di Sergio Di Cori Modigliani
E così anche noi abbiamo avuto la nostra gloriosa esperienza di impeachment. All’italiana, si intende, e come avrebbe potuto (e dovuto) essere altrimenti?
Il guaio è che questo “all’italiana” contiene una notazione giusta e rigorosa, ovverossia il rispetto delle tradizioni, stili, gusti, bisogni e necessità di ogni singola etnia e cultura; e un’altra, invece, disastrosa:
abbiamo pescato, e insistiamo nel seguitare a pescare, nella peggiore tradizione storica italiana, nello stile tra i più volgari in assoluto mai visti in Italia, nel crollo del gusto, nella negazione del principio di applicazione dei reali bisogni della nazione e nella totale –nonché idiota e idiotica- dimenticanza delle autentiche necessità della nostra etnia.
Basterebbe soffermarsi un attimo sulla tragedia dell’abnorme uso e abuso del neologismo con il quale tutti sembrano godere come dei forsennati nello sciacquarsi la bocca in questo periodo: “berlusconismo” (ogni volta che lo si usa, il registratore di cassa delle agenzie di pubblicità legate al gruppo Fininvest tintinna soddisfatto). Un termine, va da sé (e mi auguro che sia ormai chiaro anche ai più disattenti e distratti tra miei lettori) genialmente coniato e lanciato come estrema arma di distrazione di massa dai consulenti di quel poveretto al quale, in questo paese, la destra, la sinistra, il centro, insistono nell’attribuire doti taumaturgiche che non ha mai avuto, capacità imprenditoriali a lui davvero ignote, e capacità propulsive e creative mai registrate neppure nell’anticamera del suo cervellino. Sembra quasi blasfemo, oggi, usare la splendida locuzione di Hanna Arendt “la banalità del male” (usata nel 1961 nell’aver identificato nel nazismo una semplice banda di efferati criminali, per lo più con la mentalità piccolo-borghese da ragionieri; questo erano i nazisti e niente più di questo: i veri padroni erano ben altri, loro erano stati una semplice banda di malfattori assassini ben pagati) mentre per la nostra piccola farsa tragicomica tutto è più riduttivo, ignobile, avvilente, dato che il nostro ex, piccolo era e piccolo è rimasto.
Come ogni brava personalità infantile.
Basterebbe una elementare argomentazione per spiegare la non esistenza del berlusconismo: l’Italia dopo 17 anni di sconquassi, espoliazioni e narcosi collettiva, si ritrova esattamente allo stesso punto in cui si trovava nel 1993. Tant’è vero che il poveretto non ha prodotto alcuna scuola, non lascia eredi –se non i suoi biologici- non ha neppure epigoni. Sta alla politica come Christian de Sica sta alla storia del cinema italiano.
Ben altra cosa Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Giancarlo Giannini, ecc.
Questo, tanto per chiarire la mia posizione: intendo sottrarmi al coro greco (finto) della truppa mediatica tuttora asservita al poveretto.
Nel 1975, gli Usa rimasero scioccati di fronte all’impeachment e conseguenti dimissioni di Richard Nixon. Il dibattito sul fatto se esistesse o meno il “nixonismo” durò 24 ore. Venne subito archiviato. Neppure al più delirante e farneticante tra i conservatori ultra-nazionalisti dell’estrema destra venne in mente di sostenere, allora, che era stato un golpe dei sovietici o quant’altri.
Noi italiani ci siamo sorbiti un banale venditore di pubblicità per 17 lunghi anni, il quale è riuscito a turlupinare perfino il Vaticano, la Massoneria, la Confindustria, i sindacati, la Cia, il Kgb, ecc., proprio come Houdini. Un grande mago, ma non nel senso esoterico alto, bensì in quello più intimamente italiota, da provincia dello spirito, più vicina a una sintesi ideale tra il capolavoro di Pietro Germi “Signore e signori” e un circo felliniano, a metà tra “Il bidone” e “Lo sceicco bianco”: un’epopea da telenovela messicana, non a caso da lui lanciate sul mercato.
Il che ci ha trasformati in saponette, pannolini, bibite gassate, viaggi in crociera, ecc.
E la responsabilità di tutto ciò sarebbe degli stranieri?
Non sarà facile, né tantomeno veloce, riuscire a riconquistare il proprio ruolo di “umani”, sia a destra che al centro che a sinistra, sia tra i cattolici che tra i laici.
Nel 1993 la sinistra democratica italiana tradì (e non verrà mai perdonata dalla Storia per questo) il proprio patto di fiducia con il popolo italiano: si rifiutò di fare i conti con la fine del comunismo aprendosi alla democrazia liberale, radicale, laica, necessaria per attuare le grandi riforme di cui il paese aveva bisogno; mentre, tra il 1945 e il 1948, in un qualche modo, aveva accettato di crescere e maturare voltando pagina. Non era stato facile, allora, né semplice; fu tragico e doloroso, ma inevitabile per rifondare la nazione e avviare un processo di evoluzione democratica.
Non è avvenuto nel 1993.
Non sta avvenendo neppure oggi.
Tant’è vero che una frase detta (e scritta) da Indro Montanelli nel 1997 rimane ancora oggi una pietra miliare del pensiero liberale e democratico, utile per comprendere qualcosa di questo paese: “L’Italia è l’unico paese capitalista al mondo dove il comunismo non è mai caduto e non è stato neppure scalfito”. Allora venne considerata una boutade sciorinata da un vecchio snob conservatore senescente.
Era una grande verità.
Nel frattempo, la sinistra democratica ha proseguito nella inarrestabile marcia complice che ha prodotto la sistematica costruzione del declino di una grande nazione, di una gigantesca tradizione culturale, di una splendida etnia. Del Bel Paese che fu.
Dal 9 novembre del 1989, una volta crollato il muro di Berlino, al grido di “tana libera tutti” si aprì il mercato mondale: durò quattro anni. Comprarono, vendettero, cooptarono, si associarono, nelle maniere più disparate, in una esaltazione collettiva bella, creativa, dinamica, ancorchè dolorosa.
L’Italia rimase al palo: oggi, ne paghiamo il prezzo.
Fu la grande sconfitta degli Stati Uniti d’Europa che si sarebbe dovuta fondare immediatamente in quel momento. Ma com’è noto, nei momenti di grande crisi e di grande sommovimento, è arduo e quasi impossibile attuare grandi riforme (da non dimenticare, oggi). Fu la Waterloo dell’Europa, e lo dico da filo-napoleonico, perché a Londra, Waterloo è ancora simbolo ed emblema di una grande vittoria, invece. Basterebbe soltanto questo piccolo, micro dettaglio culturale (per gli intellettuali europei è giustamente considerato macro, very very macro) per aiutarci a porre le domande giuste su di noi e sul futuro che vogliamo avere. Furono due Grandi Nazioni europee e uno staterello che, in quel preciso momento, segarono le gambe alla nascita dell’Europa: la Gran Bretagna, la Russia, il Vaticano.
Oggi, ne paghiamo il prezzo, venti anni dopo. Tutti.
Prevalsero gli interessi di parte, localistici, egoistici, micro-territoriali, imperialisti. Gli inglesi videro –con entusiasmo malcelato- l’occasione d’oro: una Germania vincente (e quindi non revanscista, non arrabbiata, non indignata, nient’affatto pericolosa) che si accollava la gestione di un enorme territorio pieno di pezzenti, disoccupati, economia disastrata (la Repubblica Democratica della Germania dell’Est) con un costo economico talmente esorbitante e complesso da affrontare che inevitabilmente avrebbe rallentato la locomotiva tedesca commerciale facilitando i mai sopiti sogni imperiali britannici. La Russia idem.
La finanza vaticana vide (e ci vide bene) un’ottima occasione per inserirsi nel gioco e lucrare a mani basse attraverso lo Ior.
Furono loro a sabotare la fondazione europea –intendo dire quella autentica, quella di cui oggi tutte le menti pensanti planetarie sentono la mancanza, il vuoto, il disordine mondiale provocato dalla sua assenza- ma un’Europa senza la Gran Bretagna e la Russia e la Chiesa è inconcepibile. Non sarebbe Europa. E’ impensabile una federazione europea priva di Dostoevskij, Dickens, Tolstoj, Hume, Darwin, Churchill, Trotzskij, Locke, tanto per dire i primi nomi alla rinfusa che mi vengono in mente. Per non parlare di Blaise Pascal, Teilhard du Chardin, Agostino, Raffaello Sanzio. Saremmo monchi. Orfani.
E in quell’enorme guazzabuglio (1989-1993) ciascuno pensò al proprio tornaconto, pescando nella propria tradizione storica secolare, seguendo strade consolidate, note per averle battute, attraverso tempeste immense, dal medioevo a quel momento.
L’Italia decise, allora, di affidarsi alle banche.
Le abbiamo inventate noi. Le abbiamo fondate noi. Le abbiamo costituite noi. E’ stata la piccola tenera Siena, praticamente da sola, ad avere affondato l’impero spagnolo nel XVII secolo strozzandolo per debiti insolventi. Sono state le banche italiane ad aver inventato la borsa valori dello scambio merci e capitali, finanziando nel XVII secolo la geniale idea dei mercanti olandesi. Amsterdam è nata da capitali bancari toscani investiti nei noli internazionali di allora sulle grandi rotte aperte dai nostri grandi coraggiosi visionari, Colombo e Vespucci in testa. Sono stati i primi accorpamenti di banche private in Lombardia e in Veneto a formare la spina dorsale finanziaria del grande impero asburgico nel XVIII e XIX secolo e i primi accordi di capital venture in Europa sono stati quelli tra i consorzi bancari del Piemonte e le banche inglesi agli inizi del XX secolo.
La storia della finanza europea è stata scritta dagli italiani, prima di ogni altro.
E nel 1993, grazie a quel “tana libera tutti” la cui eco salvifica non venne raccolta da una adeguata classe politica decorosa, la nazione è stata venduta alle banche. Iniziando con l’idea di vendere la Banca d’Italia ai privati e spingendo i deludenti politici nostrani a recuperare l’abilità –ancora oggi esistente- dei nostri grandi banchieri esperti innestandoli in un processo di sintesi tra le esigenze nuove del capitalismo aggressivo internazionale e un senso di apparente buonismo e pentitismo e perdonismo interno. Come dire: ricostituiamo la federazione rinascimentale della Corporazione di Arti e Mestieri al soldo delle banche che finanziano il mercato senza regole, se non quelle del Vaticano e del principe, proprio come nel ‘500. Con la tragica –ma davvero tragica- variante che nel 1993 non c’era nessun principe. Neppure uno.
E’ lì che si è arresa l’Italia, non oggi. Non con Mario Monti.
Si è arresa per non aver voluto fare i conti fino in fondo con la finanza sporca vaticana, con il dissesto provocato dalla parte criminale della democrazia cristiana, da quella piratesca dei socialisti, e da quella piccolo-borghese, becera e anti-illuministica dei comunisti.
Lì entrarono –come la lama di un coltello caldo nel burro sciolto- i capitali finanziari di wall street, di Londra, di Mosca, di Piazza San Pietro.
I conti li paghiamo oggi.
Questa era una premessa.
Veniamo al punto del post di oggi.
L’uomo di riferimento di allora, l’uomo in grado di accorpare gli interessi della finanza vaticana sporca, della massoneria reazionaria conservatrice, dei socialisti in fuga, dei comunisti compromessi terrorizzati e in preda al panico all’idea di poter essere messi in mezzo in qualunque momento da un qualsivoglia agentucolo della Cia o del Kgb disposto e disponibile a vendere a Simon & Schuster un libro dal titolo “memorie dal mio desk Italia”, fu Silvio Berlusconi, un abile venditore, al limite del suicidio (le cronache lo confermano) totalmente allo sbando, con circa 3.500 miliardi di debiti puri e diverse persone davvero importanti e davvero potenti e davvero minacciose e davvero criminali, in giro per l’Europa, che pretendevano l’immediato pagamento dei loro soldi malamente investiti su di lui. Era l’uomo giusto per chiudere il cerchio. Perfetto. Accolto da tutti con immenso entusiasmo. Era uno che sapeva vendere qualunque cosa.
Nel 1994 i giochi erano fatti.
Tutto ciò (e scusate la prolissità odierna da professorino di scuola media) per porre delle domande stimolanti ai più solidi tra i miei lettori. Da oggi, infatti, propongo, come gioco intellettuale stimolante per tutti, di rinunciare all’infantile pretesa di cercare, dare e trovare risposte, sostituendola con l’idea di porsi, invece, delle domande nuove e diverse.
Ecco una delle mie prime domande:
“Perché ce l’avete tutti con Goldman Sachs invece di avercela con lo Ior, la Pax Bank, il Banco di Sicilia, la Banca Commerciale Italiana, la Banca Nazionale del Lavoro, il Monte dei Paschi di Siena, il Credito Italiano, la Banca Nazionale dell’Agricoltura, la Banca di Roma, la Banca Cattolica del Veneto, Mediobanca, la Cassa di Risparmio di Bologna, il Credito Valtellinese, il Banco di Brescia, la Banca delle Marche, Banco Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, il Banco di Napoli, il Banco di Santo Spirito, la Cassa di Risparmio di Roma e le altre 475 banche italiane che in quegli anni fecero ciò che fecero?”.
La risposta più idiota (e quindi per evitare che qualcuno me la faccia costringendomi a dirle/gli “sei scemo o che?” rispondo io) sarebbe: “ma che cosa c’entra? Quelle banche oggi non esistono più, i tempi sono cambiati”.
Non è cambiato un bel nulla. Perché le persone ( e i partiti) che c’erano dietro quelle banche nel 1993 sono le stesse persone (e gli stessi partiti) che ci sono nel 2011
Da cui, un’altra domanda: “Per quale motivo le persone che nel 1993 hanno svenduto la nazione per finanziare il proprio dissesto – e quello dei loro partiti- e che tuttora sono al comando delle istituzioni finanziarie (anche se con nomi diversi e magari in un altro partito) avrebbero dovuto o potuto far qualcosa per l’Italia, oggi?”
.Altra domanda: “Perché non cominciamo a guardare a casa nostra invece che inventarci sempre un nemico sotterraneo, dietrologico, clandestino, straniero, andando a spulciare, investigare, decifrare, e pretendere –si è ancora in tempo, esistono impeccabili archivi- una sana, ragionevole resa dei conti nostrana per avere poi la leva forte per andare all’estero a fare la voce grossa potendocelo permettere?”
Altra domanda: “Come mai Daniela Santanchè, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Giuliano Ferrara, Domenico Scilipoti, Mario Borghezio -non direi proprio dei black bloc o degli epigoni di Vladimir Ilic Lenin- dichiarano urlano e strillano che le banche tedesche e Goldman Sachs (ormai assurto a totem/simbolo di ogni nequizia satanica planetaria) vogliono impossessarsi dell’Italia e hanno “mandato” Mario Monti a fare il lavoro sporco; e usano le stesse identiche argomentazioni con le stesse identiche parole alla lettera di sedicenti esperti di economia e politica internazionale della sedicente sinistra indipendente, autonoma e rivoluzionaria, lanciata da sedicenti giornalisti improvvisati verso un’alleanza (Tattica? Strategica? Inconscia?) con individui e gruppi ai quali, fino a 94 ore fa non avrebbero osato neppure rivolgere la parola per chiedergli: che ora è?”
Altra domanda: “Non vi sembra piuttosto strano?”
Altra domanda: “Siamo sicuri e certi –come sostengono tutti, dalla Marcegaglia a D’Alema da Tremonti a Enrico Letta- che la particolarità dell’Italia consiste nel fatto che il debito pubblico nazionale, immenso e pesante, che oggi viaggia intorno ai 1.923 miliardi di euro, è in mano agli italiani? Possono provarcelo fino all’ultimo euro? Esistono fior di banchieri ed economisti europei che contestano quest’affermazione”
Ultima domanda: “Come mai, secondo voi, fino a quattro mesi fa nessuno si era accorto che l’Italia, finanziariamente parlando, si trovava sull’orlo del baratro? Oppure, vi risulta –anche su questo esistono opinioni con voce diversa- che non sia esatto, che non siamo proprio per niente sull’orlo del baratro e che il problema principale consista invece nel fatto che la classe politica attuale (compatta e unita perché incollata insieme dal poveretto venditore di saponette) si rifiuta di mollare la presa sulle banche dando il semaforo verde alla disposizione di liquidi per imprese e lavoro?”.
Do un’unica risposta, collettiva, a tutti coloro che mi trovano eccessivamente ossessivo, infantile, ingenuo, nonché utopista, nel promuovere costantemente la mia idea personale della fondazione di un fortissimo e solido stato federale degli Stati Uniti d’Europa.
Sono innamorato dell’Europa. Avvampo di desiderio quando penso all’Europa. Mi eccito di incontenibile passione civile. La considero la più bella femmina del pianeta, la più ambita e voluta da tutti, culla di grande civiltà e di armonia e di bellezza e di autentico Sapere e Conoscenza, che cosa ci volete fare, ciascuno ha i propri gusti. Affascinante quanto pericolosa, perché profonda e perversa, seducente e ambigua, una e doppia, facile e difficile, dotata di due facce: una che è figlia di Thomas Hobbes e che è quella fino a questo momento vincente, sintetizzata dalla celeberrima frase “homo homini lupus”.
E i hobbesiani pensano di aver vinto.
Io sarò ingenuo, sarò anche infantile.
Ma io mi rispecchio nell’altra faccia della mia innamorata.
Nella faccia di Locke, di Goethe, di Voltaire e di Montesquieu. (tralascio gli italiani che per fortuna sarebbero una valanga).
Perché non c’è l’una senza l’altra, perché così funziona la mente umana.
Così funziona il corpo della bella Europa.
Non penserete mica che l’Europa vera sia quello sbiadito scemotto di Sarkozy o quella simpatica casalinga della Merkel. Suvvia, un po’ di fantasia.
Dipende da noi, da ciascuno di noi in quale delle due facce rispecchiarsi.
Non dipende da Goldman Sachs.
Dipende da tutti noi, da ciascuno di noi, da ognuno dei 485 milioni di individui che compongono questo territorio fare in modo di costruire un “sistema altro” di rispecchiamento nella faccia che ci hanno lasciato i Grandi Spiriti Europei.
La sola idea che esista ancora il loro lascito riempie di terrore Goldman Sachs.
E’ solo una questione di scelta.
Pensiamo a rafforzarci, e poi canterellando l’inno alla gioia dell’immortale Ludwig Van, andremo tutti insieme a Wall Street e presenteremo il conto a Goldman Sachs.
Io, la mia scelta, l’ho chiarita.
“Qual è la vostra?”
Caro di cori Modigliani,
RispondiEliminaintanto la ringrazio per aver chiarito, con i suoi ultimi post, alcuni dei miei dubbi per i quali, anche nei giorni scorsi, le avevo posto delle domande nel suo blog. Appurato che pure lei identifica, tra le tante cause della crisi economica attuale, problemi totalmente peculiari del nostro paese quali l'intreccio Mafia, Massoneria, Vaticano, mi verrebbe di riproporle una domanda che già altri le hanno fatto nei passati due post:
In base a quale ragionamento pensa che il sistema bancario-finanziario al di fuori dei nostri confini non sia esso stesso contagiato dai fenomeni tipicamente italiani suddetti che hanno ormai in pugno il sistema creditizio italiano?
Magari sbagliandomi torno a ribadire la mia convinzione secondo la quale le organizzazioni mafiose internazionali sono ormai potenti a tal punto da influenzare le politiche degli stati anche attraverso le speculazioni finanziarie forti degli immensi proventi derivati dal traffico internazionale di stupefacenti che gia oggi assicura un ricavato superiore di almeno 400 miliardi alla somma dell'intero indotto delle industrie automobilistica e siderurgica mondiale.
Se è vero che le mafie sono state tra i principali beneficiari della guerra in Afganistan, il quale è stato di fatto trasformato negli ultimi dieci anni in uno dei più grandi narco stati del mondo, ho ragione di credere che siano anche tra i principali sponsor della prossima guerra che coinvolgerà l'Iran, terminale principale della cosidetta "mezzaluna d'oro" e nella quale si stà giocando, al momento, la più importante battaglia per la definizione delle future rotte del traffico di droga mondiale.
Credo che quella che stà avvenendo oggi non è altro che la preparazione di una nuova e gigantesca guerra dell'oppio che al momento stà acquisendo consensi attraverso la compravendita di sovranità nazionali (grazie alle speculazioni).
Spero di sbagliarmi ma ci sono troppi elementi che mi fanno pensare a questa ipotesi.
Giuseppe
caro sergio
RispondiEliminavisto che poni tante domande e sembri così bene informato, siccome noi siamo degli creduloni disinformati e manipolati dai media, invece di decrivere scenari misteriosi e nebulosi (in questo devo dire sei bravo) e abbindolare gli spiriti semplici, perchè non parli un pò più chiaro?
se hai posto quelle domande vuol dire che hai pure le risposte, allora istruisci un pò questo volgo ignavo oppure smettila di mestare nel (finto) torbido e spacciare panzane,
e poi te la faccio io una domanda (la risposta la sai benissimo anche se sei restio ad ammetterlo) perchè l'europa è stata quella che è stata e da un pò di tempo non è più quello che è stata ?
cioè qual'è stata la cultura che ha fatto dell'europa il continente che ha civilizzato il mondo ed ha determinato la dichiarazione dei diritti dell'uomo ?
rispondi se hai il coraggio
@Anonimo del 14 novembre 2011 10:00
RispondiEliminarispondi se hai il coraggio
Ma che impeto!
Vabbè domani alle ore 7.00 siete convocati entrambi all'O.K. Corral per dirimere la questione come si addice a gentiluomini. :-)
Segnalo un errore di stOmpa: Teilhard de Chardin (non 'du Chardin');
RispondiEliminaStona un po' l'annotazione 'professorino di scuola media'. Ho grande rispetto per questa categoria di docenti, e ho un ricordo riconoscente verso i miei (ora defunti, temo) professori della media, che mi inculcarono il rispetto del prossimo, dello Stato e delle Istituzioni Repubblicane in una età sia mia (l'adolescenza) sia del Paese (anni di piombo)molto critica.
Non essendo un lettore solido, inoltre, non ho alcuna risposta, e in questo momento temo che ci sia lasciato poco tempo per porci domande.
PS Sull'Europa concordo. I grandi spazi del West sono affascinanti, ma vuoi mettere? Avere in un raggio di circa due ore la Gioconda, la Stele di Rosetta, il Cenacolo, il Colosseo, il Partenone, Guernica, la Pedrera, l'Alhambra, la Torre de Belem e quella di Pisa... E la forza di questa eredità codificata nel nostro stesso DNA (questo 'imprint culturale', che secondo alcuni studi californiani sarebbe davvero trasmissibile via DNA), dove permane, anche se ultimamente siamo stati aiutati a perderne la consapevolezza.
se ne abbiamo perso la consapevolezza lo dobbiamo anche ai libertari, razionalisti ed illuministi alla di cori
RispondiEliminaEUROPA
RispondiEliminaVale la pana citare qui una frase detta da uno dei padri dell’Euro, il francese Jacques Attali,
all’economista Alain Parguez durante un incontro privato, e che Parguez mi ha personalmente
riferito. Attali sbottò “E COSA CREDEVA LA PLEBAGLIA EUROPEA, CHE L’EURO FOSSE STATO FATTO PER LA LORO FELICITÀ?
Da “Il più grande crimine” di Paolo Barnard.
BANCHE
Il problema, dal mio modesto punto di vista, non è quante banche siano coinvolte nella crisi, ma quale l’ha generata. In altri termini qual è la più influente tra le grandi. Poi la domanda potrebbe essere: a chi fa capo e perché è così presente nel governo Italiano? Perché un italiano alla BCE quando i conti dell’Italia sono i peggiori dell’europa?????
Diversamente, dal mio modesto punto di vista, sarebbe un po’ come dire, osservando un quadro di Escher: "è possibile che esistano delle scale che non vanno nè giù nè su?":-)
gigi 007
OT
RispondiEliminaSembra che la polizia abbia cominciato a usare la mano pesante con Occupy Wall Street. Caro Sergio, tutto mondo è paese, sembra...
Uno slogan
RispondiEliminaCos'è uno slogan?, Urlare un 'idea, farla accettare condividerla
Viva L''Europa ! E'uno slogan.
Per farlo accettare occorrono le morivazioni. Se saranno convincentti si otterrà la condivisione.
Perchè l'Europa ?.
Espressione di forza , di compattezza, di regole che funzionano
Sostenibilità del concetto di vita civile, dove per vita civile si intenda giusta dose di lavoro, che corrisponda a giusta dose di sostenibilità della vita, unita alla giusta fase di riposo e di godimento del frutto del lavoro.
Il tutto garantito da regole sperimentate che producono risultati, che producono servizi che funzionano.
Le regole si basano su un concetto principe.
L'educazione civica , cioè il rispetto dei diritti e dei doveri degli appartenenti alla Società.
Il rispetto delle regole avviene per due motivazioni principali. Il controllo e la certezza della pena.
Eccola qui la nostra scala d Escher
Come si può ben vedere schematizzando si possono identificare facilmente le motivazioni che portano al successo o all'insuccesso di una società
Quanto meno in linea teorica senza imprinting di terzi, motivati dal dolo.
.Si parte da qui . Da qui si aprono gli scenari.
Da qui si può dire che se in Italia ad esempio l'evasione nell'artigianato e nel piccolo commercio ad un certo punto è arrivata ad un livello di guardia è perchè lo Stato non si è curato di sapere se il rapporto fra lavoro prodotto, e godimento aveva rapporti sostenibili.
Non lo aveva...
Ed ecco allora rompersi il concetto di educazione civica.
Tu evadi ed allora io ti chiedo il doppio di quanto mi dovresti ,tu mi chiedi il doppio allora io ti denuncio la metà
Altra bella scala di Escher
Un commerciante in Francia Germania Svizzera sente il Fisco come collaboratore non come nemico.
E sa benissimo che nel suo lavoro sono contemplati tutti gli spazi di cui sopra
E i servizi funzionano. Ecco perchè accetta di buon grado il sistema.
E' sostenibile
Un piccolo esempio di una delle mille storture dei Paesi mediterranei.
Non regole, ma contrattazioni,non bianco e nero, ma sfumature.
Il classico patteggiamento levantino. Sembrerebbe evidente che non abbia funzionato
E allora? Viva L'Europa.
Ma qualcuno dovrà cambiare mentalità allora.
Anche in alto.
Occorre abbandonare un sistema che non ha funzionato, sapendo che così è stato perchè non c'era interesse a farlo funzionare. Serviva che non funzionasse .
E occorre naturalmente di pari passo abbandonare un sistema giuridico che per quanto vantato di diritto romano, ha prodotto e produce danni incalcolabili.
Perchè di fatto NON FUNZIONA.
Altro che vantarsi.
Questo vuol dire adottare regole che funzionano e che hanno dimostrato di funzionare. Se non perfettamente , certo molto meglio.
Immagino già la levata di scudi di tutti quelli contigui ai sistemi che hanno prodotto i danni.
E che essendo collusi al danno verrebbero eliminati.
E per inciso sono quelli che hanno alto potere contrattutuale quando non addirittura siano nella stanza dei bottoni.
E secondo voi potremo arrivare all'Europa per libera scelta?
O dovremmo assistere all'ennesima contrattazione' Ecco quà l'ennesima scala di Escher
E certi scudi già si vedono in alto perfino qui. Invece di vedere se esiste una via d'uscita semplice, naturale, condivisibile da tutti, si va a scomodare il passato.
Quello che ci aspetta è il futuro. Non sarebbe male cominciare a pensarci
Forse è per questo che Attali si era rotto i coglioni
Sono perfettamente d'accordo su tutto e sottolineo che nel 1993, dietro alla Gran Bretagna, a far saltare la nascita di una Vera Europa c'erano gli USA. Che fin dal dopoguerra hanno visto la prospettiva degli Stati Uniti d'Europa come un pugno nell'occhio, e un pericolo assai reale alla loro egemonia. E quindi sposterei l'attenzione anche a chi detiene il potere finanziario di là dell'Atlantico. Saluti libertari, razionalisti ed illuministi: aggettivi che sono un complimento, caro anonimo delle 13.08!
RispondiEliminaidea
RispondiEliminaaccettare
motivazioni
convincentti
condivisione
concetto
giusta
godimento
diritti
doveri
successo
insuccesso
mentalità
interesse
meglio
scelta
pensarci
rotto i coglioni
yuma, la realta' di queste parole (che hai messo nel tuo commento) non esiste nel 3D, tu stai cercando di modificare il 3D in maniera che le parole da te riportate ti facciano arrivare dentro di te un qualcosa che ti piaccia.
il punto di partenza e di arrivo delle tue azioni (ma anche di quelle di ognuno di noi) e' dentro di te, per questo io suggerivo di cercare di conoscere meglio il funzionamento del "te" per capire come si possa raggiungere il risultato del "ti piaccia".
:-)
@indopama
RispondiEliminacosa intendi per 3D?
intuisco il motivo per cui trovi gusto ad essere un po` oscuro nelle tue argomentazioni, ma dal momento che cio` di cui tu parli e per me di estremo interesse, mi piacerebbe saperne di piu`
un saluto a tutti
Full Power
@ Indo
RispondiEliminasul 3 D abbiamo già argomentato.
Il problema è che mentre aspetto la connessione 4D quelli mi ficcano un paracarro per supposta.
A qualcuno potrebbe perfino piacere, io sinceramente sento del disagio :-)
Parola di verifica
FIC-HUN
ma lo fai apposta? :-)
ragazzi una cosa
RispondiEliminaleggo quotidianamente questo blog e i vostri commenti e mi pare che qui ci siano persone abbastanza intelligenti da realizzare che spesso la verita` non si trova completamente da una parte e dall` altra.
con questo voglio dire che capisco la necessita` che sente Sergio, di guardare anche in cosa nostra, il bisogno di risolvere innanzitutto i nostri problemi in Italia, nella nostra citta`, attraverso le nostre azioni e decisioni quotidiane.
Capisco pero` anche chi vede il nostro destino legato e deformato da alcune potenze e volonta` ultranazionali. il problema non e` o la `ndrangheta o Goldman Sachs. per me il problema sono entrambi.
credo che l- unica cosa che possiamo fare sia smettere di discutere e lavorare quotidianamente, pragmaticamente, ed a piccoli passi, per essere ogni giorno un uomo migliore, per creare ogni giorno una societa` piu` giusta.
bisogna liberarsi dalla sete di potere.
per me tutte le altre parole sono fuffa.
quali sono le mie motivazioni?
buona giornata a tutti
Full Power
quando non sa cosa rispondere sergio di cori tace,
RispondiEliminapoi fa in modo che si accumulino un bel pò di commenti, così i primi non li legge nessuno e gli argomenti scottanti passano inosservati
e infine risponde a uno degli ultimi tra quelli che gli conviene
yuma
RispondiEliminapurtroppo la paura di prendere il paracarro genera il paracarro, sembra assurdo ma e' cosi' come la paura dei cani con la rabbia a Bali generava altri cani con la rabbia. piu' uno si spreme per risolvere questi problemi e piu' i problemi fioriscono, la fabbrica dei pensieri costruisce SEMPRE quello che si desidera o meglio su cui focalizzi il pensiero. se desideri risolvere problemi allora avrai problemi da risolvere. io credo che la svolta ci sara' quando avremo usato tutta la nostra energia per risolvere dei problemi che non riusciremo a risolvere, quando arriveremo allo sfinimento (non solo della massa ma anche del vertice), li' allora ci si arrendera' a seguire la corrente e a fare SOLO quello che il cuore suggerisce di fare. quello suggerito viene da se', senza sforzo, lo sforzo e' anche questo interno all'uomo, e' una sensazione che nasce (forse) dal non vedere realizzato un pensiero indesiderato dal cuore ma solo dalla logica. oggi viviamo della logica pensando che sia giusta ed anche questa cosa del giusto o sbagliato e' del tutto soggettiva, interna all'uomo. cio' che sembra giusto oggi potrebbe (e lo fara') apparire sbagliato domani.
nota bene come la guida alle azioni non si trovi MAI nel piano 3D.
la PAURA del paracarro e' oltre il 3D cosi' come il giusto e lo sbagliato. cosi' come la decisione stanno in quel livello sconosciuto. la vita si gioca in quello che tu chiami per scherzo 4D ed e' solo il risultato che appare nel 3D, anche se sono una cosa sola il 4D e' molto piu' potente del 3D, opera nel 4D e la realta' sara' solo quella desiderata dal Cuore, il cuore non mente MAI, almeno fino al momento sembra essere cosi'... :-)
cmq anche la creazione complicata della vita che stiamo facendo ha un suo gusto, mica che non ce l'abbia, anzi..... a me piace osservarla, anche se non mi piace spenderci energia nel crearla. insomma il vostro interesse alla conoscenza del prodotto finito mi piace assai, anche se a me interessa ancora di piu' il reparto produzione.
:-)
@full power....sono d'accordo, penso che sia importante iniziare da un processo interiore.....
RispondiElimina@indopama....cmq sia, riesci sempre a farmi venire il buon umore, e lo considero un grandioso effetto.....nel caso qui le cose si dovessero mettere in maniera irreparabile, lì c'è un buon posticino per organizzarsi una quieta tana? Facci sapere
RispondiEliminahahaha Sergio,
RispondiEliminala quieta tana e' dentro, in qualsiasi posto si puo' essere sicuri, per esempio:
passo quasi tutto il mio tempo a Bali (il 90%) ma per lavoro ogni tanto esco da li'. un mese fa prendo l'aereo ed il terremoto (6.2) arriva a Bali mentre ero in volo (45min). poi avrei dovuto ritornare a Bali ma dovendo aspettare il visto mi fermo un altro po' a Surabaya e dopo qualche giorno arriva il secondo terremoto a Bali. cosi' gioca la vita, imprevedibilmente ma se ti fidi di lei allora sei al sicuro everywhere.
si che c'e posto qui, siete i benvenuti se ve lo sentite. i balinesi sono persone meravigliose con un rispetto assoluto per l'uomo, non c'e' legge che tenga di fronte all'uomo, tutto diventa carta e inchiostro. la legge si usa quando serve e se migliora la vita altrimenti si mette da parte, come le cose inutili che abbiamo in casa sul comodino della moglie. :D
Sergio,
RispondiEliminain questo momento magari vedi l'italia in maniera negativa ma lo fai perche' in italia c'e' anche l'eccellenza del pianeta, questa eccellenza (di cui tu fai parte come tanti che commentano qui) vede tutti i difetti. non e' che altrove sono migliori, solo che mancano dell'eccellenza che vede i problemi.
non si puo' nemmeno dire che in italia mancano le persone con una visione completa della vita perche' degli illuminati ce ne sono tanti, io ne conosco anche tra le persone normali. certo a Bali ce ne sono di piu' ma a loro manca un po' di dettaglio "materiale" per cui il gioco, anche se consapevole, diventa per tu che conosci molto dettaglio un po' noioso. per questo io vivo nella zona dove ci sono gli stranieri, riesco ad avere l'unione tra Bali e l'Europa. ma la crema e' li' da voi e se uno la desidera la ottiene. siete il top, quelli che danno la direzione, quelli che devono risolvere i problemi, tra voi ci sono i migliori che devono aiutare i peggiori a risolvere i propri problemi. avete quindi i due opposti, piu' siete bravi e piu' vi trovate a risolvere problemi difficili, cosi' funziona la vita, pensi che sia logico dare da svolgere gli integrali ad un mabino dell'asilo? quelli sono per voi che siete all'universita'. secondo me state facendo tutto bene, almeno qualcuno mi sta dicendo cosi' e di solito ha ragione. hahaha :-)
La Cultura e la Storia ci salverà.
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