"La vera patria è quella in cui incontriamo più persone che ci somigliano." (Stendhal).
venerdì 27 maggio 2011
Verso una nuova ecologia della mente: "La guerra tra sessi di cui non si parla mai: inequivocabile sintomo di una società in via di regressione e di decadenza".
di Sergio Di Cori Modigliani
Chi ha avuto l'opportunità e la fortuna di viaggiare all'estero -e non soltanto per motivi di turismo e diletto- nelle nazioni occidentali a buon diritto considerate le più evolute e progredite d'occidente, stanziandosi per un certo periodo, e facendo un'esperienza di lavoro in loco, ha potuto toccare con mano l'enorme disparità che esiste (rispetto a una nazione come l'Italia) nella modalità di relazione uomo/donna in quei paesi e nel nostro.
Gli impietosi indici dell'Istat, i conti dell'economia, il forte ammonimento della Marcegaglia, e un penoso stato di arretramento culturale collettivo -sintetizzato dall'imbarbarimento nelle attuali competizioni elettorali sia a Milano che a Napoli- rivelano tutti i sintomi di una società aggravata nella propria regressione.
"L'Italia non cresce, questa è la verità. Corre, dunque, il rischio di rimanere ai margini dello sviluppo europeo".
Lo ha detto la Presidente di Confindustria, lo dice il Governatore della Banca d'Italia, lo dicono ormai tutti.
Ma io non mi occupo di economia.
Che il paese fosse andato a finire in una zona di grave emarginazione rispetto a Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e paesi scandinav, iera chiaro -per chi dopo tanti anni ritornava in Italia- nel vedere lo stato penoso della relazionalità intima e privata tra uomo e donna oggi nel nostro paese.
Basterebbe pensare al fatto che non c'è stato un solo talk show (Porta a Porta, Ballarò, Anno Zero, Exit, NdP, L'ultima parola, Linea Notte, Che tempo fa, tanto per nominare quelli più seguiti alla tivvù) che abbia scelto di destinare una serata a un dibattito relativo all'arresto di Dominque Strauss Kahn, alle sue implicazioni, all'impatto che il suo comportamento svelato può avere sulla coscienza collettiva.
Non se n'è dibattuto neppure su nessuno dei quotidiani più importanti del paese.
Mentre, nelle altre nazioni, da settimane non si parla d'altro.
Perchè l'Italia è rimasta fuori dal dibattito più avanzato nelle società evolute e si rifiuta di affrontare un problema fondamentale della nostra società oggi: il ritorno massivo alla guerra tra sessi.
La discriminante fondamentale che sèpara una nazione evoluta da un paese regredito ruota intorno alla capacità di una determinata etnia, popolo, cultura, paese, società, comunità, nel riuscire a fondare e stabilire una sostanziale armonia tra le esigenze dei maschi e le esigenze delle femmine; riconoscendosi, identificandosi, e quindi aiutandosi l'un l'altro nel rispetto delle proprie differenze genetico/culturali.
In Italia, invece, il rapporto maschio/femmina è finito congelato.
Di conseguenza vengono congelate tutte le argomentazioni relative alle modalità che devono essere affrontate quotidianamente e socialmente nell'affrontare la possibilità di una vita comune in una società complessa.
Il nostro paese è ritornato ad un muro contro muro, rifondando una guerra tra sessi, che finirà per impoverire entrambi, sia maschi che femmine.
Non esiste partito nè formazione politica che in Italia si sia sottratto a questo infelice ruolo.
Perfino le esibizioni di "apparente" liberalità (come ad es. i divertenti siparietti di Luciana Littizetto nella sua fortunata trasmissione televisiva insieme a Fabio Fazio) ruotano intorno a una interpretazione vetusta, obsoleta, dichiaratamente perdente sia del maschio che della femmina. La Littizetto ha cavalcato il sintomo della degradazione per conquistarsi i favori di un pubblico basso e quindi riconfermando in pieno proprio gli stereotipi che "in apparenza" vuol fare credere di combattere. Esasperandoli nel ridicolo li esalta e li conferma.
Certo, è facile, oggi per una donna, in televisione fare dell'umorismo contro i maschi.
Così come è facile, per i maschi, farlo contro le donne, seguitando a usare la donna come merce di scambio.
Nelle altre nazioni ci sono stati sviluppi e modalità che hanno comportato cambiamenti traumatici ed epocali, che alla fine hanno provocato come risultato ultimo un allargamento dei confini psicologici individuali, un miglioramento della posizione della donna sul mercato del lavoro, un approfondimento esistenziale di gioia e di piacere nel maschio, un nuovo sistema di investimento di energia nell'economia.
Il documentario "Il corpo delle donne" che ha avuto una certa fama e un seguito, diventando anche un libro, come abbiamo visto, non ha ottenuto effetto alcuno. Non ha provocato nessun cambiamento, nessuna modificazione, nessuna presa d'atto collettiva. Non ha prodotto alcun risultato tangibile.
"Sarebbe stato molto diverso se a farlo fossero stati dei maschi".
Una frase, questa, che in Italia suscita subito delle impennate da parte delle donne.
Ma è l'opinione di Camille Paglia, la più importante, profonda e lucida intellettuale femminista statunitense, che si è occupata molto marginalmente, del caso Italia, (essendo noi considerati una civiltà marginale nel dibattere il confronto tra maschio e femmina; al pari con l'Egitto, la Giordania, l'Indonesia, la Turchia) quel poco sufficiente per averle fatto capire il disastroso stato delle relazioni intime qui da noi.
Nelle altre nazioni, infatti, già da molto tempo diverse associazioni di diritti civili delle donne, appartenenti per lo più a quello che viene identificato come "post-femminismo militante attivo" hanno finito per accordarsi con i maschi tenendo presente che il fine è comune: l'armonia.
Sono stati quindi identificati dei comportamenti base di massa sia dei maschi che delle femmine, riconoscendoli per ciò che sono, e di conseguenza accettandoli come strutturali. Da lì, si sono stabiliti dei parametri per porre le fondamenta di una educazione civica collettiva.
Esempi vari di diversa entità:
1). Un testo come "il corpo delle donne" è inutile. Perchè i responsabili della mercificazione del corpo femminile sono i responsabili esecutivi delle grandi organizzazioni che gestiscono la pubblicità in occidente. In tutto 1876 dirigenti. Di questi il 74% sono maschi. Non leggono e non ascoltano le donne. Quindi, un test e un documentario come questo a loro non interessa.
Sia in Usa che in Danimarca che in Germania è stato fatto un documentario analogo (nel 1994, era Clinton, in Usa; nel 1996 in Germania, nel 1998 in tutti i paesi scandinavi). Si sono accorti che non otteneva gli effetti desiderati, ci sono state per qualche anno riunioni, confronti e scontri tra maschi e femministe su questo argomento e alla fine sono state trovate delle soluzioni pragmatiche che hanno prodotto un enorme effetto. E così nel 2002 è stato pubblicato un testo che ha venduto 12 milioni di copie (firmato da due maschi, sociologi entrambi, il cui titolo era: "perchè ci piace vedere -e possibilmente toccare- delle belle tette e un culetto da favola"). Quel libro venne osannato -circa dieci anni fa, questo è considerato oggi il ritardo dell'Italia rispetto alle altre nazioni- proprio dalle femministe e liberò la nazione affrontando delle argomentazioni reali basate sul fatto (ad es.) che il maschio ha una libido attivata dal senso della vista mentre la femmina ce l'ha dal senso dell'udito (in Italia non esiste neppure un testo o una relazione su questo argomento) e di conseguenza il maschio è portato a leggere (e comprendere) argomentazioni portate da altri maschi.
Da qui, la svolta operata dalle femministe post-moderne, nel suddividere i maschi in due grandi categorie: i gorilla e gli umani evoluti, cominciando ad esaltare l'esistenza, l'impegno e il lavoro dei cosiddetti evoluti (che sarebbero tutti i maschi il cui fine è l'armonia con la femmina riconoscendola e accettandola per ciò che essa è nella sua Persona; mentre i gorilla sono coloro che vogliono l'assoggettamento della femmina non attribuendole facoltà di Persona). In cambio i maschi, sentendosi accettati e riconosciuti per ciò che sono, combattono contro i maschi gorilla per la "propria libertà di maschio" e inevitabilmente finiscono per favorire anche le femmine.
Le donne, dal canto loro, invece di inseguire stereotipo obsoleti e ideologizzati, sono scese in campo a dare una mano ai maschi su problemi per i maschi fondamentali ai quali nessuno badava: la silenziosa e non riconosciuta tragedia emotiva dei padri (per bene) separati con figli. Un testo di Jeanette Mac Donald, femminista statunitense, uscito nel 1998, ha aperto un enorme varco nel fondare questa alleanza. "Belle stronze che siamo, a volte" sosttotitolo "il diritto dei maschi padri ad esercitare la loro funzione anche quando non hanno soldi". Un tipo di testo che in Italia potrebbe procurare una rivoluzione.
E' l'unico paese in cui non è stato tradotto.
2). Seguitando i maschi a nascondere se stessi ironizzando sulla femmina e le femmine ad attaccare i maschi perchè sono ciò che sono, aumenterà la guerra tra sessi. Non porta ad armonia. Finisce per provocare un trionfo di una società maschilista e retrograda.
3). Nelle società più evolute sono i maschi che parlano e scrivono e dibattono di stupro, violenza sessuale, assoggetamento in schiavitù della femmina. Perchè questo è un argomento tra gorilla ed evoluti. E un gorilla o non ascolta nessuno o comunque se ascolta c'è una possibilità che ascolti un altro maschio.
Dalla parte opposta sono le donne che sostengono le argomentazioni dei maschi padri (è la principale tragedia maschile che colpisce il mondo maschile adulto in occidente con la stessa violenza d'impatto con la quale colpisce la violenza sessuale nel mondo femminile. In Italia non è mai stata registrata neppure l'esistenza di questo fenomeno che -dati statistici ufficiali- tocca in Italia circa 12 milioni di maschi adulti nella fascia d'età tra i 27 e i 57 anni).
4). Il malinteso rapporto tra comodità e sessualità, considerato ormai un refuso di una società obsoleta.
Al maschio che la femmina scelga abiti o vestiti comodi non glie ne importa nulla. Per il maschio è importante che l'abito lo attragga. Noi maschi siamo fatti così. Da cui il celebre testo femminista uscito nel 2001 "Io mi metto il reggicalze se tu mi riconosci per quella che sono" sottotitolo "sarà forse scomodo, ma è più comodo vederlo arrapato che in fuga o aggressivo: sono animaletti banali e a noi piacciono così come sono".
In Italia una argomentazione come questa è considerata una follia o una provocazione malvagia.
Tutto ciò per ricordare -per l'ennesima volta, la settima nelle ultime tre settimane- che nel nostro paese non si può parlare di argomenti che trattano le questioni fondamentali della collettività. Non si è parlato di Strauss Kahn, non si parla dei padri single, non si parla di violenza sessuale, non si parla apertamente dei veri gsuti del maschio e dei veri gusti delle femmine.
I maschi non vogliono compiacare il mondo femminile.
Le femmine non vogliono compiacere il mondo maschile.
L'Italia oggi è così.
Se non fosse così non avremmo sopportato Berlusconi per 17 anni.
Non è stato lui a renderci così.
Lo eravamo già.
Per questo l'hanno votato in tanti.
Basta prenderne atto.
Se si vuole un cambiamento
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