martedì 22 novembre 2011

Antonioni ci aveva spiegato tutto, ben 50 anni fa. Perchè Mario Monti non è un ditattore.

di Sergio Di Cori Modigliani

·         Era il 1962, quasi cinquant’anni fa. Un’epoca in cui l’Italia, finalmente, si era sottratta  all’incorporazione dell’idea di sé come “Italietta”.
·         Una nazione matura, florida, che in meno di quindici anni si era ripresa dalla catastrofe della guerra ed era stata capace di dar vita a un boom economico, culturale, e che di lì a breve avrebbe prodotto il primo governo italiano di centro-sinistra, con il socialista Pietro Nenni accanto al democristiano Amintore Fanfani. Mentre Federico Fellini raccontava in “La dolce vita” i primi, disastrosi effetti della grande congiuntura economica sull’immaginario della nazione, Giuseppe Berto e Alberto Moravia ( i due scrittori più rappresentativi di quel momento, l’uno a destra e l’altro a sinistra) cercavano di rappresentare i nuovi modelli comportamentali di una  borghesia in crescita. Soprattutto, in cerca di identità. Tra tutti gli artisti ( e allora ce n’erano davvero tanti e diversi e tutti meritevoli) ce ne fu uno, dotato di un talento fotografico che nessuno è mai riuscito a eguagliare, e che forse più di ogni altro in assoluto in quel “miracolo all’italiana” non ci credette. Lo considerò (come ebbe poi a spiegare al festival di Cannes quando giustamente lo premiarono) un vero e proprio ”falso ideologico”, tanto più pericoloso perché avrebbe spinto gli italiani ad abbassare la guardia nella riflessione auto-critica su se stessi. Perché l’Italia (era questa la tesi del regista) non esisteva proprio come “coscienza pensante di una borghesia consapevole, matura, progressista, responsabile”.
·         Questo grande artista si chiamava Michelangelo Antonioni. Il film che portò sullo schermo (e nelle coscienze di tutti coloro che in quel film si identificarono) la tragedia esistenziale di questa nazione -Antonioni è stato l’unico artista esistenzialista italiano- si chiamava “L’eclisse”. Scritto insieme a Tonino Guerra e Ottiero Ottieri,  il film era interpretato da un eccezionale trio di attori: Monica Vitti, Alain Delon e Lilla Brignone. Era un film sul cinismo delle banche e sui comportamenti psicologici deleteri che “il denaro in testa” avrebbe comportato nella spiritualità, nella sentimentalità, e –in ultima analisi- nell’emotività quotidiana di questo paese. Il film narrava lo scontro tra la protagonista, Vittoria, una donna italiana borghese, sensibile e attenta, e Piero, di professione broker alla borsa valori di Milano. Il loro amore non decolla, si rompe, si frantuma, perché Vittoria identifica in lui “la perdita e l’obnubilazione di quel senso di umanità esistenziale e spirituale che devono rappresentare sempre il punto di riferimento propulsivo di una classe sociale quando si assume il còmpito storico di far progredire l’intera società ponendosi come avanguardia, come esempio da seguire” (parole dell’autore). Vittoria, alla fine, lo lascia, perché non è in grado di poter accettare quello che considera “un livello degradato della vita”, un’esistenza fatta e costruita dai soldi, dai social status, dall’avidità, dall’idea di profitto incorporata ed elevata a simbolo.
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·         “L’eclisse”, per l’appunto, per Michelangelo Antonioni era l’eclisse di un’intera civiltà. Intendiamoci, non “il tramonto”, ma “l’eclisse”, il che poteva indurre anche a delle speranze. Dal tramonto non ci si riprende, dall’eclisse sì.
·         Grandioso affresco intimista dell’Italia rampante di allora, cinquant’anni dopo, quel grande film ci ricorda il perché e il come e il quando l’Italia non è mai decollata. Non è mai riuscita a essere nazione compatta, a porsi dal punto di vista culturale come modello sociale avanzato, a far progredire la collettività passando dalla pirateria alla legalità, dalla furbizia all’intelligenza, dall’improvvisazione alla strategia.
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·         Un grande conoscitore –e ottimo intellettuale- della vita politica italiana, il prof. Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS, oggi, 51 anni dopo l’uscita di quel film pubblica un libro davvero prezioso, appena uscito “L’eclissi della borghesia italiana” (Laterza editore, Bari 2011). In questo libro De Rita spiega come l’ingessatura della nostra nazione derivi proprio dalla mancanza di una coscienza borghese che non è mai stata costituita di cui, oggi più che mai, se ne sente la mancanza. Perché l’Italia è rimasta un paese di piccole oligarchie ottuse e retrive, figlie delle corporazioni d’arte e mestieri del rinascimento, un paese privo di una coscienza democratica interiore elevata a sistema, priva di un senso della comunità, dello stato. Un libro, questo di De Rita, che è un eccezionale passaporto-guida per poter capire e comprendere questo momento e il perché della genesi dell’attuale governo.
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·         Basterebbe farsi un giro tra i bloggers, i siti, i giornali, le televisioni, per comprendere, districandosi tra la faciloneria, il dilettantismo, l’arroganza da analfabeti di tanti chiacchieroni semi-snob, come siamo tutt’ora immersi in quell’eclisse, che prima di ogni altra cosa è “l’eclisse della ragione”.
·         Tramontata l’epoca delle ragazze facili scollacciate, delle spese sontuose, dello spreco, della volgarità standardizzata e dell’odio manipolatorio contro il totem negativo Berlusconi, l’Italia si ritrova esattamente al punto di prima. Il nuovo totem negativo è Goldman Sachs, contro il quale si avventano tutti –sciorinando dati, tabelle, complotti- senza alcuna argomentazione sensata. Non solo. Aggiungendoci la consueta dose ideologica italiana (tradizionale della parte infame della nostra cultura storica) che comporta sempre l’identificazione di un nemico esterno, di un nemico “altro e straniero” pur di non doversi assumere la responsabilità dei propri atti, delle proprie scelte, del proprio essere. Mario Monti, ormai, viene tranquillamente definito (l’aspetto tragico è che così viene dipinto anche da personaggi politici di spicco) come una specie di fascista, un bieco e malvagio individuo al comando di una squadra di banditi in doppiopetto il cui dichiarato obiettivo consisterebbe nel succhiare il sangue al popolo italiano, qui presentato come una specie di melassa, vittima innocente degli eventi.
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·         La realtà, invece, è tutta un’altra.
·         Ed è ancora (grazie Antonioni, per questo meraviglioso e ricco lascito) tutta interna al grande “eclisse” della coscienza nazionale.
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·         La verità è che l’Italia, finalmente, è stata fatta.
·         O meglio ancora, è stata fatta il 50% dell’Italia.
·         Soltanto il 50%.
·         Da cui, il gigantesco e pericoloso squilibrio che stiamo vivendo, oggi.
·         Si è conclusa la penosa parabola della destra conservatrice italiana, durata ben 60 anni, che ha portato a partorire –per la prima volta- una classe di destra “presentabile”. Finalmente libera dai lacci e lacciuoli del passato fascista, finalmente priva della zavorra inutile rappresentata dai vari La Russa, Santanchè, Borghezio, e tutti gli altri al seguito, la destra storica italiana, da sessant’anni orfana di autentica rappresentanza, ha finalmente concluso la propria rivoluzione culturale interiore e nazionale, trovando rappresentanza in parlamento.
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·         L’attuale governo è il primo governo della destra democratica che l’Italia conservatrice, oligarchica, moderata, tradizionale, e aristocratica, riesce a proporre al paese dal 1948 a oggi.
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·         Berlusconi è sempre stato un uomo di sinistra, questa è la verità.
·         O meglio ancora, è sempre stato “un prodotto della sinistra”.
·         Di una sinistra becera, corrotta, compromissoria, ormai espunta da ogni sogno e ideale, che lo ha abbracciato e accolto, finalmente soddisfatta nel proprio delirio piccolo-borghese per aver trovato anche loro un interlocutore d’affari.
·         Amico e socio di Veltroni & Co. negli anni’80, verso la fine di quel decennio, Berlusconi –uomo abile in affari- comprende che è meglio associarsi con Craxi e i socialisti di sinistra e si imbarca con loro, cementando un’alleanza nata all’interno della P2 con Cicchitto (allora considerato un prestigioso intellettuale della sinistra combattente) finchè, caduto il muro di Berlino, il nostro ex capisce che i tempi sono cambiati e imbarca la pattuglia di destra, alla ricerca di una necessaria identità. “Si inventa” una facciata di destra, rimanendo però ancorato a quel populismo deteriore di stampo peronista in salsa italiana riuscendo a vincere le elezioni. Le oligarchie italiane pensano di aver trovato finalmente un loro rappresentante e lo promuovono. Tutti insieme appassionatamente.
·         Non era così.
·         Tutti i governi dal 1994 fino alla fine di ottobre del 2011 hanno avuto la particolarità di essere dei governi misti, e quindi forieri di confusione e ambiguità, perché Berlusconi è sempre stato protagonista facendo affari insieme sia con la destra che con la sinistra. Tutte le leggi a favore di Berlusconi e delle sue aziende sono state tutte, ma proprio tutte –nessuna esclusa- votate dalla sinistra quando era al governo. E l’ambiguità si è moltiplicata. Finchè non è avvenuto lo strappo, alla fine di maggio del 2010, quando Gianfranco Fini ha capito che finalmente la destra aveva trovato una propria identità e poteva gettare la maschera. Ha rotto con lui fondamentalmente perché Berlusconi “non era di destra”. Il nostro ex era un populista reazionario di sinistra che usava argomentazioni della destra, tutta un’altra cosa. Gianfranco Fini ha avuto la fortuna, davvero sfacciata, che i vari Storace, Gasparri, La Russa, Alemanno, gli sono andati contro, e così è riuscito a liberarsi anche di loro in maniera facilissima, di quelli che rappresentavano l’estrema deriva erede di una tradizione fascista ormai troppo scomoda.
·         Il resto è storia quotidiana.
·         La destra storica italiana ha avuto quindi il tempo e l’occasione per perfezionare il proprio maquillage storico, e quando è stata pronta è bastato fare buuuh e il nostro ex è andato a casa.
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·         L’attuale governo Monti rappresenta l’Italia di destra, tradizionalista e conservatrice, quella che gli italiani credevano di aver votato nel 2008 e nel 2001.
Una estra democratica.
·         Da questo punto di vista è più che legittima la posizione del governo, è in realtà “il vero governo che l’Italia ha votato”.
·         E’, tra l’altro, il più politico governo che l’Italia abbia mai avuto.
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·         Il senso della democrazia è questo: accettare chi vince e rispettare la sua vittoria.
·         E’ appoggiato dalla sinistra, e questo può sembrare assurdo. Mica tanto, poi.
E’ la sinistra, la vera responsabile dell’attuale sfacelo. Perché non ha avuto il coraggio di rifondarsi, di leggersi, di ricostituirsi, di rigenerarsi. Ha finito per interpretare la parte più conservatrice e retrograda della nazione fingendo di essere la più progressista.
Basterebbe rileggere con occhio critico la performance di Enrico Letta che in aula si precipita da Mario Monti (un massone cattolico di destra) senza attendere un secondo, con in mano un patetico bigliettino alla Alberto Sordi nel quale si mette servilmente a disposizione a qualunque costo.
E’ il simbolo della sconfitta della sinistra italiana.
Di una sinistra sedicente democratica, furba e furbetta, che ha azzittito e imbavagliato le uniche voci diverse e stimolanti e propulsive al proprio interno, quelle di Matteo Renzi, di Sergio Chiamparino, di Stefano Fassina (le tre componenti storiche del socialismo italiano, la destra , il centro e la sinistra) le uniche originali e creative.
Il paese oggi è squilibrato. Ma è più chiaro, con meno ambiguità.
L’Italia è fatta al 50%, da qui lo squilibrio.
La Destra Italiana è diventata presentabile. Anche all’estero, anche per i propri elettori.
E’ la Sinistra Italiana, il vero problema.
Perché è tutt’ora guidata e gestita dagli stessi personaggi che hanno inquinato il paese e che non intendono mollare la presa, i quali, pur di non rinunciare ai loro piccoli privilegi di casta sono disposti a pedinare un governo di destra. Ma hanno fatto male i loro calcoli. Non si rendono conto che questo governo è composto da personalità di una Destra Vera, che finirà per respingerli. Mario Monti non è Berlusconi. Corrado passera non è Cicchitto. Il Generale Di Paola non è Ignazio La Russa.
E’ la sinistra il problema grave in Italia che allungherà l’eclisse. Non la Destra.
E la Destra seguiterà ad allargare lo spettro del proprio potere e del proprio operare fintantoché ci saranno dei beceroni analfabeti di politica che insistono per andare all’attacco contro i mulini a vento della Goldman Sachs e denunciare complotti planetari contro l’integrità nazionale.
Il vero nemico sono i burocrati avvizziti, mentalmente vecchissimi, che ancora oggi controllano la sinistra democratica e impediscono il dispiego di una lettura nuova, davvero progressista, ma soprattutto antagonista alla destra.
La Destra ha ritrovato la propria famiglia. E sono forti.
Beati loro.
Noi, a sinistra siamo orfani.
E disperati.
Il che non fa bene alla nazione, ci vuole un equilibrio.
Basterebbe pensare alla performance di Enrico Letta con il suo bigliettino squallido.
Performance decuplicata in negativo dal deludente Franceschini, il quale in data 21 novembre 2011 – a nome del PD-  ha dichiarato di voler presentare immediatamente una mozione parlamentare perché non venga concesso più ai fotografi l’uso dei teleobiettivi e vengano vietate le riprese in diretta dei lavori parlamentari. Hanno paura di aver testimoni.
Vi sembra, questa, una argomentazione della sinistra?
Basterebbe soltanto questa bella pensata, per capire, fino in fondo, lo squallore che ci circonda. La novità –nel caso fosse una novità- è che senza la chiacchiera, la nebbia, e la distrazione ben orchestrata nell’andare appresso a olgettine varie e alle loro performance scollacciate, c’è meno confusione e quindi si notano di più i comportamenti.
E il comportamento del management del PD non è certo di sinistra.
Così come non era di destra quello di Silvio Berlusconi
In nessun modo, in nessun caso.
Basterebbe pensare che il 68% degli eletti nelle file del PD in Calabria, Sicilia e Campania sono indagati per associazione alla criminalità organizzata. Le tre più grandi vittorie del PD, da quando è stato costituito, non sono vittorie del PD: De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano, Zedda a Cagliari: tre personalità al di fuori del PD. E quelle città cominciano a funzionare. Nelle mani del PD avrebbero finito per fare affari con Berlusconi. Se avesse vinto le primarie il candidato del PD a Milano, e poi fosse stato eletto, molto probabilmente non sarebbe mai venuto fuori l’affaire Penati e il sistema di tangenti a Sesto S. Giovanni.
E’ una verità triste, ma doverosa.
La Destra il suo repulisti l’ha fatto, e deve ringraziare Gianfranco Fini.
E’ la Sinistra che non vuole ripulirsi.
E così il paese è squilibrato.
Ma Goldman Sachs, per davvero, in tutto questo, non c’entra davvero proprio nulla.
E’colpa nostra.


14 commenti:

  1. @Modigliani

    Finchè non è avvenuto lo strappo, alla fine di maggio del 2010, quando Gianfranco Fini ha capito che finalmente la destra aveva trovato una propria identità e poteva gettare la maschera.

    Lo strappo é avvenuto ma non mi pare fu una pensata autonoma del Fini.
    Tanto é vero che quella azione fu preannunciata con svariati mesi di anticipo dal deputato Guzzanti che in interventi pubblici la motivò come una mossa voluta dagli americani che il Berlusconi non ne volevano più sapere.


    La Destra ha ritrovato la propria famiglia. E sono forti.

    Confesso di non averla capita.

    Sulla Sinistra nostrana dico solo che lei é stato fin troppo generoso. Dovrebbe chiamarsi il Partito del Nulla.

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  2. di cori modigliani
    mi sto scpmpisciando dalle risate
    se è vero quello che dici allora il presidente napolitano, ex comunista (quindi di sinistra), spesso in polemica con berlusconi (ritenuto di destra ma in effetti di sinistra, come dici tu e forse è vero visto che il pdl è pieno di ex socialisti e radicali), dicevo il presidente napolitano votato e sostenuto dalla sinistra avrebbe portato al governo la destra ?
    pensando invece di distruggere la destra (che tutti ritenevano rappresentata da berlusconi)?
    insomma tutte le trappole ordite dal pd per sostituire il governo di destra (di berlusconi) hanno avuto il risultato di portare al potere la destra ?
    che è pulita, forte e potente e da lì non la smuove più nessuno ?
    e mo chi glielo dice a bersani e a di pietro ?
    sto schiattando dal ridere
    franco nero

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  3. @luigiza.....adesso infatti stanno ne guai perchè caduto Berlusconi e non potendo più dire che se ne deve andare, non sanno più che pesci prendere....

    @franco nero....anch'io rido....si sono mossi pensando di trovarsi in un età moderna senza capire che cosa vuol dire muoversi stando dentro al paradosso della surrealtà..è davvero una comica..stanno accadendo cose comicissime...Tremonti va a elemosinare la tessera dalla lega; ex PDL che erano ex Fini vanno da Fli per ritornare indietro e Fli dice di no....tre Pdl e due PD sono andati di corsa dall'Udc per entrare dentro e non appena invitati, si sono trovati la guardia di finanza che con le manette si portava via il loro sponsor, allora sono ritornati indietro sui loro passi, ma due sono rimasti fuori...è una meraviglia...come direbbe Crozza "questa è Italialand" oppure il Gran Regno d'Ipocritania, che è poi la stessa cosa........

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  4. un post epico...ci perdiamo a vedere gli alberi ma poi non riusciamo più a vedere la foresta e meno male che ci sei tu, con la tua robusta cultura (un'altra delle cose che ci mancano) ad aiutarci...grazie! :)
    una lurker affezionata

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  5. Indubbiamente questa Legislatura è diventata il letamaio della Repubblica, Quirinale filo-Nato incluso, ma senza riforma della legge elettorale temo sia impossibile mutare le cose in meglio. Magistrale il ritratto della sinistra nazionale, forse fin troppo lieve nei toni, ma lucidissimo nella vera attribuzione di responsabilità, tranne che per l'assoluzione del "nuovo che avanza". Se Chiamparino e Renzi rappresentano il futuro della sinistra italiana, meglio seguire l'esempio del 59% della popolazione di Israele e informarsi sulla possibilità di espatriare cambiando passaporto. Mi permetto di dissentire circa il ridimensionamento dell'incidenza, non le colpe, di Goldman Sachs, che pare sia diventato un mantra negli ultimi articoli. Certo, dare la colpa ai banchieri cattivi eludendo le proprie è un errore grave. Ma lo è anche abbassare la guardia sulle attività di questa vera e propria associazione criminale manovratrice di criminali, che continua indisturbata le proprie manovre a tutto campo, come riporta l'Independent di oggi, notoriamente scritto da beceroni analfabeti di politica...

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  6. Sono d'accordo con Modigliani. Goldman è SOLO uno (il più chiassoso) dei tanti strumenti, che l'oligarchia usa per comporre la sua sinfonia: La fine della Democrazia. La "colpa" è tutta della sinistra, la quale, anziché farsi "voce fuori dal coro", ha imparato a cantare.. Ma non è di colpa che dobbiamo parlare.. in fondo, in fondo, loro (quelli di sinistra) sono sempre stati l'altro strumento.
    Questo giustifica il bigliettino di Letta e le parole di Gianni Agnelli: "se vince (Berlusconi) vinciamo tutti, se perde, perde da solo!"

    gigi 007

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  7. mi sembra che voi pensiate che la gente lassu' al governo sia una cosa a parte rispetto al popolo.
    sono parte di noi!!!!!!
    loro sono cosi' pirla, opportunisti, voltagabbana, attaccati solo al denaro perche' NOI SIAMO IDENTICI.
    non puo' esistere un governo diverso dalla base, e' sempre una sua rappresentazione, altrimenti non starebbe in piedi nemmeno una settimana. anche le dittature sono volute dal popolo, anche se il pregiudizio ci porta a pensare differente.

    quindi?

    per cambiare qualcosa dobbiamo cambiare noi e i cambiamenti in regime di pace sono lenti, ci vogliono generazioni, l'unica maniera di velocizzarli e' la guerra o un intervento dall'alto.

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  8. - @indopama va bene, siamo governati da marcioni perchè noi siamo così. E allora?
    L'unica vera rivoluzione è quella culturale, perchè cambia la società alla radice: le idee.

    Però, quando questa "parte di noi" esagera, come acne improvvisa o un'escrescenza cutanea, va estirpata. Ci sono parti di noi che finiscono, giustamente, tra i rifiuti speciali degli ospedali e lì smaltiti. Questa la fine che merita chi sta lassu' al governo.
    Poi, triste ma vero, finiamola di illuderci sulla lenta ascesi della razza umana verso la perfezione. Anche le piante mutano in meglio le proprie caratteristiche grazie agli innesti, che sono e rimangono interventi cruenti e traumatici, ma benefici.
    Il rispetto delle regole democratiche, quindi la difesa della libertà stessa, lo si ottiene solo attraverso un adeguato sistema sanzionatorio (sarebbe più preciso dire repressivo...). Basti osservare come i civilissimi automobilisti svizzeri sbracano appena oltrepassano la frontiera con il belpaese. Con le utopie libertarie ci si ubriaca la mente, ma si lasciano i problemi sostanzialmente irrisolti e si fa il gioco dei "soliti". Chi riuscirà mai a convincere i cialtroni che hanno depredato il paese a rimettere le cose a posto? Chi spiegherà a Marcegaglia, Elkann, De Benedetti, Tronchetti Provera, Benetton ecc... che devono restituire tutto quello che hanno preso agli italiani attraverso l'affiliazione alla parte più sporca della politica? Chi obbligherà Berlusconi, Fini, Casini, Rutelli, Bossi, Pannella, Bonino, D'alema, Renzi ecc... a cambiare mestiere perchè il crimine non paga?
    Italia svegliati!

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  9. "Chi riuscirà mai a convincere i cialtroni che hanno depredato il paese a rimettere le cose a posto?"
    ci pensa Lui... :-) come sempre..... e voi, anche se inconsapevolmente.

    e chi se ne frega dei cialtroni! guardiamo a quelli buoni, altrimenti rischiamo di perderli di vista.
    se ci fate caso, parlate ogni giorno di fatti negativi, che non vi piacciono e cosi' facendo pero' li sostenete.
    se parlaste di fatti positivi, di roba che vi piace avere, la otterreste. almeno cosi' dicono alcuni... :-)

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  10. Concordo solo in parte, cioè sul fatto che l'Italia "fatta al 50%" è quella, attualmente al Governo, di una destra presentabile.
    E però, in quel 50% di "Itaia fatta", sta dentro anche la sinistra, la vera responsabile dell’attuale sfacelo. Perché non ha avuto il coraggio di rifondarsi, di leggersi, di ricostituirsi, di rigenerarsi. Ha finito per interpretare la parte più conservatrice e retrograda della nazione fingendo di essere la più progressista.
    La sinistra italiana forse non ha mai partorito se stessa, alla fine.
    Fino al crollo del Muro di Berlino, si è limitata ad appiattirsi sul catechismo sovietico. Incapace di evolversi verso una idea di democrazia libertaria e laica, non ha mai saputo che infantilmente vagheggiare una libertà di pensiero che in realtà è stato solo ribellione a un credo chiesastico per abbracciarne uno equivalente. Poi, l'abbandono del credo sovietico per abbracciare un nuovo credo ultraliberista, tentando forse una maturità che è rimasta sempre e solo imitazione adolescenziale di idee altrui.
    Quel 50% d'Italia da fare, è proprio quella che non si è mai vista e non c'è mai stata, quella in parte espressa dai radicali con le loro battaglie per i Diritti Civili (che un salto in avanti al Paese l'hanno fatto fare, con i Referendum su Divorzio e Aborto, tranne poi incagliarsi in una dispersione di obiettivi che li ha decimati e spenti quasi del tutto).
    In questa Italia della nuova destra montiana finalmente presentabile, manca ancora quel 50% (almeno) di borghesia intellettuale capace di farsi promotrice di un'idea laica dello Stato, che stimoli a una riflessione culturale sui valori imprescindibili per dirci Paese pienamente Civile e rispettoso dei propri valori fondanti, tutti scritti nella nostra Costituzione.
    Peccato senta invece troppi accodarsi all'idea che non i comportamenti o le ingiustizie sociali siano da cambiare, ma la Costituzione stessa. Per adeguarla a nuove esigenze che in realtà defniscono valori altri, per lo più di segno opposto e regressivi, rispetto alla visione illuminata di chi la nostra Costituzione ha scritto partendo dal sangue versato dai nostri padri.
    Non mi auguro quindi una sinistra nuova, ma una ripresa di quei semi gettati negli anni '70 dai radicali: Diritti Civili, laicità dello Stato, equità sociale, guerra psicologica alle ideologie mafiose e/o clericali che tengono il paese incatenato al bisogno così da piegarlo con la necessità.
    Continuo a sognare un Paese che creda alla propria aspirazione di divenire un Paese Civile ed Evoluto Spiritualmente, prima che tecnologicamente o scientificamente.
    Forse dovremmo riposizionare tutti le nostre priorità: prima vengono le persone e la soddisfazione delle loro necessità primarie: cibo, calore, serenità.
    Solo dopo possono venire tecnologia, scienza...e banche.
    Non vedo e non sento nulla su questo fronte.
    Avere troppi obiettivi, costringe a seguire simultaneamente troppe direzioni, finendo per frammentare e alla fine far svanire ogni sforzo.
    Oggi, nella situazione attuale, le priorità sono quelle di base.
    A tal punto, sono riusciti a farci regredire: abbiamo di nuovo bisogno di cibo, calore, sicurezza...
    Certi giorni mi chiedo a quanti uomini e donne si sarebbe potuta garantire questa base, e per quanti anni, scegliendo di lasciar fallire le banche e le mega affamate industrie e destinando alle persone il denaro dato dagli Stati per sostenre invece quelle.
    Io credo molte.
    Recuperando, con una serenità essenziale e minima per chi è stato respinto ai margini, un risorgere di creatività che avrebbe forse creato nuovo benessere in un mondo meno schizofrenico e pateticamente bugiardo sui propri reali bisogni...

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  11. @indopama 02.34...sono d'accordo che il cambiamento necessario è individuale e da parte di tutti e che il governo rappresenta sempre gli umori del popolo, ma questo corrisponde a quello che sostiene
    @Marco F...quando parla di rivoluzione culturale e di accelerazione verso una sveglia collettiva, altrimenti non se ne esce....

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  12. @rossland...ben detto, il fatto è che quel "50% della borghesia intellettuale" non ha rappresentanza politica nè accesso al mercato...quantomeno per il momento, altrimenti Fabio Volo non sarebbe in cima alle classifiche di vendita dei libri in un paese che, in Europa, tra i 27 stati membri si trova al 24esimo posto come quantità di lettori (nel 1981 eravamo al quarto)

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  13. @sergiodicorimodigliani
    La " borghesia intellettuale" non ha alcuna necessità di avere "una rappresentanza politica", basterebbe che rappresentasse se stessa (e in alcuni rari casi lo fa, ovviamente in circuiti elitari e quindi non sufficienti a produrre cambiamento culturale significativo).
    Su "l'accesso al mercato" invece, avrei qualche dubbio: troppo spesso, negli ultimi anni, l'intellettuale ha abdicato al suo ruolo di avanguardia culturale per chinarsi alle esigenze del marketing.
    Non che non comprenda la necessità della pagnotta, eh?
    Però, diciamo, spesso si indica la pagnotta nel tentativo di occultare la vanità che la precede.
    Fabio Volo, alla fine, mi risulta perfino simpatico e quasi più coerente di certi tromboni pluri-titolati: almeno scrive di ciò che conosce e non ha mai avuto la pretesa di essere altro da ciò che è.
    Facendo, in alcuni casi, miglior figura di tanti devoti alla penna che sputano sui media per di assicurarsi lì un posto di prima fila.

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  14. @sergio
    Molto giusto! Passare da "Berlusconi Boia" a "Goldman&Sachs Boia" non ci farà avanzare di un metro!

    @indopama
    "Per ottocento anni ho istruito io Jedi, e mio giudizio darò io su chi istruito deve essere!"

    ..

    Scherzo! Stavolta ti ho capito (sono lento, non farci caso, problema mio!) e ti do pure ragione!

    Mi piace 'sto blog!

    Melman

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