di Sergio Di Cori Modigliani
· Oggi la Sicilia è di nuovo grondante sangue e l'Inghilterra assiste tranquillamente a queste nuove orge dell'infame Borbone e dei suoi non meno infami favoriti, laici o clericali, gesuiti o uomini d'arme........finalmente dopo le più svariate e contraddittorie informazioni qualche notizia che sembra degna di fede sulla meravigliosa marcia di Garibaldi da Marsala a Palermo. Si tratta invero di una delle più stupefacenti imprese militari del nostro secolo....."
· Karl Marx, articolo giornalistico di cronaca pubblicato sul New York Daily Tribune del 17 maggio 1860.
Era il facebook dell’epoca, l’unico social network disponibile sul mercato dell’informazione libera: la prima pagina dei quotidiani a New York, a Boston, a Washington, le uniche città occidentali nelle quali non si praticava la censura sulla stampa. E Karl Marx, attento conoscitore della realtà sociale d’Europa, era riuscito addirittura –complice buone conoscenze del suo carissimo amico Friedrich Engels- a farsi inviare come inviato speciale a Palermo, in nave da Londra, per controllare di persona che cosa in verità stesse accadendo. Entrambi (sia Marx che Engels) grandiosi sostenitori del nostro Risorgimento, attribuivano un ruolo fondamentale alle lotte dei contadini, degli agricoltori, dei pescatori e soprattutto dei piccoli proprietari di carrette e somarelli (gli autotrasportatori dell’epoca) in Sicilia, vedendo in Giuseppe Garibaldi un solido punto di riferimento militare per combattere quello che loro definivano “l’infame Borbone” (era il Goldman Sachs dell’epoca, con Vienna al centro della finanza europea gestita dalle oligarchie dell’epoca, così com’è oggi Francoforte).
Nella Francia di Napoleone III, in Germania e in parte anche in Inghilterra, invece, le notizie siciliane erano state censurate, considerate di poco rilievo e l’accoglienza festosa riservata ai garibaldini era stata interpretata e definita sia in Prussia che nel sud della Francia –sui giornali di proprietà della nuova aristocrazia oligarchica- come una semplice “rivolta anarchica di briganti, facinorosi e violenti assoldati da capitani di ventura in camicia rossa in cerca di facile gloria e di forzieri da svuotare”.
L’articolo di Karl Marx era stato inviato per posta, dall’Italia, sulla sua carta intestata che gli era stata regalata per il suo compleanno dal suo ricco e solidale fratello di battaglia e di percorso, l’industriale Friedrich Engels, e come logo, aveva impresso sul frontespizio la stessa immagine della carta da lettere di Charles Dickens, di Stendhal, e del giovane Alessandro Manzoni.
E’ l’immagine che voi vedete qui in bacheca.
Tremblez Tyrans!
E’ stata forse l’immagine più diffusa, più forte, più popolare dell’Europa, che ha infiammato le coscienze e alimentato l’immaginario collettivo dei popoli da Lisbona fino a Mosca, che è stata tramandata per almeno cinque generazioni prima di essere spedita in soffitta e sostituita dalla falce e martello alla fine dell’800.
T.T. era la firma che si aggiungeva come post scriptum anche nella posta privata, tanto per chiarire la propria posizione. Era la corrispondenza dei poveri che non potevano permettersi degli amanuensi privati, e tantomeno la copia stampata su carta, molto costosa, e la grandezza della copia dipendeva unicamente dall’ardire di chi abitava nelle case e dalle loro possibilità economiche.
Ma la doppia T era sufficiente per giustificare un arresto da parte della polizia borbonica e soprattutto quella austro-ungarica in tutto il settentrione italiano. Goffredo Mameli, l’autore del nostro inno nazionale, così venne incastrato e arrestato.
Quest’immagine si trovava in ogni casa della borghesia illuminata, in ogni casa d’artista, in ogni casa di massone, in tutta l’Europa della prima metà dell’800.
E’ una immagine del 1793 (ignoro il nome dell’autore) che ha rappresentato il collante e il simbolo di tutti i combattenti per la libertà di pensiero e di esistenza nella nostra Europa.
Riesumarla dal baule della nostra memoria storica, in mezzo a tanti altri cimeli, penso che sia un toccasana per lo spirito e per la mente. Oggi, più necessario che mai.
Soprattutto oggi che, perfino in Italia –il che è tutto dire- la coscienza di massa ha cominciato a prendere atto della tragica situazione nella quale stiamo vivendo, esattamente come i passeggeri del Concordia: abbandonati dai nostri rispettivi comandanti (tutti i leader politici della sinistra democratica, nessuno escluso) in balìa dei flutti (i mercati finanziari) in preda al terrore all’idea dell’affondamento della nave (il ricatto quotidiano dello spread/tasse/recessione/ecc.) in attesa dei soccorsi (gli eurobond, gli investimenti, una politica di welfare e di rilancio degli investimenti per la ripresa) che non arriveranno mai.
Questa è la differenza tra noi e i passeggeri del Concordia.
Noi non vedremo né domani, né tra un mese né tra sei mesi nessun vigile del fuoco, nessun volontario della protezione civile, nessun canotto, traghetto, elicottero.
Nulla. E’ bene prendere atto della realtà così com’è per organizzarci delle scialuppe di salvataggio alternative.
L’immagine simbolica della gigantesca nave (il nostro debito pubblico) appoggiata a 90 gradi su una china scivolosa (la mancanza di una BCE che stampi moneta, stampi eurobond e fornisca direttamente finanziamenti agevolati alle imprese e non alle banche dimenticando l’idiozia suicida del pareggio di bilancio) ha finito per irrompere nell’immaginario collettivo di tutti gli italiani e anche del resto del mondo.
Era dai tempi dell’attentato alle torre gemelle l’11 settembre del 2001 che non c’era un evento della cronaca con immagini così dense di simbolismo come questa sulla prima pagina di tutti i media del pianeta, tutte le televisioni, web, social networks, dovunque e comunque.
E’ diventata una parabola.
In Italia stanno cercando di trasformare questa tragedia in una farsa, come al solito.
E’, rimane, e deve rimanere, invece una tragedia.
E’ un’occasione unica per maturare come popolo e come etnìa.
Nei primissimi anni ’50, con enorme abilità mediatica, si cominciò a trasformare un criminale come Mussolini in un “buffone”, finchè il fascismo venne ridicolizzato, appiattito, denigrato sì ma secondo l’applicazione di un modello farsesco. E Mussolini venne presentato come una specie di clown che si faceva fotografare a petto nudo con la falce in mano, che faceva ginnastica, ecc. Non era un clown. Era un criminale, è diverso.
Idem con lo strapotere oppressivo e dilagante e repressivo del Vaticano, sintetizzato dalla favoletta popolare mediatica di Camillo e Don Peppone, che finiva per presentare i preti militanti di Civiltà Cattolica, allora in prima linea nell’attaccare e reprimere la libertà di pensiero laica e repubblicana, nella grottesca versione di un simpatico buontempone con la tonaca, doppiato in dialetto romagnolo.
All’inizio del 2010 per impedire che agli italiani venisse fatta una esaustiva relazione sull’autentico stato dell’economia e sul piano d’attacco finanziario/militare al cuore delle grandi conquiste democratiche, ordito dalle oligarchie della destra planetaria, il più noto delinquente d’Italia, Silvio Berlusconi (la Legge mi aiuta e mi consente di usare questo termine essendo stato condannato sei volte per reati penali associativi in materia fiscale, retributiva e amministrativa che godono di tale epiteto) è stato trasformato nel Gran Sultano d’Arcore e l’harem del bunga bunga ha magnetizzato l’attenzione mediatica e politica ipnotizzando gli italiani grazie a una farsa boccaccesca.
E’ stata, invece, una tragedia.
Di cui ne stiamo pagando –e siamo appena all’inizio- le tragiche conseguenze.
Per trasformare questa tragedia in farsa mancava soltanto il bunga bunga nostrano.
Per poter trasformare la Concordia in un evento farsesco, mancavano le escort.
Sono arrivate.
Versione moldava.
Non cascateci.
Rimane una tragedia. E’ un obbligo sociale, etico e legale che rimanga una tragedia.
I tedeschi –e per questo meritano il rispetto dell’intera Europa- non hanno mai osato ridacchiare sul nazismo pretendendo di trasformare gli agenti della Gestapo con il cappotto di pelle nera in clown ridicoli. Dal giugno del 1945 in poi, si sono assunti la responsabilità di aver provocato e determinato una tragedia, pagandone il prezzo.
In Italia, nessuno paga mai nulla.
Le farse, com’è noto, sono gratis, altrimenti non sarebbero farse.
Le tragedie –per definizione- invece, sono tali, perché comportano degli altissimi prezzi esistenziali, economici, psicologici, culturali.
E così, la Destra Italiana rialza la testa.
Perché in una farsa tutto è lecito. Nelle tragedie no.
Provate ad andare in Baviera, mettere su un partito locale che identifica in Monaco e Francoforte le capitali di una presupposta secessione del sud industriale che si vuole staccare da Berlino e vanno in giro a parlare di Odino, Wotan, croci celtiche, ecc. Non dura più di tre giorni e finiscono tutti in un manicomio criminale.
E’ ANCHE per questo che loro non hanno problemi economici nazionali.
Non solo per questo, ma anche e soprattutto per questo.
In Italia è passato tutto, invece, grazie anche al fatto che non c’è stato nessuno –a cominciare dal presidente Giorgio Napolitano- che ha saputo esercitare una funzione volitiva e forte per identificare e attribuire a degli autentici mitòmani dementi, mascherati con degli elmi con le corna in testa, la rappresentazione di una tragedia (questa tutta settentrionale) che ha prodotto l’annientamento della spina dorsale dell’industria e la resa dell’imprenditoria italiana agli interessi della criminalità organizzata: altro che variopinta kermesse di Pontida!!
L’ha capito perfino Maurizio Crozza, che certamente non è il Che Guevara, è semplicemente un bravissimo artista, intelligente e sagace (lui sì, nel suo specifico professionale, avrebbe il diritto di trasformare ogni atto di cronaca in una farsa) il quale, avendo preso atto che viviamo immersi nel Paradosso della Surrealtà, propone una tragedia (lui che è un farsesco di natura) da contrapporre alla Farsa di Stato (che è invece una vera tragedia). Nella “copertina di Ballarò”, infatti, lo scorso martedì, usando la metafora della nave Concordia, e identificando i passeggeri nella sinistra democratica italiana, diceva a Bersani “comandante salga a bordo, immediatamente, questo è un ordine”.
Grazie Crozza.
Grazie per averci offerto l’immagine di questa tragedia sociale dell’abbandono che ogni sincero democratico della sinistra italiana vive ogni giorno in lucida consapevolezza..
Non l’ha fatto Vendola, non l’ha fatto Stefano Fassina.
In un paese farsesco, l’abbiamo fatto fare a Maurizio Crozza: è già qualcosa.
E’ il mondo che si è capovolto.
Dobbiamo ascoltare i comici farseschi perché sono gli unici ai quali è consentito poterci rivelare l’entità della tragedia che stiamo vivendo.
Quindi, visto che il mondo è capovolto, dobbiamo ricapovolgerlo, per poterci rimettere in piedi.
Restituendo il Senso alle cose e agli eventi per non cadere nell’abile trappola mediatica.
E così, tiriamo fuori dal cassetto della memoria il simbolo della lotta rivoluzionaria contro la tirannide.
Per non dimenticare che il comandante Schettino della Concordia non è un buffone, bensì un irresponsabile psicolabile. Il che, è tutto un altro dire, e i suoi gusti sessuali mi lasciano indifferente.
Se vogliamo davvero aspirare a un minimo di credibilità planetaria non facciamoci rubare anche questa “tragedia”.
Altrimenti, domani, quando cominceremo a protestare sul serio per affrontare la tragedia sociale nella quale i tre B (Berlusconi Bossi Bersani insieme) ci hanno spinto regalandoci la tre B (il nostro attuale rating finanziario sul mercato dei capitali) nessuno ci darà ascolto, nessuno ci crederà, in attesa del colpo di scena comico, sporcaccione, un po’ voyeuristico, un po’ cialtrone, com’ è di rigore nella commedia dell’arte nostrana.
In Sicilia, il popolo locale che sa molto bene (dato che la praticano dai tempi della Magna Grecia) che cosa vuol dire vivere dentro una tragedia perché ne sono avvinghiati dalla terrificante quotidiana presenza del mostro della mafia, c’è chi –forse la stessa mafia mascherata- come la Destra Sociale sta tentando di manipolare le giuste esigenze di ribellione per farne l’ennesima farsa.
Dipende anche da noi, dalla nostra capacità di comprendere e di elaborare ciò che lì sta accadendo, garantire una solidarietà, una condivisione, e fare in modo di allargare la consapevolezza nazionale dell’alba di una tragedia e non di una farsa.
Per non farli sentire soli.
Non è un caso che le televisioni di stato non hanno trasmesso neppure un fotogramma dalla Sicilia –e da quella tragedia- ma, in compenso, hanno provveduto a dare in diretta la squallida farsa dei comizi della Lega Nord a Varese, come se l’evento fosse un atto politico, mentre invece si tratta semplicemente di una lotta di potere interna per garantire a un autentico deficiente (nel senso letterale dell’etimo latino) come il figlio di Bossi di poter entrare dentro al prossimo parlamento per seguitare a inquinare le istituzioni perseguendo il demerito, l’incompetenza, l’inefficienza, l’inefficacia, con la consueta spruzzata farsesca dei classici ingredienti italioti.
Tremblez Tyrans!
Noto una certa discontinuità tra gli ultimi articoli.
RispondiEliminaDove si vuole andare a parare?
Nel senso che nel "calderone" vedo finire a turno un po' di tutto. Le guerre di Vandea, le mafie, le destre, le sinistre, il sopra ed a volte pure il sotto.
RispondiEliminaIl Grande Oriente Democratico ancora approva i suoi post?
Non ne ho la minima idea, lo chieda a loro.
EliminaIo sono un siciliano di fede indipendentista, non cattolico, mi ritengo una persona consapevole, vorrei chiederle dal suo punto di vista ci possono esserci convergenze oggi tra un indipendentista e la massoneria?
RispondiEliminaZetan