sabato 30 luglio 2011

Altro che crisi: la compravendita di armi nel mondo va a gonfie vele. L'Italia è tra i più importanti paesi produttori e venditori di armi nel mondo.

di Sergio Di Cori Modigliani



Questo post è noioso.

Parla solo di cifre, date, dati, percentuali.
Presentate in maniera secca e diretta.

Parla di armi. Di commercio legale di armi.

Tutte le informazioni qui presenti provengono dal “SIPRI Arms Transfers Database” il più grande archivio europeo “ufficiale” realtivo alla compravendita di armi nel mondo.
(Sipri sta per "Stockholm International Peace Research Institute", con sede nella capitale svedese). Si ringrazia Paul Halton, Lucie Braud Sudreaux, Mark Brawley, Pieter Wezeman, Siemon Wiezeman per aver gentilmente messo a disposizione i dati ufficiali in modo tale da avere la possibilità di informare il lettore italiano

Iniziamo.

Dal 2000 al 2010 la vendita mondiale di armi da guerra di distruzione ha avuto il più “grande aumento in percentuale nella storia della civiltà umana con un incremento del 72%”. Nel solo 2010 il fatturato complessivo di vendita delle armi ha raggiunto la cifra di 1.727 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’Unione Europea nel 2010 si è realizzata una spesa di 47,2 miliardi con un incremento del 32% rispetto al 2008.

L’Italia è passata dal 6° posto del 2000 al 2° posto del 2010.

Ecco le cifre ufficiali dei paesi più importanti esportatori e venditori di armi:
1)     Francia……………..12,7 miliardi
2)     Italia………………. .  7,4 miliardi
3)     Germania……….….. 5,2 miliardi
4)     Gran Bretagna…...….3,5 miliardi
5)     Spagna…………..…..3,2 miliardi
6)     Austria………….…….2,2 miliardi

La Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ci informa che il 53% di tali armi viene venduto in Medio Oriente e il restante 47% al cosiddetto sud del mondo.

Per quanto riguarda la vendita di armi da fuoco leggere e non militari (intendendo qui pistole, rivoltelle, carabine, fucili di precisione) su fonte rilasciata da “Osservatorio delle armi di Ires Toscana” il dato statistico ufficiale situa la Repubblica Italiana al primo posto in Europa nella vendita di tali armi per un ammontare di 350 milioni di euro solo nel 2010. Il 78% delle armi prodotte dall’Italia vengono realizzate nelle zone valligiane della Lombardia e in Piemonte, in località dove la maggioranza politica nelle amministrazioni locali è di stretta marca leghista.

I clienti acquirenti sono 1). Usa. 2) Gran Bretagna. 3) Francia. 4) Libia. 5) Russia. 6)Giordania. 7) Congo. 8) Egitto. 9) Siria. 10) Perù.

Gli Usa sono il più forte venditore di armi del mondo e il più forte acquirente di armi nel mondo. Nel solo 2010 gli Usa hanno acquistato il 43% di tutte le armi vendute.

La Cina è al secondo posto con il 7,5%.

Il più alto contratto di vendita di armi nel 2011 è stato firmato dall’Italia.
1)     Nel giugno del 2011, il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana ha acquistato dagli Usa una serie di bombardieri di ultima generazione per un valore totale corrispondente a 13 miliardi di euro. Questo fatto ha obbligato il ministro dell’economia Tremonti a spingere la manovra finanziaria straordinaria da un previsto 45 miliardi di euro ai 70 miliardi per coprire la spesa militare suppletiva.
2)    
3)     Il vicedirettore del Servizio federale di cooperazione militare russo Vyacheslav Dzirkaln, secondo quanto riportava l'agenzia di stampa Interfax, dopo che ieri la Rosoboronexport ha spiegato che le sanzioni alla Libia e al suo leader Muammar Gheddafi faranno perdere alla Russia 4 miliardi di dollari in commesse ha spiegato che "Negoziati sono in corso con diversi paesi in medio Oriente.. Ma i loro risultati dipenderanno ampiamente dalla  situazione in Libano. Oggi la situazione in questo Paese è ambigua dal punto di vista della stabilità Questo è il motivo per cui la questione di fornire assistenza militar-tecnologica è nel limbo", ha spiegato il funzionario russo. Secondo quanto ha recentemente riferito il primo ministro libanese Saad Hariri, la Russia dovrebbe fornire al Libano sei elicotteri Mil Mi-24, 31 carri armati T-72 e 36 batterie d'artiglieria da 130 mm, oltre che le munizioni. Originariamente, il contratto prevedeva la fornitura di 10 caccia MiG-29, ma poi su richiesta di Beirut si è optato sugli elicotteri. La notizia viene un giorno dopo che il capo dell'agenzia russa incaricata dell'export di armi Sergei Chemezov ha spiegato che il danno per la Russia delle sanzioni sancite dal Consiglio di sicurezza dell'Onu contro Gheddafi, e dell’attuale guerra in corso, per quanto riguarda le vendite di armi, è di 4 miliardi di dollari. Chemezov ha anche spiegato che, con i Paesi del mondo arabo in rivolta, ci sono dubbi che la Russia riesca a superare i 10 miliardi di dollari quest'anno. Molte forniture sono a rischio per via della ventata rivoluzionaria che sta colpendo il mondo arabo , che è uno dei principali mercati per le arme russe, dopo la Cina e l'India. Si tratta comunque di affari che la Russia, comunque, vorrebbe portare a finalizzazione. Va in questo senso anche il fatto che, nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri Anatoly Serdyukov ha ribadito che Mosca onorerà il contratto firmato nel 2007 con la Siria per la fornitura di missili cruise P-800 Yakhont, dei missili anti-nave dalla gittata di 300 km. La notizia ha provocato gravi preoccupazioni, in particolare, in Israele. Il ministro della Difesa Ehud Barak ha paventato che i missili vadano a finire nelle mani della milizia sciita di Hezbollah, nemica giurata dello Stato ebraico. Con tempismo pragmatico, Sergei Chermezov ha spiegato in una conferenza stampa che “l’attuale stato di perdurante belligeranza interna in Siria consente l’accesso al mercato della vendita delle armi ai rivoltosi che le acquistano al mercato libero europeo soprattutto dalla Francia e dall’Italia, i due più importanti paesi produttori e venditori di armi in Europa”.

La Cina, invece, in cambio del voto favorevole per dare inizio alla guerra in Libia, si è garantito il favore del consiglio di sicurezza dell’Onu per vendere nel mese di maggio 2011 un totale di armi da guerra (mitragliatrici pesanti, fucili a pompa, missili terra terra a basso raggio, bazooka e lanciamissili portatili) per un totale di 650 milioni di euro ai sguenti paesi: Kenya, Somalia, Ethiopia, Repubblcia Centroafricana e Angola.

Osservatori del SIPRI svedese hanno spiegato due giorni fa nel corso di una conferenza stampa che in Somalia nel corso degli ultimi sei mesi c’è stato una compravendita di armi superiore del 456% rispetto al biennio precedente, consentendo a diverse fazioni del paese di aumentare la pressione militare e l’entità di scontri inter-etnici impedendo quindi alle organizzazioni umanitarie nel mondo di poter far giungere gli aiuti umanitari per 4 milioni di persone che entro la prossima settimana moriranno di fame, di sete, di stenti.

Fine del post.

Buone vacanze a tutti.

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