di Sergio Di Cori Modigliani
Si chiama Tristane Banon, di professione giornalista e scrittora. E' un membro del Partito Socialista francese, figlia di un deputato socialista. Nel 2003 il settimanale Le Point le affidò il compito di andare a intervistare Dominque Strauss Kahn a casa sua. Lei ci andò. Nel corso dell'intervista, l'allora Ministro delle Finanze venne preso da un raptus, le saltò addosso "e cercò di strapparmi il reggiseno, poi mi spinse contro il muro, cominciò a palpeggiarmi mentre cercava con violenza di aprirmi la cerniera dei pantaloni. Io allora cominciai a urlare "stupro stupro" pensando che in tal modo lui si sarebbe calmato spaventato all'idea dello scandalo. Lui mi rise in faccia dicendomi "ma non essere ridicola, chi mai crederebbe alla versione di una troietta come te?". Approfittai di quel momento di distrazione e scappai via a gambe levate dal suo studio".
Questa dichiarazione non è stata rilasciata questa settimana, bensì nel 2007 nel corso di una intervista televisiva il cui tema verteva sulla violenza sessuale perpetrata contro le donne. In quell'occasione, la Banon raccontò l'intera vicenda senza fare il nome di Strauss Kahn nè dare indicazione alcuna per poterlo riconoscere. Sostenne di non averlo denunciato "consapevole che, in realtà, tra una giovane giornalista alle prime armi e un uomo potente avrei avuto delle serie difficoltà a farmi credere da un magistrato".
Ieri è stata intervistata sua madre, deputato al parlamento di Francia nelle file del Partito Socialista, lo stesso di Strauss Kahn. "E' tutta colpa mia e oggi me ne pento" ha dichiarato la madre "quando Tristane tornò a casa sconvolta raccontandomi tutto io la convinsi a non farne uno scandalo scrivendoci su una storia e rendendola pubblica. La pregai di rinunciare per non dar adito ai nemici del Partito Socialista di approfittare per farne un caso. Insistetti perchè lei facesse una denuncia -cosa che è avvenuta ed è archiviata- lasciando che poi decidesse il destino".
Non è accaduto nulla. A dimostrazione che anche in Francia i potenti godono di un trattamento di favore.
Ma grazie a questo precedente provato, in questi giorni la scrittora francese ha scelto di sfogarsi in pubblico definendo Strauss Kahn (membro del suo stesso partito politico e di quello della sua famiglia privilegiata) un "vero e proprio maiale, violento, innamorato dell'idea di far violenza sulle donne".
In Francia la sinistra l'attacca sostenendo che Strauss Kahn è vittima di un complotto.
Altre 13 donne hanno raccontato storie simili. E si tratta di economiste, professioniste, colleghe, tutte dipendenti del potente finanziere che le ricattava minacciando di licenziarle.
L'uomo è indifendibile.
Così come è scandalosamente indifendibile la posizione della sinistra francese e l'atteggiamento tiepido di quella italiana che non ha avuto il coraggio di attaccare l'accusato identificandolo per ciò che sembra essere sempre stato: uno stupratore seriale.
Paragonato a lui, Silvio Berlusconi sembra davvero una mammoletta.
Trovo disgustoso l'esercizio di due pesi e due misure.
Quando ci si schiera dalla parte dei diritti civili, della lotta per la dignità delle persone, della difesa dell'integrità del corpo femminile e della denuncia -comunque sia- di qualsivoglia violenza fisica e abuso sessuale sulle donne, bisogna essere coerenti e fedeli alla propria scelta.
Essere Liberi Pensatori vuol dire ragionare sui fatti senza faziosità.
E' semplicemente disgustosa la scelta che oggi la sinistra europea sta facendo.
Una grande occasione persa. Peccato.
Dovrebbero vergognarsi.
Nessun commento:
Posta un commento