di Sergio Di Cori Modigliani
Il 20 novembre del 2011 c’è stata a Yale, prestigiosa università della zona orientale degli Usa, una riunione del consiglio di amministrazione che è passata alla Storia.
Gli esperti di mass media, e i conoscitori dell’America, ne attribuiscono la vittoria al movimento di “occupy wall street”. Io sono d’accordo con loro.
La notizia è la seguente:
Paris Hilton, giovane ereditiera nota alle cronache gossip per i suoi comportamenti pseudo-trasgressivi, notoriamente ignorante come una capra, superficiale e icona rappresentativa di una società superficiale, dedita al lusso, allo spreco, all’attacco contro la cultura, che vive di denaro e di status symbol, in seguito alla quarta condanna per abuso di sostanze stupefacenti e guida in stato di ubriachezza, seguendo i dettami del suo manager che le aveva consigliato di rifarsi un’immagine si era presentata (nella sua nuova veste) all’università di Yale.
Premetto che Yale è considerata una delle prime università nel mondo occidentale per ciò che riguarda due specifici campi del sapere accademico: Diritto Privato e Legge, e Arte, con un penchant particolare per le arti visive.
Voleva una laurea in Arte Contemporanea con la specializzazione in “curatore di grandi mostre”. Data la sua impossibilità strutturale di apprendere per carenza di materiale basico (manca proprio il necessario dna genetico), aveva chiarito in maniera esemplare che intendeva acquistare il titolo. All’americana.
Attraverso la fondazione di cui è membro (per diritto ereditario), era disposta a regalare all’università la cifra di 10 milioni di dollari. Una bella cifra. In cambio, va da sé, avrebbero avuto un particolare occhio di riguardo per la sua attività accademica. La riunione è durata quattro ore. A porte chiuse. I membri erano dodici, tra i quali, il direttore generale del Metropolitan Museum, del Guggenheim Museum, il responsabile dell’archivio dello Smithsonian Institute e notissimi critici d’arte e storici dell’arte. Alla fine della discussione (testimoni riferiscono che è stato sparso del sangue) le è stata comunicata la risposta: “faccia i test di ammissione e l’università sarà orgogliosa di averla tra i propri studenti”. All’esame (le votazioni vengono date in lettere: dieci scalini. Da un massimo di A+++ fino a D che equivale a somaro assoluto). lei ha ottenuto un: D+, che corrisponde pressappoco a simpatica asina. Bocciata. Può ripresentarsi tra quattro anni.
Furibonda, la Hilton li ha insultati e minacciati, sostenendo che era un ricatto perché volevano più soldi. Non capendo lo stato delle cose, allora, ha offerto quindici milioni. E’ stata denunciata per tentativo di corruzione dal consiglio dell’università che ha ottenuto 3 milioni di dollari di danni morali davanti al giudice Hopkins. Lei è scomparsa.
Non è una grande notizia, ma è il simbolo e il sintomo di come le società occidentali si comportano in questa fase così complessa della crisi planetaria. Il preside della facoltà di Arte, intervistato dal New Yorker ha spiegato che accogliendola l’università avrebbe acquistato tantissimo come vetrina gossip; i settimanali e giornali avrebbero cominciato a parlare continuamente della vicenda, ecc. Il che voleva dire tanti soldi e una gigantesca visibilità.
Ma (ha aggiunto) "voleva anche dire la irreparabile perdita di qualsivoglia pudore etico relativo al concetto della trasmissione del Sapere e della conoscenza tecnica professionale, perché accettando la generosa offerta della signorina Hilton il messaggio che tale gloriosa istituzione avrebbe dato all’esterno era quello di identificare un titolo accademico con il danaro. Non è così che una società si evolve e migliora. La Cultura non è monetizzabile: la sua forza è il Merito. Il Valore non è quantificabile, a Yale, e non cresce sulla base dei patrimoni elargiti, bensì sulla base delle idee creative dei partecipanti. Alla lunga, si tratta di un investimento oculato. Preferiamo stringere la cinghia adesso, magari risparmiando su alcune spese inutili ma seguitare a sperare che venga fuori un Michelangelo, un Renoir, un Ansel Adams”.
Di tutt’altra pasta è la confederazione elvetica, non a caso gli svizzeri sono incapaci di produrre scrittori, pittori, musicisti, sognatori, registi, poeti. A loro piacciono i soldi. Hanno il denaro dentro la testa. Accolgono da sempre i più grandi criminali del pianeta trattandoli con ossequio e rispetto. Poi, si arrogano il diritto di pontificare su ciò che accade al di là dei loro confini.
Tutto ciò per commentare un aspetto saliente dell’attuale tragedia in corso in Italia, sul quale c’è stata poca attenzione. Ma non è un caso.
La Bocconi, infatti, funziona come la Svizzera.
Il che potrebbe chiarire anche alcuni apparenti misteri dell’Italia di oggi relativo alla totale incompetenza di gran parte dei rappresentanti al governo.
Basta presentarsi con un solido nome e fior di assegni e chiunque può prendere una laurea in economia.
E siccome le lauree servono, fioccano gli assegni.
E così la nostra Rosy Mauro, vice-presidente del Senato ha acquistato una laurea in una prestigiosa (?????????????) università elvetica. Non ha dovuto frequentare, non ha dovuto sostenere esami, anche perché non sembra una persona in grado di elaborare alcun pensiero in nessuna disciplina.
Lo sgomento del pubblico italiano, oggi, è relativo soltanto al fatto che il pagamento è stato fatto con i soldi delle nostre tasse. E la cosa finisce lì.
Non per me.
E qui le responsabilità della sinistra sono enormi.
Perché non avrebbe fatto male alla salute del popolo italiano se la sinistra, negli anni scorsi, avesse posto una questione (a mio avviso da portare anche in sede di interrogazione parlamentare) relativa all’acquisizione del titolo di studio (in Legge) dell’on. Gelmini, ex ministro della pubblica istruzione. La parlamentare, infatti, aveva cambiato ben cinque università ma non riusciva a passare gli esami. Chi la conosce lo capisce, non sembra essere dotata di quel minimo di materia grigia cerebrale condizione necessaria e sufficiente per poter aspirare a una laurea. L’aveva trovata, la svolta, in una modesta università del sud (privata si intende). Niente di illegale, intendiamoci. E così si era laureata.
Era una buona occasione per cercare di far passare la Cultura come UN VALORE NON MONETIZZABILE. Il management del PD ha partecipato al balletto dell’analfabetizzazione e alla genesi del berlusconismo e alla promozione dell’ignoranza becera, perché ha abdicato ai propri valori storici optando per il clientelismo. Più facile da controllare.
Ecco perchè non mi piace il termine berlusconismo: assolve una parte dei complici.
Ciò che oggi mi sta a cuore condividere con voi, riguarda il pericolo di far passare oggi come nuovo “status symbol” il fatto di poter acquisire un titolo a pagamento.
Chi compra una laurea fa schifo. Tutto qui.
Su questo punto sono impietosamente dittatoriale.
Perché bisogna recuperare il Senso per restituire una Degna Misura al Significato della nostra esistenza.
Si può vivere senza lauree. Si può vivere benissimo senza laurea. Non è un dovere.
E’ UN PIACERE lo studio.
Presentarlo come un dovere a pagamento è l’equivalente in campo culturale delle notti di Arcore, laddove si presentava l’antica e immortale tenzone del gioco della seduzione erotica tra uomo e donna riducendola a un bieco passaggio di denaro.
L’hanno fatto anche con la Cultura, lanciando la moda dell’editoria a pagamento.
Del cinema a pagamento.
Dei pittori a pagamento.
Dei primari a pagamento negli ospedali.
Dei funzionari pubblici a pagamento.
Dei notai a pagamento.
Ecc,ecc.
E così, siamo diventati un paese pulluante di laureati a pagamento.
Con una cultura affondata. Cancellata,. Umiliata.
Chi acquista una laurea non merita rispetto civile.
E’ da affermazioni come questa che bisogna ripartire.
Cominciamo a mettere le cose a posto partendo dalla società civile.
Altrimenti, non lamentiamoci, poi, se troviamo delle shampiste che dirigono case editrici o macellai e bagnini che occupano il posto in consiglio di amministrazione di enti deputati a occuparsi di economia.
Con i risultati sotto gli occhi di tutti.
Caro Sergio,
RispondiEliminaquesto tuo post mi fa riflettere su un'altra anomalia di cui poco si parla.
Da buoni moralisti tendiamo a disprezzare chi si prostituisce per denaro.
Vendere il proprio corpo rappresenta il punto più basso per chi ambisce ad ottenere benefici senza grandi sforzi, oppure l'ultima delle soluzioni per chi non può far altro per sopravvivere.
Eppure la mercificazione del proprio intelletto, invece che del proprio corpo, non è vista in maniera altrettanto svilente, bensì giustificata e spesso incentivata.
Così come nessuno si vergogna ormai di vendere la propria anima, come se questa valesse meno del corpo. Come se prostituirsi in cambio di potere, notorietà e denaro, senza però concedere il proprio corpo, rappresentasse un'attività tutto sommato "nobile".
Va bene Modigliani, lo strano puritanesimo americano non permette a una zoccola miliardaria di comprarsi una laurea cash.
RispondiEliminaLa stessa strana morale che non si indigna quando un negro viene picchiato e arrestato per il solo fatto di avere lo stesso "colore" di un probabile colpevole di reato.
La stessa che non fa versare una lacrima quando un pilota militare imbecille fa una strage di innocenti sciatori tranciando le funi di una funicolare, o quando un marine strafatto fa una strage di poveri afghani che, appunto, essendo afghani non sono niente.
Mi fa piacere sapere che a Yale stiano cercando il nuovo Michelangelo, probabilmente per poterlo quotare in borsa dopo avergli fatto dipingere il soffitto della sala da tè di Donald Trump.
Accidenti, gli svizzeri non pestano i negri e non ammazzano turisti e afgani però... amano i soldi e le zoccole da loro la laurea la comprano... forse.
Certo, da noi anche la scuola è entrata nel "mercato", in tutti i sensi. Conseguenza logica e inevitabile della conversione degli eredi del PCI ai disvalori del consumismo, avvenuta dopo decenni di dominio della CGIL nella Pubblica Istruzione come conseguenza diretta del patto scellerato di tanti, tanti anni fa tra la DC ed il partito dei lavoratori: a noi affari e sicurezza, a voi la cultura.
Quando queste inconfessabili porcherie tra Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure avvenivano, Berlusconi aveva ancora i pantaloni corti e il zizì lo usava solo per fare pipì.
Certo, la parola meritocrazia ha sempre una certa aura magica, la stessa delle cose tanto agognate e lontane da sembrare pura leggenda... come non esistessero nemmeno... neppure a Yale.