di Cori Modigliani
Cento anni fa, il 20 luglio 1911, veniva al mondo il più geniale pensatore canadese del XX° secolo, Marshall McLuhan, a mio avviso –in assoluto- il più grande innovatore del ‘900.
McLuhan è stato il Grande Maestro.
Il padre profeta di tutti noi era nato a Edmonton, nello stato canadese di Alberta.
Insegnava all’università di Toronto “storia delle letteratura” e “storia delle idee” ed era considerato una persona piuttosto strana. Le sue idee erano, allora, considerate talmente assurde, controverse, incomprensibili e inaccettabili, che finirono per procurargli un tragico isolamento culturale, doloroso nei suoi aspetti esistenziali ma certamente non lesivo della sua auto-stima, dato che la sua personalità intellettuale, davvero molto eclettica, indipendente, al di fuori degli schemi, venne apprezzata dalle menti migliori dell’epoca.
Un intellettuale aperto e privo di pregiudizi come Jean Paul Sartre fu talmente incuriosito dal personaggio –e dai suoi scritti- che nel 1959 lo invitò a casa sua a Parigi “semplicemente per il gusto e l’onore di poter conversare con lei; naturalmente tutto a mie spese”. Nel 1965, Bertrand Russell lo definì “la mente migliore prodotta dalla cultura anglosassone dopo Isaac Newton”.
Pagò con il silenzio accademico la sua avversione per i giochetti di potere, ma soprattutto il fatto di essersi sottratto alla “politicizzazione ideologica delle idee e del pensiero occidentale”. Cattolico fervente e praticante, conservatore in politica, non partecipò mai a nessun movimento nè politico nè intellettuale.
Finchè, nel 1973, una notte d’estate, ricevette una telefonata da un curioso e anomalo personaggio, strano quanto lui: Woody Allen. McLuhan aveva visto un paio di suoi film e apprezzava la verve dell’autore ebreo di Manhattan. Rimase molto colpito dal fatto che un comico potesse essere incuriosito dalla mia persona. Woody gli spiegò, nel corso della telefonata, che era rimasto affascinato dai suoi libri e poiché era disgustato dalla banalità delle mode di massa, gli chiese se era disposto a partecipare a un film cui lui teneva tanto e che stava allora preparando “Annie Hall” (in Italia uscì un anno dopo con il titolo “Io e Annie”). McLuhan rimase piuttosto sconcertato dalla proposta. “Che cosa dovrei fare, nel film?”.
“Se stesso” rispose Woody Allen.
“Sarebbe?”
“La scena è la seguente: il protagonista, che poi sarei io, sta facendo la fila per entrare a vedere un film dell’avanguardia francese. Sta insieme alla sua compagna, che è anche la mia compagna nella vita, l’attrice Diane Keaton. Il protagonista ascolta le baggianate che i soliti snob aristocratici dicono per darsi delle arie e lui è irritato. Ad un certo punto, dice basta tacete voi idioti che non capite nulla si avvicina al grande cartellone sistemato vicino alla cassa che reclamizza il film e tira fuori…voilà….il prof. Marshall McLuhan….e lei spiega alla gente nella fila –e al pubblico- perchè sono degli idioti. Le va di partecipare? Per me sarebbe un onore e un privilegio”.
McLuhan accettò.
La scena, integrale, durava all’incirca 4 minuti.
Ma allora –confermando, per l’appunto, tutte le sue teorie sulla comunicazione visiva- gli valsero molto di più di tutti i suoi libri (geniali, profetici, visionari, incomparabili rispetto alla consueta produzione intellettuale di allora) tant’è che il giorno dopo la prima del film (fu un clamoroso successo al botteghino) il critico cinematografico del New York Times chiudeva l’articolo dicendo “Lo sapete chi è questo signore con i baffi che esce fuori da un cartellone pubblicitario? Io non sapevo chi fosse. Alcuni sostengono che sia un genio, altri pensano che sia un pazzo”.
La settimana dopo arrivarono al giornale 300 mila lettere di persone che volevano avere dettagli sui suoi libri e sulla sua attività. Venti giorni dopo, il supplemento cultura del celebre quotidiano newyorchese gli dedicava addirittura dieci pagine: un tributo che era stato dato –per gli autori ancora in vita- soltanto a Hemingway nel 1952. Il giorno dopo lo chiamò Andy Warhol invitandolo nella sua factory e gli regalò quattro dei suoi quadri.
E così, il mondo venne a conoscenza delle idee, delle visioni, delle profezie, e dei libri, che questo pensatore curioso aveva pubblicato nel 1951, nel 1952, nel 1958, nel 1963, nel 1968, nel 1973, rimanendo nel più totale anonimato.
Ma che cosa diceva Marshall McLuhan?
E soprattutto: quando lo disse?
Ecco la sua storia intellettuale:
Curiosamente inizia la sua attività scritta pubblicando un testo sulle donne “The mechanical bride” (in italiano “la sposa meccanica”, mai tradotto in Italia) uscito nel 1951 nel quale spiegava come la struttura di potere dei successivi decenni sarebbe ruotata intorno alla necessità (sentite che cosa diceva nel 1951) di trasformare “la donna in una macchina, in modo tale da garantirsi la possibilità di poterla guidare, oliare, posteggiare a proprio piacimento, magari finendo per metterla la notte in un garage, a seconda degli usi stabiliti dalle diverse convenzioni sociali: fervente moglie/mamma devota intorno a quello che allora sarà il totem collettivo, la televisione, oppure danzatrice esotica in consessi erotici pubblici e convenzionati che saranno assorbiti dalla società sotto voci intellettualmente roboanti. Una volta meccanizzata, si lancerà la costruzione subliminare di mode ideologiche per spingere la donna a voler penetrare nel mercato e lavorare nel nome della libertà: è il modo strategico in cui il Potere si organizzerà la certezza di avere a disposizione centinaia di milioni di schiave che applaudiranno al Moloch pensando di essersi liberate: diventeranno un’unità produttiva, funzionale al sistema di valori che si reggerà –verso la fine del millennio- esclusivamente intorno a una meccanizzazione dei soggetti sociali subalterni: donne, negri immigrati, intellettuali, artisti, pensatori, minoranze etniche. Sarà in quell’epoca, infatti, che l’essere umano –e soprattutto le donne- non saranno più funzionali in quanto pensanti, bensì in quanto elettroni in movimento: piccoli brandelli di puzzle che rappresenteranno nel panorama sociale planetario la proiezione del reticolato del cervello umano. Gli esseri umani non saranno più soggetti soggettivi: saranno sinapsi elettroniche. Diventeranno, quindi, intercambiabili”.
Comprensibile, quindi, che in un mondo in cui si dibatteva sui rapporti tra marxismo e liberismo, tra comunismo e democrazia, tra libertà americana e libertà sovietica, un intellettuale che prospettava un futuro privo di ideologie, delineando un mondo “privo di valori morali ed etici: la vita ruoterà intorno al totem del narcisismo sociale” potesse allora essere considerato un pazzo visionario.
Ma il suo libro venne letto dal grande scrittore di fantascienza californiano Philip Dick, ispirandolo a scrivere, qualche anno dopo, un romanzo “La fabbrica delle mogli” che nel 1968 divenne un film di grande successo, interpretato da Katharine Ross come protagonista (c’è stato un remake con Nicole Kidman nel 2004 ma è stato un clamoroso flop). McLuhan venne allora ingaggiato come consulente nella stesura della sceneggiatura.
Il suo secondo libro esce nel 1954, “The Gutenberg Galaxy” (La “Galassia Gutenberg” pubblicato in Italia da Mondadori nel 1980, ventisei anni dopo. In Francia e in Germania uscì nel 1957).
Questo è il primo testo in cui McLuhan comincia a elaborare la sua geniale quanto profetica idea del mondo, spiegando come le “tecnologie di un tempo –che ancora oggi usiamo anche se ancora per poco, dato che si estingueranno al massimo entro 100 anni- e cioè: l’alfabeto scritto, la stampa tipografica, la produzione cartacea e oserei arrivare al punto di dire addirittura il linguaggio parlato, sono stati responsabili e autori del più grande sviluppo di pensiero sulla Terra, esercitando un effetto gravitazionale cognitivo nella mente umana perché ha accelerato il meccanismo di scorrimento elettrico neuronale spingendo l’essere umano nell’assorbimento naturale e inconscio del processo di serialità, che si è trasformato in organizzazione sociale collettiva il cui fine è costruire degli immensi agglomerati di massa e producendo cinque risultati: la nascita e lo sviluppo dell’individualismo intellettuale (individui al posto di scuole di pensiero), democrazia (che sostituisce la quantità dei voti alla qualità dei singoli) protestantesimo economico (con l’affermazione del concetto religioso di marketing) sviluppo del capitalismo (con la trasformazione dell’essere umano da individuo umano in individuo come cellula di una catena legata al concetto di profitto) e nazionalismo: la grande tana rassicurante che tutto avvolge nel nome della bandiera”.
Sempre in questo testo, McLuhan spiega come l’invenzione della stampa abbia riverberato i principii tecnologici che hanno consentito “la segmentazione delle azioni e quindi l’elaborazione del concetto di catena di montaggio, sia meccanica che di pensiero, basandosi sulle funzioni e i principii della quantificazione visiva”.
Ma il libro rivoluzionario, vera e propria Bibbia dei tempi attuali, compare nel 1958.
“Understanding media”, pubblicato dalla Toronto University Press (in Italia esce presso “Il Saggiatore” nel 1970, dodici anni dopo. In Francia e Germania uscì nel 1959).
In questo testo, McLuhan delinea lo sviluppo della nostra società planetaria e azzarda per la prima volta delle “previsioni scientifiche e assolute” sulla evoluzione della specie umana. Il libro venne apprezzato e venerato presso circoli ristrettissimi di intellettuali e studiosi, per lo più Liberi Pensatori clandestini. Ufficialmente si preferì definirlo una visione un po’ clownesca di un autore al di fuori dei circoli intellettuali che contavano. Nel libro McLuhan sostiene che “all’incirca tra una trentina d’anni” (previsione azzeccata al millesimo: si verifica esattamente 30 anni dopo la data di scrittura del testo) “verrà abolito il concetto dell’ideologia, non più funzionale alla gestione della massa di individui nel pianeta, il concetto di comunismo, fascismo, democrazia, svaniranno, perché la cultura della stampa verrà sostituita da un nuovo rivoluzionario modello di comunicazione che io definisco inter-dipendenza elettronica” (bisogna tener presente che, allora, la sola parola elettronica era considerata materia specifica per ingegneri specializzati, scrittori di nicchia che si occupavano di fantascienza, e studiosi di fisica teorica) “la cultura visiva che ha posto e rappresentato il modello base della civiltà planetaria dai tempi del Rinascimento in poi scomparirà per lasciare il posto ai media elettronici” (prima volta nella Storia del Pensiero delle Idee che tale termine veniva usato con enorme sconcerto e raccapriccio di tutte le accademie mondiali) e la cultura non verrà più condivisa attraverso la cultura visiva e scritta bensì attraverso la cultura orale e la riproposizione di abitudini, usi e costumi feudali, con l’introduzione collettiva di concetti quali: il messaggero elettronico, l’istantaneità della comunicazione elettronica tra individui, la costituzione di raggruppamenti elettronici tra individui e corpi sociali che comunicheranno tra di loro –pensando di star comunicando- attraverso un costante flusso di elettroni garantito dai gestori del Potere Mondiale che spingerà l’individuo a un isolamento, alienazione e de-umanizzazione, condizione necessaria e sufficiente per avere la possibilità di connettere in tempo reale centinaia di milioni di persone nel mondo emettendo un solo input elettronico: rappresentazione esterna del reticolo neuronale del cervello umano. La digitazione elettronica diventerà la comunicazione costante, martellante e univoca, diventando, quindi, l’unica possibile e praticabile a livello collettivo”.
McLuhan descrive il mondo come sarà quando “sarà finita la guerra fredda tra trent’anni” (considera l’ipotesi della guerra nucleare una truffa sottoscritta da entrambi gli schieramenti per consentire ai rispettivi eserciti di accelerare le invenzioni elettroniche necessarie per la gestione della massa planetaria; nel frattempo si tiene buona la gente immettendo in loro paura).
Nel mondo degli inizi del terzo millennio, scriveva nel 1958, “il pianeta diventerà poco a poco come un immenso cervello elettronico, totalmente interconnesso, un gigantesco computer in cui micro-chips che lo compongono sono gli esseri umani. Mentre la percezione sensoriale degli esseri umani verrà spinta verso l’esterno, verrà incorporata dentro l’idea della inter-connessione, assumendo inconsciamente il concetto di esistenza del Grande Fratello. Cominceranno a verificarsi, all’inizio di questo stato di evoluzione della specie sociale, dei fenomeni di ansietà grave, di vero e proprio panico collettivo, perché ci si sentirà più stretti, più ristretti, più oppressi, più repressi: soprattutto più compressi. Un fenomeno dovuto all’incorporazione di essere diventato un chip elettronico insieme ad altri chip elettronici dentro una scatola inserita in un gioco di cui non verranno fornite le regole. Questa paura generalizzata avrà bisogno di trovare delle valvole di sfogo, che finiranno per essere le stesse –identiche- di quelle usate circa 2 milioni d’anni fa quando l’ominide divenne sapiens: la ricerca di una tana, di un accorpamento sociale tra simili e la comunicazione attraverso tam tam. Nasceranno e si svilupperanno quelli che io definisco “villaggi globali elettronici” perché il mondo sarà globalizzato e la gente si sentirà sola. Si connetteranno, quindi –proprio come ai tempi delle caverne- spaventati all’idea dell’esistenza del mondo. Nascerà e si svilupperà, pertanto, quella che io definisco “la tribù elettronica” che avrà i suoi “totem elettronici” rappresentati da gadgets elettronici che serviranno ai gestori del Potere Mondiale per avere una rendita finanziaria costante e garantita che sancirà la fine storica della democrazia planetaria: pochissimi possiederanno tutta la ricchezza; le classi sociali non esisteranno più, verranno sostituite da due uniche classi: i produttori di informazione e di mezzi di comunicazione elettronica –pressappoco l’1% della popolazione mondiale- e gli usuari di prodotti elettronici, circa il 99% della popolazione mondiale. La comunicazione avverrà poco a poco sempre più solo ed esclusivamente digitando mezzi di comunicazione elettronica e le persone si identificheranno nella tribù, nel proprio villaggio elettronico (che nascerà, in forma originale e creativa, come circuito e network sociale operativo elettronico consentendo di scegliere agli individui a quale iscriversi e a quale partecipare) perché il lavoro diminuirà sempre di più, la vita biologica si allungherà, e gli esseri umani, ormai elettrolizzati, elettronizzati e inter-dipendenti elettronicamente, dovranno gestire una gigantesca massa di “tempo fluido libero” che non avevano mai avuto in così grande quantità nella Storia. La partecipazione alle tribù elettroniche e l’iscrizione ai villaggi globali elettronici e ai social networks elettronici consentirà di scaricare l’ansia e il panico incorporato riuscendo a comunicare. Ma non sarà comunicazione culturale. Sarà la “comunicazione del proprio vuoto esistenziale”. Nascerà così, l’Homo Electronicus, individuo assistito e mantenuto dai singoli stati –i quali nel frattempo verrano sequestrati dai consorzi finanziari internazionali che gestiscono la produzione di materiale elettronico informativo- che avrà sempre più tempo libero da investire e sempre meno spazi in cui muoversi: il villaggio elettronico gli apparirà come un teatro eterno ampio sempre pronto ad accoglierlo, quello sarà per l’Homo Electronicus la sua rete di salvataggio e vivrà nella inconsapevolezza di essere, né più né meno che un pesciolino nella Grande Rete della Comunicazione Mondiale del Villaggio Globale Elettronico”.
Questo scriveva nel 1958 Marshall McLuhan. Questo prevedeva che noi saremmo diventati.
Venne considerato un pazzo pericoloso.
Ci furono quattro richieste ufficiali per rinchiuderlo in manicomio, per fortuna i canadesi –grande etnia libertaria-si rifiutarono. Ci si accontentò di isolarlo. Allora il mondo economico e politico mondiale adorava il binomio fascismo/comunismo, Usa/Urss, destra/sinistra: viveva e prosperava su questo.
Anni dopo, Marshall McLuhan scrisse e pubblicò il suo primo testo “politico”.
Era il 1973.
Si chiamava “The medium is the massage” (pubblicato nel 1978 da Feltrinelli, oggi fuori catalogo) in cui chiamava deliberatamente alla rivolta, in cui incitava a scrollarsi di dosso la trappola della faziosità ideologica, per “non farsi massaggiare i lobi del cervello dalla inter-connessione elettronica e garantire all’Essere Umano la possibilità di poter evolvere in senso Spirituale e non solo Economico”.
Venne attaccato dalla sinistra che sostenne fosse un agente della Cia che voleva indebolire le masse (i suoi libri erano praticamente vietati in Italia).
Venne attaccato dalla destra che sostenne fosse una incarnazione di Satana che voleva distruggere la Chiesa.
Nel suo ultimo estremo libro, datato 1979 “Extreme World” (mai tradotto in Italia) si appellò alla coscienza dei “pochi pensanti in giro per il mondo affinchè comprendano la necessità assoluta di spingere l’evoluzione della specie verso il ritrovamento di una umanità che è possibile viaggi in parallelo con lo sviluppo dell’elettronica. Sottrarsi al massaggio di quelle che io chiamo casse mediatiche è fondamentale. Bisogna ripristinare il coraggio della propria Individualità Assoluta. Preparatevi a sacrificarvi per l’Umanità, come i martiti del I secolo dopo Cristo. Affameranno, ghettizzeranno, umilieranno e annichiliranno i Liberi Pensatori che non vogliono essere Homo Electronicus. Sta a loro, alla loro coscienza, non cedere, non tradire. Preparatevi al Grande Sacrificio, se sarà necessario. Perché nel mio cuore, io so, che un giorno, qualcuno si ricorderà di ciò che la Specie Umana era e potrebbe essere e allora spingerà per attivare la connessione inter-dipendente Spirituale e Umanista trasformando l’elettronica in ciò che dovrebbe essere: un semplice e banale mezzo per facilitarsi la vita. Non lo strumento dell’autodistruzione della civiltà umana.”.
Venne considerato il testamento intellettuale di un pazzo delirante.
Morì, pochi mesi dopo, il 31 dicembre 1980 alle ore 23.25. Poche ore prima disse alla moglie che non voleva entrare nel decennio degli anni 80. Prima di entrare nel coma definitivo disse alla consorte “Non sono poi tanto narcisista. Sono semplicemente terrorizzato all’idea di avere avuto sempre ragione. Non lo voglio sapere. Spero soltanto che il buon Dio abbia compreso la mia buona fede e mi accolga in Paradiso. Mi dispiace doverti lasciare a te e ai bimbi in questo inferno elettronico. Che Dio ci possa perdonare a tutti per quello che abbiamo fatto”.
La moglie lesse il mattino dopo la sua lettera testamento nella quale si trovava la frase sopra citata.
Che riposi l’eterno sonno dei Giusti.
Grazie Prof. McLuhan, per aver cercato di illuminarci.
Nessun commento:
Posta un commento