venerdì 19 agosto 2011

Tanya Wexler ha finito di girare il film "Hysteria": racconta l'invenzione e uso del vibratore per clitoride

di Sergio Di Cori Modigliani

Tanya Wexler ce l’ha fatta. Nome ancora poco noto presso il grande pubblico, la brava regista americana è una pioniera del film indipendente statunitense, quello che ogni anno sforna circa 500 film, mediamente di ottima qualità, che a stento vengono distribuiti in giro per il mondo (in Italia ne arrivano –quando va bene- circa il 5% e in alcune specifiche sale di tre o quattro grandi città).
Ha girato il suo primo lungometraggio nel 1998, Finding North, che vinse un premio al Palm Springs International Film Festival, e il secondo, Ball in the House, nel 2001 viene selezionato al Festival di Toronto. Ottimista, agguerrita, visionaria e davvero brava, Tanya è considerata in Usa una cineasta di grande talento. “Ho seguitato a lavorare sodo, combattendo contro lo strapotere dei grandi big, il che non è facile” racconta la Wexler “finchè non mi sono imbattuta in questa storia, saputa per caso. Non appena l’ho ascoltata, mi sono detta non morirò prima di aver fatto un film su questa vicenda, dovessi impiegarci il resto della mia vita: un grande passaporto per la libertà femminile di tutte le donne del mondo”
Protagonista del film: il vibratore per clitoride.
O meglio, i loro inventori.
E la scoperta, da parte delle donne, del favoloso uso –e conseguente piacere- che se ne può trarre, usandolo per far passare lo stress.
Il film si chiama “Hysteria” ed è interpretato dalla bravissima Maggie Gillenhall ( l’indimenticabile interprete di “The secretary”) Jonathan Pryce, Rupert Everett, Sheridan Smith e Gemma Jones. Un casto tutto british. La trama è la seguente: nella pudica e bigotta Londra dell'età vittoriana, due medici devono curare l'isteria femminile affidandosi ai metodi tradizionali. Ma un colpo di genio li porterà ad inventare un giocattolo adatto allo scopo, per l’appunto, il vibratore. “La storia è davvero molto inglese ed è nata per caso” racconta la regista “a cena, a casa di amici, a Hollywood, c’era questo medico inglese, il marito di una mia amica, che ha raccontato come a metà dell’800, in pieno regime vittoriano di repressione sessuale, negli ospedali inglesi si sperimentasse il trattamento dell’isteria femminile facendo venir loro degli orgasmi “a scopo sanitario” usando degli appositi strumenti che erano stati inventati, per l’appunto, esclusivamente per questo motivo. Come facevo a farmi scappare una occasione così ghiotta, come questa? Sono convinta che tutte le donne del mondo saranno contente di questo. Il vibratore ha aiutato molto, davvero molto le donne a liberarsi, a vivere la propria sessualità sentendosi sempre meno in colpa. E poi…diciamoci la verità….se per fare del sesso e ottenere un sano orgasmo bisogna correre il rischio di mettersi a disposizione di uomini stupidi, scarsi di cervello e carenti di comprendonio, meglio starsene a casa comode con il proprio amico vibratore. O no? Sono sicura che le donne, questo, lo capiscono. Anche se, magari, ad alcuni maschi può scocciare”.
Il film sta suscitando più ilarità che polemica, soprattutto in Usa dove l’uso di questo oggetto è considerato ormai di uso comune a livello di massa. E la regista conta molto sulla reazione del pubblico femminile in Europa, da tutti considerato in Usa “la fetta di pubblico più bigotta”.
Nonostante il film sia americano, il cast è per lo più composto da attori e attrici inglesi ed è stato girato a Londra. La storia si svolge alla fine del secolo XIX proprio mentre a Parigi, Siegmund Freud e il dottor Charcot cominciano a fare le prime esperienze e sperimentazioni sulla identificazione dell’isteria con la repressione sessuale. E’ basato su un fatto storicamente accertato. Il Dr. Joseph Mortimer Granville (interpretato da Hugh Dancy) fu il primo a creare un vibratore elettromeccanico nel 1986; tuttavia soltanto nel 1902 l'invenzione venne brevettata da parte di una società statunitense, la Hamilton Beach. Ma prima di diventare un oggetto di massa, passarono altri 70 anni. La prima commercializzazione –ancora semi clandestina- è datata 1975 fino alla sua totale accettazione, anche a livello sociale, alla fine degli anni’80.
Maggie Gyllenhall, la protagonista,  ha descritto il proprio personaggio come «un petardo, figlia di un medico che cura donne isteriche. Fondamentalmente le fa guarire con la masturbazione. Io invece finisco per avere una sorta di inaspettata storia d'amore con il ragazzo che lavora per lui, e che per errore inventa il vibratore.»
“E’ una storia che si svolge alla fine dell’800 e agli inizi del secolo scorso” sostiene Tanya Wexler “ma è anche una metafora sul mondo di oggi e sulla condizione femminile di oggi. Siamo in un momento di grande, enorme repressione sessuale, di abbassamento generale della libido e degli stimoli e della curiosità erotica. Tutta questa proliferazione di siti porno e di “apparente” accesso libero al sesso spicciolo, in realtà ha finito per uccidere la libera sessualità. Io ci tenevo a raccontare un film, invece, sulla necessità, di operare una battaglia per la libertà sessuale. C’è chi si occupa di trovare soluzioni alla crisi del lavoro, chi si occupa dei buoni del tesoro e chi della spesa pubblica. Io non ne capisco nulla. A me interessa l’idea di lottare per una vita aperta, per tutte e per tutti, verso la possibilità di avere tanti bei orgasmi divertenti. Il vibratore ci ha senz’altro aiutato, è inutile nasconderlo con falsi moralismi. E penso che fosse giusto che a celebrarlo sia una donna. Tra l’altro, ci tengo ad aggiungere per i malvagi che mi ascoltano, che sono attualmente felicemente accoppiata con un uomo meraviglioso. L’anno scorso, a Natale, mi ha regalato un vibratore delizioso da borsetta. Tanto per non farmi venire un attacco isterico per lo stress e i mal di testa per la depressione economica quando sono in viaggio e lui non può stare accanto a me. Niente male, no?”
Il film esce tra un mese in Usa.
In Italia, non si sa ancora se verrà distribuito.
Ma vale la pena.
E’ un’opera davvero deliziosa. Elegante e divertente.

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