di Sergio Di Cori Modigliani
Per essere ricchi, nella società dell'informazione, non serve più possedere ma basta poter accedere. È un cambio di paradigma con pochi precedenti nella storia al quale, almeno culturalmente, siamo tutti egualmente impreparati.
Prof. Guido Scorza
Secondo me il vero idolo di Mario Monti è Diego Maradona, l’unica persona al mondo –oltre al papa- che parla di sé in terza persona senza che gli ridano in faccia.
Il nostro baldo ragionier robotico ci prova anche lui.
Lo capisco. Soprattutto per il fatto che presiede un governo che ha già battuto diversi record penosi, non ultimo dei quali quello di avere il più alto numero di nobili aristocratici di lignaggio, non eletti dal popolo, alcuni dei quali pretendono di essere chiamati “Vostra Signoria” (dico sul serio) non potendo godere dell’appellativo di “onorevole” dato che non lo sono. Anche se godono degli stessi privilegi e benefici. Basterebbe soltanto questo per avere seri dubbi sugli intenti democratici dei suoi programmi.
Per quale motivo un gruppo di aristocratici, i quali, non appena si chiede loro una sintetica biografia, dicono tutti la stessa cosa –come i robot- “la mia famiglia è di alto lignaggio” pensando così di intimorire l’interlocutore, tutti con identico curriculum vitae e diversi stipendi, persone che hanno praticato per l’intera esistenza l’esercizio del privilegio anti-democratico, che hanno usufruito di rendite di posizione, che appartengono tutti –nessuno escluso- a corporazioni chiuse e grette, nessuno dei quali sa nulla delle esigenze del popolo italiano, perché non esiste un rigo, un fotogramma, un video, una pagina nel quale si veda un solo rappresentante di questo governo che mostri –nel proprio passato- un conato di libertà, di amore e passione civile, una dichiarazione di intenti democratici, magari per due giorni trent’anni fa, uno sbandamento umano, una caduta, un errore di gioventù, un impennata, un sussulto vitale. Niente. Carriere ereditate con facilità, attraverso conoscenze e appoggi familiari collaudati nel tempo, tutti –nessuno escluso- provenienti da famiglie che hanno appoggiato il fascismo e che negli anni’50 sono corsi sotto l’ombrello protettivo del vaticano che li ha ben ripagati. Si sono costruiti solide posizioni di comando sotto la peggiore Democrazia Cristiana, poi con i più corrotti tra i socialisti, poi a fianco di Silvio Berlusconi.
E’ un fatto umano, viscerale, caratteriale, la mia ferma opposizione a questi signori.
Sono sempre stato, sono e sarò sempre un fiero sostenitore dei diritti libertari nati dalla rivoluzione francese, che accreditano l’individuo del sacrosanto diritto di conquistarsi un posto legittimo nella società sulla base dei suoi meriti e delle sue competenze acquisite grazie allo studio, all’applicazione, all’esercizio dell’autodisciplina, al lavoro, alla sua abilità, al talento, e non alla rendita di nascita.
Alcide De Gasperi (non dico Trotsztkij) avrebbe considerato Mario Monti un pusillanime inetto. Nel 1952 ebbe il coraggio di dire un secco no al papa “io rappresento le istanze del popolo italiano e mi occupo dei problemi e delle esigenze della loro pancia, Vostra Santità si occupi dei problemi della loro anima: diamo a Cesare ciò che è di Cesare” e disse no alla parte più retriva della società italiana e dovendo fare qualcosa per far uscire l’Italia dal medioevo e dalla catastrofe provocata dal fascismo, varò una “definitiva” riforma agraria che fece fare un balzo di 50 anni alla Repubblica Italiana, insieme ai socialisti, ai comunisti, ai repubblicani, ai liberali, ai socialdemocratici, alla parte più illuminata e riformista dei cattolici. Quella sì che fu una liberalizzazione che funzionò. Eccome.
Questo governo mi ha fatto diventare umanamente simpatico perfino Ignazio La Russa che qualche giorno fa sosteneva (con mia fiera opposizione politica ma con comprensione umana) “sì è vero sono stato fascista in gioventù e Almirante era il mio idolo, e andavo a picchiare i comunisti, ero una testa calda, ci credevo. Per me la democrazia, il confronto dialettico con l’opposizione, il rispetto per l’oppositore politico non esisteva. Sono aspetti che ho imparato crescendo e maturando. Me li sono conquistati strada facendo”.
Almeno è umano. Quindi, riesco a comprenderlo pur opponendomi a lui.
Io, un individuo come Mario Monti che in data 24 gennaio 2012 dichiara alla stampa “la crisi dell’euro non c’è” e poi “l’Italia è cambiata e sta sulla strada dell’uscita dalla recessione, è ormai lanciata verso la crescita e lo sviluppo” e non contento del suo delirio aggiunge “sono davvero soddisfatto dei complimenti che ricevo da tutti per l’ottimo lavoro che il mio esecutivo sta svolgendo”, un individuo del genere io non lo comprendo se non rubricando le sue parole nel campo della psicopatologia sociale.
Veniamo alla sintesi della stampa estera sull’Italia che ho preparato per i miei lettori.
Quella che la truppa mediatica non fa sapere per far credere ai gonzi che è tutto a posto, che stanno varando le liberalizzazioni, che l’Italia si riprenderà e che il governo sta facendo il bene del paese.
Cominciamo con la breve citazione di una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Welt per il webblog “Welt Online”, a firma Thomas Schmid, riportata per intero sul giornale italiano “Il Fatto quotidiano” in data 24 gennaio 2012. L’intervista è lunghissima e vi consiglio di andare a leggervela tutta nell’edizione on-line. Qui c’è un breve estratto.
Testata: Welt Online
Autore: Thomas Schmid
Data di pubblicazione: 11.01.2012
Traduzione di Sebastian Heinrich e Mirko Bischofberger per Il Fatto Quotidiano.
Il nuovo capo del governo italiano Mario Monti non è soltanto un politico, ma soprattutto un esperto di economia. Nella Germania Monti vede un esempio per l’Italia.
Welt Online: Presidente, il suo mestiere principale, a cui ha detto di voler tornare, è quello di economista. Cosa dice il Professor Monti dell’attuale crisi finanziare e della crisi dell’Euro?
Mario Monti: Posso soltanto ribadire ciò che il Professor Monti ripete da tempo. E cioè che innanzitutto la crisi dell’Euro non esiste. L’Euro è ancora molto forte – grazie soprattutto alla Banca Centrale Europea e all’indipendenza di quest’ultima.
Welt Online: Questa crisi quanto è legata all’Europa?
Monti: Dobbiamo finalmente imparare che questa crisi non è la conseguenza di un difetto del modello europeo, ma che viene dagli Stati Uniti. In Europa – e questo fa parte della nostra storia di successo – questa crisi non avrebbe potuto nascere. Virtualmente l’Europa si trova in una situazione eccellente. Dobbiamo soltanto comprendere e accettare questo fatto.
Welt Online: E gli italiani sostengono il suo programma di dolorose riforme?
Monti: Lo sostengono eccome! La grande maggioranza degli italiani sta dimostrando una maturità politica che molti non avrebbero creduto possibile. E mi fa piacere dirlo ai lettori tedeschi: gli italiani sono molto meno lontani da quello che in Germania si chiama cultura della stabilità di quanto in tanti sospettino.
Welt Online: E gli italiani sostengono la sua politica di tagli dolorosi?
Monti: I sondaggi mostrano chiaramente che questo governo insolito, che non può offrire regali di nessun tipo, gode di uno straordinario sostegno da parte dei cittadini. Sebbene nulla di ciò che facciamo sia gradevole, ai cittadini interessano serietà e sincerità – poi sono anche disposti a fare sacrifici.
Welt Online: Lei chiede sacrifici agli italiani perché costretto dall’Unione Europea?
Monti: Assolutamente no. Non ho mai detto agli italiani che questi sacrifici sono necessari perché li vuole l’UE.
Welt Online: Lei è a favore degli Eurobond, la Signora Merkel è contraria. Cambierà la sua opinione, a breve o a lungo termine?
Monti: Questo tema non sarà al centro delle nostre consultazioni.
Welt Online: Ma sarà sicuramente un argomento importante nel corso dei colloqui con lei e gli altri che si terranno nelle settimane e nei mesi a venire.
Monti: Ha ragione. Ma gli Eurobond non devono essere uno strumento per evitare o mettere a repentaglio la disciplina nei conti pubblici.
Welt Online: Per tornare alla politica interna dell’Italia: uno dei tanti problemi del suo paese sono le retribuzioni estremamente alte dei parlamentari. Il capo degli stenografi del parlamento italiano guadagna poco meno del Re di Spagna. In che modo vuole riuscire a tagliare questi privilegi?
Monti: Un momento, lo stenografo non è un deputato, ma un impiegato..
Welt Online: …lo so. Lo prendo solo come esempio per dimostrare che l’apparato politico in Italia costa troppo.
Monti: È vero. Le spese per i parlamentari in Italia, come negli altri paesi europei, vengono stabilite dal parlamento. Il governo ha solo un’influenza limitata su questo.
Welt Online: Come vuole risolvere il problema più grande dell’Italia, la corruzione?
Monti: La corruzione non è solo un problema italiano – anche se è vero che da noi rappresenta un problema particolarmente grave. Sono convinto che il miglior modo di combattere la corruzione sia favorire la competizione. La corruzione cresce rigogliosa laddove ci sono i monopoli e manca la concorrenza. Più competizione significa meno spazio per la corruzione. Più coerentemente seguiamo gli standard europei nelle gare di appalto, più riduciamo lo spazio che rimane alla corruzione.
Welt Online: Durante la lunga era Berlusconi l’Italia era un paese ideologicamente diviso in modo netto e inconciliabile. Il suo governo riuscirà a riunificare e riconciliare l’Italia?
Monti: Al momento in Italia c’è un sentimento di unità forte come non lo era da molto tempo.
Personalmente non trovo nessun riscontro tra le sue parole e la realtà.
La crisi dell’euro è sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Monti la nega.
La corruzione è il cancro dell’Italia. Monti la nega sostenendo che esiste dovunque e dichiarando che la corruzione si batte favorendo la competizione invece che facendo arrestare i truffatori e i criminali all’interno dei partiti che lo sostengono.
Monti sostiene che l’Italia è forte e unita. Dalla cosiddetta padania alla Sicilia, dalla Calabria al Piemonte mai, come in questo momento, l’Italia è stata così divisa e lacerata. E non è mai stata così debole politicamente e così in crisi economicamente da 50 anni a questa parte.
Monti sostiene che gli italiani approvano addirittura con entusiasmo le sue manovre. Non esiste categoria di lavoratori che in questo momento lo appoggi.
Ma vediamo che cosa scrivono su di noi e su Monti nel resto del mondo.
Cominciando dalla Germania, dove Mario Monti sostiene un giorno sì e un giorno no che lo fermano per strada per applaudirlo e fargli i complimenti.
Repubblica di Germania.
“I deficit di bilancio di paesi come l’Italia sono originati dal fatto che molte delle attività industriali che hanno prodotto nel passato i redditi su cui è stato costruito il sistema di welfare non sono più competitive sui mercati internazionali e hanno quindi smesso di esportare, prima, e di produrre, poi; mentre i loro prodotti sono stati sostituiti da quelli di importazione dai paesi di nuova industrializzazione. L’intero “sistema paese” contribuisce alla perdita di competitività con l’elefantiasi della pubblica amministrazione, l’antica e superata regolamentazione del fattore lavoro, l’inefficienza della giustizia civile, il peso del welfare., la gigantesca massa di corruzione perpetrata dai partiti politici sia di destra che di sinistra che sta uccidendo le imprese e il lavoro. E, nel caso dell’Italia, il mancato adeguamento delle infrastrutture, a causa di decenni di paralisi dovuta all’eccessivo indebitamento dello Stato causato appunto, dalle dette inefficienze e dalla mancanza di una lotta contro la criminalità organizzata.
Guardando alle misure finora varate dal governo Monti, si deve osservare che solo la riforma delle pensioni agisce chiaramente nella direzione di ridare efficienza al sistema (ma penalizzando i consumi), mentre tutte le altre misure di aggravio delle tasse servono solo per far cassa senza incidere sulla efficienza del sistema. La riduzione dei costi della politica, compresa l’abolizione delle provincie e la riduzione del numero dei parlamentari, sarebbe stata positiva, e l’aspettavamo, ma è di la da venire. Su questo, da parte di Monti neppure una parola. La riforma della regolamentazione del lavoro è per ora una pia intenzione e solo l’atmosfera di grave crisi (e la tenacia di Marchionne) ha portato i sindacati a trattare la riforma del contratto di lavoro della Fiat, realizzando così un passo avanti per ridare competitività ad un importante settore industriale (ma uno dei sindacati è ancora schierato a difendere schemi non più sostenibili). Non si vede la radicale riforma della giustizia civile necessaria per ridare certezza ai diritti e recuperare la fiducia degli investitori esteri. Gli investimenti nelle strutture sono ridotti al minimo a causa delle difficoltà di finanziamento e delle miopi contestazioni dei “Non nel mio giardino”. E l’aggravarsi delle tassazioni induce molte imprese a studiare nuove delocalizzazioni.
Quanto alle privatizzazioni annunciate come altra misura di risanamento, dubito che siano la soluzione miracolosa che ridarà efficienza al sistema.. I miglioramenti della gestione dei servizi potrebbero essere ottenuti anche mantenendo la proprietà pubblica se si sapesse sottrarre le gestioni dalle ingerenze politico-clientelari. Resta allora anche qui la sola funzione di far cassa.
Siamo quindi lontano dall’obbiettivo del recupero della competitività e credo che la crisi generata dalla globalizzazione si protrarrà a lungo, con alti e bassi ed episodi ricorrenti di nuove strette. L’Italia dovrebbe far leva sulla posizione geografica e su una posizione politica da ricostruire facendo leva su antichi meriti nelle relazioni con i paesi emergenti, per sviluppare relazioni speciali con molti di quei paesi, capaci di generare scambi, sviluppo e reddito.
Ma non sembra proprio che Mario Monti sia in grado di operare, perché non sembra aver capito affatto neppure la natura del problema.
“Europe’s deadly transition from social democracy to oligarchy” apparso il 13 Dicembre 2011 su Frankfurter Allgemeine Zeitung con il titolo “Der Krieg der Banken gegen das
Volk”
Dal Sudamerica. Repubblica Argentina.
Un rapporto rivela che in Italia la corruzione è il maggior agente economico del paese: fattura milioni di euro. E Mario Monti è incapace di lottare contro la criminalità organizzata.
La crisi economica e finanziaria mondiale rovescia i governi, scuote le famiglie, fa disperare i giovani e porta sull’orlo del collasso le imprese. Tuttavia gioca a favore della mafia, il cui denaro sporco diventa sempre più appetibile. Tutto questo e molto altro è emerso ieri [10 gennaio 2012] da un rapporto della Confersercenti-SOS Impresa, il quale ha confermato che la cosiddetta Mafia SpA continua ad essere il maggiore agente economico italiano, in grado di fatturare più di 100.000 milioni di euro, equivalente circa al 7% del PIL del paese. Una quantità enorme di denaro che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Il rapporto ha rivelato anche che la crisi ha portato a un aumento delle vittime dell’usura, uno dei nuovi crimini della mafia.
“La crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l’economia legale e fomenta quella illegale. Lo Stato si è impegnato, ma serve un cambio di passo delle istituzioni: niente sponde politiche, niente appalti, assunzioni, investimenti all’ombra della criminalità” afferma Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, una delle maggiori associazioni di imprese d’Italia.
Il rapporto intitolato “Le mani della criminalità sulle imprese”, contiene dati allarmanti: le piccole e medie imprese subiscono una media di 1.300 reati al giorno, circa 50 all’ora, quasi uno al minuto (tra cui usura, estorsione, ricatti, furti e rapine, frode, contrabbando, pirateria, abusi).
Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di almeno un reato, cioè un quinto di quelli in attività. In questo momento di crisi, la Mafia S.p.A. è l’unico soggetto economico-imprenditoriale che può fare investimenti, evidenzia il rapporto, che parla di una mafia camaleonte che deve ridisegnare continuamente le proprie strategie economiche e finanziarie per sfuggire alla giustizia. I clan mafiosi mantengono una strategia di scarsa esposizione, da un lato, e dall’altro cercano di consolidare i loro territori di influenza tradizionale e di espandersi al di là dei confini regionali e nazionali. Secondo lo studio, le attività di reinvestimento e riutilizzo del denaro non hanno solo la doppia funzione di raddoppiare le entrate e riciclare il denaro sporco.
Diventano anche strategiche per sfuggire alle attività repressive sul fronte patrimoniale. Da lì, il volto camaleontico del nuovo manager mafioso, in grado di esprimere contemporaneamente intimidazione e affidabilità, violenza e fiuto per gli affari.
Il rapporto pone l’accento sul fatto che grazie alla connivenza e alla collusione con il mondo politico e amministrativo e con professionisti senza scrupoli, le mafie si sono radicate nel centro e nel Nord Italia, le zone più ricche del paese. Da lì controllano la quasi totalità del gioco d’azzardo, anche legale, il commercio dei rifiuti, soprattutto se tossici e nocivi, e l’edilizia. La criminalità organizzata si è infiltrata anche in settori nuovi, come quello sanitario (amministrando cliniche private, centri diagnostici, case di riposo per anziani, servizi per disabili e mense); quello sportivo (con la gestione di club di dilettanti, centri sportivi e di scommesse clandestine); nei trasporti e nella logistica e nei servizi di vigilanza dei locali notturni.
L’usura in aumento
Alimentata dalla crisi economica, inoltre, l’usura continua a crescere in silenzio, diventando un vero affare per le mafie. Secondo il rapporto 190.000 imprese hanno dovuto chiudere i battenti in tre anni (dal 2008 al 2011) a causa di debiti o usurai.
Il numero dei commercianti convolti nei giri di usura è stimato attorno ai 200.000. Con la crisi è aumentato anche il numero degli usurai, che da 25.000 si stima siano passati a 40.000. A questo proposito il rapporto sottolinea un cambiamento di mentalità: una volta i boss consideravano l’usura un’attività deprecabile, mentre adesso non più. “La crisi contribuisce a questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati fuori del mercato”, spiega.
Il rapporto conclude affermando che “L’usura permette alla mafia di offrire un servizio funzionale, per accrescere il consenso sociale, per continuare ad affermare un criterio di sovranità nei luoghi in cui agisce; in secondo luogo, svolge una funzione alternativa al riciclaggio, consente di costruire legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che permettono di realizzare quello che tecnicamente viene chiamato laundering, cioè quella fase che mira ad allontanare quanto più possibile i capitali dalla loro origine illecita”.
Il governo Monti non è stato in grado di prendere atto dell’attuale situazione né tantomeno formulare idee, progetti o manovre per arginare questa tragedia economica.
[Articolo originale "La crisis alimenta los negocios de la mafia italiana" di Elisabetta Piqué la Nacion. Buenos Aires]
Se ciò che conta è l’importo finale che entra in tasca, un deputato italiano vive come un re. Beati loro. Se è francese o tedesco se la passa come un principe, e se il deputato è spagnolo, è il più povero. In cifre, l’italiano si porta a casa in totale 18.776,30 euro lordi al mese, il francese13.928,20, il tedesco 12.625,40 e lo spagnolo 4.637,80.
Molti Onorevoli protestano, sostenendo che queste cifre devono essere scorporate, documentate e distribuite, in maniera che sia chiaro che alla fine del mese prendono solo circa 5.000 euro netti. Se un italiano dice “Un momento! Dobbiamo analizzare la questione” e l’interlocutore gli dà spazio, è finita. Perciò i social network del Paese non li lasciano parlare. Al punto che ieri il cattolico Rocco Buttiglione, vice presidente della Camera dei Deputati, è rimasto disorientato e ha detto: ”Non è questo il momento per i Parlamentari di chiudersi in difesa dei propri privilegi e neanche dei propri diritti”.
In estate, quando il governo Berlusconi approvò tre piani di risanamento in tre mesi consecutivi, i parlamentari tirarono un sospiro di sollievo perché i tagli non riguardavano l’esecutivo. La stampa e la gente protestarono e vennero fuori titoli come “I parlamentari resistono” e “La casta non soffre la crisi”, e sui social network vennero pubblicati nel dettaglio i menù del Senato, dove per 6,70 € si poteva pranzare decentemente. I presidenti di Camera e Senato annunciarono che, per essere corretti, avrebbero creato una commissione per studiare possibili tagli. Fu un altro sospiro di sollievo, dato che le commissioni sono solite prendersi molto tempo per i loro studi. Tuttavia, puntuale come un TAV giapponese, la Commissione ha presentato il suo regalo il 31 dicembre.
L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) presieduto da Enrico Giovannini, ha elaborato varie tabelle comparative tra sette paesi della zona euro. Si prendono in considerazione stipendi, indennità, trasporto, spese di rappresentanza e altri criteri minori. I ricavi totali dei deputati italiani ammontano a quasi 19.000 euro al mese. La Commissione spiega in 37 pagine che non è riuscita a ottenere una media dei salari nella zona euro, perché la composizione dei salari e dei bonus è differente in ogni paese.
Per esempio un deputato di Roma può contare tra le sue entrate, su 3.690 euro al mese per spese di rappresentanza e collaboratori, mentre il suo collega francese ne riceve 6.412. “I francesi guadagnano di più” replicano soddisfatti a Roma. Tuttavia c’è un trucco: i collaboratori e le spese di rappresentanza del francese sono pagate direttamente agli interessati, mentre a Roma i soldi li riceve il deputato che, senza doverli giustificare, può non avere collaboratori e tenerseli. Inoltre può detrarre l’importo nella dichiarazione dei redditi.
Lo stesso vale per i trasporti. Se a un deputato del Parlamento spagnolo danno 0,25 euro per chilometro e 250 euro al mese per i taxi, un italiano ha il diritto di viaggiare gratis per terra, mare ed aria. Il suo collega tedesco può utilizzare solo vetture ufficiali e solo a Berlino, mentre il francese può permettersi un taxi, ma deve presentare la ricevuta. Gli austeri calvinisti e riformati olandesi possono viaggiare con la loro auto o il taxi soltanto se per il tragitto non passa il trasporto pubblico, nel qual caso, riceverebbero solo 0,09 € per chilometro.
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori del bestseller La Casta, si chiedevano ieri sulle pagine del Corriere della Sera: “Come si può sostenere un sistema in cui uno stenografo (parlamentare) arriva a guadagnare più del Re di Spagna?” La questione porterebbe agli stipendi e ai bonus della più alta retribuzione di uno stenografo del Senato, prossima ai 290.000 euro annui lordi, e alle pensioni degli Onorevoli. Ma questo non faceva parte dello studio della commissione.
Né tantomeno delle manovre del governo dove non compare nessun taglio alle spese, ai proventi e agli stipendi dei parlamentari. In Italia, i privilegi restano inalterati.
Forse per questo i nostri bonos vanno molto meglio de loro bpt.
L’affrettata e maldestra unità d’Italia conseguita nel XIX secolo, seguita dell’era fascista e dalla sconfitta nella seconda Guerra Mondiale nel XX secolo, in effetti ha lasciato il paese privo di senso nazionalistico. Forse la cosa non avrebbe avuto importanza se lo stato post fascista si fosse rivelato un buon direttore d’orchestra dell’economia, ma anche e soprattutto se i cittadini avessero potuto identificarsi e avere fiducia in esso. Ma in questi ultimi 60 anni, la Repubblica italiana non è riuscita ad assicurare una dirigenza efficace, ad affrontare la corruzione, a salvaguardare l’ambiente, neppure a proteggere i propri cittadini dall’oppressione e dalla violenza della mafia, della camorra e di altre organizzazioni criminali. Oggi, nonostante abbia le carte vincenti per farlo, la Repubblica si mostra incapace di tenere le redini dell’economia. Le manovre di Mario Monti sono inutili.
I fallimenti politici ed economici del governo non sono le sole cause del malessere che ormai minaccia la sopravvivenza italiana. La struttura portante della nazione presenta alcuni difetti collegati alle circostanze nelle quali è nato il Paese. La Lega Nord, la terza forza politica italiana, dichiarò che il 150° anniversario dell’unità del Paese, nel mese di marzo 2011, non doveva essere considerato un giorno di festa, ma di lutto. Questo partito non è solo un’aberrazione isolata. La sua xenofobia – e persino il suo razzismo – verso il sud dimostra che l’Italia non si è mai considerata un vero paese unificato. L’attuale governo Monti si comporta come se tutto ciò non esistesse.
E, se l’Italia ha un futuro come nazione unita dopo la crisi, dovrà accettare la realtà della sua nascita problematica e costruire un nuovo modello politico che prenda in considerazione il suo regionalismo intrinseco e millenario. Se stavolta non sarà come la vecchia Italia formata dall’unione di comuni repubblicani, ducati e principati, almeno che sia uno stato federale che rispetti le caratteristiche essenziali della sua storia. O quantomeno cominci a rispettare qualche regola democratica.
[Articolo originale "L'Italie, la fin originelle" di David Gilmour]
“L’Italia è ingovernabile? Più che altro è incomprensibile. O meglio, sono i cittadini a non essere comprensibili. Molti italiani considerano il loro governo come qualcosa che non li aiuta e che va evitato il più possibile. Ma la cosa curiosa è che continuano a votare per i suoi membri. Protestano, si arrabbiano, contestano ma poi finiscono per dare il voto sempre alle stesse persone, proprio quelle contro le quali sostengono di voler combattere. Il nuovo governo non sta facendo nulla che possa aiutare l’economia. Anzi. Aumenterà la recessione. E’ a dir poco clamoroso che a venti ore di distanza dalla dichiarazione del segretario del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde (“L’Italia nel 2012 sarà in piena recessione con una diminuzione del pil del 2,2%”) l’attuale primo ministro abbia sostenuto che, invece “grazie alle misure del mio governo scatta la ripresa che determinerà un aumento del pil anche nell’ordine del 10%”. Forse in Italia si sono dimenticati che l’economia, i bilanci e la gestione delle imprese non sono un optional. Vanno fatti i conti. In Italia vivono in attesa di un miracolo. Monti fa credere che lo sta organizzando”
Wall Street Journal. 20 Gennaio 2012. Frank Pierce
Ciò che per me resta incomprensibile e diventa sempre più incomprensibile ogni giorno che passa è come sia possibile che questo ragioniere robotico sia riuscito a convincere tutti (ma soltanto in Italia) che tutto va bene, che lui sta facendo il bene del paese e come sia riuscito a convincere sia la destra che la sinistra ad appoggiarlo.
Non esiste un organo di stampa al mondo che abbia promosso le misure di Mario Monti. Eppure, in Italia, con l’unica eccezione de Il Fatto quotidiano, tutta la stampa e l’intero sistema mediatico sostengono di aver ricevuto un plauso planetario. Non è vero.
Chi lo difende (a sinistra) sostiene che Monti sta liberalizzando il paese, usando argomentazioni molto specifiche e tecnicistiche. Un professore che insegna informatica all’università, un giornalista attendibile che ha un suo blog e collabora a Il Fatto quotidiano, sostiene, invece (prove alla mano) che invece è tutto finto perché le manovre contengono dei trucchi tali per cui hanno spostato le date e stanno, invece, facendo passare unicamente delle leggi per imbavagliare la rete. Il docente in questione si chiama Guido Scorza. Se andate a cercare i suoi articoli vi spiega punto per punto –con parole semplici, dati certi e a tutti comprensibili- come le cosiddette liberalizzazioni non liberalizzano un bel nulla.
Qui di seguito, un estratto per noi tutti che lavoriamo con il web di un suo particolare contributo davvero meritevole che è stato pubblicato qualche giorno fa su il Fatto Quotidiano. .
Per essere ricchi, nella società dell'informazione, non serve più possedere ma basta poter accedere. È un cambio di paradigma con pochi precedenti nella storia al quale, almeno culturalmente, siamo tutti egualmente impreparati.
Prof. Guido Scorza
Secondo me il vero idolo di Mario Monti è Diego Maradona, l’unica persona al mondo –oltre al papa- che parla di sé in terza persona senza che gli ridano in faccia.
Il nostro baldo ragionier robotico ci prova anche lui.
Lo capisco. Soprattutto per il fatto che presiede un governo che ha già battuto diversi record penosi, non ultimo dei quali quello di avere il più alto numero di nobili aristocratici di lignaggio, non eletti dal popolo, alcuni dei quali pretendono di essere chiamati “Vostra Signoria” (dico sul serio) non potendo godere dell’appellativo di “onorevole” dato che non lo sono. Anche se godono degli stessi privilegi e benefici. Basterebbe soltanto questo per avere seri dubbi sugli intenti democratici dei suoi programmi.
Per quale motivo un gruppo di aristocratici, i quali, non appena si chiede loro una sintetica biografia, dicono tutti la stessa cosa –come i robot- “la mia famiglia è di alto lignaggio” pensando così di intimorire l’interlocutore, tutti con identico curriculum vitae e diversi stipendi, persone che hanno praticato per l’intera esistenza l’esercizio del privilegio anti-democratico, che hanno usufruito di rendite di posizione, che appartengono tutti –nessuno escluso- a corporazioni chiuse e grette, nessuno dei quali sa nulla delle esigenze del popolo italiano, perché non esiste un rigo, un fotogramma, un video, una pagina nel quale si veda un solo rappresentante di questo governo che mostri –nel proprio passato- un conato di libertà, di amore e passione civile, una dichiarazione di intenti democratici, magari per due giorni trent’anni fa, uno sbandamento umano, una caduta, un errore di gioventù, un impennata, un sussulto vitale. Niente. Carriere ereditate con facilità, attraverso conoscenze e appoggi familiari collaudati nel tempo, tutti –nessuno escluso- provenienti da famiglie che hanno appoggiato il fascismo e che negli anni’50 sono corsi sotto l’ombrello protettivo del vaticano che li ha ben ripagati. Si sono costruiti solide posizioni di comando sotto la peggiore Democrazia Cristiana, poi con i più corrotti tra i socialisti, poi a fianco di Silvio Berlusconi.
E’ un fatto umano, viscerale, caratteriale, la mia ferma opposizione a questi signori.
Sono sempre stato, sono e sarò sempre un fiero sostenitore dei diritti libertari nati dalla rivoluzione francese, che accreditano l’individuo del sacrosanto diritto di conquistarsi un posto legittimo nella società sulla base dei suoi meriti e delle sue competenze acquisite grazie allo studio, all’applicazione, all’esercizio dell’autodisciplina, al lavoro, alla sua abilità, al talento, e non alla rendita di nascita.
Alcide De Gasperi (non dico Trotsztkij) avrebbe considerato Mario Monti un pusillanime inetto. Nel 1952 ebbe il coraggio di dire un secco no al papa “io rappresento le istanze del popolo italiano e mi occupo dei problemi e delle esigenze della loro pancia, Vostra Santità si occupi dei problemi della loro anima: diamo a Cesare ciò che è di Cesare” e disse no alla parte più retriva della società italiana e dovendo fare qualcosa per far uscire l’Italia dal medioevo e dalla catastrofe provocata dal fascismo, varò una “definitiva” riforma agraria che fece fare un balzo di 50 anni alla Repubblica Italiana, insieme ai socialisti, ai comunisti, ai repubblicani, ai liberali, ai socialdemocratici, alla parte più illuminata e riformista dei cattolici. Quella sì che fu una liberalizzazione che funzionò. Eccome.
Questo governo mi ha fatto diventare umanamente simpatico perfino Ignazio La Russa che qualche giorno fa sosteneva (con mia fiera opposizione politica ma con comprensione umana) “sì è vero sono stato fascista in gioventù e Almirante era il mio idolo, e andavo a picchiare i comunisti, ero una testa calda, ci credevo. Per me la democrazia, il confronto dialettico con l’opposizione, il rispetto per l’oppositore politico non esisteva. Sono aspetti che ho imparato crescendo e maturando. Me li sono conquistati strada facendo”.
Almeno è umano. Quindi, riesco a comprenderlo pur opponendomi a lui.
Io, un individuo come Mario Monti che in data 24 gennaio 2012 dichiara alla stampa “la crisi dell’euro non c’è” e poi “l’Italia è cambiata e sta sulla strada dell’uscita dalla recessione, è ormai lanciata verso la crescita e lo sviluppo” e non contento del suo delirio aggiunge “sono davvero soddisfatto dei complimenti che ricevo da tutti per l’ottimo lavoro che il mio esecutivo sta svolgendo”, un individuo del genere io non lo comprendo se non rubricando le sue parole nel campo della psicopatologia sociale.
Veniamo alla sintesi della stampa estera sull’Italia che ho preparato per i miei lettori.
Quella che la truppa mediatica non fa sapere per far credere ai gonzi che è tutto a posto, che stanno varando le liberalizzazioni, che l’Italia si riprenderà e che il governo sta facendo il bene del paese.
Cominciamo con la breve citazione di una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Welt per il webblog “Welt Online”, a firma Thomas Schmid, riportata per intero sul giornale italiano “Il Fatto quotidiano” in data 24 gennaio 2012. L’intervista è lunghissima e vi consiglio di andare a leggervela tutta nell’edizione on-line. Qui c’è un breve estratto.
Testata: Welt Online
Autore: Thomas Schmid
Data di pubblicazione: 11.01.2012
Traduzione di Sebastian Heinrich e Mirko Bischofberger per Il Fatto Quotidiano.
Il nuovo capo del governo italiano Mario Monti non è soltanto un politico, ma soprattutto un esperto di economia. Nella Germania Monti vede un esempio per l’Italia.
Welt Online: Presidente, il suo mestiere principale, a cui ha detto di voler tornare, è quello di economista. Cosa dice il Professor Monti dell’attuale crisi finanziare e della crisi dell’Euro?
Mario Monti: Posso soltanto ribadire ciò che il Professor Monti ripete da tempo. E cioè che innanzitutto la crisi dell’Euro non esiste. L’Euro è ancora molto forte – grazie soprattutto alla Banca Centrale Europea e all’indipendenza di quest’ultima.
Welt Online: Questa crisi quanto è legata all’Europa?
Monti: Dobbiamo finalmente imparare che questa crisi non è la conseguenza di un difetto del modello europeo, ma che viene dagli Stati Uniti. In Europa – e questo fa parte della nostra storia di successo – questa crisi non avrebbe potuto nascere. Virtualmente l’Europa si trova in una situazione eccellente. Dobbiamo soltanto comprendere e accettare questo fatto.
Welt Online: E gli italiani sostengono il suo programma di dolorose riforme?
Monti: Lo sostengono eccome! La grande maggioranza degli italiani sta dimostrando una maturità politica che molti non avrebbero creduto possibile. E mi fa piacere dirlo ai lettori tedeschi: gli italiani sono molto meno lontani da quello che in Germania si chiama cultura della stabilità di quanto in tanti sospettino.
Welt Online: E gli italiani sostengono la sua politica di tagli dolorosi?
Monti: I sondaggi mostrano chiaramente che questo governo insolito, che non può offrire regali di nessun tipo, gode di uno straordinario sostegno da parte dei cittadini. Sebbene nulla di ciò che facciamo sia gradevole, ai cittadini interessano serietà e sincerità – poi sono anche disposti a fare sacrifici.
Welt Online: Lei chiede sacrifici agli italiani perché costretto dall’Unione Europea?
Monti: Assolutamente no. Non ho mai detto agli italiani che questi sacrifici sono necessari perché li vuole l’UE.
Welt Online: Lei è a favore degli Eurobond, la Signora Merkel è contraria. Cambierà la sua opinione, a breve o a lungo termine?
Monti: Questo tema non sarà al centro delle nostre consultazioni.
Welt Online: Ma sarà sicuramente un argomento importante nel corso dei colloqui con lei e gli altri che si terranno nelle settimane e nei mesi a venire.
Monti: Ha ragione. Ma gli Eurobond non devono essere uno strumento per evitare o mettere a repentaglio la disciplina nei conti pubblici.
Welt Online: Per tornare alla politica interna dell’Italia: uno dei tanti problemi del suo paese sono le retribuzioni estremamente alte dei parlamentari. Il capo degli stenografi del parlamento italiano guadagna poco meno del Re di Spagna. In che modo vuole riuscire a tagliare questi privilegi?
Monti: Un momento, lo stenografo non è un deputato, ma un impiegato..
Welt Online: …lo so. Lo prendo solo come esempio per dimostrare che l’apparato politico in Italia costa troppo.
Monti: È vero. Le spese per i parlamentari in Italia, come negli altri paesi europei, vengono stabilite dal parlamento. Il governo ha solo un’influenza limitata su questo.
Welt Online: Come vuole risolvere il problema più grande dell’Italia, la corruzione?
Monti: La corruzione non è solo un problema italiano – anche se è vero che da noi rappresenta un problema particolarmente grave. Sono convinto che il miglior modo di combattere la corruzione sia favorire la competizione. La corruzione cresce rigogliosa laddove ci sono i monopoli e manca la concorrenza. Più competizione significa meno spazio per la corruzione. Più coerentemente seguiamo gli standard europei nelle gare di appalto, più riduciamo lo spazio che rimane alla corruzione.
Welt Online: Durante la lunga era Berlusconi l’Italia era un paese ideologicamente diviso in modo netto e inconciliabile. Il suo governo riuscirà a riunificare e riconciliare l’Italia?
Monti: Al momento in Italia c’è un sentimento di unità forte come non lo era da molto tempo.
Personalmente non trovo nessun riscontro tra le sue parole e la realtà.
La crisi dell’euro è sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Monti la nega.
La corruzione è il cancro dell’Italia. Monti la nega sostenendo che esiste dovunque e dichiarando che la corruzione si batte favorendo la competizione invece che facendo arrestare i truffatori e i criminali all’interno dei partiti che lo sostengono.
Monti sostiene che l’Italia è forte e unita. Dalla cosiddetta padania alla Sicilia, dalla Calabria al Piemonte mai, come in questo momento, l’Italia è stata così divisa e lacerata. E non è mai stata così debole politicamente e così in crisi economicamente da 50 anni a questa parte.
Monti sostiene che gli italiani approvano addirittura con entusiasmo le sue manovre. Non esiste categoria di lavoratori che in questo momento lo appoggi.
Ma vediamo che cosa scrivono su di noi e su Monti nel resto del mondo.
Cominciando dalla Germania, dove Mario Monti sostiene un giorno sì e un giorno no che lo fermano per strada per applaudirlo e fargli i complimenti.
Repubblica di Germania.
“I deficit di bilancio di paesi come l’Italia sono originati dal fatto che molte delle attività industriali che hanno prodotto nel passato i redditi su cui è stato costruito il sistema di welfare non sono più competitive sui mercati internazionali e hanno quindi smesso di esportare, prima, e di produrre, poi; mentre i loro prodotti sono stati sostituiti da quelli di importazione dai paesi di nuova industrializzazione. L’intero “sistema paese” contribuisce alla perdita di competitività con l’elefantiasi della pubblica amministrazione, l’antica e superata regolamentazione del fattore lavoro, l’inefficienza della giustizia civile, il peso del welfare., la gigantesca massa di corruzione perpetrata dai partiti politici sia di destra che di sinistra che sta uccidendo le imprese e il lavoro. E, nel caso dell’Italia, il mancato adeguamento delle infrastrutture, a causa di decenni di paralisi dovuta all’eccessivo indebitamento dello Stato causato appunto, dalle dette inefficienze e dalla mancanza di una lotta contro la criminalità organizzata.
Guardando alle misure finora varate dal governo Monti, si deve osservare che solo la riforma delle pensioni agisce chiaramente nella direzione di ridare efficienza al sistema (ma penalizzando i consumi), mentre tutte le altre misure di aggravio delle tasse servono solo per far cassa senza incidere sulla efficienza del sistema. La riduzione dei costi della politica, compresa l’abolizione delle provincie e la riduzione del numero dei parlamentari, sarebbe stata positiva, e l’aspettavamo, ma è di la da venire. Su questo, da parte di Monti neppure una parola. La riforma della regolamentazione del lavoro è per ora una pia intenzione e solo l’atmosfera di grave crisi (e la tenacia di Marchionne) ha portato i sindacati a trattare la riforma del contratto di lavoro della Fiat, realizzando così un passo avanti per ridare competitività ad un importante settore industriale (ma uno dei sindacati è ancora schierato a difendere schemi non più sostenibili). Non si vede la radicale riforma della giustizia civile necessaria per ridare certezza ai diritti e recuperare la fiducia degli investitori esteri. Gli investimenti nelle strutture sono ridotti al minimo a causa delle difficoltà di finanziamento e delle miopi contestazioni dei “Non nel mio giardino”. E l’aggravarsi delle tassazioni induce molte imprese a studiare nuove delocalizzazioni.
Quanto alle privatizzazioni annunciate come altra misura di risanamento, dubito che siano la soluzione miracolosa che ridarà efficienza al sistema.. I miglioramenti della gestione dei servizi potrebbero essere ottenuti anche mantenendo la proprietà pubblica se si sapesse sottrarre le gestioni dalle ingerenze politico-clientelari. Resta allora anche qui la sola funzione di far cassa.
Siamo quindi lontano dall’obbiettivo del recupero della competitività e credo che la crisi generata dalla globalizzazione si protrarrà a lungo, con alti e bassi ed episodi ricorrenti di nuove strette. L’Italia dovrebbe far leva sulla posizione geografica e su una posizione politica da ricostruire facendo leva su antichi meriti nelle relazioni con i paesi emergenti, per sviluppare relazioni speciali con molti di quei paesi, capaci di generare scambi, sviluppo e reddito.
Ma non sembra proprio che Mario Monti sia in grado di operare, perché non sembra aver capito affatto neppure la natura del problema.
“Europe’s deadly transition from social democracy to oligarchy” apparso il 13 Dicembre 2011 su Frankfurter Allgemeine Zeitung con il titolo “Der Krieg der Banken gegen das
Volk”
Dal Sudamerica. Repubblica Argentina.
Un rapporto rivela che in Italia la corruzione è il maggior agente economico del paese: fattura milioni di euro. E Mario Monti è incapace di lottare contro la criminalità organizzata.
La crisi economica e finanziaria mondiale rovescia i governi, scuote le famiglie, fa disperare i giovani e porta sull’orlo del collasso le imprese. Tuttavia gioca a favore della mafia, il cui denaro sporco diventa sempre più appetibile. Tutto questo e molto altro è emerso ieri [10 gennaio 2012] da un rapporto della Confersercenti-SOS Impresa, il quale ha confermato che la cosiddetta Mafia SpA continua ad essere il maggiore agente economico italiano, in grado di fatturare più di 100.000 milioni di euro, equivalente circa al 7% del PIL del paese. Una quantità enorme di denaro che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Il rapporto ha rivelato anche che la crisi ha portato a un aumento delle vittime dell’usura, uno dei nuovi crimini della mafia.
“La crisi è funzionale alla criminalità organizzata, che condiziona l’economia legale e fomenta quella illegale. Lo Stato si è impegnato, ma serve un cambio di passo delle istituzioni: niente sponde politiche, niente appalti, assunzioni, investimenti all’ombra della criminalità” afferma Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, una delle maggiori associazioni di imprese d’Italia.
Il rapporto intitolato “Le mani della criminalità sulle imprese”, contiene dati allarmanti: le piccole e medie imprese subiscono una media di 1.300 reati al giorno, circa 50 all’ora, quasi uno al minuto (tra cui usura, estorsione, ricatti, furti e rapine, frode, contrabbando, pirateria, abusi).
Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di almeno un reato, cioè un quinto di quelli in attività. In questo momento di crisi, la Mafia S.p.A. è l’unico soggetto economico-imprenditoriale che può fare investimenti, evidenzia il rapporto, che parla di una mafia camaleonte che deve ridisegnare continuamente le proprie strategie economiche e finanziarie per sfuggire alla giustizia. I clan mafiosi mantengono una strategia di scarsa esposizione, da un lato, e dall’altro cercano di consolidare i loro territori di influenza tradizionale e di espandersi al di là dei confini regionali e nazionali. Secondo lo studio, le attività di reinvestimento e riutilizzo del denaro non hanno solo la doppia funzione di raddoppiare le entrate e riciclare il denaro sporco.
Diventano anche strategiche per sfuggire alle attività repressive sul fronte patrimoniale. Da lì, il volto camaleontico del nuovo manager mafioso, in grado di esprimere contemporaneamente intimidazione e affidabilità, violenza e fiuto per gli affari.
Il rapporto pone l’accento sul fatto che grazie alla connivenza e alla collusione con il mondo politico e amministrativo e con professionisti senza scrupoli, le mafie si sono radicate nel centro e nel Nord Italia, le zone più ricche del paese. Da lì controllano la quasi totalità del gioco d’azzardo, anche legale, il commercio dei rifiuti, soprattutto se tossici e nocivi, e l’edilizia. La criminalità organizzata si è infiltrata anche in settori nuovi, come quello sanitario (amministrando cliniche private, centri diagnostici, case di riposo per anziani, servizi per disabili e mense); quello sportivo (con la gestione di club di dilettanti, centri sportivi e di scommesse clandestine); nei trasporti e nella logistica e nei servizi di vigilanza dei locali notturni.
L’usura in aumento
Alimentata dalla crisi economica, inoltre, l’usura continua a crescere in silenzio, diventando un vero affare per le mafie. Secondo il rapporto 190.000 imprese hanno dovuto chiudere i battenti in tre anni (dal 2008 al 2011) a causa di debiti o usurai.
Il numero dei commercianti convolti nei giri di usura è stimato attorno ai 200.000. Con la crisi è aumentato anche il numero degli usurai, che da 25.000 si stima siano passati a 40.000. A questo proposito il rapporto sottolinea un cambiamento di mentalità: una volta i boss consideravano l’usura un’attività deprecabile, mentre adesso non più. “La crisi contribuisce a questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati fuori del mercato”, spiega.
Il rapporto conclude affermando che “L’usura permette alla mafia di offrire un servizio funzionale, per accrescere il consenso sociale, per continuare ad affermare un criterio di sovranità nei luoghi in cui agisce; in secondo luogo, svolge una funzione alternativa al riciclaggio, consente di costruire legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che permettono di realizzare quello che tecnicamente viene chiamato laundering, cioè quella fase che mira ad allontanare quanto più possibile i capitali dalla loro origine illecita”.
Il governo Monti non è stato in grado di prendere atto dell’attuale situazione né tantomeno formulare idee, progetti o manovre per arginare questa tragedia economica.
[Articolo originale "La crisis alimenta los negocios de la mafia italiana" di Elisabetta Piqué la Nacion. Buenos Aires]
Dal Regno di Spagna. Catalogna.
Deputati all’italiana
di
Rossend Domenech– 22 gennaio 2012.
I parlamentari del paese transalpino guadagnano molto di più dei loro colleghi europei. Uno stenografo del Senato guadagna quanto il Re di Spagna.Se ciò che conta è l’importo finale che entra in tasca, un deputato italiano vive come un re. Beati loro. Se è francese o tedesco se la passa come un principe, e se il deputato è spagnolo, è il più povero. In cifre, l’italiano si porta a casa in totale 18.776,30 euro lordi al mese, il francese13.928,20, il tedesco 12.625,40 e lo spagnolo 4.637,80.
Molti Onorevoli protestano, sostenendo che queste cifre devono essere scorporate, documentate e distribuite, in maniera che sia chiaro che alla fine del mese prendono solo circa 5.000 euro netti. Se un italiano dice “Un momento! Dobbiamo analizzare la questione” e l’interlocutore gli dà spazio, è finita. Perciò i social network del Paese non li lasciano parlare. Al punto che ieri il cattolico Rocco Buttiglione, vice presidente della Camera dei Deputati, è rimasto disorientato e ha detto: ”Non è questo il momento per i Parlamentari di chiudersi in difesa dei propri privilegi e neanche dei propri diritti”.
In estate, quando il governo Berlusconi approvò tre piani di risanamento in tre mesi consecutivi, i parlamentari tirarono un sospiro di sollievo perché i tagli non riguardavano l’esecutivo. La stampa e la gente protestarono e vennero fuori titoli come “I parlamentari resistono” e “La casta non soffre la crisi”, e sui social network vennero pubblicati nel dettaglio i menù del Senato, dove per 6,70 € si poteva pranzare decentemente. I presidenti di Camera e Senato annunciarono che, per essere corretti, avrebbero creato una commissione per studiare possibili tagli. Fu un altro sospiro di sollievo, dato che le commissioni sono solite prendersi molto tempo per i loro studi. Tuttavia, puntuale come un TAV giapponese, la Commissione ha presentato il suo regalo il 31 dicembre.
L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) presieduto da Enrico Giovannini, ha elaborato varie tabelle comparative tra sette paesi della zona euro. Si prendono in considerazione stipendi, indennità, trasporto, spese di rappresentanza e altri criteri minori. I ricavi totali dei deputati italiani ammontano a quasi 19.000 euro al mese. La Commissione spiega in 37 pagine che non è riuscita a ottenere una media dei salari nella zona euro, perché la composizione dei salari e dei bonus è differente in ogni paese.
Per esempio un deputato di Roma può contare tra le sue entrate, su 3.690 euro al mese per spese di rappresentanza e collaboratori, mentre il suo collega francese ne riceve 6.412. “I francesi guadagnano di più” replicano soddisfatti a Roma. Tuttavia c’è un trucco: i collaboratori e le spese di rappresentanza del francese sono pagate direttamente agli interessati, mentre a Roma i soldi li riceve il deputato che, senza doverli giustificare, può non avere collaboratori e tenerseli. Inoltre può detrarre l’importo nella dichiarazione dei redditi.
Lo stesso vale per i trasporti. Se a un deputato del Parlamento spagnolo danno 0,25 euro per chilometro e 250 euro al mese per i taxi, un italiano ha il diritto di viaggiare gratis per terra, mare ed aria. Il suo collega tedesco può utilizzare solo vetture ufficiali e solo a Berlino, mentre il francese può permettersi un taxi, ma deve presentare la ricevuta. Gli austeri calvinisti e riformati olandesi possono viaggiare con la loro auto o il taxi soltanto se per il tragitto non passa il trasporto pubblico, nel qual caso, riceverebbero solo 0,09 € per chilometro.
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori del bestseller La Casta, si chiedevano ieri sulle pagine del Corriere della Sera: “Come si può sostenere un sistema in cui uno stenografo (parlamentare) arriva a guadagnare più del Re di Spagna?” La questione porterebbe agli stipendi e ai bonus della più alta retribuzione di uno stenografo del Senato, prossima ai 290.000 euro annui lordi, e alle pensioni degli Onorevoli. Ma questo non faceva parte dello studio della commissione.
Né tantomeno delle manovre del governo dove non compare nessun taglio alle spese, ai proventi e agli stipendi dei parlamentari. In Italia, i privilegi restano inalterati.
Forse per questo i nostri bonos vanno molto meglio de loro bpt.
L’italia, la fine originale
di
David Gilmour– 4 gennaio 2012Pubblicato in: Les Echos. Francia
L’Italia è in rovina, sia politicamente sia economicamente. Questo governo, semplicemente, non se ne rende conto. Di fronte a un massiccio debito pubblico e alle defezioni all’interno della propria coalizione in Parlamento, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la più importante figura politica al governo dai tempi di Benito Mussolini, a metà novembre ha rassegnato le dimissioni. Ma le preoccupazioni dell’Italia non si riferiscono soltanto alle pietose performance politiche di Berlusconi e alle sue cavolate: nel paese, l’identità nazionale è fragile e sono ormai pochi gli italiani che credono nei suoi miti fondatori. Da qui nascono tutti i problemi.L’affrettata e maldestra unità d’Italia conseguita nel XIX secolo, seguita dell’era fascista e dalla sconfitta nella seconda Guerra Mondiale nel XX secolo, in effetti ha lasciato il paese privo di senso nazionalistico. Forse la cosa non avrebbe avuto importanza se lo stato post fascista si fosse rivelato un buon direttore d’orchestra dell’economia, ma anche e soprattutto se i cittadini avessero potuto identificarsi e avere fiducia in esso. Ma in questi ultimi 60 anni, la Repubblica italiana non è riuscita ad assicurare una dirigenza efficace, ad affrontare la corruzione, a salvaguardare l’ambiente, neppure a proteggere i propri cittadini dall’oppressione e dalla violenza della mafia, della camorra e di altre organizzazioni criminali. Oggi, nonostante abbia le carte vincenti per farlo, la Repubblica si mostra incapace di tenere le redini dell’economia. Le manovre di Mario Monti sono inutili.
I fallimenti politici ed economici del governo non sono le sole cause del malessere che ormai minaccia la sopravvivenza italiana. La struttura portante della nazione presenta alcuni difetti collegati alle circostanze nelle quali è nato il Paese. La Lega Nord, la terza forza politica italiana, dichiarò che il 150° anniversario dell’unità del Paese, nel mese di marzo 2011, non doveva essere considerato un giorno di festa, ma di lutto. Questo partito non è solo un’aberrazione isolata. La sua xenofobia – e persino il suo razzismo – verso il sud dimostra che l’Italia non si è mai considerata un vero paese unificato. L’attuale governo Monti si comporta come se tutto ciò non esistesse.
E, se l’Italia ha un futuro come nazione unita dopo la crisi, dovrà accettare la realtà della sua nascita problematica e costruire un nuovo modello politico che prenda in considerazione il suo regionalismo intrinseco e millenario. Se stavolta non sarà come la vecchia Italia formata dall’unione di comuni repubblicani, ducati e principati, almeno che sia uno stato federale che rispetti le caratteristiche essenziali della sua storia. O quantomeno cominci a rispettare qualche regola democratica.
[Articolo originale "L'Italie, la fin originelle" di David Gilmour]
“L’Italia è ingovernabile? Più che altro è incomprensibile. O meglio, sono i cittadini a non essere comprensibili. Molti italiani considerano il loro governo come qualcosa che non li aiuta e che va evitato il più possibile. Ma la cosa curiosa è che continuano a votare per i suoi membri. Protestano, si arrabbiano, contestano ma poi finiscono per dare il voto sempre alle stesse persone, proprio quelle contro le quali sostengono di voler combattere. Il nuovo governo non sta facendo nulla che possa aiutare l’economia. Anzi. Aumenterà la recessione. E’ a dir poco clamoroso che a venti ore di distanza dalla dichiarazione del segretario del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde (“L’Italia nel 2012 sarà in piena recessione con una diminuzione del pil del 2,2%”) l’attuale primo ministro abbia sostenuto che, invece “grazie alle misure del mio governo scatta la ripresa che determinerà un aumento del pil anche nell’ordine del 10%”. Forse in Italia si sono dimenticati che l’economia, i bilanci e la gestione delle imprese non sono un optional. Vanno fatti i conti. In Italia vivono in attesa di un miracolo. Monti fa credere che lo sta organizzando”
Wall Street Journal. 20 Gennaio 2012. Frank Pierce
Ciò che per me resta incomprensibile e diventa sempre più incomprensibile ogni giorno che passa è come sia possibile che questo ragioniere robotico sia riuscito a convincere tutti (ma soltanto in Italia) che tutto va bene, che lui sta facendo il bene del paese e come sia riuscito a convincere sia la destra che la sinistra ad appoggiarlo.
Non esiste un organo di stampa al mondo che abbia promosso le misure di Mario Monti. Eppure, in Italia, con l’unica eccezione de Il Fatto quotidiano, tutta la stampa e l’intero sistema mediatico sostengono di aver ricevuto un plauso planetario. Non è vero.
Chi lo difende (a sinistra) sostiene che Monti sta liberalizzando il paese, usando argomentazioni molto specifiche e tecnicistiche. Un professore che insegna informatica all’università, un giornalista attendibile che ha un suo blog e collabora a Il Fatto quotidiano, sostiene, invece (prove alla mano) che invece è tutto finto perché le manovre contengono dei trucchi tali per cui hanno spostato le date e stanno, invece, facendo passare unicamente delle leggi per imbavagliare la rete. Il docente in questione si chiama Guido Scorza. Se andate a cercare i suoi articoli vi spiega punto per punto –con parole semplici, dati certi e a tutti comprensibili- come le cosiddette liberalizzazioni non liberalizzano un bel nulla.
Qui di seguito, un estratto per noi tutti che lavoriamo con il web di un suo particolare contributo davvero meritevole che è stato pubblicato qualche giorno fa su il Fatto Quotidiano. .
Sopa italiano, la legge
che minaccia il Web
che minaccia il Web
Irresponsabile, anacronistico, anti-europeo e liberticida: sono questi gli aggettivi che – assieme a molti altri – possono essere utilizzati per definire l’emendamento alla legge comunitaria 2011, con il quale l’on. Fava (Lega Nord) minaccia di attuare, nel nostro Paese, l’infausto progetto – nome in codice Sopa – che il Congresso degli Stati Uniti d’America è stato costretto ad abbandonare dopo lo sciopero della Rete dichiarato, nei giorni scorsi, dai giganti del Web.
L’emendamento, approvato giovedì scorso dalla Commissione per le politiche comunitarie, stabilisce – tra l’altro – che chiunque possa chiedere a un fornitore di servizi di hosting di rimuovere qualsivoglia contenuto pubblicato online da un utente sulla base del semplice sospetto – non accertato da alcuna Autorità giudiziaria né amministrativa – che violi i propri diritti d’autore e che, qualora il provider non ottemperi alla richiesta, possa essere ritenuto responsabile.
Un’inaccettabile forma di privatizzazione della giustizia: la permanenza o meno di un contenuto nello spazio pubblico telematico non dipenderà più dalla decisione di un Giudice ma da una semplice segnalazione – autonoma ed arbitraria – di un singolo.
E’, probabilmente, la più concreta e attuale minaccia per la libertà di espressione sul web registrata negli ultimi anni nel nostro Paese.
Un’iniziativa legislativa evidentemente commissionata al deputato leghista – e a un manipolo di suoi colleghi – dall’industria audiovisiva, unica beneficiaria delle misure draconiane che si vorrebbero introdurre nell’Ordinamento.
Una storia tutta italiana, quella che rischia di aprire le porte del nostro Ordinamento all’emendamento Fava. Una storia di ipocrisia politica, totale assenza di rispetto delle regole dell’Unione Europea e, soprattutto, disinteresse assoluto per il futuro del Paese. Ecco alcune delle spiegazioni di un giudizio tanto severo.
Innanzitutto la circostanza che si stia provando ad approvare delle regole in palese contrasto con la disciplina europea proprio nell’ambito della legge che quella disciplina dovrebbe attuare e recepire, la “legge comunitaria”.
Ma non basta.
Le disposizioni dell’on. Fava – che forse le ritiene un’astuzia politica – sono, infatti, parte del disegno di legge da lui già presentato e di quelli gemelli di alcuni suoi colleghi, che il nostro Governo ha trasmesso lo scorso 18 novembre – così come prescritto dalla disciplina Ue – a Bruxelles, chiedendo alla Commissione di conoscere il suo parere circa la loro compatibilità con l’Ordinamento Europeo.
Il termine entro il quale la Commissione dovrà pronunciarsi scadrà solo il prossimo 20 febbraio, con la conseguenza che, in sostanza, stiamo cercando di approvare delle disposizioni probabilmente in contrasto con la disciplina Ue, prima che la Commissione Europea rilevi tale contrasto e ce lo segnali.
Roba da furbetti del quartiere.
Buon senso, rispetto delle regole e prassi istituzionale vorrebbero, ovviamente, che si aspettasse la risposta della Commissione Europea prima di procedere.
E non è ancora finita.
Il ministro per le politiche europee Enzo Moavero Milanesi, infatti, nel prendere la parola in Commissione, giovedì scorso ha dato parere favorevole al testo del disegno di legge, limitandosi a rilevare che l’emendamento Fava, affrontando “un tema – quello del commercio elettronico – di particolare delicatezza, che incontra sensibilità diverse…, avrebbe meritato di essere affrontato in uno specifico provvedimento”.
Nessun veto, tuttavia, né una parola sulla circostanza che le disposizioni in questione siano oggetto di una richiesta inoltrata dallo stesso Governo italiano a Bruxelles.
Cos’altro aggiungere?
La sensazione è quella che – Governo dei professori o governo del Cavaliere – il Paese rimanga saldamente in mano ad un manipolo di dilettanti allo sbaraglio, prezzolati dai soliti noti delle solite lobby e, soprattutto, totalmente ignoranti e disinteressati a proposito di Internet, futuro e innovazione.
L’emendamento, approvato giovedì scorso dalla Commissione per le politiche comunitarie, stabilisce – tra l’altro – che chiunque possa chiedere a un fornitore di servizi di hosting di rimuovere qualsivoglia contenuto pubblicato online da un utente sulla base del semplice sospetto – non accertato da alcuna Autorità giudiziaria né amministrativa – che violi i propri diritti d’autore e che, qualora il provider non ottemperi alla richiesta, possa essere ritenuto responsabile.
Un’inaccettabile forma di privatizzazione della giustizia: la permanenza o meno di un contenuto nello spazio pubblico telematico non dipenderà più dalla decisione di un Giudice ma da una semplice segnalazione – autonoma ed arbitraria – di un singolo.
E’, probabilmente, la più concreta e attuale minaccia per la libertà di espressione sul web registrata negli ultimi anni nel nostro Paese.
Un’iniziativa legislativa evidentemente commissionata al deputato leghista – e a un manipolo di suoi colleghi – dall’industria audiovisiva, unica beneficiaria delle misure draconiane che si vorrebbero introdurre nell’Ordinamento.
Una storia tutta italiana, quella che rischia di aprire le porte del nostro Ordinamento all’emendamento Fava. Una storia di ipocrisia politica, totale assenza di rispetto delle regole dell’Unione Europea e, soprattutto, disinteresse assoluto per il futuro del Paese. Ecco alcune delle spiegazioni di un giudizio tanto severo.
Innanzitutto la circostanza che si stia provando ad approvare delle regole in palese contrasto con la disciplina europea proprio nell’ambito della legge che quella disciplina dovrebbe attuare e recepire, la “legge comunitaria”.
Ma non basta.
Le disposizioni dell’on. Fava – che forse le ritiene un’astuzia politica – sono, infatti, parte del disegno di legge da lui già presentato e di quelli gemelli di alcuni suoi colleghi, che il nostro Governo ha trasmesso lo scorso 18 novembre – così come prescritto dalla disciplina Ue – a Bruxelles, chiedendo alla Commissione di conoscere il suo parere circa la loro compatibilità con l’Ordinamento Europeo.
Il termine entro il quale la Commissione dovrà pronunciarsi scadrà solo il prossimo 20 febbraio, con la conseguenza che, in sostanza, stiamo cercando di approvare delle disposizioni probabilmente in contrasto con la disciplina Ue, prima che la Commissione Europea rilevi tale contrasto e ce lo segnali.
Roba da furbetti del quartiere.
Buon senso, rispetto delle regole e prassi istituzionale vorrebbero, ovviamente, che si aspettasse la risposta della Commissione Europea prima di procedere.
E non è ancora finita.
Il ministro per le politiche europee Enzo Moavero Milanesi, infatti, nel prendere la parola in Commissione, giovedì scorso ha dato parere favorevole al testo del disegno di legge, limitandosi a rilevare che l’emendamento Fava, affrontando “un tema – quello del commercio elettronico – di particolare delicatezza, che incontra sensibilità diverse…, avrebbe meritato di essere affrontato in uno specifico provvedimento”.
Nessun veto, tuttavia, né una parola sulla circostanza che le disposizioni in questione siano oggetto di una richiesta inoltrata dallo stesso Governo italiano a Bruxelles.
Cos’altro aggiungere?
La sensazione è quella che – Governo dei professori o governo del Cavaliere – il Paese rimanga saldamente in mano ad un manipolo di dilettanti allo sbaraglio, prezzolati dai soliti noti delle solite lobby e, soprattutto, totalmente ignoranti e disinteressati a proposito di Internet, futuro e innovazione.
Si dice che Mario monti e il suo staff sta facendo accordi segreti con la russia e la cina
RispondiEliminaper derubare di nascosto al popolo italiano
le riserve in oro.
Non so bene in che modo ma probabilmente cio è collegato con l'imminente salvataggio delle 5 banche piu indebitate in italia (non vi faccio i nomi ma è abbastanza semplice )
nel frattempo alcuni giornalisti catastrofisti americani, non si sa come gia 2 mesi fa avevano previsto roma messa a ferro e fuoco nel senso letterale del termine.
il caos dei trasporti di questi giorni sembra confermare tale profezia.
Che il ragioniere robotico non stia facendo nulla di quello che dovrebbe è indubbio. Bisogna fare le cose ovvie: lotta all'evasione e alla corruzione (ma con i fatti e non con le chiacchere), aumento dei salari e dei posti di lavoro a tempo indeterminato, taglio da ieri e con effetto retroattivo di tutti i privilegi del comparto statale. Ma detto questo non è che i francesi, gli spagnoli, gli inglesi o gli americani abbiano nulla da insegnarci perchè in 3 anni sono riusciti a fare molto peggio di noi. I tedeschi invece sono stati furbi: sono riusciti ad imporci il marco tedesco solo cambiandogli il nome, ma se andiamo a ben vedere le cose non vanno affatto bene neanche da loro (la Merkel perde tutte le elezioni amministrative finora tenute, un motivo ci sarà o no?).Purtroppo la verità è che quello che in realtà va fatto NESSUNO VUOLE FARLO: controllo stretto e tassato della speculazione a favore delle attività che producono posti di lavoro.Qualcuno mi spieghi come mai 2 anni fa (non 20) il debito pubblico italiano (sostanzialmente invariato) non faceva affatto paura e nessuno si sognava di mettere in discussione la solvibilità del ns paese. Per cui è evidente che tutto questo ha ben altri scopi.
RispondiEliminaEccellente lavoro questo post. Grazie.
RispondiEliminaQuesti giornalisti stranieri parlano dall'alto. Sono cittadini di stati che hanno una logica, una struttura, una organizzazione, dei diritti e ragionano come L'Italia fosse un clone strano del loro paese.
RispondiEliminaCome fa un cittadino inglese, che in caso di bisogno va dalla Social Security si fa dare un assegno sociale e se ne torna a casa lo stesso giorno. Come fa un cittadino americano che come minimo ha i food stamps a immaginare che qui per sopravvivere in caso di bisogno devi andare dal prete.
Come fa un cittadino normale di questi paesi solo ad immaginare che il piu' grande giornale finanziario di Italia usa pagine intere per spiegare come si calcola l'ICI, ad immaginare che milioni
di italiani a casa con la calcolatrice provvedono a fare conti che dovrebbe fare lo steso stato o devono rivolgersi a un professionista che dopo essere stato pagato non ha nessuna responsabilita'.
Dove il welfare che loro conoscono non esiste e non e' mai arrivato.
Dove le leggi sono non solo per categorie, gruppi sociali ma anche ad uso personale. Dove stipendi pubblici non sono pubblici.
Dove stato significa- Hai conoscenze? No. Allora va alla Rute de galope.
Come fa a sapere che qui per un credito bisogna rivolgersi a "qualcun altro ma mai allo stato" creando un secondo stato dentro lo stato che serve a sopravvivere sia ai cittadini sia a preservare quello ufficiale.
Ma come fa un giornalista straniero a dare giudizi che partono da una
normale logica su un paese come questo dove quando entri c'e' scritto= Qui devi imparare tutto da capo, qui finisce la logica che
conosci. Vi e' un'altra, solo per iniziati.
Non ho mai trovato un articolo su qualsiasi giornale del mondo dove si dica: Questi hanno trovato la grande soluzione, un capitalismo di stato completamente privatizzato e completamente chiuso ai non appartenenti.