di Sergio Di Cori Modigliani
Difficile parlare oggi di Umberto Bossi. Quantomeno in Italia.
Per due motivi molto semplici:
A). E’ oramai chiaro a tutti come l’intera classe politica italiana stia facendo tutto ciò che è per loro possibile per evitare di affrontare la questione in termini politici, tentando di coprire la criminosa e perdurante gestione del malaffare leghista, riducendola a una zuffa familiare, o ancora peggio a una specie di congiura da parte di Rosy Mauro, un sedicente cantante e Renzo Bossi, ai danni del leader, innocente, sprovveduto certo sì, ma pur sempre ignaro di ciò che figure malvagie tramavano dietro alle sue spalle. Tutto ciò fa parte di un teatro mediatico ben orchestrato il cui fine consiste nello spingere questa autentica tragedia italiana verso i territori “psico-politici” graditi a Berlusconi e ai suoi consulenti della comunicazione, in tal modo spostando l’attenzione dalla tragedia alla farsa boccaccesca di paese, un po’ farlocca, un po’ circense, con quel pizzico di buonismo cattolico buontempone e una spruzzata di sesso sporcaccione che inevitabilmente spinge il cittadino a non interrogarsi più, perché gli è stata sottratta la possibilità catartica di vivere fino in fondo la tragedia. Il che (è bene essere molto chiari) non vuol dire che la “tragedia” è sparita. Nient’affatto. Vuol dire soltanto che il Potere ha deciso di rimuoverla, di nasconderla, di occultarla, di reprimerla. Di negarci la nobile libertà di poterla esperire. Come facevano i fascisti ai tempi di Mussolini. Come facevano i democristiani negli anni’50 quando dicevano che la mafia non esisteva. Per prendere tempo, rimandare, spostare in avanti, metterci una pezza, sperando che nel frattempo la gente dimentichi e la pianti di curiosare: Così facendo, il Potere di questa immonda classe politica ottiene due risultati: a) Allontana da sé lo spettro della resa dei conti richiesta a furor di popolo (qui intesa in tutti i suoi significati, da quello metaforico a quello contabile letterale) e b) Negando l’esistenza di una vera e propria tragedia civile, spinge il cittadino a incorporarla nell’individuale vivendosela da solo, senza più poterla condividere perché nell’immaginario collettivo finiranno per prevalere gli aspetti spettacolari e non quelli giuridico-amministrativi che consentono di emettere un giudizio politico. Nella solitudine, la Verità perde forza, perché obbliga all’amnesia oppure alla scelta di puntare all’eroismo assoluto. In entrambi i casi, una scelta tragica. Questa tragedia incorporata nella solitudine sociale spinge verso il silenzio e la depressione, verso il qualunquismo, nei casi estremi verso il suicidio.
B) La seconda difficoltà consiste nel parlare della più geniale truffa psico-mediatica inventata in Italia negli ultimi decenni. Perché la verità è che abbiamo a che fare con un teatro più vicino a Mama Ebe e Vanna Marchi piuttosto che l’agone politico dove si dibatte sulla res publica. Umberto Bossi, infatti, non è un leader politico. Non lo è mai stato. E’ un avventuriero, senz’arte né parte, senza alcuna competenza tecnica specifica in nessun campo del sapere (come del resto, non a caso, il 100% dei cosiddetti leader storici leghisti che lo affiancano) senza nessuna esperienza lavorativa in nessun campo dell’attività umana, senza nessun precedente politico, senza passato. E’ un ottimo imbonitore.
Umberto Bossi nasce nel 1942 da una modesta famiglia lombarda. Riesce a stento a ottenere la maturità dopo essere stato bocciato due volte e per evitare il servizio militare si iscrive alla facoltà di medicina nell’università di Pavia nel 1973. Non frequenta i corsi perché lo studio non lo attira. Si iscrive al PCI (federazione di Voghera) e si occupa di gestire il centro dopolavoristi della sezione occupandosi di organizzare tornei di carte. Approfitta dell’atmosfera delirante del ’68 per raggranellare tre esami sul suo libretto universitario grazie al voto politico e paga ogni anno le tasse seguitando a iscriversi, sempre al primo anno. Si sposa con una donna di modeste origini alla quale sottrae il poco che ha. A lei e alla sua famiglia si presenta come un giovane medico appena assunto all’ospedale centrale di Milano. Ogni mattina esce di casa e finge di andare a Milano a lavorare in ospedale mentre invece passeggia sotto i portici frequentando bande locali e vivendo di espedienti spiccioli che gli procurano qualche migliaio di lire, finchè non incontra Amedeo Minguzzini, un piccolo notabile democristiano, un faccendiere portaborse che lavora per Mariano Rumor, un big corrotto che controlla il potere politico locale nel veronese e nel trentino. Nel 1978 va insieme a lui in vacanze in Tunisia dove rimane per quattro mesi; da lì vanno a Tripoli dove restano per altri sei mesi. Non esistono informazioni sulla sua attività in Libia in quel periodo, se non in dossier segreti del ministero degli interni che non sono disponibili per gli studiosi. Ritorna in Italia e con una lettera di presentazione di Mariano Rumor viene introdotto a un agente dei servizi segreti che in quel periodo lavorava come leader politico di una organizzazione politica molto piccola, ma che era fondamentale per la Democrazia Cristiana della fine degli anni’70 per avere sempre a disposizione qualche voto in più alla camera nel caso di bisogno: la Union Valdotaine. L’uomo (era il presidente di quell’organizzazione) si chiama Bruno Salvadori. Ufficialmente si incontrano nel corridoio della facoltà di medicina dell’università di Pavia, dove Umberto Bossi si trovava come studente fuori corso al suo diciassettesimo anno di frequentazione. Salvadori, in quanto segretario del partito autonomista valdostano gli propone di lavorare per lui. Bossi accetta. E’ il primo lavoro stabile della sua vita, a 38 anni. Si tratta di organizzare una rete di piccoli movimenti autonomisti in tutta l’Italia settentrionale, apparentemente di sinistra, ma in realtà con la finalità di organizzare nel territorio delle liste civiche di disturbo per sottrarre voti al PCI. Nel giugno del 1980 fonda un gruppo che si chiama U:N:O:I:PA: (Unione Nord Occidentale Lombarda per l’Autonomia) insieme a Bruno Salvadori. Grazie ai suoi fortissimi contatti con Francesco Cossiga, riescono a ottenere delle grosse cifre di sovvenzione da parte dello stato. Quattro mesi dopo, Bruno Salvadori muore in un incidente stradale. Umberto Bossi diventa il capo dell’organizzazione. Denunciato dalla consorte di Salvadori per furto aggravato (ha portato via documenti e contanti dalla cassaforte del suo socio) viene assolto per insufficienza di prove. Quando Cossiga viene eletto presidente della repubblica, il suo movimento viene chiuso e i fondi vengono interrotti, ma riesce a ottenere attraverso Rumor i soldi per aprire una rivista “Lombardia Autonomista” che viene chiusa dopo tre mesi perché non in regola con la Legge. Bossi si era auto eletto direttore responsabile con un lauto stipendio non essendo neppure iscritto all’ordine né avendo mai scritto un articolo in vita sua ma riesce a farsi dare dei soldi da Rumor che gli presenta l’uomo di punta della neo-nata capillare organizzazione dell’opus dei lombarda, Giuseppe Leoni. Costui trova capitali attraverso un credito elargito da monsignor Marcinkus in un cospicuo fido del Banco Ambrosiano. E così Bossi, insieme a sua moglie e a Leoni costituiscono una srl denominata “Lega Autonoma Imprenditori” una specie di mini-confindustria lombarda, la cui attività consisteva nel fare lobby, fare da filtro tra imprenditori e classe politica romana e portare le esigenze (e le richieste di appalti) di imprenditori lombardi nel cuore della politica romana che contava: la segreteria politica della Democrazia Cristiana e lo Ior. Nel frattempo, Giuseppe Leoni, finanziato dal Banco Ambrosiano e da Roberto Calvi fonda la “Lega Autonomista Lombarda” che diventa un importante ganglo di mediazione tra imprenditori lombardi, cardinali e notabili democristiani per la gestione delle commesse degli appalti pubblici delle grandi opere. Alla fine del 1983 arriva l’ordine dallo Ior di costituirsi come partito politico locale cattolico. E così (nel frattempo ha divorziato) il 12 aprile 1984, ventotto anni fa, Umberto Bossi, la sua nuova fidanzata Manuela (poi diventerà sua moglie) Giuseppe Leoni e tre persone sulle quali vige il segreto notarile e i cui nomi sono noti soltanto ai servizi segreti, si incontrano dal notaio Stemperi, a Via Mozart 24 a Milano, e fondano ufficialmente la “Lega Lombarda”. Si presentano subito alle elezioni europee in una lista nuova “Unione per l’Europa Federalista” insieme a una lista nata a Torino che si chiama “Movimento Piemont”. Va loro malissimo. E così puntano alle comunali dove riescono nel 1985 ad avere un rappresentante nel consiglio comunale di Varese. Per due anni, Bossi e Leoni si occupano di organizzare una fittissima rete di piccole società autonome private (tutte srl. regolarmente registrate e finanziate sempre dal Banco Ambrosiano) la cui ragione sociale è sempre “gestione di relazioni pubbliche” occupandosi di garantire un flusso di danaro pubblico per imprese della regione Lombardia. Nel 1986 si scontra con Pillitteri, allora sindaco di Milano. Bossi, indispettito va a Roma dove si fa ricevere da Craxi e si scontra con lui. Il leader socialista lo fa buttare fuori dal suo ufficio e in dieci giorni gli fa chiudere tutte le sue società in Lombardia . Attraverso l’ufficio dell’allora Ministro delle Finanze, Rino Formica, Bettino Craxi fa diffondere una nota “esplicativa e preventiva” in tutte le prefetture del settentrione italiano allertando la popolazione degli imprenditori locali sulle attività di circa 250 società il cui unico fine consiste nel sottrarre ingenti sostanze a industriali locali per avere la garanzia di vincere appalti pubblici. Nel 1987, la Lega Lombarda si presenta alle elezioni politiche in Lombardia, Veneto, Piemonte e ottiene un deputato e un senatore: Umberto Bossi e Giuseppe Leoni entrano in Parlamento. Nel 1991, Giuseppe Leoni, grazie all’interessamento di Cossiga, riesce a ottenere fondi parlamentari per costituire una organizzazione (ufficialmente dedita alla beneficenza e al servizio sociale) che si chiama “Consulta Cattolica della Lega Nord”, con sede a Milano. Giuseppe Leoni ne è il Presidente.
Il resto, dal 1992 in poi, è cronaca di cui tutti sono al corrente.
Umberto Bossi è nato e si è costruito così. Un faccendiere, un avventuriero senza ideologia, al servizio della peggiore Democrazia Cristiana e della parte più retriva della Chiesa, che ha trovato introno ai suoi 40 anni un modo per fare soldi velocemente: gestire i rapporti tra imprenditoria e politica e occupare posti nelle aziende pubbliche per sottrarre danaro pubblico da dividere poi ai privati: esattamente tutto ciò che lui ha sempre sostenuto di combattere. E’ ciò che ha fatto per tutta la vita. E’ lui che ha convinto Berlusconi a scendere in politica ed è lui che gli ha spiegato come gestire il meccanismo. Ai media italioti piace raccontare la opposta leggenda metropolitana, in tal modo si sono favoriti sia Berlusconi che Bossi, creando due false mitologie.
Nonostante la Lega Nord sia un partito infinitamente più piccolo del PDL, di Forza Italia, del PD, è attualmente la formazione politica che ha il numero più alto in assoluto di propri iscritti nei posti di comando delle più importanti aziende pubbliche italiane. Si calcola che ogni anno dalle casse di Roma, arrivano alla Lega Nord, circa 20 miliardi di euro attraverso la miriade di società ed enti nei quali i leghisti sono stati messi tutti nei posti di comando ed esecuzione.
Ecco l’elenco delle società più importanti nelle quali la Lega Nord la fa da padrone:
Leonardo Carioni, consigliere di Expo 2015, Presidente di Sviluppo sistema Fiere Lombardia e consigliere di Pedemontana. E’ anche Presidente della Provincia di Como e insieme a Marcello Dell’Utri (eletto a Como) gestisce insieme la totalità di tutti gli investimenti e interventi pubblici nel comasco, compresa tutta la gestione delle attività doganiere al valico di frontiera con la Svizzera.
Attilio Fontana, membro del cda di Fiera di Milano, nonché sindaco di Varese.
Giuseppe Bonomi, presidente di Sea, la società che gestisce tutta la gestione degli aereoporti di Linate e Malpensa.
Attilio Schneck, presidente della società “Serenissima autostrade”.
Polo Besozzi, presidente della società “Milano Serravalle” (partner di Filippo Penati).
Franco Baiguera, presidente del consiglio di gestione di Autostrade 2 Milano-Brescia.
Bruno Caparini e Gianni Castelli, membro e segretario del consiglio di sorveglianza della società Autostrade 2. (tanto per spiegare al pubblico dei lettori: un leghista al comando di un’azienda pubblica strategica; un leghista al comando della società che deve controllare a chi dà i soldi quella specifica azienda).
Attilio Fontana. Presidente Associazione dei Comuni della Lombardia.
Le due società di pubblica utilità del bresciano, Hera e Iren, sono state accorpate due mesi fa per farle passare sotto il controllo di Franco Baiguera e del Comune di Brescia, in tal modo sottraendo artatamente ogni controllo allo stato centrale. Non esiste nessuna possibilità pratica di poter controllare che fine facciano dei soldi che il Ministero del Tesoro, ogni mese, elargisce a queste società che –in teoria- devono occuparsi per conto dello stato di gestire beni comuni nella zona del bresciano, varesotto e bergamasco, si tratta di diverse centinaia di milioni di euro.
La maggioranza dei membri nei consigli di amministrazione di Enel, Eni, Fincantieri e Finmeccanica. La Lega Nord, soltanto nel 2011, ha percepito la cifra di 12 miliardi di euro di quote per la gestione di appalti pubblici sui quali è la stessa Lega Nord che effettua i controlli. Adesso controllano anche Intesa SanPaolo in tutte le filiali operative sia a Torino che a Milano.
Per ciò che riguarda fondi europei che arrivano in Italia li gestiscono:
Dario Fruscio, presidente dell’Agea, l’agenzia che vigilia sui fondi comunitari per l’agricoltura. Denunciato dalla BCE e dall’Unione Europea, Mario Monti è stato “legalmente” costretto a istituire una commissione di controllo governativa sulla gestione in data 22 febbraio 2012. 24 ore dopo, Umberto Bossi ha detto “se Monti viene al nord rischia di essere fatto fuori”.
Dario Galli nel cda di Finmeccanica.
Paolo Marchioni, consigliere dell’Eni.
Gianfranco Tosi, consigliere e amministratore dell’Enel.
Mauro Michielon, consigliere e membro del consiglio di amministrazione di Poste Italiane.
Francesco Belsito (sì proprio lui) consigliere e vice presidente di Fincantieri.
Giovanna Bianchi Clerici, consigliere dell’amministrazione Rai.
Lorenza Lei, direttore generale della Rai.
Antonio Marano, vice-direttore della Rai.
E infine:
Luca Galli, consigliere di amministrazione della Fondazione Cariplo.
Marcello Sala, presidente esecutivo del consiglio di gestione dell’amministrazione di Intesa San Paolo.
Marco Fabio Sartori, presidente dell’Inail.
E io dovrei bermi la storia che una organizzazione politica come questa viene messa in panne perché una ex parrucchiera e il suo amante cantante rock hanno preso qualche centinaia di migliaia di euro per laurearsi e il figlio di Bossi si è comprato una vettura?
Una organizzazione politica che sostiene “Roma Ladrona” e che a Roma ruba?
Una organizzazione che sostiene di stare all’opposizione per combattere “contro il potere delle banche” e poi è seduta nei consigli di amministrazione delle banche che sostiene di combattere?
Una organizzazione che attacca la gestione di Eni, Enel che loro stessi amministrano e gestiscono?
Questa è soltanto una parte dei files nelle mani degli inquirenti. Sei procure, 24 magistrati al lavoro, di cui almeno sei noti per la loro attività egregia ed esperienza ventennale. Perché ciascuna di queste cariche comporta assunzioni, consulenze, benefits, privilegi. E soprattutto gestione degli appalti, gestione degli appalti, gestione degli appalti.
La Lega Nord gestisce un giro di affari nell’ordine di circa 60 miliardi di euro all’anno che consente loro di finanziare complessivamente un numero di circa 15.000 società distribuendo a pioggia i finanziamenti su circa 3 milioni di cittadini: i clientes del nord.
Il secondo cancro dell’Italia.
Al sud c’è la mafia.
Al nord c’è la Lega.
Sono parenti. E’ la stessa famiglia. La stessa mentalità. Lo stesso obiettivo. La stessa ideologia, cioè nessuna, se non il danaro: rubato, sottratto, deviato dal corso regolare. Sono tutti soldi delle nostre tasse. Sono i soldi che mancano all’appello. Sono i soldi che provocano il disavanzo pubblico. Sono i soldi che fanno alzare lo spread. Sono i soldi mancanti che affossano l’Italia.
Aggiungo qui una nota su Umberto Bossi a firma dell’unico italiano (onore merito e applausi meritati) che in questi giorni sta dicendo e scrivendo chi sia Bossi e che cosa è la Lega. Forse il suo nome non è noto al grande pubblico, si chiama Angelo D’Orsi e vi segnalo la sua attività. Perché la gente va giudicata sulla base del lavoro che fa e della sua biografia esistenziale.
Angelo D’Orsi insegna Storia del pensiero politico all’Università di Torino. Si occupa da anni, oltre che di questioni di metodo storico e di storia della storiografia, di storia della cultura e degli intellettuali. Presiede la Fondazione Salvatorelli, dirige la rivista di storia critica "Historia Magistra" e ha fondato FestivalStoria Tra i suoi libri: La cultura a Torino tra le due guerre(Einaudi, Torino 2000); Intellettuali nel Novecento italiano (Einaudi, Torino 2001); La città, la storia, il secolo. Cento anni di storiografia a Torino (Il Mulino, Bologna 2001); Allievi e maestri (Celid, Torino 2002); Piccolo manuale di storiografia (Bruno Mondadori, Milano 2002); Guernica, 1937 (Donzelli, Roma 2007); 1989. Del come la storia è cambiata, ma in peggio(Ponte alle Grazie, Milano 2009); L'Italia delle idee (Bruno Mondadori, Milano 2011).
Ecco che cosa scrive di Umberto Bossi e della Lega in una accorata lettera che ha scritto e inviato alla rivista Micro Mega e che è stata pubblicata due giorni fa:
“Ma di quale leader parliamo? Dov’è il carisma politico? Costui è sempre stato un cialtrone, con uno spiccato gusto per la volgarità (spontanea in lui) e una fascinazione per la violenza, un personaggio da osteria che tra i fumi dell’alcol amava giocare a chi le sparava più grosse: e così, nella colpevole indifferenza di tanti e nella acquiescente benevolenza di troppi, giunse con i suoi amici alle camicie verdi, alla secessione magari con i fucili della Val Brembana, o a compiere gesti eclatanti in sede parlamentare, dai volantini contro “Roma ladrona” agli striscioni inneggianti alla cosiddetta Padania. Fino ad arrivare alla famosa esibizione del cappio: ora siamo alla nemesi storica. Chi invocava la pena di morte ora dovrebbe essere abbastanza inquieto per gli svolgimenti della telenovela affaristica – una delle più squallide di questa nostra Italia, che pure ci ha abituato a vederne di ogni colore –, che rischia di trascinare nel gorgo, insieme con Bossi e familiari, la stessa Lega Nord. Se quel movimento era, come incautamente ebbe a sentenziare Massimo D’Alema, una “costola della sinistra”, ebbene, con quella sinistra io personalmente non voglio avere nulla a che spartire. Se non è destra, la destra peggiore che si possa immaginare, il movimento bossiano, allora dove la cerchiamo la destra? Anche se l’etichetta appare, in fondo, inadeguata; va arricchita di aggettivi. Una destra ignobile, letteralmente, priva, cioè, di qualsiasi nobiltà, una destra razzista, ignorante, becera, volgare. Rispetto a Bossi, Mussolini, il rozzo figlio del fabbro di Predappio, era quasi simile a quei gentlemen inglesi che detestava”.
Da aggiungere, oggi, un editoriale de Il Sole 24 ore, sempre cauto eppure, questa volta, senza alcun fronzolo e senza asservimento. Stanno leggendo (come la maggior parte di tutti noi) la documentazione che la magistratura comincia a diffondere per applicare GIUSTAMENTE il sacrosanto diritto democratico dei cittadini di sapere chi comanda, dove comanda, come comanda; chi prende i soldi, nomi e cognomi, quanti ne prendono, da dove li prendono, quando li prendono, e che cosa ci fanno.
Ecco che cosa dice Il sole24 ore:
“La Lega nasce con la Seconda repubblica, ma della Prima ha mantenuto la consapevolezza che la gestione del potere passa attraverso le società pubbliche. E forte di questa consapevolezza ha cercato di mettere gli uomini giusti al posto giusto. In questo il Carroccio non ha fatto sconti, né cercato vie diplomatiche: ad ogni punto percentuale in più alle elezioni ha preteso persone di fiducia dentro cda e organigrammi, come il manuale Cencelli insegnava (e tuttora insegna). Non solo: a differenza di altri partiti, che talvolta "mascherano" dietro curricula e meriti le scelte di manager presidenti e consiglieri, la Lega, soprattutto a livello locale, non nasconde l'importanza di avere uomini di fiducia nei posti chiave. Poco importa che siano meritevoli o abbiano delle capacità. L’importante è la fedeltà. Lo schema è stato sostanzialmente questo. Prima il Carroccio è partito dalle sue roccaforti, la Lombardia e il Veneto. Poi, negli ultimi dieci anni, una volta diventato una realtà politica nazionale, ha espanso il suo controllo anche ai grandi enti italiani (dalla Rai a Finmeccanica all'Inail, per esempio). Quindi è passato ancora, dal 2010 ad oggi – da quando cioè le elezioni regionali hanno confermato il gradimento sul territorio di provenienza – a rafforzarsi sempre di più nelle grandi partecipate locali, soprattutto in quelle la cui valenza è sovraregionale (da A2a a Expo a Fondazione Cariplo, per citarne qualcuna).
Mediamente le decisioni degli uomini di fiducia della Lega hanno un filo conduttore: gli enti locali devono mantenere un controllo sulle loro partecipate, la presenza privata va controllata e ridotta al minimo all'interno dei servizi pubblici, i Comuni (o le Province e le Regioni) rispondono meglio di qualsiasi altro soggetto alle esigenze dei cittadini.
A livello locale, quelli più noti (e considerati punti di riferimento, come dicono alcuni esponenti nella sede storica del Carroccio di via Bellerio, a Milano) sono gli uomini entrati nelle grandi società di gestione di eventi e servizi, ma anche e soprattutto nelle infrastrutture tradizionali (strade, aeroporti), come insegnavano le vecchie scuole di partito. Per loro, ciò che importa, è permeare lo stato, impadronirsi delle risorse”.
In conclusione vi allego una chiacchierata dell’on. Giuseppe Leoni, deputato in parlamento, presidente dell’associazione “Cattolici Padani” fondatore della Lega Nord insieme a Umberto Bossi nel 1984. Di lui si parla poco. La truppa mediatica asservita lo protegge. Ecco il suo linguaggio usato nel nord dove è in prima linea nel condurre una battaglia contro l’aborto (sta preparando una legge per farlo abolire) contro gli emigranti e contro le minoranze etniche: Durante una trasmissione radiofonica a Radio Padania ha testualmente detto in data 12 marzo 2012:
“noi, la nostra società ha bisogno di ragazzi che vengono qui, di manodopere che vengono qui, perché d’altra parte… e così paghiamo….perchè abbiamo fatto una legge sull’aborto… in questi 25 anni abbiamo ucciso 5 milioni di bambini. Adesso li comperiamo, comperiamo i ragazzi di 20 anni, perché le nostre mamme non fanno più le mamme. Onora il padre e la madre credo che non sia stato comandato invano. Gli omosessuali hanno scelto il sistema sicuro per non procreare, come certe donnine che conosco. Precauzione o procreazione? Certo che se state ascoltando queste parole vostro papà, e soprattutto vostra mamma, la pensavano all’antica (e non vi hanno abortito). Ossia due sono i genitori ergo i figli devono essere più di due. Certo che una donna fa meno fatica a godere senza partorire.
Però che una donna consideri il piacere erotico una ragione di vita è deprimente e anche vergognoso….”
Però che una donna consideri il piacere erotico una ragione di vita è deprimente e anche vergognoso….”
Personalmente penso che di deprimente e vergognoso ci sia il fatto che individui del genere siedano in parlamento e rappresentino la cittadinanza italiana.
Ma è anche deprimente e vergognoso che ci siano ancora tanti italiani che pensano alla Lega Nord come a un riferimento politico. Si tratta di affaristi, tutto qui. Semplici, volgari, normali affaristi.
Il fatto è che lo fanno con i soldi delle nostre tasse.
Sveglia ragazzi, qui ci portano via tutto.
Auguriamo buona fortuna alla magistratura e incrociamo le dita.
Con la legittima speranza che prevalga, quantomeno, l’ansia di sopravvivenza.
Questa gente, nella loro bulimica attività rapinatrice, è davvero impietosa.
aaaah articolo da urlo! ecco le cose che i giornali e le TV non dicono.. tutte stè robe qua che hai scritto non le sapevo.. grazie delle informazioni
RispondiEliminaMinKia...
RispondiEliminaO.O
Spesso mi chiedo chi sei e come fai a saperle tutte...
mmmm.... mi sa che sei un diavolaccio!! :-)
Nibiru.
Praticamente bossi è stato allevato dai servizi segreti per smontare il PCI ?
RispondiEliminaChe storia.
Grazie per le informazioni ma a questo punto la domanda sorge spontanea un sistema produttivo industriale cosi compromesso
come puo ripulirsi se i magistrati che indagano sono telecomandati dalle notizie mozzichi e bocconi che gli arrivano dagli sherpa di forte braschi ?
è il paradosso di un sistema inefficiente come quello italiano: il fine non è far funzionare la macchina dello stato ma consentire a gruppi costituiti di approfittare delle leggi per lucrare a proprio vantaggio: finiti i soldi nessuno risponde più ai comandi e ciascuno pensa alla propria squadra, clan, partito, collettivo, famiglia, raggruppamento. Da questo punto di vista, la crisi è un'occasione unica da non perdere. Nella confusione generale ci sono funzionari dello stato che fanno il loro dovere e -molto spesso per caso- mettono il dito sulla piaga. Lusi è stato scoperto perchè ha commesso un banale errore infantile: in un giorno ha emesso dodici bonifici per una cifra inferiore a 120.000 euro. Nel suo conto in banca era depositato uno statuto che consentiva di fare tutto in automatico. Al dodicesimo bonifico ha sbagliato, forse per stanchezza. Ha scritto 130.000 e così il software in automatico ha inviato la documentazione alla banca d'Italia che ha inviato un ispettore il quale ha scoperto tutto. Altrimenti nessuno avrebbe mai saputo nulla. Idem per i soldi leghisti a Cipro finiti poi in Argentina, dove un solerte funzionario ha inviato tutta la documentazione alla Banca d'Italia perchè la formulazione era sbagliata. La mannaia del clientelismo diventa un boomerang. Dobbiamo affidarci al caso, alla fortuna, alla fatalità e avere pazienza. Prima o poi questo meccanismo siccome non è funzionale, non è efficiente e non è efficace, si romperà. Bisogna prepararsi per quel momento.
EliminaUn po' sbrigativa la diagnosi finale, così come è un po' contraddittoria la cronistoria degli "eventi", magari falsi però verosimili.
RispondiEliminaMa guarda un po', quasi quasi credavamo di essere stritolati da banche e massonerie varie e invece... era colpa di Bossi..!
Nel prossimo pezzo Modigliani, per completezza d'informazione, prova a raccontare i nomi dei leghisti che hanno fatto fallire la Grecia, che stanno stritolando la Spagna e che hanno acceso la miccia con i loro think thank (rigorosamente autonomisti) delle rivoluzioni del maghreb.
Che hanno convinto il cripotoleghista Napolitano (e dagli con questi terroni padanizzati) a nominare il varesino Monti per liquidare l'Italia centralista (e ladrona!), nel nome ed interesse della Trilateral Commission (Piemonte-Lombardia-Veneto) e delle fameliche banche (come Goldman Sachs, la cui traslitterazione padana significa appunto "Ho le mani nel sacco).
Naturalmente tutto in base al meticoloso lavoro d'indagine di una troupe (...) di magistrati capitanati dall'impavido albionico Henry John Woodcock. Un nome, una garanzia.
Peccato non faccia neanche ridere...
Complotto = Congiura, cospirazione, intrigo: un c. contro lo Stato; fare, ordire, sventare, scoprire un c…...
EliminaUn complotto per essere tale e riuscire nel suo intento, deve necessariamente essere partecipato da diversi soggetti che agiscono in sincronia. Non è infatti immaginabile un complotto della politica e dei partiti senza la necessaria copertura finanziaria, come non è immaginabile un complotto finanziario senza l'appoggio politico e senza le leggi, o le interpretazioni delle stesse fatte dalla magistratura, che ne legalizzino l'azione.
Il semplicistico modo di intendere, che addossa la responsabilità ad un solo soggetto del panorama economico-politico-istituzionale in atto, è frutto della mentalità depistante voluta dalle elite ai danni della popolazione.
Occorre invece cogliere la sinergia esistente tra i vari soggetti, per capire quanto abbia ragione Modiglioni a definire la situazione attuale una Tragedia, a cui aggiungo: senza troppe vie di uscita.
Il sistema è intimamente corrotto, perché gli uomini sono intimamente corrotti. La responsabilità è, anche se in gradi diversi, imputabile ad ognuno di noi. Questo non significa che sono io, che in prima persona ho provocato la crisi che finirà per travolgerci, ma prima per un vero cambiamento occorrerebbe che ognuno si senta responsabile e si adoperi per risanare la parte marcia di se stesso…..Campa Cavallo.
sono d'accordo, sarà lunghissimo e faticosissimo, ma è l'unica strada percorribile per il momento
Eliminaciao,
RispondiEliminaio non prendo la parte di nessuno ma una cosa è certa, non quandra tutta sta storia di lacrime e lacrimucce.. non ti pare??
che mi significa "non dovevo lasciare entrare i miei figli in politica" con belsito che ha fatto sparire i miliardi??
belsito è un operaio che fa quello che gli dice il padrone..
è tutto un trucco e una truffa!!
svejaaaaa
anm
Io sono convinto che la verità sia semplice e complessa allo stesso tempo, ma noi oggi abbiamo solo una visione parziale dei fatti, tutta smozzicata, e quindi la mancanza di informazione ci porta a considerazioni in parte falsificate, anche in buona fede. E dubito che la magistratura riuscirà a darcene un quadro completo, se dopo oltre quarant'anni da Piazza Fontana si sta ancora discutendo sulle responsabilità, pur essendo evidente che dietro c'è un network internazionale che va dal Vaticano alla Cia, passando per la Mafia, e tante sigle di comodo.
RispondiEliminaChe Bossi fosse un imbroglione lo si sapeva almeno dai tempi del cappio, del villaggio turistico in Croazia, della Banca padana e via dicendo quando c'erano coinvolti amici e famigli della prima ora, compresa la moglie Manuela, il nuovo tesoriere Stefani e molti compagni di merenda. Già allora i Qui Quo Qua leghisti Castelli Calderoli e Maroni non s'accorgevano di niente... Eppure il professor Gianfranco Miglio, forse l'unica testa pensante del movimento, aveva capito benissimo chi fosse l'Umberto Bossi e lo denunciava pubblicamente, tanto da mollare tutto dopo appena quattro anni. E così Pagliarini ed altri notabili che hanno preso le distanze dai Cota, Tosi,e tutti gli altri yes men.
Probabilmente è stato l'utile idiota usato in tutti questi anni secondo le convenienze del caso, in cambio di soldi, tanti soldi. Da una parte e dall'altra dello schieramento politico. Ciò che è invece disgustoso e grida vendetta è il tentativo di addossare soprattutto alla sua famiglia responsabilità che sono di tutta la classe politica e dirigente di questo disgraziato nostro paese.
Riuscirà allora la magistratura a mettere in luce le varie connessioni, che per ora possiamo solo intuire, senza il fuoco di sbarramento dei media per intimidire e ostacolare la ricerca della verità, esattamente come per lo Ior, il patto Stato-Mafia, la Finmeccanica, i Ligresti, Dell'Utri e i tanti misteri che da anni appaiono sempre più avvolti dalle nebbie?
Intanto oggi il Parlamento avrebbe dovuto approvare la modifica della Costituzione con l'inserimento del pareggio di bilancio come obbligo a partire dal 2014. E nell'indifferenza più totale di tutti, dentro e fuori dalle aule parlamentari, per non disturbare il manovratore. Cui prodest tutto questo?
In realtà stiamo vivendo il seguente paradosso: tutti hanno capito che la corruzione blocca il sistema; l'ha capito anche la BCE che un paese corrotto non è funzionale: oggi esegue gli ordini di Draghi, ma domani sarà disposto a eseguire gli ordini di un nemico di Draghi e della Merkel basta che paghi un euro di più, quindi è necessario abbattere la corruzione. Ma i governi (quelli voluti dalla BCE e dalla Merkel, ecc.) sono votati dai corrotti i quali dicono: "fate ciò che volete, varate le leggi che volete, basta che non tocchiate nulla e facciate fare al nostro partito quello che vogliamo" e così il governo gongola e accetta perchè sa di poter fare ciò che vuole. Però, siccome nell'obiettivo dei tecnocrati esiste la funzionalità efficiente, questa non si realizza e non si può realizzare, quindi si rimane in una condizione di stallo perenne, che "paradossalmente" finisce per favorire soltanto i partiti che in teoria sostengono di appoggiare i tecnocrati ma non è neppure vero perchè ormai sono de-ideologizzati. E così via dicendo. C'è un'unica soluzione pragmatica: interrompere il meccanismo. Ma per farlo è necessario modificare il comportamento di ciascuno e sottrarsi alle falsificazioni, tipo: 45 giorni a discutere dell'art.18 per impedire che non licenzino. Risultato: quelli magari non licenziano per Legge, ma licenziano per Mercato perchè chiudono e vanno in bancarotta (salvo poi, i più furbi, a riaprire da qualche altra nazione, come ha fatto la Stock a Trieste. Non ha licenziato nessuno. Due giorni fa ha chiuso l'azienda e si è trasferita armi e bagagli a Praga dove è stata accolta con fuochi di artificio. E' il marcio interiore dentro ogni italiano. Protestano, contestano, si indignano, ma alla fine chiudono un occhio e votano Mr. Pinco che darà lavoro al proprio figlio. Dovrebbero dire al proprio figlio: arrangiati, trovati un lavoro per conto tuo. Quello non lo trova, e siccome è giovane, innocente e sano, si incazza per davvero, e invece qui nessuno si arrabbia per davvero, perchè alla fine c'è sempre zio che provvede. Tutti d'accordo nello spingere verso la sopravvivenza. Così si annulla la vita. E intanto il paese diventa sempre più feroce. Bisogna cambiare i comportamenti alla base, perchè soltanto dalla base può nascere un cambiamento. In alto, lo status quo va benissimo. Fatto fuori un Lusi o un Belsito li rimpiazzano con altri. Stracciare la tessera del partito e fargliela ingoiare, invece, è già un segnale di ritrovato decoro individuale che alimenta l'esercizio del potere individuale.
EliminaHo notato che mella sua ricostruzione della 'carriera' politica del Bossi non compare un nome che, lo ricordo bene, ebbe fino a che fu in vita un peso notevole: il prof. Miglio.
RispondiEliminaDimenticanza (ben stana se lo fosse) o calcolo?
Vede Modigliani sono dettagli come questo che a volte mi fanno pensare che Lei non sia sempre in buona fede.
Nello specifico racconta fatti che non sono verificabili dai suoi lettori epperò stranamente sorvola su ciò che al tempo era sotto i riflettori.
guardi che lei può verificare quanto vuole dove vuole; il prof. Miglio non l'ho menzionato perchè io non stavo spiegando la "carriera politica" di Bossi, bensì la sua "carriera non politica", il che è davvero tutto un altro dire. Miglio, per l'appunto, rientra nella sezione "politica".
RispondiEliminaPer tanti anni mi sono chiesto come 5.000.000 di ebrei si sono fatti
RispondiEliminamassacrare senza alzare una voce, senza dire una parola al mondo. Almeno fino alla rivolta di Varsavia e la partecipazione alle Brigate ebraiche inglesi. Non ho trovato risposta. Forse credevano nei loro dirigenti che continuavano a trattare con i nazisti o semplicemente pensavano che una grande cultura europea non sarebbe arrivata a tanto.
Lo so il paragone e' assurdo. Ma continuo a leggere post dove il problema e' la virgola, il non detto, la dimenticanza.
Mentre questo paese se ne va a pezzi sinceramente stare a discutere
della innocenza o meno di uno o un altro partito e' di una inutilita' cosi banale che rasenta la stupidita'.
Questi signori si sentono in una botte di ferro. Pensano che l'Italia e' troppo grande per fallire e se anche fallisse e dovesse tornare alla Liretta poco male, la colpa sara' degli ostrogoti, i pedanti ostrogoti e niente di male se finalmente e liberamente si potra'tornare a stampare moneta in abbondanza. L'economia reale, quella vera, produttiva anche quella riprendera'. Un popolo affamato tornera' a lavorare e comunque un paio di immigranti in piu' o in meno alla bisogna ci sono.
Se qualcuno non ha ancora capito che siamo davanti a uno dei piu' grandi espropri della storia, e qua si espropriano capitali, salari, pensioni e se avete una casa tremate perche' quando inizia un inflazione, ormai alle porte, e la gente bisognosa di contante dovra' vendere il mercato delle case crollera'.
Se qualcuno non ha ancora capito che andare dal prete a chiedere una pensione non funzionera' piu', che andare dal suo amico politico
per un posto per il caro figlio saranno code kilometriche.
Se qualcuno non ha ancora capito in che mondo vive, bene, a quel qualcuno, dopo, gli chiedero' perche' 5.000.000 di ebrei si sono fatti ammazzare, lui lo sapra'.
Andate pure dal commercialista e dal geometra a farvi calcolare
l"IMU, l"ICI oppure decidete alla fine di essere cittadini e non servi e cominciate almeno a dire " La vuoi la tassa e allora alza il culetto e mandamela." E se non capite la differenza sono sicuro che sapete molto bene cos'e' la deferenza. E la deferenza non si mangia.
La si da soltanto ai potenti. Quelli legittimamente eletti dal popolo. Infondo un intero popolo ha baciato le mani a Ghedaffi, perche' no a Bossino se ti libera dal "male terronico" vista poi la faccia a cui basta un po' di lucido nero da scarpe per farla diventare quella di un perfetto ariano.
Se devo essere sincero, questa volta quoto Luigiza... anche io ho letto e sono rimasto sorpreso di non trovare nulla su Miglio.
RispondiEliminaCosì come sarebbe preferibile avere sempre disponibili le fonti di ciò di cui parla... ma naturalmente questa è solo la mia opinione.
Il blog è Suo e, giustamente, ne fa ciò che vuole ;-)
La leggo comunque sempre con piacere ed interesse.
Aigor
molto bello, grazie. a tutti.
RispondiEliminaMolte di queste cose erano già note negli anni 80, ed io ho sempre saputo che Bossi era un lazzarone, io invidio Bossi (ma non l'ho mai votato) per essere riuscito a vivere senza lavorare, cosa che io cerco di portare avanti da anni ma con difficoltà sempre più crescenti, l'errore è stato quello di credere un po' troppo in quello che faceva, ovvero si è montato la testa, se si fosse accontentato di andare in parlamento per beccarsi la pensione a ufo (cosa che se io potessi farei subito), sarebbe bastato.
RispondiEliminaTanto di cappello comunque per questa sua ostinazione a non farsi sfruttare in uno squallido e misero impiego.
Comunque ci sono persone più stimate come Monti e Draghi che stanno salvando questo paese dai temibili lazzaroni, sentitevi più sereni, ora avete degli stacanovisti al lavoro e vedrete che bel futuro vi riserveranno a voi e ai vostri figli e nipoti, soprattutto ai coglioni ed analfabeti in economia che credono che lavorando si produce ricchezza.
P.S. Non sto scherzando quello che ho scritto non vuole avere un tono ironico. Io la penso veramente così.
Il parallelo tra mafia del Sud e Lega del Nord è la cosa che mia ha impressionato di più.
RispondiElimina