sabato 12 novembre 2011

"E' l'uomo giusto al posto giusto nel momento giusto" così, Cristina Rohmer commenta la scelta di Mario Monti sul candidato al posto di Ministro dell'Economia.

di Sergio Di Cori Modigliani

Questo signore è l'uomo che Mario Monti vuole e propone al dicastero dell'economia. Lui avrà il compito di affrontare lo scoglio del varo di immediate riforme strutturali per il rilancio dell'economia.

Si chiama Guido Enrico Tabellini, è nato il 26 gennaio del 1956.
Dal 2008 è il rettore dell’Università Bocconi di Milano.
E’ un economista di fama internazionale, molto stimato dovunque nel mondo. Appartiene a quella pattuglia di menti nazionali che possono essere definite la nostra eccellenza. “Californiano doc” ha studiato prima a Ucla a Los Angeles e poi alla Stanford University di Santa Cruz vicino a San Francisco, dove a metà degli anni’90 ha incontrato Cristina Rohmer con la quale, da allora, ha formato un sodalizio di reciproche consulenze.

Richiesta di un parere, Cristina Rohmer ha detto "he is the best, he is the right man in the right place just now, for Italy and for Europe".(lui è il migliore, è l'uomo giusto nel posto giusto in questo momento, sia per l'Italia che per l'Europa).

E’ uno studioso attento, un economista post keynesiano, che da dieci anni (ha iniziato subito, alla fine del 2000) si batte con vigore per il varo degli eurobonds. Se Mario Monti è il duro tecnocrate, Tabellini è l’anima soft con uno sguardo ai problemi della socialità e al rispetto di misure che siano sostenibili dai ceti più dolorosamente colpiti, fortemente influenzato dalle teorie sociali californiane. E’ considerato, in Usa, il più grande e importante esperto nei “rapporti tra imprenditoria italiana e classe politica con specifico riferimento al comparto dell’economia”.

Il suo pallino non è la finanza libera, bensì la crescita dell’economia.
Per aiutare i lettori a farsi un’opinione personale del pensiero di Tabellini, qui di seguito, in copia e incolla, vi presento un recente articolo pubblicato da Guido Tabellini su "Il sole 24 ore" in data 20 luglio 2011, quindi in tempi molto recenti. L’articolo è stato ripreso e pubblicato su il Financial Times, su Spiegel e sui più importanti giornali europei, e in Germania fortemente sostenuto dai verdi e dai socialdemocratici.

Su questo nome, Mario Monti (Berlusconi ci voleva mettere Alfano) avrebbe risposto:
“O lui o io neppure mi assumo l’incarico di formare il governo”.

Chi è interessato a saperne di più sul suo pensiero (che sarà fondamentale per le nostre tasche e il nostro immediato prossimo futuro)  consiglio due suoi lavori, uno in inglese “Is inequality harmful for growth?” e lo trovate nella rivista American Economic Review (scritto insieme all’esimio prof. T. Persson) pubblicato dall’MIT.; è un testo economico relativo alle modalità da affrontare in tempi di crisi per fare riforme economiche strutturali forti tenendo presente le esigenze dei ceti più deboli.
L’altro è un libro davvero interessante uscito in Italia alla fine del 2008 il cui titolo è “L’Italia in gabbia”, pubblicato dalla Bocconi University Press, Milano.

Ecco l'articolo del 20 luglio 2011.

Le pezze non riportano la fiducia

di Guido Tabellini

Una delle cause della crisi finanziaria che sta lacerando l'Europa è un'idea sbagliata. È l'idea che, per indurre i Paesi dell'area euro a tenere i conti in ordine, sia utile ricorrere anche alla disciplina imposta dai mercati finanziari.
Se uno Stato non fosse costretto a cercare di preservare la fiducia dei mercati, si dice, i suoi incentivi sarebbero distorti e il cosiddetto "azzardo morale" lo indurrebbe ad accumulare debiti eccessivi. Questa idea, che è certamente valida per le istituzioni private, non può applicarsi anche ai paesi dell'euro. Fino a che questa idea non sarà abbandonata, sarà difficile uscire dalla crisi.

La ragione per cui l'idea è sbagliata la stiamo constatando in questi giorni in Italia. In una settimana il costo marginale del debito pubblico è salito di circa un punto percentuale. Ancora un paio di settimane così, e l'Italia è fuori dal mercato. La scadenza media del debito pubblico, di oltre sette anni, riuscirebbe a tenerci al riparo per un po'. Ma a lungo andare, lo Stato italiano sarebbe incapace di far fronte al suo debito. Non perché sia cambiata in peggio la situazione dei conti pubblici italiani rispetto a sei mesi fa. Solo perché i mercati hanno di colpo tolto la fiducia.
Più in generale, abbiamo visto come opera la disciplina dei mercati finanziari. Per anni, i problemi si accumulano e sono ignorati. Poi di colpo ci si accorge che la situazione è diventata insostenibile, e si salvi chi può. Il problema è aggravato dalla separazione tra politica monetaria e fiscale, uno dei principi costitutivi dell'area euro. Senza la valvola di sfogo della politica monetaria, l'estensione del contagio dalla Grecia ad altri Paesi è un evento troppo probabile perché i mercati possano trascurarlo. Ma questo stesso timore rende il contagio una profezia che si auto-avvera.
Per uscire da questa trappola occorrono alcune profonde modifiche delle istituzioni su cui si regge la moneta unica.
Il primo passo è rinforzare in modo drastico i meccanismi di controllo dell'Unione europea sulle decisioni nazionali di politica economica. Se i mercati non possono farlo, è la Commissione europea che deve diventare il guardiano intransigente dei conti pubblici e della disciplina di bilancio. Ma non basta il controllo sui conti pubblici. Come ci insegnano Irlanda e Spagna, occorre anche che le istituzioni europee abbiano strumenti per impedire l'accumulazione di debiti eccessivi nei sistemi bancari nazionali. Entrambe queste esigenze richiedono un sostanziale trasferimento di sovranità economica dai singoli Paesi alle autorità europee (Commissione o autorità di regolamentazione). Gli imminenti stress test sulle banche europee saranno un primo banco di prova della reale volontà di muoversi in questa direzione. Ma sarà necessario andare oltre e rinforzare ancora le prerogative della neonata European Banking Authority. Naturalmente questo trasferimento di sovranità non può non riguardare tutti paesi, inclusi Francia e Germania, e non solo la cosiddetta periferia europea.
In secondo luogo, è urgente operare una distinzione: alcuni Paesi oggi sono in grado di far fronte ai loro debiti, altri no. Occorre tracciare una linea, e stabilire chi è di qua, e chi di là. Ma la linea va tracciata consapevolmente dalle autorità europee, non lasciata alla psicologia collettiva dei mercati.
Se un Paese è ritenuto solvente, il suo debito deve essere protetto dal contagio. Senza la protezione dell'Europa e senza una politica monetaria autonoma, ormai è difficile che i Paesi ad alto debito possano resistere al crollo di fiducia che sta scuotendo i mercati finanziari. Questi debiti esistono, e non possono essere riassorbiti dall'oggi al domani. La realtà può non piacere, ma non può essere ignorata.
L'obiettivo può essere raggiunto in due modi: il più semplice dal punto di vista economico (ma forse impedito dal trattato europeo) è dare mandato alla Banca centrale europea di intervenire senza esitazioni a sostegno dei debiti dei Paesi sotto attacco, sia sul mercato secondario che su quello primario dei titoli di Stato. L'alternativa, che probabilmente non richiederebbe profonde modifiche del trattato, è consentire alla European Financial Stability Facility (Efsf) di svolgere questo ruolo senza bisogno di autorizzazioni politiche; in questo secondo caso, tuttavia, l'Efsf deve potersi finanziare sul mercato e/o presso la Bce, con risorse così ingenti da risultare in pratica illimitate, a fronte di debito garantito solidalmente da tutti gli Stati che aderiscono all'euro. Sarebbe questa la funzione cruciale che potrebbe essere svolta dai cosiddetti Eurobond. Solo in uno di questi due modi l'impegno di riportare fiducia sui mercati sarebbe davvero credibile in qualunque circostanza. Impegni di dimensioni insufficienti e soggetti alla verifica della volontà politica sarebbero poco credibili e quindi poco efficaci.
E i Paesi ritenuti non in grado di far fronte ai loro debiti? Se il debito è insostenibile, esso può solo essere ristrutturato, e prima lo si fa, meglio è. Il meccanismo già sperimentato con successo in America Latina negli anni 80, il piano Brady, può essere adattato alla situazione europea. Allora furono gli Stati Uniti ad offrire garanzie sulla quota di debito residuo, che restava da rimborsare dopo la ristrutturazione; in Europa questo stesso ruolo lo dovrebbe svolgere l'Efsf, cioè in ultima istanza gli Stati dell'area euro. In alternativa, si potrebbe consentire all'Efsf di acquistare ai prezzi di mercato il debito in circolazione (con l'inconveniente però di farne salire il prezzo, rischiando quindi di non riuscire a ridurre abbastanza l'onere del debito). Inevitabilmente, insieme alla ristrutturazione occorrerebbe affrontare anche la questione della ricapitalizzazione delle banche coinvolte.
Un'obiezione ricorrente a questo tipo di proposta è che imboccheremmo la strada dei trasferimenti fiscali tra Paesi, il che è politicamente improponibile. Ma è un'obiezione fuorviante. Se si accetta la premessa di un forte trasferimento di sovranità economica dai governi nazionali al governo europeo, il rischio di essere chiamati a rimborsare il debito emesso dall'Efsf (o a coprire le perdite della Bce) è minimo. E anche se ciò dovesse accadere, l'insolvenza sarebbe attribuibile ad errori delle autorità europee e non più del singolo Paese. In altre parole, garanzie e solidarietà, a fronte però di adeguati strumenti di governo a livello centrale. L'obiezione vera a questa impostazione non è che porterebbe a inaccettabili trasferimenti tra Stati sovrani, bensì che comporterebbe la rinuncia ad alcuni aspetti importanti di sovranità economica nazionale. Ma, come stiamo scoprendo a nostre spese, questa rinuncia è diventata inevitabile il giorno che abbiamo deciso di far nascere la moneta unica.
Andrebbe infine affrontata apertamente la questione del mandato della Bce. Oggi la politica monetaria europea, anziché essere di aiuto, rappresenta una parte del problema. Con la motivazione di inseguire il fantasma dell'inflazione, la Bce sta gradualmente facendo salire i tassi di interesse - come se la crisi finanziaria riguardasse un'altra parte del mondo. Ma un po' di inflazione oggi, più che essere un pericolo, sarebbe una benedizione, perché contribuirebbe ad abbattere il peso del debito. Inoltre una politica monetaria meno espansiva che in altri Paesi spinge il cambio ad apprezzarsi. Se l'euro fosse vicino alla parità con il dollaro, forse anche i problemi di stagnazione di una parte rilevante dell'Europa sarebbero meno formidabili di come appaiono, e sarebbe più facile ridare fiducia ai mercati.
Ormai non c'è dubbio che la crisi del debito sovrano nell'area euro ha raggiunto dimensioni sistemiche. La questione non riguarda più il singolo Paese, ma le fondamenta su cui l'Unione economica e monetaria europea è stata costruita. Per sopravvivere, queste fondamenta vanno modificate, e ciò va fatto ora, non tra qualche anno. Se i Paesi europei non sono pronti a imboccare la strada di una maggiore integrazione dei meccanismi di governo economico e a rivedere alcune impostazioni sbagliate, non illudiamoci che l'approccio seguito finora, delle pezze messe di volta in volta per prendere tempo, possa riportare la fiducia.



Buon week end...

22 commenti:

  1. Mi sono letto qualcosa e questa è la mia sintesi. Il piano Brady per l'Europa dovrebbe funzionare così: L'UE emette dei titoli, garantiti in solido da tutti i paesi europei.

    Questi verrebbero scambiati con i titoli debitori attualmente in mano agli stati in difficoltà, ma in un rapporto non paritario. Ad esempio, se l'Italia ha 100 mld di titoli di debito, li scambia con 70 dei nuovi titoli. I creditori dell'Italia perderebbero così il 30%, ma avrebbero in mano titoli più affidabili, garantiti dall'Europa.

    Inoltre, il paese che accetta lo scambio, trovandosi ad avere titoli di debito garantiti da tutta la UE, avrebbe meno difficoltà a trovare altri finanziamenti sul mercato dei capitali.

    Il paese che accetta lo scambio si impegna a mettere in atto politiche fiscali più rigorose, a intervenire sul mercato del lavoro e sui costi dello Stato.

    L'assunzione, su scala europea, della responsabilità di parte del debito dei paesi in difficoltà dovrebbe avere l'effetto di indebolire l'euro (l'ideale sarebbe un ritorno alla parità con il dollaro) in modo da favorire le esportazioni europee.

    Ci sono però alcuni problemi.

    1) Gli squilibri tra le bilance commerciali dei paesi dell'euro resterebbero, o sarebbero lentamente assorbiti ma al prezzo di gravi sacrifici e tensioni sociali.

    2) I paesi "forti" potrebbero avere difficoltà nel far accettare ai loro elettori questa soluzione, perché l'onere di garantire la solvibilità di questi titoli verrebbe trasferita dai singoli Stati a tutta la comunità. Questo significherebbe, ad esempio, che i cittadini tedeschi potrebbero assistere ad un aumento della pressione fiscale per far fronte ad eventuali future insolvenze. Per risolvere questo problema, viene suggerito di trasferire ancor di più sovranità alle Istituzioni europee. Nel suo articolo il prof. Tabellini sembra consapevole del problema, allorché afferma "anche se ciò dovesse accadere, l'insolvenza sarebbe attribuibile ad errori delle autorità europee e non più del singolo Paese."

    3) Viene chiesto ai cittadini europei di cedere, di botto, una frazione molto consistente del loro potere di controllo sulla politica economica nazionale a Istituzioni che vengono elette dai governi dei singoli Stati, e non dai rappresentanti eletti dai cittadini (il Parlamento europeo). In pratica, dopo averci portato al disastro finanziario allungando spropositatamente la leva finanziaria, ora questi signori ci chiedono di allungare anche la leva politica.

    4) A quanto detto va aggiunto che, con ogni probabilità, i paesi forti chiederanno, per accettare un simile piano, di avere sostanziose contropartite in termini di valore sottostante. E quindi cessione delle maggiori imprese nazionali dei paesi indebitati e via libera all'ingresso delle loro compagnie nei loro mercati interni.

    Giusto o sbagliato che sia questo piano, la scelta dovrebbe essere dei cittadini, debitamente informati con una capillare campagna pubblica sui vantaggi e sui costi. Da confrontare con scenari alternativi, quali l'uscita tout court dall'euro e il ripudio del debito (scenario che prevede, ovviamente, le nostre divisioni ai valichi e la sostituzione dell'intero stato maggiore).

    Non andrà così. I nostri "saggi governanti", gli stessi che non hanno mosso un dito, e non hanno ascoltato nessuna critica negli anni in cui tutto questo si preparava ad accadere, oggi sanno cosa è giusto per noi.

    Loro sono loro e noi non siamo un cazzo. Però, se ne becco uno in un vicolo buio, giuro che gli darò un fracco di legnate.

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  2. Timeo Danaos et dona ferentes!

    Comunque, so far so good! Secondo la sua conoscente Romer

    1) Monti è l'uomo giusto al posto giusto
    2)“Lo stato italiano, invece di piagnucolare abbindolando i propri cittadini sul debito pubblico, presentandolo come un cancro, lo aumenta e va controcorrente.. L’Italia ha un debito pubblico che si aggira intorno ai 1.950 miliardi di euro. Portarlo a 2.050 non comporta nessun aggravio SOLO E SOLTANTO SE consente il rilancio alla grande dell’economia in termini di sviluppo. L’Italia può permetterselo. Lo stato lancia un gigantesco piano di rilancio a favore delle istituzioni bancarie, le quali si faranno latori –essendo tutti inter-connessi- presso la bce. I soldi vengono dati a due condizioni:
    a) le banche disinvestono dalla finanza e danno mutui agevolati alle imprese che producono merci a firma made in Italy.
    b) possono avere accesso ai mutui agevolati soltanto le aziende che assumono almeno 10 disoccupati in età tra i 18 e i 35 anni. Quelle aziende si vedono decurtati gli oneri fiscali del 50% se assumono e per il solo fatto di assumere.
    C) le banche e le aziende che non intendono investire nella creazione di lavoro e nella produzione delle merci perché preferiscono investire nella finanza internazionale –sempre a rischio di attacco speculativo- vengono tassate del 50%. Così, si alzano le tasse e si abbassano le tasse allo stesso tempo. Tutte le banche italiane che hanno usufruito dell’aiuto dello stato nel 2008 (circa 45 miliardi di euro per salvarsi dalla crisi) poiché hanno investito quei soldi in finanza di carta e non in produzioni di merci, devono essere tassate subito nella serie “profitti legati a transizioni finanziarie”
    Stralcio tratto da http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2011/08/si-chiama-christina-romer-e-una.html

    Con queste premesse, "stamo in una botte de fero", e fanculo, giustamente, al pareggio di bilancio nel 2013.

    A questo punto però sono curioso di veder quale sarà l'atteggiamento dell'uomo giusto al posto giusto, Mario Monti, nei confronti di questi qua

    http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2011/08/ecco-chi-sono-i-nostri-nuovi-padroni-e.html

    Come ha detto giustamente uno spiritoso anonimo nell'altro post "Chi vivrà, vedrà!".

    @ecodellarete
    Qualora ne pescasse qualcuno nel vicolo buio, non mi faccia l'irreparabile torto di non avvisarmi...la informo però che io propendo decisamente per i calci nel culo piuttosto che per le legnate....

    Saluti

    Melman

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  3. Strano, ma non si parla mai di come e perchè vi è questo debito pubblico, e di chi è le responsabilità... piccolo aiutino:
    1 la moneta non è nostra in quanto vi è l'euro che come sappiamo ha una solidità infinita... si di stampa, in quanto dietro non ha un cazzo di nulla:
    Anche prima ai tempi della graziosa lira, questa veniva emessa non dal tesoro, ma dalla Banca d'Italia che, guarda caso è un'accozzaglia di banche PRIVATE, che fanno i loro porci comodi... a si dimenticavo E' definito un ente di diritto pubblico, si per quanto riguarda i debiti a noi, ed a loro la ciccia;
    Per non parlare dei debiti odiosi... strano termine per indicare quelle truffe piccole e grandi, cui i politici hanno sfruttato al massimo... tanto paga pantalone.
    Questo, stringendo, è una parte della storia.
    Per chi volesse andare a vedere le cause, assolutamente sottaciute/dimenticate/messe sotto naftalina/ignorate ecc ecc. andatevi a leggere quanto riguarda il signoraggio e la riserva frazionaria.
    Se poi crediamo alle fate ed agli gnomi, bè va benissimo anche Monti, alias Conan il distruttore.

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  4. Ad Anonimo 12 novembre 2011 16:10

    Quante sicurezze !

    http://phastidio.net/2007/12/31/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sulla-banca-ditalia-ma-non-avete-mai-osato-chiedere/

    http://www.rischiocalcolato.it/2011/09/signoraggio-balle-spaziali.html


    Ma perchè non ti prendi un Nik ?

    Così la prossima volta vedo se le tue sicurezze saranno rimaste tali dopo aver letto i link.

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  5. Bel Post.

    Conferma la mia idea che l'Europa sia l'unica salvezza dell'Europa.

    E che soprattutto...si può fare.

    Ci vorranno tempo e sacrifici. Ma si farà

    Grazie alla lucida caparbia determinazione di Qualcuno.

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  6. I link postati da Yuma sono molto interessanti, ma se analizzati e raffrontati a fatti reali, quando qualche notizia vera riesce ad emergere, viene fuori qualche stridente difformità tra lo scritto e la cronaca. Basti leggere ciò che viene riportato sulla Banca d'Italia e sulla presunta efficacia della sua azione di vigilanza sul sistema bancario (...). Certo, protagonista di tutte le storie è sempre l'uomo fallace, sia che sia un banchiere che un governante. Ma liquidare il signoraggio come un falso problema tout-court mi pare eccessivo e fuorviante, soprattutto con le motivazioni addotte dai liberisti di www.libertari.org. In pillole penso che, senza credere che stampando denaro da dare a tutti si elimini la povertà, la potestà di stampare denaro spetti ai governi, quindi ai popoli. Quella di stampare euro ora spetta nei fatti alla Germania, che infatti vietandolo ci tiene sotto il suo tallone. Per quanto deplorevole, di questo passo gli italiani arriveranno a rimpiangere Quello che, quando a Berlino allargavano i gomiti a tavola, schierava le truppe al Brennero...

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  7. allora adesso vi dico delle cose che forse nessuno di voi ha mai sentito e che non isegnano all'universita', nemmeno ad economia.
    sono cose che si tengono i padroni del denaro. il come le ho imparate non lo posso dire.
    premetto che sono un ingegnere meccanico ed un quasi fisico, giusto perche' possiate attribuirmi subito un etichetta che magari vi potra' far sentire meglio. quindi anche un ottimo matematico e, per caso, un discreto intenditore dell'animo umano.

    il denaro per essere capito va capito in velocita'. non si puo' capire con due formuline, e' una cosa dinamica che esce dalla banca al momento della creazione, passa nella mani della gente e ritorna alla banca, questo una miriade di volte al giorno.
    i padroni del denaro hanno degli speciali software sviluppati principalmente da fisici, matematici, ingegneri e psicologi. gli economisti non ci sono perche' non hanno la preparazione necessaria, sono in realta' degli scribacchini, un po' come i cassieri di una banca che gli dicono cosa fare e loro lo fanno.

    ma la dinamica del denaro e' influenzata da innumerevoli fattori che gli economisti non conoscono. poi ci sono anche altri signori all'interno dello sviluppo del software per lo studio della dinamica del denaro, nella branca della fisica per esempio ci sono dei geologi che valutano la quantita' di materie prime disponibili e con gli ingegneri valutano come si trasformeranno.
    poi ci sono ovviamente gli esperti informatici e della comunicazione e gli psicologi che in base all'analisi dei desideri della gente (in buona parte indotti ma non tutti) valutano cosa la gente vorra' produrre. ecc ecc. cercano insomma di prevedere il futuro.la' dove vanno i desideri, compatibilmente con la disponibilita' di materie prime, la' andra' il denaro, grosso modo e' cosi' e poiche' buona parte dei desideri sono indotti ecco che i media sono il fattore principale.
    il tutto in un minestrone di calcolo in cui il software ti indica i vari movimenti del denaro in base tempo. poi ci sono anche le dinamiche politiche che influenzano parecchio ma queste sono in grossa parte indicate dai padroni del denaro per cui le conoscono in precedenza e le inseriscono nel loro software.

    queste cose noi popolo non le sappiamo, rimangono nell'ambito della specializzazione di chi del denaro ha fatto la propria vita, per cui ogni informazione che troviamo in giro se va bene e' incompleta e se va male e' sbagliata.
    non solo ma non possiamo nemmeno capirle perche' troppo complicate, troppo sopra la nostra conoscenza.

    continua.....

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  8. c'e' una cosa pero' che e' ben chiara e cioe' che il denaro viene creato solo a debito.
    la banca lo crea al momento della creazione del debito, lo presta al cittadino ma lo rivuole indietro.
    quindi ad un certo punto il cittadino quando avra rimborsato tutto il proprio debito si trovera' senza denaro (questo e' ritornato alla banca) e per continuare a vendere e comprare non puo' far altro che chiedere un altro prestito.
    non solo, non puo' nemmeno rimborsare tutto il debito perche' la banca vuole anche gli interessi, cioe' piu' denaro di quanto ti ha prestato, di quanto ha creato (nel momento del prestito). questa si e' una truffa contabile che infatti la finanza islamica, quella che si prende le bombe in testa, non applica.

    tutto il denaro circolante e' stato creato a debito, quindi non pensiate che sia corretto dire: ok, lo prendo in prestito ma poi sul mercato ci guadagno, rimborso il debito alla banca e mi tengo il guadagno.
    no no e ancora no, puo' funzionare per il singolo ma se lo guardiamo dal punto di vista complessivo e' sbagliato, tu guadagni togliendo soldi ad un altro il quale non riuscira' a rimborsare il suo debito alla banca. quest'altro puo' essere per esempio anche lo stato, cioe' sempre noi.

    mi fermo qui perche' non occorre entrare nei dettagli, annebbiano solo la vista.
    i problemi sono due:

    1- se la banca (l'unica a poter creare denaro dal nulla) il denaro che mi presta lo vuole indietro io al rimborso del debito rimango senza denaro.

    2- la truffa degli interessi perche' la b anca vuole indietro piu' di quanto lei stessa ha creato. il denaro per pagare gli interessi, in tutto il mondo, ancora non esiste.

    io credo che se cominciamo a capire questi due punti fondamentali allora cominciamo a capire che siamo stati parecchio stupidi a non interessarci della cosa che usiamo di piu' e cioe' del denaro.

    ci siamo messi in gabbia da soli accettando queste due truffe. il gioco e' truccato e non lo abbiamo capito perche' siamo ignoranti.

    e siamo ignoranti perche' rifiutiamo soprattutto la conoscenza di quella cosa che ci accompagna in ogni istante della nostra vita, noi stessi.

    se conosceste bene voi stessi non avreste bisogno di leggere dei libri o ascoltare qualcuno per imparare le cose che ho appena scritto, la conoscenza vi arriverebbe direttamente dalla fonte. quindi adesso smonto l'etichetta che ho messo all'inizio dicendovi che quegli studi non sono poi tanto importanti perche' mancano del nuovo, in pratica si puo' solo studiare roba vecchia.

    :-)

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  9. quindi Guido Enrico Tabellini e' una persona che conta?
    non dal punto di vista economico perche' da solo non puo' avere la conoscenza che hanno i padroni del denaro grazie al team di superesperti che analizzano tutta la vita nel suo insieme.
    lo e' dal punto di vista politico, e' una persona di cui gli altri si fidano e quando dice una cosa lo seguono.
    e' in pratica un politico con l'etichetta di economista ma lui di economia (che vuole dire come si muove tutta la vita nel suo insieme) non sa un benemerito cazzo coem non la conosce nessuno di quelli usciti dalla Bocconi, sono solo i cassieri di fascia alta, schiavi privilegiati ma sempre schiavi perche' gli manca la conoscenza.

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  10. yuma,
    la banca d'italia era dello stato, poi e' passata al privato ed e' ritornata allo stato nel momento in cui ha smesso di creare il denaro, cioe' dopo l'entrata nell'euro, quando in pratica non conta piu' un tubo. la BCE e' per lo meno anche privata a quanto ne so.
    il signoraggio non lo conosco, non so quanto di esso ritorni nelle tasche dei cittadini ma non mi sembra un grosso problema.

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  11. Ciao Indo!
    Credo che quando dici "i problemi sono due"
    dici una delle cose più sacrosante a livello di economia che si siano mai dette da quando l'uomo inventò il cavallo!
    Poi di tante altre cose dette si può almanaccare, ma questi due punti dovrebbero stare pitturati sulle case come si faceva ottant'anni fa.
    Mi piacerebbe proprio sapere con quali argomenti i "fior di economisti" sarebbero in grado di inficiare questi due punti

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  12. Mi riallacio ad un precedente post (quello sulla data del 22 novembre relativa al possibile coinvolgimento giudiziario di Baldassarre ed Elia Valori). La velocità con cui si sta varando il governo Monti è sicuramente favorevole ai nostri due. Se non erro fanno parte delle stesse organizzazioni sovranazionali e poi basterà aspettare stasera per sapere il nome del ministro della giustizia per capire alcune cose. Berlusconi non è mai stato nei piani alti della Massoneria; come a suo tempo Mussolini ci ha provato ma è rimasto in piedi nell'ingresso, in attesa di entrare nel salotto buono della casa. Sommessamente penso la stessa cose di Giole Magaldi. Frequentando alcuni ambienti si viene a conoscenza di molti fatti, mai realmente importanti. Il Magaldi si è saputo ritagliare uno spazio che gli da visibilità e lo sfrutta abilmente, sicuramente con più risultato rispetto il fallimento della sua casa editrice che raccolse solo qualche spicciolo dal monte cospicuo degli aiuti statali per le opere di editoria. A suo tempo era il pupillo di Raffi per poi diventare il suo acerrimo (?) nemico. A proposito: sempre per la fine di questo mese vi è il pronunciamento del tribunale civile di Roma sulla legittimità della rielezione di Raffi a Gran Maestro del Goi. Se decade Raffi se ne vedranno delle belle!
    QWERT

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  13. Per Yuma, credo che indopalma, abbia risposto indirettamente alla tua osservazione contro quanto da Lei osservato sul mio post del 12 novembre 2011 16:10.
    Ovvero indirettamente ha colto senza saperlo il nocciolo del problema che si chiama "signoraggio".
    Il fatto che mi segnali di andare a vedere quei link che mi ha indicato, ovvero quelli della banca d'italia, mi fa semplicemente sorridere.
    Da quando in qua le banche sono "oneste" me ne trovi una e mi rimangerò quello che ho scritto.
    Ora trovo a dir poco sospetto la sua idea di Europa, in questo momento, ovvero di un'europa pensata e creata non per il nostro bene ma per poterci rapinare meglio.
    Il caso della Grecia è semplicemente esemplare, per chi lo vuol vedere.
    La moneta non nostra e gestita da altri come indirettamente riporta indo, sta ad indicare come il debito nei confronti prima della Banca d'Italia ed ora della B.C.E., toglie ogni possibilità di gestirla, allo stesso modo del Giappone della Cina dell'Inghilterra.
    Marco

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  14. Marco, l'unica cosa che condivido ...è Indopalma eh eh eh ( e non sai quanto hai fatto Bingo ! :-))

    @ Indo

    Immagino che tu abbia letto. Comunque copio e incollo


    La banca, pertanto, segue regole di funzionamento differenti da quelle di una normale società per azioni, come si evince anche dallo statuto, che assegna ai soci un numero di voti non proporzionale alle azioni possedute (limitando i voti dei soci maggiori).


    la Banca opera nell’ambito del diritto pubblico. Ciò implica, ad esempio, che lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d’Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell’intero sistema bancario italiano.

    Il potere dei soci si limita all’approvazione del bilancio ed alla nomina del Consiglio Superiore, che svolge funzioni amministrative, e partecipa al processo di nomina dei membri del Direttorio e del Governatore, che esercitano il potere di vigilanza.

    Sul concetto dell'impossibilità pratica di pagare interessi in quanto la totalità del capitale non li prevede , condivido in linea teorica , in quanto nella reaaltà dei fatti è banalmente vero che non va mai bene ad uno se non va male ad un altro.

    Semplificando naturalmente. Ma è un proverbio che recitava già mio nonno.

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  15. Per Yuma, non c'è peggior sordo di chi non vuol capire.
    Saluti.
    Marco

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  16. ... era "sentire". Non sbagli solo i tempi...anche i proverbi ! Ehhh diamine !

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  17. @ Marco

    Comunque condivido... tu ne sei l'esempio lampante

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    Risposte
    1. Tu quella dello schiavo che difende il padrone

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  18. Niente Tabellini...che succederà ora? Che dice la Rohmer?

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  19. @REM...mi stavo proprio adesso chiedendo la stessa cosa......

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  20. E' tutto nelle mani di Monti..bisognerà vedere che scelta di campo farà. Scegliere Tabellini, evidentemente, sarebbe stata una palese scelta di campo, mentre ho l'impressione che lui voglia essere "borderline"..

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  21. Nel caso di yuma è giusto dire capire!
    Adesso anna maria tarantola va alla rai chissà come mai forse perchè in banca d'italia non ha mai fatto nulla (titoli spazzatura, derivati, truffe,ecc) in questi anni tutti se ne sono resi conto da tempo ormai :^)

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