di Sergio Di Cori Modigliani
Un mio lettore pensante (che si firma Serylam) in un suo commento, conclude il suo intervento così: “Io per adesso qui e in moltissimi altri siti vedo solo discussioni sui principi, sui massimi sistemi e su ciò che è giusto o sbagliato. Mi piacerebbe leggere qualcuno che mi spiega "come" pensa di riuscire a coinvolgere il famoso 99% con argomenti diversi da: "perché è giusto così", "perché io vi restituisco il senso".
E’ una maniera argomentata di sintetizzare il disagio collettivo che, inevitabilmente, finisce per sfociare nella madre di tutte le domande: “Ok, abbiamo capito, le chiacchiere stanno a zero…allora, che si fa?”.
Non sono un leader politico, e quindi non sono in grado di rispondere (con efficacia e un immediato programma esecutivo) a questa domanda che appartiene a tutti noi. Il mio obiettivo dichiarato (e quello dei miei post) consiste nell’allargare lo spettro del confronto e degli interrogativi e arrivare, per l’appunto, insieme ad altri umani cittadini, a trovare un Senso Comune che faccia scattare un meccanismo di creatività che poi sfocerà in azioni precise e contundenti. Penso, quindi, che sia importante avere informazioni su ciò che accade e su come funzionano i meccanismi dell’esercizio del potere. Se non sappiamo con esattezza matematica come è fatta e òpera la macchina tritatutto non sarà facile né possibile disinnescarne il funzionamento.
Essendo la collettività (prima ancora di essere massa) anche la somma di tutti gli individui che la compongono, penso che il primo passo consista in un atto individuale e soggettivo, nel riconoscere i propri comportamenti, usi, abitudini, e modificarli prendendo atto della situazione, in modo tale da essere pronti a “essere collettività” su una posizione attiva e forte, e non soltanto passiva e dipendente, cioè massa al seguito.
La settimana che inizia oggi ci prospetta una situazione generale in occidente che in questa fase io considero decisiva. Non so se sia un caso, una strategia, una scelta. Oppure si tratta di quella che Hegel chiamava “l’astuzia della Storia”.
Perché ci sono un cumulo di scadenze elettorali che collimano e quindi sarà possibile avere una esatta verifica sul campo che chiarirà la situazione generale. Le votazioni in Francia per le presidenziali (sì al burattino della Merkel oppure no?); le elezioni in Grecia; le elezioni in Irlanda; la decisione “ufficiale e burocratica” della BCE rispetto al Regno d’Olanda in data 4 maggio (che ha detto “no all’austerity” e ha sciolto il parlamento andando alle elezioni anticipate a settembre creando un precedente fondamentale in Europa); la decisione ufficiale e burocratica della Unione Europea il 7 maggio riguardo la Romania che in data 25 aprile ha bocciato il piano di austerità, ha sfiduciato il governo e ha clamorosamente contestato le lettere di Mario Draghi rispedendole al mittente; lo stato di salute e di lotta di “occupy wall street”; il rinnovo dei consigli di amministrazione in Goldman Sachs, Merryl Lynch e Royal Bank of Scotland dove falchi e colombe si affronteranno tra di loro all’ultimo sangue; la nota ufficiale dei mercati internazionali sull’autentico stato di salute o meno delle banche italiane; e dulcis in fundo: le elezioni amministrative in Italia.
Tant’è che entro l’8 maggio, comunque vada a finire, sappiamo come si stanno mettendo le cose in termini di reazione sia da parte del 99% che da parte dell’1%.
Dagli Usa arrivano due notizie importanti, la prima di sapore ultra-pragmatico, l’altra, invece, di carattere strategico-organizzativo.
Quella pragmatica ha a che vedere con le modalità di reazione della gente comune al nefasto strapotere delle banche, ed è la prova tangibile di quanto possano influire i movimenti se e quando sono impegnati in attività pratiche piuttosto che nella elaborazione di slogan o scontri ideologici inutili quanto ridicoli.
Al convegno di Rimini organizzato da Paolo Barnard sulla MMT era stato invitato un docente di economia, il prof. Blake, che aveva esordito così nel suo intervento: “Le banche hanno tanti amici: istituzioni, classe politica, finanza. Hanno soltanto un nemico: voi. Voi tutti siete il vero terrore delle banche”. Qualcuno aveva applaudito, e la stragrande maggioranza degli ascoltatori l’aveva considerato come uno slogan ad effetto per strappare un facile applauso di consenso dal loggione dell’antagonismo di massa.
Non era così.
Loro sono una cultura pragmatica.
Blake è noto in Usa per questa sua frase, che gli americani hanno applicato alla lettera considerandola una traccia da seguire.
Infatti, in data 28 aprile, il movimento “occupy wall street” ha comunicato ufficialmente l’esito dell’inizio della campagna d’inverno: 57 miliardi di dollari che un numero di correntisti statunitensi valutato intorno a diverse centinaia di migliaia di persone (alcuni sostengono diversi milioni) ha prelevato dalle principali banche dove avevano un conto corrente e l’hanno chiuso di punto in bianco. I soldi prelevati sono stati depositati in nuove banche nate come funghi, le cosiddette “Union Banks” (trad.: banche sindacali solidali) piccole, locali, legali. Tali banche, per statuto, non possono investire in attività finanziarie, devono comunicare a ogni correntista per iscritto come investono i soldi, prestano il danaro alle imprese che assumono al tasso dello 0,75% (praticamente gratis) perché acquistano il danaro dalla Banca centrale allo 0,25% e si prendono soltanto lo 0,50% di guadagno; i massimi dirigenti non possono guadagnare come stipendio più di una certa cifra (credo si aggiri intorno ai 250.000 dollari all’anno) e la banca offre gratis servizio di consulenza per la gestione di business planning, creative innovation, costruzione di cooperative di lavoro finalizzata ad attività sociali. Nel novembre del 2011, “occupy wall street” aveva avvertito l’inizio di tale operazione. Le banche, attraverso la FDIC (l’organo che raduna tutte le banche americane) si erano subito mosse e avevano accantonato la cifra di 5 miliardi di dollari per far fronte a questi ragazzacci: questa era la massima cifra che pensavano sarebbe stata portata via. Hanno sbagliato il calcolo per un 1000%. Entro il 30 giugno si prevede che altri 60 miliardi di dollari verranno prelevati e spostati su micro-banche locali ad uso delle singole contee (sarebbe il corrispondente statunitense dei nostri comuni). E’ ancora poco, ma funziona. Crea mercato, crea lavoro, crea occupazione, lancia un segnale, ma soprattutto capovolge psicologicamente (lo considero importantissimo) il meccanismo per cui non ci si sente più vittime passive della tecno-finanza, bensì operatori attivi del proprio destino. E’ una scelta legata al libero arbitrio. Basta volerlo fare.
La seconda notizia dagli Usa ci comunica che per la prima volta nella Storia, il 1 maggio verrà celebrato con uno sciopero federale nazionale di tutte le categorie. E’ la prima volta dal 1932 che accade. Non si conosce l’esito, è una novità assoluta. Gli organizzatori pensano che porteranno a Chicago almeno 50.000 persone e altrettante a New York, Miami e San Francisco. L’FBI sostiene che non arriveranno a 1000. Lo sapremo il 2 maggio.
Un’altra notizia di oggi, invece, riguarda l’Italia. Ha a che vedere con Beppe Grillo.
Anzi.
Ha a che vedere con la reazione della sinistra democratica a Beppe Grillo.
Di una inaudita violenza di toni.
Beppe Grillo, ieri domenica 29 aprile, è andato a fare campagna elettorale a Palermo, la città italiana dove –è noto anche ai bambini- i partiti sono uffici di collocamento su base clientelare: tu voti il mio candidato io trovo lavoro a tuo figlio; tu non fai domande e non ti impicci e tua moglie ha i buoni pasto per l’asilo, ecc. Non mi sembra una informazione rivoluzionaria. E’ ciò che ha sostenuto nel suo comizio Beppe Grillo. Il PD e soprattutto Sel si sono indignati. E da entrambi i partiti è partita l’indicazione di passare da “demagogo” a “mafioso” che mi sembra davvero indicativo sull’attuale clima italiota.
Ecco, qui di seguito, che cosa ha detto Beppe Grillo.
Ed ecco che cosa ha detto Claudio Fava, responsabile della cultura di Sel, a nome di Nichi Vendola.
Beppe Grillo: “Qui, lo sappiamo tutti, ha sempre regnato la mafia. Ma la mafia non ha mai strangolato i suoi clienti, mica sono stupidi: si limita a prendere e pretendere il pizzo. Ma qua vediamo un’altra mafia che strangola la sua stessa vittima: sono i partiti che non offrono né futuro né sviluppo né garanzie di legalità per i cittadini. Vogliamo nomi e cognomi di chi sta portando al macello il paese”. In seguito, ha indetto una conferenza stampa commentando il comportamento dei partiti: “lasciateli pure sfogare, son ragazzi burocratizzati questi funzionari di partito: non appena rimarranno senza televisioni, senza giornali e senza i poliziotti che sono ormai stanchi di far da scorta a quelli che fanno il burlesque –e i iscrivono la notte di nascosto al movimento 5 stelle- allora saranno costretti a confrontarsi con i cittadini”.
Claudio Fava: “Beppe Grillo parla come un mafioso senza essere nemmeno originale. Gli stessi argomenti prima di lui sono già stati utilizzati da Vito Ciancimino e da Tano Badalamenti. Beppe Grillo è un mafioso. E come l’ultimo dei mafiosi non ha nemmeno il coraggio di confrontarsi pubblicamente sulle sue patetiche provocazioni”.
Più tardi è intervenuto ufficialmente anche il PD su una specifica frase di Grillo che è la seguente: “È un sistema che sta collassando, la gente ha meno soldi, questo è un Paese finito. Riprendiamoci questo cazzo di Stato, perché l’alternativa c’è. O un salto nel buio con il Movimento 5 Stelle o un suicidio assistito con questi qua”.
La risposta è stata data da un certo Nico Stumpo. Costui è il responsabile dell’organizzazione dei DS dal 2003 e cura gli investimenti nel mezzogiorno dei soldi che i DS –partito com’è noto estinto- seguita ad avere da parte dello stato, cioè i soldi delle vostre tasse. Se andate in rete a vedere la sua biografia e soprattutto la sua faccia (la fisicità ha un suo Senso) si rimane sbigottiti: sembra il clone di Belsito, anzi, sembra Sabina Guzzanti che imita Belsito.
Nico Stumpo ha replicato ai suoi elettori: “Non è vero che i partiti sono corrotti e che usano i soldi dei cittadini. E’ falso. Beppe Grillo è un ciarlatano, non ha la minima idea di ciò che sta dicendo. E’ un volgare pifferaio. C’è in Grillo una povertà culturale che gli italiani non meritano, perché i veri democratici sanno che esiste il PD che garantisce la tenuta del sistema democratico: noi siamo la vera alternativa. Grillo fa ridere. Noi siamo l’alternativa”.
Questo è il clima che si respira in Italia, oggi.
Ecco perché (e qui rispondo al mio lettore) è necessario apprendere o riapprendere i meccanismi dell’argomentazione, l’elaborazione dei concetti, e usufruire della cultura e dei cosiddetti “massimi sistemi” per ritrovare il Senso e il Significato che in questo paese si è perso, altrimenti sarà impossibile costruire qualsivoglia forma di opposizione pragmatica ed efficace. Se Claudio Fava va in giro a sostenere per conto di Nichi Vendola che Beppe Grillo è un mafioso, vuol dire che chiunque è autorizzato a dire qualunque cosa su chicchessia. Significa che la sinistra italiana ha perso il Senso, oltre che della misura, anche della realtà. Che il rappresentante dei DS, Nico Stumpo (lo ripeto: sono sovvenzioni statali ad una formazione politica che non esiste più perché si è sciolta. E’ INSENSATO, lo capisce anche un bambino di 5 anni) un soggetto politico deputato alla gestione di soldi surreali, se ne vada in giro per la Sicilia sostenendo che non esiste la corruzione, vuol dire cercare di spingere gli italiani verso una deriva dove è stato abolito il Senso delle cose. Questo non è un paese normale, è un paese malato di idiozia collettiva masochista, con l’aggiunta negativa dell’esercizio costante di corruttela collusiva e consociativa. Non possiamo permetterci ancora né grandi manovre, né proposte intelligenti, né programmi alternativi, perché dobbiamo vedercela con la nostra piccola realtà surreale e paradossale, quotidiana e locale. Ecco perché insisto e seguiterò ad insistere sulla assoluta necessità di ritrovare prima la coniugazione del Senso. A questo serve la Cultura, i grandi classici, i pensatori che hanno contribuito a farci comprendere la realtà.
La vergognosa affermazione di Claudio Fava dimostra che la cosiddetta sinistra democratica ha completamente perso la testa.
Chi intende costruire un’autentica alternativa, deve invece ritrovarla, la testa.
Senza idee e senza Cultura, una qualunque azione rimarrà sempre priva di Senso.
Claudio Fava dovrebbe andare a rileggersi l’ultima intervista rilasciata dal compianto giudice Paolo Borsellino “chi sa, parli: questa è la discriminante oggi. Chi sa, deve parlare e deve dire come stanno le cose e deve fare i nomi, altrimenti la democrazia verrà definitivamente obnubilata dal controllo della criminalità organizzata”.
Dopo essersela riletta per bene potrebbe andare a farsi una passeggiata nelle Puglie e andare a chiedere ragguagli al suo leader politico sui rapporti economici tra la regione da lui amministrata e l’ospedale San Raffaele a Milano. Sì, quello di Don Verzè.
Di sicuro non era un amico di Beppe Grillo.
Come suggerisce il Senso, caro Claudio Fava: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
"dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"
RispondiEliminaAnche Giuda frequentava buone compagnie.
Con gli anni settanta, lo sviluppo delle grandi citta', le teorie del decentramento amministrativo, la nascita delle Regioni tutti i partiti hanno dovuto rivolgersi ad amministratori professionali. Le stesse basi storiche, il PCI aveva una maggioranza di militanti di origine operaia, furono stravolte, il PAP (partito amministratori pubblici) nacque cosi e come ogni organismo vivente comincio' a riprodursi in tutti i gangli dello stato. La componente operaia del PCI passo' dal 70% al 30%. Il PCI da forza "innovativa" divento' null'altro che il gestore di uno stato nel quale si riconobbe tout court. Uno stato mai modificato nella sua struttura ne' dal Fascismo ne' dai partiti della Resistenza.
Chi e' vissuto sotto un altro stato ha un grado comparativo. Solo pensare al grado di efficenza raggiunto dai tedeschi o dagli inglesi nei anni del dopoguerra e compararlo al nostro, statico, vecchio, pretenzioso e' impossibile.
Io non credo a Beppe Grillo. A uno che manda i suoi a gestire questo
stato, sia pure a livello locale, manca una visione della struttura dello stesso stato che vuol cambiare. Le strutture, legali, burocratiche, amministrative finiscono per determinare il comportamento delle forze politiche.
Lo abbiamo visto nella Lega, nel PCI.
Io credo a un dibattito che come fine abbia la nascita di un grande movimento per una nuova Costituente e la fine, la morte di questo apparato ormai putrescente.
Ma di sicuro so che questi partiti ormai sono il nuovo Cardinale Ruffo.
Pericolosi come lui. Indisposti al minimo cambiamento, ridicoli, senza vergogna, persino ciechi. Chi li manterra' dopo che loro avranno distrutto la societa' che li mantiene?
Non c'e' piu' bisogno di chiedere a chi sa, di fare nomi. Sappiamo tutto, nomi e cognomi, non e' criminalita' organizzata. E' Stato.
E se Grillo sogna l'"Onesta'" per andare avanti con questa comica io no. E se qualcuno crede di poter creare Union Banks in Italia me lo dica
e mi dica anche come. E allora si, scompargendomi di cenere il capo, diro': Scusatemi, non avevo capito niente di questo paese. It's wonderful.
L'articolo centra il problema italico: mancanza di senso e di cultura, per cui molti cittadini si dimenticano di esserlo e si comportano da servi avidi che arraffano a più non posso. Coloro che si sentono cittadini sanno di essere sovrani e "proprietari" di tutto ciò che ci circonda (acqua, aria, verde, patrimonio archeologico, etc.). L'arroccamento dei, da me definiti, SINISTRORSI alle loro seggiole è perchè sentono che per loro, mi auguro, il tempo è scaduto. Hanno massacrato l'Italia sia ambientalmente (è anche loro la disastrosa politica cementificatoria), che moralmente (affiancando in una ottica di complicità i padroni più o meno occulti d'Italia). Grillo è solo un megafono di buona parte dei cittadini che si sono finalmente resi conto che è il momento di aggire, altrimenti (se ci si astiene) ci si rende complici del sistema melmoso che ci soffoca.
EliminaPM
P.S.: agire si scrive con una sola "g".
EliminaScusate per l'errore di battitura.
PM
Io credo che non sia pensabile un "atto individuale soggettivo" ed è la questione che più mi sta a cuore; la prendo rapidamente alla lontana poi vengo al concreto. L' individuo non esiste in realtà, è solamente l' autopercezione che ci viene data dal vivere in società; al di fuori, in un ipotetico uomo assolutamente solo, non esisterebbe l' "individuo" e anzi non esisterebbe nemmeno un confine netto e preciso fra "io" e "altro", fra soggetto e oggetto, ma ci sarebbe piuttosto una coscienza "oceanica" in cui i due termini si sovrappongono in una visione analogica piuttosto che logico deduttiva.
RispondiEliminaOra il punto cruciale è che qualsiasi scelta orientata alla realizzazione di un progetto, qualsiasi possibilità di dare un orizzonte di senso al sacrificio di una lotta in comune, la stessa possibilità di poter interpretare il mondo ossia di pensare di avere questo Senso di cui si è parlato, vengono solamente dal "senso di appartenenza" a un gruppo o a una cultura o addirittura, in certi casi, a un desiderato modo di essere ideale; il "senso di appartenenza" è alle fondamenta del significato e del valore dei fatti storici, non l' economia. Il termine Re-Ligio dovrebbe far riflettere.
L' errore evidente di Marx, la cui analisi della società e del significato filosofico ed esistenziale del sistema produttivo rimane valida per moltissimi aspetti, è stato appunto quello di considerare come "fondamenta" dei fatti storici l' economia in funzione della quale si crea tutto quello che Marx chiama "sovrastrutture". Dopodiché curiosamente si dice che il proletariato, una "classe" ossia un gruppo definito in base al suo ruolo nei rapporti di produzione, per cominciare a lottare contro il sistema capitalistico della borghesia deve "prendere coscienza" della propria condizione di classe sociale sfruttata. Marx pretende quindi che il "senso di appartenenza" che si genererebbe dalla "presa di coscienza" si basi su una suddivisione puramente scientifica della società, come ho detto in funzione del ruolo produttivo. Il Comunismo non ha funzionato ed era banalmente ovvio che sarebbe fallito; chiunque si trovi a migliorare anche di poco la propria situazione economica, professionale o anche solo culturale, secondo gli stessi criteri di Marx cessa di far parte del gruppo di provenienza e quindi smette di sentire questo "senso di appartenenza"; anzi, storicamente si è visto che è bastato dare un momentaneo simulacro di benessere e di Stato Sociale, per quanto mal funzionante, per riuscire a canalizzare la protesta e a disinnescare il conflitto sociale. Segue
Continua
RispondiEliminaRisparmio a chi legge delle lunghissime considerazioni sulla diversa natura del senso di appartenenza delle classi dominanti rispetto a quello delle classi subalterne che purtroppo sarebbero molto importanti e do per scontato che si sappia benissimo di cosa parlo, forse con qualche sfumatura a seconda delle personali weltanschauung.
Quello che bisogna riuscire a fare è rivelare, spiegare, illustrare etc come il sistema in cui viviamo si fondi principalmente sul fatto che la classe dominante, imponendo i propri codici linguistici, depriva totalmente la classe subalterna di un proprio possibile originario senso di appartenenza costringendola a porsi come unico fine la speranza di appartenere un giorno proprio al gruppo di quelli che "sfruttano", per dirla brutalmente.
Lei ha perfettamente ragione a dire che bisogna decostruire il potere, nelle sue parole smascherare "come è fatta e òpera la macchina tritatutto", e questo comporta l' autentica "presa di coscienza" che è quella dell' assoluta miseria culturale e spirituale della classe subalterna così com' è. Non basta porsi come obiettivo un nuovo tipo di gestione della cosa pubblica o delle realtà locali ma bisogna riuscire a dare alla gente le categorie di pensiero necessarie per interpretare il mondo e i messaggi che arrivano da tutte le parti in modo autonomo, senza soggezione e rendendosi conto del contenuto comune a tutta la comunicazione di massa che in primo luogo è, come ho detto, l' affermazione della bontà/inevitabilità del sistema, il tentativo di inculcare nei consumatori l' idea che loro da soli "non sarebbero capaci" di fare nulla (tutte le pubblicità tipo "Gigante pensaci tu", "No alpitour? Ahi Ahi...) e che quindi è meglio abbandonarsi alla soddisfazione dei bisogni primari vivendo "felici" come dei bambini (sempre presenti nelle pubblicità, proprio con questa funzione). Gli intellettuali servono solo a questo, a dimostrare la condizione di sottomissione totale della classe subalterna decostruendo esplicitamente, didascalicamente il significato dei messaggi fatti circolare dal potere; a denunciare quali sono gli "autentici" rapporti sociali fra le classi (e dire che basterebbe leggersi Balzac), tutto il disprezzo mai ostentato che la ruling class prova nei confronti di chi non fa parte del loro gruppo e la difficoltà sempre maggiore di un' autentica mobilità sociale se non fra segmenti molto vicini fra loro.
Il rapporto di dominazione fra le classi è un autentico Olocausto di servitù, di umiliazioni e di miseria che dura da millenni e mi pare che quest' idea per alcuni sia servita a qualcosa per formare un forte e ammirevole senso di appartenenza. Occorrono dei vaffa molto più radicali di quelli contro "i politici".
Scusate la lunghezza, ma meno di così non potevo e anzi c' è ancora molto da dire. Lascio chi è stato tanto gentile da leggermi fino in fondo con un suggerimento cinematografico, un film in cui si dimostra cosa succede a uno che crede davvero di essere un "individuo", intelligentissimo, brillante, bello che si trova a dover confrontare le proprie finalità con quelle di un gruppo sociale a lui molto superiore, dal fortissimo senso di appartenenza e di fronte al quale si renderà conto che le sue pur evolutissime categorie intellettuali sono del tutto insufficienti: "Il Mistero dei Giardini di Compton House", di Peter Greenaway (lo si può vedere in italiano perchè il doppiaggio è perfetto ma in inglese, magari coi sottotitoli, è ancora più bello).
Correzione
RispondiEliminaL'impossibilità di una mobilità sociale se non al prezzo del tradimento del proprio gruppo di origine
grazie per lo stimolante commento; il film di Greenway lo ricordo benissimo, mi sembra un'ottima citazione. In Italia la situazione è ancora più grave rispetto ad altre nazioni occidentali per una tendenza da parte degli intellettuali ad assoggettarsi al potere per ricavarne protezione e prebende assicurate piuttosto che arrogarsi il diritto di essere soggetti e quindi educatori. Questa -per quanto mi riguarda a titolo personale- è la battaglia epocale che io considero fondamentale nel nostro paese. L'unico a essere stato Soggetto, negli ultimi 50 anni, è stato Pier Paolo Pasolini.
EliminaI paragoni con gli Stati Uniti sono spesso fuorvianti perché ogni popolo esprime la sua cultura, il suo background. Che milioni di cittadini seguano Occupy Wall Street e ne mettano in pratica i suggerimenti fa parte della tradizione dei "Padri", altrimenti non sarebbero nati gli Stati Federali così come li conosciamo. Non mi stupisce quindi che abbiano spostato 57 miliardi di dollari nelle banche locali. In Italia, quanti sanno che esiste Banca Etica, che per statuto investe secondo principi rigidi, come niente armi, finanza creativa? Quanti sono disposti a fidarsi delle piccole cooperative, soprattutto nelle realtà locali del Sud, dove mafia e camorra controllano militarmente il territorio?
RispondiEliminaNon dimentichiamoci che noi siamo il paese del particulare e che il senso dello Stato è poco sentito, ad ogni livello. Prima il clan, la famiglia.
Che Grillo usi l'iperbole nelle sue invettive lo sanno tutti, ma fa comodo ignorarlo quando serve a confondere le idee. E' ovvio che la mafia, a Palermo, e non solo, ha ammazzato, strangolato, sciolto nell'acido, murato nei pilastri autostradali. Né Grillo né i suoi consigliori della Casaleggio sono così cinici da affermare volutamente il falso. Il loro è un discorso più profondo e mi duole che Claudio Fava, figlio di Giuseppe, ucciso a Catania dalla mafia alleata col potere locale, si presti alla manipolazione dei fatti e delle idee.
I partiti, e la stessa sinistra, non sono delle verginelle. Trenta anni fa il comunista Pio La Torre venne assassinato dalla mafia (termine che spesso serve a nascondere connivenze e responsabilità politiche)nonostante che i servizi segreti lo tenessero sotto stretta sorveglianza dopo che era riuscito a portare un milione di persone all'aeroporto di Comiso per protestare contro l'installazione dei missili nucleari. Dopo la sua morte, quando ci sarebbe voluta una presenza forte del PCI in Sicilia per gestire la rabbia e la voglia di riscatto dei braccianti e dei lavoratori in genere, la federazione venne affidata ad un bravo burocrate e a Roma se ne lavarono le mani, sprecando un patrimonio di consensi e favorendo di fatto i comportamenti mafiosi ed omertosi. Questa è storia e non si tratta di opinioni. Da allora i delitti eccellenti proseguirono, col generale Dalla Chiesa, con Chinnici, e poi Falcone e Borsellino, e tanti meno noti servitori dello Stato. Oggi abbiamo il presidente del senato inquisito per mafia e non se ne parla. Ma se Grillo si permette di alzare la voce sono tutti pronti, con Napolitano in testa, a denunciare, a minacciare, a ricattare.
In Lispeth, un bel racconto di Rudyard Kipling, si, il cantore del Impero inglese, c'e' tutto, l'appartenenza, il razzismo, la falsita' delle relazioni, l'inganno. C'e' quel verbo inglese to belong che e' molto piu'bello di appartenere. Traducendolo a noi suona piu' come "essere a fianco". Che e' cosa ben differente che appartenere.
RispondiEliminaQuando il popolo calabrese esce a salutare il mafioso arrestato gli sta a fianco, non deve per forza appartenere tutto alla mafia. Quando da giovane ho visto gli altoatesini prendere a schiaffi i finanzieri non mi sono sorpreso. Mi e' sembrata una semplice risposta alla prepotenza. I popoli si sentono o non si sentono rappresentati dal proprio stato.
Gli stanno a fianco o no. Quando uno stato non rappresenta piu' una maggioranza finisce la sua funzione democratica. I risultati che usciranno fuori da queste elezioni locali, ricordando che ormai va votare solo un 50% degli italiani, saranno interessanti per capire due cose.
Primo se Grillo e' capace di riportare al voto una parte e in che misura, secondo se le clientele abituali manterranno il voto ai partiti.
Di politico non vedo niente. Sara' un voto di protesta, oltre quello il buio.