martedì 10 gennaio 2012

La giunta della camera concede l'arresto di Cosentino, grazie ai voti della Lega Nord.

di Sergio Di Cori Modigliani

Il paese ringrazia, sia chiaro. Ma le menti pensanti lo fanno né più né meno di quanto non lo faccia un pedone quando vede un autobus che si ferma davanti al semaforo rosso. E’ la norma, tutto qui.
Gli applausi e i plausi, questo proprio no.
Perché se è pur vero che questo paese ha bisogno di buone notizie, di sferzate di ritrovata dignità e di coesione nazionale, ma soprattutto e a tutti i costi ha bisogno di accelerare verso il ripristino della legalità democratica, è anche vero che bisogna mantenere salda la salvaguardia della memoria collettiva.  E quindi, non si può, e non si deve  dimenticare.
Tutto ciò per commentare la notizia che la Camera ha votato per l’arresto del deputato Nicola Cosentino, del PDL, accusato dalla magistratura di essere “il referente nazionale a tutti i livelli del clan camorrista dei casalesi”. E lo ha fatto grazie ai voti della Lega Nord, una formazione politica che per dieci anni ha prestato il fianco nella più invereconda, malsana, disgustosa complicità con la parte più criminale della nazione, al fine dichiarato di lucrare, guadagnarsi poltrone, ottenere un facile passaporto per guadagni facili.
Se la Lega Nord intende qualificare la propria decisione attribuendogli un significato politico tale per cui ritiene di poter aspirare a un ruolo di interlocutore democratico, in prima linea nella battaglia contro il malaffare, ha sbagliato i conti.
Chi ha aperto i cancelli del settentrione facilitando l’ingresso dal portone principale per la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra, venendo meno a se stessi e tradendo il patto di fiducia con la brava gente che auspicava un cambiamento di rotta e li aveva votati proprio per questo motivo (non era quello il loro territorio? La cosiddetta “padania”?)  non può né pretendere né esigere una patente di legalità che non merita e che subdolamente tenta disperatamente di guadagnarsi oggi al grido di “abbasso Goldman Sachs e via il governo delle banche” sapendo che si tratta ormai di uno slogan demagogico e populista sfruttato da chiunque voglia ramazzare voti nel disagio collettivo di una nazione spaesata.  Ci potevano pensare prima dimostrando di amare la legalità repubblicana.
Grazie all’appoggio nefasto della Lega Nord, il popolo italiano, negli ultimi dieci anni, è stato testimone di una trasformazione epocale in negativo del nord della nazione, perché nella sedicente “padania” l’alleanza PDL-Lega Nord ha consentito di trasformare il settentrione nel centro propulsivo finanziario delle attività criminali dei mafiosi.
Né plausi né applausi.
E valga per tutte la dichiarazione rilasciata da Nando Dalla Chiesa, il figlio del generale Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla mafia il 3 settembre del 1982, il quale, giustamente, non dimentica.
E lo ricorda a tutti i cittadini.
L’ha pubblicata il sito online del settimanale L’Espresso.
Qui di seguito, ne riporto il brano centrale.
Quasi trent'anni di storia consentono ormai di giudicare il vero rapporto tra la Lega e la giustizia. E l'unica seria conclusione che possiamo trarne è che la legalità è stata per Bossi una pura voce da investimento politico. Per prendere i voti allora, accusando cinicamente di ruberie e di mafiosità anche persone pulite. O per alzare la posta con Berlusconi qualche anno dopo, ai tempi del «mafioso di Arcore». Per andare al potere e da lì diventare l'esercito scelto da schierare alle Termopili contro chiunque volesse marciare su Tangentopoli seconda edizione, o affermare le ragioni del diritto contro Previti o Berlusconi o Cosentino. La Lega assisa al governo per realizzare un federalismo farlocco o una immaginaria "semplificazione dello Stato", è stata in realtà a Roma a fare "Roma ladrona", a tutto adattandosi e tutto coprendo. Mentre in Lombardia, dove governa da vent'anni, ha spianato non le armi ma ogni difesa civile e amministrativa davanti alla 'ndrangheta che colonizzava la 'Padania'.
Questa è l’opinione di un “orfano di Stato”, un nostro concittadino al quale gli hanno sottratto il padre, mandato in prima linea a morire solo come un cane, perché voleva spezzare l’anello di congiunzione tra il sud e il nord nell’unica deriva collettiva dove il settentrione e il meridione si sono incontrati in Italia in questi 150 anni trovandosi in totale accordo: quello dei soldi sporchi e degli affari bassi gestiti dalla manovalanza criminale, un accordo tossico che ha depauperato e tuttora depaupera le migliori risorse sia economiche che umane di questo splendido paese.
Che è il nostro.

E non è la Padania.

In memoriam del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.


4 commenti:

  1. europa, spread, evasione fiscale, liberalizzazioni uno sproloquio di parole
    ma delle mafie a nord non si parla (forse perchè quelli sparano o ti fanno scomparire in un pilastro di cemento ?)

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  2. Bello questo post dr. Jekill!

    Qualche tempo fa su di un muro scrostato di Ponte Olio, nel profondo Nord, al confine tra le province di Bergamo e Brescia, lessi ciò che, proprio per il mezzo con cui veniva trasmesso il messaggio, si potrebbe considerare il degno Epitaffio dei "Duri e puri"

    Lega + Mafia = Cemento!

    ..sbuffi di bianca schiuma nel vasto oceano della storia...

    Ciao Melman

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  3. @Melman

    su di un muro scrostato di Ponte Olio, nel profondo Nord, al confine tra le province di Bergamo e Brescia..

    In pratica le sponde bergamasca e bresciana del lago di Iseo.
    Ed é messaggio veritiero, in tre hanni le hanno rese irriconoscibili ... le giunte leghiste dei comuni che vi affacciano.

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