lunedì 30 maggio 2011

Un sogno shakespeariano.

di Sergio Di Cori Modigliani


"I sogni sono fatti dello stesso tessuto dei nostri sogni".
Così scriveva cinquecento anni fa William Shakespeare, ed è proprio questo che in molti oggi, in Italia, sentono di riflettersi nel rispondere ai cinici, ai razionalisti, ai pragmatici che non pensavano, non credevano nella possibilità di un cambiamento democratico.
E invece è possibile.
Perchè qualcosa sta avvenendo.
E' ancora una volta il materiale onirico a consentirci una riflessione, che è anche un augurio.

Ipotizziamo, per un attimo, uno scenario fantascientifico, irreale quanto ipotetico.
Siamo in Italia nell’anno 2120. I soliti governi, le solite polemiche, la solita storia, insomma.
Ma non è questo che conta.
Da circa cento anni, l’umanità sopravvive a se stessa in conseguenza di qualcosa che è accaduto molto molto tempo prima. Gli storici sono suddivisi in fazioni e ciascuno interpreta i fatti a modo loro; chi sostiene che c’è stata una guerra atomica, chi sostiene un esplosione naturale autonoma. Nessuno ha delle certezze condivisibili.
Tant’è, che è sparito il cielo.
E di conseguenza, è scomparsa gran parte della vita vegetale, la maggior parte delle specie animali e la popolazione sul pianeta è stata decimata. Ormai sono soltanto pochi milioni, gli abitanti che popolano il pianeta. Da circa 90 anni, la Terra è avvolta in una spessa coltre di nubi e da quattro generazioni, i pochi sopravvissuti, non sanno che cosa ci sia oltre quello sbarramento di aria. Esistono delle primitive videoteche con immagini, film e fotografie di com’era il pianeta un tempo. E le persone, nel susseguirsi dei decenni, hanno finito per adattarsi, accettando la realtà per ciò che essa è: una vita quotidiana sotto una globale cappa radioattiva.
Nell’organizzare e gestire la società, i detentori del potere garantiscono cibo e lavoro ai terrestri, grazie alla costruzione di una gerarchia di controllo basata sull’accettazione delle condizioni quotidiane per ciò che esse sono in termini pragmatici.
Nessuno sa –tra coloro che comandano e organizzano la vita di tutti- che si è arrivati alla fine del processo. Dopo cento anni, infatti, la radioattività inizia a evaporare e, a tratti, iniziano a squarciarsi le nubi.
Capita così che una notte, un giovane adolescente, cresciuto in quello specifico ambiente, decide di attardarsi prima di andare a dormire e si affaccia alla veranda del suo balcone. D’un tratto vede le nubi nel cielo che si aprono e vede –per la prima volta nella sua vita e per la prima volta sulla Terra dopo cento dieci anni- il cielo blu, le stelle, la luna piena.
Lo squarcio dura poco, qualche secondo appena.
Il ragazzo rimane colpito. Non sa proprio che cosa pensare.
Ma, dopo qualche settimana, il fenomeno si verifica ancora.
E poi, la notte dopo e di nuovo la notte dopo.
Il ragazzo, entusiasta nell’aver visto le stelle e la luna, comincia ad andare in giro raccontando la sua esperienza. Viene trattato come un visionario, da alcuni. Come un pazzo che soffre di allucinazioni, da altri. Come un pericolo sociale, per i detentori del potere.
Ma il ragazzo riesce a convincere altre persone a star sveglie la notte con la testa rivolta all’insù, osservando le nuvole in attesa che si squarcino. E ben presto, anche altri, cominciano a vederle.
E nel vederle, si rendono conto che esiste qualcosa che non sapevano che ci fosse, se non per sentito dire, al di sopra della cappa mefitica che da quasi cento anni avvolge la Terra.
I detentori del potere si rendono conto che se comincia a diffondersi questa moda, ben presto le condizioni di vita sul pianeta cambieranno. E di conseguenza si modificheranno le specie, le abitudini, le esigenze, le voglie, le ambizioni, e ciò che più conta il desiderio. Perchè quando si vive sotto una cappa di nuvole e si e’ riusciti a vedere il cielo e le stelle, rispunta la fame della conoscenza e l’anelito alla liberta’.
Ritorna, inevitabilmente, la voglia di vivere. Ciascuno il proprio sogno.
I controllori lo sanno e ne temono il contraccolpo. E così, stabiliscono che chi sostiene di aver visto il cielo e le stelle è un pazzo, pericoloso per la società e per i suoi simili.
Non sappiamo come va a finire questa storia, perchè e’ ipotizzata in un futuro remoto.
Ma l’immagine che questo racconto evoca ci piace perchè ci consente di poterla adattare alla situazione che oggi, in tutta la penisola, vivono i nostri connazionali.
In compenso, grazie allo studio della Storia, sappiamo molto bene com’è andata a finire nel passato, sia prossimo che remoto. E’ avvenuto nello stesso identico modo, in tutti i tempi e in tutte le società. E il risultato è sempre stato lo stesso, dovunque. Sia in Europa che in Asia, Africa, America. La gente comincia a scrollarsi di dosso la paura, e i detentori del potere, accecati dalle loro abitudini che vogliono pensarle come eterne, seguitano ad innescare i consueti meccanismi automatici senza rendersi conto che la macchina non potrà più funzionare.
Perche’ la gente si è resa conto che c’è dell’altro.
Perchè alcuni, le avanguardie dei curiosi, hanno visto il cielo. Hanno visto le stelle.
E quando per cento anni si è vissuti sotto una cappa mefitica ma anche per pochi minuti si comincia a vedere il cielo e a vedere le stelle, allora, la vita cambia.
E’ ciò che è accaduto nelle colonie dell’Impero sovietico con l’irruzione dell’internet, con la diffusione dei primi fax, con la possibilità di vedere delle realtà esterne che non si sapeva esistessero. E’ quello che è accaduto venti anni fa in Cina, trasformandola in breve tempo da periferia del pianeta a leader mondiale dell’economia. E’ ciò che è accaduto al Brasile sei anni fa, allora la ventiduesima potenza economica al mondo, oggi, la nona potenza industriale che –come alcuni economisti prevedono- entro la fine di luglio del 2011 prenderà il posto dell’Italia che sta precipitando sempre di più verso il fondo.
E’ per questo motivo che i detentori del potere, in Italia, con una velocità ed efficienza degna di miglior causa, davvero anomala nella loro perfetta esecuzione, hanno provveduto negli ultimi venti mesi a tagliare tutti i fondi e le sovvenzioni per la cultura, l’istruzione, la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica.
Per impedire che aumenti il numero di persone che sapranno l’esistenza del cielo e delle stelle.
Perchè sono loro ad aver paura.
Perchè hanno paura che la voglia di vedere che cosa c’è dietro le nuvole cominci a diffondersi.
Sanno, infatti, che i pazzi visionari stanno aumentando a velocità esponenziale.
A Trieste, Cagliari, Novara, Gallarate, Crotone. Dovunque.
Milano e Napoli insegnano.

La splendida notizia è che la notte, sulle verande dei balconi delle case degli italiani, cominciano ad affacciarsi di nuovo le persone, gli Esseri Umani, che si sono fidati di ciò che e’ stato detto loro da un collega per bene, da un amico, dal coniuge, dall’amante, dal fidanzato. Oppure perchè lo hanno letto in un buon libro.
O se lo sono sognato e vogliono credere nei loro sogni.
La vittoria di De Magistris è più simile a un sogno che a una realtà strategica dal sapore politico.
E’ solo una questione di tempo. Tutto qui.
E’ la splendida sorpresa che quest’estate comincia a regalarci.
Qualcosa sta davvero cambiando, nel nostro paese.
Anche se, per il momento, non vogliono farcelo sapere.
Le nuvole cominciano a squarciarsi.
Molto presto, ricominceremo a vedere il cielo e le stelle per tutte le notti. Ogni singola notte.
Gli italiani cominciano a rialzare la testa.
L’indignazione comincia far breccia, poco a poco, goccia dopo goccia, tra le nuvole in cielo.
Bentornata estate.

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