di Sergio Di Cori Modigliani
Quando l'8 novembre del 1934, l'ambasciatore di Svezia presso il Regno d'Italia, Sven Bjorgen -acceso tifoso e sostenitore oltre che suo accorato lettore- insistette per recarsi di persona a Roma, a casa di Luigi Pirandello, per comunicargli di aver vinto il meritatissimo Premio Nobel per la Letteratura, rimase piuttosto colpito dalla reazione del nostro insostituibile Grande Maestro di pensiero. Dopo un'iniziale ovvia commozione da parte dell'autore, seguita da un lungo silenzio nel quale (è più che probabile) Pirandello regsitrava dentro di sè l'ingigantimento narciso del proprio ego soddisfatto, lo scrittore siciliano si rabbuiò, divenne triste e pensieroso. Mentre la cameriera versava il caffè e Pirandello apriva la scatola dei sigari per celebrare l'evento senza dire neppure una parola, l'ambasciatore Bjorgen non resistette all'impulso e gli chiese d'istinto: "Maestro, ma non siete felice?". Lo stesso Bjorgen, nel suo diario, ci ricorda la sua risposta "Dovrei essere contento? Per così poco? E non mi fraintenda...intendo dire...per aver fatto e scritto così poco?". Ed era sincero. Non era falsa modestia. Era davvero sincero, altrimenti non sarebbe stato Pirandello. E Bjorgen, allora "Maestro, ma basterebbe soltanto il nome che voi avete deciso di dare alla vostra Opera Omnia, "Maschere Nude" per garantirvi un sicuro accesso alla porta dell'immortalità".
E Pirandello si rischiarò, divenne subito contento, ritornò bambino entusiasta. Gli disse: "Sì è vero, questo mi piace. E' vero. Questo, basta questo. Ma questo sì.....che è un lascito per tutti. Spero, in questo, di esserci riuscito. Almeno un titolo, lo lascio: il titolo di questa immonda carnevalata. E poi, chi capisce, capisce. Appena un titolo. Ma sì. Me lo prendo 'sto premio. Ma lo prendo per il titolo".
Grazie Maestro.
Questo aneddoto storico, come premessa, mi sembra il perfetto suggello per segnalare l'attuale fase nella quale stiamo vivendo, noi, normali cittadini, contribuenti erariali, mariti, genitori, salariati, figli, garantiti o precari, costretti -giocoforza-a essere passivi spettatori di un teatro (per l'appunto: il teatro delle Maschere Finanziarie) nel quale non possiamo che berci ciò che ci dicono da lassù, dal palcoscenico di Bruxelles, della Banca d'Italia, della Banca Centrale Europea, della cassa mediatica di chi segue e insegue i ministri dell'economia, gli esperti, i super pagati opinionisti che sciorinano frasi come "crisi finanziaria" "tenuta delle banche" "rialzo del debito" "accordo politico bipartisan" e consimili mascherate.
Perchè di maschere si tratta.
Quantomeno fino a ieri pomeriggio ore 17 italiana.
Da ieri notte, le maschere sono state denudate.
E -come diceva Pirandello- "chi capisce capisce, e chi non capisce...eh!!!".
Senza sparare un colpo di cannone, senza clamore, silenziosamente, astutamente, cinicamente, e in modo pragmaticamente efficiente, il nuovo Impero, quello cinese, ha preso definitivamente il comando delle operazioni, assumendosi la responsabilità -per la prima volta nella Storia dopo 1250 anni- di dichiarare (conti alla mano) la propria superiorità. Con addirittura una spruzzata di minacce. Si sa come ragionano i padroni.
Lo ha fatto per bocca di Guan Jianzhong, presidente della Dagong Rating Agency System, fino a ieri sottovalutata agenzia finanziaria internazionale che stabilisce la tenuta finanziaria delle nazioni, il quale -denudando la machera nuda dell'impassibilità silenziosa orientale- all'esterrefatta giornalista, esperta di economia, Laurie Banks, di CNN International, ha così dichiarato "Non esiste crisi finanziaria, è un falso. Volete uno scontro frontale?". La gornalista gli ha chiesto le ragioni di tale affermazionae.
E le ragioni di Jianzhong sono state elementari e giuste in ogni senso.
"Per quale motivo dovrei pensare che esiste una crisi finanziaria? La cosiddetta "crisi" la vive l'Occidente, non l'Oriente. Lo spettacolo indecoroso offerto da repubblicani e democratici alla Casa Bianca non ha fatto altro che dimostrare la totale irresponsabilità di voi occidentali. L'irresponsabilità assoluta che i governanti dell'Europa Occidentale stanno manfiestando dicendo il falso ai propri popoli e ai propri cittadini che pagano le tasse rivela una decadenza che porterà a una catastrofe annunciata".
E poi -è ovvio, visto che se lo può permettere- ha spiegato che soltanto la Cina, il modello cinese, la produzione cinese, e i miliardi di euro cinesi possono salvarci il culo (diciamolo in questo modo ruspante ma comprensibile a chicchessia, dato che di questo si tratta).
Jianzhong ha proseguito "Non c'è crisi. In tutto l'oriente non esiste crisi. E' il vostro modello imperialista che è saltato ed è giunto a conclusione della sua fase storica. Ed è davvero penoso essere testimone del modo barbaro, incosciente e irresponsabile con il quale i vostri governanti stanno cercando di salvare ciò che non può essere salvato: deve essere cambiato, il che è diverso".
Tutto ciò, con il dente avvelenato, perchè la sua agenzia -di cui lui è l'ottimo Presidente- era stata snobbata dalla Moody's, da Fitch e da Standard & Poor's (le tre agenzie private che decidono quali sono le economie planetarie che vanno in Champions League e quindi beccano soldi dalle banche mondiali e quelle che finiscono in serie B e beccano soltanto sussidi di sopravvivenza); e queste tre agenzie, insieme, avevano già stabilito di applaudire all'accordo di Washington, di applaudire alla Merkel, di applaudire alla CE, al salvataggio dell'Italia, della Spagna, di tutto il mondo, facendosi i complimenti tra di loro.
Avevano dimenticato di fare i conti con la Cina.
O meglio "avevano deciso" di non fare i conti con la Cina.
E Jianzhong ha risposto secco e violento: "Queste misure sono soltanto una toppa che non risolve nulla; rimanda di sei mesi, massimo un anno, la resa dei conti: voi non crescete economicamente, siete avviluppati in una spirale di debiti incrociati e vi prestate soldi tra di voi facendone pagare il conto ai popoli che non possono nè dire nè fare nulla. Prima o poi, il tappo salta. Quindi, noi ci assumiamo la responsabilità storica, finanziaria e politica della nostra scelta e annunciamo ufficialmente che declassiamo gli Usa non considerandola più "attendibile finanziariamente". E' la realtà economica. L'abbiamo imparato dagli americani: le chiacchiere stanno a zero, che parlino le cifre. E le cifre stanno parlando: siete in declino, non avete più sviluppo, non avete futuro".
La giornalista di CNN ha usato la sua arma migliore, la cosiddetta "golden share" in tasca a tutto l'occidente:
"Ma se le borse crollano e la crisi finanziaria peggiora e l'economia americna arretra e il dollaro si abbassa e poi anche l'euro va in sofferenza e l'Europa va in tilt, voi cinesi ne pagate le conseguenze per primi dato che siete pieni di bot americani, bot italiani, bot spagnoli, bot inglesi".
E Jiangzhong ha risposto: "Abbiamo 1.236 miliardi di dollari di bot statunitensi, e abbiamo 976 miliardi di euro in bot europei. Noi possiamo anche vederli che si trasformano in carta straccia e buttarli nel secchio. Ce lo possiamo permettere. I conti al 30 marzo 2011 indicano che la Cina ha un surplus finanziario statale di 4.786 miliardi di euro. Cash. Noi siamo un paese ricco. Voi no".
Fine dell'intervista.
Tutta l'Asia ha accettato le cifre di Dagong e le borse di Tokyo, Canberra, Auckland, Manila, Seoul sono crollate vendendo bot statunitensi, vendendo dollari e acquistando yuen cinesi.
Alle ore 8 di mercoledì 3 agosto (ora italiana) le tre agenzie occidentali hanno deciso -ufficialmente senza neppure nominare l'esistenza della Dagong- di abbassare la posizione degli Usa che per la prima volta dal 1934 passa a un rango economicamente inferiore. Si sono dimenticati di specificare che l'hanno fatto tredici ore dopo la Dagong e quattro ore dopo i risultati delle borse orientali.
Tradotto per il comune mortale: il piano Usa è fallito. Il piano della Merkel pure. Quello di Sarkozy e Cameron, anche.
Questa è la realtà finanziaria, nuda e cruda.
Il resto sono chiacchiere. E seguiteranno a rimanere chiacchiere fintantochè l'occidente insisterà nel raccontarci ciò che accade alla borsa di Milano, Londra e Wall Street e non vediamo mai intervistato -neppure una volta neppure una volta- un finanziere cinese, un presidente di banca cinese, un ministro cinese.
Cari connazionali: la Cina è il nuovo padrone del mondo.
Può piacerci, può dispiacerci, può lasciarci indifferente. Non cambia nulla.
E' così.
La nostra opinione non conta. Le cifre parlano chiaro: l'Europa occidentale e gli Usa, insieme, producono ormai debiti; infatti reggono soltanto le banche. Per dei supergonzi come gli italiani questa è addirittura considerata "una ottima notizia". Tant'è vero che all'annuncio di Mario Draghi (ore 10 del 3 agosto) "il sistema bancario italiano è blindato e sicuro" i cosiddetti politici italiani e i cosiddetti investitori italiani hanno reagito con esultanza. Roba da matti.
Come se da quelle banche il danaro affluisse nelle imprese, per i soggetti produttivi, per stimolare e finanziare il lavoro di giovani, per creare infrastrutture, per stimolare la dinamicità del sociale, per produrre manufatti, cultura, merci competitive. Quei soldi arricchiscono dei consigli di amministrazione che sono stati eletti dal PDL, dal PD, dalla UDC, da IDV, da FLI, dal Vaticano. Finiscono per garantire sovvenzioni a pioggia a quelle aziende e a quei soggetti che rientrano nei parametri e nei palinsesti delle direzioni politiche dei partiti che stabiliscono un organigramma selezionando chi lavora e chi non lavora.
Un'economia del genere è destinata all'implosione e al totale fallimento.
I cinesi lo sanno benissimo.
Hanno ragione loro.
Che ci piaccia o non ci piaccia, loro hanno ragione.
Jianghzong penso che sia un uomo di ottima cultura classica. Penso che abbia con cura selezionato le parole. Penso di star capendo come ragionano e operano i cinesi. Non a caso ha usato la stessa identica frase che nei libri di Storia identifica l'inizio del crollo e fallimento del più vasto impero mai esistito sulla Terra: quello spagnolo di Filippo II. L'unico imperatore che si sia potuto permettere il lusso di dire "sul mio Impero non tramonta mai il sole", aveva dalle Filippine all'Africa all'intero continente americano da poco scoperto.
Ma un giorno, intorno al 1520, in seguito a fortissime sollecitazioni del Vaticano, Filippo II decise di dare udienza a questo signore un po' noioso e insistente che si chiamava Lorenzo Gualtieri Gibboni, di professione plenipotenziario con delega da parte del Monte dei Paschi di Siena. Qusto oscuro signore comunicò, al più potente uomo della terra, che era fallito perchè le numerose guerre, le spedizioni in America, i privilegi della casta aristocratica, erano stati tutti finanziati da questa modesta e silenziosa e anonima famiglia senese, parente di una famiglia di principi fiorentini che in Spagna non potevano avere udienza perchè considerati dei provinciali senza autentica noblesse: i Medici. Il signor Gibboni, carte alla mano, dimostrò all'imperatore che in realtà tutto il suo impero non valeva nulla, ma proprio nulla, perchè era basato su lettere di credito -garantite dal Vaticano e dall'Inmpero centrale tedesco- in possesso delle banche toscane.
"Ma io sono l'imperatore del mondo" dichiarò urlando Filippo II.
E questo oscuro ragioniere, sperando che valesse l'espressione ambasciator non porta pena abbassando la testa rispose: "Sì maestà, lo siete. E avete la garanzia che il titolo vi rimarrà. In verità il vostro impero è finanziariamente fallito e le vostre terre e possedimenti in Europa ci appartengono. Ma non è necessario che lo si sappia in giro". Gli disse che il suo grande impero era tutta carta straccia.
Sappiamo tutti come è andata a finire.
In Italia è esploso il Rinascimento. Le banche senesi si presero tutto.
La Spagna è affondata miseramente e non si è mai più ripresa.
Questa è la "maschera denudata" dell'attuale sitazuone finanziaria mondiale, di cui noi, italiani, siamo modestissime pedine narcotizzate di un ben più vasto scacchiere planetario.
Basterebbe pensare a un fatto per comprendere come stanno le cose.
L'architetto Massimiliano Fuksas, considerato il numero uno tra i professionisti italiani e tra i più eccellenti in Europa, perno del PD, ha rifiutato 34 proposte di contratto in Italia e in Europa. Il suo studio ha vinto l'appalto per la costruzione di tre immensi centri commerciali a Shangai e Pechino. Paga il suo servile prezzo alla politica italiana comparendo come il prezzemolo in qualsivoglia festa festicciola proposta dall'allegro faccione di Bersani. Ma in camera caritatis, da quel geniale e bravo professionista che è -davvero eccellente per chi lo conosce- dichiara "L'Italia? L'Europa? Ma siamo scemi? Io lavoro in Cina e per i cinesi e basta. Ho uno studio gigantesco da mandare avanti. E non voglio finire in mezzo alla strada con le pezze al culo".
Purtroppo -paradosso dei paradossi- la Cina è lontana.
Molto lontana.
Peccato.
Mi scusi, ho letto questo post e non riesco a trattanere la voglia di fare un commento.
RispondiEliminaCertamente la Cina sta assumendo un ruolo preminente nel mondo e sta conducendo una vera e propria guerra contro gli U.S.A., però bisogna considerare un fatto incontrovertibile, la più grande potenza militare rimane pur sempre quella occidentale e mi pare che agli occhi della storia, questo, sia l'unico e vero strumento di dominio.
I mercati finanziari sono importanti, ma rimangono uno strumento di controllo mondiale da parte degli stessi Stati Uniti, quindi mi sembra difficile che si lascino abbattere "giocando in casa".
Grazie e arrivederci.
essere potenza militare costa assai. E se hai le pezze "ar culo" non riesci a mettere il gasolio dentro tutti quei bellissimi giocattoli di lamiera blindata che hai in parcheggio...
RispondiEliminaMi sfugge perché debba crollare proprio adesso ciò che è sopravvissuto per decenni.
RispondiEliminaPost molto interessante e preciso nelle premesse , le conclusioni pero' possono essere lette in più modi. Innanzitutto il surpluss di 2000 miliardi di dollari della Cina ( ammesso che i bond che ha in mano diventino carta straccia )da dove arrivano? Finora la Cina ha esportato senza dazi importanti ( o inesistenti) in tutto l occidente; l occidente importa di buon grado merci cinesi visto che la Cina e" sempre pronta ad acquistare bond occidentali....ma quando questo fidanzamento finirà quale sara' il risultato?Se mancherà la convenienza a produrre in Cina o a comprare merci arrivate dalla Cina avrà quest ultima lo stesso pil di adesso? Secondo me siamo legati indissolubilmente , e' vero quelloche dice l intervistato ma anche la Cina fa parte del grande gioco
RispondiElimina, e' solo questione di tempo .
La Cina ha da tempo strategicamente mirato sul mercato interno http://giulemanidallacina.wordpress.com/2011/08/02/il-piano-quinquennale-cinese-uneconomia-rosso-verde/
RispondiEliminae poi ci sono i Brics. Si può quindi permettere di perdere il mercato euroepeo e statunitense....
Caro Signore, lei ha ragione.
RispondiEliminaL'unico commento che mi permetto di aggiungere è questo: la mancanza di memoria porta a errori gravissimi, il c.d. Occidente ha dimenticato la sua storia e ha perso la memoria. Il Cinese ha rinfrescato la memoria dell'intervistatore e la nostra.
Qualsiasi altro commento è inutile, siamo falliti!
Mi scusi,
RispondiEliminapotrebbe citare la fonte di tale articolo?
Cercando "Laurie Banks Guan Jianzhong" senza virgolette su google non trovo l'articolo originale in inglese.. E sul sito della CNN dovrebbe esserci..
Inoltre, una piccola correzione, nel 1520 in spagna non c'era filippo II
http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_V_del_Sacro_Romano_Impero
Grazie
daniele
Un vero duro questo Jianzhong !
RispondiEliminaEd un gran bel blog il suo sig. Modigliani.
E' entrato di autorità tra i miei preferiti.
"In Italia è esploso il Rinascimento. Le banche senesi si presero tutto.
RispondiEliminaLa Spagna è affondata miseramente e non si è mai più ripresa."
la Spagna morì come impero perchè l'oro proveniente dalle colonie passava per la spagna ma ingrossava i forzieri francesi ed inglesi ( i successivi protagonisti) che producevano manufatti che venivano rivenduti alle colonie, la spagna aveva pensato bene di espellere la parte attiva e produttiva della società moriscos ed ebrei, In ogni caso il rinascimento è precedente all'impero di Filippo II. Per il resto il confronto tra i due imperi ci può anche stare nel senso che nonostante i debiti riusciva a mantenere un imponente esercito fino alla seconda metà del seicento sconfitto prima dall'Inghilterra di Elisabetta e poi dai francesi nella guerra dei 30 anni. In ogni caso nessun impero crolla di botto è solo un lento logorio
niccolò
Scusa l'appunto e grazie per l'articolo
RispondiEliminaanch'io riflettevo sullo stesso paragone..
niccolò